Gesù a Nazareth: il profeta disprezzato in patria

I vangeli e l'insegnamento di Gesù

di Claudio Simeoni

 

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034

 

Vedi anche i valori morali e valori sociali

 

Il profeta disprezzato in patria

 

Gesù dice: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria".

E' il tema trattato dai vangeli quando Gesù va a Nazareth. Gesù chiama sé stesso "profeta" e qui è necessario che ci mettiamo d'accordo su che cosa intendiamo per profeta e da che cosa nasce la figura del profeta.

Nelle antiche religioni prima dell'ebraismo e anche in contemporanea all'ebraismo c'era la figura dell'eroe o semidio.

L'eroe e il semidio sono dei soggetti che agiscono nel mondo modificando la realtà del mondo in cui vivono. Nell'ebraismo e nel cristianesimo non esiste la possibilità di modificare il mondo con comportamenti eroici perché, dal momento che il mondo è creato ad immagine e somiglianza del dio padrone, nessuno può modificare la creazione del dio padrone e tanto meno intervenire sul destino (le trasformazioni) del mondo imposte e volute dal dio padrone.

Ne segue che l'unica forma di intervento nel mondo da parte degli individui delle religioni ebrea, cristiana e, in seguito, la musulmana, non è quella di agire nel mondo con un comportamento eroico, ma è quella di interpretare il volere del loro dio padrone.

Nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'islam, il profeta ha lo stesso ruolo che ha l'eroe e il semidio nelle antiche religioni. Con la differenza che mentre l'eroe o il semidio traggono la forza da sé stessi e nel mondo scelgono, tanto che è la loro scelta che , poi, li trasforma in Dèi, nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'islam gli uomini sono puri oggetti, oggetti posseduti dal dio padrone privi di propria volontà, e il dio padrone si serve dei "profeti" per comunicare il proprio volere alla propria merce umana.

La questione oggettiva costruisce la discriminante.

L'azione attraverso la quale Ercole libera la mia città dal Leone di Nemea che impediva un vivere tranquillo della città è un'azione che se da un lato trasforma Ercole, dall'altro lato rende migliore la vita di quei cittadini.

Ercole agisce nel mondo e modifica la realtà del mondo migliorando la mia vita.

Io non osservo nessuna azione fatta dalla persona che afferma di essere un profeta. Io non dico "quello è un profeta" partendo da ciò che osservo. Da lui ascolto un delirio che, secondo le sue affermazioni, deriverebbe dal dio padrone. Un dio padrone che non rientra sotto i miei sensi, mentre rientrano sotto i miei sensi le sue parole. Le parole del profeta non sono quelle che dicono, ad esempio, "se vuoi costruire un arco in pietra devi usare la chiave di volta". Le parole del profeta sono quelle che preannunciano un'azione del dio padrone nei confronti egli uomini e, proprio in previsione di tale azione, invita gli uomini a predisporsi in un "certo" modo.

Per esempio, i profeti delle religioni del cargo affermavano: "Sta arrivando dio su grandi navi che porterà tutti gli oggetti e tutto il cibo che serve agli uomini." E' il principio manifestato da Gesù secondo cui i suoi seguaci non si devono preoccupare di che cosa mangeranno o di che cosa si vestiranno perché dio provvede loro. In vista di quest'azione del dio padrone, questi profeti invitarono gli uomini a distruggere case, bestiame, oggetti e spesso raccolti agricoli. Il dio padrone non arrivò sulle navi a portare quanto atteso e tutti i seguaci del delirio del profeta sprofondarono in una miseria assoluta. Gesù dice di dare le ricchezze ai poveri perché sta arrivando la fine del mondo e lui arriva con grande potenza sulle nubi: la gente dà i proprio oggetti ai poveri per avere un posto in prima fila, Gesù non arriva dal cielo con grande potenza, la fine del mondo non c'è e loro sono senza ricchezze con cui sopravvivere dopo aver distrutto il proprio mondo.

Il profeta nel mondo cristiano è un delirante malato di delirio di onnipotenza i cui deliri hanno la funzione di distruggere il divenire dell'uomo mediante la distruzione del suo presente. Questa definizione è la definizione precisa di Gesù. Gesù è un profeta che preannuncia la distruzione del suo presente e l'imminente fine del mondo.

Affinché il profeta sia coerente sarebbe necessaria la verifica di quanto afferma. Dal momento che quanto afferma presuppone la distruzione del presente, condizione prima affinché si realizzi la promessa, non esiste la possibilità dei danneggiati di verificare l'inganno salvo in piccole cose, nell'epoca moderna, in cui la Polizia di Stato è intervenuta nei confronti di individui di questo genere.

Nel testo "nessuno è profeta in patria" è proprio la pretesa di essere un profeta che viene messa in discussione.

Io posso anche dire che "se accendete un fuoco nel bosco, il bosco prenderà fuoco", ma gli oggetti fuoco, bosco e relazione appartengono al mio vissuto. Al contrario il profeta ebreo, cristiano e islamico è uno strumento del dio padrone e dal momento che il dio padrone non esiste e che quanto dice, inviato da dio, è un suo personale delirio; ne consegue che il profeta è solo un delirante il cui unico fine è la distruzione del presente degli uomini.

Scrive Matteo

E recatosi nella sua patria, li istruiva nella loro Sinagoga. Pieni d'ammirazione, esclamavano: "Donde mai vengono a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria, e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? Le sue sorelle non sono tutte fra noi? Di dove, dunque, vengono a costui tutte queste cose?". Ed erano sconcertati sul suo conto. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è privo d'onore se non nella sua patria e nella sua casa". Sicché a cagione della loro incredulità, non fece lì molti miracoli.

Vangelo di Matteo 13, 53-58

Scrive Marco

Giunto il Sabato, si mise ad insegnare nella sinagoga; i numerosi spettatori erano pieni di stupore e dicevano: "Donde gli vengono tali cose? E che sapienza è questa che gli è stata data, e questi miracoli compiuti per le sue mani? Non è egli il falegname, il figlio di Maria e fratello di Giacomo, di Giuseppe, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non sono qui fra noi?". E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, fra i suoi parenti e nella sua casa". E non poté fare lì alcun miracolo: guarì soltanto pochi malati, imponendo le mani.

Vangelo di Marco 6, 2-6

Scrive Luca

Gesù spinto dalla potenza dello Spirito, ritornò in Galilea e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Egli insegnava nelle loro sinagoghe, glorificato da tutti. Si recò a Nazareth, dov'era stato allevato, e, secondo il suo costume, entrò nella Sinagoga il giorno di Sabato e si alzò per leggere. Gli fu presentato il volume del profeta Isaia, e svolto che l'ebbe, trovò il passo dov'era scritto: "Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha consacrato, mi ha invitato ad annunziare la buona novella ai poveri, la liberazione ai prigionieri, il recupero della vista ai ciechi, la libertà agli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore".

Arrotolato quindi il volume, lo restituì all'inserviente e si sedette. Gli sguardi di tutti i presenti nella sinagoga erano fissi su di lui.

Egli cominciò dunque a dir loro: "Oggi si è compiuta questa scrittura in mezzo a voi". Or, tutti ne parlavano in bene ed erano meravigliati per le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca ed esclamavano: "Non è lui il figlio di Giuseppe?". Ma egli disse loro: "Certamente voi mi applicherete questo proverbio: "Medico, cura te stesso; tutto quanto abbiamo udito che è avvenuto a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria" ". Poi aggiunse: "In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto in patria sua. In verità vi dico: vi erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo rimase chiuso per tre anni e sei mesi, sicché vi fu una grande carestia in tutta la Palestina, eppure Elia non fu inviato a nessuna di loro, salvo ad una povera vedova di Sarepta, nel territorio di Sidone. Vi erano molti lebbrosi in Israele al tempo di Eliseo profeta, ma nessuno di loro fu mondato, eccetto il siro Naaman". All'udir queste parole, tutti i presenti nella sinagoga si sentirono pieni di sdegno e, levatisi, lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero sopra una rupe del colle su cui la loro città era edificata, per precipitarlo di sotto; ma egli, passando in mezzo alla folla se ne andò.

Vangelo di Luca 4, 14-30

Scrive Giovanni

Poiché Gesù stesso aveva affermato che un profeta non gode stima nella propria patria.

Giovanni 4, 44

Riflessione su Gesù come profeta in patria

Dell'episodio gli evangelisti ci danno tre versioni che solo apparentemente si completano, in realtà si oppongono l'una all'altra.

Come spesso accade Marco racconta la storia in modo molto stringato e conciso a differenza degli altri evangelisti; Matteo e Luca preferiscono raccontare la storia riempiendola di fantasticherie che usano per propagandare la loro descrizione.

Le differenze fondamentali sono dovute al diverso referente a cui i vangeli vengono rivolti.

Ricordiamo ancora che Matteo scrive un vangelo interno, Marco, dettato da Pietro, scrive un vangelo indirizzato alla predicazione presso i romani, Luca scrive il suo vangelo in funzione delle comunità greche. Matteo si rivolge ad ebrei convertiti, il loro condizionamento educazionale è articolato attorno all'immagine di dio come padrone assoluto, Marco si rivolge ai romani e al loro pragmatismo, Luca si rivolge ai greci e alle loro capacità retoriche, logiche, mitiche e filosofiche.

Per questo motivo Matteo afferma che Gesù, arrivato nella sua patria, li istruiva nella loro Sinagoga. A Matteo interessava presentare agli ebrei un personaggio che entrava nella Sinagoga e con un'autorità tale da istruire i presenti. Una specie di autorità rabbinica. Gesù può aver parlato ai presenti, ma non per suscitare ammirazione, ma per imporre sé stesso come figlio del loro dio padrone e pretendendo che questi lo accettino e lo adorino come tale. Non può aver suscitato ammirazione, può aver suscitato quell'attimo di stupore in chi, ascoltando perplesso quelle parole, afferma: "Ma che cosa vai farneticando?". Diventa logica la frase successiva: "Non è forse il figlio del falegname ecc....". Chiedersi che cosa sta affermando è corretto, ma non si può far seguire la frase "Non è egli il figlio del falegname...." alla preposizione "Donde mai vengono a costui questa sapienza e questi miracoli?".

Il riconoscimento della sapienza e il riconoscimento di miracoli sono cose. Davanti alle cose il giudizio si arrende. Gesù fa il miracolo, dunque Gesù è il figlio di dio. Tutti quelli che fanno i miracoli sono figli di dio? Ancora, se sei sapiente, e non lo potevi essere in nessun altro modo in quanto noi sappiamo chi sei e da dove vieni, la tua sapienza viene da dio? Quale sapienza? Dal momento che l'evangelista non entra nei contenuti, appare evidente che non si tratta di "sapienza", ma di pretese di Gesù. Questo infastidisce i presenti.

Il punto è che gli astanti non riconoscono né la sapienza né i miracoli, ma soltanto quanto Gesù millanta, quanto afferma chiedendo di essere creduto. Proprio per questo diventa logica la frase che segue sulla conoscenza della relazioni parentali di Gesù.

Lo sconcerto, a cui si riferisce Matteo è giustificato col fatto che: "tu affermi di fare miracoli, tu affermi di essere il figlio del nostro dio padrone, ma noi ti abbiamo visto crescere con i moccoli al naso, sappiamo che tua madre è qui e qui ci sono i tuoi fratelli e le tue sorelle, non raccontarci balle".

L'affermazione di Gesù sull'onore è un'affermazione priva di senso. Un profeta è privo di onore solo nella misura in cui millanta quanto afferma e, nel millantarlo, chiede adesione acritica alle sue affermazioni, sottomissione a quanto afferma e non ammette critica o sospensione del giudizio sul suo operare. In realtà, un individuo siffatto è sempre privo di onore, solo che nella sua terra, fra chi lo ha sempre conosciuto, è più difficile operare con l'inganno e tracotanza.

Il colmo della beffa è l'ultima frase di Matteo secondo la quale a causa della loro incredulità non fece molti miracoli. Sembra dire che non si sono bevute le sue capacità miracolistiche.

L'elemento di maggior interesse del racconto di Matteo, coincide col racconto di Marco, è la parentela di Gesù. Viene citato come padre, il falegname. Termine generico che vale per qualunque nome mentre la madre viene citata per nome e, sempre per nome, i fratelli mentre delle sorelle si parla genericamente. Dunque, la verginità di Maria è stata profanata da almeno sette nascite, cinque maschi e almeno due femmine. Alla faccia della castità con la quale i cristiani hanno spacciato questa donna. Sembra, a questo punto, che gli ebrei avessero ragione nel dire che Gesù era un figlio illegittimo e che Maria era stata scacciata dal marito per adulterio.

In Marco è detto che in quella regione non fece miracoli, si limitò a qualche guarigione attraverso l'imposizione delle mani. La differenza non è da poco in quanto, nell'aspetto specifico, Marco sbugiarda Matteo. Chi dei due ha ragione? Probabilmente stanno millantando entrambi in quanto oramai, qualsiasi capacità miracolosa Gesù avesse avuto, si dimostrava menzogna non appena qualche scettico si presentava. Non è un caso che il miracolo era accompagnato dalla fede del richiedente. E' più credibile che avesse imposto le mani su qualcuno, quanto a guarirlo questo era un altro paio di maniche.

Luca deve costruire un Gesù presentabile alle comunità greche ed ecco che il Gesù che si reca in Galilea diventa un individuo spinto dalla potenza dello spirito. I vocaboli vengono usati per costruire un individuo sapiente, imponente, ben diverso dalla descrizione di Marco e Matteo: un novello Apollo che cavalca sul suo carro di fuoco e he discute di filosofia come un Socrate o un Aristotele.

Quest'immagine si accordava perfettamente con la mitologia greca ed era spendibile nelle comunità greche.

E come dal Sole si diffonde la luce, così appena giunto in Galilea si diffonde la sua fama. La fama esce dal potere di Gesù, non dalle sue azioni. Luca deve partire da questo per dimostrare che il potere di Gesù era quello degli dei dell'Olimpo, nessuno avrebbe accettato un uomo come un dio a meno che le sue azioni non fossero state tali da farlo diventare un semidio.

Dioniso era risorto, altri grandi in Grecia avevano fatto miracoli, tutti erano in grado di trarre la forza da sé, tutti gli eroi avevano acquisito fama in base alle loro azioni. Eracle era spinto alle sue azioni dal potere di Zeus, così Gesù era spinto nelle sue azioni dal potere del dio padrone (lo sforzo che i cristiani fecero per sostituire l'iconografia classica di Zeus con quella del loro dio fu una delle maggiori operazioni di stupro religioso della storia).

Luca ha bisogno di costruire un precedente. Gesù in Galilea insegna nelle Sinagoghe e tutti lo glorificano. Elemento assoluto del discorso: Gesù viene glorificato! Cosa dice o cosa ha fatto non è dato sapere, si sa soltanto che viene glorificato: accontentatevi!

A Nazareth entra nella Sinagoga, gli presentano un volume del profeta Isaia, trova un passo e lo legge esaltando, attraverso questo, la sua persona e il suo programma politico.

Innanzi tutto il Gesù, descritto dai vangeli, non sapeva né leggere né scrivere. Non aveva nessuna cultura. Questo non è importante per chi è convento che Gesù avesse avuto la scienza e la conoscenza dal dio padrone, è importante per Luca in quanto egli non può andare dalle comunità greche prendendo atto che il suo maestro è ignorante. Anche se non hanno memoria, si ricordano di annoverare fra i propri compatrioti Socrate, Aristotele anche se magari non ricordano Pirrone, Carneade, Epicuro, Licurgo ecc. ecc.. Per Luca è importante far credere come Gesù possedesse una cultura. Una cultura che gli permette di sfogliare un libro alla ricerca di un passo che lui ricordava (perciò già studiato) e un rispetto tale nella Sinagoga da indurre l'inserviente a consegnargli un volume di un profeta. Quanti libri giravano in quei tempi nelle Sinagoghe? Nessuno, o quasi.

Egli afferma che questa scrittura si è compiuta in mezzo a loro, oggi! Dunque oggi viene data la buona notizia ai poveri, oggi si liberano i prigionieri, oggi i ciechi recuperano la vista, oggi gli oppressi vengono liberati. Oggi di duemila anni or sono, non è tempo che la chiesa cristiana ci dia un taglio con queste menzogne?

La chiesa cristiana aumenta e coltiva la miseria, la chiesa cristiana aumenta la carcerazione degli Esseri Umani più deboli. Se qualche cieco recupera la vista si deve grazie ad un bisturi esperto costruito dalla lotta per la conoscenza che Streghe e Stregoni hanno ingaggiato contro l'oscurantismo cristiano. L'oppressione dei cristiani sugli Esseri umani continua togliendo loro la libertà attraverso l'imposizione della loro morale.

L'inganno operato da Luca che deve spacciare queste illusioni alle comunità greche per giustificare l'imposizione violenta agli uomini di Gesù come figlio del dio padrone per costringere le persona a sottomettersi. Luca ricorre alla truffa, all'inganno e, quest'inganno, si perpetra per duemila anni perpetrando il genocidio di milioni di Esseri Umani di cui Gesù, Luca e tutti gli apostoli, tutti gli evangelisti, tutti i papi e i loro benedetti sono responsabili assieme ai guardiani dei campi di sterminio. Nell'ideologia, nel pensiero che viene spacciato da Luca, non c'è buona fede che tenga; la buona fede non esiste quando si priva qualcuno di quanto quel qualcuno possiede: le determinazioni per agire in funzione del suo futuro in relazione all'oggettività in cui vive.

Luca dice: "vedete quali meravigliose parole Gesù ha pronunciato? Quali parole di grazia uscivano dalla sua bocca?". La domanda va risolta a Luca: "Quali parole?" Quale dottrina, che non fosse l'esaltazione della propria persone in disprezzo degli uomini, ha manifestato Gesù?

Nel vangelo di Matteo si indica Gesù come il figlio del falegname e si elencano i fratelli accennando alle sorelle; in Marco Gesù non è il figlio del falegname, ma è lui stesso il falegname, quasi che un giorno sia andato fuori di testa, abbia gettato pialla e martello e sia andato in giro proclamandosi figlio di dio. Un po' come Lobsang Rampa (all'anagrafe Cyril Henry Hoskin) il postino che un giorno si è presentato a casa vestito da buddista e ha spacciato il terzo occhio come una realtà oggettiva inducendo migliaia di persone sono andate alla ricerca per aprire il terso occhio. Non trovarono il terzo occhio, in compenso sottrassero alla società il contributo che avrebbero potuto darle con una diversa attività.

In Luca sparisce l'elenco dei fratelli, delle sorelle e il nome della madre, ma appare il nome del padre. Guarda caso quel Giuseppe che in Marco e Matteo viene indicato come fratello di Gesù. A questo punto era meglio che gli evangelisti si mettessero d'accordo.

Luca presenta Gesù come un misto fra un semidio e un filosofo, l'incarnazione del dio in terra ed egli sa benissimo che se parla di fratelli e di sorelle, anche i fratelli e le sorelle sono figli di dio in terra a meno che non si voglia dare alla madre di Gesù della prostituta (tema, del resto, confermato da Luca attraverso il magnificat). A Luca interessa presentare un Gesù sapiente ed integerrimo opposto ad una folla feroce e ignorante. "Guardate a che gente Gesù distribuiva le sue perle!" dice Luca ai greci, "raccogliamole noi che veniamo da una tradizione più colta!".

Luca costruisce una relazione fra i citati e Gesù attribuendo a Gesù e al suo tempo la realizzazione della "…buona novella ai poveri, la liberazione ai prigionieri, il recupero della vista ai ciechi, la libertà agli oppressi…" che altri deliranti avevano promesso. In questi termini, in cui Luca è consapevole della menzogna, Luca stesso, se fosse stato uno degli astanti avrebbe preso Gesù e gettato dalla rupe.

Luca si appresta a scalzare dal suo trono Zeus, non basta che le comunità greche credano in Gesù quale figlio del dio padrone, ma attraverso affermazioni sofistiche e retoriche devono accettare la tradizione ebraica dalla quale Gesù proviene. Per questo parla di profeti precedenti. Accenna ad Elia, il massacratore. O all'opera di tale Eliseo.

Luca dice che lo sdegno dei presenti nella Sinagoga fu dovuto perché Gesù si era paragonato a questi miti ebraici. Per questo vollero ucciderlo. Strano, a questo tentativo di ucciderlo non parla né Marco né Matteo, secondo loro Gesù se ne va scornato ed umiliato per essere stato scoperto come millantatore.

Come Luca vuole rendere leggendaria la nascita di Gesù stuprando i miti precristiani esattamente come gli ebrei hanno costruito la figura di Mosè stuprando il mito di Sargon, così mitizza la sua uscita dalla Galilea. Vogliono gettarlo dalla rupe, ma lui se ne va. Il "potere" di Gesù contro l'indignazione che ha provocato. Luca non ci dice se fra chi voleva gettarlo dalla rupe c'era qualche cieco che si è sentito deriso.

Giovanni non l'ho preso in considerazione perché Giovanni si limita all'affermazione e questo appartiene al suo modo di pensare il fallimento dei profeti.

Questo è il cristianesimo!

Data di pubblicazione sull'web: 03 agosto 2004 (quando avrò la data di scrittura del testo, forse, la metterò)

Modificato per la pubblicazione il 10 novembre 2015

NOTA: Le citazioni dei vangeli sono tratte dalla bibbia delle edizioni Paoline 1968

Indice del primo Male.

 

I valori etico-morali del cristianesimo.

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Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015

Gesù e il cristianesimo

Il cristianesimo è un modo per distruggere il divenire degli uomini. Per capire la strategia di distruzione dell'uomo del cristianesimo è necessario leggere i vangeli e interpretarli alla luce dell'uomo ridotto in schiavo obbediente, oggetto di possesso e privato della propria capacità di vivere e abitare il mondo in nome del dio cristiano che altri non è che il Macellaio di Sodoma e Gomorra, il criminale che ha distrutto l'umanità e la Natura col Diluvio Universale e che ordina il genocidio dei popoli per favorire i criminali del Popolo Eletto.