Stregoneria: psichiatria e psicologia
Prima parte

Piacere libidico e realtà esistenziale

di Claudio Simeoni

Psichiatria e libido

 

Libido

 

Per il dizionario di Psicologia libido è:

"un termine latino, che significa "desiderio", impiegato da S. Freud per designare l'energia corrispondente all'aspetto psichico della pulsione sessuale, e da C. C. Jung per designare l'energia psichica in generale presente in tutto ciò che è appetitus o "tendenza verso", non necessariamente sessuale."

Per questa serie di confronti si è usato un vecchio libro di psicanalisi cristiana dal titolo: Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968

"La libido è contrassegnata dal principio del piacere. Si avrebbe torto ad adombrarsene: in questo contesto, il piacere non è ancora differenziato dalla felicità. Esso esprime quella pienezza di godimento immediato che la presenza carnale degli esseri e delle cose assicura." Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968

Il principio del piacere, negli Esseri della Natura, è manifestato dalla libido. Senza libido non c'è il principio del piacere; il principio del piacere ha la sua rappresentazione nella libido. Il principio del piacere è l'idea e il fine che noi abbiamo quando dispieghiamo la libido nelle relazioni con i soggetti del mondo in cui viviamo. La vita, ogni singola vita, è manifestazione della libido, comunque questa venga veicolata nel mondo dai singoli Esseri delle singole Specie della Natura. La libido è la forza che alimenta la vita fisica e, per quel che ci riguarda, la sua manifestazione come nutrimento della singola vita. Quando la libido cessa di costruire le relazioni nel mondo si ha la morte del corpo fisico.

La libido è espressione del corpo fisico. E' manifestazione emotiva del corpo fisico. E' l'azione che il corpo fisico fa nel mondo in cui vive. La libido è l'energia che spinge la ragione a dilatare sé stessa nel mondo in cui il corpo fisico, che la manifesta, costruisce la sua esistenza. Se un corpo non manifesta la libido, noi come Esseri della Natura, lo definiamo morto o inanimato.

"Per la libido non esiste né il tempo, né gli altri, né il mondo esteriore. Essendo al di qua di queste differenziazioni, il principio del piacere non possiede ancora la connotazione edonistica della riduzione della felicità al piacere. La libido è vissuta istantaneamente: non possiede ancora la cognizione del compimento di tutto l'essere, di una storia legata a molte altre." Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968

Quando la libido si manifesta, l'individuo nasce. La crescita dell'individuo procede per esplosioni di libido; sono esplosioni continue e sistematiche che avvengono nell'individuo e che determinano la sua crescita.

La libido è energia vitale. Il mattone primo dell'universo che si esprime negli Esseri della Natura e questi esistono soltanto veicolando, nel loro divenuto, la libido di cui essi sono espressione. Potremmo dire che un essere della Natura, un individuo, è la libido che esprime; o che preme dentro di lui per esprimersi nel mondo e nelle condizioni in cui è "nato".

Questo è il punto di vista da cui partire per ragionare sul piacere e sulla realtà dove il piacere è manifestazione della libido. La libido, nell'individuo, preme sempre per la ricerca del piacere, del benessere, delle migliori condizioni di vita possibili.

La libido spinge al PROGRESSO, sia delle specie che del singolo individuo.

La libido non ha tempo, ma si esprime nel tempo; la libido è manifestata per il singolo individuo e dal singolo individuo, ma si esprime in relazione con l'altro, gli altri, il mondo che la circonda; la libido non agisce nel mondo esteriore; il suo Potere di essere è l'individuo, ma attraverso l'individuo la libido crea le relazioni col e nel mondo esteriore.

La libido si esprime nell'individuo, l'individuo deve veicolare l'espressione della sua libido se vuole vivere; se vuole percepire il piacere. La libido è la forza della vita; il soggetto, attraverso la sua intelligenza e la sua volontà, veicola la libido in ogni istante della sua esistenza.

La libido è la forza dalla quale si sprigiona la vita; la specie degli Esseri della Natura sono le condizioni adattative attraverso le quali la libido si esprime nel mondo; la volontà e l'intelligenza del soggetto, sono le strategie che permettono le trasformazioni temporali attraverso le relazioni della forza libidica.

La libido spinge sempre alla ricerca del piacere. Il piacere è l'espansione del soggetto nel mondo. L'espansione del soggetto nel mondo avviene per relazione in cui la storia soggettiva si lega a tutte le altre storie in continue relazioni emotive.

L'intelligenza e la volontà dell'individuo costruisce le storie nelle quali la libido si fonde e si trasforma. Solo la morte del corpo fisico porta a compimento le "strategie d'esistenza" di quella libido; il soggetto guida con la sua intelligenza le possibilità di relazioni utili della propria libido.

"L'amore comincia dunque con un egoismo che è semplice assenza di altruismo. Comincia anche con un'onnipresenza a sé stesso. Anche l'amore adulto, ormai introdotto nel tempo vissuto con gli altri, conserva il ricordo di queste origini. Rimane sempre il desiderio. Anche quando si espande in legami e in scambi amorosi, è ancora desiderio in quanto desiderio del desiderio d'altrui. Non c'è dono umano che non sia scambio e partecipazione, e la teoria contemporanea dell'amore oblativo contiene la minaccia di un'illusione e spesso nasconde un'angoscia di fronte al desiderio. L'opposizione fra possesso e dono, tra eros e agape è falsa sul piano umano e interviene pesantemente sui rapporti amorosi di molti perfezionisti. La libido è invece contemporaneamente godimento e desiderio dell'oggetto del godimento: la parola tedesca che indica il piacere, lust, dice l'uno e l'altro. Nel primo momento della libido, il soggetto vive il piacere di unione fusionale con il mondo e con gli altri. Freud ha chiamato questa fase narcisismo originario: l'Io, che ha la sua origine nell'istinto di conservazione, assume sé stesso come oggetto del suo amore e, anzi, identifica a sé stesso ogni sorgente di godimento. Vive godendo nella indistinzione d'una totalità diffusa. Nello stesso tempo rigetta come inesistente ogni forma di dispiacere. In questa fase il predominio del principio di piacere, il soggetto vive in una pienezza con la quale coincide." Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968

La libido è il soggetto; il suo divenuto. La libido si esprime: sempre.

Si esprime all'interno del soggetto per esplosioni libidiche facendo crescere il soggetto. Ma il soggetto, fin dal primo istante della sua esistenza, veicola la libido affinché si fonda col mondo che lo circonda: la propria madre attraverso l'utero. Non è vero che la manifestazione della libido è "assenza di altruismo". Non esiste un termine morale con cui catalogare la libido. Usare il termine "altruismo" significa riconoscere al soggetto "altruista" la disposizione a rinunciare a proprie possibilità per favorire altri soggetti. La vita è altruista solo con sé stessa: il sé stesso presente in ogni soggetto. La manifestazione della libido è fusione emotiva fra un soggetto e gli infiniti soggetti che lo circondano. La libido non esprime sentimenti, solo desiderio di vita; desiderio di espansione; desiderio di veicolazione per costruire le fusioni. La libido spinge il desiderio e la soddisfazione del desiderio. Desiderio è la fusione fra il soggetto e gli oggetti che agiscono nel mondo. Il desiderio spinge tutti i soggetti del mondo a desiderare di fondersi nell'essere desiderati.

Il dono stesso presenta il desiderio. E la soddisfazione del desiderio è il senso del dono. Dove la soddisfazione del desiderio è nell'attività partecipativa delle emozioni dei soggetti con le emozioni degli Esseri Umani.

L'opposizione fra eros e agape, l'amore che necessita di bisognosi e mendicanti, è uno dei cardini della contrapposizione fra la vita e la morte intesa come chiusura libidica al futuro mediante le relazioni. E' Reich che nel 1933 che chiarisce:

"Partendo dalla persuasione che "le istanze morali nell'uomo, ben lungi dall'avere un'origine soprannaturale, derivano dalle misure educative dei genitori e di chi ne fa le veci fin dalla primissima infanzia", Reich ritiene che "al centro di queste misure educative agiscono quelle misure che si rivolgono contro la sessualità del bambino. Il conflitto che inizialmente si crea tra i desideri del bambino e i divieti dei genitori, continua in seguito a manifestarsi come conflitto fra pulsione e morale dell'uomo. [...] La sociologia analitica, nel tentativo di analizzare la società come un individuo, è portata a pensare che la massa desidera il fascismo" (1933b, p. 59) che, per Reich, non è né l'ideologia o l'azione di un singolo individuo, di una nazione o di un gruppo etnico o politico, né come ritiene l'ideologia marxista, un prodotto di fattori socioeconomici, ma espressione del desiderio della massa i cui bisogni primari e i cui impulsi biologici sono stati repressi per migliaia di anni. Il fascismo, offrendosi come misticismo organizzato, soddisfa il desiderio orgasmico delle masse represse che dunque "desiderano il fascismo"."

L'opposizione fra eros ed agape è totale: l'agape imprigiona l'eros impedendo alla libido, dell'insieme degli individui, di fondare il proprio futuro. La libido rinchiusa in istanze morali costruisce la miseria dell'individuo.

La fase dell'infanzia dovrebbe essere la fase in cui la libido spinge l'individuo ad ogni forma di godimento. L'individuo gode il mondo e il godere il mondo gli ritorna come piacere. Se non c'è il ritorno del piacere, l'individuo cerca relazioni diverse; rifugge da ciò che non è economicamente vantaggioso. Ogni soggetto ha sé stesso come punto di riferimento e misura del mondo in cui vive. Non esiste una misura del mondo che prescinda il soggetto che guarda il mondo.

Il fascismo, come inteso da Reich, si impone sull'individuo quando l'individuo rinuncia a misurare il mondo attraverso la sua libido. Quando, cioè, diventa altruista.

L'altruismo saccheggia il mondo perché, impedisce all'individuo di veicolare la sua libido al fine di favorire altre persone estranee alla sua relazione. Questo individuo è costretto ad una relazione di possesso. Egli è posseduto quando rinuncia, in funzione del suo padrone (sia reale che morale), ad una relazione appagante mediante il godimento nella relazione. E' un padrone quando costringe altre persone a rinunciare a veicolare la loro libido in funzione della sua morale. Il soggetto sacrifica il proprio piacere per favorire un altro soggetto. Da qui la costruzione di individui menomati nel godimento che necessitano di sacrificare a sé parte dell'esistente per garantirsi la sopravvivenza. Quando la rinuncia al piacere soggettivo proiettata nella società viene supera una soglia quantitativa si verifica una situazione di non ritorno. Nella società si instaura la miseria psichica e morale manifestata da quegli individui che non usano la loro libido nella ricerca del piacere, ma hanno sacrificato la loro libido e, in questo sacrificio, coinvolgono l'intera società.

Godere dell'indistinzione di una totalità diffusa significa che la totalità diffusa vive dello stesso godimento. Il dispiacere non è l'impossibilità di quella libido di costruire quella fusione, ma l'impossibilità della libido di costruire le fusioni in quanto imprigionata in una cella di costrizioni morali.

C'è un errore d'approccio. Il piacere è fine del desiderio. Il piacere è la ricerca che la libido spinge nell'individuo. Il dispiacere è oggetto costruito artificialmente in contrapposizione al piacere.

Nell'agape si manifesta "il possesso". Possedere, strategie di possesso. Dominio della libido di altri. Sono le cause del dispiacere che non esiste, se non in presenza di agape, che ha nella distruzione della libido (NEI POVERI) la sua ragione di esistere finalizzata a sacrificare il principio del piacere in quei soggetti in cui la libido ha possibilità di dispiegarsi.

"Molte osservazioni cliniche hanno portato Freud a porre come universale il principio della libido narcisistica, nonostante il rifiuto sdegnoso della maggior parte dei suoi discepoli. Il seguito della storia della psicanalisi ha confermato l'importanza clinica e la verità teorica della tesi del narcisismo." Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968

Esistono significati diversi in Freud nell'uso del termine narcisista:

"Il Narcisismo primario è concepito come uno stadio intermedio tra autoerotismo e alloerotismo, in cui il bambino investe tutta la sua libido su sé stesso prima di rivolgerla agli oggetti esterni."

Freud significa anche:

"Nevrosi narcisistica. Termine che tende a scomparire dall'uso psichiatrico e psicoanalitico, ma che Freud ha usato per indicare il ritiro della libido dagli oggetti e il suo spostamento sull'Io, contrapposto alla nevrosi di transfert. Infatti, per la sua incapacità di investire sull'altro, il narcisista, nella cura analitica ha difficoltà a instaurare un transfert."

"Spesso le obiezioni partono da un'esigenza di verifica diretta, mentre il concetto di narcisismo è una costruzione teorica che si giustifica con la sua capacità di spiegare molti fenomeni osservabili. La distanza fra la teoria e il fatto è tanto più grande in psicanalisi, in quanto si tratta di rendere conto di una storia e perché, secondo il detto di Husserl, la storia è dimenticanza delle proprie origini. Ma se la storia non è ancora completamente compiuta, allora si possono controllare alcune manifestazioni quasi dirette dei suoi principi conduttori. Così accade nel narcisismo. I primitivi i quali, per una certa parte del loro essere, sono ancora vicini al primo momento della esistenza libidinale, si caratterizzano tra tutti per una forma di pensiero detto magico. Anche certi nevrotici presentano delle caratteristiche di pensiero magico: hanno l'impressione che i loro pensieri e i loro desideri si realizzano automaticamente. Per i due gruppi, il gesto simbolico di assassinio apporterà la morte effettiva. Freud, ripetendo l'espressione di un suo malato, chiama questo pensiero, l'onnipotenza del pensiero o dei desideri e lo ricollega al narcisismo. Infatti, il mondo chiuso del piacere permette la realizzazione immaginaria di tutti i desideri, tanto più che il soggetto esclude dal suo campo affettivo ogni oggetto che gli resista. Il mondo si piega alle domande del soggetto, poiché egli si limita a ciò che gli si abbandona." Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968

E' l'errore della psicanalisi e della psichiatria: I PRIMITIVI!

Questa concezione ha sempre portato al fallimento la ricerca della psicologia. Quella che James Hillman chiama il cumulo di macerie che la psicanalisi ha accumulato in oltre cento anni è dovuta a quest'idea creazionista che viene aggravata dall'associazione fatta fra "primitivi" e bambini.

Melville Jean Herskovits (1895 - 1963) mette in discussione, assieme a L. Lévy-Bruhl (1857 - 1939) e la nozione di primitivismo viene rivista:

"Il termine primitivo è usato oggi per indicare un oggetto di studio antropologico dove l'uso del termine deriva dal retaggio evoluzionistico della disciplina condizionata da quell'atteggiamento etnocentrico che presuppone acriticamente la superiorità della propria cultura rispetto alle altre. Questa mentalità è stata superata dal relativismo culturale proposto da Herskovits e da Lévy-Bruhl che, dopo aver fatto ampio uso della nozione di "primitivo", scrive: "Con questo termine improprio, ma di uso quasi indispensabile, intendiamo semplicemente designare i membri delle società più semplici che conosciamo" (1910)"

Rivista, ma non rimossa dal modo di pensare degli psicanalisti.

Troppe persone pensano sé stesse come la catena ultima di un processo evolutivo di cui esse sono il vertice intellettuale, psichico ed emotivo, non pensando, invece, di essere il prodotto di una struttura sociale degenerata che, avendo bloccato l'espressione libidica nel mondo, impedisce loro di costruire le relazioni col mondo in cui vivono. Impedisce loro di riconoscere le intelligenze del mondo in cui vivono.

Il fenomeno del narcisismo si spiega in due modi:

1) io sono e ogni cosa che faccio nel mondo sviluppa il me stesso che si rappresenta nel mondo;

2) Io possiedo il mondo, sono l'assoluto ad immagine dell'assoluto che io penso e, dunque, tutto deve piegarsi a me che lo rappresento;

Cosa significa affermare che "i primitivi sono ancora vicini al primo momento della esistenza libidinale"? Forse che gli Esseri Animali non sono vicini alla loro esistenza libidinale? E qual è l'origine libidinale? Quando gli Esseri erano nel brodo primordiale?

Come può esserci una storia dell'esistenza libidinale? C'è una storia, all'interno del divenuto delle specie, che dimostra l'organizzazione fisica e sociale delle specie nella veicolazione della loro libidine. La storia l'abbiamo tutta dentro di noi; nella società, nelle specie e nelle culture.

Noi possiamo parlare soltanto del principio del piacere che la veicolazione della libido nella ragione della società ha consentito.

Quando noi parliamo della libido dell'uomo dobbiamo tener presente l'uomo in tutte le sue trasformazioni.

La formazione del suo cervello, ad esempio, è avvenuta attraverso un processo di stratificazione. Nel corso della storia il cervello è cresciuto attraverso un processo di sedimentazione aggiungendo una nuova struttura sulla precedente struttura cerebrale; Ha trasformato la struttura cerebrale precedente riadattandola e riciclandola a nuove funzioni. Le funzioni precedenti non spariscono. Le nuove funzioni si sovrappongono e si integrano con le funzioni precedenti attraverso un processo di interazione conservando TUTTE le possibilità di leggere e interpretare il mondo. Le nuove funzioni cerebrali costruiscono un mondo nuovo; una nuova descrizione soggettiva del mondo in cui l'individuo vive; nuovi modi per veicolare la libido dell'individuo. Il mondo nuovo che si presenta alla specie richiede adattamenti soggettivi per adattarsi alla nuova descrizione del mondo. Gli oggetti si presentano in maniera diversa a seconda di come quegli oggetti vengono percepiti. L'esistenza degli oggetti e le relazioni che gli individui costruiscono nel mondo sono legate a come gli oggetti sono percepiti dagli altri oggetti del mondo e le relazioni che costruiscono sono relative alla percezione soggettiva. In quella percezione soggettiva si inserisce la capacità di un soggetto di veicolare la sua libido. Gli oggetti del mondo non sono diversi in sé se noi li percepiamo in maniera diversa: diverse sono le relazioni che costruiamo o che pensiamo con quegli stessi oggetti!

Ed è esattamente il punto di vista della Stregoneria.

Gli Esseri Umani costruiscono le relazioni libidiche a seconda di come leggono e interpretano il mondo. La soddisfazione libidica genera quel piacere che conferma la realtà descritta ed interpretata del mondo.

Facciamo un esempio: il cervello presente nello stomaco umano!

Le sensazioni fenomenologiche che quel cervello invia al cervello centrale sono delle costanti, sia fra gli Esseri Umani occidentali che nelle popolazioni del centrafrica o dell'amazzonia. Quelle sensazioni vengono ignorate, in linea di massima, fra gli Esseri Umani dei paesi civili che le ignorano sostituendole con idee aprioristiche culturalmente soggettivate. Cosa interessa ad un individuo occidentale conoscere il contenuto della frutta che mangia, quando può leggere gli ingredienti sull'etichetta? Cosa interessa ad un boscimano sapere se la radice che estrae è velenosa o meno? E, nella sua descrizione del mondo, le qualità degli oggetti, come si presentano e si visualizzano? E qual è la descrizione del mondo necessaria per poter visualizzare quelle sensazioni e trasferirle nella Coscienza?

Lascio il discorso in sospeso; però chiedo: qual è il ruolo dei neuroni specchio nel fissare quella cultura attraverso le generazioni? Poi vennero i missionari cristiani; imposero la loro morale e la loro descrizione del mondo impedendo alle persone di veicolare la loro libido attraverso la loro cultura e fondare le relazioni col mondo in cui vivevano come sempre hanno fatto. Attraverso la manipolazione dei neuroni specchio i missionari impedirono di far giungere alla coscienza le sensazioni provenienti dal cervello nello stomaco; impedirono di usare quel tipo di conoscere; la memoria culturale costruita dalla capacità di quelle persone di veicolare la loro libido nel loro mondo fu interrotta. Né poté essere sostituita con la "conoscenza della ragione" in quanto i missionari non si erano occupati di conoscere la cultura e la formazione della conoscenza dei boscimani. Né si erano preoccupati di diffondere la scienza occidentale fra i boscimani (o qualunque altra popolazione). Si erano occupati soltanto di imporre la loro credenza e la loro morale. Gli abitanti della terra del fuoco furono sterminati.

I boscimani erano dei primitivi, i missionari cristiani erano razionali! Tutta la visione del mondo dei boscimani e delle popolazioni diverse dalle occidentale è stata saccheggiata: come veicoleranno ora la loro libido?

Da Eros ad Agape! Sono diventati soggetti di carità. Questo avvenne e avviene in tutto il mondo.

Scriveva Herskovits:

Non riuscirai a capire bene nessuno se non riuscirai prima a capire te stesso
Nessuno è obbligato ad essere come te
Nessuno è obbligato ad essere come tu vorresti che sia
Nessuno è obbligato ad essere come tu pensi che sia

I psicanalisti partono da un'onnipotenza di pensiero: a loro non interessa sapere com'è il mondo; né come le persone percepiscono il mondo; meno ancora, come le persone osano affrontare il mondo partendo dalla loro percezione del mondo. Psichiatri e psicoanalisti vivono un delirio di onnipotenza in un'esaltazione narcisistica che pretende di piegare il mondo alla loro dimensione dimenticando la realtà del magico che circonda la loro ragione. Poi, qualche analista, ogni tanto, viene illuminato e fa giungere il nuovo alla sua coscienza. Così la psicanalisi e la psichiatria vivono la feroce contrapposizione fra quantità a qualità. Davanti ad una qualità geniale di alcuni psichiatri e psicoanalisti, si affianca la quantità di psichiatri e psicoanalisti il cui compito è quello di impedire alla qualità geniale di trasferirsi dal circuito culturale ai comportamenti di massa.

"La ragione ci insegna ad essere giudici del reale esterno e della lusinga affettiva. L'Io, sede della percezione, introduce contro la libido il principio di realtà, che nella prospettiva genealogica di Freud, è essenzialmente principio di limitazione. Freud concepisce il reale in opposizione all'onnipotenza dei desideri. Contro il pensiero magico che emana dalla libido, la nostra percezione ci impone il riconoscimento delle leggi del mondo fisico, biologico e sociale. Il reale si definisce così per la tecnicità. Vivere nel reale significa vivere secondo le leggi stabilite dallo spirito scientifico. Vuol dire accettare la rarità del piacere, la necessità dello sforzo, la rinuncia al paradiso perduto degli oggetti libidinali infantili e soprattutto la dura realtà della morte. Bisogna compiere <<la propria educazione per la realtà>> in vista ad obbedire alle esigenze dell'efficacia. La malattia mentale è, tra l'altro l'incapacità al lavoro per mancanza di rinuncia ai piaceri indefiniti. L'uomo non può cambiare le circostanze della sua vita alle quali troppo spesso egli attribuisce la propria nevrosi. Ai suoi malati ribelli Freud ribatte: "Non vi è alcun dubbio che il desiderio potrebbe più facilmente di me liberarvi dalla vostra malattia. Ma voi stessi potrete convincervi che avrete guadagnato molto se potremo trasformare la vostra miseria isterica in una disgrazia comune"." Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968

La ragione, nel suo assolutismo, spinge l'individuo a farsi giudice, modello e poliziotto, del reale esterno. Il reale esterno non viene penetrato dalla ragione, ma deve essere ciò che la ragione vuole che sia. In questo delirio di onnipotenza, tutto ciò che la ragione non sa descrivere o i fenomeni che non rientrano nella ragione, vengono scartati. Pur tuttavia i fenomeni agiscono sulla nostra percezione e la loro spinta libidica chiede alla nostra libido di entrare in relazione. Quando la ragione impedisce la relazione perché per lei quei fenomeni non esistono, sorge la ribellione della struttura della percezione dell'individuo che invia segnali alla ragione sotto forma di malattia. Malattia che, in questo caso, diventa adattamento libidico alle condizioni imposte all'individuo dalla sua ragione. Dramma morale che causato dai concetti apriori che la ragione mette a fondamento della selezione del suo modo di percepire il mondo e, pertanto, del consenso che la ragione dà all'individuo di come e quando (e se è possibile) veicolare la propria libido nel mondo attraverso quelle e solo quelle relazioni.

"Stasi o ingorgo della libido; è lo stadio preliminare della nevrosi caratterizzato dal fatto che la libido non trova più il modo di scaricarsi, accumulandosi su formazioni intrapsichiche che poi si manifestano in sintomi. Esempio di stasi sono per Freud la nevrosi d'angoscia, l'ipocondria come accumulo di libido narcisistica e il delirio come disperato tentativo di dirigere l'energia libidica su un mondo esterno trasformato."

Innanzi tutto diciamo che nell'Io c'è la sede della percezione razionale. Che il reale oggettivo si opponga all'onnipotenza dei desideri della ragione umana soggettiva, non c'è dubbio. Ma il reale oggettivo non è il principio di realtà manifestato attraverso la sua interpretazione dalla ragione. Il principio di realtà è imposto al soggetto dalla ragione del soggetto. La ragione ferma la manifestazione della libido nell'oggettività in quanto, per la ragione, la manifestazione della libido deve essere contenuta entro i limiti della ragione.

E qui affrontiamo un'altra macerie formata dalla psicanalisi: la ragione non è la struttura padrona della libido di un soggetto, ma, a differenza di quanto sostiene la psicanalisi, è lo strumento con cui il soggetto può veicolare la libido nell'oggettività del mondo e nella cultura in cui vive. La ragione, strumento dell'individuo e non realtà oggettiva dell'individuo!

La ragione cessa di essere uno strumento dell'individuo quando diventa, invece, la padrona dell'individuo spingendo l'individuo all'onnipotenza.

La ragione e la libido entrano in conflitto attraverso i dogmi morali imposti, non attraverso un "principio di realtà". Quando la psicanalisi adotta il dogma morale imposto come principio di realtà al quale l'individuo si deve adeguare, significa che la psicanalisi ha stabilito il proprio ruolo sociale: il ruolo di poliziotto del modello sociale imposto ad ogni singolo individuo. Costringere l'individuo ad adeguarsi a quel modello.

La libido non può emanare un pensiero magico, in quanto la libido è desiderio che spinge. Spinge, ma non pensa. E' solo la ragione che esprime pensiero attorno al desiderio quale manifestazione della libido, della vita, dell'individuo. Esiste la ragione infantile che riveste la libido di onnipotenza, ma non è il pensiero della libido, è il pensiero infantile proprio della ragione. Un pensiero infantile che quando la libido non riesce a liberare scontrandosi con la morale che le impedisce di veicolarsi nelle relazioni con il mondo, si fissa nel soggetto attraverso un ritrarsi della libido dal mondo esterno. E' la ragione che impone quel ritiro. Nel farlo impone al soggetto l'angoscia o l'ipocondria "preoccupazione immotivata per il proprio stato di salute accompagnata da disturbi fisici e stati di angoscia e di depressione".

La ragione impone l'onnipotenza delle leggi del mondo fisico: ogni ultima scoperta, ogni ultima invenzione, è l'invenzione definitiva. Lo scienziato che esamina il miracolato è scienziato 200 anni fa ed è scienziato oggi: solo che i miracolati sono un po' diminuiti. La ragione impone la superstizione nei confronti di quanto non comprende o non capisce accusando, chi fa affermazioni diverse dalla sua comprensione, di fare, a sua volta, superstizione. Così lo psicanalista ha la stessa funzione del missionario cattolico che doveva ridurre alla morale cattolica le popolazioni "primitive". Lo psicanalista rinchiude nella ragione quegli individui che spezzano le sbarre della ragione per veicolare la loro libido.

Vivere nel reale non significa riconoscere come oggettive, reali e naturali, le norme morali imposte. Sarebbe bene che lo psicoterapeuta non raccontasse sciocchezze. Non sono le "leggi scientifiche" che limitano la manifestazione della libido nella società, ma le regole morali imposte che controllano l'individuo bloccando la manifestazione delle relazioni della sua libido.

Sono i dogmi morali imposti all'individuo che lo costringono a rinunciare al piacere per sottometterlo alla sofferenza. Una società che articola la morale che impone sui bambini esaltando la sofferenza ha lo scopo di rendere raro, clandestino e pieno di sensi di colpa, la ricerca del piacere dell'individuo: ha lo scopo di imporre la malattia all'individuo. All'individuo come singolo e all'intera società come insieme i individui.

La morte è una dura realtà solo per la ragione e per la morale coercitiva nei confronti dell'individuo che, attraverso la morte del corpo fisico, si libera della morale coercitiva che non è riuscito a limitare nel corso della sua vita.

La malattia mentale è prodotta dalla coercizione che impedisce agli individui di veicolare la loro libido producendo angoscia, depressione, sensi di colpa, nevrosi ossessive, deliri, ecc.

E' Jung che scopre come la libido sia alla base delle emozioni e delle spinte dell'intera struttura dei desideri umani:

"intendere con questo termine un valore energetico suscettibile di comunicarsi a una sfera qualsiasi di attività: potenza, fame, odio, sessualità, religione; senza essere un istinto specifico"

La libido manifesta il principio del piacere attraverso tre sistemi con cui esprimersi nelle attività dell'individuo: la sua sessualità, la sua attività fisica, la sua attività intellettuale. Le circostanze della vita possono e debbono essere cambiate in una trasformazione continua. Come la specie, uscita dal brodo primordiale ha cambiato le sue circostanze di vita affrontando in maniera nuova e sempre diversa la realtà in cui nasceva, così i singoli Esseri Umani possono agire nella società per migliorare le loro condizioni di vita anche quando i psicanalisti li vogliono costringere ad accettare le condizioni come verità immutabile voluta dal dio. In questo sforzo di cambiamento nelle relazioni fra soggetto ed oggettività come insieme, la libido manifesta la sua ricerca del piacere. Un piacere che non è dato soltanto dal cambiamento delle condizioni, ma da tutto il percorso che il soggetto mette in atto per attuare il cambiamento che diventa PIACERE IN SE'!

Come si può accettare per vera un'affermazione del genere?

"L'uomo non può cambiare le circostanze della sua vita alle quali troppo spesso egli attribuisce la propria nevrosi".

La nevrosi è:

"disturbo psichico senza causa organica i cui sintomi sono interpretati dalla psicoanalisi come espressione simbolica di un conflitto che ha le sue radici nella storia del soggetto e che costituisce un compromesso fra il desiderio e la difesa."

Nella storia di un soggetto ci sono delle condizioni che hanno indotto al conflitto. Un conflitto che il soggetto ha risolto con la nevrosi impossibilitato a veicolare la propria libido nelle relazioni con il mondo. Quelle impossibilità e inadeguatezze, sono l'oggetto d'analisi della psicanalisi che solo affrontandole e risolvendole può uscire dalle macerie dei fallimenti che ha accumulato nel corso della sua storia.

"Ragione e scienza oppongono così la legge del reale al principio del piacere. E' la terza sorgente della coscienza morale. Freud non l'ha esplicitamente introdotta nei suoi studi sulla coscienza morale. ma se noi confrontiamo tutti gli enunciati sull'etica, appare che il principio della realtà, o l'onestà della ragione, è il suo principio etico fondamentale. E' addirittura chiamato - lo vedremo in seguito - a sostituirsi alla coscienza morale esplicitamente riconosciuta: quella che è costituita dall'ineluttabile consapevolezza della violenza." Huber Vergote/Piron "La psicanalisi scienza dell'uomo" ed. Borla Editore 1968

Non è ragione e scienza che oppongono la "legge del reale" al principio del piacere. Bensì è la morale coercitiva che spacciata per ragione e scienza (verità) viene imposta al nuovo nato per impedirgli l'accesso al "principio del piacere".

La ragione è per definizione disonesta. La sua pretesa di definire la realtà oggettiva in cui l'individuo esiste è il più grande atto di menzogna operata della ragione. La sua pretesa di essere "creata ad immagine di un creatore che la ragione stessa crea" è l'inganno degli inganni. La ragione inganna sempre l'individuo. Lo imprigiona nell'illusione della sua comprensione del mondo. Una comprensione necessariamente limitata, monca e misera, rispetto all'immenso che attraverso lo spazio e il tempo ha forgiato l'individuo stesso. Una comprensione limitata dei fenomeni che dal mondo giungono a lui. Una comprensione limitata o pressoché nulla degli effetti delle sue azioni nel mondo in cui l'individuo vive.

Si potrebbe parlare di "ragione onesta" soltanto quando la ragione è al servizio della libido. Quando l'attività della ragione, nel reale sociale in cui l'individuo vive, agisce per permettere alla libido di soddisfarsi nel principio del piacere in relazione alle condizioni imposte dalla società all'individuo. Si potrebbe parlare di "ragione onesta" quando la ragione cessa il ruolo di dittatore nell'individuo e si mette al servizio dell'individuo.

Ridurre le pulsioni dell'individuo alla ragione ha prodotto molti disastri sociali. Molte macerie sono state accumulate dagli psicanalisti; molte persone hanno sofferto la loro onnipotenza nel razionale.

C'è un solo atto che la psicanalisi può individuar come violenza, ed è l'imposizione sull'individuo della morale. Che cos'è la morale?

"è considerata un aspetto della Coscienza con riferimento a quei processi cognitivi ed emozionali che sono alla base della formazione di una guida interiore che regola la condotta individuale in armonia con i valori riconosciuti dal gruppo sociale di appartenenza."

Questa, a sua volta, prevede:

"un processo di acquisizione della Coscienza morale..."

Un atto di violenza. L'atto di violenza per eccellenza. L'atto di violenza da cui discendono e provengono ogni atto di violenza compiuto da ogni individuo nella società. E' il "gruppo sociale", la "società" che impongono, con un atto di violenza, la morale al soggetto. La morale attraverso la quale il soggetto può veicolare la sua libido nella ricerca del principio del piacere di fatto, per il "gruppo sociale", diventa l'atto di violenza con cui impedire al nuovo nato di veicolare la sua libido. Un atto di violenza che la società ritiene legittimo, ma che la vita qualifica come crimine. Questo produce l'effetto della violenza. Se il blocco nella veicolazione della libido attraverso le relazioni sociali produce la malattia psichiatrica, questa si riversa nella società non solo con la chiusura dell'individuo su sé stesso, ma anche attraverso la manifestazione delle Erinni, con tutta la loro carica distruttiva, con cui il singolo individuo tenta di spezzare le sbarre con cui la morale imposta gli impedisce l'esistenza.

Cumuli di macerie ha accatastato la psicanalisi sulla sua strada. Ha accatastato cumuli di macerie di fallimenti proprio perché gli psicoanalisti non hanno avuto la dignità morale di mettere in relazione cause ed effetti del divenire dell'uomo nella società e di assumersi la responsabilità del proprio lavoro pagando per i fallimenti che loro stessi hanno prodotto.

Come insegna Asclepio, dal fallimento nasce il nuovo perché lo sforzo di trasformazione di chi ha agito è sempre nobile quando i suoi intenti sono nobili, ma se noi alzassimo i monumenti ai fallimenti, anziché ai successi, gli individui sociali non ripeterebbero gli errori fatti.

Nota: le citazioni di psicologia, dove non precisate, sono tratte dal Dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti ed. Garzanti

Marghera, 07 luglio 2008

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La filosofia della Stregoneria

La Stregoneria è un cammino. Questo perché la Stregoneria è trasformazione del soggetto che percorre il sentiero. Il sentiero è mutamento dopo mutamento, trasformazione dopo trasformazione. La sequenza delle trasformazioni del soggetto, in ogni istante che si trasforma, forma il cammino dello Stregone. In ogni attimo lo Stregone, come ogni persona, presenta il proprio Potere di Essere che altro non è che quanto ha costruito mediante le sue trasformazioni.