Stregoneria: psichiatria e psicologia
Terza parte

Narcisismo mistico

di Claudio Simeoni

Psichiatria e libido

 

Narcisismo mistico

 

Il tentativo cristiano di far passare la religione cristiana come una religione razionale, non è solo un paradosso, ma ridicolo nella pretesa e ingiurioso nell'esposizione. E' come pretendere l'esistenza di babbo natale o la pretesa di parlare dei voli dell'asino. Il dio dei cristiani è il prodotto della malattia psichiatrica di dipendenza a cui i bambini sono costretti e, una volta uscito dal patologico, viene trattato come un elemento di fantasia desiderante nella quale si costringono i bambini a fantasticare costruendo delle condizioni per le quali la promozione sociale avviene solo in funzione di quanto accentuata è l'enfasi con la quale il bambino, una volta adulto, aderisce a tale presupposto sociale. Un presupposto che calandosi nella struttura emotiva viene percepito dal soggetto come naturale, reale, oggetto apriori dal quale far derivare ogni affermazione logica allo stesso modo in cui il malato schizofrenico ritiene reali le sue allucinazioni.

Il dio dei cristiani è l'effetto della malattia della psiche violentata nell'infanzia.

Scrive Huber/Vergote Piron:

"Neppure la mistica, per Freud, rappresentava la vera religione. Ancora una volta, l'originalità della posizione di Freud lo distanzia dagli altri psicologi della religione. Senza dubbio, vicino a molti di loro nel suo rifiuto di fondare la religione sulla ragione, è da loro assai lontano quando denuncia la "mistica" come altrettanto estranea alla religione quanto la filosofia. Disgraziatamente, come molti di essi (W. Jamer, A. Westerman-Holstyn), intende la mistica come un'espressione dell'universo: "sentimento oceanico" o coscienza indefinita di fusione. Riconoscere in essa il permanere di un sentimento dell'Io assai primitivo, rifacentesi alla fase narcisistica ove si smussano le frontiere tra l'Io e il mondo. Gli psicanalisti, a volte, hanno cercato la verità psicologica della religione nella necessità che ha l'uomo di vivere, in qualche modo, l'esperienza affettiva del suo radicamento nel tutto, dal quale trae la sua sostanza: questo legame con la totalità potrebbe viverlo effettivamente, per regressione affettiva allo stato infantile, sia nel sentimento mistico che nell'esperienza amorosa o poetica. Una tale visione romantica era estranea a Freud: egli era troppo influenzato da giudaismo per confondere dio con il legame cosmico ritrovato nella regressione affettiva. Troppo fiducioso nella ragione, conservava la speranza che essa avrebbe un giorno afferrato, nella trama delle leggi scientifiche, la totalità del reale. L'intuizione romantica di un legame profondo e affettivo con il reale non era però estranea alla sua personalità estremamente complessa. Ed è commovente leggere, tra le note trovate sulla sua scrivania dopo la sua morte, questa ultima frase che raggiunge l'origine stessa della sua vocazione scientifica, l'Inno alla Natura attribuito a Goethe: "Mistica, questa oscura autopercezione del regno che si estende al di là dell'Io: l'Es"." Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968

La ricerca della "vera religione". I fondamenti della "religiosità" dell'uomo, sono stati sempre cercati. Da dove scaturisce quella forza che lega l'uomo ad un sentimento che non ha riferimenti nel mondo della ragione? Un sentimento che costringe l'uomo a creare delle immagini mentali rette soltanto dal suo desiderio che tali immagini mentali siano reali. E rette anche quando la loro oggettività, affermata, veniva smentita dalla realtà sperimentale o quotidiana.

Misticismo:

"Esperienza religiosa che prevede una comunicazione diretta tra uomo e Dio resa possibile dal graduale abbandono dell'esperienza sensibile e dal superamento della riflessione razionale, grazie a cui è possibile una percezione del divino in forme sovrannaturali o estatiche. Ogni itinerario mistico prevede dei gradi che vanno dalla visione del mondo come luogo della manifestazione di Dio (cogitatio), al raccoglimento dell'anima sede dell'immagine di Dio (meditatio), alla contemplazione estatica di Dio (contemplatio). Questo schema della mistica medioevale è rintracciabile in tutte le forme di misticismo sia orientale, sia occidentale che, pure sotto altre denominazioni e suddivisioni, tracciano quell'intinerario che prevede un allargamento della coscienza in grado di ospitare percezioni e significati che accedono all'esperienza religiosa ordinaria. Jung, che chiama Sé il rappresentante psicologico dell'immagine di dio, interpreta il misticismo come un'apertura della coscienza alla manifestazione del Sé nel suo aspetto numinoso, secondo il significato che a quel termine ha conferito R. Otto."

Filosofia:

"La consideriamo come descrizione e sviluppo logico degli oggetti percepiti dai sensi o immaginati e della loro realtà nel mondo."

Psicologia

Ne segue che la religione viene trattata sotto due forme diverse che vale la pena elencare. Due forme diverse, denominate secondo i loro autori.

Freud:

""Ora, quando l'individuo, crescendo, si accorge che è destinato a rimanere per sempre un bambino, che non potrà mai fare a meno di tutelarsi contro potenze superiori sconosciute, presta a queste i tratti della figura paterna, si crea gli Dèi, che teme, che cerca di appropriarsi, e ai quali non dimeno si affida per essere protetto. Il motivo del desiderio ardente del padre coincide pertanto col bisogno di protezione contro le conseguenze della debolezza umana; la difesa contro l'insufficienza infantile si riflette, con i suoi caratteri, nel modo dell'agire dell'adulto contro la propria fatale impotenza, si riflette cioè nella formazione della religione." (1927) Creata dal desiderio più antico dell'umanità, in chiave antropologica, e dell'infanzia, in chiave individuale, la religione è un'illusione, ma non un delirio perché, osserva Freud, non si pone necessariamente in contraddizione con la realtà."

Jung:

"la religione, come indica il vocabolario latino religio, è un'osservanza accurata e scrupolosa di quello che Rudolf Otto definì giustamente il numinosum, cioè un'essenza o un'energia dinamica non originata da alcun atto arbitrario della volontà. Al contrario, questa energia afferra e domina il soggetto umano, che ne è sempre la vittima piuttosto che il creatore [...] il numinosum è o una qualità di n soggetto visibile o l'influsso di una presenza visibile che causa un particolare cambiamento nella coscienza."

Ci sono tratti distinti per trattare il tema religioso, meno che uno: la religione come oggetto in sé che, essendo un argomento di indagine della filosofia, di fatto, viene tralasciato in quanto si tende sempre a far procedere il discorso logico dalla fonte della religione e a non mettere in discussione la religione in sé come elemento partecipe al discorso filosofico. In tutta la storia, fino alla metà del XX secolo, le religioni rivelate erano oggetti in sé che non venivano discussi nella loro rappresentazione dalla filosofia, ma la filosofia procedeva nel misurare gli effetti che avevano questi oggetti in sé. Lo stesso Feuerbach procede all'analisi del cristianesimo, non dalla realtà del cristianesimo. Si discute di Mosè, non dell'illogicità dell'esistenza di Mosè.

La mistica è una tratto psicologico del soggetto. Uno stato percettivo in cui il soggetto altera le proprie funzioni percettive o le proprie funzioni percettive sono alterate. Il sentimento mistico o la percezione mistica, sono fiumi emotivi che il soggetto rappresenta razionalmente come esperienze razionalizzate. Non si può parlare della percezione mistica di un soggetto, ma solo di come il soggetto descrive la sua percezione mistica rispondendo ai bisogni razionali della comunicazione. Noi non discuteremo mai dello stato psichico del soggetto; di ciò che il soggetto prova in quella situazione mistica, ma soltanto della sua rappresentazione della mistica. Di come, cioè, la sua ragione riesce a descrivere la sua percezione mistica. Pertanto, non discutiamo mai dell'oggetto in sé (L'individuo avvolto nella percezione mistica), ma della rappresentazione che di quella mistica ne da il soggetto. A tale proposito rimane interessante l'esempio sulla descrizione della percezione mistica di alcuni individui del Gabon che assumono una sostanza chiamata Iboga per raggiungere uno stato di come indotto e avere un'esperienza mistica. Quando i soggetti riemergono dal coma e descrivono quest'esperienza mistica, gli oggetti con cui la descrivono appartengono al loro contesto culturale. I Gabonesi che hanno vissuto con i missionari vedono Gesù e gli apostoli che parlano loro, i Gabonesi che hanno retaggio di cultura tribale vedono il leopardo sacro o gli animali sacri.

Il soggetto che vive un'estasi mistica tende a trasformare quest'estasi in una visione religiosa. Anziché vivere l'estasi in quanto estasi, immergersi in essa, la sua ragione reagisce sovrapponendo all'esperienza psico-emotiva le sue ragioni di onnipotenza. La ragione dell'individuo descrive l'esperienza mistica come una conferma della sua onnipotenza. Questo delirio di onnipotenza, che la ragione impone sull'esperienza mistica, diventa la gabbia entro la quale l'individuo compie il suo percorso di legami e di rapporti fra sé e il mondo in cui vive. Così, la descrizione "filosofica" della religione non procede dai rapporti che l'individuo ha col mondo, ma procede dall'estasi mistica interpretata ed ingabbiata dal delirio di onnipotenza della ragione di quell'individuo

L'esperienza del numinoso non è più l'esperienza della struttura emotiva del soggetto col mare emotivo rappresentato dagli oggetti-soggetti del mondo in cui vive, ma diventa "consapevolezza di impotenza rispetto a potenze superiori" davanti alle quali la ragione manifesta la sua paura. Così, la paura imposta dalla ragione blocca l'individuo impedendogli di proseguire nelle esperienze mistiche; sia chiudendo l'individuo nella definizione della mistica descritta (dio, madonna, budda o quant'altro) sia nella manifestazione delirante verso altri individui ai quali, quest'individuo, impone la propria visione mistica come realtà oggettiva.

Non esiste un Io primitivo all'interno della visione mistica; esiste un Io infantile!

Un Io che costruisce una dipendenza fra sé e le sue paure che mette a fondamento delle sue scelte. Paure imposte dalla ragione che costruiscono quella struttura illusoria che, pur non spingendo l'individuo al delirio, condiziona e determina ogni sua scelta nel reale quotidiano.

L'individuo che diventa prigioniero di un'esperienza mistica è un individuo bloccato nel suo sviluppo individuale in una situazione di infantilismo permanente che non gli permette di recidere i legami con il padre e la madre, ma che sostituisce quei legami con gli oggetti descritti nelle sue esperienze mistiche. L'esperienza mistica, anziché essere un modo con il quale l'individuo esplora il mondo da un punto di vista emotivo costruendo le relazioni emotive fra sé e il mondo, diventa occasione della ragione per riaffermare il proprio dominio sull'individuo sostanziando, nella formazione delle illusioni, la dipendenza dell'individuo stesso.

Per comprendere le sensazioni dei legami dell'Essere Umano che la ragione, attraverso la malattia, impone all'individuo è necessario comprendere il divenuto dell'Essere Umano. La sua presenza nel brodo primordiale. La sua percezione, in quella situazione, del mondo in cui viveva. L'intelligenza che in quella situazione psico-fisica esprimeva. E' necessario comprendere come l'Essere Umano, come ogni altro Essere della Natura, altro non sia che una struttura mitocondriale. Una struttura formata da batteri modificati in funzione dello sviluppo cellulare. I mitocondri altro non sono che batteri modificati: esseri intelligenti che manifestano le loro strategie d'esistenza. L'individuo è perciò, sia per questo che per un indefinito altro, un universo di consapevolezze la cui esistenza permette la sua esistenza. Un'esistenza che come specie è divenuta per sedimentazione successiva. Al primo nucleo che davanti al mondo ha affermato "Io esisto!" si sono sommate la trasformazioni imposte dall'evoluzione. Intelligenza sopra ad intelligenza; dove la precedente intelligenza e la precedente capacità di percepire e interagire con il mondo si modificava riversandosi in nuove possibilità e capacità pur, tuttavia, non eliminando del tutto le possibilità e le capacità precedenti. In questo immenso di spazio e di tempo che compone l'individuo, dalla sua infanzia all'età adulta, l'individuo ha combattuto la sua titanomachia separando la percezione del mondo del reale che gli torna utile dall'immenso col quale egli potrebbe percepire il mondo e la realtà in cui vive. Dal grande numero di possibilità l'individuo seleziona la sua possibilità adatta alla relazione fra sé e l'oggettività nella quale vive.

Questo conflitto, in cui quanto è separato, in ogni caso, tenta sempre di presentarsi alla coscienza dell'individuo e la ragione dell'individuo che costruisce la separazione (le alte porte di bronzo con cui Posidone ha circondato il Tartaro) fra la propria descrizione e la percezione profonda dell'individuo, è il conflitto in cui la psiche costruisce le proprie certezze e la ragione tenta di imporre le proprie barriere.

Esiste un numinoso che ci circonda, ma che non rientra nelle possibilità della ragione. Cosa significa quando sentiamo notizie del tipo: "La scienza scopre l'esistenza della materia nera"? E' la stessa cosa di quando, alcuni secoli fa abbiamo sentito: "Esiste una forza che si chiama gravità!". Esiste una descrizione del mondo che non rientra nella ragione, ma che l'Essere Umano la fa rientrare forzando i limiti della ragione attraverso l'indagine scientifica. La percezione umana avverte le incongruenze della ragione e la ragione si precipita a spiegare le incongruenze della percezione con i suoi fantasmi costruendo una religione fatta di paura e di sottomissione.

Così, ciò che potrebbe essere ricchezza e forza dell'individuo nell'esplorare le infinite possibilità della sua percezione, diventano elaborazioni di fantasmi e di paure da pare della ragione. Da qui la consapevolezza di Freud di un regno immenso da cui l'Essere Umano è germinato e dal quale, quella cultura quotidiana, lo ha separato per tenerlo prigioniero in una angusta e grigia cella che lui chiama la sua vita.

"Queste poche indicazioni occasionali di Freud sulla psicologia dell'esperienza "mistica" hanno una portata molto più grande di quanto si potrebbe sospettare. Molti fenomeni religiosi d'ordine più o meno estatico, come la glossolalia, il mito del paradiso perduto, la concezione del male come separazione, si spiegano anch'essi grazie al potente desiderio che ha l'uomo di ritrovare l'originaria unità, al di qua di qualsiasi differenziazione. Freud non si è personalmente attardato a studiarli. La sua psicologia è interamente dominata dalla legge e dalla paternità ed egli non si attarda che in qualche raro testo sul significato del legame materno. Il suo studio su Leonardo da Vinci ne è un notevole documento. E' significativo che quel mirabile saggio finisca con una dichiarazione di rispetto per la natura <<piena di infinite ragioni che non furono mai nell'esperienza>>. Il legame materno infatti è, in fondo, il legame con la natura dalla quale l'uomo emerge. Freud situa il proprio dell'uomo non nella sua inerenza alla natura ma nella civiltà che si fa per suo mezzo, quando le forze pulsionali si legano in lui e così danno vita a delle strutture nuove sigillate dal linguaggio e dalla legge o, il che riassume tutto, dalla paternità.

Nella sua verità psicologica la religione non sta, per Freud, nei suoi legami cosmici, ma unicamente nei suoi riferimenti sociali, o piuttosto strutturali." Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968 pag. 207-208

Gli Esseri Umani sono "imparentati" con gli Esseri Ornitorinco. 170milioni di anni fa avevamo un antenato comune. Quell'antenato sta dentro di noi come sta dentro all'Ornitorinco. Ovvio che sia noi che l'ornitorinco leggiamo il mondo ed esercitiamo nel mondo una diversa intelligenza. Ma la nostra intelligenza, come l'intelligenza dell'ornitorinco, si è stratificate e modificate al di sopra dell'intelligenza del nostro antenato comune. Stratificare non significa annullare; significa aggiungere. La nostra intelligenza e la nostra percezione del mondo si è aggiunta a... E non è detto che sia un "guadagno" inteso come migliore capacità di percepire e agire nel mondo. E' sicuramente più adatta, ma non necessariamente "superiore".

L'ornitorinco è un esempio, ma noi posiamo ripercorrere a ritroso tutte le nostre tappe evolutive. In quelle tappe evolutive c'era una peculiare descrizione del mondo che, in un dato momento della nostra esistenza, fu messa in discussione da cause oggettive, ambientali, al punto tale da costringere i nostri antenati a modificare sé stessi in quanto inadeguati a vivere in quella dimensione psico-percettiva del mondo.

Però, fintanto che il dolore che spingeva alla nostra modificazione, non fu violento, la nostra specie, in quella dimensione psico-percettiva, ci stava bene. Era felice.

I fenomeni estatici e i desideri di fuga da una realtà opprimente, trovano nei ricordi delle fasi del divenuto della specie una massa di sentimenti e di collegamenti fra noi e il mondo che la ragione non comprende. E quando la ragione non comprende lega le sensazioni nella superstizione. E' un grande dolore separare le emozioni dell'individuo dal mondo in cui vive. Alcuni le separano in maniera tanto radicale che il mondo cessa di aver voce. Altri Esseri Umani mantengono vive le interazioni emotive con il mondo tanto da mantenere dei legami emotivi con piante ed animali. Altri ancora sono sensibili ai legami di solidarietà e di interazione attiva con i membri della propria specie.

Tradurre questo nella ragione sprigiona un sentimento di vuoto. Qualche cosa che manca soprattutto quando le persone si immergono nella loro struttura emotiva e quando emergono descrivono l'esperienza, ma con la "netta sensazione che quanto descrivono è un'infima parte di quanto hanno provato e vissuto". Quella netta sensazione che e si ha quando si racconta un sogno vivido. Le parole non trasmettono emozioni e sensazioni al nostro ascoltatore e noi ci accorgiamo che mancano molte cose e molti aspetti che, chiari mentre sognavamo, ora sfuggono.

Le emozioni ci legano a tutta la Natura, ma la ragione ci ha separati da essa. Freud sapeva che noi siamo esseri divenuti nella Natura, ma penava che la ragione fosse in grado di annullare le variabili della Natura appiattendo gli Esseri Umani e il loro divenire. Freud non riuscì mai a superare il conflitto con il padre, né con la visione religiosa che l'educazione ebraica gli aveva imposto. La manipolazione mentale che Freud aveva subito attraverso la manipolazione mentale ebraica lo inchiodava nella ragione. Nella società creata dal dio padrone e della quale voleva comprenderne il senso nella struttura psichica degli Esseri Umani. Ma il grande inganno che Freud aveva subito lo ingabbiò. La manipolazione mentale che la religione ebraica gli aveva imposto non gli consentiva di uscire dalla gabbia del creazionismo. Un creazionismo che vedeva realizzato nella società civile e che aveva la sua negazione proprio nelle trasformazioni della Natura di cui l'Essere Umano è parte e manifestazione.

Il dio di Freud è colui che crea la civiltà ebraica; è colui che dà i dieci comandamenti. Ed è da quel momento che deve partire, per Freud, la lettura dell'uomo. Certo, l'uomo ha un "subconscio"; l'uomo ha un "inconscio", ma ciò che sfugge a Freud à che quel subconscio, quell'inconscio, è "altro" dalla coscienza. Quell'inconscio è formato da strumenti ignorati con cui la specie percepiva e potrebbe ancora percepire il mondo. Una capacità di percezione che la specie si è fornita per affrontare la realtà; trasformazione dopo trasformazione. E che comunque, quell'inconscio e quel subconscio, sono sempre in atto per descrivere la loro realtà che di tanto in tanto affiora alla coscienza dell'individuo. Un "inconscio" o "subconscio" che immagazzina i ricordi e le esperienze emotive in maniera diversa dalla ragione sedimentandoli sulle sue emozioni come esperienze di variazione di percezione emotiva del mondo.

Freud si è fermato davanti alla manipolazione mentale che la religione ebraica gli ha imposto. Rimane quel gigante nella storia che ognuno di noi onora. La religione di Freud non si eleva oltre l'infinito, nello spazio e nel tempo, ma è la religione della società. Lo strumento attraverso il quale la società controlla l'uomo imponendogli la sofferenza, il dovere e la sottomissione in aperta contrapposizione a quel principio del piacere che spinge l'uomo ad affrontare la vita in funzione dei suoi bisogni e dei suoi desideri. La vita che guardava Freud non era "la vita naturale", bensì gli adattamenti che l'Essere Umano aveva fatto nella e attraverso la società dati gli elementi coercitivi che la religione monoteista del cristianesimo aveva imposto. Questo orrore, Freud, non lo considerò mai inumano; estraneo alla vita.

E questo fu uno dei suoi errori!

Nel misticismo prodotto dal narcisismo che manifesta la patologia da onnipotenza ponendosi al centro dell'universo e della creazione in una identificazione col dio creatore, emerge la sensazione dell'incompletezza. Un ricordo vago di sensazioni perdute. Emozioni assopite. Relazioni negate.

Quell'età dell'oro; quella partecipazione di un tempo della quale sfugge la realtà; quella sensazione di essere legati ad un infinito mare di altre sensazioni che non si riesce ad afferrare. Un paradiso perduto dal quale la nostra ragione ci ha cacciati per imporre il suo dominio. Il suo narcisismo onnipotente con cui domina e annienta le nostre emozioni. Riportare alla coscienza quella passione nella vita; quella ricerca del piacere; quell'interazione con il mondo che la ragione ha trasformato in un confuso "rumore di fondo emotivo".

Nota: Per questa serie di confronti si è usato un vecchio libro di psicanalisi cristiana di Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968; dove non è precisato è stato usato il dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti

Marghera, 16 luglio 2008

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La filosofia della Stregoneria

La Stregoneria è un cammino. Questo perché la Stregoneria è trasformazione del soggetto che percorre il sentiero. Il sentiero è mutamento dopo mutamento, trasformazione dopo trasformazione. La sequenza delle trasformazioni del soggetto, in ogni istante che si trasforma, forma il cammino dello Stregone. In ogni attimo lo Stregone, come ogni persona, presenta il proprio Potere di Essere che altro non è che quanto ha costruito mediante le sue trasformazioni.