Ricordati di santificare le feste

Terzo comandamento dell'Esodo

I dieci comandamenti della bibbia nel loro
significato sociale, giuridico e religioso

di Claudio Simeoni

Cod. ISBN 9788891173003

Indice dieci comandamenti

I dieci comandamenti dell'Esodo e del Deuteronomio. Analisi generale.

Ricordati del giorno di riposo, per santificarlo. Per sei giorni lavorerai e attenderai alle opere tue, ma il giorno settimo è giorno di riposo per il Signore, Iddio tuo; non fare in quello alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia; né il tuo servo né la tua serva né il bestiame o il forestiero che è dentro alle tue porte, poiché in sei giorni il signore fece il cielo e la terra e il mare e tutto quello che essi contengono, ma il settimo giorno si riposò: per questo il Signore benedisse il giorno del Sabato e lo santificò. Esodo 20, 9-11

Si tratta del quarto comandamento dell'Esodo, il terzo per la chiesa cattolica.

Questo comandamento è uno dei comandamenti che smentisce l'antichità della bibbia e conferma come la bibbia fu scritta nel VII-VI secolo a Babilonia o appena gli ebrei deportati tornarono da Babilonia (e iniziarono a macellare gli ebrei che seguivano ancora il culto di Baal). La divisione del tempo in sette giorni è un'invenzione babilonese fra la fine del II millennio e l'inizio del primo millennio a.c.

E' il comandamento della sottomissione al Dio. Il comandamento, onorando il quale, l'ebreo e il cristiano riconoscono che Dio è il loro padrone e lavorano su sé stessi interiorizzando il Dio padrone e giustificando la loro condizione di schiavitù.

E' il comandamento della schiavitù.

Non è Dio che pretende che l'uomo gli obbedisca, ma è l'uomo che impone a sé stesso di obbedire a Dio.

Nel catechismo della chiesa cattolica leggiamo a proposito di questo comandamento:

" 2172 - L'agire di Dio è il modello dell'agire umano. Se Dio nel settimo giorno "si è riposato" (es. 31, 17), anche l'uomo deve "far riposo" e lasciare che gli altri, soprattutto i poveri, "possano goder quiete" (Es 23, 12) Il sabato sospende le attività quotidiane e concede una tregua. E' un giorno di protesta contro la schiavitù del lavoro e il culto del denaro. [Cf Ne 13,15 e 2 Cr 36,21]"

A prima vista sembra che la chiesa cattolica celebri il sabato, come giorno di riposo, contro la schiavitù e il "culto" del denaro. Andiamo a leggere quel Neemia e quel Cronache 2 citato dal catechismo della chiesa cattolica:

"In quel tempo vidi nella Giudea gente che di sabato pigiava negli strettoi e trasportava covoni, caricava sugli asini vino, uva, fichi e ogni sorta di prodotti per portarli di sabato in Gerusalemme, e li avvertii di non vendere quei prodotti in tal giorno. Anzi, uomini originari di Tiro e che abitavano nella città, portavano pesce e ogni sorta di merce, e li vendevano nei giorni di sabato ai figli di Giuda, e questo nella stessa Gerusalemme. Io rimproverai i maggiorenti di Giuda, protestando: "Che detestabile colpa commettete voi, profanando il giorno di sabato! Non fu forse così che agirono i padri nostri? E il nostro Dio, proprio per tali colpe fece venire su di noi e sulla città tutti questi mali! Voi, violando il sabato, accrescete la sua ira contro Israele". Per questo appena l'ombra copriva le porte di Gerusalemme, avanti il sabato, io ordinavo di chiudere i battenti e di non riaprirli, finché il sabato non fosse terminato; posi pure alcuni dei miei uomini di guardia alle porte, affinché nessuno portasse dentro carichi in giorno di sabato. Tuttavia merciaioli e venditori d'ogni genere di mercanzia una volta o due passarono la notte fuori di Gerusalemme. Allora li minacciai dicendo loro: "Perché pernottate davanti alle mura? Se il fatto si ripete, metterò la mano sopra di voi [vi ammazzo. Tanto per capire il senso]". E da allora non vennero più di sabato. Quindi ordinai ai leviti di purificarsi e di venire a custodire le porte, perché il giorno di sabato fosse santificato. Anche per questo ricordati di me, o mio Dio, e usami pietà, secondo la tua grande misericordia." Neemia 13, 15-22

E ancora:

"Poi Nabucodonosor condusse in esilio a Babilonia tutti quelli che non erano periti di spada, i quali divennero schiavi del re e dei suoi figli, fino a quando prese il dominio il regno persiano. Così s'avverrò completamente la parola del signore, detta per bocca di Geremia: "Fino a quando il paese abbia goduto i suoi sabati". Difatti quella terra, per tutto il tempo della desolazione, rimase incolta, finché non furono compiuti i settanta anni." II Cronache 36, 20-21

Come si può constatare, dai riferimenti che la chiesa cattolica cita nei suoi libri sacri, il sabato, col riposo in quanto riposo, non c'entra assolutamente niente. Al contrario, in Neemia se le persone non si adeguano vengono minacciate di morte.

L'ordine di non lavorare di sabato (o di domenica, come adotteranno i cristiani) non è dovuto per concedere il riposo, ma, al contrario, per costringere le persone a sacrificare la loro vita al Dio padrone. E' per aver imposto questa violenza che Neemia chiede al suo Dio di tener conto nell'usare pietà nei suoi confronti. Il Dio degli ebrei deve essere grato a Neemia che con la violenza ha imposto alle persone di fermarsi di sabato.

Un Dio padrone che perseguita le persone che non si mettono in ginocchio davanti a lui nel giorno del riposo.

E' lo stesso Gesù che riafferma la proprietà del Dio padrone dell'uomo nel giorno di sabato. Gesù è il padrone del sabato non in quanto uomo che si riappropria del giorno contro il volere del padrone; è il padrone del sabato in quanto figlio del Dio padrone e, dunque, padrone egli stesso. La chiesa cattolica, quando cita il suo padrone nelle sue scritture, si guarda sempre bene dal presentare la citazione completa all'interno dell'insieme del discorso. La chiesa cattolica deve creare l'illusione, nei suoi schiavi (leggi fedeli), che il suo Gesù sia un soggetto "umano" e non il peggior criminale che la storia abbia visto.

Dice la chiesa cattolica nel Catechismo della chiesa cattolica:

"2173 - Il vangelo riferisce numerose occasioni nelle quali Gesù viene accusato di violare la legge del sabato [ Mc 1,21 e Gv 9,16]. Ma Gesù non viola mai la santità di tale giorno. Egli con autorità ne dà l'interpretazione autentica: "Il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato" (Mc 2,27). Nella sua bontà, cristo ritiene lecito "il giorno di sabato fare il bene" anziché "il male, salvare una vita" anziché "toglierla" (Mc 3,4). Il sabato è il giorno del signore delle misericordie e dell'onore di Dio [Mt 12,5 e Gv 7,23]. "Il figlio dell'uomo è padrone anche del sabato" (Mc 2,28)."

Innanzi tutto la prima frase non può essere scomposta in quanto la seconda parte della frase di Gesù è la motivazione della sua violazione del sabato. Infatti, Gesù dice:

"Il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato; il figlio dell'uomo è padrone anche del sabato". Marco 2, 27-28

Gesù afferma di essere, in quanto figlio dell'uomo (figlio del Dio padrone) padrone del sabato. Gli altri uomini non sono i padroni del sabato e, dunque, devono attenersi alla legge. Ma non lui.

Atroce è il quesito che Gesù pone:

"E' permesso fare del bene o del male in giorno di sabato, salvare una vita o lasciarla morire?" Marco 3, 4

E' un quesito atroce perché l'una e l'altra azione, in quanto azione, non è differente. E' differente nelle intenzioni di chi la compie, ma non nell'azione che viene fatta. L'atrocità di Gesù non sta nel "contestare" che il giorno di sabato si possa far qualche cosa, ma contesta le "intenzioni" per cui quella cosa viene fatta. Gesù afferma, di fatto, che lui può sia uccidere che salvare una vita purché ciò sia, bene. Esattamente come Neemia affermava di voler uccidere chi si fermava fuori delle porte di Gerusalemme perché fare ciò gli permetteva di entrare nella misericordia del suo Dio.

Ammazzare Isacco per volere del Dio padrone da parte di Abramo è forse fare il male? Se così fosse, nella logica cristiana, il Dio padrone di Abramo ordinava il male.

La questione non è ciò che si fa o non si fa di sabato, ma il sabato deve essere impiegato per sottomettere l'uomo a Dio.

E' il comandamento della manipolazione mentale.

L'uomo non deve poter vivere senza Dio e il Dio, davanti al quale l'uomo si sottomette, deve determinare e scandire la vita dell'uomo. La divisione del tempo in settimane è un'invenzione babilonese fin dalla fine del secondo millennio a.c.. Gli ebrei, che scrissero i libri del pentateuco a Babilonia (o appena tornati da Babilonia), assunsero la divisione del tempo in settimane come appreso durante la deportazione a Babilonia.

Mentre a Roma i giorni festivi variavano (nel secondo secolo d.c., a Roma, i giorni festivi erano un giorno su due), i cristiani mantennero solo il settimo giorno perché quella scadenza permetteva loro di imporre meglio la manipolazione mentale delle persone e di controllarne meglio l'attività sessuale.

Il settimo giorno, che i cristiani chiamano domenica, non è un giorno di festa, come oggi appare. Ma un giorno in cui il lavoro viene svolto su sé stessi affinché il sé stessi sia sottomesso al Dio padrone. Quest'azione conferma la gerarchia sociale che come teocrazia ha la sua legittimazione nel riconoscimento della società dell'autorità del Dio che rappresenta.

La manipolazione mentale, per ottenere il consenso sociale, è un'invenzione ebrea:

"E questi comandamenti che oggi ti dono rimangano ben impressi nel tuo cuore, insegnali [N.B. Il termine esatto è "inculcali"] ai tuoi figli, parlane loro e quando te ne stai in casa tua, e quando cammini per via, e quando ti corichi, e quando ti alzi. Legali come segnale alla tua mano e ti siano come frontali tra i tuoi occhi; scrivili sugli stipiti della tua casa e sopra le tue porte." Deuteronomio 6, 6-9

Affinché la manipolazione mentale funzioni è necessaria una forte dipendenza dei figli dalla figura paterna che viene identificata col Dio (ma rappresentata da un padre onnipotente il cui dovere consiste nel picchiare i figli), una forte violenza emotiva con cui si costringono le emozioni del ragazzo a rispondere positivamente alle sollecitazioni coercitive (di obbedienza e sottomissione) che provengono dalla società e comportamenti cadenzati e ripetuti nel tempo, per molti anni, affinché la dipendenza emotiva venga interiorizzata e imprigioni il divenire della persona.

La dipendenza dei figli e la violenza paterna è ben rappresentata nella bibbia dalla necessità dei padri di bastonare i figli e dal diritto dei padri di vendere le figlie come schiave (non esistono nella bibbia dei diritti dei figli nei confronti dei genitori). I comportamenti di sottomissione e di "canti di gloria al padrone" diventano il motivo con cui "cadenzare" la vita delle persone. Le persone, costrette alla sofferenza nel loro quotidiano dal lavoro, dalla sottomissione e dalle umiliazioni, trovano conforto solo in quel momento in cui escono dalla sofferenza, vanno in chiesa a pregare manifestando il loro amore come sottomissione al Dio padrone per poi ritornare nella sofferenza, nell'obbedienza e nella sottomissione attendendo la prossima volta che andranno in chiesa.

Nella chiesa cattolica il controllo militare dei fedeli avviene mediante la celebrazione della messa la domenica.

Proviamo a leggere il catechismo della chiesa cattolica sulla parrocchia e sull'obbligo della domenica:

"2179 - "La parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell'ambito di una Chiesa particolare e la cui cura pastorale è affidata, sotto l'autorità del vescovo diocesano, ad un parroco quale proprio pastore" E' il luogo in cui tutti i fedeli possono essere convocati per la celebrazione domenicale dell'eucarestia. La parrocchia inizia il popolo cristiano all'esperienza ordinaria della vita liturgica, lo raduna in questa celebrazione; insegna la dottrina salvifica di cristo; pratica la carità del padrone in opere buone e fraterne:

"Tu non puoi pregare in casa come in chiesa, dove c'è il popolo di Dio raccolto, dove il grido è elevato a Dio con un cuore solo. Là c'è qualche cosa di più, l'unisono degli spiriti, l'accordo delle anime, il legame della carità, le preghiere dei sacerdoti" (Citazione del catechismo della chiesa cattolica da Giovanni Crisostomo)."

"2180 - Il precetto della chiesa definisce e precisa la legge del padrone: "La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla messa [codice di diritto canonico 1247]. "Soddisfa il precetto di partecipare alla messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente".

"2181 - L'eucarestia domenicale fonda e conferma tutto l'agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all'eucarestia nei giorni di precetto, a meno che siano giustificati da un serio motivo (per esempio, la malattia, la cura dei lattanti o ne siano dispensati dal parroco). Coloro che deliberatamente non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave."

"2182 - La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell'eucarestia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a cristo e alla sua chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità. Essi testimoniano al tempo stesso la santità di Dio e la loro speranza nella salvezza. Si rafforzano vicendevolmente sotto l'assistenza dello spirito santo."

In altre parole: confermano e rafforzano la manipolazione mentale ricevuta.

Non è l'uomo che si riposa, ma è l'uomo che lavora affinché la sottomissione al suo Dio sia confermata e la paura dell'emarginazione dal gruppo del "fedeli" sia allontanata.

Come Dio, così la chiesa cattolica on la "santificazione del settimo giorno" viene confermata come la padrona delle persone.

Il terzo comandamento della chiesa cattolica, quarto nella serie dell'esodo da cui lo prendo, è perfettamente funzionale alla manipolazione mentale delle persone, alla distruzione della loro indipendenza nella vita quotidiana e ad imporre il terrore, mediante il controllo sociale, da parte della chiesa cattolica.

Il controllo della chiesa cattolica è stato rimosso negli ultimi 60 anni dopo l'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica.

Le persone, da massa, popolo informe, si sono trasformate in cittadini. Usano il tempo libero dal lavoro per sé stesse. Per il proprio riposo e per il proprio piacere. Attualmente in Italia solo il 20% dei cittadini si sentono ancora schiavi del Dio padrone tanto da dover andare in chiesa la domenica per assistere alla messa.

I cittadini preferiscono essere i padroni del sesto, settimo e anche degli altri, giorni della settimana.

La manipolazione mentale infantile, da parte della chiesa cattolica si è attenuata (circoscritta in alcuni ambienti) e, comunque, deve far i conti con una società che invia un enorme flusso di informazioni impedendo all'individuo di fissare la sua attenzione sull'assolutismo cattolico. Ciò non toglie che il terzo (quarto per l'Esodo) comandamento abbia avuto la funzione di manipolare l'individuo affinché costringa sé stesso in ginocchio davanti al padrone con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima.

"Ricordati del giorno di riposo, per santificarlo. Per sei giorni lavorerai e attenderai alle opere tue, ma il giorno settimo è giorno di riposo per il Signore, Iddio tuo; non fare in quello alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia; né il tuo servo né la tua serva né il bestiame o il forestiero che è dentro alle tue porte, poiché in sei giorni il signore fece il cielo e la terra e il mare e tutto quello che essi contengono, ma il settimo giorno si riposò: per questo il Signore benedisse il giorno del Sabato e lo santificò".

La persona, con questo comandamento, viene derubata. Viene derubata della propria libertà per diventare uno schiavo con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima.

Marghera, 28 gennaio 2010

 

 

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Claudio Simeoni

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Ultima formattazione 05 settembre 2022

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