Antonio Rosmini Serbati (1797 - 1855)

L'idea dell'Essere creatore

Riflessioni sulle idee di Rosmini.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984) dell'idea di Dio in Rosmini:

1) Ora, afferma Rosmini, la nostra ragione possiede una sola categoria: l'idea dell'Essere o Essere ideale. "L'uomo non può pensare a nulla senza l'idea dell'essere", infatti "l'esistenza è, di tutte le qualità comuni delle cose, la comunissima e universalissima".

2) L'idea dell'Essere è l'idea dell'essere possibile: "la semplice idea dell'essere non è percezione di qualche cosa di sussistente, ma è intuizione dei possibili, la possibilità delle cose".

Secondo Rosmini, la ragione possiede una sola categoria di pensiero ed è l'"l'idea dell'essere", inteso come l'idea del Dio padrone. Rosmini antepone sé stesso all'oggettività riconoscendo che l'unica idea della ragione è la sua stessa ragione che eleva alla condizione "dell'essere", cioè a quella del Dio padrone.

L'idea dell'essere in Rosmini è l'idea della sua ragione come "qualche cosa che sussiste", si è separata dal mondo elevandosi al di sopra del mondo e proiettando sul mondo l'idea di sé stessa come idea creatrice del mondo. Rosmini: è IL Dio PADRONE! In quanto Dio padrone, Rosmini "sa" come il Dio padrone si muove e ordina come i suoi schiavi (leggi fedeli) devono pensare l'azione e i limiti dell'azione creatrice di lui in quanto Dio padrone.

Scrive Rosmini:

594. Un'altra conseguenza importante si può trarre dal principio d'applicazione della legge del minimo mezzo, ed è la celebre legge di continuità fra gli enti, illustrata da Leibnizio. Ed ecco come ella si dimostra dalle cose dette.

595. Iddio volendo creare esseri contingenti, non potea crearne che una quantità finita, non che gli venisse meno la potenza, ma la limitazione inerente a questi enti stessi e alla natura de' numeri non permettea fare altrimenti senza contraddizione. Laonde è assurda pretesa di chi piglia a disputare con Dio, l'esigere di sapere perché egli n'abbia creato più tosto questa quantità che un'altra, e questi enti più tosto che altri enti. Anzi in vece di ciò, il quanto d'entità che Dio tolse a creare conviene considerarlo siccome un dato primitivo; dopo di che non rimane ad esigere ragionevolmente se non che «Iddio, essendo sapientissimo, tragga da quel quanto d'entità che volle creare, tutto il bene ch'essa potea dare distribuendola nel modo a ciò opportuno ».

Rosmini, volendo creare esseri contingenti, non poteva crearne che una quantità finita. Non che a Rosmini venisse meno la "potenza", ma la limitazione inerente a questi esseri stessi e alla "natura dei numeri" non permetteva di fare altrimenti SENZA CONTRADDIZIONE. Rosmini, se avesse "creato" un numero infinito di esseri finiti avrebbe contraddetto la sua infinitezza in quanto un infinito, al di là della sua natura, si sarebbe affiancato all'infinito del Dio padrone Rosmini nelle sue qualità assolute.

Per questi motivi Rosmini ritiene assurda la pretesa di chi pretende di disputare con lui e con la sua logica assoluta che si identifica con quella del Dio padrone. Il Dio padrone che parla per bocca di Rosmini, è Rosmini che parla dando voce al Dio padrone: cosa pretendono questi filosofi pezzenti, di disputare con lui? Col suo essere un individuo assoluto?

Come si permettono questi filosofi di "pretendere" di sapere perché lui, Rosmini, li ha creati in questa quantità piuttosto che in un'altra? O in questa qualità piuttosto che in un'altra? Accettino il Dio assoluto Rosmini, si sottomettano al mistero delle incongruenze e tacciano!

Anzi, dice Rosmini, dal momento che io vi ho creati, dovete considerare la mia creazione, nella forma qual siete, come il dato primitivo della vostra esistenza.

Dice Rosmini che conviene, se non vogliono essere bruciati vivi dalla sua santa inquisizione, di considerare che: "Rosmini, essendo sapientissimo, ha tratto da quella porzione di entità che ha voluto creare tutto il bene che Rosmini poteva dare distribuendola nel modo più opportuno". Non c'è nulla da discutere. Davanti alla patologia delirante di Rosmini non esistono ragioni che tengano e gli altri filosofi stiano in ginocchio davanti all'assolutezza creativa di Rosmini.

Il delirio di onnipotenza di Rosmini è ingiurioso e offensivo per tutta la società civile e per tutti i singoli individui.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984) dell'idea di Dio in Rosmini:

3) Essa è l'idea prima innata nell'uomo, del tutto indeterminata, che presenta "i caratteri della semplicità, dell'identità, dell'universalità, della necessità, dell'immutabilità, e dell'eternità".

L'idea di una ragione padrona dell'individuo che lo costringe a proiettare una ragione sul mondo interpretandolo aprioristicamente è, per Rosmini, un'idea innata e non un'idea educazionalmente imposta mediante la violenza educazionale che disarma il bambino nelle sue capacità di critica della realtà in cui dovrà vivere.

Per Rosmini è un'idea semplice.

E' semplice, in effetti, dire: "Io sono il padrone!" e pretendere che la realtà si sottometta a tale semplicità. Più difficile è sviluppare una capacità di analisi del mondo reale in cui si vive distinguendo fra fenomeno reale e possibilità della ragione di spiegare il fenomeno reale.

E' un'idea semplice affermare: "Io ho delle necessità e tu le devi soddisfare!". Molto più difficile costruire delle relazioni col mondo per soddisfare le reciproche necessità.

E' facile affermare, come il Dio padrone di Rosmini: "O soddisfi le mie necessità come voglio io o io ti ammazzo!" difficile è riconoscere i bisogni dell'altro e costruire con essi delle relazioni.

E' facile pensarsi immutabili ed eterni. Appartiene al delirio religioso cristiano il "sempre giovane" e il "vivere in eterno nella carne", più difficile è pensare di vivere nelle trasformazioni e nel mutamento consapevoli che ad ogni azione mutiamo e cui trasformiamo e che tutto quello che facciamo è finalizzato alla nostra morte che, qualora ne siamo consapevoli, dobbiamo affrontare con il valore dell'esperienza che abbiamo accumulato.

Scrive Rosmini:

596. Il che premesso, quale e quanta è nel fatto l'entità che Iddio si propose di creare, e creò? Ella risulta da più specie di cose; vediamo di conoscerne le specie elementari e primitive. Le specie elementari e primitive, a noi note, si riducono a tre, cioè: 1. gli elementi materiali, 2. i principj sensitivi, 3. i principj intellettivi.

597. Da queste specie noi vedemmo, che la legge del minimo mezzo richiede che Iddio cavi tutto ciò che esse possono dare di bene. Ma perché ciò avvenga non dee Iddio lasciare andar perduta nessuna di loro forze, attitudini, passioni e modificazioni, dalla quale alcun bene possa derivare. Quindi nel capitolo precedente noi abbiam dedotta la conseguenza, che era convenevole cosa, che Iddio non lasciasse gli enti isolati e divisi l'uno dall'altro, anzi che gli unisse in un tutto solo, mettendoli fra loro a contatto, acciocché potendo agire scambievolmente l'uno in sull'altro, e modificarsi, esercitassero tutte le loro attitudini e facoltà, senza che niuna rimanesse oziosa, da poiché ciascheduna potea fruttare qualche cosa alla somma del bene. Or con simigliante ragionamento qui caviamo quest'altra conseguenza evidente del pari, che Iddio dovea, secondo la convenienza stessa, comporre di quelle tre specie elementari tutti gli enti, che ne fossero potuti uscire, congiungendole in tutti i possibili modi, appunto perché ogni diverso loro accozzamento è una entità nuova, onde la suprema sapienza potea dedurre alcun bene; meno se qualche combinazione non si potesse comporre nell'ordine universale, in modo da crescer la somma del bene; nel qual caso la perdita di quella combinazione riuscirebbe giustificata.

Le specie elementari e primitive stanno solo nelle fantasie malate di Rosmini. Quand'è che si possono definire e distinguere le specie come elementi materiali, principi sensitivi e principi intellettivi? Quando mai i tre elementi citati si possono disgiungere dall'unità che li manifesta nei singoli esseri?

MAI!

Ogni soggetto vivente è intelligente! Semmai non si mette in ginocchio davanti al Dio padrone di Rosmini. Questo è indice di intelligenza.

Ogni soggetto vivente è sensibile! Se non lo fosse, non sarebbe un essere vivente.

Ogni essere, che noi definiamo vivente, è materia (o energia che è materia organizzata in maniera diversa). Non esiste un qualche cosa che Rosmini possa indicare come vivente e che non sia un corpo materiale.

La così detta "legge del minimo mezzo" di Rosmini è una sorta di diritto del Dio padrone: dal campo che il contadino ha arato, il Dio padrone si ricava tutto il bene (si appropria di tutto il frumento). Tale principio è il principio del ladro, del bandito, del criminale, del delinquente che priva gli esseri della Natura e l'essere umano nel nostro caso, dei suoi diritti nella sua esistenza. Come si permette, il delinquente Dio padrone di Rosmini, di appropriarsi di qualcosa? E' un atto criminale, non un atto del discutere di filosofia. Là dove il criminale in croce Gesù afferma che lui "...miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso." Matteo 25,26 legittimando il furto e la rapina.

La pretesa di legittimazione del padrone di trasformare gli uomini in bestiame umano vede la complicità di Rosmini che insulta gli Esseri della propria specie negando la loro volontà, i loro bisogni, i loro diritti e le loro determinazioni in funzione di "non lasciar perduta nessuna delle loro forze" dal quale un qualche bene (vantaggio per il Dio padrone) ne possa derivare.

Per questo motivo, secondo Rosmini, il Dio padrone ha radunato il bestiame umano affinché il proprio bestiame producesse negli interessi del Dio padrone e nessuna parte del bestiame umano rimanesse oziosa.

Rosmini doveva, secondo la sua convenienza, comporre di tre specie elementari tutti gli esseri che potessero nascere congiungendole in tutti i modi possibili, perché ogni diverso loro accozzamento è una entità nuova onde la suprema sapienza di Rosmini poteva dedurre ogni bene; meno se qualche accozzamento non si poteva comporre nell'ordine universale in modo da accrescere la somma del cibo che questo vampiro degli Esseri Umani succhia disperato.

Che gli Esseri della Natura siano divenuti per trasformazione continua come adattamento soggettivo ad ogni variabile dell'oggettività incontrata, al delirio di onnipotenza creatrice di Rosmini, non passa nemmeno per l'anticamera del cervello. La sua ragione onnipotente e delirante si ritroverebbe smarrita se, abbattuta dalla centralità del pensiero umano, si ritrovasse per quello che è: un sottoprodotto malato di una vita fallita che sogna l'onnipotenza.

Dopo aver assistito al preambolo delle giustificazioni con cui il Dio padrone e creatore Rosmini ha messo insieme il mondo e gli Esseri della Natura, continuiamo ad analizzare il suo delirio.

Scrive Rosmini:

598. Supponendo adunque che que' tre elementi specifici si dovessero comporre e trameschiare in tutte le guise possibili, acciocché niuna capacità e attitudine loro andasse perduta, chiaro è che riuscir ne dovea la legge di continuità fra gli enti, cioè che l'universo dove a abbracciare una gradazione continua di enti dal più semplice al più composto, dall'infimo al sommo; quanto la infinita sapienza sapea organizzarne co' nominati tre elementi.

599. La qual legge non impedisce che la natura de' tre elementi si rimanga inconfusibilmente distinta siccome quella che è immutabile, corrispondendo ciascuno a un'idea diversa, fondamento d'una specie diversa. Poiché se l'atomo materiale potesse cangiarsi in principio sensitivo, già egli cesserebbe d'essere; e così pure se il principio sensitivo, in quant'è sensitivo, si cangiasse in principio intellettivo, non sarebbe più come tale principio sensitivo; cosicché i tre elementi indicati differiscono come i numeri, per usare una maniera di dire d'Aristotele tanto ripetuta dagli scolastici.

Scrive: "supponendo".

Ma come, non avevi dato per certo che quelle erano le specie primitive?

Ora le supponi? Come era falsa prima l'affermazione, è falsa e pretestuosa ora la supposizione!

Allora supponi la infinita sapienza del tuo Dio. Supponi un movimento dall'infimo al sommo dal semplice al complesso organizzata, non dalla Natura per adattamento, successione e trasformazione, ma dalla sapienza infinita che operava organizzando i "tre elementi".

E' il Dio padrone, Rosmini, che organizza gli oggetti del mondo (privati di volontà, determinazione e scopo nella loro esistenza) e non i soggetti del mondo che attraverso la loro volontà adattano sé stessi e si trasformano per meglio adattarsi in una migliore veicolazione della loro struttura libidica.

L'idea di Rosmini del Dio padrone della bibbia, che come un alchimista mette in un calderone gli atomi, il senso e l'intelligenza combinandoli come se fossero dei numeri, è effettivamente un'idea comica. Se prendi un individuo della natura e togli a quell'individuo la materia di cui è composto, non rimarrà la sua intelligenza né il "principio sensitivo". Questi non esistono come oggetti in sé. Sono solo delle emanazioni della materia vivente. Non è che il principio sensitivo e l'intelligenza rendono vivente quella porzione di materia, ma proprio perché quella porzione di materia diventa vivente, passando dallo stato di inconsapevole a quello di consapevolezza, che può usare la sua volontà per adattarsi al meglio nel mondo in cui è venuta in essere da cui deduciamo che percepisce e che progetta (intelligenza).

Quell'adattarsi al meglio, lo spettatore lo chiama "intelligenza" e la percezione che dimostra di avere delle sollecitazioni del mondo, può essere chiamate senso, ma sono oggetti della coscienza di quella materia, non il contrario. Se fossero il contrario, dovrebbero essere, in qualche modo, individuati come oggetti in sé. Almeno con prove indirette. Invece Rosmini si limita a farneticare come l'assolutezza del suo Dio padrone avrebbe potuto operare se lui, Rosmini, avrebbe operato se fosse stato il Dio assoluto.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984) dell'idea di Dio in Rosmini:

4) E' l'idea che rimane quando si tolgono ad un ente reale tutte le sue determinazioni ad eccezione di quella dell'essere, che è la condizione fondamentale dell'esistenza.

In sostanza, quando si tolgono a Rosmini tutte le argomentazioni relative alla giustificazione della sua patologia delirante, il delirio è "la condizione della sua esistenza".

Scrive Rosmini:

600. All'incontro i tre principj possono variamente congiungersi, secondo le affinità reciproche. E quanto all'elemento materiale penso io che sia sempre informato dal sentimento, di che mi riserbo ad esporre le prove altrove; e che gli atomi animati vengano formando l'animale quando s'aggiugne l'organizzazione opportuna. All'incontro il principio animale può congiungersi all'intelligenza, e i due principj acquistare una radice comune, come accade nell'uomo.

601. Ma non essendo questo necessario, può anche l'intelligenza aver sussistenza separata dall'animalità, siccome incontra nell'anime umane prive di corpo, benché conservino la radice del principio animale: e così pure negli angeli; riuscendo affatto gratuito il pensiero di Leibnizio, di Bonnet e d'altri moderni, ed anche antichi (92), i quali volevano ogni essere intelligente dovere andar vestito di qualche corpo, almen tenuissimo, perché non sapevano concepire la sostanza meramente spirituale, o per altre ragioni. Ma non osservano cotesti filosofi che l'esser tenue o grosso il corpo è il medesimo, giacché la tenuità o la grossezza de' corpi è relativa a' sensi nostri, né fa perder loro la corporeità, né gli avvicina alla spiritualità, differendo sempre i corpi dagli spiriti di natura, e non di grado solamente.

Le tre specie, nel pensiero di Rosmini, acquisiscono tre gradi i sviluppo di una gerarchia che porta verso "un'elevazione" gerarchica della vita in funzione del Dio padrone.

La materia è vile, ma aggiungendo il sentimento si hanno gli animali. Aggiungendo alla materia e al sentimento l'intelligenza, cioè l'anima, secondo Rosmini, si ha l'uomo. Dato di fantasia che nega la realtà che si dispiega sotto gli occhi e che lo eleva a padrone della vita.

La costruzione di Rosmini tenta di legittimare le condizioni di incorporeità mediante l'uso di una fantasia che deve giustificare strutture di pensiero assolutamente fantasiose e prive di ogni supporto esistenziale. All'interno della concezione "scientifica" secondo cui la materia altro non è che l'energia organizzata in un diverso modo, posso parlare di corpi non percepiti materialmente, ma sempre di corpi che manifestano coscienza all'interno di una concezione della realtà che ha la sua centralità sul "corpo vivente". E' dalla presenza del corpo che identifico la vita, al di là che questa coincida con la mia concezione di Essere della Natura o non coincida con essa (l'Essere Terra o l'Essere Sole). Il corpo rientra sotto i miei sensi e dal corpo vedo le fiamme della trasformazione di un'oggettività che chiamo "manifestazione di intelligenza, progetto e scopo".

Rosmini fa il percorso contrario. Identificato il suo scopo, la legittimazione del suo Dio padrone e delle fantasie che ne stanno a fondamento, elabora una giustificazione sofista, delle sue fantasie che andrebbero, invece, relegate nella sfera della patologia. Io posso muovermi nel sogno. Posso dire che nel sogno si muove un corpo sottile perché attraversa i muri o che è un corpo diverso perché fatico a camminare, non riesco a leggere e non sono in grado di mangiare, ma trasformare questo in un dato di realtà al di fuori della mia struttura di immaginazione, significa trasformare il sogno in struttura razionale che giustifica la patologia psichiatrica.

L'occultismo parla di corpi sottili in "superuomini" o "superiori" che stanno al di sopra dell'uomo: le parole di dominio escono dalla bocca di chi dichiara l'esistenza del Dio padrone, dei "superuomini" o dei "superiori". Le parole non escono dalla bocca del Dio padrone, dei "superuomini" o dei "superiori".

Non prendi a calci il Dio padrone, i "superuomini" o i "superiori". Prendi a calci Rosmini quando Rosmini, identificandosi col Dio padrone, descrive le modalità con cui il Dio padrone ha creato l'uomo e usando una teoria definita "delle tre specie" materia, sentire e intelletto, separa l'uomo dalla natura per relegarlo nel gregge da portare al macello della vita. Se io, come Essere Umano, sono diverso, nel percorrere la Terra, da tutte le altre specie della Natura, non ne traggo un beneficio perché qualcuno mi illude di essere un "padrone", al contrario, con l'illusione che mi viene imposta di "essere un padrone" uguale al Dio padrone, vengo separato dalle forze del mio divenuto, rinchiuso in una gabbia emotiva che determina il mio comportamento e sacrificato.

Ciò che mi si sottrae è la vita, il tempo e le mie possibilità di futuro che Rosmini, manifestando gli intenti di onnipotenza del Dio padrone, intende sottrarmi. Ciò che mi vengono rubati sono i "dati di realtà", cioè tutti quegli strumenti di analisi del mondo in cui vivo. RUBATI e sostituiti con la violenza con cui si costringe l'infanzia a confidare nel padrone, nel Dio padrone, nel padre padrone.

I cristiani si sono sbizzarriti nel descrivere i corpi della loro gerarchia divina. Per due scopi fondamentali. Prima di tutto per farli entrare ed operare nella ragione, nella quotidianità. L'angelo cristiano non opera in una sua sfera di percezione del mondo, ma opera nella stessa sfera di percezione del mondo del corpo fisico umano. La descrizione del mondo dell'angelo o del demonio cristiano (e dello stesso Dio padrone cristiano) è la stessa descrizione che ne ha la ragione dell'Essere Umano. La seconda necessità è costruire una "gerarchia di corpi" dove l'elevato è più sottile del corpo materiale.

Le due necessità entrano in conflitto e i cristiani hanno sempre tentato di far coincidere l'inconciliabile per i loro scopi di dominio e di possesso.

Come percepiva il mondo mio nonno quand'era un essere nell'ipotetico brodo primordiale? Come percepirebbe il mondo un essere che avesse esclusivamente la percezione a "raggi x"? Come modificherebbe la sua intelligenza?

Perché Rosmini mi costringe a proiettare la percezione formale del mondo data dai miei sensi sull'Essere Serpente deducendo che i miei sensi sono superiori ai suoi e superiore è la mia intelligenza? Come posso essere "superiore" se la mia specie ha dovuto modificarsi più e più volte nel corso dell'evoluzione perché inadatta a rispondere alle sollecitazioni del mondo mentre, al contrario, altre specie sono rimaste stabili per centinaia di milioni di anni perché erano perfettamente adattate a rispondere alla variazione ambientale?

Perché la mia intelligenza deve essere pensata superiore se la mia intelligenza non è adatta a rispondere al mondo? Solo perché la mia intelligenza può essere manipolata emotivamente per renderla sciava e dipendente da un Dio padrone?

Solo perché l'uomo può essere trasformato in bestiame emotivo sottomesso al Dio padrone e alle farneticazioni deliranti da onnipotenza di Rosmini?

Le citazioni di Rosmini, dove non specificato, sono tratte da:

Antonio Rosmini Da "Scienze metafisiche" Teodicea a cura di Umberto Muratore edito da Centro Internazionale di Studi Rosminiani Città Nuova Editrice 1977 da pag. 353 a pag. 355

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 18 aprile 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.