Antonio Rosmini Serbati (1797 - 1855)

Il pensiero politico e le sue implicazioni sociali.

Riflessioni sulle idee di Rosmini.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Tutto il pensiero giuridico di Rosmini non è altro che il tentativo di riaffermare la monarchia assoluta contro i principi di diritto dell'uomo e della persona.

Nel sistema giuridico di Rosmini "tutto si sottomette all'autorità che procede da dio" e la chiesa cattolica, garante dei diritti assolutistici del dio padrone in terra, governa i governi che, a quel punto, "ogni regime vale l'altro purché sottomesso alla chiesa cattolica".

Il pensiero politico e giuridico di Rosmini è una riaffermazione dei principi medioevali del Dictatus Papae e manca di quella dignità morale e sociale che fa dell'uomo un cittadino.

L'idea politica e giuridica di Rosmini, legittimando il diritto al genocidio che la chiesa cattolica ha messo in atto nel corso dei secoli e ingiuriando chiunque ha subito violenze e angherie ogni volta che chiede giustizia nei confronti della chiesa cattolica che rappresenta il dio padrone, porta dritto a tutti i regimi assolutistici del XX secolo e diventa fondamento morale e giuridico di legittimazione dei campi di sterminio nazisti.

Scrive il Bignami di Filosofia 1984 a proposito del pensiero politico di Rosmini:

4) Al bene comune è legata la giustizia, al bene pubblico l'utilità: quest'ultima può essere compito dello stato solo se viene subordinata al bene, del quale è giudice l'autorità divina, e pertanto la Chiesa.

5) Infatti il cristianesimo "è conforme alla natura dell'umanità, e traccia un governo bene ordinato, che discendente da dio, principio semplicissimo, si dilata fino ad abbracciare la moltitudine degli uomini."

Per l'ideologia politica e giuridica di Rosmini, ogni Stato deve essere subordinato alla chiesa cattolica, esattamente come nel Dictatus Papae si dice:

9) Il papa è l'unico uomo cui tutti i principi baciano i piedi.

12) Al papa è permesso deporre gli imperatori.

Il padrone, per Rosmini, deve essere anteposto a qualsiasi regime sociale e, pertanto, qualsiasi regime sociale diventa una monarchia assoluta al di là della parvenza con cui si vende ai cittadini: nazismo, democrazia, fascismo, monarchia, monarchia costituzionale, ecc. Diventano tutti Stati marionetta nelle mani del dio padrone che dispone a piacimento i "diritti" dei cittadini ridotti al rango di schiavi e di bestiame del gregge del dio padrone.

Un dio padrone, nelle vesti di personaggi privi di scrupoli morali intesi come i principi della nostra attuale Costituzione, che, secondo il Dictatus Papae:

19) Il papa non deve essere giudicato da nessuno.

22) La Chiesa romana non ha mai sbagliato; e, secondo la testimonianza della Scrittura, non sbaglierà mai.

Nessun cittadino, per la chiesa cattolica e per il regime assolutista che presenta, è uguale al dio padrone. Nessun cittadino può chiamare davanti ad un tribunale indipendente il papa cattolico anche se questo violenta, direttamente o indirettamente, i bambini, come fecero Paolo VI, Giovanni XXIII, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio in nome e ad imitazione di Gesù. Non esiste, per Rosmini, un diritto giuridico dei bambini violentati che permetta di chiedere i danni a Gesù in quanto mandante della violenza che hanno ricevuto. Come se la loro vita fosse quella delle pecore che il pastore macella per le sue necessità senza che alle pecore sia riconosciuto uno status giuridico.

Scrive Rosmini nella Teodicea:

Capitolo XXV

Prima legge della distribuzione de' beni e mali temporali: tutti servono al perfezionamento della Chiesa di Gesù Cristo

315. Laonde tornando alle leggi, onde la divina Provvidenza governa i beni ed i mali temporali relativamente alla soprannaturale virtù: ecco qual è la prima.
Il disegno di Dio, permettendo il fallo dell'uomo, fu di cavarne per l'uomo una virtù ed una felicità maggior della prima, la virtù di Cristo, che è amore che rannoda la creatura peccatrice coll'irritato Creatore.
316. Questa virtù e la conseguente felicità dove a dunque essere portata sulla terra, e sulla terra dovea trionfare di tutto. Acciocché questo avvenisse, bisognava che alla società degli uomini possessori di questa virtù fosse assicurata dal supremo Provvisore la perpetua esistenza. E poiché la società degli uomini a vivere in sulla terra ha mestieri di beni esteriori, perciò era bisogno che a tale società fossero assicurati de' beni esteriori. E poiché questa società coltivatrice della sopraddetta virtù dove a trionfare e ingrandirsi, e finalmente chiamare a sé tutti gli uomini; perciò doveano di più servire a lei tutti i beni temporali, e trarre a sé tutte le cose: ecco la storia della Chiesa di Gesù Cristo: ecco la prima legge, secondo la quale Iddio compartì ed ordinò fin dal cominciamento tutti i beni temporali. Egli non gli assegnò nell'alta sua mente a' singoli giusti, ma alla società de' suoi giusti; non tutt'i beni in un istante, ma pel corso de' tempi; non come loro premio, ma come mezzo di loro sussistenza, di loro moltiplicazione e di loro trionfo a sopra l'umana avidità.
La prima legge dunque giusta la quale Iddio compartisce beni ed i mali si è questa:
TUTTO SERVA AL CONSERVAMENTO, ALL'INGRANDIMENTO E ALLA SANTIFICAZIONE DELLA CHIESA.

Una società civile regolata sulla "divina provvidenza" è una società civile basata sullo stupro emotivo dell'infanzia perché, tanto, a provvedere alla società e al suo futuro non sono i cittadini o i futuri cittadini che dall'infanzia entrano in età adulta, ma la "divina provvidenza" che provvede al di là delle azioni criminali e devastatrici indotte in nome del dio padrone.

Per Rosmini non è il cittadino al centro della società, com'è per Romagnosi, ma la società è organizzata sui diritti del dio padrone di stuprare i cittadini per la sua gloria in quanto mandante della chiesa cattolica.

Rosmini si dimette dalla società civile. Si dimette come uomo. Si dimette come individuo della specie umana. Rosmini si dimette al punto tale da dichiarare che:

Il disegno di Dio, permettendo il fallo dell'uomo, fu di cavarne per l'uomo una virtù...

Rosmini si è dimesso dalla specie umana e si è fatto dio padrone che manifesta la volontà del dio padrone al solo fine di stuprare gli uomini: che cosa vieta a Rosmini, quando questo gli torna a favore, affermare che "stuprare gli uomini" è nel disegno divino dal momento che il disegno divino sta solo nella sua testa malata da delirio di onnipotenza?

Dal momento che, secondo la fantasia di Rosmini, il suo padrone avrebbe, fin dal suo ipotetico cominciamento, diviso i beni materiali assegnandoli alla "sua" società dei singoli giusti, alla società dei giusti contro la società degli "ingiusti", lui, Rosmini, essendo il giusto, si ritiene in diritto di saccheggiare ogni società in quanto quella società è una società di ingiusti.

Per cui, secondo la logica da psichiatria di Rosmini, chi è ricco o le società ricche, lo sono per il progetto del suo dio padrone: questo ragionamento è proprio del criminale. Se io rapino una banca è ho un bottino, secondo Rosmini, è dio che mi ha concesso il bottino. Da questa logica inizia una faida sociale in cui il possesso del bene è volontà del dio padrone e i rapporti di forza sociali sono i rapporti di forza voluti dal dio padrone. Da qui il "dio lo vuole!". Da qui il diritto di sterminare popoli perché ciò è nel disegno del dio padrone di Rosmini.

Aberrante: eppure, ancor oggi, per devastare la società democratica, molti poliziotti e molti magistrati, ragionano in questo modo. In questo modo attentano alla Costituzione della Repubblica Italiana.

Scrive Rosmini nella Teodicea:

317. Al qual fine non bastava quella prevalenza della virtù sopra il vizio, per la quale la virtù e la giustizia ha maggior numero di voti favorevoli al mondo. Questo s'avvera parlando di virtù umana, nella quale gl'interessi e le cupidità degli uomini sono implicate: ed egli giova alla cupidità particolare, usar certa equità verso la cupidità comune. Tutt'altro discorso egli è a fare della cristiana virtù. Consistendo ella in questo, che l'uomo non pone alcun fondamento di sua speranza nella natura stante per sé medesima, ma solo in Dio; ella piomba, dirò così, in sui cuori carnali, ed in quelli fa scempio di tutte le loro lusinghe, e le pronuncia evidentemente menzognere e nulle, e dispiega nella maggiore sua luce l'obbrobriosissima insufficienza di tutti gli affetti, delle passioni, de' consigli e de' provvedimenti di quest'essere umano, che spartito si dal suo Dio, presume saper dare a sé medesimo grandezza e felicità. Quivi sorge l'ira di tutta questa natura umana contro a tanta luce improvvisa, che di tutta forza la stringe a vedere sé stessa; e s'indaga contro di lei. Ecco l'esca, ecco il focile di tutti i torti fatti alla cristiana virtù; di tutti gli odj e e gli strazj di tanti uomini pii; delle continue persecuzioni della Chiesa.

La natura stando da sé, nulla conosce di grande, di bello, e di eccelso se non quello che è in sé. E questa norma sola seguendo, dee l'uomo per necessità dispregiare quanti vede far poco conto delle nude doti della natura: dee dunque dispregiare i cristiani che sì poco conto ne fanno, perocché conoscono beni incredibilmente maggiori, e vanno pieni dell'aiuto di Dio, e di Dio stesso: di questo gran dono forniti, intendono chiaramente il corto valore, e la corta buffa di tutto il ben naturale, e per questo non rimane loro alcuno interesse né desiderio d'ingannare sé stessi nella stima di tal valore.

Era più saggio per Rosmini parlare della sua cupidigia o della cupidigia della chiesa cattolica.

La chiesa cattolica stupra i bambini. La chiesa cattolica è la mandante del colonialismo. La chiesa cattolica è il fondamento del genocidio. Il dio padrone, pretendendo il potere assoluto sulle persone, procede ad annientare ogni respiro di libertà delle persone. Qual è stato un diritto sociale conquistato negli ultimi 70 anni che non ha visto la chiesa cattolica come il più feroce avversario dell'attuazione della democrazia dopo che la chiesa cattolica fu uno dei fattori fondanti del fascismo?

Chi era il nemico della legge sul divorzio? Chi era il nemico della legge sull'aborto? Chi era il nemico per la legge secondo cui la violenza sessuale è un delitto contro la persona e non un delitto contro la morale del dio padrone? Chi era il nemico della libertà sessuale delle persone? Chi è il nemico di chi vorrebbe morire come desidera? Chi è il nemico delle nozze gay?

Sempre la chiesa cattolica! Eppure, nessuna di queste leggi toglie qualche cosa ai cattolici: non sono obbligati ad abortire. Nessuno obbliga il cattolico a divorziare. Nessuno obbliga il cattolico a non ritenere che la violenza sessuale subita sia una violazione della morale del suo dio padrone. Nessuno obbliga il cattolico ad avere rapporti sessuali con più persone. Nessuno obbliga il cattolico a staccarsi dalle macchine che lo mantengono in vita in stato vegetativo. Nessuno obbliga il cattolico alle nozze con le persone dello stesso sesso.

Eppure, i cattolici sono ferocemente nemici di ogni libertà sociale in nome del loro dio padrone. Questo perché i vizi del dio padrone dei cattolici devono prevalere sui bisogni dei cittadini.

Il dio dei cristiani e la chiesa cattolica accusano di cupidigia gli uomini, ma sono loro che si appropriano di ciò che spetta all'uomo impedendo all'uomo di accedervi.

Rosmini deve privare l'uomo delle sue relazioni con la Natura. Dopo averlo privato delle relazioni con la natura, afferma che l'uomo non può confidare nella Natura, ma solo nel suo dio padrone: il criminale che ha privato l'uomo delle forze di relazione col mondo e con la Natura. E' come dire che l'uomo non può confidare nella libertà, dal momento che Rosmini lo ha messo in galera, ma può confidare soltanto col suo carceriere: il dio padrone.

La chiesa cattolica non è mai stata perseguitata, ma gli uomini sono stati perseguitati, macellati, offesi, ingiuriati dalla chiesa cattolica e dal suo dio nel tentativo di sottometterli alla monarchia assoluta e costringerli alle catene della schiavitù.

Come Rosmini priva l'uomo dall'essere un soggetto di diritto, così aggredisce l'uomo nel momento in cui si sente un individuo della Natura.

La Natura è come la società. Per Rosmini nulla hanno "di bello" e nulla conoscono di "grande". Come se il bello non consistesse nell'esistenza in quanto soggetti della Natura o non consistesse in quanto soggetti che agiscono come motori della società. Dal momento che Rosmini disprezza la Natura, nella quale non è in grado di vivere se non identificandosi nel dio padrone, così la società non può esistere per trasformazione in quanto questa è voluta solo dal suo dio padrone. Quel dio padrone che Rosmini indica come grande e che, attraverso la chiesa cattolica, lo porta da un lato a disprezzare la Natura contrapponendola al suo dio e, dall'altro lato, a sottomettere la società civile all'assolutismo del suo dio padrone.

Scrive Rosmini nella Teodicea:

Divina Provvidenza: Libro II

Capitolo XXVI

Tre decreti divini all'esecuzione della prima legge della distribuzione de' beni e de' mali in relazione alla naturale virtù

318. Il qual combattimento di tutto quanto è illustre nel mondo con ciò che chiamasi cristiana pietà, è un vero di osservazione apparito in tutti i tempi ed in tutti i luoghi. Questa pietà, a stima del mondo, è ciò che v'ha di più ignobile, di più debole, di più scempio. Ma il decreto di Dio è, che appunto questa creduta ignobiltà a, questa debolezza e dissennatezza trionfi nel combattimento, cioè che quant'è nell'uomo d'invisibile grazia trionfi di tutta la visibil natura, e ne trionfi in fine con tutta la pompa, e direi quasi con tutto il clamore.

319. A far questo egli distinse fino a principio la nominata legge fondamentale in tre sublimi decreti; ché egli decretò primieramente che

QUANTI COMBATTONO CONTRO I GIUSTI DI DIO POSSANO COMINCIARE PROSPERAMENTE MA NON FINIRE.

Si aprano le storie. Voi vedete tutti i regni della terra, che nascono, che fioriscono e che precipitano. In mezzo a questi, voi vedete la Chiesa di Dio nella sua umiltà sempre uguale sopravvivente a tutte le mortali grandezze. Fino dal primo suo apparire in seno alla nazione più spregiata e abborrita, nelle mani di pochi e scalzi pescatori, seguaci di un giustiziato, ella annunzia di dover riempire di sé la terra! Niuno tuttavia deride queste sue immense promesse: tutti le prendon sul serio. I principi si mettono in movimento: quelli che comandano a tutta la terra spiegano la vasta loro possanza per annientarla. Tre secoli dura il combattimento, o più veramente il macello, e tutte le regioni rosseggiano innaffiate di sangue innocente. Finita la lotta vediamo di chi sia la vittoria. Gl'imperatori stanchi della strage de' giusti che non si difendono, e si lasciano sbranar come agnelli da' lupi, sono tutti l'uno dopo l'altro punìti: la maggior parte, l'ira di Dio li colse orrendamente. La Chiesa, secondo la sua missione, ha raccolti tanti allori immortali, quante furono le sue percosse. Carica di questi serti impassibili, ella si è sempre avanzata, è salita alla reggia, ed ha ricevuto a figliuolo l'Imperatore stesso dell'universo; clemente, ella ha stretto al seno il discendente dei tiranni. Hanno potuto cominciare, non hanno potuto finire. Dopo di questo tempo non sono cessate le dure prove, perché non debbono cessar mai; ma l'esito di tutte le sue diverse battaglie è simile al primo. O sia di nuovo attaccata dalle crudeli zanne della potenza, o dai sofismi e dalla scaltrezza della filosofia regnante, o dalla pertinace malizia degli eretici, o dalla barbarie de' tempi, o dalla scostumatezza de' suoi stessi figliuoli, o dalla ipocrisia degl'indocili suoi ministri, o vero da tutte queste cose insieme; ella s'affligge bensì, ella si mostra bensì costernata, e più de' suoi figliuoli che di sé stessa sollecita: tutti i nemici di lei in tuonano sempre trionfo sopra i suoi gemiti, e strombazzano per tutto il mondo la loro vittoria. Ma attendete un istante: l'afflitta è ancor vivente: contrappone ancora la sua fede, la sua mansuetudine, la sua invitta pazienza, i suoi preghi, profferisce ancora il suo sangue. Ah! bella sposa di Cristo, tergi le lagrime, rasserena le ciglia, e ti mira d'intorno: più non esistono i tuoi nemici, essi passaron com'ombra notturna, sono tutti sotterra, pascol de' vermi, e la loro memoria è spenta od esecrata. Tu ancora esisti, tu vivi: e l'universo batte palma a palma al tuo trionfo.

320. E queste storiche osservazioni suppongono, che Dio abbia disposto fin da principio gli umani beni per modo, che alla sua Chiesa non mancasser di tanto, di quanto ella abbisognava. Chi mira agli avvenimenti raggiunti colle prossime loro cagioni, li trova per lo più naturali, per quella ragione che sopra dissi, avere cioè Dio voluto che tutte le cose fossero connesse tra loro siccome causa ed effetto. Ma per succedere cotesti avvenimenti così congiunti d'uno in altro, dalla prima disposizione degli esseri fino agli ultimi eventi, non sono meno voluti e meno ordinati da Dio: e assai meglio comprovano la sua sapienza altissima spiegata in quella prima distribuzione fatta tutta a favore de' buoni. Per le quali cose egli è ragionevole, che noi nelle permutazioni delle cose umane ammiriamo di continuo e adoriamo l'alta sapienza, l'ineffabile bontà, e la presente volontà divina: e conosciamo non avervi cosa più stolta, che opporre la concatenazione naturale degli avvenimenti affin di sottrarsi dall'adorare la volontà di Dio in tutte le cose, mentre questa concatenazione è tutta sua volontà.

321. Secondamente ad esecuzione della prima legge decretò, che
LA VIRTù DE' GIUSTI VINCA PIù PIENAMENTE MEDIANTE LA TEMPORALE LORO OPPRESSIONE.

322. Gli uomini lasciati a sé stessi, noi l'abbiam detto, disputano e gareggiano fra di loro pel possesso de' beni umani, i quali si ripartono secondo la forza ed il valore de' combattenti. Ecco la legge naturale, corrispondente alla naturale virtù, secondo cui questi beni si partono.
Ma essendo recata al mondo da Gesù Cristo una nuova specie per essi intimamente l'immensa superiorità sua a tutte le forze della natura, e però ch'egli riguardi come avvenimento felicissimo il sofferire, non solo per la salute propria, ma ancora per quella degli altri suoi simili. Ora se l'uomo giustificato in Cristo sofferisce maggiormente che non chiedono le sue colpe, egli ne viene da Dio compensato: vien quasi ad avere un credito acceso collo stesso Dio, pel quale suo credito, dopo essere stato egli stesso redento, si fa d'altrui redentore. Di tutto quello adunque che ha I'autor della grazia anch'egli partecipa, fino dell'opera della redenzione. Qual giubilo non è racchiuso nella coscienza di questa partecipazione sublime, giubilo che ridonda, per dir così, ad ogni istante sopra sé stesso, e con questo continuo riversamento si rinnovella incessantemente ed in sé si moltiplica! E nascosto, egli è vero, al mondo: ma racchiuso è più prezioso: non v'accostate, o profani: egli è l'ineffabile secreto de' santi.

Capitolo XXVII

Seconda legge della distribuzione de' beni e de' mali temporali: questa tende ad educare gli uomini al Vangelo

325. Ma perché la società ch'è deputata custode in sulla terra della perfetta virtù potesse sussistere fino alla fine con succedimento non interrotto, Iddio doveva ancora nella distribuzione de' beni, disposta al cominciar delle cose, aver riguardo alla debolezza e all'infermità di quella natura, nella quale stabiliva d'inserir la sua grazia; non dovea distruggere gli elementi di lei, dovea solo perfezionarla: e ciò stesso dovea far soavemente, mediante quelle leggi della sua grazia che più sopra abbiamo accennate e che mostrano nella redenzione dell'anime la stessa sapienza che nella creazione dell'universo materiale, il quale mediante operazioni uniformi e regolari armoniosamente si volge e conserva. Perciò la seconda legge fondamentale osservata dalla divina Provvidenza nel compartimento de' beni e de' mali si fu che:

I BENI ED I MALI TEMPORALI RIUSCISSERO DISPENSATI IN SULLA TERRA SECONDO CHE RICHIEDE LA EDUCAZIONE DEL POPOLO DI DIO ALLA SUBLIME VIRTù.

Capitolo XXVIII

Tre decreti divini all'esecuzione della seconda legge della distribuzione de' beni e de' mali temporali in relazione alla naturale virtù

326. Fece adunque tre mirabili decreti anche per l'esecuzione di questa seconda legge, il primo de' quali è il seguente:

SIA DATA AL VERO CREDENTE UNA PROSPERITà FAMIGLIARE O NAZIONALE, QUAND'EGLI PER MANCANZA DI SVILUPPO D'INTELLIGENZA NON POSSA CONCEPIRE BASTEVOLMENTE UNA FELICITà SEPARATA AL TUTTO DALLE COSE SENSIBILI, E CIò ANCHE COLL'INTERVENTO DI PRODIGI, SE FA BISOGNO, ACCIOCCHé GIUNGA AD ASSICURARSI CHE V'HA UN DIO CHE PREMIA LA VIRTù.

327. Il qual decreto adempie due scopi: il conservamento e la successione non interrotta in tutti i tempi della società de' giusti, ed il sovvenimento dato alla debolezza ed imperfezione del giusto particolare.

328. Per rispetto alla società de' giusti, esso ebbe vigore fino a Gesù Cristo, il quale fece questa società purissima pel suo sangue e tutta spirituale; dopo di lui, vien solo usato dal beneplacito della divina misericordia, risguardo a' giusti particolari, che n'abbisognano.

Dalla Teodicea noi capiamo i fondamenti della politica assolutista e schiavista di Rosmini in cui tutta la società deve essere schiavizzata in funzione dei desideri di Jahve il suo dio padrone di cui la chiesa cattolica è il braccio armato.

Secondo Rosmini, lui, i giusti, hanno diritto di togliere diritti e libertà agli uomini fino a macellarli come bestiame: il diritto che concede loro il loro dio padrone.

Rosmini combatte contro l'uguaglianza degli uomini manifestata dalla Rivoluzione Francese. Non può permettere che gli uomini siano uguali al suo dio padrone, al suo padrone, alla chiesa cattolica padrona delle persone e possano rivendicare giustizia nei confronti dei comportamenti criminali della chiesa cattolica e del suo personale dominio sull'uomo.

L'enfasi di Rosmini sui trionfi della chiesa cattolica è l'enfasi del nazista che esalta i trionfi degli stermini nei campi di concentramento e di annientamento. Non è il trionfo di principi relativi all'uomo e alla sua vita, ma è il trionfo del padrone, della chiesa, che distrugge l'uomo nel tentativo di affrontare la sua esistenza.

In questo delirio distruttivo Rosmini immagina di adempiere al "destino" assegnatogli dal dio padrone. In questo delirio, le armi dei cristiani e dei cattolici macellano gli uomini affinché la chiesa trionfi.

Rosmini, mentre esalta i risultati del più criminale dei genocidi:

La Chiesa, secondo la sua missione, ha raccolti tanti allori immortali, quante furono le sue percosse. Carica di questi serti impassibili, ella si è sempre avanzata, è salita alla reggia, ed ha ricevuto a figliuolo l'Imperatore stesso dell'universo; clemente, ella ha stretto al seno il discendente dei tiranni. Hanno potuto cominciare, non hanno potuto finire. Dopo di questo tempo non son cessate le dure prove, perché non debbono cessar mai; ma l'esito di tutte le sue diverse battaglie è simile al primo. O sia di nuovo attaccata dalle crudeli zanne della potenza, o dai sofismi e dalla scaltrezza della filosofia regnante, o dalla pertinace malizia degli eretici, o dalla barbarie de' tempi, o dalla scostumatezza de' suoi stessi figliuoli, o dalla ipocrisia degl'indocili suoi ministri, o vero da tutte queste cose insieme; ella s'affligge bensì, ella si mostra bensì costernata, e più de' suoi figliuoli che di sé stessa sollecita: tutti i nemici di lei in tuonano sempre trionfo sopra i suoi gemiti, e strombazzano per tutto il mondo la loro vittoria. Ma attendete un istante: l'afflitta è ancor vivente: contrappone ancora la sua fede, la sua mansuetudine, la sua invitta pazienza, i suoi preghi, profferisce ancora il suo sangue.

Rosmini diffama e ingiuria il bisogno di libertà degli uomini: macellare i popoli, trafficare in schiavi, distruggere ogni anelito di libertà verso il futuro degli uomini è, per Rosmini, atto di mansuetudine. Non si tratta di mansuetudine, ma di strategie del genocidio ben descritte nella sua bibbia:

"Se ha fame il tuo nemico, dagli da mangiare pane,
e se ha sete, dagli da bere acqua:
perché carboni ardenti tu porrai sul suo capo.
e Jahve ti retribuirà."

Citazione bibbia da Proverbi 25, 21-22

"Anzi, "Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere. Poiché, così facendo, accumulerai carboni di fuoco ssul suo capo." non ti far vincere dal male, ma vinci il male con il bene.

Citazione bibbia da Paolo di Tarso, Lettera ai Romani 12, 20-21

La strategia della "mansuetudine" dei cristiani e della chiesa cattolica consiste nell'usare i bisogni immediati delle persone, che lei stessa ha costruito, per sottrarre alle persone l'intera vita. Il pezzo di pane, che la chiesa cattolica dà all'affamato, è un pezzo di pane che non appartiene alla chiesa cattolica, ma che la chiesa cattolica ha rubato alla società. Ha rubato allo stesso affamato al quale spaccia la sua benevolenza. In cambio della benevolenza elargita con quanto la chiesa cattolica ha rubato alla società, la chiesa cattolica costruisce un legame emotivo col bisognoso in modo da usare la sua riconoscenza per i suoi scopi: scambia un pezzo di pane rubato alla società con la vita dell'affamato con cui agire per distruggere la società e poter rubare ulteriormente. Quando gli affamati non pagano con la loro vita il pezzo di pane miserabile che la chiesa cattolica, dopo averlo sottratto alla società, ha elargito loro, allora la ferocia della chiesa cattolica si dispiega in tutto il suo odio:

"Ma il suo dio padrone gli rispose: "Servo malvagio e infingardo, sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; quindi bisognava che tu portassi il mio denaro ai banchieri affinché io venendo potessi riprendere il mio e insieme l'interesse. Toglietegli, dunque, il talento [nota: il pezzo di pane] e consegnatelo a quello che ha dieci talenti, poiché a chi ha, sarà dato e sovrabbonderà, ma a chi non ha, gli sarà tolto anche ciò che ha. Il servo inutile gettatelo nelle tenebre di fuori, dove sarò pianto e stridor di denti."

Citazione bibbia da vangelo matteo 25, 26-30

Questa strategia di distruzione sociale si completa nell'invito agli aderenti all'organizzazione dei cristiani e alla chiesa cattolica:

"Non restiate in nulla debitori a nessuno, se non nell'amarvi scambievolmente, poiché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge."

Citazione bibbia da Paolo di Tarso, Lettera ai Romani 13, 8

Pertanto, dice Paolo di Tarso, fate in modo di non aver mai fame e di non aver mai sete affinché nessuno accumuli su di voi carboni ardenti. Siate ricchi perché solo se siete ricchi di beni materiali potrete derubare le persone della loro libertà.

Questa è la "mansuetudine" di cui parla Rosmini: un feroce atto di guerra contro l'uomo e la società civile che faticosamente esce dall'assolutismo della chiesa cattolica che instaurando la "città di dio" ha costruito campi di concentramento e sterminio grandi come tutte le società civili del pianeta.

Nella sua esaltazione di una politica di distruzione sociale, Rosmini riprende le strategie di distruzione culturale degli uomini. A che cosa serve, si chiede Rosmini, la cultura se il suo dio, il suo Gesù, sono la sapienza incarnata e nella sapienza di dio e del suo Gesù si conclude ogni ricerca di verità dell'uomo in quanto il suo Gesù è la verità?

Per questo motivo Rosmini riprende la strategia della distruzione culturale promossa da Paolo di Tarso in funzione del dominio del suo dio padrone:

"il dio padrone si compiacque di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Poiché i Giudei chiedono miracoli, e i Greci cercano la sapienza, ma noi predichiamo cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i Greci, ma per quelli che sono chiamati, siano Giudei o Gentili, cristo è potenza di dio e sapienza di dio. Poiché la stoltezza di dio è più saggia degli uomini, e la debolezza di dio è più forte degli uomini. Considerate la vostra vocazione, fratelli: non vi sono molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili; ma dio ha scelto ciò che è stolto secondo il mondo per confondere i sapienti, e ciò che è debole secondo il mondo per confondere la forza: dio ha scelto le cose vili del mondo, e le spregevoli, e quelle che sono un nulla, per distruggere quelle che sono, affinché nessuno si glori davanti a dio."

Citazione bibbia da Paolo di Tarso, I Corinti 1, 21-29

L'uso dello spregio e dell'emarginazione per costruire altro spregio e altra emarginazione, è il senso della politica auspicata da Rosmini quando dice:

Questa pietà, a stima del mondo, è ciò che v'ha di più ignobile, di più debole, di più scempio. Ma il decreto di Dio è, che appunto questa creduta ignobiltà a, questa debolezza e dissennatezza trionfi nel combattimento, cioè che quant'è nell'uomo d'invisibile grazia trionfi di tutta la visibil natura, e ne trionfi in fine con tutta la pompa, e direi quasi con tutto il clamore.

La chiesa cattolica ha fatto guerra ad ogni società civile del pianeta portando morte e distruzione là dove c'era cultura e benessere. Ha distrutto quanto poteva distruggere e ha sempre agito in quanto chiesa cattolica anche quando gli esecutori materiali erano eserciti nazionali (battezzati e istruiti fin dall'infanzia dalla chiesa cattolica) o dittatori sempre istruiti e battezzati dalla chiesa cattolica.

Il genocidio e la strage come tecnica insegnata dal dio padrone e praticata sistematicamente dalla chiesa cattolica, è il fondamento della sua politica nazionale e internazionale come diritto manifestato da Rosmini.

L'insegnamento del dio padrone alla chiesa cattolica che lo ha attivamente applicato è quello insegnato dal dio padrone e auspicato da Rosmini che attribuisce ai macellati dalla chiesa cattolica l'uguaglianza nell'essere macellati dalla chiesa cattolica:

"Tutto il bottino di quelle città e il bestiame lo saccheggiarono a loro profitto gli Israeliti; ma tutte le persone le passarono a fil di spada fino al totale sterminio, senza lasciarne anima viva."

Citazione bibbia da Giosuè 11, 14

"Non lasciò nessun superstite e sottopose all'interdetto ogni vivente, come Jahve, dio padrone d'Israele, aveva prescritto."

Citazione bibbia da Giosuè 12, 40

Sono esempi della politica di Rosmini. Una politica sanguinaria alla quale si oppose Giandomenico Romagnosi che contro l'assolutismo stragista di Rosmini oppose i principi e i valori delle Costituzioni nate dalla Rivoluzione Francese e dal diritto dei popoli contro il dio padrone Rosminiano.

A questo delirio assolutista di Rosmini che porterà agli stermini in Africa, America Latina, Asia da parte della chiesa cattolica durante il colonialismo, agli stermini con cui la chiesa cattolica si macchierà in Europa con tutti i fascismi e i nazismi del XX° secolo, Giandomenico Romagnosi aveva già opposto il diritto dei popoli contro i "principi padroni in nome del dio padrone":

DELL'OBBLIGAZIONE NATURALE D'INSTITUIRE IL GOVERNO TEMPERATO.

La ragione costituzionale altro non è propriamente, che un ramo del diritto naturale politico, preso in tutto il suo rigore. Essa ne forma il complemento, come il sociale contratto ne forma il principio. Quegli scrittori pertanto che trattarono delle diverse forme dei governi, come di cose di convenienza, anzichè di rigoroso dovere di ragion naturale, o non conobbero o dissimularono i rapporti naturali e necessarii dell'ordine di ragione delle umane società. Questi rapporti sono imperiosi tanto per determinare il titolo generale, quanto per dettare le forme particolari dei governi umani. Distinguiamo il titolo legale dalla pratica potenza od opportunità a farlo valere. I mali dell'anarchia fecero erigere in rigoroso dovere lo stabilimento del principato. E perchè dunque i mali del dispotismo non fecero erigere in rigoroso dovere lo stabilimento delle politiche costituzioni? Forsechè l'obbligo di evitare l'anarchia non inchiuda essenzialmente il motivo di ottenere mediante il governo il sicuro esercizio dei naturali diritti? Forsechè il principato importa il diritto di malmenare, o non piuttosto l'obbligo di reggere con giustizia? Ora, se col potere assoluto è impossibile ottenere lo scopo del principato, egli è manifesto che il motivo stesso che induce la società a non dar luogo all'anarchia, deve indurre a non dar luogo agli arbitrii principeschi. Parlando con esattezza si può dire, che la mancanza di costituzione forma l'anarchia principesca, come la mancanza di principato forma l'anarchia popolare. L'anarchia non è per sè stessa un male, ma è causa di mali solo fra uomini che hanno bisogno di convivere fra di loro con un cert'ordine. Fingete difatti gli uomini come animali bastanti a sè stessi: allora cessa la necessità non solo di qualunque governo, ma persino di qualunque società. Fingete anche gli uomini bisognosi di società, ma illuminati ed equi, ed allora non è necessario nè giusto principato alcuno. Fingete finalmente i principi naturalmente illuminati. e provvidi, ed allora non è necessaria costituzione alcuna. Ma se uomini bisognosi d'una data società, abbisognano del principato per effettuare e mantenere quel dato ordine di convivenza, egli è perciò stesso evidente che il principato deve agire unicamente nel senso di quest'ordine per la esecuzione del quale fu instituito, Dunque se la natura stessa fallibile e cupida dei principi, che sono della stessa pasta dei privati, li fa traviare dal loro uffizio, egli ne verrà che il titolo stesso, per cui fu stabilita la società e il principato obbligherà pure a stabilire la politica costituzione. Per la qual cosa, o convien lasciare di parlare della creazione e del mantenimento del principato, come di cosa di rigoroso diritto, o convien concedere che la creazione ed il mantenimento delle costituzioni cade sotto lo stesso titolo. La forza di questa conseguenza è così irrefragabile che non può essere contrastata che o dall'ignoranza, o dalla servilità, o da una cieca ambizione. Direte voi che una costituzione è cosa desiderahile, ma non eseguibile salva l'integrità del principato? A ciò rispondo, che questa obbiezione versar può tanto sul fatto quanto sul diritto, Considerando i rapporti di fatto, noi per ora li possiamo separare dalla quistione. Altro è infatti il dire che posto il fine del principato, e data la natura dei principi assoluti, sia necessario un freno legale per essi, come è necessario per i cittadini, ed altro è il dire che questo freno non sia praticabile o compatibile colla integrità del principato. Per ora mi basta di provare che il titolo legale è lo stesso di quello di allontanar l'anarchia e che versa sullo stesso oggetto. A suo luogo io proverò che la pretesa impossibilità pratica dei freni costituzionali è palmarmente falsa. Quanto poi all'incompatibilità obbiettata colla integrità del principato, io credo necessarii alcuni schiarimenti onde fissare l'oggetto preciso del diritto, o almeno i limiti, del medesimo.

Dico adunque che la giusta pretesa di dar costituzioni non versa sulla sostanza del diritto dell'impero, ma solamente sulla forma del di lui esercizio. Non confondiamo il potere assoluto col dispotico. Il primo altro non è, che il potere di eseguire e far eseguire il sociale contratto accordato fiduciariamente, ossia senza altre cauzioni che la presunta buona volontà o la parola data dal principe. Il poter dispotico per lo contrario, è la facoltà d'imporre tutto quello che all'imperante piace. Egli è propriamente il diritto del più forte, considerato nel principe, cioè un assurdo in termini come in qualunque altro uomo. L'impero assoluto considerato rispetto al temperato non varia la competenza, ma sol la libertà di esercitarla. "Governaci in pace e giustizia, noi confidiamo in te". Ecco la formola dell'atto costituente l'impero assoluto. L'impero dispotico per lo contrario varia tanto la competenza quanto il libero esercizio. La sua formola è "governaci come ti piace". L'assoluto può essere legittimo, perocchè altro non si vuole che il fine dell'associazione. Il dispotico per lo contrario non può essere legittimo nè per la sua origine, nè per la sua natura. E per verità, o voi figurate un atto primitivo consensuale di un popolo che si dà un principe, o figurate un atto violento di un interno od esterno occupatore.

Tratto da:

Nota: Le citazioni di Giandomenico Romagnosi sono tratte da "Della Costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa" (La scienza delle costituzioni) edito dalla Reale Accademia d'Italia tomo II 1937. Il brano commentato è l'appendice chiamata "Teoria Speciale", da pag. 859 a pagina 974 (nello specifico 883-885).

La Costituzione della Repubblica Italiana nasce dalle idee di Giandomenico Romagnosi mentre, tutte le azioni che sono state messe in atto contro la Costituzione della Repubblica Italiana emergono dal dispotismo ideologico di Antonio Rosmini.

Se la nostra Costituzione non è ancora realizzata nella pienezza dei suoi principi è perché, dalla sua entrata in vigore uomini dispotici, legati all'assolutismo Rosminiano che li ha educati nel cattolicesimo fascista, come De Gasperi, Togliatti, Einaudi, Gronchi, Fanfani, Scelba, Andreotti, Moro, Pertini, Spadolini, Nenni, Craxi e altri, hanno pensato di sostituire il loro assolutismo praticato con la violenza ai doveri che la Carta Costituzionale imponeva loro.

Così, ad una Carta Costituzionale legata ai principi morali di Giandomenico Romagnosi, ci sono uomini che dovrebbero obbedirne ai principi e che, eversivamente, sono legati all'assolutismo rosminiano e nella società applicano i principi etici e morali della chiesa cattolica in disprezzo e in ingiuria della Carta Costituzionale per spingere la società civile alla miseria e all'indigenza in modo da permettere alla chiesa cattolica di riconquistare il potere. In questo modo, tutti costoro, consentiranno alla chiesa cattolica di applicare la politica rosminiana come imposta dai loro testi sacri contro altre religioni o contro i suoi oppositori politici:

Jehu radunò tutto il popolo e gli parlò così: "Achab ha servito poco Baal; Jehu lo vuole servire di più. Ora, perciò, chiamaterni tutti i profeti di Baal, tutti i suoi servi, tutti i suoi sacerdoti; nessuno manchi, perchè voglio offrire un gran sacrificio a Baal: chiunque mancherà non vivrà." Jehu, però, agiva con astuzia perchè egli voleva distruggere gli adoratori di Baal. Jehu ordinò: "Convocate una solenne assemblea per Baal!" La convocarono. Poi, Jehu, spedì messaggi in tutto Israele e vennero tutti gli adoratori di Baal e non ce ne fu uno che non venisse. Essi entrarono nella casa di Baal che fu riempita da un capo all'altro. Jehu disse al guardarobiere: "Metti fuori le vesti per tutti gli adoratori di Baal." Ed egli mise fuori le vesti. Al lora, Jehu, entrato con Jonadab, figlio di Recab, nella casa di Baal, disse agli adoratori di Baal: "Fate attenzione che non ci siano qui tra voi adoratori di Jahve, ma soltanto adoratori di Baal." Entrarono, allora, per offrire sacrifici e olocausti. Jehu aveva disposto fuori ottanta uomini con l'ordine: "Chiunque farà sfuggire uno degli uomini che io consegnerò nelle sue mani risponderà con la propria vita per la vita altrui." Quando si fu finito di offrire l'olocausto, Jehu ordinò ai cursori e agli ufficiali: "Entrate, uccideteli, nessuno sfugga!" E li passarono a fil di spada. Poi i cursori e gli ufficiali li gettarono fuori; indi pervennero fino alla città della casa di Baal, misero fuori le stele dalla casa di Baal e le bruciarono. Poi distrussero la casa di Baal e la trasformarono in una cloaca fino al presente.

Citazione bibbia da II Re 10. 18-27

Questa è la politica auspicata da Rosmini che troppe volte, nel corso della storia, la chiesa cattolica ha praticato contro la società civile.

Nota: Le citazioni di Rosmini, quando non specificato, Antonio Rosmini Da "Scienze metafisiche" Teodicea a cura di Umberto Muratore edito da Centro Internazionale di Studi Rosminiani Città Nuova Editrice 1977 da pag. 209 - 214

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 26 luglio 2013

Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.