Il cammino nella vita è come il cammino nella foresta. Per procedere ci si deve aprire un varco fra ciò che esiste.
Capitoli del settimo volume della Teoria della filosofia aperta
Continua dalla seconda riflessione...
Chi era Tertulliano?
Quinto Settimio Fiorente Tertulliano (in latino: Quintus Septimius Florens Tertullianus; Cartagine, 155 circa – 230 circa) , è stato uno scrittore romano, filosofo e apologeta cristiano, fra i più celebri del suo tempo. Entrò in contatto con alcuni eretici, come i catafrigisti o montanisti. Montano, forse un ex-sacerdote della dea Cibele sosteneva di parlare in nome dello Spirito Santo e di avere visioni profetiche come quelle sul ritorno di Cristo. Per questo motivo Tertulliano, insieme ad Origene Adamantio, a non ottenere il titolo di Padre della Chiesa. Tertulliano fu il primo a usare il termine Trinità (nel trattato Adversus Praxeam, scritto intorno al 215).
E Origene:
Orìgene, o Origene di Alessandria (Alessandria d'Egitto, 185 – Tiro, 254), è stato un teologo e filosofo. E' uno dei maggiori teologi cristiani dei primi secoli. Greco di educazione, diresse la Scuola catechetica di Alessandria. Interpretò la transizione dalla filosofia platonica e neoplatonica al cristianesimo ideando il primo grande sistema di filosofia cristiana. Studiò con Ammonio Sacca e fu compagno di studi di Plotino.
Questi autori furono il fulcro centrale del pensiero teologico e metafisico cristiano nei primi secoli. Entrambi questi autori, al di là di come i cristiani li considerano, fungono da ponte ideologico fra cristianesimo, gnostici, neoplatonici e stoici.
Prima di loro ci sono altri autori che hanno fatto da ponte nella costruzione dell'ideologia che ruta attorno all'idea del Dio cristiano.
Primo fra tutti Filone di Alessandria che, davanti allo squallore della bibbia, decide di applicare il metodo che i greci usano per analizzare il mito. Filone d'Alessandria è un ebreo il cui pensiero oscilla fra ebraismo e neoplatonismo. Muore nel 45 d. c. Poi c'è Ammonio Sacca (175-242 d.c.) che fungerà da maestro di filosofia per Plotino e Origene.
Altri da ricordare per i primi secoli sono i santi cristiani:
Ireneo di Lione (vescovo di Lione, v. 140 - 208)
Ippolito di Roma (antipapa, v. 170 - v. 235)
Per continuare con i "greci":
Clemente d'Alessandria - (v. 150 - v. 215)
Dionisio d'Alessandria - (? - 264/265)
Pietro d'Alessandria - (? - 311)
E, infine:
Cipriano di Cartagine - (v. 200 - 258)
Novaziano - (v. 200 - 258)
Lattanzio, - il Cicerone cristiano- (v. 260 – v. 325)
Questo è, più o meno, la traccia su cui si forma la filosofia cristiana in generale e i principi fondanti il cristianesimo fino all'arrivo di Costantino che, col concilio di Nicea, impone ai cattolici i principi base espellendo dal cristianesimo gli ariani che vengono, da allora, perseguitati come eretici ma che, avendo evangelizzato popolazioni esterne all'impero romano, diventeranno, per qualche secolo, un problema religioso per Roma.
Il contenuto delle affermazioni di Tertulliano e Origene è costituito dalle peculiarità del Dio dei cristiani. Che Tertulliano e Origene fossero elementi molto attivi nella formazione dell'ideologia religiosa cristiana, lo dimostra la loro adesione, sia pur in tempi diversi e più o meno brevi, a gruppi religiosi gnostici. Tant'è che né Tertulliano, né Origene vengono santificati dalla chiesa cattolica anche se la chiesa cattolica, nella definizione del suo Dio, ha usato le riflessioni di Tertulliano e Origene.
Scrive Antonio Orbe in La teologia dei secoli II e III:
Tertulliano misura le parole. Affermando (Prax. 5, 2) che "ante omnia" (= semper, ab aeterno) ... Deus erat solus", intende sottolineare l'importanza del Deus, nome di sostanza.
E benché neghi che Dio è semper Dominus o semper Pater, lo presenta accompagnato da sempre dal suo Intelletto o Sensus = ratio.
Tanto vale, secondo lui, dare risalto all'eternità del Deus / Sensus e presentare Dio, da sempre Rationalis Deus (o sensualis Deus), dotato di sostanza intellettiva e, pertanto, "intellettivo" con attitudine a manifestare, se vuole, il Suo pensiero al di fuori.
Inoltre, secondo i valentiniani il Dio supremo coesisteva da sempre con una consorte di nome Ennoia, Charis, Sige. Alcuni (Iren. I, 12, 1) gli assegnavano due consorti di nome Ennoia e Thelesis.
Secondo Ippolito il Dio solitario ed eterno non esisteva senza Logos né Sophia né Dynamis né Volontà (Bouleuma). Per Tertulliano conviveva con l'Intelletto (Noùs) e coesisteva con Sophia come con una materia divina coeterna. Secondo Atenagora: "Sin dal principio Dio, essendo intelletto eterno (noùs aidios), possedeva in sé il Logos, come ciò che è eternamente razionale (aidios logikos)"
Antonio Orbe, La teologia dei secoli II e III, Editore Piemma Theologica, 1996, Pag. 57
Per molti gnostici il termine eone veniva usato per indicare Dio o dei soggetti eterni fra Dio e il creato. I valentiniani indicavano gli eoni in tenta e, insieme, formavano la "pienezza di Dio". Gli eoni erano soggetti di Dio senza essere Dio, ma soggetti distinti da Dio con cui Dio conviveva nell'eternità. Procedevano in coppie chiamate Sigize ed erano disposte in una struttura gerarchica di cui, l'eone Cristo avrebbe aperto all'uomo la conoscenza di Dio e, con essa, ponendo fine al tempo del cosmo.
Dio, l'Uno, era chiamato Monade dai pitagorici prima e dai neoplatonici con Proclo successivamente. La Monade era Dio, in quanto "semplice" e "irriducibile". Platone chiama Monade le idee. Monade deriva dal greco monas che significa unità e tale idea fu coniata in contrapposizione all'idea democritea degli atomi come elementi semplici e irriducibili che formano l'universo.
Vari eoni compongono la Monade Dio per formare la "pienezza di Dio". Fra l'altro Aion Teleos (l'Eone Perfetto), Bythos (greco per Profondità), Proarkhe (greco per Prima dell'Inizio), Arkhe (greco per Inizio). La Monade Dio è partecipata da Ennoia (greco per Pensiero), o Charis (greco per Grazia), o Sige (greco per Silenzio). E ancora gli eoni, Caen (greco per Potere) e Akhana (Verità, Amore).
Dal tutto si nota il passaggio dall'ideologia degli Antichi Dèi del Mito che, attraverso aforismi e idee astratte elaborate dai platonici, neoplatonici e stoici, entrano in una visione alternativa all'ebraismo modificandone i connotati. Gli Dèi cessano di essere soggetti per diventare figure allegoriche che richiamano i soggetti, da cui derivano, ma vengono privati dall'essere un soggetto attivo diventando semplici astrazione.
In questo modo, il Dio dei greci e dei romani, Zeus e Giove, rimane nella forma ma assume i connotati ideologici del Dio dei cristiani. Gli Dèi che attraversano gli Esseri Umani e della Natura tutta, diventano "figure allegoriche" delle quali gli Esseri Umani non se ne possono servire. In compenso, queste figure allegoriche abitano e caratterizzano il Dio dei cristiani prima che il Dio dei cristiani mettesse in essere la "creazione".
La costruzione del Dio dei cristiani procede su due binari. Quello volgare, rappresentato dalla Bibbia, dai Vangeli e da Paolo di Tarso secondo cui Dio è il padrone degli uomini, Gesù è il padrone degli uomini, la chiesa cristiana è padrona degli uomini e questo Dio, questo Gesù, si rappresentano nelle gerarchie sociali diventando i garanti dell'attività schiavistica degli uomini. Questo primo binario impone Dio e Gesù alla primissima infanzia, sfruttando la dipendenza del bambino dalla madre e dal padr, e ricattando la veicolazione emotiva del bambino attraverso le minacce sociali che la religione cristiana fa al padre e alla madre.
Il secondo binario è la definizione del Dio dei cristiani per contrastare le definizioni filosofico metafisiche che dimostrerebbero la volgarità e l'infantilismo del Dio padrone e assassino come descritto nella Bibbia cristiana.
Per questo ai cristiani si rende necessaria riformulare le idee su Dio presente nella loro epoca e, principalmente, l'idea del demiurgo platonico come esposta nel Timeo. Nello stesso tempo, si rende necessario usare il sostrato religioso del loro tempo per costruire "l'assonanza ideale" col loro presente. La costruzione di Dio ad opera dei cristiani non deve entrare troppo in conflitto con l'idea di Dio degli ebrei, degli gnostici, dei neoplatonici e degli stoici. Si deve scostare, acquisire le proprie caratteristiche, ma non spostarsi troppo dal sostrato culturale in cui i cristiani agiscono.
E, infatti, lo stesso gesuita Orbe si chiede:
S'impone una domanda: tutti questi elementi (dynameis, forme, personaggi ... ), con i quali ab aeterno l'Essere supremo coesiste, hanno caratteristiche personali?
Formulato così il problema, in generale, è infondato. Nessuno tra gli gnostici lo avrebbe impostato in questo modo. Il linguaggio mistico consente un certo margine di libertà.
Quanti presentano l'Essere supremo senza consorte, sono gli stessi che gli attribuiscono senza riguardo una donna con varie denominazioni o due consorti. La polivalenza della sostanza divina non ha bisogno di tradursi in persona. Il Dio ignoto della teologia pagana ha un solo nome, sconosciuto quanto la sua essenza, e una moltitudine di appellativi, secondo il numero delle perfezioni dinamiche per mezzo delle quali si manifesta esternamente. Nessun teologo pagano personalizzava tali appellativi (o dynameis).
Gli ecclesiastici non si posero né poterono porsi una tale questione riguardo alla condizione eterna di Dio. Ippolito si sarebbe visto obbligato logicamente ad ammettere, a prescindere dal Dio la personalità (!) del Logos, Sophia, Dynamis, Bouleuma che lo rendevano molteplice (C. Noetum 10).
Tertulliano avrebbe dovuto distinguere da Dio l'Intelletto (Nous) da sempre esistente in modo personale, per poi distinguere nuovamente - in principio - l'Intelletto (Noùs) da Sophia, da lui concepita. Sophia invece di essere seconda persona diventerebbe la terza: Deus / Sensus / Sophia.
NOTA: Sensus sta per ragione, buon senso. Era anticamente la condizione di Zeus.
Nello stesso modo in cui assegnò al Deus solus la compagnia dell'Intelletto (Sensus), per renderlo da sempre "intellettivo", poteva attribuirgli anche la Volontà (Bouleuma, Boule, Thelema) come compagna, presentandolo da sempre dotato di Volontà. Così avevano fatto gli gnostici, senza ritenersi obbligati a moltiplicare le persone.
Antonio Orbe, La teologia dei secoli II e III, Editore Piemma Theologica, 1996, Pag. 57-58
Orbe afferma che Tertulliano avrebbe dovuto essere un po' più furbo di come ha fatto. Ma Tertulliano, forse, voleva creare solo un sistema che potesse rispondere alla domanda sull'eternità della sua idea di Dio rispetto alle condizioni del suo tempo e della sua situazione intellettuale.
Nel tempo di Tertulliano, oltre a Dio come eternità, si pensava che eterne fossero anche le forze personali che abitavano Dio. Al punto che Sophia diventa il soggetto che nel vangelo di Giovanni Apocrifo punisce l'arroganza del Demiurgo mettendo la scintilla divina nell'uomo (Prometeo) affinché l'uomo sia uguale al Demiurgo.
Dopo che il controllo del cristianesimo è stato preso da Costantino, che ne ha fatto uno strumento imperiale, nel cristianesimo la trinità diventa: Dio, figlio e spirito santo. Che non sono altro che la trinità base di Deus / Sensus / Sophia.
La Sophia degli gnostici viene trasformata nello spirito santo allo stesso modo in cui il Sensus, la ragione, viene trasformata nella ragione di Dio che si fa Gesù.
E' proprio di alcuni gnostici pensare che Gesù abitasse da sempre in Dio.
Il meccanismo imposto da Costantino trasforma la definizione filosofica elaborata da cristiani e da gnostici, in uno strumento pragmatico di propaganda da imporre agli uomini e all'infanzia per dominare la società.
Ciò che è filosofia è trasformato in immagine. Ciò che sono le antiche triadi romane, come Giove/Marte/Quirino oppure, Giunone/Zeus/Minerva vengono assunte a modello formale. Si cambiano i nomi e i contenuti, ma si continua ad offrire lo stesso modello in modo che gli ambienti popolari riconoscano il modello e si adeguino ai nuovi contenuti.
Nella versione moderna dei cristiani, la triade o trinità è diventata Dio/Gesù/Madonna riprendendo, di fatto, l'antico modello gnostico riempiendolo di contenuti che invitano l'uomo a sottomettersi e ad obbedire col meccanismo di far apparire, ogni tanto, una madonna piangente che consente alla chiesa cattolica di incanalare a proprio profitto i sentimenti delle persone.
Marghera, 06 marzo 2022
Fine Terza Parte - continua
Continua nella quarta riflessione...
capitoli del settimo volume della Teoria della filosofia aperta
L'invenzione del Dio dei cristiani [indice dell'argomento teologico]
Le tre riflessioni sullo Stato Mafia
Noi siamo coloro che vivono nell'oscura magia
che la ragione non vede oltre la soglia della morte.
Viviamo in mari di nebbia
composta dalle emozioni degli uomini
dove le azioni sono oggetti che rotolano
dalla montagna della vita
e si depositano nel presente circondandoci
Questa si chiama Stregoneria
Pensare la società da Stregoni e riflettere
La Stregoneria riflette sulla filosofia - i 7 volumi della Teoria della filosofia aperta
I libri pubblicati in cartaceo
L'Intento che emerse all'inizio del tempo ci guida fra i marosi della vita.
Ogni Dio, davanti al quale vi metterete in ginocchio, si nutrirà delle vostre passioni. Gioirà del vostro fallimento esistenziale.
Come un padrone si nutre del tempo di vita dei suoi sottoposti, così il Dio padrone cristiano, ebreo, musulmano e buddista, si nutre della disperazione che impone agli uomini attraverso la rinuncia al desiderio e al piacere.
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Come si trasforma la percezione della realtà in Stregoneria
La filosofia dei vigliacchi e la filosofia della Stregoneria
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Marghera, 01 giugno 2015
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Ultima modifica 12 febbraio 2021
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