Antonio Rosmini Serbati (1797 - 1855)

Filosofia del Diritto: legittimazione del genocidio

Riflessioni sulle idee di Rosmini.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Antonio Rosmini nella sua Filosofia del Diritto legittima il genocidio. Legittima la strage. Legittima l'ideologia del campo di sterminio. Legittima quanto di più aberrante abbia visto l'umanità.

Legittima i mezzi con cui risolvere veri o presunti problemi di natura sociale, al di là delle conseguenze che l'uso di tali mezzi realizza.

Usare il mezzo, il carro armato ad esempio, per portare la "pace" non è solo un'incongruenza, ma un gesto criminale che viene giustificato attraverso l'idea, vera o ingannevole che sia, che l'altro sia "più criminale" di colui che porta la pace col carro armato.

Il diritto non certifica una condizione di staticità sociale in cui il possessore dei mezzi di sterminio legittima la sua condizione di potere. Il diritto è l'oggetto in cui l'uomo agisce nella società e non la "legge formale" con cui un "giudice" si arroga il diritto di negare il diritto di chi vuol fare soggiacere a pene arbitrarie.

La base del discorso di Rosmini è il "diritto di sangue" che sancisce il "diritto di possesso".

Quando Rosmini afferma:

167. - Quello che dicesi de' diritti proprj, è a dirsi altresì della difesa de' diritti altrui.

Quando si dice che il tuo diritto è uguale al mio e il mio al tuo, siamo al di fuori del ruolo che io o tu occupiamo nella scala gerarchica sociale. Quando tu occupi un ruolo nella scala gerarchica e quel ruolo viene vissuto con diritti e doveri diversi dai miei nella qualità e nella quantità, di fatto, i tuoi diritti e i tuoi doveri non sono uguali ai miei.

Quando un ruolo sociale conferisce una diversa fruizione di diritti e di doveri, è portatore di disuguaglianza sociale. E quando c'è la disuguaglianza sociale, c'è la diffamazione del più debole al fine di sancire la legittimazione del diritto di massacro e di controllo del più forte sul più debole.

Quando il dio cristiano afferma, per giustificare il genocidio degli uomini col diluvio universale:

"La fine di ogni carne è giunta dinanzi a me, perché la terra è piena di violenze per causa degli uomini; ecco io li sterminerò assieme alla terra!" Genesi 6, 13

Il dio cristiano diffama gli uomini per poterli sterminare. Questo meccanismo è un valore fondante il pensiero cristiano. Quando i missionari cristiani legittimano il genocidio degli indios delle americhe, lo fanno riproducendo questo meccanismo ideologico che suona come: "...siccome loro... allora noi...".

L'unico soggetto che sta violando i diritti, è il dio dei cristiani.

Il racconto termina col genocidio degli Esseri Umani. Con il delitto di tutti i delitti!

Mentre nelle accuse del dio padrone agli uomini non esiste una violazione dei diritti del dio padrone da parte degli uomini, il dio padrone viola i diritti degli uomini e, di quella violazione, ne fa un modello operativo per ebrei e cristiani affinché giustifichino la violazione dei diritti di ogni altro soggetto che non si sottometta ad ebrei o cristiani.

Da qui il meccanismo della propaganda ideologica secondo cui "...vado a portare la pace col carro armato e i bombardieri...". Dove l'unico soggetto che porta la guerra è colui che porta la pace con i carri armati. Il modello funziona nella propaganda perché i bambini sono stati violentati e costretti a pensare che il dio padrone abbia tutti i diritti contro i diritti del singolo individuo. Dal momento che il dio padrone è colui che possiede i mezzi con cui provocare il diluvio universale o i carri armati e i bombardieri per macellare gli uomini: IL DIRITTO A MACELLARE, e più in generale a violare i diritti degli uomini, E' UN DIRITTO DEL DIO PADRONE.

Questa logica è il fondamento della violazione del diritto personale e individuale. Non mettendo in discussione il modello da cui Rosmini parte per sviluppare la sua logica, fa della violazione del diritto delle persone il fondamento del suo sistema giuridico. Rosmini rafforza questa violazione con "diritti" determinati da diritti di sangue, di razza e di religione.

Il diritto di sangue è la premessa da cui Rosmini parte col suo ragionamento.

Scrive Rosmini:

219 Un padre potrà uccidere colui che insidia alla pudicizia, alla virtù ed alla religione de' suoi figliuoli, se questa insidia sia tale da addurli in pericolo prossimo di prevaricare, e se altro mezzo non gli si affaccia di liberarli dall'incessante potente insidiatore.

Il primo aspetto che deve essere considerato in questa premessa rosminiana è che il "soggetto agente" non è una persona, ma è "un padre".

Il "padre", nella logica giuridica rosminiana, riveste il ruolo di padrone. Infatti, la qualifica che Rosmini attribuisce a tale "padre" è quella del possesso dei figli. I figli non sono persone, ma sono oggetti posseduti dal padre.

La prima azione che fa Rosmini per parlare dei miei diritti uguali ai tuoi diritti è quella di violare i diritti di persone mediante delle categorie per le quali quelle persone perdono i diritti. Non sono persone, sono figli: oggetti posseduti dal padre.

La domanda di Rosmini diventa: un padre potrà sterminare l'umanità?

Il dio padrone, che Rosmini chiama "padre" ha fra i suoi diritti quello di sterminare l'umanità?

Hanno i missionari cristiani i diritti di macellare i popoli europei, africani, americani?

Quali sono i diritti di quei popoli nei confronti dei missionari o dell'umanità nei confronti del dio padrone?

Il massacro legittimato da Rosmini non è in risposta ad un massacro o tentativo di massacro. Rosmini legittima il massacro, l'omicidio, come risposta legittima a proposte di natura sessuale, a proposte di natura politica e sociale, a proposte di una diversa religione. Il massacro che viene legittimato da Rosmini è l'unica risposta di Rosmini a una diversa proposta religiosa, ad una diversa soluzione politico-sociale, a costumi sessuali diversi da quelli pensati o legittimati nella testa di Rosmini.

Innanzi tutto i figli non sono persone, ma sono oggetti di possesso da parte del "padre" il quale, nell'atteggiamento dell'interlocutore, coglie non l'aggressione ai figli, ma la violazione del suo diritto di proprietà sul figlio. Il "figlio" deve essere nelle condizioni di rifiutare una proposta sessuale non gradita o non desiderata. Il figlio ha diritto di gradire o non gradire. Al "padre" non è concesso di intervenire sulle proposte fatte al figlio. Perché il figlio ha i medesimi diritti del padre. Diritti che Rosmini nega in funzione della legittimazione del possesso del figlio da parte del padre. Negare i diritti significa legittimare anche l'omicidio e il genocidio: quando i nazisti negarono il diritto agli ebrei diffamandoli, si arrogarono il diritto di macellarli nei campi di sterminio. Si tratta dello stesso meccanismo giuridico.

Lo stesso vale per proposte religiose diverse da quella seguita da Rosmini.

Rosmini è consapevole che la sua religione è incapace di affrontare i problemi della vita degli uomini. E' consapevole che la sua religione, il cristianesimo e il cattolicesimo, hanno nella violenza la sua legittimazione. Davanti ad una diversa proposta religiosa, a Rosmini non resta altro che ricorrere alla violenza.

Dice il dio dei cristiani:

"Chiunque sacrifica, oltre il solo Jahve, ad altri Dèi, sarà votato all'anatema." Esodo 22,19

Votare all'anatema, che traduce la parola "herem", comportava sia la distruzione completa della persona che della famiglia, dei beni e della città (o del paese).

Partendo dal fatto che il io padrone, il "dio padre" di Rosmini, voti all'anatema, al genocidio, chi propone una diversa religione, quest'ordine rappresenta la legittimazione del genocidio messo in atto dai cristiani per imporre la loro religione mediante il genocidio dei popoli.

Scrive Rosmini:

168. - Ogni uomo che faccia il medesimo a favore d'un suo simile, posto il caso ne' termini accennati, esercita un atto illustre di umanità: è uno di que' casi, ne' quali il coraggio brilla della luce più pura, ne' quali è una verità il valore e la gloria.

In sostanza, Rosmini dice che Hitler, elaborando la soluzione finale contro gli ebrei, altro non ha fatto che "esercitare un atto illustre di umanità".

Là dove, tale umanità va di pari passo a quella esercitata dal dio padrone, il "dio padre" di Rosmini, quando ha macellato gli abitanti di Sodoma e Gomorra affermando:

"Il clamore che giunge a me da Sodoma e Gomorra è grande e il loro peccato è gravissimo."

La stessa cosa l'ha detta Hitler degli ebrei, come nel Mein Kampf:

"Nella sua viltà egli diventa tanto grande che nessuno deve sorprendersi se fra la nostra gente la personificazione el diavolo come simbolo di ogni malvagità assume la figura vivente del giudeo".

Citazione tratta da "Il santo reich" di Steigmann-Gall p. 54 Boroli editore 2005.

Quando si sancisce il "diritto all'omicidio" si sancisce il diritto del più forte di macellare il più debole dopo averlo diffamato. Come il dio padrone di Rosmini diffama gli abitanti di Sodoma e Gomorra per poterli macellare, così Hitler diffama gli ebrei per poterli macellare. Così i lituani furono diffamati dai cattolici per poterli macellare. Così gli indios vennero diffamati dai cattolici per poterli macellare. Così i Pagani germani furono diffamati dal cattolico Carlo Magno per poterli macellare. Così i popoli africani furono diffamati dai cristiani per poterli macellare. Così gli aborigeni australiani furono diffamati per poterli macellare.

Come per Mosé:

"Quando Mosè vide il popolo sfrenato, poiché Aronne li aveva lasciati abbandonati all'idolatria, diventando così lubidrio dei suoi avversari, si fermò sulla porta del campo e gridò: "Chi è per il Signore?... A me!". E si raccolsero attorno a lui tutti i figli di Levi. Egli ordinò loro: "Ha detto il Signore, Iddio d'Israele: Ciascuno di voi si metta la spada al fianco; andate in giro pel campo, da una porta all'altra, e ognuno uccida il fratello, l'amico, il parente". i figli di Levi fecero secondo la parola di Mosè; e in quel giorno perirono fra il popolo circa tremila uomini. poi Mosè disse: "Oggi voi siete stati consacrati al servizio del Signore, chi a prezzo del proprio figlio, e chi del proprio fratello; perciò oggi, egli vi dona la benedizione". Esodo 32, 25-29

Esempio tutt'oggi usato dal Catechismo Romano per legittimare l'omicidio da parte della chiesa cattolica contro una Costituzione della Repubblica che recita:

"Tutti hanno il diritto di professare liberamente la propria religione, in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato e in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buoncostume."

Art. 19 Costituzione della Repubblica Italiana

Il dio padrone dei cristiani NON HA QUESTO DIRITTO. Il "padre" a differenza di quanto afferma Rosmini, non può ammazzare per salvaguardare il "figlio" da una diversa propaganda religiosa. Così il dio padrone, Mosé, Gesù e quant'altri non possono ammazzare chi non si mette in ginocchio davanti a lui. Pretendere di reiterare questo diritto equivale alla complicità in genocidio. Ed è il delitto di cui si macchia Rosmini.

Fintanto che non sarà condannato il dio dei cristiani per genocidio nei confronti dell'umanità; finché non sarà condannato il Gesù dei cristiani che ordina di condurre i suoi nemici, quelli che non volevano che lui regnasse sopra di loro e scannarli (sgozzarli) in sua presenza (Luca 19, 27), il cristianesimo, attraverso la violenza dell'educazione, imporrà la sottomissione ad un "padre" a cui sarà attribuito il diritto di ammazzare coloro che non sono a lui graditi al fine di riaffermare la proprietà privata sulle persone.

Se non si condannerà a morte il dio padrone dei cristiani o il Gesù dei cristiani nell'epoca attuale, l'idea dell'uguaglianza dei cittadini, come affermato dall'articolo 3 della Costituzione, sarà sempre un diritto aleatorio che verrà continuamente offeso e violato per interessi specifici: ad imitazione del dio padrone cristiano.

Ci sarà sempre un Antonio Rosmini o un Tommaso d'Aquino che argomenteranno per assicurare il diritto al genocidio del più forte contro il più debole. Ci sarà sempre qualcuno che costruirà campi di sterminio ad imitazione del "padre".

NOTA: Le citazioni di Rosmini sono tratte da "Filosofia del diritto" Vol 1 a cura di Rinaldo Orecchia Edizioni CEDAM – Padova 1967

Tratto da: Antonio Rosmini "Filosofia del diritto" Vol 1 a cura di Rinaldo Orecchia Edizioni CEDAM – Padova 1967 pag. 219-220

 

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Marghera, 31 maggio 2013

Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.