Giandomenico Romagnosi (1761 - 1835)

La necessità di conoscere i principi che regolano la libertà costituzionale

Riflessioni sulle idee di Romagnosi.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Nona parte

Conseguente necessità della cognizione dei principii nell'idea della Costituzione di Romagnosi

E' proprio dell'inizio dell'ottocento il concetto secondo cui la libertà sottostava alla verità.

Questa confusione di significati e di relazioni ha bloccato lo sviluppo della filosofia di Romagnosi. La libertà si costruisce rimuovendo gli ostacoli percepiti dal soggetto come "non libertà" del suo agire nel presente. L'osservatore esterno valuta se gli effetti della rimozione di quegli ostacoli vanno nella direzione della libertà o se, al contrario, costruiscono altri ostacoli per altre libertà in essere o possibili.

Non esiste una "scienza della libertà", ma esiste una pratica, un vissuto, di libertà. Le persone non studiano la libertà, ma la vivono eliminando gli ostacoli che rendono difficoltosi il proprio vivere, la veicolazione delle proprie pulsioni e la soddisfazione dei propri bisogni.

Al contrario, la verità è un oggetto definito e, in quanto tale, si può studiare e definire. La verità blocca le trasformazioni del soggetto che nella verità termina le sue trasformazioni di libertà. "Io sono la verità" dice Gesù e, nel dirlo, non ammette altra ricerca né altra verità al di fuori di sé stesso. E' in lui che cessano di trasformarsi i suoi discepoli e gli ostacoli che costruiranno nei confronti dell'umanità avranno lo scopo di costringere l'umanità a riconosce Gesù come verità alla quale "piegare ogni ginocchio".

Cercare la "dottrina della libertà" è un errore di Romagnosi che scrive a pag. 876-877 del testo che considero nell'analisi delle sue idee:

Dalle quali considerazioni risulta che il primo e più possente ordinatore della politica libertà di un popolo sarà sempre la perfetta dottrina della libertà. Fino a che dunque non si conosceranno i canoni certi di questa dottrina, il riposo dei popoli inciviliti non sarà mai assicurato. Essi per lo contrario saranno sospinti dal dispotismo all'anarchia, dalle ultra-costituzioni alle pseudo-costituzioni e sempre dovranno percorrere il circolo disastroso che conduce agli estremi senza fermarsi mai nel giusto mezzo nel quale sta la libertà e la potenza delle nazioni incivilite. Ma i canoni d'una dottrina sono conseguenze d'una teoria: e la cognizione di questa teoria è un risultato di certi dati di fatto e di ragione determinati da una vera necessità. Convien dunque scoprire e dimostrare questi primi dati di fatto e di ragione per fondare questa teoria e quindi dedurre questi canoni. Essi hanno per iscopo la fondazione del governo temperato giusta le esigenze della giustizia e della religione. II carattere universale di questa specie di governo è quello di essere per ogni verso nazionale. Nazionale fisicamente, perchè non tollera in tutto il suo territorio nè dominio straniero nè dominio diviso. Nazionale moralmente, perchè non tollera opinioni ed usi contrarii all'eguaglianza. Nazionale politicamente, perchè non tollera veruna specie di poter privilegiato o parziale, ma tutte le autorità costituite sono altrettanti ufficii pubblici dipendenti dalla nazione, sorvegliati dalla nazione e mossi dalla nazione. Con quale meccanismo ciò operare si possa forma il soggetto della dottrina pratica derivata dai suddetti principii. Certamente un governo di questa fatta è repubblicano, anzi è la repubblica delle repubbliche. Quelle che conosciamo fino al dì d'oggi, o sono parziali, o sono miste e però escludono la rigorosa pubblicità. II governo nazionale è repubblica pura c solo merita questo nome. Considerando profondamente le cose, a me pare che in ogni grande nazione fra il governo assoluto e la repubblica nazionale non VI possa essere mezzo ragionevole. In ogni altra specie di governo altro non si fa che irritare le parti per un mal distribuito o mal contenuto potere e quindi provocare le palesi o le occulte usurpazioni con danno infinito della cosa pubblica e privata.

Ciò che Romagnosi definisce come libertà, altro non sono che i desideri della sua libertà. Dato il presente in cui vive Romagnosi, auspica un governo Nazionale in cui i principi vigenti siano quelli dell'uguaglianza, della moralità, dell'indipendenza. Un governo così, per Romagnosi, appartiene ad una forma ideale di Repubblica.

In ogni altro governo, dice Romagnosi, che non sia la Repubblica pura, la distribuzione del potere non fa altro che "irritare le parti" ed è mal contenuto dai giochi e dagli interessi occulti.

Da questo Romagnosi accede alla riflessione secondo cui è meglio non avere una Costituzione piuttosto che averne una cattiva che legittimi le prevaricazioni e le oppressioni.

Scrive Romagnosi:

E' meno male non avere costituzione, che averne una cattiva. Fu osservato che l'aristocrazia, sicura del suo potere è la peggiore delle tirannie. Meditate il perchè e troverete una prova della proposizione colla quale ho affermato, esser meglio non avere costituzione alcuna, che averne una cattiva. Per la qual cosa convien studiare la meccanica politica per iscoprire le condizioni necessarie e le maniere onde fondare e mantenere finalmente quella specie di governo richiesto dall'ultima era della civiltà. Studiate, io lo ripeto, studiate l'arte di fabbricare con solidità e voi otterrete la felicità sospirata dalle genti incivilite. E' ormai tempo di sapere come si debba fabbricare dopo che sappiamo come si deve distruggere. Il trionfo sul dispotismo e la pace dei popoli non possono essere consolidati che per questo solo mezzo. Pare che gli scrittori persuasi di questa verità abbiano rivolto l'animo loro all'opera dell'edificazione'. Quanto a me proseguo l'in- cominciata carriera. Incomincio dunque dal domandare quale sia l'argomento che dobbiamo trattare nella speciale teoria avuto riguardo allo stato attuale della scienza? - A questa quistione non si può rispondere solidamente se prima non si conosce l'oggetto della scienza e lo stato delle opinioni. Domando dunque in primo luogo quale sia l'oggetto proprio di tutta la ragione costituzionale politica ? "Assicurare col concorso di tutti i poteri nazionali ai confederati viventi in unione, tanto il conseguimento del fine dell'associazione, quanto l'esercizio del potere governativo in mira a questo conseguimento". La pienezza ed esattezza di questa formola verrà compresa e dimostrata allorchè esporremo l'analisi ragionata dei termini che racchiude. Per ora mi contento di far osservare che stando alla semplice enunziativa, ognuno comprende che la ragione costituzionale politica ha due grandi parti: la prima appellare si può sociale, la seconda governativa. La prima riguarda il corpo e le membra della società: la seconda il principato in grazia della società.

Le due parti che intercorrono nel diritto Costituzionale sono i cittadini, la società, e le Istituzioni compreso il Governo del paese.

Le risposte che Romagnosi cerca sono risposte razionali.

Meditate il perché delle cose e troverete la risposta.

Studiate l'arte di fabbricare e otterrete la pace e la felicità.

Per questo la ricerca della libertà viene fatta con gli stessi strumenti e metodi con cui si cerca la verità. Non si può descrivere la libertà. La libertà si percepisce come risposta alla spinta pulsionale. La libertà è quello che si ottiene superando gli ostacoli e, una volta superati, si giunge ad una diversa verità che la spinta di libertà ha svelato.

Se ci si ferma a descrivere la libertà, sia come manifestazione sociale che come risposta alle nostre pulsioni, si trasforma la libertà, come spinta alla trasformazione, in una verità descritta e desiderata dal soggetto. Non siamo più davanti alla libertà dell'uomo, ma siamo davanti ad una nuova verità che, come tutte le verità in sé, tendono a far prigioniero l'uomo cortocircuitando nella patologia psichiatrica le pulsioni verso altre e diverse verità.

Quando Romagnosi si afferma:

Domando dunque in primo luogo quale sia l'oggetto proprio di tutta la ragione costituzionale politica ? "Assicurare col concorso di tutti i poteri nazionali ai confederati viventi in unione, tanto il conseguimento del fine dell'associazione, quanto l'esercizio del potere governativo in mira a questo conseguimento".

Qual è dunque la funzione della Costituzione?

Stabilire gli inderogabili doveri delle Istituzioni nei confronti dei cittadini. Stabilire i diritti dei cittadini nei confronti dei re, dei governi, del parlamento, della magistratura e della polizia. I diritti dei cittadini nei confronti delle banche, del sistema economico, dei commercianti, della chiesa cristiana o della religione che potrebbe imporre la propria religione ai cittadini indifesi qualora la Costituzione dello Stato non ponesse fermi paletti limitando e regolamentando i loro comportamenti oltre che ordinare loro di agire in funzione della società civile.

La Costituzione non determina la felicità. Però, se viene limitato il potere d'azione delle Istituzioni, se viene regolamentata la loro azione, se viene loro imposta l'ottemperanza dei loro doveri, i cittadini sono più consapevoli dei loro diritti e dei modi con cui possono costruire delle relazioni senza soggiacere all'arbitrio di chi vorrebbe anteporre nei loro confronti i suoi interessi ai suoi doveri.

Per questo Romagnosi conclude questo capitolo affermando a pag. 878 del testo che analizziamo:

Nella prima si propone di spiegare e dimostrare quali possano e debbano essere le funzioni del potere dell'associazione in conseguenza tanto del fine espresso dell'ordine morale di ragione, quanto dell'intento presunto degli uomini associati. Nella seconda si tratta di determinare quali siano le cauzioni che il potere sociale prender deve onde avvalorare e rattenere l'autorità principesca in conseguenza del fine della sua instituzione.

Dobbiamo sapere "che cosa vogliamo". Se ci associamo, come Nazione che diventa Stato, perché lo facciamo? Che cosa vogliamo ottenere?

In questo sta un altro errore del pensiero sociale ottocentesco fatto dagli illuministi come Romagnosi.

Gli uomini non si possono chiedere "che cosa voglio" per fare uno Stato o una società. Gli uomini devono chiedersi: "Che cosa non va in questa società!"; "Che cosa mi dà fastidio e impedisce la mia libertà?" "Che cosa devo fare ora, in questo presente, affinché aumenti la mia libertà e, con essa, la libertà della società in cui vivo?".

Fu uno degli errori dei filosofi della libertà sociale dell'‘800. Si chiesero come avrebbe dovuto essere la società nella quale avrebbero vissuto e si sono dimenticati di analizzare la società nella quale stavano vivendo, criticarne la struttura per modificarla senza per questo sognare una diversa "verità sociale".

Non si tratta di conoscere il futuro in cui noi vogliamo andare, ma che cosa del presente vogliamo modificare. Analizzare e criticare l'oggettività nella quale viviamo per poterla modificare in funzione di come percepiamo la società stessa è il reale movimento delle aspirazioni umane. Modificare i singoli meccanismi senza per questo stravolgere la struttura della società nella quale, comunque, io sono nato, cresciuto e dalla quale traggo la cultura che mi permette di pensare un futuro diverso.

Le citazioni sono tratte da:

Nota: Le citazioni di Giandomenico Romagnosi sono tratte da "Della Costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa" (La scienza delle costituzioni) edito dalla Reale Accademia d'Italia tomo II 1937. Il brano commentato è l'appendice chiamata "Teoria Speciale", da pag. 859 a pagina 974 (nello specifico 876-878).

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 27 febbraio 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.