Johann Gottlieb Fichte (1762 - 1814)

La fase religiosa (9^ parte)

Riflessioni sulle idee di Fichte.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

La filosofia della Religione Pagana.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) Fichte viene sottoposto all'accusa di ateismo e, forse in conseguenza della polemica religiosa, si porta, nella sua ultima fase di pensiero, verso posizioni nuove, che presentano una chiara impronta religiosa.

2) Allora egli giunge a conoscere, al di là dell'io puro, il vero principio originario nell'Uno assoluto, Dio, "uguale a se stesso, immutabile, eterno, indistruttibile".

3) "Il sapere nella sua vita più intima e profonda", si confonde e si identifica con l'assoluto: "fuori di Dio non esiste, veramente e nel senso del termine, nulla, se non il sapere; e questo sapere è la stessa esistenza divina, assolutamente e immediatamente, e nella misura in cui noi siamo il sapere, noi stessi siamo, nella nostra radice più profonda, l'esistenza divina".

L'accusa di ateismo cui Fichte viene sottoposto non è quella per cui egli è ateo, ma perché non riconosce dio all'origine del proprio pensiero. Egli identifica il pensiero di dio con la cosa in sé e si accorge come in questo ci siano barriere alla libertà. Dunque egli combatte la cosa in sé come sinonimo di dio, ma la sostituisce con l'io infinito (la Natura nella quale dio opera). Egli di fatto introduce il concetto di dio. Fichte elogia il concetto di morale e quello di dovere. Esalta e descrive la funzione dello Stato e quello della patria. Egli non si è mai allontanato dal concetto di dio all'origine dell'universo, anche se attraverso la negazione della cosa in sé sembrava prenderne le distanze. Egli prendeva le distanze dal divenire della cosa; dalla capacità dell'Essere di percepire la cosa in sé attraverso il divenire della propria libertà. Non aveva mai preso le distanze dal concetto di dio creatore e assoluto all'origine dell'universo.

Non è la polemica a piegare il filosofo Fichte, ma la forza che lo costringe a sottomettersi all'autorità di dio da cui fa discendere il suo pensiero e il suo sapere. Il suo pensiero ha sempre avuto un'impronta religiosa cristiana. L'unica sua ribellione consisteva nella concezione del respiro della libertà, libertà negata dall'assoluto cristiano che fa dipendere ogni accadimento dalla provvidenza o dalla volontà, del suo dio padrone.

Fichte non giunge a conoscere l'uno dio puro o il principio primo del sapere umano, ma proprio per la sua incapacità di estendere le ali nell'infinito dello spazio e dei mutamenti egli si arrende lungo la propria strada annullando il divenire del proprio pensiero filosofico in dio. Non può dimostrarlo, ma la violenza lo costringe ad immaginarlo e ad ipotizzarlo. L'annullamento è totale e il buio che cala sui suoi occhi è tale da impedirgli di vedere i meccanismi della vita oltre il concetto di dio padrone e creatore dell’universo.

Eccolo il mangiapreti, il filosofo ribelle, quello che voleva la libertà dello spirito e che insisteva affinché lo Stato fosse magnanimo nei confronti dei propri schiavi. Eccolo ricondotto in ginocchio davanti a dio e ascoltate la sua professione di fede: "dio esiste e fuori di lui il sapere che è dio". Dunque, ricercatori di sapere, conoscenza e consapevolezza, preparatevi, potete fingere di non vedere dio, ma il vostro sapere, la vostra coscienza, la vostra consapevolezza di fatto è dio e voi entrate in dio.

La non ricerca della libertà come dato assoluto porta alla sottomissione! Non è il dio dei cristiani a imporsi sul pensiero di Fichte, è Fichte che non è stato in grado di liberarsi del condizionamento educazionale e non ha saputo legarsi all'esistente. E' Fichte che mentre negava l'esistenza del noumeno non forzava se stesso per superare la percezione degli oggetti attraverso i loro fenomeni e relazionarsi con l'oggetto in sé. Alla fine del suo percorso si è relazionato col dio padrone, l’unico oggetto in sé concepibile nel quale ha sancito la sconfitta del proprio pensiero e ha spento ogni anelito di libertà.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

vai indice del sito

Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

Vai all'indice della Filosofia Aperta

Marghera, 22 aprile 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.