Karl Leonhard Reinhold (1758 - 1823)

Riflessioni sulle sue idee.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

La filosofia della Religione Pagana.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) la rappresentazione della Coscienza si riferisce sia al soggetto (rappresentante) che all'oggetto (rappresentato) ed è distinta da entrambi. Ciò che nella rappresentazione si riferisce al soggetto è la forma, ciò che si riferisce all'oggetto è la materia.

2) La cosa in sé non è in alcun modo rappresentabile, altrimenti non sarebbe in sé. Essa si riferisce ad una semplice negazione, ad una pura determinazione concettuale.

3) Tuttavia la sua esistenza "è altrettanto certa quanto l'esistenza della rappresentazione in generale", perché è quel "quid che deve stare alla base della semplice materia di una rappresentazione".

L'affermazione secondo cui la Coscienza si debba riferire sia al soggetto che all'oggetto, ed è diversa da entrambi, lascia perplessi sul reale valore dato al termine Coscienza.

In questo caso non si intende la rappresentazione dell'essere nell'oggettività, ma piuttosto una facoltà dell'essere attraverso la quale questi percepisce il circostante e modifica la percezione che comunque resta oggetto diverso dal soggetto.

Il soggetto non è Coscienza di Sé, ma ha Coscienza di Sé.

Una distinzione non da poco. Il possesso della Coscienza indica questa come appropriazione del soggetto, mentre il fatto che il soggetto sia Coscienza implica la dilatazione del soggetto nella percezione dell'oggettività.

Nel concetto di possesso della Coscienza questa diventa uno dei "tanti" fattori appartenenti all'essere di cui questo si serve per relazionarsi col mondo; l'essere Coscienza significa dilatare sé stessi all'interno del circostante e, le relazioni intraprese, sono relazioni fra sé e i sé del circostante.

Da qui l'incongruenza di Reinhold dell'impossibilità di rappresentare la cosa in sé. In quanto possessore di Coscienza il soggetto è oggetto del descritto della ragione e il suo essere Cosciente è delimitato da tale descritto. La relazione che egli instaura col circostante è all'interno del descritto, del quale la sua Coscienza è oggetto, e non è in grado dunque di descrivere nulla in sé, ma solo attraverso i fenomeni dell'oggetto. Al contrario, la Coscienza di Sé, come totalità dell'Essere percepente l'oggettività, può relazionarsi soltanto con l'oggetto in sé al di la dei fenomeni dell'oggetto stesso. Essere Coscienza di Sé è diverso dal possedere Coscienza di Sé. Il Cartesiano "Cogito ergo sum" è letto esclusivamente soltanto nell'ambito delle ristrettezze dei sensi della ragione. Soltanto la descrizione costruisce una relazione all'interno del pensato della ragione con l'oggetto descritto attraverso i suoi fenomeni. Soltanto quando la ragione comincia a dubitare della sua onnipotenza inizia a fondare il dubbio che i fenomeni nascondino qualcosa che lei definisce in sé pur senza essere in grado di descrivere quell'essere in sé.

A differenza della ragione, la Coscienza di Sé, come descrizione dell'individuo che tende allo sviluppo di sé stesso nel circostante, è in grado di descrivere l'oggetto in sé senza tuttavia riuscire a tradurre quella descrizione nel linguaggio proprio della ragione.

Il possesso della Coscienza all'interno del pensato della ragione si fonda sulla capacità dell'Essere di descrivere il quotidiano attraverso numeri e parole, l'Essere come Coscienza di Sé si fonda sulla capacità di compenetrare l'esistente attraverso la non descrizione e il non pensiero, ma attraverso il fare.

Per una ragione, il cui sviluppo è tale da saturare ogni angolo del pensato, appaiono evidenti, gli stretti vincoli del pensato stesso e determina il dubbio sull'esistenza di qualcosa oltre il pensato della ragione.

Esistono due soluzioni che troveremo spesso. La prima è la ricerca dell'oggetto in sé come risposta al superamento dei limiti della ragione, la seconda è il tentativo di costruire e di descrivere quella mitica figura che è dio di cui i filosofi si serviranno in modo massiccio onde occultare la loro pavidità nell'estensione del proprio pensiero.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

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Marghera, 21 aprile 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.