Cesare Lombroso (1835 - 1909)

L'uomo come delinquente

L'analisi "scientifica" della delinquenza

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Cesare Lombroso e i fondamenti del Codice di procedura penale italiano

La magia simpatica come scienza

 

Oggi sappiamo che ambiente e geni condizionano il comportamento umano. Alle teorie lombrosiane secondo cui il comportamento era rivelato da conformazioni anatomiche e fisiche, oggi si oppone l'idea che il comportamento è determinato dalle risposte soggettive all'ambiente dato il proprio patrimonio di geni.

La questione non è cambiata.

Il problema non sta sugli oggetti che rivelano o determinano il comportamento dell'uomo come risposte a sollecitazioni ambientali o a conformazioni anatomiche o fisiche, ma da come noi consideriamo tali risposte nell'ambito della trasformazione dell'uomo e del suo vivere nel mondo. Il problema sta nel "valore morale", che si traduce in "norma giuridica", a cui fa seguito l'azione sociale che, attraverso il premio o la condanna, determinano la qualità morale dell'azione dell'individuo.

Come noi pensiamo l'azione? Come la società pensa l'azione? Come collochiamo tale azione nella Natura? Quali sono le risposte sociali (giuridiche) all'azione? Come vengono moralmente collocate le azioni individuali? E a questo aggiungiamo: come vengono utilizzate dalla propaganda dei media, secondo i loro specifici interessi, sottolineando di volta in volta aspetti specifici dell'azione secondo la loro personale (leggi mafiosa) convenienza, per orientare l'opinione pubblica?

Dal momento che si pensa che una data azione rientri nell'ambito criminale, poco importa se questa è determinata dai geni, dall'ambiente o dalle conformazioni anatomiche o fisiche. Quell'azione rimane sempre configurata nell'ambito criminale e non viene inserita nell'ambito della necessità.

Quando la medesima azione, anziché rientrare nell'ambito del crimine viene condotta nell'ambito della necessità perde, di fatto, il marchio morale e penale che il concetto di crimine gli attribuisce.

L'uomo che pensa l'azione è il vero soggetto di analisi della filosofia, non l'azione alienata dall'uomo o dal soggetto che la compie. A meno che non vogliamo estraniare l'azione dall'uomo e pensiamo l'azione in sé stessa, ma, in quel momento dobbiamo privarla dei caratteri morali o giuridici in quanto i caratteri morali o giuridici non si applicano all'azione, ma si applicano soltanto in ambito umano e, perciò, all'uomo.

Noi possiamo parlare dell'azione in sé stessa. Ma l'azione in sé stessa non ha connotazioni morali o giuridiche. L'azione è! L'azione comporta delle variazioni di un presente che risponde all'azione adattandosi mediante azioni che si esprimono in relazione all'azione.

L'azione è portatrice di necessità in sé.

La necessità in sé non può essere ricondotta a cause morali o a condizioni giuridiche se non quando l'azione si fa dipendere dall'arbitrio di un soggetto che ricade sotto la norma morale o giuridica. Dal punto di vista morale o giuridico non si censura mai l'azione, ma il soggetto che la compie e solo se il soggetto che la compie è sottoposto alla legge o alla condizione morale.

Individuare la necessità o l'insieme necessario da cui è emersa l'urgenza necessaria dell'azione ci permette di comprendere le dinamiche dell'azione e le condizioni prodotte da azioni che svilupperanno le condizioni di altre azioni come risposta all'azione.

Io posso non conoscere l'insieme causale da cui l'azione è emersa come risposta ad altre azioni, ma non per questo sono autorizzato ad ipotizzare cause dell'azione quando l'attribuzione di queste cause all'azione tendono a riportare l'azione dall'ambito dell'agire ad un ambito morale o giuridico in cui tendo a chiuderla per definirla e giudicarla.

Il soggetto che pensa l'azione è cosa diversa dall'azione e il soggetto che noi vediamo mettere in atto l'azione è cosa diversa dal soggetto che guarda e che immagina l'insieme causale dal quale emerge la necessità dell'azione.

Questa distinzione è tanto più necessaria quanto maggiori sono le forze che tendono ad appiattire l'azione entro confini morali o giuridici il cui unico scopo è il controllo dell'azione e dei suoi effetti in un insieme che norma morale e norma giuridica intende controllare. Tanto più ci avviciniamo all'azione che tende ad interferire con la vita dell'uomo e tanto maggiore deve essere la distinzione fra azione e soggetto che compie l'azione. Questo perché mentre l'azione può essere ricondotta nell'ambito esistenziale in cui morale e norma giuridica sono escluse, il soggetto che pensa l'azione rientra nell'ambito morale o nell'ambito giuridico qualora la sua azione è una risposta ad azioni che a loro volta rientrano nell'ambito morale e nell'ambito della noma giuridica.

Se io bastono una persona e questa persona mi spacca la faccia: dove sta l'atto di violenza? Chi dei due commette violenza? Posso anche dire: se io metto in atto degli atti per mangiarmi una mucca e la mucca mi incorna e mi colpisce; dove sta l'atto di violenza?

Il concetto di violenza è un concetto morale e un concetto sociale che viene regolato da norme giuridiche, ma allora parliamo SOLO delle norme giuridiche indipendentemente dall'atto in quanto la norma giuridica decide dell'atto estraniandolo dall'insieme necessario in cui tale atto è compiuto.

Il concetto morale è tale perché conchiude il soggetto che mette in atto l'azione nell'azione stessa. L'azione, nella definizione morale, è alienata dall'insieme necessario per cui il soggetto la compie e la censura morale ha la funzione di impedire al soggetto la soddisfazione psichica, la veicolazione pulsionale, per l'azione messa in atto.

La norma giuridica, a sua volta, aliena l'azione dall'insieme in cui l'azione si svolge al fine di salvaguardare il diritto dell'insieme di mettere in atto azioni nei confronti del soggetto senza che il soggetto possa reagire all'azione subita.

Sia in campo morale che in campo giuridico, chi è messo in discussione non è l'azione, ma il soggetto che compie quell'azione. Dove, altri soggetti che mettono in atto la medesima azione non vengono censurati dal punto di vista morale né vengono perseguiti dalla legge nel medesimo modo.

Sia la norma giuridica che la norma morale non sono norme oggettive, ma sono norme razziste che discriminano i soggetti che compiono le azioni a seconda del loro ceto sociale, delle loro funzioni, della loro razza, del loro sesso e delle loro predilezioni religiose o politiche. Proprio perché le regole morali e le norme giuridiche sono norme razziste, per mitigare la violenza della loro applicazione che discrimina i cittadini, va ampliata sia la platea dei soggetti sottoposti alla legge e va modificata la priorità dell'applicazione della norma giuridica e della norma morale.

Per capire la natura criminale delle idee sul crimine del 1800 userò il testo di Ezechia Marco Lombroso detto Cesare Lombroso dal titolo "L'uomo delinquente". E' vero che il testo è superato nella definizione della criminalità, ma è altrettanto vero che una massa enorme di magistrati, con cui io ho avuto rapporti, applica i meccanismi di definizione del reato propri del Lombroso come se il tempo e la cultura fosse ancora quella ottocentesca legata all'ebraismo veicolato dal positivismo scientista.

Chi era Ezechia Marco Lombroso detto Cesare Lombroso? Era figlio di Aronne e Zefira Levi e crebbe in una famiglia israelitica osservante nutrendosi dell'ideologia del dio padrone che gli veniva istillato mediante la bibbia e le pratiche ebree fin dalla più tenera età. Tutta la sua vita sarà segnata dalla ricerca dei segni della morale del dio padrone sui corpi di poveri uomini disgraziati che lui provvedeva a criminalizzare per il loro aspetto.

Quando Cesare Lombroso scrive il libro "L'uomo delinquente" nel 1876 dimostra, nei suoi primi capitoli in che cosa consista l'essere un delinquente. Letti questi, oggi come oggi, affermiamo che Cesare Lombroso è IL DELINQUENTE che pretende di cercare l'oggettività della violazione delle norme morali all'interno della Natura.

Ciò che è censura morale nell'ambito religioso in cui è cresciuto, Lombroso lo giustifica e lo legittima censurando moralmente i comportamenti di animali e delle piante.

Si tratta del punto di vista che assumiamo e con cui guardiamo il mondo. Altri pensatori, nel suo tempo, davanti ai medesimi dati hanno espresso idee e valutazioni diverse.

Se io ho una censura morale che dice che non bisogna uccidere e vedo attorno a me animali e piante che uccidono, le cose sono due: o proietto la mia condizione morale sugli animali e sulle piante e dico "sono degli assassini", oppure mi interrogo sulle ragioni del perché ho assunto il principio morale del non uccidere; mi interrogo delle condizioni del principio morale, della limitazione del principio morale, o della sua applicazione in situazioni contingenti.

O mi metto nelle condizioni del dio padrone e proclamo "Siete tutti assassini" oppure mi chiedo se tale principio non sia sottoposto a delle necessità che sono estranee alla vita, ma funzionali per un qualche scopo e quale sia questo scopo.

E' qui che interviene l'uomo filosofo, l'uomo che vive il mondo, l'uomo che obbedisce, l'uomo sottomesso o l'uomo che veicola le proprie pulsioni nel mondo.

Nel primo capitolo dell'"Uomo delinquente" Cesare Lombroso accusa le piante (piante carnivore) e animali dei suoi stessi intenti morali o amorali. Attribuisce, pur essendo consapevole che l'attribuzione è impropria, la moralità della sua religione (perché non si può parlare della moralità degli uomini), a piante e animali. Le piante e gli animali sono assassini, criminali, ladri, delinquenti. Arriva ad affermare che alcune caratteristiche fisiche che caratterizzano l'animale come delinquente si riscontrano anche negli uomini e che pertanto si definiscono delinquenti.

La bibbia condanna alla lapidazione un bue che ha causato la morte di un uomo. La bibbia ebrea e cristiana lo fa seguendo prescrizioni morali, non lo fa perché il bue è pericoloso o per la sicurezza pubblica (Esodo 21, 28). La bibbia ordina l'uccisione del bue per punire il bue del reato di "lesa maestà" dell'uomo creato ad immagine del dio padrone.

Questo principio è ben chiaro nella testa di Cesare Lombroso che da ebreo, educato nell'ebraismo, ritiene davvero che la bibbia sia scritta dal suo dio padrone e ritiene di dover trovare il comportamento morale imposto dal suo dio nelle società animali.

Scrive Cesare Lombroso:

"Per volersi approssimare un po' più al delinquente umano con un criterio che non paia quello dei nostri buoni antenati del medio Evo, bisogna fermarsi più specialmente negli animali domestici e fra i selvatici, fra quelli che vivono a gruppi formando quelle (come dice Espinas) società animali che offrono elementi primi delle società nostre, e mostrano in germe anche le nostre mostruosità."

Cesare Lombroso, l'uomo delinquente edizione Bompiani della quinta edizione del 1897 pag. 44

A quali delinquenti si era riferito prima il Lombroso?

La Dionea Muscipula, solo perché si nutre di insetti.

La Genlisea Ornata perché prende gli insetti come farebbe un pescatore.

L'Utricularia Negletta perché si nutre di insetti (questa Lombroso l'ha presa da Darwin).

E poi Lombroso aveva parlato di altri animali delinquenti come le api, le formiche, i leopardi, i leoni e le tigri.

Quando Lombroso tenta di "capire" questi comportamenti che lui definisce dal punto di vista morale, delinquenziali, raddoppia la sua diffamazione nei confronti di quegli animali.

Scrive Cesare Lombroso:

"Ma pure il solo annunciare che reputiamo delitti codeste uccisioni, e così pure il furto con destrezza e per associazione nelle scimmie, il domestico nei gatti, il ratto di minori nelle formiche rosse, la sostituzione d'infanti nel cuculo, che mette l'uovo nel nido dei passeri, sottraendovi qualcuno dei suoi per meglio ingannarli – parrebbe poco serio, perché è ovvio comprendere come codeste azioni che a noi appaiono misfatti sono invece effetto necessario dell'eredità, della struttura organica o imposta dalla concorrenza per la vita (uccisione dei pecchioni); dalla scelta sessuale, dalla necessità sociale per impedire discordie (uccisione dei capi) e dal bisogno di alimento in animali voracissimi, lupi, sorci, o dalle consecutive guerre che li fanno somiglianti a noi quando ci battiamo col nemico – o quando mangiamo i polli ed i buoi senz'ombra o sospetto di essere incriminati. Anche quando tendono alla distruzione della specie propria sono attuate in così grande scala da entrare nelle abitudini della specie medesima; ma intanto giovano a mostrarci la vanità del concetto della giustizia assoluta e porgerci già un piccolo amenicolo per spiegarci il sorgere, con sì perpetua costanza, delle tendenze criminose, anche in mezzo alle razze più incivilite, e con forme che ci fanno ricordare le più tristi fra le specie animali, e a spiegarci perché, nelle epoche antiche, che erano forse più logiche delle moderne, si condannassero in tutta forma gli animali nocivi o poco rispettosi delle cose che l'uomo reputava sacre (Esodo 21, 28)."

Cesare Lombroso, l'uomo delinquente edizione Bompiani della quinta edizione del 1897 pag. 43

Espinas nel 1877 scrive "Les sociétés animales" questo libro incontra un grande favore fra gli evoluzionisti (sarebbe meglio chiamarli progressisti positivisti) positivisti e gli evoluzionisti cristiani in cui l'uomo, creato da dio, si muove in una fantasiosa preistoria come un animale da branco o da orda.

Concetto di primitivismo positivista che Lombroso fa proprio cercando nel comportamento animale (e poi nelle così dette "tribù primitive") un comportamento dell'uomo appena creato da dio.

Per questo motivo quella che in Onorio (Storie contro i Pagani) diventa un'era buia fatta di stragi e di orrore fino all'avvento del cristianesimo, viene assunta da cesare Lombroso come il modello scientifico di un'evoluzione sociale che ha portato all'attuale civiltà.

Con i primi studi sulle società animali i positivisti, che si spacciano per "scienziati" che praticano la ricerca scientifica, interpretano le società animali come costituite dai caratteri "primitivi" e "primordiali" dell'uomo cercando le origini dei comportamenti che ritengono amorali o delinquenziali nei comportamenti animali che definiscono, (termine ancora in uso) istintuale. Un termine, quello dell'istinto, che nella moderna ricerca scientifica serve per non voler riconoscere l'intelligenza e la capacità progettuale negli animali, diventa "risposta automatica" solo perché la risposta di animali considerati "semplici" è quasi sempre simile al presentarsi di fenomeni simili fra loro.

Negli animali Lombroso individua:

1) delinquenti nati;

2) delinquenti che uccidono per antipatia;

3) delinquenti vecchi che uccidono i giovani per egoismo e durezza di cuore;

4) delinquenti che uccidono per furore pazzesco;

5) delinquenti di "prava malvagità";

6) delinquenti d'impeto;

7) delinquenti per interesse;

8) delinquenti per paura;

9) delinquenti perché provano dolore fisico;

10) delinquenti che uccidono per amore;

11) delinquenti per adulterio;

13) delinquenti aglomeri (sodomia);

14) delitti di sangue;

15) delitti di infanticidio;

16) delitti di furto;

17) delitti di associativi fatti da malfattori fra gli animali;

18) delitto di truffa;

19) delitto di furto con destrezza;

20) delitto di alcolismo;

21) delitto di educazione criminale;

22) delitto di mangiare carne (mangiare carne fa diventare feroci);

L'idea dei delitti commessi da animali che vengono definiti delinquenti, anche se oggi appare paradossale, è in realtà il fondamento con cui l'attuale giurisprudenza si pone davanti agli Esseri Umani.

Secondo Cesare Lombroso, la proprietà privata è determinata da dio e dunque, anche gli animali rubano. Secondo Cesare Lombroso la proprietà privata degli individui, dei figli, della femmina o del maschio, sono determinate da dio e dunque chi non si sottomette è un delinquente. Dal momento che la proprietà privata e le regole morali sono determinate da dio, certamente la scienza nella Natura, negli uomini e negli animali, deve trovare traccia di riscontri fisici delle predisposizioni che spingono l'individuo a violare la morale di dio. Questo è il ragionamento da cui parte Cesare Lombroso.

Rimane il discorso della reciprocità che il delinquente Lombroso vuole ignorare. Se io bastono una persona e questa mi dà un pugno: chi è il delinquente? Se io bastono un cane e il cane mi morde, chi è il delinquente? Tu vedi che io ora bastono il cane e comprendi le ragioni del cane, ma se tu non mi hai visto bastonare il cane e il cane mi morde, qual è il tuo pensiero sul cane? Per Lombroso diventa un reato di "lesa maestà" e, dunque, il cane è un delinquente. Per Lombroso il cane è un delinquente sia se mi morde quando lo bastono sia se mi morde e lui non vede che lo sto bastonando. Se tengo un cane in gabbia è come se lo stessi bastonando. Lo sto privando di sé stesso. Lombroso trova normale pensare le persone che mettono in atto azioni per la giustizia come a dei delinquenti, a dei banditi, in quanto, secondo Lombroso, costoro attentano all'ordine divino predisposto dal suo dio padrone. Partendo da questi presupposti ideologici Lombroso piega la scienza per legittimare il suo dio padrone sia nella veste di ebreo che nella veste di cristiano.

Scrive Ezechia Marco Lombroso detto Cesare:

"Quando si pensi (dice assai bene il Ferri, op. c.) che, per esempio, fra cento cani, o cavalli, od elefanti, non tutti, ma uno o due soltanto si mostrano rissosi, indomabili, perversi, e che l'antipatia nasce fra quei dati individui e non fra tutti quelli di una stessa specie, e che fra cento gatte o lepri, pochissime soltanto trascurano ed uccidono i loro piccoli, e così via in tutti gli altri casi, non si può negare che questa perversità sia una tendenza tutta personale a quei dati individui delinquenti, e ignota agli altri della' stessa specie, che, per il loro temperamento individuale, altrettanto rifuggono dalla uccisione dei loro simili. E vi s'avvicinano anche per la forma, come nella premeditazione con agguato (cani ladri, scimmie) ed in quella tendenza congenita od acquisita e poi continuata (api ladre) al furto, che sotto l'impunità si estende e coll'associazione assume il carattere del delinquente abituale, e segna i primi germi del brigantaggio, come, viceversa per la istantaneità d'altri atti, determinati da cause violente, che è propria dei delitti d'impeto, d'onore, d'antipatia, ecc. Ma l'analogia più curiosa è quella delle cause che nelle grandi linee, si può dire, riescono uguali nel mondo animale e nell'umano. Importantissimi, poi, sono quei casi in cui, proprio come nell'uomo, delitto e pazzia si fondono insieme inestricabilmente, inquantochè le tendenze delittuose si vedono originarsi od all'improvviso dopo una speciale malattia, puerperio, ninfomania, senilità, o dalla nascita, grazie all'eredità, e sopratutto per la mala conformazione cranica, che è precisamente la causa più frequente dei criminali nati (microcefalia frontale dei cavalli) presentando, anche qui, una perversità senza causa in completo contrasto cogli individui della stessa specie.

Cesare Lombroso, l'uomo delinquente edizione Bompiani della quinta edizione del 1897 pag. 58-59

Il ragionamento di Cesare Lombroso è semplice: dal momento che il dio padrone ha creato uomini e animali, la morale che vale per l'uomo vale anche per gli animali e se io individuo i comportamenti criminali negli animali trovo lo schema e l'impronta primitiva per i comportamenti criminali umani.

Se non fosse stato così ferocemente sottomesso al dio padrone avrebbe potuto farsi l'altra domanda: se i comportamenti che io penso criminali fra gli uomini li trovo anche fra gli animali, allora significa che devo precisare che cosa intendo per "criminale" e devo individuare le cause che un comportamento naturale, visto che è fatto anche fra gli animali, viene trasformato dalla società in un comportamento delinquenziale.

Quali sono le cause che conducono l'uomo alla pazzia e dunque a veicolare il proprio stato mentale in una forma di delitto? Dal momento che Lombroso afferma che l'uomo è creato da dio, allora esistono delle tare fisiche capaci di individuare la predestinazione dell'individuo alla pazzia e al delitto. Se Lombroso non fosse stato sottomesso al dio padrone si sarebbe chiesto: quali sono le cause che conducono alla pazzia e alla commissione dei delitti? Mentre nel secondo caso Lombroso cercherebbe delle risposte, nel primo caso Lombroso dà delle risposte cogliendole dalle condizioni morali determinate dal suo dio padrone e che lui interpreta nei segni fisici dei malati.

Si tratta della forma superstiziosa di magia simpatica che Lombroso spaccia per scienza e mette sotto tortura migliaia di persone (a Verona gli hanno fatto il monumento per esaltare la sua tortura).

La magia simpatica interviene con il suo meccanismo delle analogie; com'è nel mondo animale così è nel mondo umano: tutti sono creati da dio.

Scrive Ezechia Marco Lombroso detto Cesare:

22. Meteore. - Forse uno studio più a lungo continuato e da mano più provetta, farà scoprire altre analogie, p. e., quella meteorica che ha tanta parte nel delitto umano, comechè anche gli animali delle stesse specie od affini sono, secondo alcuni, più feroci nelle zone torride che nelle meno calde d'America (Rousse, op. citata), e i leoni del monte Atlas appaiono assai più calmi di quelli del deserto, e nei buoi è noto come sono presi nelle stagioni caldissime, specialmente in vicinanza ai temporali, da veri accessi furiosi in cui si slanciano contro le persone e contro gli alberi, finchè, scoppiando il temporale, un torrente d'acqua non li metta in calma.

Cesare Lombroso, l'uomo delinquente edizione Bompiani della quinta edizione del 1897 pag. 59

Zone calde animali feroci e zone fredde animali più pacifici. Se l'uomo non avesse sterminato il leone europeo avrebbe constatato che i leoni in Grecia erano più grossi di quelli Africani e lo stesso vale per i Mammuth.

Gli animali hanno paura dei temporali se non sono vissuti all'aperto, se sono stati costretti in gabbia con l'uomo. Gli animali si proteggono dalla pioggia e dai pericoli. Gli animali avvertono la modificazione dell'atmosfera prima dell'uomo. Ma le analogie di Lombroso richiamano la sua educazione biblica dell'uomo impaurito dalla cacciata dal paradiso terrestre. L'ebreo e il cristiano immaginano l'uomo, cacciato dal paradiso terrestre in preda alle paure delle tormente, dei fulmini, del fuoco, della fame e della sete. Ora, dice Lombroso, l'uomo civilizzato e non ha più paura. Non è come un bue. Ma il bue lo hai tenuto nella stalla. Prova a guardare i tori delle mandrie bovine delle praterie abituate a vivere all'aperto se hanno paura dei fulmini. La paura gliel'hai imposta tu. Esattamente come fai con le persone che indichi come delinquenti nati.

Gli eccessi furiosi sono determinati dalla schiavitù a cui l'uomo ha costretto gli animali. Questa schiavitù Lombroso non la vede. Vede solo l'agitarsi delle mandrie all'arrivo dell'uragano, ma non vede i motivi per cui le mandrie si agitano e proietta su di loro le sue paure. Le paure che gli sono state imposte mentre la sua psiche veniva violentata dall'insegnamento religioso.

Scrive Ezechia Marco Lombroso detto Cesare:

23. Misoneismo. - Forse, come appunto vedremo nei popoli bar- bari, un movente al delitto è l'antipatia delle bestie intelligenti per ogni novazione che le sorprende ed impaurisce, ed è a sua volta considerata probabilmente da loro come un'offesa individuale, chi sa anche forse un delitto - e Bret Harte finamente osservò come spesso i cani abbiano un vero fanatismo conservatore ed abbaino e s'accaniscano contro le ferrovie, il gaz, le musiche, quando vi s'imbattono per la prima volta. Vi son cavalli avvezzi ad esser montati da un ufficiale in divisa che s'impennano se il cavaliere non abbia almeno il cappello militare, né lo sopportano in sella .

Cesare Lombroso, l'uomo delinquente edizione Bompiani della quinta edizione del 1897 pag. 60

Quando i cinesi inventarono la polvere da sparo per fare i fuochi artificiali e vedere il bello che si librava in cielo, i frati cappuccini hanno capito che con la polvere da sparo si poteva ammazzare la gente e aumentare il proprio potere. E' una questione di predisposizione mentale imposta dalla religione all'uomo. E dopo che sei passato per molti popoli ammazzando, sterminando e conquistando, ogni cosa nuova portata dai massacratori viene guardata con sospetto. Non davano i cristiani le coperte infettate del virus del vaiolo agli indiani d'America per sterminarli? In mano ad un cristiano o ad un ebreo anche una coperta è un'arma di distruzione di massa.

Ha osservato che i cani si affezionano all'uomo, al loro uomo. E questo Lombroso lo chiama fanatismo: nemmeno i cani fossero di religione ebrea o cristiana.

Ci sono cavalli che si affezionano ad una persona; e perché Lombroso non vede l'affetto del cavallo? O l'affetto del cane o del gatto? Perché Lombroso vede il mondo come un insieme da condannare a morte in nome e per la gloria del suo dio padrone attraverso la pseudoscienza che altro non è che magia simpatica che nasce da una mente povera e malata.

Scrive Ezechia Marco Lombroso detto Cesare:

24. Analogie cogli uomini criminali. - Abbiamo visto delle analogie curiose coi rei nella conformazione craniea, Non è difficile che uno studio accurato sugli individui ci mostri una differenza nella fìsonomìa: e qui ricordo avere spesso gli animali più feroci una speciale fisionomia, che in germe offre alcune analogie con quella dei delinquenti: così l'occhio che s'inietta di sangue, della tigre, della iena, è veramente proprio degli assassini: "Gli uccelli predatori, p. e., i rapaci, dice Brehm (n. 5) hanno becco breve, ricurvo, mascella superiore spesso munita di dente acuto, a cui risponde nell'inferiore un intacco; orbita grande (come nei criminali scrive Tamassia) e che s'inietta di sangue". Negli insetti in cui la fisionomia manca, per l'immobilità della faccia, la robustezza delle mandibole segnala le specie che più vivono di preda. E quindi si spiega che ci sono delle vere specie criminose.

Cesare Lombroso, l'uomo delinquente edizione Bompiani della quinta edizione del 1897 pag. 60

Il desiderio messianico di Lombroso è disarmante. Quando dice "Non è difficile che uno studio accurato sugli individui ci mostri...". Notare che manca la cosa più semplice: parlare con gli individui. Cosa che farà Freud partendo da sé stesso.

Uno studio può dimostrare la realtà della morale praticata ossessivamente da Lombroso nella ricerca di conferme dei segni, del marchio criminale del suo dio padrone sulle persone. Come durante la caccia alle donne chiamate Streghe per poterle bruciare vive i cristiani si inventavano la presenza di segni demoniaci sul corpo, così Lombroso per poter torturare le persone qualifica come crimine ciò che non è crimine giustificando il suo desiderio di delinquere.

Come nel gioco delle macchie di Rochard colui che guarda immagina proiettando la sua immaginazione su macchie informi, così Lombroso, educato alla sottomissione al suo dio padrone, immagina l'occhio che si inietta di sangue nella tigre, nella iena e nell'uomo assassino. Basta un versamento di sangue nell'occhio e Lombroso appiccica un'etichetta di assassino alle persone. Esattamente come il magistrato che giudica una persona che rivendica giustizia nei confronti del dio padrone cristiano o di chi si identifica in lui, accusa l'imputato di crimini assolvendo chi ha commesso le ingiustizie nei suoi confronti.

Il meccanismo Lombrosiano è ancora ampiamente praticato nei tribunali, tant'è che gli avvocati consigliano ai loro clienti di vestirsi bene per fare una "buona impressione". E che cos'è una "buona impressione" se non evitare di avere l'occhio iniettato di sangue affinché il magistrato non ti creda un assassino? In fondo, se porti la cravatta il magistrato pensa che tu sia una persona degna di rispetto e sarà più attento prima di accusarti di essere un assassino.

Uccidi 10 persone, ma cambia l'occhio e Lombroso non vedrà mai l'assassino che nascondi.

Lombroso trasferisce la sua educazione ebrea nella scienza e sottomette la scienza per confermare la sua educazione ebrea nei principi morali imposti alla vita dal suo dio padrone.

Questa sarà la concezione del criminale che avrà il sistema giuridico Italiano dall'unità d'Italia fino ad oggi nonostante una Costituzione e varie modifiche dei codici di procedura penale che imponendo doveri ai magistrati vengono da questi disattesi per il loro tornaconto personale.

In fondo, il giudizio che si basa sulle analogie fisiognomiche è molto più semplice che non l'analisi dei fatti a cui un magistrato dovrebbe attenersi. Meglio torturare un cittadino che si ritiene colpevole per la sua "conformazione cranica" o le sue presunte idee politiche o religiose, che non analizzare l'insieme che lo ha spinto ad agire. E questa è l'ideologia lombrosiana largamente applicata dalla magistratura italiana, specialmente nei tribunali periferici.

Marghera, 06 febbraio 2014

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 06 febbraio 2014

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.