Le origini biologiche della solidarietà umana
e l'idea del Buon Samaritano

Vangelo di Luca 10, 25 - 37

di Claudio Simeoni

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034

 

I conflitti sociali imposti da Gesù

 

Il Buon Samaritano e la solidarietà

Luca 10, 25-37

Quando parliamo dei comportamenti morali propri in una società, ci riferiamo sempre a delle regole religiose che vengono imposte con tanta violenza sull'infanzia, da diventare importanti per quella società. La religione cristiana definisce le regole morali partendo dal diritto assoluto sugli uomini del suo dio e, per estensione, di chiunque si identifichi col suo dio in una gerarchia di dominio e di comando. E' la religione cristiana a determinare la struttura della morale in ogni società e tale struttura, nata e funzionale alla società monarchica, viene imposta nella società democratica per impedire ai cittadini di fruire dei diritti sociali e rimanere emotivamente sottomessi e nella stessa condizione morale in cui stavano nella società monarchica.

Vai al testo analitico della decontestualizzazione della Parabola del Buon Samaritano!

Ogni società nella storia dell'uomo, fin da quando l'uomo, nato nel brodo primordiale, ha iniziato a costruire una comunità, come il suo corpo, sommando cellula a cellula, si è strutturato come un'unità funzionale che, pur sommando più cellule (chiamiamole così) potessero presentare una coscienza comune che inglobava, pur mantenendola distinta, la coscienza della singola cellula. Si è costruito un meccanismo psico-fisico per cui ogni cellula partecipava alla coscienza complessiva del soggetto pluricellulare e, nello stesso tempo, la coscienza complessiva agiva in funzione dello sviluppo e della felicità di ogni singola cellula.

Questo meccanismo, attraverso cui si è formata la coscienza del singolo, è il meccanismo che il soggetto proietta sul mondo costruendo legami emotivi di con-partecipazione con ogni struttura emotiva del mondo in cui viviamo e affronta le relazioni cercando un mutuo e reciproco vantaggio.

L'uomo, fin da quando era una singola cellula nell'ipotetico brodo primordiale, ha sempre sviluppato questo meccanismo di relazioni e a mano a mano che l'uomo si trasformava in una struttura più complessa, da rettile a piccolo mammifero, a primate, ecc. ha fissato questo meccanismo relazionale in forme biologiche e psicologiche sempre più complesse capaci di esprimere un alto numero di variabili sulla con-passione relazionale.

Tutti gli insiemi sociali, fin dagli albori della vita, hanno vissuto regole (regole che noi individuiamo o pensiamo di individuare, come una specie di osservatori esterni) che fra piacere, soddisfazione del bisogno pulsionale, relazione che dà piacere, relazione che assicura sicurezza nel poter dare piacere, relazione che estende le possibilità di trarre piacere, ecc. ha trovato i suoi equilibri in forme di reciprocità fra sè stessi e l'ambiente, fra i sè stessi che abitano l'ambiente e fra i sè stessi diversi da sè stessi che formano l'ambiente. E' la ricerca della soddisfazione pulsionale, sia semplice che complessa, che costruisce le relazioni, e con esse le regole e poi le leggi, del nostro abitare il mondo.

Dopo miliardi di anni di esistenza degli Esseri Umani, arriva il cristianesimo e dal momento che gli uomini non si mettono in ginocchio davanti al loro dio, affermano che l'uomo è malvagio. La malvagità, come negazione delle relazioni psico-emotive fra gli uomini e fra gli uomini e il mondo, diventa il motivo d'esistenza dell'ebraismo prima e del cristianesimo poi. L'ebraismo e il cristianesimo costruiscono la malvagità fra gli uomini. Per farlo prendono il piacere relazionale fra gli uomini, lo perseguono militarmente per imporre agli uomini la necessità della relazione fra l'uomo e il dio padrone sottoponendo l'uomo al terrore che ne deriverebbe dalla disobbedienza degli ordini morali e comportamentali imposti dal dio padrone.

La malvagità è costruita da ebrei e cristiani che si trovano a muoversi in un mondo malvagio perché quel mondo vive il piacere delle relazioni fra gli uomini e non si sottomette al loro dio padrone. Dal momento che gli uomini non danneggiano gratuitamente sè stessi, sono gli ebrei e i cristiani che organizzano l'azione per danneggiare gli uomini, costruire l'infelicità, la disperazione e trarre vantaggio da una disperazione diffusa per poter indicare la felicità nell'obbedienza e nella sottomissione al loro dio padrone.

Tanto più i cristiani riescono a diffondere la disperazione fra gli uomini e tanto maggiore è l'effetto dell'attesa nella promessa della provvidenza del loro padrone.

Parlando del cristianesimo e delle sue regole morali, dobbiamo distinguere la società in un "prima dell'avvento del cristianesimo" e in un "dopo l'avvento del cristianesimo".

Dobbiamo distinguere fra quando gli uomini vivevano la loro vita affrontando i problemi che di volta in volta si presentavano, con tutte le difficoltà del loro pensare il mondo, e la vita degli uomini dopo l'arrivo del cristianesimo che annientando la possibilità dell'uomo di pensare il mondo lo costringe a subire il mondo in una condizione psicologica di attesa del loro dio padrone. L'attesa, che durava tutta la vita, si trasforma in consolazione al momento della morte per lenire il dolore emotivo del fallimento esistenziale prodotto dall'attesa. L'uomo che moriva, disperato e angosciato, veniva trasformato dai cristiani nell'esaltazione del loro padrone attraverso il morire di chi aveva atteso.

Prima dell'avvento del cristianesimo, NON ESISTEVA LA MISERIA. Quella miseria sociale, etica e morale, che noi siamo abituati a pensare, nasce col cristianesimo. Prima del cristianesimo la povertà sociale non esisteva (salvo che nelle comunità ebraiche).

E' il cristianesimo che costruisce la miseria sociale, etica e morale imponendo all'uomo, mediante la violenza sull'infanzia, di spostare l'attenzione dal mondo in cui vive alle esigenze del suo dio padrone.

Le esigenze del dio padrone imposte dai cristiani nella società, sono gli elementi che costruiscono la miseria sociale. Si costruisce il conflitto fra gli uomini che tentano di costruire relazioni sociali e il cristianesimo che volendo imporre le relazioni di ogni singolo uomo col proprio dio violenta gli uomini affinchè rinuncino ad essere uomini e si trasformino in pecore del proprio gregge.

Pensate soltanto a quando i vangeli raccontano delle "masse" che seguivano Gesù nella sua predicazione. Dovevano essere delle persone molto ricche, o comunque non indigenti, per permettersi di seguire un predicatore senza lavorare. Nè potevano essere degli schiavi obbligati al lavoro. Significa che c'era un benessere sociale che consentiva alle persone di dedicarsi a bisogni intellettuali, astratti, senza essere ossessionati dal lavoro. Non lavoravano 14 ore al giorno come nel secolo scorso, nè timbravano il cartellino come gli operai di oggi, nè erano ossessionati dal lavoro servile della gleba. Potevano seguire un predicatore per giorni, mantenendosi senza lavorare!

Lo stesso vale per Roma Antica. La miseria non era subita; si distribuiva pane, vino e olio agli indigenti (e giochi), proprio per permettere quel minimo di benessere che consentisse ai cittadini di partecipare alla vita sociale.

Poi, arriva il cristianesimo e distrugge le società civili imponendo la miseria economica, morale, etica e sociale. La morale cristiana è la morale che impone la miseria nelle società. Il cristianesimo si appropria dello stato sociale e lo trasforma in carità. Non è più lo Stato che ha il dovere di provvedere ai cittadini indigenti, ma è il dio padrone che elargisce briciole secondo il suo estro, il suo arbitrio, il suo desiderio (i poveri li avrete sempre con voi e potrete far loro del bene ogni volta che vorrete – dice Gesù – nel dire questo, intende che potrete sterminarli ogni volta che vorrete). Una miseria che permette al prete cattolico di distribuire favori, impedire a chi non si mette in ginocchio di scalare la gerarchia sociale, permettere a chi si mette in ginocchio di trovare il posto di lavoro: il cristianesimo è il fondamento di quell'organizzazione economico-sociale che oggi chiamiamo mafia e che tanti danni impone alla società civile.

Per comprendere il senso della parabola del "Buon Samaritano" dobbiamo inserirla nel giusto contesto. Il giusto contesto è l'uomo e il suo divenuto di Essere della Natura. La parabola del "Buon Samaritano" viene presentata dai cristiani come un comportamento etico-morale proprio del cristianesimo. Come novità rispetto a comportamenti etico-morali che precedono il cristianesimo.

Nella parabola del Buon Samaritano i cristiani vanno identificati con i ladri e i bastonatori dell'uomo lasciato mezzo morto sulla strada. Infatti, i cristiani hanno bastonato e rapinato tutte le società civili lasciando i cittadini affamati e privi di diritti sociali, ridotti alla miseria e alla schiavitù.

I cristiani negano ogni concetto di giustizia. L'unica giustizia che conoscono è la schiavitù al loro dio padrone e, loro, si identificano col dio padrone sottraendosi ad ogni dovere in campo sociale.

Il concetto di giustizia e di solidarietà è proprio della vita degli uomini come di ogni altro Essere della Natura. Le relazioni fra i soggetti e il mondo sono rette da quella forma di armonia che è propria del divenuto e delle trasformazioni della materia da inconsapevole a consapevole. Il concetto di giustizia è quella forza di coesione che tiene insieme le nostre stesse cellule del corpo come ogni ambiente collettivo e sociale e che il cristianesimo, per volerlo controllare, deve distruggere. Il comportamento degli Esseri della Natura sono manifestazione di meccanismi biologici che hanno lo scopo di far sopravvivere, trasformare e perpetuare la specie, ogni specie della Natura in quanto parte della Natura stessa.

La cultura dei vari popoli altro non fa che rivestire di valore culturale e valore simbolico ció che è una spinta biologica negli esseri della Natura.

Per comprendere l'importanza del concetto di etica, di morale e di giustizia all'interno degli Esseri della Natura, mi servo di un articolo di un quotidiano. Io so perfettamente che noi tendiamo a considerare i concetti di giustizia e solidarietà all'interno del contesto umano, ma io voglio far capire che questa spinta è una spinta universale della vita intesa come manifestazione in sè, qualunque sia la specie o la condizione in cui la vita si veicola e si manifesta.

La Repubblica 22 marzo 2007:

"Tra gli scimpanzè l'origine dell'etica

"Lo dimostra l'osservazione dei comportamenti sociali dei primati"

Articolo di Nicholas Wade

"Alcuni scimpanzè, animali incapaci di nuotare, sono annegati nei fossati pieni d'acqua in uno zoo nel tentativo di portare soccorso ai loro simili. Alcune scimmie, alle quali era stata offerta l'opportunità di procurarsi del cibo tirando una catena che avrebbe inferto una scossa elettrica ad uno di loro, hanno preferito rimanere senza mangiare per molti giorni. Secondo i biologi questi ed altri comportamenti sono i segni precursori del senso etico umano.

Fu il biologo Edward O. Wilson oltre trent'anni fa a suggerire che "è giunto il momento di togliere temporaneamente l'etica dalla sfera di pertinenza dei filosofi per assegnarla ai biologi". Da allora sono stati fatti molti passi in avanti. L'anno scorso Marc Hauser, un biologo dell'evoluzione che lavora ad Harvard, nel libro Moral Minds ha ipotizzato che il cervello sia fornito di un apparato adibito ad acquisire le regole morali. In un altro libro, pubblicato di recente, Primates and Philosophers, il primatologo Frans de Waal sostiene che le radici della moralità possono essere fatte risalire al comportamento sociale delle scimmie. De Waal, direttore del Living Links Center dell'università di Emory (Usa), afferma che tutti gli animali sociali per poter vivere in gruppo hanno dovuto tenere a freno o modificare il loro comportamento. Queste coercizioni, evidenti in alcune scimmie e ancor più negli scimpanzè, costituirebbero il nucleo comportamentale attorno al quale si è poi formato il senso morale dell'uomo. Molti filosofi trovano assai arduo pensare agli animali come "esseri morali", e in effetti De Waal non afferma questo: sostiene invece che la moralità umana sarebbe impossibile senza una sorta di presupposto emotivo di cui le società degli scimpanzè danno testimonianza.

Le opinioni di De Waal si basano su anni di osservazioni sui primati, iniziati studiando le aggressioni tra scimmie e accorgendosi che dopo il combattimento tra due rivali gli altri scimpanzè consolano lo sconfitto. Ora, sostiene De Waal, per consolare qualcuno è necessario provare empatia e un livello di auto-consapevolezza che soltanto le grandi scimmie e gli esseri umani paiono possedere. Ma non è questa l'unica scoperta. Gli scimpanzè hanno anche uno spiccato senso dell'ordine sociale, delle regole e del comportamento, che occorre tenere "in società". Le giovani scimmie Rhesus imparano molto presto come devono comportarsi e ogni tanto, per punizione, ricevono un morso su un dito della zampa posteriore o anteriore. Altri primati hanno uno spiccato senso di reciprocità e di giustizia, ricordano da chi hanno ricevuto favori e da chi torti. Gli scimpanzè, per esempio, sono più disposti a condividere il cibo con quelli che si sono presi cura della loro pelliccia. Le scimmie "cappuccino"mostrano disappunto se ricevono una ricompensa inferiore – per esempio un pezzo di cetriolo anzichè dell'uva – rispetto a quella che riceve un partner che ha svolto uno stesso incarico. Questi comportamenti, secondo De Waal, sono i presupposti stessi della socialità. L'omo li avrebbe solo "perfezionati"...[...]"

Le attuali osservazioni scientifiche sono arrivate ad un punto tale da poter dimostrare che la solidarietà, il mutuo soccorso, la compassione, l'empatia, sono bisogni dell'organismo vivente, umano nel nostro caso. Ma non sono bisogni dell'organismo umano oggi, ma di ogni organismo umano fin da quando l'uomo era paragonabile ad un essere unicellulare. E sono parte dell'organismo umano proprio perché sono state forze partecipi all'evoluzione dell'uomo e alle sue trasformazioni.

E' importante riuscire a comprendere questo, perché, in caso contrario, non si riesce a capire il senso del vangelo del Buon Samaritano.

E' proprio del cristiano diffondere l'idea dell'uomo malvagio che abbandona un proprio simile al pericolo e alla morte quando potrebbe fare altrimenti. Solo che noi possiamo accettare tale idea soltanto se neghiamo all'uomo la sua tensione psichica che lo induce ad essere un individuo sociale. Accettiamo l'idea della distruzione soltanto se pensiamo all'uomo, prima del cristianesimo, come un essere asociale. Noi dobbiamo distinguere fra la propaganda cristiana, i desideri del cristiano di far accettare ad ogni costo la sua idea del mondo con cui viene nascosta la realtà dell'uomo, e i reali intenti del cristianesimo.

La scienza oggi ci dice:

La Repubblica 22 gennaio 2007:

"Cervello ecco dov'è l'altruismo

Roma – L'indole altruista sta scritta nel cervello, precisamente in una regione detta "solco temporale superiore posteriore", la cui attività predice la tendenza ad essere altruisti. E' quanto emerge da uno studio condotto da neuroscienziati della Duke University Medical Center di Durham, in USA, e pubblicato dalla rivista Nature Neuroscience. Secondo i ricercatori i comportamenti altruistici sono il risultato di complesse dinamiche personali e sociali che possono dipendere anche da fattori neurologici. Per far breccia sui comportamenti altruistici i ricercatori hanno coinvolto 45 volontari in giochi in cui erano in palio premi per beneficenza. Durante i giochi il loro cervello era costantemente monitorato con la risonanza magnetica funzionale."

L'altruismo è un atteggiamento proprio dell'uomo, delle specie viventi della Natura e, allora, che cosa vuole dire il cristianesimo con la parabola del Buon Samaritano?

Rileggiamo la parabola del Buon Samaritano:

"Or ecco, un dottore della legge si alzò e domandò, per metterlo in imbarazzo: "Maestro, che cosa devo fare per possedere la vita eterna?". Egli rispose: "Che cosa è scritto nella legge? Che vi leggi?". Quello rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso". Gesù soggiunse: "Hai risposto bene: fa così e vivrai". Ma egli, volendo giustificarsi, domandò a Gesù: "E chi è il tuo prossimo?".

Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e si imbattè nei ladri, i quali lo spogliarono, lo caricarono di percosse e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Ora, un sacerdote, a caso, scendeva per la medesima strada, lo vide, ma passò oltre. Così pure un levita, sopraggiunto in quel luogo, lo vide e tirò innanzi. Ma un Samaritano, che era in viaggio, arrivatogli vicino, lo vide e n'ebbe pietà. Gli si accostò, fasciò le sue ferite, versandovi olio e vino; poi, fattolo salire sul suo giumento, lo condusse all'albergo ed ebbe cura di lui. Il giorno dopo, prese due denari e li diede all'albergatore dicendogli: "Abbi cura di lui, e quanto spenderai in più, io te lo restituirò al mio ritorno. Quale di questi tre ti sembra sia stato il prossimo per quell'uomo che s'imbattè nei ladri?" Egli rispose: "Colui che ebbe compassione di lui". E Gesù gli disse: "Va' e tu pure fa lo stesso"."

Dal Vangelo di Luca 10, 25-37

Se l'uomo è NATURALMENTE ALTRUISTA che necessità c'è di indicare il proprio prossimo?

La necessità è quella di indicare il comportamento che Gesù esalta: "...si imbattè nei ladri, i quali lo spogliarono, lo caricarono di percosse e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto". Questo è il comportamento che Gesù indica al fine di censurare, come inumani, i suoi avversari (il sacerdote e il levita). Solo che nessuno è inumano se non Gesù che, a propria gloria, fa entrare in campo i ladri. Senza i ladri non esiste il Buon Samaritano; senza i ladri "Quale di questi tre ti sembra sia stato il prossimo per quell'uomo che s'imbattè nei ladri?" Nell'altruismo umano Gesù introduce l'offesa!

Mentre la scimmia preferisce rimanere senza mangiare per molti giorni pur di non tirare la catena e far del male ad un proprio simile, Gesù non esita ad usare i ladri che bastonano per soddisfare i bisogni del "Buon Samaritano".

Con la parabola del Buon Samaritano il cristianesimo introduce nella società l'idea di sadismo con cui vivere le relazioni fra gli uomini per impossessarsi della gestione della pulsione naturale dell'altruismo, della giustizia e della solidarietà.

Il cristianesimo introduce l'ingiustizia sociale più atroce; così le persone saranno costrette a ringraziarlo per ogni briciola che il cristianesimo elargirà come "dono" del suo dio padrone. E' importante che le persone non ricordino il tempo in cui erano dei soggetti di diritto. Il tempo in cui Giustizia bruciava dentro di loro e gli Esseri Umani erano solidali fra di loro.

L'indicazione della strategia per sottomettere l'uomo, descritta nel "Buon Samaritano", è ripresa da Paolo di Tarso con una ferocia che non puó lasciare indifferenti:

"Se è possibile, per quanto sta da voi, vivete in pace con tutti. Non vi vendicate, carissimi, ma cedete il posto all'ira divina: poichè sta scritto: "A me la vendetta, io darò ciò che spetta", dice il Signore. Anzi, "se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; facendo così ammasserai carboni accesi sul suo capo"."

Paolo di Tarso lettera ai Romani 12, 18-20

Il fine non è quello dell'altruismo, ma è quello di ammassare carboni accesi come metodo per distruggere le persone. Come nella parabola del "Buon Samaritano" il fine non è l'altruismo, ma costringere, chi ha problemi, a sottomettersi discriminando fra chi è il suo prossimo e chi non è il suo prossimo.

Quando Paolo di Tarso dice: "Se è possibile, per quanto sta da voi, vivete in pace con tutti." intende una dichiarazione di guerra alla società civile. Non dice: "Non fate guerra a nessuno!" Dice: "vivete in pace con tutti se tutti accettano gli atti di guerra che voi rivolgete nei loro confronti per imporre il nostro dio!"; Dice: "vivete in pace con tutti se tutti accettano che noi costringiamo la società in miseria per poter costruire il nostro potere attraverso le persone miserevoli!"

Infatti, il fine di Paolo di Tarso non è la pace, ma la vendetta del suo dio padrone che egli alimenta accumulando carboni accesi addosso all'altruismo delle persone nella società civile.

Il cristianesimo ha come fine la distruzione psichica della struttura neuronale che spinge le persone verso l'altruismo sociale attraverso l'imposizione della malattia psichiatrica che spaccia come fede. Il vuoto, che il cristianesimo costruisce nell'uomo per costringerlo a costruire le condizioni sociali descritte nella parabola del "Buon Samaritano", sono ben evidenti nelle lettere della macellaia dell'India, quella Teresa di Calcutta, la cui attività di terrore è stata elevata dai cristiani agli altari. Una pratica di distruzione dell'uomo povero trasformata in modello di santità dal cattolicesimo.

Scrive il Corriere della Sera del 25 agosto 2007:

"Non trovo Cristo"

Mezzo secolo di dubbi sulla fede

Nelle lettere di Madre Teresa i tormenti più intimi

"C'è un buio terribile in me, ed è così da sempre"

Londra – Cristo, ripeteva, è ovunque: "Nei nostri cuori, nei poveri che incontriamo, nel sorriso che offriamo e in quello che riceviamo". Colui che non abbandona, che riempie il vuoto. Diceva sempre così, agli altri, rassicurando chi più dubitava. Ma per lei, Madre Teresa di Calcutta, Cristo era egli steso il vuoto, "Gesù, l'Assente", colui che sempre tace. Per oltre metà della sua vita, un solo grido: "Mi hai respinto, mi hai gettato via, non voluta e non amata. Io chiamo, io mi aggrappo, io voglio, ma non c'è Alcuno che risponda. Nessuno, nessuno. Sola... Dov'è la mia fede... Perfino quaggiù nel profondo, null'altro che vuoto e oscurità – Mio Dio – come fa male questa pena sconosciuta... Per che cosa mi tormento? Se non c'è alcun Dio non c'è neppure l'anima, e allora anche tu, Gesù, non sei vero... Io non ho alcuna Fede, nessun amore, nessun zelo. La salvezza delle anime non mi attrae, il Paradiso non significa nulla... Io non ho niente, neppure la realtà della presenza di Dio". E si riferiva alla presenza divina più misteriosa, quella dell'ostia consacrata nell'Eucaristia, il perno della fede cattolica: ne parlava così, lei che era conosciuta come la piccola donna con la fede più grande del mondo. Spiegava agli altri, Madre Teresa: "La mia anima è in uno stato di perfetta gioia e di pace". Ma quella stessa anima, nei suoi pensieri più intimi, e anche nei giorni in cui meritava con la sua fede il premio Nobel per la Pace, la descriveva poi come "un blocco di ghiaccio", abbandonata in una "terribile oscurità", "nell'aridità spirituale", fra "le torture della solitudine": che però mai la piegarono fino a farle abbandonare la sua missione."

La destabilizzazione della società indiana da parte dei cattolici è un atto criminale. Distruggere gli equilibri demografici, costruire miseria, per ammassare carboni ardenti sui poveri ed i diseredati al fine di aumentare la povertà e l'emarginazione. Questo era l'intento manifestato dal disegno criminale in cui si muoveva la macellaia dell'India, quella Teresa di Calcutta, che i cattolici hanno voluto, nella sua patologia psichiatrica, elevare agli altari.

Scrive La Repubblica del 09 luglio 2007:

"India, cristiani nel mirino è guerra alle conversioni

Rischia il carcere chi fa proselitismo"

Articolo di Federico Rampini

"New Delhi – Il cristianesimo è una minaccia per l'identità dell'India. Non ha dubbi Rajnath Singh,leader del partito nazionalista indù Bjp che è la maggior forza d'opposizione a New Delhi e nella mappa del potere locale controlla diversi Stati importanti "I missionari cristiani – ha dichiarato Rajnath Singh – usando come copertura le loro opere sociali convertono i poveri di tutta l'India. Le conversioni sono il pericolo più grande della nostra società, rischiano di cambiare gli equilibri demografici di tutto il paese. Qualcuno ha previsto che di questo passo noi Indù saremmo una minoranza tra meno di cinquant'anni. Non possiamo permetterlo." Lo Stato del Gujarat ha promulgato una "legge anti-conversione": chiunque voglia cambiare credo, o convertire un'altra persona alla propria religione, ha l'obbligo di ottenere un permesso speciale dal magistrato distrettuale. L'infrazione è punibile fino a tre anni di carcere, quattro se il convertito è un "soggetto debole" come i membri delle caste inferiori. Anche il Rajasthan ha adottato una "legge per la libertà religiosa", prevede pene dai due ai cinque anni di reclusione contro chi "porta avanti attività di conversione tramite frode o manipolazione". Con questo linguaggio può sembrare una tutela contro le sette che plagiano adolescenti e persone dalla psiche fragile. Invece, secondo il vescovo Oswald Lews di Jaipur, la capitale dell Rajasthan, "il rischio è che venga usata contro di noi". Leggi anti-converssione sono state varate anche negli stati del Tamil Nadu, nell'Orissa e nel Madhya Pradesh. Nel Karnataka il 20 marzo scorso la polizia ha arrestato 22 missionari cristiani accusati di avere "invitato un villaggio a convertirsi per avere una vita più felice". Il tribunale locale li ha incriminati per reati di "offesa ai sentimenti religiosi" e "turbativa della pace".

[...]

... non aiutano a placare queste fobie l'esibizione denaro e le conversioni di massa praticate con scenografia grandiosa da alcune chiesa protestanti. Nella campagna più remota del Tamil Nadu, a due ore di strada da Coimbatore, tra i villaggi di casupole che in questa stagione sprofondano nella melma dei monsoni, ho visto apparire di colpo, come un Ufo, un complesso di palazzine nuovissime e lussuose della chiesa mormone, finanziate dagli Stati Uniti. Nove mesi fa nell'Uttar Pradesh i pastori pentecostali hanno organizzato in sei villaggi le celebrazioni solenni di 350 conversioni. Non era la prima volta e come sempre la reazione a queste operazioni spettacolari è stata dura. "Non credo che si siano convertiti liberamente – ha tuonato il leader Indù Srikant Shukla – quei contadini innocenti sono stati costretti dai missionari cristiani". I bracci più estremi del nazionalismo ormai rispondono con gli stessi metodi. Il movimento Arya Samaj, che predicava di "tornare alle radici", nello stesso Uttar Pradesh ha organizzato una cerimonia solenne di riconversione all'induismo di duecento contadini che in passato avevano aderito alla chiesa pentecostale."

L'articolo, scritto da un cristiano in esaltazione dell'odio che i cristiani seminano nel mondo per destabilizzare le società civili, ci dice, comunque, come i cristiani abbiano dichiarato guerra ai popoli civili proprio partendo dall'ideologia del "Buon Samaritano".

Ammassare carboni ardenti sui propri nemici. Far passare l'autodifesa dei popoli dall'odio dei cristiani, come atto di estremismo. Accusare gli altri di non voler confrontarsi quando i cristiani usano il denaro non per aiutare le persone, ma per sottometterle trasformandole in bestiame.

I poveri hanno il diritto di migliorare, con ogni mezzo, le loro condizioni di vita. Nessuno contesta quel diritto, si contesta il diritto dei cristiani di mantenerli nello stato di povertà e di volerli usare per destabilizzare la società indiana e, attraverso l'uso dei poveri, modificare gli equilibri della civile convivenza. In India non si impedisce alle persone di manifestare il proprio pensiero religioso, di farne propaganda, ma si cerca di impedire il "proselitismo". Che cosa si intende per "proselitismo"? Non si intende la manifestazione delle proprie idee religiose che possono trovare l'adesione di altre persone, ma si intendono quegli atti di violenza con cui si costringono le persone a far proprie delle idee religiose. Si intende l'attività della Teresa di Calcutta che, forte del denaro che le veniva dato dai paesi occidentali, ricattava i genitori dei bambini ammalati. O si convertivano e accettavano che i bambini fossero battezzati o lei non dava le medicine! Per "proselitismo" non si intende ció

che significa l'articolo 21 e 19 della Costituzione Italiana. Si intendono atti di violenza con cui si costringono le persone a far propria una "religione" diversa da quella che vorrebbero.

Diventavano il suo prossimo: come indica Gesù nel Buon Samaritano!

Che il vescovo Oswald Lews di Jaipur tema che la legge venga usata contro i cristiani, i cattolici in particolare, è comprensibile. Il ricatto con cui i cattolici attentano alla società civile fa del cattolicesimo e delle varie sette cristiane delle organizzazioni che, nascoste sotto le etichette religiose, tentano di destabilizzare la società indiana ricattando tutte le persone fragili per usarle come bestiame. Massa di manovra nella società indiana per modificare a favore dei cristiani gli equilibri sociali interni.

La stessa cosa accadde in Europa e nei paesi del mediterraneo all'arrivo del cristianesimo. Quando ai cristiani, ai vescovi cristiani, fu concesso di distribuire gli alimenti che le città mettevano a disposizione dei cittadini meno abbienti, i cristiani iniziarono l'attività di mafia per costringere le persone a convertirsi. Anzichè distribuire ai cittadini bisognosi quanto lo Stato metteva a disposizione dei vescovi, i vescovi usavano quelle ricchezze per ricattare i cittadini poveri. Creavano discriminazione religiosa e odio sociale. Ci furono parecchie rivolte di cittadini consapevoli dell'ingiustizia e degli atti criminali che i vescovi, nascosti dietro l'impunità, commettevano.

Commettevano allora e commettono oggi. I poveri come massa di manovra. La povertà costruita dai cristiani ed imposta alla società civile viene usata dalla chiesa cattolica per ricattare tutta la società e impedire la realizzazione della democrazia mantenendo privilegi da monarchia assoluta. Dopo che la chiesa cattolica, attraverso le relazioni mafiose ha impedito la nascita in Italia di uno Stato Sociale consapevole sottraendo fondi alla società civile e giustificando tale sottrazione con "l'assistenza ai poveri", mentre li usava per il proprio potere e per il proprio dominio (e ora per pagare alcuni delle decine di migliaia di bambini abusati dai preti cattolici), ora il ricatto si fa ancora più pesante.

O la società civile Italiana si mette in ginocchio al dio criminale dei cattolici o la chiesa cattolica è decisa ad affamare e ricattare la società civile.

Dichiara il cardinale Bertone segretario di stato Vaticano riportato dal giornale La Repubblica del 05 settembre 2007:

""Sono solo attacchi di qualche gruppo ben connotato politicamente, polemiche meschine che danneggiano l'immagine pubblica dell'Italia e colpiscono i veri destinatari della carità ecclesiale, i poveri." e minaccia nello stile della chiesa cattolica. "Ma a questa azione la chiesa non risponderà mai con i mezzi come lo sciopero sociale" o con campagne contro le tasse."

O mi date il denaro per ricattare la popolazione (stiamo ricattando anche i Peruviani approfittando del terremoto) o aderiamo anche noi allo sciopero delle tasse e con lo sciopero sociale: lasciamo affamati i poveri. E' lo stile della chiesa cattolica che risponde in questo modo all'accusa dell'Unione Europea sui privilegi fiscali che attraverso le relazioni mafiose la chiesa cattolica ha imposto allo Stato Italiano in violazione delle norme comunitarie.

I governi democristiani hanno sottratto fondi allo Stato Italiano per finanziare l'attività sociale della chiesa cattolica e le relazioni mafiose sono rimaste all'interno dello stato Italiano continuando a favorire la distrazione di fondi alla comunità nazionale con mille motivazioni e mille giustificazioni. E' il "Buon Samaritano" che si esprime attraverso i ladroni che bastonano, la mafia nello stato che distrae risorse, il terremoto occasionale a cui le nazioni non sono in grado di far fronte, l'organizzazione sociale inadeguata per affrontare i tempi moderni (come l'India) ecc. E dove c'è il Buon Samaritano che danneggia le società civili ci sono sempre i criminali, come la macellaia dell'India, la Teresa di Calcutta col suo impero miliardario, o Bertone con i miliardi di euro che sottrae al popolo Italiano, che ricattano la società civile per garantirsi potere e dominio sociale.

E per coprire l'attività di ricatto sociale di Bertone, ecco le dichiarazioni di Ruini che, toccando sensibilità nazionali, distrae l'attenzione:

"Aborto, l'offensiva di Ruini "Doveroso modificare la legge 194"."

E Bagnasco ribadisce il diritto di danneggiare la società civile: "Il cardinale Bertone attacca i critici delle esenzioni Ici. Mentre il presidente della Cei Bagnasco ribadisce che l'ora di religione è basata sul concordato, "non è un privilegio nè una concessione e non è una forma di catechesi ma è una forma di cultura"."

Peccato solo che la concessione concordataria dell'ora di religione è stata estorta dalla chiesa cattolica con il ricatto nei confronti dello stato Italiano (che ha dovuto rinunciare a principi costituzionali per fare la concessione) e non viene perseguita l'attività di mafia con cui la chiesa cattolica ricatta le singole persone e le singole famiglie che non iscrivono i loro figli all'ora di religione.

Questo è il significato dell'insegnamento del Buon Samaritano!

Marghera, 30 agosto 2007 (ultima parte aggiunta in data 05 settembre 2007)

(revisione 07 dicembre 2014)

(revisione per la stampa 02 dicembre 2015)

 

I conflitti sociali imposti da Gesù

 

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La chiesa cattolica e le sue strategie sociali

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Gli ebrei e cristini nella società

La nostra società emerge dall'odio cristiano. La nostra democrazia emerge dalla monarchia assoluta imposta dai cristiani. La società dei diritti dell'uomo emerge dalla società in cui dio aveva ogni diritto sull'uomo, anche quello di sterminarlo. Non esiste un concetto sociale, un'idea filosofica, che non sia emersione dall'ideologia cristiana di dominio dell'uomo sull'uomo.