John Stuart Mill (1806-1873)

Il sentimento morale,
l'individuo sociale e l'individuo liberale

Riflessioni sulle idee di Mill.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) Stuart Mill, nell'etica, continua l'utilitarismo di Bentham, arricchendolo con nuovi motivi, tra cui l'affermazione che occorre tener conto non solo della quantità, ma anche della qualità del piacere. Alla base di ogni giudizio su un piacere e su un dolore, nonché sulla loro qualità e quantità, sta ovviamente l'esperienza.

2) In ogni singolo individuo, accanto all'egoismo vi è, come motivo altruistico, il "sentimento morale", che assicura la felicità di tutta l'umanità.

3) Questo sentimento che comprende vari elementi e che porta il singolo individuo a sacrificarsi per gli altri, non è innato nell'uomo ma è il prodotto della vita associata.

Il piacere non ha né qualità né quantità. Il piacere è la percezione soggettiva di uno stato psico-fisico vissuto. Il piacere è immaginato dallo spettatore nel soggetto che prova piacere. La differenza consiste fra vivere il piacere e assistere a chi sta vivendo una condizione e immaginarne il piacere di quel vissuto.

Vivere un piacere è al di fuori di quantità e qualità. Assistere al piacere comporta immaginare un grado di piacere sia in quantità che in qualità.

Si tratta della differenza fra il delirio della ragione che immagina piaceri immensi ed infiniti e il vissuto dell'uomo che, attraversano vari stadi emotivi prova piacere, dolore, tristezza delusione ecc., di volta in volta. I vari stati emotivi sono stati vissuti soggettivamente e derivati dalla percezione indotta dall'abitare il mondo e prodotta dalle relazioni con esso. Chi non vive le relazioni col mondo non prova piacere. Assiste al piacere. Immagina il piacere. Per questo si limita a dare un giudizio sul piacer provato da chi abita ed agisce nel mondo.

In ogni individuo c'è la tendenza a coltivare il piacere e le possibilità di provare piacere. Le relazioni empatiche che si costruiscono fra gli individui portano con-passione, con-partecipazione, con-vissuto in cui il benessere soggettivo diventa il benessere con-diviso da parte della società. Questa con-partecipazione viene spezzata dallo schiavismo. L'ideologia sociale dello schiavismo si contrappone alla con-divisione. Nella relazione fra schiavo e padrone non c'è con-divisione né con-partecipazione. Il padrone non con-divide il potere che determina la relazione schiavo-padrone. Per contro, il padrone pretende che lo schiavo con-divida la sua struttura emotiva col padrone: "Sarai schiavo con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima" dice Gesù.

Quando lo schiavo con-divide la propria condizione col proprio padrone, il padrone trae conferma del suo diritto di proprietà sullo schiavo. Il padrone ricerca la con-divisione, da parte dello schiavo, della legittimità della condizione che lui gli ha imposto: questo assicura la felicità del padrone, ma non della società.

Si tratta della riaffermazione dei principi della bibbia cristiana. Il "sentimento-morale" di Stuart Mill altro non è che l'amore dello schiavo per il suo padrone, il dio padrone. Il Gesù padrone. Soggetti che non rinunciano al possesso degli individui ma che, mediante la violenza, pretendono la con-divisione delle relazioni emotive di accettazione della relazione.

Il sentimento dello schiavo che si sacrifica per il proprio padrone, non è un "sentimento" innato nell'uomo, ma è il frutto del condizionamento educazionale che l'individuo ha subito fin dalla primissima infanzia. Sacrificarsi per il padrone, come necessità soggettiva di difendersi dall'angoscia di dover affrontare la vita senza la certezza degli ordini del padrone, è una forma di difesa dal dolore che comporta la sottrazione alla sottomissione. Si tratta della patologia da dipendenza che la bibbia ottiene mediante la manipolazione mentale dei bambini come in Deuteronomio 6:4-9.

Morire per il padrone è il senso del martire cristiano che sacrifica la propria vita per la gloria del proprio dio padrone dopo essersi dimesso dalla società degli Esseri Umani. Il martire che ha come ideale il diritto di essere proprietà del proprio padrone in antitesi al diritto di libertà della società.

Una cultura ancora molto viva nei reparti militari. In quei reparti gli individui agiscono in una struttura ideologica estranea alla società. La cultura del martire, del sacrificio, indipendentemente dai valori sociali. La cultura dello schiavo.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 30 dicembre 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.