Ludwig Büchner (1824 - 1899)

La sede dell'anima in Forza e Materia

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

Forza e materia, Capitolo 14: La sede dell'anima

 

In questo capitolo Büchner non parla semplicemente della sede dell'anima, ma vuole dimostrare l'esistenza dell'anima, i limiti dell'anima e le prerogative dell'anima.

Sia secondo i cristiani che i neoplatonici, l'anima è sede e manifestazione delle capacità intellettuali dell'uomo. Le capacità intellettuali esistono perché c'è l'anima e questa condizione non viene messa in discussione da Büchner a cui interressa stabilire sia la sede dell'anima che le prerogative dell'anima in opposizione non solo ai cristiani come struttura teologica, ma anche a tutti coloro che avendo letta la bibbia attribuiscono all'anima tutta una serie di facoltà paranormali ad imitazione di Gesù o dei vari personaggi nella bibbia.

Dal momento che la bibbia dice che ci sono uomini che predicono il futuro, fanno divinazione, ordinano alle montagne di gettarsi a mare e guariscono i ciechi, sicuramente ci devono essere uomini, anche ai giorni nostri, capaci di fare quelle cose anche se in nome del Dio padrone della bibbia, del demonio nemico di Gesù, in nome di Gesù o degli apostoli. Uomini che hanno un'anima superiore.

Büchner non fa distinzione fra il concetto di anima di Platone fatto proprio dai cristiani e il concetto di "ciò che anima" che è il concetto preplatonico e al cui "ciò che anima" non veniva attribuita nessuna particolare facoltà se non la manifestazione della vita.

A Büchner interessa giocare sul concetto Platonico per dimostrare che il suo concetto relativo all'anima e alla sede dell'anima è più "vero" che non il concetto sull'anima e sulla sede dell'anima fatto da cristiani, Platone, neoplatonici ed esoteristi del suo tempo.

Scrive Büchner:

Sede dell' anima.

La fisiologia ci insegna con la massima certezza, che il cervello è la sede e l'organo delle facultà intelettuali e delle percezioni sensitive.

Beneke

Non solo il cervello è l'organo del pensiero e di tutte le funzioni superiori dello spirito, ma altresì la sede unica ed esclusiva dell'anima. In esso nascono le idee e le sensazioni; da esso procede ogni specie d'attività volontaria o di movimento spontaneo. Questa verità tanto semplice e chiara, è dimostrata dalle innumerevoli esperienze della fisiologia e della patologia, non fu riconosciuta che molto tardi, ed è ancora a' dì nostri contrastata dal più gran numero di coloro che non sono medici. Nell'antichità Platone già poneva la sede dell'anima nel cervello.; Aristotile nel cuore ; Eraclito , Crizia, e gli ebrei nel sangue; Epicuro nel petto. Fra i moderni, Ficino la riponeva nel cuore ; Descartes nella glandula pineale, piccolo. organo disparo sito nell' interno del cranio e pieno d'una materia appellata sabbia del cervello. Sommering la trovava nei ventricoli del cervello; Kant la poneva nell'acqua contenuta nelle sue cavità e continuarono su questo metro i tentativi per scoprire l'anima in qualche parte isolata del cervello; senza pensare che essa non poteva risiedere che nella intiera attività di questo organo. Ennemoser, per via speculativa, fece l'ingegnosa scoperta, che l'anima era sparsa in tutto il corpo, mentre che il filosofo Fischer volle ch' essa fosse inerente a tutto il sistema nervoso. Uomini singolari son pure i filosofi! Essi parlano della creazione del mondo come se vi avessero assistito, definiscono l'assoluto come se durante gli anni l'avessero avuto sempre presente; parlano del nulla e dell'esistenza, dell'Io e del non-Io, del me e del fuori di me; dell' universalità, dell' individualità o della dissolubilità , delle nozioni pure e semplici della x ignota, colla stessa franchezza con che ne parlerebbero se una rivelazione celeste avesse loro svelate le più profonde latebre di questi misteri. Essi torturano ed imbrogliano le più chiare nozioni e le definizioni più semplici, sotto un tale ammasso di parole ampollose simmetricamente accomodate , ma vuote affatto od inintelligibili, che è molto se un uomo , una volta che ci sia incappato dentro, sappia cavarsela fuori con decoro. Però a malgrado dell'altitudine metafisica in cui essi si pongono, troppo spesso li vediamo allontanarsi dalla scienza positiva, motivo per cui incorrono negli errori più ridicoli, laddove le loro elucubrazioni filosofiche si incontrano nelle scienze naturali con gravissimo pericolo delle loro metafisicherie.

Pag. 205 – 207

La prima questione che Büchner evita è quella di trattare della realtà dell'anima e della sua consistenza. Che cos'è l'anima? Viene dato come assodato. Secondo Büchner, tutti sanno che cosa sia l'anima, ma lui non la discute. Così l'equivoco su in cui si inserisce il concetto di anima, permane e rimane intatto. Tutto il commento critico che verrà fatto al capitolo "Sede dell'anima" di Forza e Materia di Büchner, parte da questa omissione che rende Büchner complice dei cristiani, degli ebrei e del criminale Platone.

Un corpo animato si distingue da un corpo non animato perché ha l'anima?

Io distinguo un corpo inanimato da un corpo inanimato, ma perché devo attribuire al corpo animato la presenza di un oggetto estraneo al corpo stesso e non pensare che tale prerogativa altro non è che una qualità di quel corpo che lo distingue da altri corpi?

Io sono indotto ad attribuire al cervello una facoltà pensate. Ma il cervello è pensato come un organo centrale del mio corpo solo nella misura in cui io penso il mio corpo come un'unità indivisibile. Perché lo penso, di fatto, creato. Proviamo a pensare al corpo come ad un divenuto per sedimentazione attraverso tre miliardi e cinquecento milioni di anni in cui si formò il primo soggetto che espresse quelle qualità che io attribuisco al corpo.

Indubbiamente posso pensare che quel soggetto non esita più, ma non possono fingere che quel soggetto non abbia prodotto ciò che io sono, come corpo vivente, che abita il mondo. Allora proviamo a pensare alla prima cellula, alla mia più infima cellula che abita e che nell'abitare costruisce il mio corpo. Quella cellula ha un cervello pensante? Come posso io negarlo dal momento che io stesso sono il prodotto di quella cellula e dal momento che io penso, non posso far a ameno di pensare che il mio stesso pensare è il prodotto del pensare di quella cellula. E come posso io non pensare che quella cellula non sia "animata", manifesti l'anima, dal momento che io stesso mi presento al mondo con la qualità dell'animazione che pensa e che agisce nel mondo?

Platone poneva l'anima nel cervello? E le cellule del mio piede erano prive dell'anima? Platone poneva l'anima nei filosofi che governavano la città, e gli schiavi che lavoravano per mantenere quella città, erano privi di anima (o di saggezza)? In questa visione sta il criminale gioco dell'anima: si priva i soggetti delle loro caratteristiche, li si derubano delle lor qualità, le loro qualità vengono attribuite ad un soggetto esterno e si trasformano quei soggetti in schiavi di qualcosa che loro esprimono ma del quale vengono privati da un'autorità morale che si erge a padrona delle persone.

Noi non possiamo partecipare a questo sporco gioco: non diciamo dove sta l'anima dei soggetti, ma pretendiamo che gli schiavisti, i nostri interlocutori, ci dimostrino le loro affermazioni aberranti e criminali!

A me non interessa dove, attraverso le vostre farneticazioni, volete attribuire la sede dell'anima all'uomo, a me interessa che voi non insultiate l'uomo facendo delle sue qualità un oggetto diverso dalla vita e dall'esistenza dell'uomo. L'anima è nel cuore? Lo avete visto, oppure avete visto soltanto i processi adattativi del tipo neuro-vegetativi messi in atto dal cuore all'insorgenza dell'emozione?

Ogni mia singola cellula è animata. Ogni mia singole cellula ha un'anima; ogni mia singola cellula manifesta un'anima, perché è una cellula vivete: il resto sono solo farneticazioni.

Quando un individuo, un filosofo, anziché discutere dei dati di realtà, discute di farneticazioni immaginate alle quali vuole piegare la realtà, non si chiama filosofo, ma criminale. Platone non era un filosofo, ma un criminale che piegava la realtà degli uomini alla propria immaginazione farneticate. Chiamare quell'immaginazione farneticante filosofia, è un insulto a tutti quegli uomini che hanno agito per il benessere sociale e per la libertà dell'uomo.

In filosofa quando un individuo fa delle affermazioni oggettive, è responsabile di tali affermazioni e della loro "verità" non solo per l'affermazione fatta, ma per tutte le conseguenze che seguono da tale affermazione. Con i filosofi cristiani il problema è duplice: affermano un Dio creatore senza dimostrare né la creazione né l'attività del loro dio; affermano un Dio criminale, che si arroga il diritto al genocidio e alla strage con tutto ciò che culturalmente consegue per legittimare il genocidio e spacciano questa attività criminale contro l'uomo come l'attività di un Dio padrone buono che provvede loro. I filosofi cristiani derubano l'uomo della sua attività di abitatore del mondo per costringerlo a pensarsi schiavi del proprio Dio padrone, della sua provvidenza, del suo dominio. I filosofi cristiani sono criminali che derubando l'uomo della sua libertà ergendosi a schiavisti e padroni dell'uomo.

E' partendo da questa attività criminale che Büchner si trova a definire come inganno le attività provvidenziali del Dio padrone cristiano che i cristiani, scoperti nella truffa e nell'inganno della loro bibbia, cercano di spacciare sotto forma di magia esoterica.

Scrive Büchner:

E' perciò che quasi tutti i psicologi filosofi hanno respinto, con energia pari alla loro ignoranza, l'opinione che la sede dell'anima si trova nel cervello; ed è perciò che essi ancora continuano nella loro cieca resistenza, ad onta dei progressi incontestabili delle scienze empiriche. Il filosofo Fischer, di Bale, dice: "La prova che l'anima è immanente ad ogni parte del sistema nervoso, è che essa sente, percepisce ed agisce in tutte le parti di questo sistema. lo non sento il dolore in un punto centrale del cervello, ma nel luogo preciso dove si produce. Il fatto che Fischer vuol contestare è tuttavia indubitabile. I nervi non provano la sensazione in sè stessi, ma fanno nascere le sensazioni per mezzo delle impressioni che ricevono dal di fuori, trasmettendole al cervello, il quale soltanto sente il dolore, che noi proviamo nella parte colpita o ferita. Se si taglia qualche filamenta del nervo sensitivo fra il cervello e la periferia, ogni facultà di sensazione cessa immediatamente per la parte del corpo che dipende dal nervo tagliato, e pel solo motivo della interruzione che si produce nel mediatore fra essa ed il cervello. Parimenti, noi non vediamo per l'occhio o pel nervo ottico, ma puramente pel cervello: quando si tagli o si distrugga la facultà di trasmettere le impressioni, la visione diventa impossibile. E infatti l'animale, ad onta della perfetta conservazione degli occhi, perde la vista quando su di esso si proceda all'operazione di levargli la parte del cervello detta quadrigemini. Non è che l'abitudine e l'apparenza quella che falsamente ci fa credere di sentire in quella parte del corpo che è soggetta alla reazione esterna. La fisiologia distingue questo rimarchevole rapporto colla denominazione di «legge dagli effetti eccentrici. secondo la quale stortamente noi riportiamo alla parti su cui le vediamo agire, le sensazioni percepite dal cervello. è perciò che ci torna indifferente il conoscere in qual parte della linea del suo tragitto un nervo sia impressionato, poichè noi sentiamo sempre questa irritazione alla sua estremità periferica; talchè se noi urtiamo il nervo del gomito, il dolore non lo proviamo nel gomito stesso ma nelle dita, e se una esostosi comprime i nervi che escono alla cavità del cranio, il malato sente i più crudeli dolori nella faccia, i cui nervi possono tuttavia essere sanissimi. Quando si leva una parte della pelle frontale e la si fa posare sul naso, l'individuo che ha subito l'operazione crede di sentire l'impressione alla fronte quando invece gli si tocca il naso. Se si eccita il nervo ottico di un occhio estirpato, la persona che fu così operata prova la sensazione della luce e del fuoco, quantunque il suo occhio non possa più vedere.

Pag. 207 – 208

Affermare che la sede dell'anima sia il cervello significa affermare che un corpo complesso, fatto da un indefinito numero di cellule, da un indefinito numero di batteri e da un infinito numero di virus, sia fatto da un unico corpo e da un unico modo di sentire e di percepire che si vuole attribuire all'anima.

Siamo di fronte alla rapina del corpo delle sue peculiarità. Non solo del corpo come insieme, ma di ogni singola cellula, di ogni singolo battere e di ogni singolo virus che partecipa a formare il nostro corpo.

Dal momento che il mio corpo è cresciuto per sedimentazione e adattamento dei soggetti sedimentati ai soggetti precedenti, ne segue che il mio sentire, il mio percepire, è venuto formandosi e trasformandosi rispetto ad un sentire e ad un percepire precedente che, anche se possiamo immaginare trasformato, è comunque costruito su quello.

Di quale anima parla Büchner?

Di ciò che anima il mio corpo o della costruzione con cui il Dio padrone anima il mio corpo e rivendica il suo diritto a possedermi?

Il fraintendimento è fra ciò che mi anima e fra ciò che mi domina: a quale filosofia mi devo riferire? Posso sperimentare come il mio corpo percepisce il mondo e sente, posso discutere dei meccanismi del sentire e del percepire, dell'elaborazione dei dati sulla qualità del percepito e dei fenomeni, sicuramente non posso parlare dell'anima come oggetto a cui attribuire questi fenomeni in quanto percezione, sentire ed elaborazione appartengono al mio corpo e non ad un oggetto esterno al mio corpo. Per estensione posso dire che questo appartiene ad ogni singola cellula, ma solo perché io sono il prodotto della sedimentazione di molte cellule e di processi adattativi che sono avvenuti fra tutte le molte cellule e i meccanismi di interazione fra di esse.

Scrive Büchner:

L'opinione che il cervello sia la sede dell'anima, è tanto ben fondata, che da lungo tempo furono valutate su questo principio le leggi della mostruosità. Un mostro a due teste ed un corpo, conta per due persone , ed un mostro a due corpi e ad una sola testa non conta che per una. I mostri senza cervello, cioè gli acefali, non hanno personalità. Ennemoser, infine, ha trovato che l'anima era immanente a tutto il corpo. Ma s'egli fosse stato una sol volta durante la sua vita nella necessità di farsi amputare una gamba, con sua grande sorpresa ed a sue spese, avrebbe esperimentato che l'anima non avrebbe perduto, per questo fatto, alcuna qualità od estensione. Ai giorni nostri si è tentato di modificare nelle scienze filosofiche l'opinione generalmente invalsa della sede unica ed esclusiva dell'anima nel cervello attribuendo alla midolla spinale qualche partecipazione alla sensazione ed ai movimenti volontari. Questi saggi, appoggiati ad esperienze fatte sugli animali, non soddisfecero alcuno, e le contrarie ragioni, sono ancora si forti e generali, che la scienza fino od ora non ha creduto di dover ammettere la nuova restrizione. Nè dobbiamo passare sotto silenzio la pretesa d'alcuni, che l'anima potesse qualche volta, ed in casi affatto particolari, lasciare il cervello e mettersi per breve tempo in un'altra parte del sistema nervoso, specialmente nel plesso solare, intrecciamento del gran simpatico situato nel basso ventre. Questo nervo si stende lungo la colonna vertebrale in numerosi intrecciamenti e ramificazioni; non comunica che per qualche filamento col sistema dei nervi cerebro-spinali, e presenta in tutte le sue funzioni una tale indipendenza fisiologica, da far sì che gli organi su cui influisce, nel loro stato normale, interamente si sottraggono all'influenza dell'anima, e che le loro funzioni si esercitino indipendentemente dalla coscienza e dalla volontà. Questo nervo non ha il minimo rapporto coll'attività dell'anima, e la fisiologia non ha potuto constatare in esso, sì nell'uomo che negli animali, un solo atto psicologico. Tuttavia, non si è esitato a rendere questo nervo innocente, complice dei peccati mistici e speculativi del nostro secolo, attribuendogli una parte dei fenomeni; che si usa distinguere coll'appellativo della vita notturna dell' anima. E' desso che dà ai sonnambuli la facultà di leggere le lettere chiuse o di indicare l'ora sopra un orologio posto nel concavo dello stomaco. E qui noi siamo obbligati ad entrare nei particolari di questi fenomeni, non soltanto per sostenere la nostra opinione che il cervello è la sede e l'organo esclusivo dell'anima, ma ancora per molte altre ragioni. Con alcuni di questi fenomeni, e specialmente con quello della chiaroveggenza, si è tentato di provare resistenza delle forze e dei fenomeni sovrannaturali e spirituali, facendoli servire per punto di congiunzione certo, benché oscuro. fra il mondo spirituale ed il materiale. Anzi, si spinsero le pretese fino a volerli considerare come la porta per la quale l'uomo perverrà forse a spiegarsi resistenza trascendentale delle leggi dello spirito e dell' esistenza personale dopo la morte. Tutti questi fenomeni, agli occhi degli eruditi, entrano nel novero di quelle vane illusioni di cui l'umanità sembra aver disgraziatamente bisogno per appagare quella sua tendenza al meraviglioso, che' già ha produtti tanti bizzarri traviamenti.

Pag. 212 – 214

Il vero problema dell'anima, non è dove questa risieda nel mio corpo e nemmeno se tutto il sentire il percepire del mio corpo possa essere in qualche modo riferito all'anima. Il vero problema consiste nell'identificazione nell'anima di un ruolo proprio e indipendente dal corpo in modo da attribuire all'anima tutto quel delirio di onnipotenza e di infinito che sembra negato al corpo.

Pensare che l'anima abiti in una sede significa che quella sede limita l'azione dell'anima che, fuori da quella sede, può compiere azioni miracolistiche esattamente come i vangeli e la bibbia descrivono quei miracoli.

Come spiegare la superstizione della chiaroveggenza, del sonnambulismo attività che supera le barriere fisiologiche del corpo, le guarigioni miracolose, la visioni delle allucinazioni dei malati mentali se non con una sorta di indipendenza dell'anima dal corpo che la ospita?

Tutto viene spacciato come miracolo, come attività dell'opera del Dio padrone che agisce mediante l'anima. Si pensano a meraviglie che si possono manifestare mediante il potere dello "spirito" negando le attività del corpo vivente che, al contrario, viene umiliato, sottomesso, derubato delle sue tensioni e pulsioni di vita. Impedire l'attività e la pratica del sesso perché costituisce peccato o decadenza per l'anima: quante volte i criminali cristiani hanno argomentato in questo modo?

Un corpo ridotto alla sottomissione paga un grande contributo perdendo il benessere adattandosi producendo malattie e deformazione del corpo. Quando le persone sono costrette a vivere in condizioni di mancanza di igiene, i loro corpi si adattano a quelle condizioni attraverso forme di malattia. Quando le condizioni igieniche vengono migliorate, i cristiani urlano al miracolo del loro Dio padrone perché molte di quelle forme adattative degli individui che avevano portato alla malattia spariscono. I filosofi cristiani sono dei criminali, dei vampiri che si nutrono del sangue degli uomini imponendo alla loro psiche tensioni di speranza, di attesa permanente, il cui scopo è mantenere immodificabile la situazione presente in un'attesa di redenzione fisica che non verrà mai: solo la morte libera il cristiano dall'inganno in cui è vissuto. Nel frattempo, per alimentare la propria illusione di speranza, il cristiano ha macellato l'umanità.

Mentre i filosofi discutono della sede dell'anima o come l'anima percepisce il mondo, sfugge loro che è il corpo che percepisce il mondo e l'anima è una mera fantasia le cui qualità non esistono senza un corpo vivente.

C'è indubbiamente un condizione diversa fra pensare l'anima nella concezione di "ciò che qualifica un corpo animato da ciò che qualifica un corpo inanimato" dalla concezione dell'anima che ne ha Platone, Plotino, i cristiani, gli stoici e i neoplatonici.

Se nel primo caso posso accettare di distinguere l'oggetto che mi sta difronte fra un oggetto animato e un oggetto inanimato, nel secondo caso si tratta di affermazioni criminali che separando il corpo all'anima trasformano il corpo in uno schiavo privo di diritto della sua percezione del mondo. Criminali come Platone o come i cristiani, gli ebrei e i neoplatonici, hanno seminato quella separazione fra i diritti del corpo che è alla base della distruzione dell'uomo.

Scrive Büchner:

Talora, quando appunto sembra che il progresso della scienza abbia elevato una solida diga contro il traripare di questa corrente essa improvvisamente ricompare con tanto maggior impetuosità quanto più lungo fu il periodo della sosta. Gli avvenimenti di questi ultimi anni, provano tale fatto fino all'evidenza. La credenza dei secoli scorsi alle streghe ed ai maghi, ai diavoli ed agli ossessi, al vampirismo ed alle befane, ricompare oggidì sotto una forma più seducente nelle tavole giranti, nello spiritismo, nella psicografia e nel sonnambulismo. Le persone Illuminate credono qualche volta che la fede nelle cose meravigliose e sovranaturali sia il retaggio della classe ignorante, ma la storia della fluidomania ha ben dovuto disingannarli. Oggi stesso quanti uomini istruiti rifiutano di assidersi ad un desco sul quale si trovino tredici coperti, riguardano il venerdì come giorno nefasto, e vedono un cattivo augurio nell' incontro di certi animali! Quali successi non ottengono ancora, e in tutte le classi della società, i magnetizzatori, i chiaroveggenti, i cerretani! Fra i fenomeni che costituiscono la così detta vita notturna dell' anima si annoverano: L'intirizzimento, od i funesti effetti che produce in una donna incinta la vista di un oggetto che la spaventa; il magnetismo animale coi fenomeni che l'accompagnano; le circostanze particolari del sonno, come il sonnambulismo, lo stato di sonnolenza, la seconda vista, le apparizioni degli spiriti; infine le così dette cure simpatiche o meravigliose. L'intirizzimento delle donne incinte non merita di entrare in questi studi, ed è riguardato come una favola dalle migliori autorità dei nostri giorni. Il sonno magnetico, che si provoca con fregagioni più o meno prolungate e che talvolta avviene, come nell'idiosonnambulismo, senza determinazione di causa esterna, è, come si pretende, uno stato di estasi dell' anima, senza coscienza individuale, il quale talora produce in certi privilegiati individui, e specialmente nelle donne, la chiaroveggenza. Nello stato di estasi, questi individui possedono una forza di spirito superiore che non è a loro naturale, ed hanno la facultà di parlare in lingue o dialetti stranieri e di discorrere sopra cose che, dopo essersi svegliati, sono loro completamente ignote. Il magnetizzato deve avere nel suo aspetto qualche cosa di etereo, di trasfigurato e compendiare in tutta la sua persona i rapporti che esistono fra sé ed il mondo ideale. La sua voce deve essere armoniosa e solenne. Se l'estasi raggiunge la chiaroveggenza, vuolsi che si manifestino fenomeni che sono fuori dell' attitudine naturale dei sensi; ed è allora che il sonnambulo legge Ie lettere chiuse, indica l'ora segnata da un orologio posto sul suo stomaco, indovina il pensiero altrui, svela l'avvenire o vede ad una grandissima distanza. Infine, il sonnambulo ci informa qualche volta sulle cose celesti e sull'altra vita, svela gli arcani del cielo e dell'inferno ed il nostro modo d'essere dopo la morte. Tuttavia, è d' uopo osservare che questi sonnambuli singolarmente concordano cogli articoli di fede della religione o dei preti, sotto l'influenza dei quali essi attingono le loro inspirazioni. La chiaroveggenza è una produzione del nostro tempo nella sua forma, non però nell' essenza. La Pizia dei, greci, che profetizzava sul trepiede ed alla quale si suggerivano le risposte, come suggeriscono ai sonnambuli nostri, non era altro che una chiaroveggente alla forma antica. Il medio evo, nei suoi eccessi di demenza religiosa, mostra eguali fenomeni di inspirazione; e la oggimai popolare, storia dei fanatici della Linguadoca offre uno spettacolo interessante di questo genere. La scienza punto non dubita che tutti i casi di pretesa chiaroveggenza non siano che l'effetto di ciurmeria e di collusione. La lucidità, vale a dire la facuItà. di vedere oltre la portata dei sensi, è per ragioni naturalissime, una impossibilità. Appartiene alle leggi di natura, che a nessuno è lecito infrangere, che si veda cogli occhi, si senta colle orecchie, e che gli effetti dei sensi siano ristretti a quei dati limiti dello spazio che essi non possono oltrepassare. Nessuno ha la facultà di leggere una lettera chiusa che non sia trasparente; di vedere, stando in Europa, ciò che avviene in America; di indovinare il pensiero altrui, nè tampoco di vedere cogli occhi chiusi ciò che intorno a sè avviene. Queste impossibilità sono fondate sopra leggi naturali immutabili e senza eccezione. Tutto ciò che noi sappiamo lo dobbiamo ai sensi, ed ogni nostra particolare cognizione è acquistata da un senso determinato. Se l'attività di questo senso è sospesa, ne proviene l' annichilamento d'ogni cognizione che da esso dipende. è tanto impossibile che una pietra nella sua caduta prenda una direzione opposta al centro della terra, quanto che un uomo possa sentire senza l'aiuto dei sensi; e nessun uomo immune da pregiudizi ha potuto constatare un sol fatto contrario a queste leggi. Quanto si narra sull'intervento di un mondo spirituale o, comunque siasi, sovranaturale nella nostra vita terrestre, o sull' esistenza delle anime dei trapassati, non ha senso comune: nessun morto è ritornato in vita; nè esistono spiriti nelle tavole, nè spiriti di sorta. Il naturalista giudizioso, guidato dall'osservazione e dall' esperienza, non ha alcun dubbio su questo riguardo; la natura e le sue leggi, di cui egli fa uno studio continuo, l' hanno già pienamente convinto che queste stesse leggi non ammettono eccezioni. Egli. è ben vero che la maggioranza degli uomini pensa altrimenti; ma costoro non possono guarirsi che coll' istruzione. Concordemente alle opinioni sanzionate dalla scienza, tutti gli osservatori competenti ed alieni da prevenzioni, dopo avere esaminati i fenomeni della chiaroveggenza, li hanno attribuiti all'artifizio ed all'illusione. è noto che la facultà medica di Parigi da qualche anno ha fatto un esame accurato di questi fenomeni ,senza aver potuto constatare un sol caso di visione sovranaturale. La stessa facultà ha proposto nel 1857 un premio di 3000 franchi a colui che nel periodo di tre anni avrebbe potuto leggere senza il soccorso degli occhi, premio che nessuno ha saputo meritare. Non è molto che a Ginevra fu nominata una commissione scientifica per far delle esperienze sui signori Lassaigne e Prudenza Bernard, celebri chiaroveggenti di Parigi, esperienze che pure non ebbero alcun risultato, per la chiarissima ragione che dal momento in cui si prendono le precauzioni opportune per premunirsi contro l'artifizio, ogni sintomo di chiaroveggenza scompare. è noto a tutti che il celebre chiaroveggente Alexis di Parigi, il quale fa girare la testa a tanti fanatici vuotando anche la loro borsa, mantiene in tutti gli alberghi degli agenti che lo informano sulla posizione sociale degli stranieri che vi alloggiano. L'autore stesso di questo scritto ebbe l'occasione d'esaminare un'altra chiaroveggente, sul di cui conto si narravano cose meravigliose. Osservata in circostanze tali che non potessero dar sospetto di, collusione, questa signora non seppe fornire che indicazioni false o tante ambigue da non potersene cavare alcuna idea. Sempre accampava le più ridicole scuse per ispiegare i suoi errori; ma infine, affaticata dal deplorevole successo della sua chiaroveggenza, essa preferì entrare in estasi mettendosi in relazione col cielo. In tale stato ella parlava del suo "angelo" e recitava versi religiosi, nei quali fin la memoria le fece difetto. Piuttosto che mostrare nell' estasi delle facultà superiori, la sua elocuzione era comune, le espressioni impacciate e poco eleganti. L'autore di questo scritto parti da quel luogo coll' intima convinzione che essa fosse una signora abbastanza furba per ingannare il suo padrone; locchè però non tolse che molti altri non prestassero fede alle sue ciurmerie.

Pag. 214 – 219

E i truffatori si sprecano. Dalle apparizioni della madonna con cui i cristiani tentano di legittimare il loro dominio ideologico dimostrando una realtà del loro Dio padrone, ai miracoli che abbondano ad opera di ogni buffone e ogni criminale che trasforma la propria situazione in meraviglia o per opera dell'intervento di un qualche mediatore col Dio padrone, ad una chiesa cattolica che pur di truffare le persone attribuisce ai peggiori criminali e assassini un'attività miracolistica al solo scopo di continuare a praticare crimini e assassinii.

Esistono delle "facoltà superiori" dell'uomo. Capacità che la semplice razionalità non è in grado di definire perché non ne ha termini né parole adeguate. Ma queste capacità superiori dell'uomo non sono relative alla capacità di modificare la realtà in cui l'uomo vive. Non trasformano l'acqua in vino e nemmeno si cammina sulle acque o col pensiero si spostano oggetti per dire alle montagne di gettarsi a mare. Questa è la superstizione criminale che trasforma l'uomo in schiavo impotente davanti ad un padrone che ne deruba la vita.

Le "facoltà superiori" dell'uomo sono quelle che vengono derubate mediante la sua sottomissione all'idea del Dio padrone; all'idea che un assassino sia un Dio buono.

Le facoltà superiori dell'uomo sono quelle facoltà che travalicano i limiti della ragione, i limiti della descrizione di un mondo che si presenta come forma e come quantità. La facoltà superiori dell'uomo sono quelle inerenti ai mutamenti, alle trasformazioni soggettive, all'azione con cui l'uomo abita il mondo e che i filosofi cristiani tendono a trasformare in nulla perché solo trasformando in nulla l'attività dell'uomo possono umiliare l'azione dell'uomo in nome dell'esaltazione della provvidenza del loro Dio padrone. L'uomo, la donna, l'eroe che agisce per modificare una realtà sociale e aprire ad un piccolo o grande benessere, viene umiliato dai filosofi cristiani che ringraziano il loro Dio padrone per aver agito attraverso quell'uomo. Per i filosofi cristiani quell'uomo e quella donna sono delle merde che il Dio padrone ha usato. E' un'attività umiliante, criminale, un delitto che grida vendetta davanti alla vita perché umiliando gli atti eroici della vita si nega la possibilità di ripetere atti eroici dopo atti eroici di uomini e donne che costruiscono un futuro possibile.

Le facoltà superiori dell'uomo e delle donne riguardano i legami con e nel mondo in cui vivono. Legami di natura emotiva, legami che hanno a fondamento il potere di Eros che emergendo dall'uovo primordiale è intento e volontà di ogni Essere vivente. Legami che vengono recisi dall'odio cristiano e dai filosofi cristiani che impongono deferenza e sottomissione costringendo le emozioni degli uomini a slegarsi dal mondo per legarsi ad un padrone che si compiace di stuprarne la struttura emotiva per soddisfare il proprio piacere di morte e di genocidio.

Mentre i cristiani farneticano che il loro Dio padrone e il sottodio in croce diano la vista al cieco; migliaia di uomini agendo nella vita e modificando la realtà in cui vivono scoprono come agire affinché in moltissimi casi la vista sia ripristinata in uomini che l'hanno persa. Ma nel frattempo, nello spazio umano che va dalla violenza con cui è stata imposta l'attesa per il miracolo del Dio padrone e la realizzazione della scoperta che risolve un problema, milioni di uomini sono stati costretti alla sofferenza, alla sottomissione, all'accettazione passiva del loro problema doloroso in nome di un padrone il cui scopo fu quello di fermare la ricerca dell'uomo in nome del suo potere. I filosofi cristiani portano la colpa di questi delitti contro l'umanità e per questi delitti andrebbero processati perché i delitti contro l'umanità non cadono mai in prescrizione.

I filosofi cristiani costringono le emozioni degli uomini a dipendere dal loro Dio padrone, la cui esistenza proclamano a gran voce. Questo stupro, a cui partecipano, è l'atto di violenza che separa le emozioni degli uomini dai legami col mondo. Così gli uomini vivono con meraviglia quando un qualche legame si affaccia alla loro coscienza rivestito di elementi della loro ragione violentata: ho sognato che mia madre è morta e a 100 chilometri mia madre stava morendo…Non sanno che questo appartiene alla normalità della vita e che solo il cristianesimo stupra e separa gli uomini dal loro abitare il mondo. Si vivono con stupore le pulsioni del mondo che arrivano verso di noi e le voci emotive di animali e piante ci appaiono come un evento soprannaturale, come ci appare un evento soprannaturale la percezione della qualità delle cose che mangiamo (salvo scoprire l'esistenza di un cervello nello stomaco che i cristiani ci costringono ad ignorare), o ci stupiamo di certi tipi di apprendimenti (come se non esistessero i neuroni specchio che il cristianesimo ci costringe ad ignorare). Ci stupiamo dell'intuizione straordinaria che come un lampo illumina la nostra coscienza, come se non sapessimo che l'educazione cristiana stupra la coscienza dell'uomo per limitarla all'odio del suo Dio padrone.

Ai truffatori non interessano le "capacità superiori" dell'uomo che vengono negate mediante lo stupro della struttura emotiva da parte del cristianesimo, interessa solo stupire con una miracolistica delirante che serve a far perdere agli uomini il senso della realtà. I criminali Paolo IV e Wojtyla stuprarono milioni di bambini sottoposti all'odio cristiano e vennero elevati agli altari dalla chiesa cattolica per poter continuare a stuprare bambini.

Per questo motivo la chiesa cattolica ha spostato la miracolistica dal delirio dei vangeli al delirio degli esoteristi. Usò la malattia mentale per far apparire le madonne e gli esoteristi per dipingere mondi fantastici che altro non erano che ripetizione dei deliri della bibbia. Mentre il delirio della bibbia usciva dalla porta cacciato dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, gli esoteristi la facevano rientrare dalla finestra di magie esoteriche sulle quali farneticavano.

Se Büchner ha un torto, è quello di aver tollerato quelle manifestazioni deliranti come se fossero degli oggetti su cui discutere e non dei delitti con cui si uccideva e si distruggeva il futuro delle persone seminando speranze irreali il cui scopo era di impedire agli uomini di affrontare in maniera dignitosa la loro esistenza.

Le testimonianze sui truffatori riportate da Büchner sono le stesse testimonianze di oggi. Sopravvissute perché l'organizzazione criminale della chiesa cattolica le ha non solo sfruttate, ma alimentate, come con l'organizzazione superstiziosa degli esorcisti. Nel modo più criminale la chiesa cattolica ha sfruttato la fragilità dell'uomo per impedire all'uomo di avere relazioni diverse fra sé e il mondo in cui viveva. Anche oggi queste superstizioni vengono alimentate attraverso organizzazioni come il Cesnur, il Cicap, l'Aris, il Gris, il cui scopo è aggredire ogni persona che ha una fede diversa da quella cattolica e salvaguardare, nel contempo, una sorta di legittimità alla farneticazioni superstiziose dei criminali che fanno riferimento alla bibbia: criminali che non sanno discutere delle loro farneticazioni, ma seminano odio e violenza per legittimare un loro diritto, il diritto del Dio padrone, di seminare odio e violenza.

Scrive Büchner:

Numerosi sono i fatti di questo genere che si trovano consegnati negli annali della medicina giudiziaria e che hanno cagionato delle inchieste contro i pretesi sonnambuli, per causa d'impostura e di ciarlatanismo. L'esame giudizioso di tali fatti ebbe sempre per risultato, che le vittime erano fatte zimbello della mariuoleria e dell' illusione. Luisa Braun, la celebre fanciulla miracolosa di Berlino, che nel 1849 attirava l'attenzione universale ed era perfino stata chiamata a Corte per ridonare la vista ad un re cieco, fu quattro anni dopo (1853) condannata dalle Assisie per scroccheria. Il dott. Wittcke narra la storia di una sonnambula di Erfurt che fu condannata ad un anno di reclusione ed alla berlina da un tribunale inferiore, sopra parere espresso da un collegio di medici, per numerosi atti di soperchieria commessi col mezzo della chiaroveggenza e del ciarlatanismo. Il tribunale superiore della provincia cassa la sentenza fondandosi sulla insufficienza delle prove, d'onde nuovi e maggiori scandali, durante i quali la sonnambula lucra sulla fama ottenuta e guadagna molto denaro; finché, dopo un nuovo e, più profondo esame, il dottor Wittcke la dichiara colpevole di simulazione e di furberia. Questa donna, semplice contadina, pretendeva parlare in lingua straniera ed in dialetto elegante (l'alto, alemanno ), fare dei sermoni e simili; ed infatti molte persone furono tratte in errore da queste manovre. Ma dopo un serio esame, ogni cosa fu chiarita e si riconobbe che le sue prerogative erano l'effetto di puro artifizio. Siffatti esempi attestano che facultà sovrannaturali né esistono nè mai esistettero, e che l'affermazione che l'anima in tale stato, uscendo dal cervello vada a presiedere il nervo gran simpatico ad insaputa del sonnambulo, è una frase di nessun valore. "Non v' ha assurdità, dice Hirschel, che un tedesco non abbia messo in teoria." Le cure simpatiche o miracolose sono parimenti dovute all'artifizio ed all' illusione. Esse abbracciano il mondo e datano dai primordi dell'istoria, e sono per sè stesse tanto assurde che crederei di offendere il buon senso del lettore volendo ripartitamente dimostrarne la impossibilità. Dicasi lo stesso dell'apparizione degli spiriti, qualunque sia la forma sotto la quale vuolsi che compaiano, siano morti risuscitati, spiriti delle tavole demoni di Weinsberg. Il sonnambulismo (stato lunatico. sonnambulismo naturale) è un fenomeno di cui disgraziatamente non abbiamo che relazioni inesattissime, abbenchè sarebbe da desiderarsi che esse fossero precise, trattandosi di un fenomeno che tanto importa alla scienza. Tuttavia, anche senza aver dati certi, è lecito relegare fra le favele tutti i fatti meravigliosi e straordinari che si raccontano sui sonnambuli, a cui indubbiamente non è dato di vedere attraverso ai muri, di parlare lingue ignorate, o, comunque sia, di sapere più di quanto abbiano imparato. "E dopo ciò, si neghi ancora, dice Ule, che la percezione dei sensi non è la sorgente d' ogni verità e d'ogni errore, e che l'anima umana non ,è un produtto della trasmutazione della materia!"

Pag. 219 – 221

Ogni truffatore ha bisogno di spiegare il meccanismo con cui legittimare la sua truffa. Le spiegazioni dei truffatori non spiegano, nascondono la truffa sotto il velo della retorica. Quando la "fede" cristiana inganna un mio simile, non sono solo affari suoi. Non è solo lui che ci rimette la vita, ma tutta la società entra in sofferenza perché privata di un'intelligenza con cui affrontare il futuro.

Büchner ha avuto la necessità di parlare della sede dell'anima, ma non si è reso conto che l'atto criminale consisteva nel separare l'anima dal corpo. Un atto criminale a cui ha contribuito. Quando si accetta di separare una serie di qualità dal corpo per attribuirle all'anima come oggetto diverso e separabile dal corpo, ogni atto criminale nei confronti del corpo può essere giustificato. Come quando i cattolici bruciavano i corpi delle persone per "salvare" la loro anima. Erano atti criminali che giustificavano idee criminali per le quali avrebbero dovuto essere incarcerati condannati per delitto contro l'umanità.

La responsabilità dei materialisti meccanicisti, a differenza dei materialisti dialettici, fu quella di prendere atto che il cristianesimo divideva l'uomo in corpo e anima e anziché condannare nel cristianesimo questa divisione, si limitarono a censurare l'uso e le interpretazioni che i cristiani e gli esoteristi volevano attribuire all'anima separata dal corpo. Il punto è che per condannare la separazione dell'anima dal corpo, i materialisti meccanicisti di Büchner, avrebbero dovuto condannare tutta la filosofia che da Platone fino ad oggi che ha violentato la struttura di pensiero dell'uomo per trasformandolo in schiavo.

Büchner si limita a polemizzare con i cristiani sulla sede dell'anima e non sulla qualità di relazione fra il corpo e il mondo che come corpo vivente manifesta in tutte le peculiarità che i cristiani attribuiscono all'anima.

Ai materialisti meccanicisti la separazione anima e corpo va molto bene perché in questo modo contendono ai cristiani il diritto di possesso dell'uomo e del suo modo di pensare il mondo. I materialisti dialettici non giocano a questo gioco prendendo atto dell'uomo e dei suoi bisogni nella sua esistenza. Mentre cristiani e materialisti meccanicisti giocano al loro gioco di possesso dell'uomo, i materialisti dialettici non saranno in grado di individuare in quel gioco il gioco della schiavitù e a quel gioco non sanno in grado di opporre un gioco di libertà religiosa dell'uomo. L'uomo che i materialisti dialettici avranno fra le mani, è un uomo che è stato stuprato e violentato dai cristiani fin dalla più tenera età e che non saprà pensare alla vita se non in termini di schiavo e di schiavista. Un uomo che potrà discutere sulla reale sede dell'anima, ma che non riuscirà a pensare al proprio corpo come ad un insieme vivente che costruisce le relazioni col mondo. Non sarà in grado di pensare a sé stesso come parte di un divenuto, l'insieme delle specie della natura, che ha messo in atto, attraverso la propria volontà, le sue strategie di vita, ma saprà pensarsi solo come essere superiore. Un despota padrone.

Un despota padrone che prende atto della propria dimensione esistenziale solo nel fallimento al momento della propria morte. Solo allora lo assale il rimpianto di come avrebbe potuto vivere se col proprio corpo avesse abitato il mondo.

Per il lavoro, le citazioni sono tratte da:

Büchner Ludwig, Forza e materia, studi popolari di filosofia e storia naturale, tradotto da Stefanoni Luigi, 1868 ed.Gaetano Brigola
Citazioni dal capitolo quattordicesimo "Sede dell'anima" da pag. 205 a pag. 221.

Ottenuto dal servizio Google

http://books.google.it/books/about/Forza_e_materia_studi_popolari_di_filoso.html?

Marghera, 12 agosto 2014

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 12 agosto 2014

Claudio Simeoni

Meccanico

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.