Johann Gottlieb Fichte (1762 - 1814)

Limite del non-Io (6^ parte)

Riflessioni sulle idee di Fichte.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

La filosofia della Religione Pagana.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) Con i suoi tre principi Fichte afferma l'esistenza di un io infinito, l'esistenza di un io finito (il pensiero dei singoli uomini) e la realtà di un non io (cioè della natura), che si oppone all'io finito, ma che è posto dall'io infinito ed è ricompreso in esso.

2) L'io conosce il non io come un limite che, apparendo dapprima come un dato, risulta poi, con l'autocoscienza, posto e opposto a sé da se stesso.

3) Quando prende coscienza di questo limite, l'io lo supera con uno sforzo incessante in un processo infinito, cosicché il limite si sposta continuamente senza mai scomparire.

4) "Oltre questa conoscenza non va nessuna filosofia; ma ogni filosofia che si voglia esauriente deve risalire fino ad essa, e quando lo fa diventa dottrina della scienza".

La soluzione è sempre la più semplice. Ammessa la percezione da parte di Fichte dell'io finito identificato col pensiero degli Esseri Umani, l'arbitrio degli opposti consiste nella collocazione di questo all'interno di un io infinito, di conseguenza determinante, e nella definizione di non io per quanto riguarda la Natura e gli Esseri in essa compresi.

La definizione di io per quanto riguarda il pensato umano è la solita visione umanocentrica dell'universo propria delle religioni rivelate e della loro filosofia. Propria della pragmaticità dalla quale Fichte voleva sottrarre gli Esseri Umani attraverso il libero pensiero rendendoli temerari nei confronti dell'oggettività in cui operano. Inoltre, la collocazione dell'io finito, all'interno di un io infinito, costruisce delle determinazioni funzionali all'io infinito attraverso le quali condizionare il divenire dell'io finito. La solita questione della dipendenza dell'Essere Umano dalla visione del dio onnipotente o dell'Essere assolutamente necessario creatore dell'universo.

La relazione posta fra io e non io sembra una relazione fra il pensiero dell'Essere Umano e la sua fisicità. La fisicità è la fonte del pensiero Umano, dunque la centralità dell'Essere Umano; non il suo pensiero. Il pensiero dell'essere, è forgiato dallo sviluppo della fisicità e la sua espansione è legata alla fisicità. Non esiste il pensiero e poi l'Essere Fisico, esiste l'Essere Fisico e poi il pensiero come derivazione della fisicità. Il superamento della fisicità non avviene mediante il pensiero, ma mediante la fisicità: la costruzione nel corpo fisico del corpo luminoso.

Inoltre Fichte non riesce a vedere la natura come un insieme di coscienze in divenire, pertanto anche la relazione dell'io finito all'interno della natura è una relazione monca volta all'esaltazione del "cogito ergo sum" ignorando come gli esseri della natura siano dotati degli stessi sensi percettivi degli Esseri Umani e dello stesso apparato di elaborazione dei dati ricevuti. L’idea di Fichte è un’idea che nasce dalla separazione dell’uomo dalla natura e dall’identificazione dell’uomo in “immagine e somiglianza di un io infinito” o, se preferite, ad immagine e somiglianza del dio padrone.

L'autocoscienza dell'Essere Umano lo porta ad agire all'interno della natura attraverso il concetto secondo cui egli è l'unico essere pensante nella Natura e tutto deve essere in funzione di se stesso. In questo caso non c'è la relazione è manifestata medainte appropriazione e saccheggio.

Fichte intuisce un infinito che lo circonda, ma risolve questo infinito in un io infinito. In una coscienza infinita a cui tutti gli io umani tendono per superamento di quel non-io che Fichte identifica con la natura. Non esiste un limite fisso oltre il quale una coscienza non è in grado di andare mutamento dopo mutamento. Ogni limite della Coscienza, di qualunque Coscienza, deve essere spostato in continuazione. La ragione deve arricchirsi continuamente di conoscenza spostando i propri confini della descrizione del mondo. L'Essere della Natura deve espandersi nell'oggettività instaurando relazioni continue e sistematiche con l'esistente nell'oggettività stessa. L'Essere Umano, come ogni altro Essere della Natura, ha la possibilità di concepire i limiti dello sviluppo della propria ragione e di spostarli senza tuttavia farli scomparire. L'Essere Umano, mutamento dopo mutamento, come ogni altro Essere della Natura, deve varcare la soglia della percezione del proprio presente per varcare tali limiti. Proprio perché l’Essere Umano ha sempre varcato i limiti del proprio presente che uscì come Essere Unicellulare dal brodo primordiale abitando tutta la Terra e traformandosi in milioni e milioni di specie diverse.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

vai indice del sito

Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

Vai all'indice della Filosofia Aperta

Marghera, 26 aprile 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.