Ludwig Büchner (1824 - 1899)

Libero arbitrio in Forza e Materia

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

Forza e materia, Capitolo 20: Libero arbitrio

 

L'unica definizione corretta del libero arbitrio è quando non esistono ostacoli agli esseri, ogni essere della Natura, date le condizioni del suo divenuto, per mettere in adatto le proprie scelte di adattamento soggettivo alle variabili oggettive.

Il divenuto dell'essere della Natura, di ogni Essere, è determinato da cause, condizioni e circostante che non rientrano nel controllo del singolo essere. L'essere diviene in un mondo oggettivo e in quel mondo oggettivo costruisce le proprie strategie d'esistenza, i propri adattamenti soggettivi al variare delle condizioni oggettive in cui vive. A sua volta, la sua azione varia l'ambiente in cui agisce.

La filosofia ha trattato storicamente il significato di libero arbitrio che diverge da costruzione filosofica a costruzione filosofica, ma è sempre relativo alle scelte dell'uomo nella sua vita quotidiana.

"Con la definizione di libero arbitrio si vuole definire la possibilità della volontà soggettiva di agire in un senso piuttosto che in una altro "indipendentemente" da ogni causa esterna (il Dio padrone o il destino predeterminato) e da ogni movente interiore (istinto, motivazione morale o razionale)."

Diz. di Filosofia (riscritta) BUR

Nell'esercizio del libero arbitrio noi distinguiamo le condizioni dell'oggettività nella quale veniamo in essere dalle condizioni di altri soggetti che agiscono nei nostri confronti al fine di indurci ad adattarci all'arbitrio che essi hanno voluto o determinato.

Non appartiene al libero arbitrio il fatto che io sia nato uomo anziché cimice, ma appartiene al libero arbitrio la mia decisione di obbedire o di non obbedire o di come obbedire a condizioni, ordini, che mi vengono imposti da una diversa volontà che può condizionare la mia esistenza. Appartiene al libero arbitrio come io uso la volontà nel mondo e nella mia vita quotidiana, anche se il divenuto di come io posso usare la mia volontà è avvenuto all'interno di condizioni che spesso hanno implicato scelte obbligate per permettere la persistenza e lo sviluppo della mia vita. Il libero arbitrio può essermi stato impedito da agenti esterni, tuttavia io ho sempre scelto fra ciò che era possibile e ciò che più si avvicinava alla soddisfazione delle mie pulsioni.

Scrive Büchner citando:

L'uomo é tanto libero quanto lo è l'uccello ella gabbia, poichè le sue azioni sono circoscritte in certi limiti.

Lavater

Non v'ha libero arbitrio o atto volontario indipendente da quelle influenze che determinano l'uomo ad ogni istante e che circoscrivono la facoltà d'azione anche al più potente.

Moleschott

Scrive Büchner:

L'uomo come essere fisico e intelligente, è opera della natura; donde ne segue che non soltanto il suo essere, ma le stesse sue azioni, i suoi pensieri, la sua volontà, tutti i suoi sentimenti, sono fatalmente soggetti alle leggi regolatrici dell'universo. Se una superficiale e limitata osservazione può far credere che le azioni dei popoli e degli individui sono il risultato di un arbitrio assolutamente libero avente coscienza di sé stesso, uno studio più profondo ci fa invece vedere che l'individuo si trova in un rapporto tanto intimo e necessario con la natura, da non lasciare al libero arbitrio, alla spontanea volizione, che una parte ristrettissima ed affatto secondaria; questo studio ci dimostra come tutti i fenomeni fino ad oggi attribuiti al caso ed al libero arbitrio, siano retti da determinate leggi. "La libertà umana di cui fan pompa tutti gli uomini, dice Spinoza, non è che la coscienza della loro volontà e l'ignoranza delle cause che la determinano." Le cognizioni che noi abbiamo di queste leggi non sono già il risultato di una teoria, ma la conseguenza di fatti numerosi, e di quelli specialmente che fornisce la statistica, scienza moderna che pure concorse a stabilire un'infinità di fenomeni separatamente, noi perdiamo di vista il punto d'appoggio che solo può farci riconoscere la verità di tali leggi, giacché è nel loro insieme che l'umanità e gli individui si vedono soggetti ad un ordine di cose che fatalmente li domina fino ad un certo grado. Senza tema di esagerazione, ben si può dire che il maggior numero di medici e di fisiologi pratici, in fatto di libertà umana, si raggruppano intorno all'opinione di coloro che sostengono essere le umane azioni dipendenti nell'ultima loro manifestazione da certe necessità fisiche determinate; e che il libero arbitrio ha una parte subordinata, e qualche volta non ne ha punto, in ogni atto isolato.

Pag. 314 – 315

Gli errori nell'arroganza di Büchner sono piuttosto evidenti. Mente i cristiani affermano che l'uomo è opera del loro Dio padrone, Büchner afferma che l'uomo è opera della natura che, in questo caso, diventa la natura padrona.

Il movimento è esattamente il contrario di quello sostenuto da Büchner.

La natura è l'insieme di tutti gli Esseri che chiamiamo viventi; la natura è composta da tutti gli esseri che chiamiamo viventi. Sono gli esseri che chiamiamo viventi che formano il corpo della Natura. Questi esseri formano il corpo della natura proprio perché sono esseri viventi ed usano la loro volontà scegliendo fra più opzioni come soddisfare i loro bisogni e le loro necessità nella ricerca di condizioni esistenziali che chiamiamo: felicità o benessere.

Non è la Natura che fa gli esseri della Natura; ma sono gli Esseri della Natura che fanno la Natura!

Che alle modificazioni ambientali uomini e popoli agiscano, è un dato di fatto. Questo meccanismo è esercizio del libero arbitrio: io ho fame, rispondo mangiando. Nel rispondere mangiando decido cosa, dove e quanto mangiare. Sia nella risposta agli stimoli della fame, sia nella scelta di come rispondere agli stimoli della fame; io esercito sempre il mio libero arbitrio. Allo stimolo della fame non posso non rispondere. Qualora esercitassi la volontà nella direzione dell'autodistruzione come indicato da Schopenhauer, allora ho scelto di non persistere e di non espandermi nella mia vita: ho scelto di cessare di scegliere. Ho comunque esercitato il mio libero arbitrio.

La causa che determina la mia volontà è la mia esistenza. La mia esistenza è tale perché io esercito la mia volontà, altrimenti io non esisterei. Non esistono altre cause: al massimo ci sono azioni ambientali che determinano la direzione in cui io esercito la mia volontà, ma la causa della mia volontà è la mia esistenza.

L'altro errore di Büchner è quello di dichiarare la potenza del Dio padrone quando afferma che:

l'umanità e gli individui si vedono soggetti ad un ordine di cose che fatalmente li domina fino ad un certo grado.

Tutto ciò che domina l'uomo, oggi come oggi, è identificazione col Dio padrone; è emanazione del modello e della logica del Dio padrone. Detto questo, anche col dominio del Dio padrone ogni soggetto può esercitare il libero arbitrio perché può sempre scegliere: anche scegliendo il suicidio.

Io non posso agire fuori dalle mie necessità. Anche quando viene imposta, mediante la violenza, la morale del Dio padrone, inevitabilmente, affinché l'uomo attui la morale del Dio padrone gli stimoli di tale attuazione devono diventare parte della necessità assoluta dell'uomo.

Al contrario, Büchner vuole affermare che l'adattamento dell'uomo agli stimoli ambientali è un adattamento passivo. Esattamente come gli adepti obbedienti al Dio padrone o come il magnificat della Maria dei cristiani. Quando Darwin affermava che le modificazioni ambientali spingevano gli esseri a modificarsi per adattarsi, non ha mai detto, né avrebbe potuto dire e se lo avesse detto avrebbe comunque sbagliato, che nei vari processi di adattamento alle variazioni ambientali il soggetto non esercita la sua volontà scegliendo l'opzione migliore che gli si presenta come possibilità adattativa. Il soggetto usa sempre la sua volontà per sopravvivere qualunque siano le condizioni: questo si chiama adattamento soggettivo, anche se spasso fallisce nei propositi soggettivi.

Scrive Büchner:

A provare questa importante verità, noi non abbiamo la pretesa di trattare a fondo questa inesauribile materia, per la quale si dovrebbero percorrere in tutta la loro ampiezza le cognizioni dell'uomo. Tuttavia, la nostra tesi troppo intimamente legata all' idea dello studio empirico e filosofico della natura, perchè non la si abbia a confortare con qualche fatto. Le azioni e la condotta dell'individuo dipendono dal carattere, dai costumi e dal giudizio del popolo di cui è membro, il quale poi, a volta sua, e fino ad un certo grado, è il produtto necessario dei rapporti esteriori nei quali esso si è sviluppato e vive. Galton a questo proposito scrive: "Le differenze del carattere morale e della costituzione fisica delle diverse tribù dell'Africa meridionale, hanno un rapporto intimo colla forma del suolo e la vegetazione dei diversi paesi in cui abitano. I Boscimani, che hanno il corpo nervoso e la statura dei nani, occupano le aride ed elevate contrada del piano interno, coperte da arbusti e da folte boscaglie. Nelle contrade aperte e montuose proprie alla pastorizia risiedono i Dammari, popolo indipendente nel quale ogni capo è sovrano nella sua famiglia. La razza più civilizzata degli Ovampos occupa le ricche contrada del nord appartenenti all'Inghilterra". Secondo Desor, la storia, i costumi ed il carattere delle tribù indiane dell'America, ch'egli divide in Indiani dei prati e dei boschi, ritraggono assai dalla natura del suolo che occupano. Secondo l'espressione di Carlo Muller, il deserto ha trasformato in gatto il beduino che l'abita, poichè la divisa di questa perfida razza è, come dice il rapporto del generale Dumas, "bacia il cane sulla bocca fin quando aderisca a' tuoi desiderii." Sono all'incirca duecentotrent'anni, scrive Desor, che i primi coloni inglesi si stabilirono nella Nuova Inghilterra, e già in loro si è operato un profondo cambiamento per l'influenza del clima, collo sviluppo del tipo americano, che si distingue per la poca pinguedine, pel collo allungato e pel temperamento attivo e sempre febbrile. Il nessun sviluppo del sistema glandulare, che dà all'Americano l'aspetto tenero ed etereo, la foltezza e ruvidezza dei capelli, possono dipendere dalla siccità dell'aria. Si è poi rimarcato che l'agitazione degli Americani aumenta col vento di nord-est. Questi fatti provano che lo sviluppo grandioso e rapido dell'America sarebbe in gran parte il risultato dei suoi rapporti fisici. Come nell'America, gli Inglesi diedero origine ad un nuovo tipo nell'Australia, e specialmente nella Nuova Gallia meridionale, i cui coloni sono grandissimi, magri e muscolosi, e le donne molto belle, ma d'una effimera bellezza, talchè i nuovi coloni danno loro il soprannome di cornstalks (fustolo di paglia). Il carattere degli Inglesi porta l'impronta del cielo cupo e nebbioso, dell'aria pesante, degli stretti limiti del loro paese; l'Italiano invece ci rammenta in tutto il suo individuo il cielo eternamente bello ed il sole ardente del suo clima. Le idee e le narrazioni fantastiche degli Orientali stanno in intimo rapporto colla lussureggiante vegetazione che li circonda: e la zona glaciale, che produce soli arbusti, ha una razza d'uomini piccoli di statura, e tanto poco accessibili all'incivilimento, quanto lo sono quelli della razza torrida.

Pag. 315 – 318

L'applicazione della magia simpatica da parte di Büchner come metodo scientifico lascia quanto meno esterrefatto il lettore di oggi e accende le fantasie dell'esoterista e dell'occultista.

Tutto appare magicamente agli occhi di Büchner. Tutto è come Büchner vede e tutto corrisponde allo schema che Büchner ha immaginato nella sua testa. Perché, dal momento che nei fattori ambientali che Büchner immagina c'è una realtà umana, quella realtà umana, per le fantasie di Büchner, è il prodotto di quell'ambiente a prescindere dall'uomo che quell'ambiente abita. La magia simpatica che Büchner e i cronisti del suo tempo applicano al presente cui assistono è foriera di grandi disastri e grandi dolori in quanto, tale tecnica magica, sostituendosi all'analisi scientifica, appiattisce gli uomini sullo schema morale del Dio padrone. Uno schema morale sul quale viene appiattito e giudicato il comportamento degli uomini costretti davanti ad un plotone di esecuzione armato di cannoni e di fucili col marchio della croce.

Come Dio crea gli uomini, quegli uomini con quel carattere fisico, cos'ì l'ambiente è il creatore degli uomini con quel carattere fisico e con quel carattere morale.

Le azioni e la condotta dell'individuo non si adattano al carattere, ai costumi e al giudizio dell'ambiente sociale di cui è membro, ma è quell'ambiente a creare in quel modo l'individuo esattamente come l'ambiente naturale crea in quel modo la società di cui quell'individuo è parte sia per quanto riguarda i caratteri fisici sia per quanto riguarda i caratteri "morali" o "caratteriali". Nonostante questo l'individuo esercita sempre il suo libero arbitrio opponendo resistenza alla valenza o deviando la violenza in modo da ottenere comunque possibilità di sopravvivere.

Non c'è in Büchner e nei materialisti meccanicisti l'uomo che si adatta al mondo esercitando la sua volontà, ma solo un uomo passivo che subisce le condizioni del mondo e alle quali non mette in atto i propri adattamenti soggettivi. Va da sé che lo sviluppo di questo concetto in un ambiente cristiano porta allo sviluppo di una diversa rappresentazione degli elementi che possiedono l'uomo: dal Dio padrone allo stato-padrone. Ma sempre l'uomo schiavo e passivo di un'autorità alla quale si deve sottomettere e nei confronti della quale non deve manifestare la sua volontà né i suoi diritti di soggetto pensante e vivente.

Termini come: "perfida razza", "razza civilizzata", "popolo indipendente", "sovrano della sua famiglia", "aspetto tenero ed etereo", "temperamento attivo e sempre febbrile", "altissimi, grandi e muscolosi", "le donne molto belle", "carattere al cielo cupo", "carattere dal cielo bello", "poco accessibili all'incivilimento", ecc. Sono tutte categorie razziste che descrivendo moralmente un tipo d'uomo, lo mettono nella posizione di essere macellato o di essere considerato superiore. Dal momento che questi caratteri diventano, per Büchner, espressione dell'ambiente di cui l'uomo e la società sono il prodotto, Büchner e i materialisti meccanicisti stanno gettando le basi filosofiche al concetto di VOLK, quel concetto che si formerà come trasferimento del concetto di popolo eletto ebraico in popolo eletto dell'ambiente e della Natura. Un popolo eletto che, come le prerogative del popolo ebraico descritto dalla bibbia, ha gli stessi diritti descritti nella bibbia e attribuiti dal Dio padrone al popolo ebraico: macellare tutti gli altri che hanno un VOLK diverso.

A Büchner non interessa il libero arbitrio dell'uomo perché l'uomo per Büchner è un essere passivo davanti alla vita e agli eventi ambientali che ne determinano le scelte. I suoi bisogni e le sue necessità non entrano attraverso la sua volontà nei processi di adattamento soggettivo. Il lume che guida Büchner è la morale del Dio padrone che determina il giudizio in quanto l'uomo non agisce, ma subisce la volontà del Dio padrone che in Büchner diventa la volontà delle immutabili leggi dell'universo o della Natura. Il libero arbitrio di cui Büchner parla è il libero arbitrio del Dio padrone traslato nella Natura padrona che determina la realtà in essere di una specie umana o di specie della Natura che si adattano a suoli e clima.

Cosa intende Büchner per fattori limitanti il libero arbitrio?

Scrive Büchner:

Come i caratteri e la storia dei popoli dipendono in generale dai rapporti della natura del paese e dello stato sociale in cui essi si sviluppano, così l'individuo è, a sua volta, il produtto, il risultato degli effetti esterni ed interni della natura rispetto alla sua esistenza fisica e morale., ma anche rispetto al momento più favorevole in cui esercita la sua azione, la quale, innanzi tutto, dipende dalla sua individualità intellettuale. Ma qual può essere questa individualità intellettuale che reagisce sull'uomo in modo assoluto e determina la sua condotta in ogni atto particolare, congiurando con le altre circostanze esterne che intervengono a limitare il suo libero arbitrio? E potrebbe essa essere altra cosa che il risultato necessario delle disposizioni corporali ed intellettuali combinate coll'educazione, l'istruzione, l'esempio, la posizione, la fortuna, il sesso, la nazionalità il clima, il suolo, il tempo, ecc.? Identica è la legge che regge l'uomo, le piante e gli animali; e, come abbiamo veduto, essa si manifesta con segni ben marcati nel mondo primordiale. nello stesso modo che la pianta dipende dal suolo in cui essa ha le sue radici, sia per la sua esistenza, che per la beltà, forma e grandezza; Che l'animale è piccolo o grande, bello o brutto, domestico o selvaggio secondo le circostanze in cui nacque; o che un entozoario cambia forma secondo l'animale in cui vive; così l'uomo nel suo essere fisico ed intellettuale è il produtto di quegli stessi rapporti esterni accidentali e disposizioni che gli impediscono perciò di essere l'ente spirituale libero e indipendente quali i moralisti si compiacciono di descrivere.

Pag. 319 – 320

Appare evidente che l'arbitrio di cui sta parlando Büchner non è l'arbitrio del soggetto della Natura, ma è l'arbitrio del Dio padrone che esiste al di fuori della Natura e indipendentemente dall'esistenza della Natura.

Dal momento che il libero arbitrio è un'indicazione relativa alle condizioni morali, alle scelte e alle decisioni della volontà dell'individuo che si manifesta sempre qualunque siano le condizioni limitanti date dall'oggettività in cui l'individuo è venuto in essere, dobbiamo parlare di esercizio del libero arbitrio del soggetto della Natura nelle condizioni che determinano il venir in essere di quel soggetto nella Natura. Non possiamo dire, se non come atto di pura follia, che il soggetto che nasce nella Natura non è libero perché non è svincolato dalla Natura. Solo del il Dio padrone cristiano se ne afferma l'esistenza come svincolato dalla Natura, sopra di essa e indipendentemente ad essa.

Le condizioni che limitano l'arbitrio dell'uomo descritte da Büchner non sono le condizioni dalle quali l'uomo si deve liberare per esercitare il suo libero arbitrio, ma sono le condizioni a cui l'uomo deve sottostare perché rispetto a quelle condizioni l'uomo non può scegliere. Se noi diciamo che un uomo decidendo di uccidere o non uccidere una persona ha esercitato il suo libero arbitrio, non possiamo dire che quello stesso uomo ha esercitato il libero arbitrio perché è nato in quella società, con quel sesso, in quell'epoca, ecc.

L'ambiente in cui vivo determina la mia condotta, ma nell'ambiente in cui vivo la mia condotta è determinata dalle mie scelte soggettive all'interno del ventaglio delle mie possibilità. Io non esercito la mia intelligenza fuori dall'ambiente in cui agisco, come non esercito la mia volontà se non in base ai miei bisogni e alle mie necessità.

Diverso è il discorso che tende a bloccare la volontà dell'uomo come espressione dei suoi bisogni e delle sue necessità per sottometterla a bisogni e necessità di altri. diversi dall'uomo, come lo stato, la nazione, le disposizioni corporali e intellettuali, gli esempi a cui può assistere, la sua posizione sociale, ecc. Tutti questi fattori hanno il compito, mediante la violenza, di adeguare l'individuo a sé stessi privandolo dell'uso della volontà per soddisfare i suoi bisogni e le sue necessità. L'individuo deve soddisfare i bisogni e le necessità di altri rinunciando a soddisfare i propri bisogni e le proprie necessità. L'azione sull'individuo non avviene attraverso elementi razionali conosciuti ed identificati, ma avviene per relazioni emotive, per sviluppo di tensioni, per trasmissioni di pulsioni al nuovo nato fintanto che è nella pancia della madre sicché, non appena è nato, il soggetto è già predisposto emotivamente per mettere in atto degli adattamenti psico-emotivi di risposta al mondo che organizzano il suo apparato neuro-vegetativo costringendolo ad interiorizzare valori morali anche quando questi sono illogici o criminali, purché siano approvati dalla società e promuovano la persistenza e il suo benessere nel mondo. Come coloro che fecero funzionare le camere a gas nei campi di concentramento nazisti: hanno esercitato un valore morale che consentiva loro di persistere e di tendere al benessere.

La violenza costrittiva sul nuovo nato è formata da tutti gli elementi del Volk che porterà il nuovo nato a identificarsi in forme fisiche generali dette "razze", suolo, patria ecc. e a separarsi dall'umanità come diverso da essa.

Per Büchner l'uomo è prigioniero di queste condizioni perché, secondo Büchner, queste condizioni hanno prodotto l'uomo. Che è come dire che l'uomo è prigioniero della morale del Dio padrone perché il Dio padrone ha creato l'uomo.

Büchner conclude il suo discorso negando il libero arbitrio, cioè le capacità di scelta morale dell'uomo fra più opzioni presenti, affermando che:

Che l'animale è piccolo o grande, bello o brutto, domestico o selvaggio secondo le circostanze in cui nacque; o che un entozoario cambia forma secondo l'animale in cui vive; così l'uomo nel suo essere fisico ed intellettuale è il produtto di quegli stessi rapporti esterni accidentali e disposizioni che gli impediscono perciò di essere l'ente spirituale libero e indipendente quali i moralisti si compiacciono di descrivere.

Siamo ciò che siamo stati creati dalla natura.

Cosa implica il discorso di Büchner?

Implica che al soggetto non vengono forniti strumenti mediante i quali scegliere nel mondo, ma sul soggetto viene esercitata la violenza affinché egli si adegui a quel mondo: a quella nazione, a quella razza, a quella religione, a quei dettati morali. Il soggetto viene violentato affinché si senta parte di quel Volk con tutto il corpo e con tutta l'anima: come nel cristianesimo!

Invece, al contrario di quanto sostengono i materialisti meccanicisti, sono gli esseri nel loro insieme che attraverso le loro relazioni e i loro reciproci rapporti e le loro contraddizioni formano la natura. Ma per formare la natura gli esseri della Natura devono esercitare la loro volontà, devono alimentare la loro persistenza e la loro espansione nella Natura con reciproche relazioni. Io non sono ciò che la natura ha creato, ma la natura è il risultato delle mie scelte e del mio esercizio della mia volontà nelle mie possibilità.

Se la mia persistenza è garantita dalla società in cui vivo e dalle sue relazioni con la natura, l'esercizio della mia volontà per la mia sopravvivenza avviene con un basso grado di intensità, ma tanto maggiore è il pericolo per cui i miei bisogni e le mie necessità non soddisfate o soddisfacibili, tanto maggiore è l'incertezza per il futuro, tanto maggiore è l'esercizio della mia volontà e tanto maggiore DEVE essere la mia conoscenza e la cultura che mi consente di mettere a punto strategie di esistenza per garantire la mia vita.

Scrive Büchner:

La società riposa sui principi di necessità e di reciprocità. Il principio di necessità è identico colle restrizioni alle quali va soggetto il libero arbitrio, e non può essere direttamente sovvertito dalla diversità delle idee generali sul mondo, ma soltanto in modo immediato e in tutti i casi debolissimo. Finché però il principio di necessità non esercita la sua azione, è surrogato da un rapporto di reciprocità. Questo principio rappresenta un meccanismo tanto complicato, quanto lo è il rapporto già più volte citato, delle materie con le forze di natura. Voler conoscere, spiegare o dirigere questo meccanismo secondo un principio generale, è, a' nostri occhi, cosa impossibile. Tuttavia, sempre secondo il nostro punto di vista, crediamo di poter sostenere che le idee di Dio e del mondo, ed i motivi morali che debbono scomparire davanti al naturismo, non esercitano che un'influenza impercettibile sull'andamento della società. Del resto, non è da meravigliarsi che la nostra società sia tanto permalosa per riguardo a certe verità dimostrate dalle scienze, dacché la sua virtù non è che ipocrisia, svisata sotto il velo della morale. Che si getti uno sguardo imparziale su di essa e poi ci si dica se agisce per motivi virtuosi o puramente morali. Non compendia fors'essa il bellum omnium contra omnes? Non rassomiglia forse ad un circo, nel quale ognuno cerca di sopravanzare l'avversario ed annientarlo? Non si potrebbe forse dire di essa ciò che Burmeister diceva dei Brasiliani: « Ciascuno fa ciò ch'egli crede poter fare impunemente; inganna e trappola gli altri, e ne abusa per quanto può, persuaso che gli altri faranno lo stessa verso di lui? Chi agisce diversamente, sarebbe considerato sciocco ed imbecille." E infatti, non è il più raffinato egoismo che mette in moto la nostra macchina sociale? E i più distinti uomini che conoscono la società europea, non ci dipingono incessantemente la sua viltà, slealtà ed ipocrisia? Una società la quale permette che gli uomini muoiano di fame sulla soglia delle case che rigurgitano di cibi; una società la cui forza non consiste che nell'opprimere e sfruttare il debole per godimento del forte, non ha diritto di rammaricarsi se le scienze naturali rovesciano le fondamenta di sua morale! Chi sa apprezzare le idee che noi difendiamo e perseguita ad oltranza tutta la caterva dei farisei, degli ipocriti, dei gesuiti, dei mistici, dei pietisti, può rappresentare un edificio sociale più perfetto, perchè fondato sulla dignità e l'eguaglianza di tutti gli uomini. Simile spettacolo già, del resto, l'antichità ci ha in parte offerto. Qualunque siano le idee che noi abbiamo sul mondo e l'immortalità, non per esse la società cadrà a rovina. E se esse fossero false; se non fosse possibile lo sbarazzare de' suoi pregiudizi la parte culta degli uomini, senza produrre un danno alla società intera, la scienza e la filosofia empirica potrebbero sempre dire che la verità è al di sopra di tutte le cose divine ed umane, e che nessuna ragione è valida per respingerla. " La verità, dice Voltaire, ha dei diritti imprescrittibili; e come vi è sempre tempo di scoprirla, così non è mai fuor di stagione il difenderla.

Pag. 325 – 327

Dopo tutto quello che Büchner ha detto dei popoli e dell'impedimento all'esercizio del libero arbitrio, ora, di che si lamenta?

Quando dice:

E i più distinti uomini che conoscono la società europea, non ci dipingono incessantemente la sua viltà, slealtà ed ipocrisia?

Ognuno parli per sé!

Gli Stati Inglese, Francese, Spagnolo, Portoghese, Belga, Italia e altri macellano i popoli in giro per il mondo sia per il gusto di macellarli dipingendosi superiori, sia per imporre loro sottomissione mediante l'imposizione del loro Dio criminale. Büchner afferma che questo è stato creato dalla natura. La natura ha voluto che gli europei superiori macellassero i popoli mediante il colonialismo e lo schiavismo. Dal momento che questa attività avviene per l'esterno, va da sé che quell'attività viene esercitata anche all'interno dei vari paesi. Non è Büchner che parla dei bruti? Degli emarginati? E lui dove collocava sé stesso? Fra gli emarginati o fra coloro che emarginavano?

I popoli europei non sono né vili né ipocriti: il cristianesimo costringe uomini e popoli a comportarsi da vili e ipocriti. Si può esercitare il proprio libero arbitrio come individui e come gruppi di individui per uscire dalle scelte vili e ipocrite, oppure si può coltivare la viltà e l'ipocrisia per assicurarsi un vantaggio: la seconda opzione è la scelta fatta attraverso il suo libero arbitrio da Büchner.

La società in cui Büchner viveva, riposa sul principio della sottomissione dell'uomo al Dio padrone e a chi lo rappresenta in una visione gerarchica del comando e del potere. Una società che organizza sé stessa sul possesso degli esseri umani.

Esercitando il suo libero arbitrio Büchner può scegliere se partecipare a demolire la gerarchia in modo da costruire, per quanto possibile, una società di persone o se dare l'assalto ai vertici della società tentando di sostituire sé stesso al Dio padrone o la propria visione del mondo a quella imposta dal Dio padrone cristiano: sia l'idea dell'uomo creato dal Dio padrone che l'idea dell'uomo creato dalla natura, non cambia la condizione dell'uomo e della gerarchia sociale alla quale è sottomesso. Büchner ha scelto di organizzare una struttura di pensiero che sostituisse quella del Dio padrone, ma non la morale coercitiva e gerarchica sugli uomini che sia nell'ideologia di Büchner che in quella dei cristiani rimane schiavo sottomesso alla morale imposta.

Una società che anziché riposare sul principio della libertà dell'uomo, in quanto uomo e soggetto di diritto, come nella Rivoluzione Francese, poggia sul principio di necessità, come dice Büchner, che poi è la necessità del Comando Sociale e non quella del cittadino, merita ben poco rispetto. Dove la reciprocità consiste nell'uno che ordina e mille che obbediscono; siamo davanti ad una società che si regge sulla miseria della maggior parte della sua popolazione.

Sfugge a Büchner il fatto che il Dio padrone non è un'idea è la necessità di una condizione psichica dell'uomo imposta militarmente ancor prima dell'adolescenza umana. I motivi morali sono le gabbie della prigione in cui viene rinchiusa la veicolazione delle pulsioni umane e questi motivi morali non vengono rimossi dal naturismo ma, al contrario, il naturismo se ne vuole appropriare per sostituirsi al Dio padrone come padrone degli uomini. Un regime cristiano non è "permaloso", ma difende il suo dominio, il diritto di dominare gli uomini, il diritto di stuprare bambini in nome del Dio padrone. Se vuoi imporre delle idee sociali che minino questo diritto dei cristiani, è un diritto che ti devi conquistare e non tollerare le azioni di violenza che i cristiani mettono in atto contro i popoli della terra.

I cristiani intendono annientare chiunque abbia non solo qualche idea diversa dalla loro, ma mettono in discussione il loro Dio padrone. Esercitando il libero arbitrio Büchner avrebbe potuto modificare l'annientamento sociale messo in atto dai cristiani, ma non lo ha voluto fare.

Davanti agli insulti di Burmeister ai brasiliani, anziché indignarsi, vuole estenderli come metodo di giudizio di tutti gli uomini quando, invece, sono giudizi che vanno circoscritti ai cristiani e alla loro ideologia imposta con la violenza ai bambini. Infatti è sciocco non prendere atto che "questa è la realtà nella quale viviamo". Se la realtà nella quale viviamo si basa sul principio morale che bisogna ingannare tutti, nel momento stesso che costringi il bambino a dire la verità o ad essere onesto, stai facendo un atto criminale perché lo stai predisponendo ad essere ingannato nell'illusione che chi lo sta ingannando non lo stia ingannando.

Il naturalismo di Büchner pretende di appropriarsi della morale cristiana e usarla per dominare gli uomini, non ha mai messo in discussione un solo principio morale con cui i cristiani dominano l'uomo. E' la differenza che c'è, oggi nella società italiana, fra "guerra alla mafia" o la "guerra di mafia". Assistiamo sempre a guerre di mafia, ma qualcuno vuole spacciare guerre di mafia come guerre contro la mafia: intanto continuano a spacciare eroina e costringono i ragazzi a continuare a consumare eroina.

Non condivido l'affermazione di Voltaire. Non è la verità che ha dei diritti imprescrittibili, ma la ricerca del vero. Non è vero che c'è sempre tempo per scoprire il vero, perché la nostra vita si svolge in un tempo limitato. La ricerca del vero è la libertà dell'uomo e la libertà "non è mai fuor di stagione il difenderla".

05 settembre 2014

Per il lavoro, le citazioni sono tratte da:

Büchner Ludwig, Forza e materia, studi popolari di filosofia e storia naturale, tradotto da Stefanoni Luigi, 1868 ed.Gaetano Brigola
Citazioni dal capitolo ventesimo "Libero arbitrio" da pag. 314 a pag. 327.

Ottenuto da Google

http://books.google.it/books/about/Forza_e_materia_studi_popolari_di_filoso.html?

Marghera, 05 settembre 2014

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 05 settembre 2014

Claudio Simeoni

Meccanico

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.