Giandomenico Romagnosi (1761 - 1835)

La scienza delle Costituzioni: scienza dei principi

Romagnosi e le Anti Costituzioni

Riflessioni sulle idee di Romagnosi.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Le Anti Costituzioni
Terza parte

Il Romagnosi si preoccupa immediatamente di far capire che cosa egli intenda per Costituzione e per anti-Costituzione.

Le osservazioni di Romagnosi sembrano tutte rivolte al dibattito odierno dove le modifiche della Costituzione richieste da Silvio Berlusconi e Mario Monti hanno tutto il senso dell'anti Costituzione.

Si conosce l'origine dell'assolutismo dal quale emerge l'esigenza di una Costituzione. Una volta che la Costituzione emerge, i suoi principi non si oppongono a principi propri dell'assolutismo, ma a principi di "altre" Costituzioni.

E' la tecnica sociale e retorica con cui si distrugge ogni spinta verso un futuro possibile che emerge in un presente che intende conservarsi uguale a sé stesso. Dopo che Robespierre ha esposto la necessità di garantire i principi sociali con una Costituzione che ne garantisse l'insindacabilità e la legittimità a fondamento della società, nuovi "costituzionalisti" hanno pensato di introdurre una serie di modifiche o, in altri paesi, altre Costituzioni con principi assolutamente avversi a quelli di libertà, al fine di sancire potere e dominio di alcuni su altri.

Scrive Romagnosi a proposito delle Anti-Costituzioni a pag. 868-869 del testo che sto usando:

E per verità ognuno comprende che la costituzione politica di uno stato non è per sè stessa un bene, ma uno strumento per conseguirlo e garantirlo. lo veggo una sentinella ad una porta e domando che cosa ella custodisca? Se mi vien risposto, ch'essa custodisce contro i ladri una casa di benefici cittadini, io la riguardo come un beneficio. Se per lo contrario mi venga risposto ch'essa custodisce i prigionieri di un tiranno, io la riguardo come un maleficio. Ecco l'immagine delle diverse costituzioni di fatto che presentare si possono agli occhi nostri. Veggo io un governo costituzionale nel quale sono effettuati i diritti dell'eguaglianza, della libertà e della sicurezza comune? Allora io chiamo la sua legge fondamentale col nome di costituzione equa. Veggo all'opposto ch'essa protegge tutte le differenze odiose dell'avarizia e dell'ambizione ed inceppa i movimenti sociali? Allora io la chiamo col nome di costituzione iniqua. La società custodita non è società umana, ma società leonina. La carta costituzionale non è carta di comuni diritti, ma carta di privilegi. Tale è l'inglese costituzione. Dove i cadetti sono per legge esclusi dalle eredità immobiliari; dove il re è considerato il proprietario eminente del regno; dove una classe privilegiata entra nel parlamento per solo conto proprio; dove due milioni sono tutto, e dodici milioni sono nulla, anzi positivamente servi oppressi e miseri; dove il parlamento è una larva per coprire l'oligarchia ministeriale ecc., la condizione della società è iniqua, e quindi iniquo il governo che la sostiene. La forma di lui e di altri simili non è dunque una costituzione, ma un'anti-costituzione.

L'anti-costituzione è quella Costituzione che limita i poteri dei cittadini in funzione di garantire impunità e diritti di sopraffazione ad un tipo di cittadini su altre persone considerate, in quest'ottica, dei non cittadini.

L'anti-Costituzione è imposta ai cittadini quando questi non hanno consapevolezza dell'uso dei principi Costituzionali o non sanno discriminare fra i principi proposti. Chi costruisce anti-Costituzioni non lo fa argomentando le sue proposte, ma suscitando "emozioni" che finiscono per alimentare squadre di tifosi contro la Costituzione. Non ha senso dire ad un cattolico "dio ha gli stessi diritti e gli stessi doveri di qualunque persona". Ne segue che chiunque occupi dei ruoli Istituzionali ha, comunque come persona e nell'esercizio del suo ruolo, "gli stessi diritti e gli stessi doveri di ogni altro cittadino, barbone senza-tetto compreso". Si schiereranno torme di cattolici pronti a riaffermare i diritti "superiori" del loro dio padrone e a rivendicare i diritti del loro dio anche se nel far questo sacrificheranno, come dei novelli Abramo, la vita dei loro stessi figli.

La critica che muove Romagnosi alle anti-Costituzioni è la critica ai privilegi. Come quello della camera dei Lords inglesi o quello della Costituzione cattolica di Spagna che, a quei tempi, era una Costituzione che sanciva i privilegi del dio padrone sugli uomini ai quali veniva negato lo status di cittadini per essere proprietà di quel dio.

Quella che Romagnosi chiama "Costituzione iniqua" è definita come principio etico e filosofico nella bibbia cristiana e per duemila anni ha insanguinato la storia dell'umanità:

"Io sono il tuo signore, iddio tuo, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù! Non avrai altro padrone fuori di me!"

Esodo 20, 2-3

Questo è quello che Romagnosi chiama anti-costituzione.

L'anti-Costituzione è quanto manifestato dal dio padrone di ebrei e cristiani.

Federico Patetta, nell'introduzione del testo del Romagnosi "Della Costituzione di una Monarchia Nazionale Rappresentativa" detto "La scienza delle Costituzioni" che sto usando, a pag. XLIX riflettendo sulle affermazioni Costituzionali del Romagnosi ci dimostra come il Romagnosi possa intendere il concetto di anti-costituzione:

7. Senza dilungarci maggiormente, possiamo concludere che nell'atteggiamento del Romagnosi di fronte alla Costituzione inglese nulla c'è che possa fare meraviglia. Non poteva d'altra parte piacere all'antico massone la Costituzione spagnuola, nella quale leggeva, probabilmente nella traduzione pubblicata a Milano nel 1814, l'articolo 12: "La religione della Nazione spagnuola è, e sarà perpetuamente la Cattolica Apostolica Romana, unica veritiera. La Nazione la protegge con leggi savie e giuste, e proibisce l'esercizio di qualunque altra".

A prescindere dal fatto che mi sembra stupido dare del massone a Romagnosi. Dell'anticlericale, certamente, ma attribuire questo anticlericalismo alla Massoneria, mi sembra fuori luogo.

Romagnosi fu un illuminista sociale, non un massone. Fu associato al carcere di Venezia nel 1821 con Silvio Pellico, Maroncelli e Confalonieri. Non penso che Patetta, che viveva in epoca fascista, conoscesse le differenze.

L'idea di uguaglianza del Romagnosi equivale all'idea di eguaglianza presente nella Costituzione della Repubblica Italiana come espressa dalla Corte Costituzionale quando ha rigettato il Lodo Alfano.

Dice Romagnosi:

Io prescindo dal mostruoso congegno dei poteri di quel governo, e mi valgo del solo senso dell' eguaglianza violata per far sentire la sua iniquità. E come mai uomini stimabili hanno potuto presentarci una carta d'iniquità come modello di una libera costituzione? Essi hanno veduto alcuni ricchi insultare con fasto; molti mercanti cumulare oro assai; essi hanno sentito a gridar liberamente, e quindi hanno concluso che gli abitanti erano liberi e felici. Qui non v'è luogo a repliche. è vero o no che l'inglese costituzione legalmente sanziona e vuole la civile disuguaglianza? è vero o no che lo stato di fatto de' suoi popoli è afflitto da una dura aristocrazia? è vero o no che la sorte della pluralità è vittima di questo mostro? è vero o no che la natura e la religione prescrivono questo stato? è vero o no che iniquo dicesi tutto ciò che è contrario alla naturale equità o equalità? Dunque la costituzione inglese e tutte quelle che si fondano su i privilegi e tollerano leggi di disuguaglianza sono inique. Come giudicare non si può d'un libro dal solo frontispizio, e di una fabbrica dalla sola facciata, così per giudicare d'una politica costituzione non basta di conoscerne le sole forme isolate. Egli è necessario internarsi nel suo meccanismo, rilevarne il giuoco pratico, vederne i frutti naturali, cioè l'indole delle leggi e le qualità dell'amministrazione. Se dopo questo esame, voi la trovate contraria al fine di ogni società ragionevole, dite francamente che questa forma di governo non merita il nome di costituzione, ma quello di anti-costituzione. Sia dunque posto come criterio primo di ragione doversi riguardare come iniqua ogni costituzione la quale sanziona o ammette privilegi, avvalora l'aristocrazia e non difende una perfetta civile eguaglianza.

L'anti costituzione è quella che garantisce privilegi del dio padrone e doveri d'obbedienza dei cittadini. Quella che sancisce il diritto al dominio. Quella costituzione che sancisce un potere di una classe sulle altre, di cittadini su altri o privilegi a clero e nobili che, di fatto, con quei privilegi, si fanno dittatori nei confronti dei cittadini.

Anche se il libro di Romagnosi si riferisce ad una "monarchia costituzionale", di fatto, si riferisce ad un regime sociale che non ha nulla a che vedere con la monarchia, ma con la democrazia. Una democrazia che Romagnosi non può ancora concepire compiutamente dal momento che l'esperienza della Rivoluzione Francese è fallita e siamo in pieno periodo post-Napoleonico dove la restaurazione della monarchia assoluta non ammette contestazioni culturali.

L'idea in Romagnosi è chiara: prima i cittadini e le Istituzioni al servizio dei cittadini mentre, nella monarchia assoluta e nelle bibbia cristiana, prima viene dio, il padrone, le Istituzioni con cui il padrone domina i cittadini e poi i cittadini che, rispetto a tali Istituzioni, sono degli soggetti di obbedienza ed oggetti di possesso.

Nota: Le citazioni di Giandomenico Romagnosi sono tratte da "Della Costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa" (La scienza delle costituzioni) edito dalla Reale Accademia d'Italia tomo II 1937. Il brano commentato è l'appendice chiamata "Teoria Speciale", da pag. 859 a pagina 974.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

vai indice del sito

Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

Vai all'indice della Filosofia Aperta

Marghera, 23 gennaio 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.