Durkheim Emile (1859 – 1917)

Come si osservano i fatti sociali

Le regole del metodo sociologico (3^ parte)

Riflessioni sulla sociologia.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

Dice Emile Durkheim:

Tuttavia i fenomeni sociali sono cose e devono venire trattati come cose. Per dimostrare questa proposizione non è necessario filosofare sulla loro natura, né discutere le analogie che presentano con i fenomeni dei domini inferiori; basta constatare che sono l'unico dalum offerto al sociologo. E' una cosa tutto ciò che è dato, tutto ciò che si offre o che si impone all'osservazione. Considerare i fenomeni come cose significa considerarli in qualità di data che costituiscono il punto di partenza della scienza: i fenomeni sociali presentano incontestabilmente questo carattere.

Non si tratta di filosofare sulla natura delle cose, si tratta di non proiettare un'immaginazione fideistica sulla natura delle cose. Un fenomeno sociale è tale perché espresso da milioni di strategie di adattamento sociale che lo hanno fatto scaturire. Le milioni di strategie dalle quali il fenomeno sociale è scaturito, sono oggetto ricerca e, quella ricerca, Durkheim la chiama "filosofare".

Un fenomeno sociale che arriva all'attenzione di un osservatore esterno, è separato dall'osservatore esterno e l'osservatore esterno, del fenomeno sociale, afferra solo il lato estetico e pretende che l'aspetto estetico diventi reale per il suo interlocutore. Tale pretesa è una pretesa criminale!

L'osservatore esterno, di un fenomeno, afferra la rappresentazione: vede colui che gira la chiavetta delle camere a gas naziste. Osserva le rappresentazioni estetiche delle vittime che muoiono e osserva l'indifferenza o il piacere del carnefice. Tutto è forma, tutto è rappresentazione nell'istante in cui il fenomeno sociale si manifesta.

Durkheim manca della natura empatica del fenomeno che chiama filosofare.

Che cos'è il dolore delle vittime? Solo la smorfia sul loro volto!

Che cos'è l'indifferenza del carnefice? Solo i lineamenti del viso.

Ma i fatti, i fenomeni sociali, che hanno portato a quella rappresentazione sono nel mondo in cui noi viviamo. Sono sotto gli occhi dell'osservatore che, però, non riesce a distinguerli dal rumore di fondo dei fatti umani che relega nel "filosofare".

Quando si assume il "punto di vista della scienza" fino ad affermare che il fatto, che attira l'attenzione dell'osservatore, diventa oggetto di analisi e di ricerca sociale, significa che l'osservatore sociale si è dimesso dalla propria società assumendo il punto di vista del dio padrone della bibbia.

Mentre il dio padrone, con cui l'osservatore si identifica, osserva il fatto, le persone della società civile vivono il fatto. Vivere il fatto significa cogliere gli aspetti emotivi mediante i legami empatici: non sono le persone che muoiono nella camera a gas, sono io che muoio nella camera a gas. Non è il carnefice che, indifferente, gira la chiavetta del gas, ma sono io (come ogni soggetto della società) che in quel momento storico non ho agito affinché il fenomeno, delle camere a gas, non venisse in essere. E la mia azione (e della società) o non azione, sono fatti. Questi fatti sono sotto gli occhi dell'osservatore e non vengono colti perché l'osservatore si è separato dalla società: come il magistrato che tortura l'imputato o gli impedisce di difendersi affinché il fenomeno della sua azione si inserisca nel suo pensato e non sia costretto a vedere l'insieme dei fatti per i quali l'imputato ha messo in atto il suo fenomeno.

La società nella quale viviamo non è un oggetto estraneo al nostro vivere. Il fatto sociale che appare all'osservatore esterno è parte del nostro vivere e noi lo abbiamo interiorizzato, modificato e ci siamo modificati a nostra volta crescendo giorno dopo giorno. Chi si è dimesso dalla società, come l'osservatore esterno, a mano a mano che si allontanava dalle relazioni esistenziali nella società, ha tagliato i legami e le relazioni che gli permettevano di superare la forma dell'azione degli uomini per afferrare il sostrato emotivo ed esistenziale che li spinge ad agire. L'osservatore esterno, come il poliziotto, il magistrato, il politico, è estraneo alle dinamiche della società come la società è un oggetto estraneo al dio padrone dei cristiani che, per conoscere la società si mette a giudicarne i fenomeni. In quanto legata alla società, all'apparire dei fenomeni, la nostra struttura emotiva si attiva per evidenziare i fenomeni all'origine di quel fenomeno.

Il rabbino Durkheim sta difendendo il diritto del suo dio padrone di inserire il fatto nel suo delirio di onnipotenza estraniandolo dall'insieme sociale in cui il fatto si è manifestato. Durkheim difende la legittimità del punto di vista del dio padrone contro le trasformazioni sociali, i fenomeni sociali, che si manifestano attraverso un numero infinito di processi adattativi all'interno della società. Se si tiene conto dei processi di trasformazione, osserviamo come il fenomeno sociale venga prodotto da altri fenomeni sociali che lo hanno preceduto nel tempo e che, nell'esprimersi, hanno manipolato la struttura emotiva delle persone che di quel fenomeno sono le attrici. Un fatto è il prodotto di altri fatti e quando lo si considera come cosa, definito, significa che il fatto considerato lo si è inserito in un apparato ideologico fantasioso che, separando il fenomeno dai fenomeni per i quali è divenuto, viene trattato da una patologia psichiatrica di onnipotenza.

Dice Emile Durkheim:

A noi non è data l'idea che gli uomini si fanno del valore, perché essa è inaccessibile; ma ci sono dati i valori che si scambiano realmente nel corso delle relazioni economiche. Non ci è data questa o quella concezione dell'ideale morale; ma ci è dato l'insieme delle regole che determinano effettivamente la condotta. Non ci è data l'idea dell'utile o della ricchezza; ma ci è data la molteplicità dell'organizzazione economica. E' possibile che la vita sociale sia soltanto lo sviluppo di certe nozioni; ma - anche supponendo che ciò sia vero - tali nozioni non sono date immediatamente. Non possiamo quindi attingerle direttamente, ma soltanto mediante la realtà fenomenica che le esprime.

Il testo dice: noi e gli uomini. Gli uomini come oggetto distinto da me! Gli uomini distinti da me che sono il dio padrone e che li guardo dall'alto!

Io ho la mia idea per la quale un oggetto ha quel valore. E se non so quale sia la tua idea la desumo proiettando la mia idea. Se è per questo non so nemmeno se tu sei un uomo (che vedo dalla tua forma) con un'intelligenza (che non distinguo dalla tua forma). Non so nemmeno se tu sei un uomo che prova un qualsiasi sentimento (non posso vedere il sentimento in sé, lo posso solo desumere).

Chi gira la chiave per liberare il gas nelle camere a gas o il poliziotto che tortura l'arrestato, sia chi viene ucciso, sia chi viene torturato, è considerato, dall'omicida e dal poliziotto, "cose" sulle quali esercita il suo arbitrio.

La formazione della percezione sulla qualità dei fenomeni viene costruita dall'uomo mediante l'esperienza. L'esperienza non è quella del dio padrone che dall'alto delle nubi osserva i fatti sociali. E non è nemmeno quella del giudice che seduto su uno scanno si è fatta un'esperienza "giudicando" dei disgraziati. La formazione della percezione che ci permette di valutare un fenomeno sociale la si costruisce vivendo quel fenomeno sociale, oppure, se si preferisce, vivendo una serie di fenomeni sociali analoghi che ci permettono di costruire delle relazioni all'interno della frequentazione della società che ci si appresta ad analizzare.

Dal punto di vista razionale, ogni uomo è separato da un altro uomo tanto che nessun uomo potrebbe, se non proietta la sua immaginazione, sapere che il cane e l'uomo che ha di fronte hanno una diversa intelligenza. La stessa azione, fatta dal cane e dall'uomo, assume un valore diverso nell'osservatore umano solo perché l'osservatore esterno attribuisce l'azione del cane e l'azione dell'uomo a due differenti ambiti espressivi.

E' solo la partecipazione alla vita sociale che permette all'osservatore di comprendere un fatto sociale. Il fatto sociale dell'utile e della ricchezza ci è dato dal fatto che molti settori sociali obbediscono ad alcuni settori sociali che comandano. La ricchezza è determinata dal fatto manifestato attraverso l'obbedienza di un numero maggiore o minore di persone. La molteplicità dell'organizzazione economica non è un fatto sociale, ma è un effetto dei fatti sociali. Un fatto sociale è l'attività sociale di alcune persone che si appropriano di "valore economico" che è oggettivamente quantificabile, a discapito di altri. Tutti i fenomeni che hanno agito sulle specie della Natura sono fenomeni presenti, anche se questi fenomeni hanno interferito nell'evoluzione delle specie solo al tempo in cui i primi esseri erano nel brodo primordiale.

Che il giudice faccia torturare l'imputato affinché l'imputato, o per esso un settore sociale, affermi che quel fenomeno è dovuto a quello che lui immagina, è un comportamento considerato normale nella società in cui viviamo per la violenza che subiamo, ma che l'osservatore pretenda di annullare parte del fenomeno per ridurre il fenomeno alla sua dimensione concettuale, questo offende le persone. L'attività di pederastia di Gesù che se ne sta col bambino nudo, è un fatto dato immediatamente nel comportamento dello stupro sistematico dei bambini ad opera dei preti pedofili. Dal momento che Durkheim ha letto la bibbia e conosceva l'episodio non aver considerato Gesù come il mandante della pederastia dei preti cattolici, dimostra come l'osservatore manipoli i fatti per come lui vuole che i fatti siano. I magistrati italiani hanno torturato gli imputati perché sostenevano che quattro persone con un paio di fucili da caccia non funzionanti e qualche litro di benzina, hanno messo in atto l'insurrezione armata contro i poteri dello Stato, hanno fatto guerra civile e hanno operato devastando il territorio. Quest'azione è stata fatta dai magistrati italiani per proteggere il diritto di Cefis, di Tagliercio, di Gori e della loro banda a riempire una città di diossina o a sversare fanghi inquinanti in mare per poter far ammalare le persone.

E' l'osservatore, il dio onnipotente, che piega il fatto alla sua misura e, quando non ci riesce, macella le persone mediante il diluvio universale: è attraverso questo meccanismo sociale che vennero costruiti i campi di sterminio.

Dice Emile Durkheim:

Non sappiamo a priori quali idee si trovano all'origine delle diverse correnti tra cui si divide la vita sociale, e neppure se ve ne siano; soltanto dopo essere risaliti fino alle loro fonti sapremo da dove provengono. E' necessario quindi considerare i fenomeni sociali in se stessi, distaccati dai soggetti coscienti che se li rappresentano; è necessario studiarli dal di fuori come cose esterne dato che si presentano a noi in questa veste. Se questa esteriorità è soltanto apparente, l'illusione si dissiperà col progredire della scienza e vedremo l'esterno - per così dire - interiorizzarsi, Ma la soluzione non può essere presupposta; e anche se, alla fine, i fenomeni sociali non avessero tutti i caratteri intrinseci della cosa, bisogna cominciare considerandoli come se li avessero. Questa regola si applica all'intera realtà sociale, senza alcuna eccezione: perfino i fenomeni che sembrano maggiormente consistere in assetti artificiali devono venire considerati da questo punto di vista. Il carattere convenzionale di una pratica o di una istituzione non deve mai venir presupposto. Se d'altra parte ci è concesso di richiamare la nostra esperienza personale, crediamo di poter assicurare che, procedendo in questo modo, si avrà spesso la soddisfazione di vedere i fatti in apparenza più arbitrari presentare - dopo una più attenta osservazione - caratteri di costanza e di regolarità che sono i sintomi della loro oggettività.

L'impedire di presumere è un presumere. La stessa indagine scientifica parte da presupposti, da tesi, le verifica mediante l'analisi sviluppando delle antitesi e giunge a delle soluzioni come delle sintesi che a loro volta diventano delle tesi (o dei presupposti) sulle quali lavorare nell'analisi.

Affermare che "E' necessario quindi considerare i fenomeni sociali in se stessi, distaccati dai soggetti coscienti che se li rappresentano;" significa che si ritiene valida una tesi e che si chiede all'interlocutore di non interpretare il fenomeno mediante tesi diverse dalla proprie.

"Io sono il dio padrone, il dio della bibbia, e giudico i fatti!" dice Durkheim che concede "Se questa esteriorità è soltanto apparente, l'illusione si dissiperà col progredire della scienza e vedremo l'esterno - per così dire – interiorizzarsi" . Non è vero! L'osservatore blocca l'analisi che parte dall'individuo che abita il mondo il quale, davanti ai fenomeni sociali ha, comunque, delle spiegazioni che gli permettono di mettere in atto delle azioni nei loro confronti. Abitare il mondo non significa avere una descrizione assoluta dei fenomeni del mondo, significa esser in grado di rispondere ai fenomeni che la vita presenta adattandosi ad essi, rispondendo ad essi, agendo producendo nuovi e diversi fenomeni.

L'uomo che abita il mondo ha sempre un atteggiamento scettico (alla Pirrone o alla Jainista) rispetto ai fenomeni sociali perché sa perfettamente che, come individuo sociale il singolo individuo e ampi settori sociali, vivono nel mondo sociale nella condizione di prede cacciate da settori sociali più forti di loro. La predatura sociale non avviene nel mondo della ragione, questo beneficia dell'attività e degli effetti della predazione, avviene sempre nella sfera emozionale dell'individuo. Come la chiesa cattolica impone dipendenza, sottomissione, sensi di colpa, soddisfazione per l'attenzione del padrone a livello talmente capillare da far sembrare la pratica di sottomettere individui come una condizione naturale della società, così i fenomeni sociali che si presentano, sia all'individuo che ad altri settori sociali, sono portatori di inganno e truffa. Quando la truffa e l'inganno sociale viene svelato, non è vero come dice Durkheim "Se questa esteriorità è soltanto apparente, l'illusione si dissiperà col progredire della scienza e vedremo l'esterno - per così dire – interiorizzarsi". Quando l'illusione si dissiperà gli uomini di quel settore sociale saranno morti.

L'inganno del dio padrone quale creatore del mondo non si dissipa nelle persone pur essendo un'illusione. Mantiene le persone nell'illusione fino alla loro morte. L'inganno dell'illusione del dio padrone impedisce alla persone di vivere responsabilmente la loro vita. E' un inganno volto a sottomettere grandi strati di società, inchioda la vita delle persone nella paura, nel terrore, nell'indecisione, nel rimorso, nell'impotenza, portandole all'autodistruzione. Il concetto di dio padrone porta le persone a cercare un padrone, qualunque sia, qualunque padrone getti, per quanto illusorio, uno straccio di futuro dalla finestra del suo cesso e, ampi strati della società addestrati nell'infanzia a sottomettersi al padrone, correranno dietro a quel futuro anche se le porterà a fare la seconda guerra mondiale e marchierà d'infamia i loro figli per aver messo in atto un genocidio contro l'umanità.

E' squallido Durkheim quando, all'esperienza dell'abitare il mondo degli uomini, vuole sostituire il suo dio padrone e l'identificazione con esso del giudice e dell'aguzzino sociale.

I brani citati di Durkheim sul come si osservano i fatti sociali sono tratti da:

Pag. 44 – 45 di Le regole del metodo sociologico di Emile Durkheim e. Einaudi 2008

 

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Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

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Marghera, 08 settembre 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.