Giandomenico Romagnosi (1761 - 1835)

La scienza delle Costituzioni: scienza dei principi

Romagnosi e le Pseudo Costituzioni

Riflessioni sulle idee di Romagnosi.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Quinta parte

Le Pseudo-Costituzioni

Dopo le non Costituzioni, Romagnosi traccia il significato delle pseudo-Costituzioni. Non si è riflettuto abbastanza su che cos'è una pseudo-Costituzione nella struttura di pensiero del Romagnosi. Come se Romagnosi conoscesse molto bene il potere politico e i suoi trucchi per non essere sottomesso ad obblighi o a doveri. Specialmente in relazione a quel Rosmini, Galluppi e Gioberti che fecero del diritto assolutista del dio padrone anche momento di polemica con Romagnosi.

Il discorso sulle pseudo Costituzioni si cala a pennello nella politica degli ultimi 10 anni in Italia in cui i tentativi di sospendere la Costituzione o di menomarne i principi fondamentali mediante l'introduzione di elementi monarchici e assolutistici, non ha subito soste. Dal discorso aberrante sul federalismo di uno Stato unitario, ad una legge sulla sicurezza che privava cittadini delle più elementari norme del diritto Costituzionale, ad un Lodo Alfano che aveva il compito di introdurre in una Costituzione Democratica Repubblicana un principio proprio della monarchia assoluta.

Che cos'è una pseudo Costituzione?

E' una Costituzione che permette al padrone di turno di servirla, formalmente, ma di sospenderla a piacimento o a proprio interesse o ad interesse di una classe dominante. E' una Costituzione che può essere sospesa. Una Costituzione che non si è data strumenti sufficienti per essere efficace contro i potenti di turno.

La Costituzione Italiana si è data la Corte Costituzionale a tutela dei diritti Costituzionali, ma ancora a tale corte non possono accedere i cittadini quando vedono i loro diritti violati. La Corte Costituzionale regola la relazione delle Istituzioni e le leggi emanate entro i limiti della Costituzione, ma non la violazione dei diritti costituzionali dei cittadini nella prassi quotidiana delle attività delle Istituzioni.

Scrive Romagnosi sul suo concetto di pseudo-costituzioni (pag. 869-870):

Ciò non è ancor tutto. L'eguaglianza, o per dirlo altrimenti, il contratto sociale, costituisce il fondamento e il bene ultimo, ma non l'edificio e la, funzione propria della costituzione. Anche sotto il governo più assoluto, vale a dire, in un governo privo di leggi fondamentali, si può in astratto figurare l'esercizio dell'eguaglianza. Se dunque dir possiamo che iniqua è la costituzione quando offende l'eguaglianza, non possiamo viceversa dire esservi politica costituzione allorchè esiste la sola eguaglianza. Essa può, quando manchino i freni governativi ad ogni tratto essere violata da un potere arbitrario di modo che dir si dovrebbe trovarsi costituzione sol dove l'eguaglianza è guarentita dall'arbitrio dei governanti. Il complesso dei mezzi efficaci, a produrre questa guarentigia forma appunto la vera politica costituzione di uno stato. Dico dei mezzi efficaci perocchè con mezzi inefficaci o incompatibili non potendosi ottenere la voluta guarentigia, non si effettua veramente una politica costituzione, ma un falso simulacro di lei. Allora l'ordinazione dello stato non merita il nome di costituzione, ma di pseudo-costituzione. Se le armi, i danari, le cariche, gli affari esteri ecc., sono in piena balia del principe; se non v'ha autorità destinata a vegliare ed a reprimere gli arbitrii degli amministratori; se il principe può alterare lo statuto ed anche ritirarlo; se in una parola non è messo nell'impossibilità di abusare del potere conferitogli, a che vale che vi siano assemblee per regolar qualche legge o acconsentire ad un'imposta? A che vale la resistenza dei deputati, se il principe può cassare l'assemblea riottosa e convocarne un'altra più docile, e se in fine può alterare o abolire lo statuto costituzionale?

Assistiamo molto spesso a condizioni al limite del ridicolo, come le affermazioni di Giorgio Napolitano che parla di missioni di pace fatte con carri armati, mitraglieri e bombardieri in una condizione in cui la Costituzione della Repubblica ripudia la guerra come metodo di relazione fra i popoli.

Oppure il finanziamento alla scuola privata, che è il finanziamento alla scuola privata cattolica i cui fondi sono sottratti alla scuola pubblica, in netto contrasto con le norme Costituzionali: e nessuno dice nulla.

La Costituzione è protetta dalla Corte Costituzionale che ha la facoltà di cancellare le norme che non sono conformi alla Costituzione, ma fra l'approvazione della norma, costituzionalmente criminale e palesemente eversiva, e la sua abrogazione, i cittadini vivono un tempo di sospensione Costituzionale in cui chi ha fatto approvare la norma beneficia della sospensione della Costituzione, o dei relativi principi. A volte la sospensione Costituzionale ha aspetti drammatici, come la legge "Sulla sicurezza" che ha permesso i campi di concentramento per gli immigrati in Italia e che è stata abrogata in molte parti dalla Corte Costituzionale, ma intanto persone sono state rinchiuse nei campi di detenzione o perseguitate in maniera incostituzionale.

E' il pericolo individuato da Romagnosi che lo inserisce nelle pseudo-costituzioni che non hanno la forza di rivendicare sé stesse e i propri principi quando qualcuno dai "potenti mezzi" ne viola i principi.

Romagnosi non ritiene che la Costituzione di una nazione sia concessa per benevolenza dal re. Questo fa di Romagnosi il più grande dei Costituzionalisti. La Costituzione, dice Romagnosi è oggetto in sé. E' il "patto sociale" dal quale le Istituzioni e chi ha il potere non può né deve prescindere nelle sue azioni e nelle sue decisioni.

Oggi noi sappiamo che le Costituzioni nazionali Europee sono protette dal capello della Costituzione Europea e da una serie di Istituti che ne affermano i diritti. Pur tuttavia assistiamo a tentativi continui e sistematici di aggressione da parte di coloro che detengono il potere al fine di sovvertire l'ordinamento Costituzionale sia nella lettera che nell'attuazione pratica dei suoi principi. Come nel caso di Mario Monti che ritenendo legittimo il traffico di schiavi vede nei sindacati non accomodanti, come la CGIL, un ostacolo alla sua azione e accusa quel sindacato di non voler accettare la riforma Costituzionale che gli permetterebbe di trafficare in schiavi.

Rileva il Romagnosi nelle sue osservazioni fondamentali:

Una costituzione è essenzialmente una legge obbligatoria i governanti a reggere lo stato giusta il sociale contratto. Togliete alla legge la forza obbligante; lasciate al governante o una inopportuna latitudine di poteri o una forza soverchia per resistere o per paralizzare la legge, allora non esiste più una costituzione, ma solamente una pseudo-costituzione. Invano per sottrarla da questa taccia, voi mi citerete o codici ragionevoli, o assemblee radunate, o corpi stabiliti, o forme osservate ecc. ecc. Quando la volontà del regnante non trova un'effettiva potenza che comprimer possa i suoi eccessi; quando essa spaventa e move a grado suo le volontà degli antagonisti nazionali; quando dal suo beneplacito dipende l'esistenza dell'assemblea, dei corpi, delle forme, tutto non è che apparenza di governo guarentito, tutto non è che precario, ossia sussiste a piacere del monarca. Sotto l'imperiale regime francese, non esisteva forse un corpo legislativo, un senato, un sistema di forme legali? ecc. ecc. Eppure chi oserebbe dire che in allora la volontà nazionale fosse libera e prevalente; che i freni al potere imperiale fossero energici; che infine il governo agisse sotto l'influenza del voto della società? Pseudo-costituzione fu dunque la imperiale al pari della borbonica, colla differenza che se colla imperiale era stata usurpata la libertà, si lasciava almeno intatta l'eguaglianza, dovecchè sotto la borbonica si attenta visibilmente anche a quest'ultima. Forse mi si dirà che una vera e legittima costituzione non può essere nè accordata nè sostenuta tutta ad un tratto, e che convien saper buon grado a quei principi i quali accordano almeno qualche cosa e incominciano il tirocinio della libertà. Io non sono per impugnare questa osservazione e questo sentimento: io non voglio rigettare un bene anche imperfetto. Io insisto solamente nella distinzione delle pseudo-costituzioni dalle legittime onde formare un giusto criterio e preparare le vere dottrine della perfetta e durevole politica libertà.

Serve molta forza sociale e molta consapevolezza dei popoli affinché una Costituzione possa funzionare. Troppe persone, dal momento che la scuola e la società non le educa ad usare opportunamente gli strrumenti che la Costituzione indica come legittimi, si sentono in dovere di cambiare la regole al fine di assicurarsi un ingiusto profitto.

Se io oggi posso parlare così, è solo perché grazie all'azione di Romagnosi io ho la consapevolezza della necessità della Costituzione in un ambiente umano che viene addestrato alla sottomissione al crocifisso che rappresenta la dittatura della monarchia assoluta.

La storia ha confermato Romagnosi e ha rigettato le obbiezioni di chi voleva: "Forse mi si dirà che una vera e legittima costituzione non può essere nè accordata nè sostenuta tutta ad un tratto, e che convien saper buon grado a quei principi i quali accordano almeno qualche cosa e in cominciano il tirocinio della libertà. Io non sono per impugnare questa osservazione e questo sentimento:...".

Il dopoguerra italiano del 1945 ha dimostrato che una Costituzione si fa subito anche se, chi è stato educato in un regime totalitario sia esso della monarchia assoluta che nella laicità del fascismo, tende a trasformare i diritti Costituzionali dei cittadini in diritti di oppressione delle Istituzioni.

Servono molte generazioni per usare i diritti Costituzionali.

Scriveva il Romagnosi a pag.867-868 del testo citato:

Improvvisare una legge costituzionale è opera d'una intelligenza infinitamente superiore alla comune comprensione umana. Ma colla scuola di trent'anni, colle dispute di uomini pensatori, col meditare le leggi vitali degli stati, non si può forse sperare di far progredire la scienza? Capisco che si è agito molto e pensato poco; capisco che dall'essersi più imitato che pensato, si è fabbricato male, e coll'essersi mal fabbricato si è lasciato un gran vantaggio alla causa del dispotismo: ma nello stesso tempo intendo, che studiando gli errori commessi e indagandone le cagioni si giunge finalmente a scoprire il sentiero della verità. Lunga e penosa maniera è questa di giungere al vero e al bene, ma per mala nostra sorte è quella che ci pare riservata su questa terra. So che a movere le popolazioni non basta ancora il mostrar loro il vero; ma che fa d'uopo di farlo loro praticare quasi per forza; ma so del pari che almeno i pochi lo abbracciano quando loro sia svelato. Debole è per se stessa la voce del saggio, ma divien trionfante per l'opera stessa de' suoi nemici. Essi vessano, percuotono ed opprimono in tante maniere che fanno nascere il bisogno delle politiche riforme. Quale un malato tormentato dai dolori, le afflitte popolazioni cercano allora un rimedio, e venendo loro proposto dall'autorità e dall'esempio stendono la mano per approfittarne.

Per questo i Costituzionalisti italiani non accettarono nessuna transizione anche se le leggi attuative del dettato Costituzionale furono l'ultimo pensiero dei politici che finirono per favorire vari tentativi di colpo di Stato costringendo i cittadini a difendere la Costituzione contro la loro violenza. Una violenza che si inseriva nell'ambito del tentativo di restaurazione del regime fascista in Italia. Come al tempo di Romagnosi era in corso la restaurazione della monarchia assoluta.

Tanto sangue gronda dalle mani di Fanfani, Scelba, Andreotti, Restivo, De Gasperi, Rumor, Moro, Segni, Bisaglia, ma anche di Longo, Berlinguer, Pertini, Saragat, Leone, Napolitano, Berlinguer, Craxi, ecc. ecc. che non attuando la Costituzione nello spirito con cui avrebbe potuto determinare le scelte sociali costrinsero i cittadini a manifestazioni e azioni di violenza per difenderla dai ripetuti tentativi sia di colpo di stato palese (da De Lorenzo fino al 1975 passando per gli attentati che da Portelle delle Ginestre fino alla Stazione di Bologna, attraversando Piazza Fontana hanno insanguinato il paese) tentarono di distruggerne i principi costituzionali nella società.

Costituzione violata e violentata da magistrati che fecero della violenza contro le Istituzioni un loro punto d'onore e che legittimarono con l'esposizione dei simboli della Monarchia Assoluta (il crocifisso che nega i principi Costituzionali) con cui minacciavano quegli imputati che osavano rivendicare il loro essere dei soggetti di diritto Costituzionale.

L'articolo 52 comma 1 della Costituzione Italiana recita:

"La difesa della Patria è sacro dovere dei cittadini."

E qual è la Patria se non quella definita dalla Costituzione? E quando la Costituzione è in pericolo perché qualcuno organizza i colpi di Stato per ripristinare un regime totalitario che nega i diritti Costituzionali, come quel regime dittatoriale della Grecia (la Grecia dei colonnelli), non è forse la Patria in pericolo?

Questo articolo è una forte protezione del dettato Costituzionale anche se si tratta di un dettato Costituzionale mai pienamente realizzato per gli interessi personali di De Gasperi, Scelba, Giorgio Napolitano, Aldo Moro, Andreotti, Pertini e quant'altri hanno pensato che l'interpretazione in chiave assolutista monarchica dei principi Democratici fosse in qualche modo legittima.

Dice Romagnosi riflettendo sulle pseudo-Costituzioni sui tentativi di colpo di Stato che la Repubblica Italiana ha dovuto soffrire (pag. 870-871):

Niuno più di me è persuaso che la perfetta libertà è un peso che non si può tutto ad un tratto sopportare; ma ognuno deve pur essere persuaso che convien conoscere tutto il bene, ossia meglio tutta la guarentigia politica alla quale la natura chiama le nazioni incivilite. Se gli uomini ed i governi si potessero fermare a mezza strada, forse si potrebbe prescindere dal mostrare loro l'ultimo punto al quale la natura chiama i governi: ma a chi conosce la possanza infinita e segreta che agita il mondo morale e che forma la legge imperiosa della vita degli stati, si rende manifesto doversi conoscere anticipata mente il modello perfetto delle politiche costituzioni come lo stato vero di riposo delle nazioni incivilite. Senza di questa precedente cognizione il movimento progressivo delle genti non può riescire che disastroso pei governanti e pei governati, perocchè il colmo della demenza sarà sempre quello di voler arrestare o far arretrare la ruota del tempo mossa dalla mano stessa di Dio.

C'è un divenire della storia e delle libertà umane che non può essere interrotto se non con la violenza. Quando la violenza lo interrompe può essere rimesso in moto solo con la violenza.

Romagnosi riflette sul suo tempo. Era il tempo della restaurazione della monarchia assoluta dopo la rivoluzione francese e il periodo Napoleonico, ma il parallelismo con la situazione odierna in cui vige un periodo in cui il tentativo di restaurazione dell'assolutismo clericale e nazi-fascista è estremamente virulento, non può non attrarre chi legge queste pagine del Romagnosi. Il parallelismo è evidente sia per quanto riguarda il periodo storico che le condizioni in cui vive la Costituzione nella società.

Una mente così chiara, come quella di Romagnosi, nel suo tempo era una voce da silenziare ad ogni costo. Romagnosi non organizza masse di contadini come tenterà di fare Carlo Pisacane. Romagnosi ha una visione di libertà di una società in perenne mutamento e trasformazione anche se probabilmente non conosce come i processi di mutamento e trasformazione possono avvenire date le condizioni oggettive della società in cui vive.

La violenza trasforma il presente sia ripristinando l'assolutismo come nel periodo della restaurazione, sia alimentando aspirazioni di libertà, come nei moti del 1848. La visione del Romagnosi inizia il suo sviluppo dopo la violenza. Quando la violenza è cessata e la società inizia a pensare alle proprie regole della connivenza. In quel momento la visione di Romagnosi inizia a macinare le trasformazioni.

La violenza sociale, in una società, è il momento in cui le contraddizioni sociali, giunte ad un estremo emotivamente sopportabile da una percentuale di popolazione, si risolvono in uno scontro che, al di là dei morti che provocano, manipolano le emozioni profonde di chi ha partecipato a quelle contraddizioni. Nulla è più come prima. Se osserviamo gli effetti di uno scontro sociale giunto al termine, osserviamo che i contendenti, intesi come gruppo più che come singoli individui, non sono più come prima. Non sempre chi ha "perso" ha davvero perso, non sempre chi ha "vinto" ha davvero vinto perché è necessario considerare le trasformazioni sociali ed emotive che i contendenti hanno messo in moto.

Ciò che viene rimesso in moto è spesso il ripensare alle libertà sociali che una Costituzione in pericolo avrebbe negato o alle possibilità di attrezzare meglio quella Costituzione al fine di applicare nella prassi quotidiana, con maggiore accuratezza, i principi in essa enunciati.

Nota: Le citazioni di Giandomenico Romagnosi sono tratte da "Della Costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa" (La scienza delle costituzioni) edito dalla Reale Accademia d'Italia tomo II 1937. Il brano commentato è l'appendice chiamata "Teoria Speciale", da pag. 859 a pagina 974.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

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Marghera, 26 gennaio 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.