Ludwig Büchner (1824- 1899)

Il destino degli esseri nella natura in Forza e Materia

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

Forza e materia Capitolo 11: Il destino degli esseri nella natura o Teleologia

 

Un'altra condizione che i materialisti meccanicisti si trovarono a dover affrontare fu l'idea del destino come volontà del dio padrone che, secondo gli idealisti, si manifestava nella natura e di cui la natura era testimone.

Dal momento che gli idealisti, e i cristiani nello specifico, non poterono mai dimostrare razionalmente il loro dio padrone e creatore, pretesero di dimostrarlo per via indiretta attraverso la Natura e l'uomo che erano, secondo gli idealisti e i cristiani nello specifico, opera e testimonianza del dio padrone e creatore nella Natura.

La teleologia cristiana afferma che il destino degli Esseri della Natura è stabilito dal loro dio padrone. Dal momento che la violenza cristiana impone agli uomini di credere questo, i materialisti meccanicisti come Büchner non si scagliano contro l'imposizione della credenza mediante la violenza, ma confutano la credenza senza imputare come delitto l'attività di violenza con cui i cristiani impongono la credenza. La credenza dei cristiani è un falso, ma la violenza cristiana è un dato reale con la quale i materialisti meccanicisti da Büchner a Vogt, da Moleschott a Liebig non vogliono confrontarsi perché, in fondo, cristiani e materialisti meccanicisti, hanno interesse nell'usare la manipolazione emotiva prodotta negli individui dai cristiani.

Ogni volta che i materialisti dimostravano la falsità dei postulati cristiani, i cristiani spostavano l'oggetto che indicavano come la manifestazione del loro dio padrone.

Afferma Büchner nel capitolo "Destino degli esseri della natura":

Uno dei principali argomenti di coloro che attribuiscono l'origine e la conservazione del mondo, ad una potenza creatrice e reggitrice di tutto l'universo, fu in ogni tempo ed è ancora la pretesa dottrina del destino degli esseri nella natura. Il fiore che avvizzisce, il sonno che agita l'aria, le stelle che rischiarano l'a notte, la ferita che guarisce, il suono, ogni cosa della natura insomma è causa di ammirazione pei creduli settatori del destino degli esseri, e della profonda saggezza di questa potenza superiore. La scienza naturale dei giorni nostri si è emancipata da tali chimeriche idee della teleologia, dedutte da una superficiale osservazione delle cose, ed ora abbandona questi innocenti studi a coloro che preferiscono considerare la natura cogli occhi del sentimento, piuttosto che con quelli della ragione. Le combinazioni delle materie e delle forze dovevano produrre numerose forme d'esistenza, le quali pure dovendo limitarsi e condizionarsi reciprocamente in modo da far nascere delle disposizioni in apparenza è teleologicamente corrispondenti fra di loro, fecero sì che le une necessariamente supponessero le altre , producendo nei superficiali osservatori la credenza che la loro esterna determinazione fosse conformata da una intelligenza superiore. "è perciò che, come dice Kant, il nostro spirito ammira un miracolo da lui stesso produtto". Come, infatti, noi possiamo ragionevolmente parlare di conformità allo scopo, se non conosciamo gli esseri che nella sola ed unica forma in cui li vediamo, e non abbiamo alcun presentimento di ciò che potrebbero essere, quando sotto altra forma ci apparissero. La nostra mente non è d'altronde costretta a tenersi paga della pura realtà. Chi, infatti, non potrebbe imaginarsi una disposizione di cose, in 1'una o l'altra maniera, più conforme allo scopo? Noi oggi ammiriamo gli esseri, senza pensare quale infinità di altre forme, di organizzazione di conformità allo scopo, la natura racchiude e racchiuderà ancora nel suo seno, dipendendo dal puro caso che esse raggiungano, o no, resistenza. Non v' hanno forse forme di animali e di piante estinte da lungo tempo e da noi non conosciute se non che per gli avanzi delle epoche primordiali? E questa stessa natura che a noi pare sì ben disposta e conformata al suo scopo, non potrebbe forse essere distrutta da una rivoluzione del nostro globo, e non dovrebbero allora impiegarsi migliaia di secoli prima che queste stesse od altre forme d'esistenza potessero svilupparsi dal limo della terra? Una quantità di organismi che a noi sembrano conformi allo scopo, non sono altro che la conseguenza dell'influsso dei rapporti naturali e delle condizioni vitali sopra gli esseri che si formano o si sono già formati; influenza ch'ebbe, pure dei milioni d'anni a sua disposizione.

Pag. 148-150

Büchner usa il concetto di idea primordiale. L'idea di un qualcosa seguito alla creazione del dio padrone. Pur tentando di staccarsi dall'idea del dio padrone, l'idea di un inizio, di un uguale a ciò che si manifesta nel presente, non lo abbandona.

Tutto è prodotto dalla Natura, ma tutto cresce nella natura da soggetti precedenti che sono cresciuti.

La vita produce numerose forme d'esistenza perché la vita è il passaggio della materia da inconsapevole a consapevole. Se non si riconosce questa pulsione nella Natura non si riconosce nemmeno la Natura e i viventi nella Natura come forze divine, divenute da forze proprie della materia in contrapposizione alla progettualità di un dio padrone.

Guardare le cose con sentimento non significa guardare le cose attribuendo alle cose il sentimento col dio padrone. Significa scorgere il divino nelle manifestazioni della natura. Un divino che non chiede sottomissione, ma coraggio soggettivo per affrontare coerentemente l'esistenza.

Non possiamo dire che "la natura fa", senza riconoscere che ogni soggetto fa e dal fare di ogni soggetto la natura fa nel suo insieme. Non possiamo non riconoscere il coraggio e la volontà di ogni essere di trasformarsi nella Natura in quanto soggetto della Natura.

Parla di "agente esterno", la natura, e non di risposte soggettive alle variabili oggettive che in questo caso sono agenti atmosferici ai quali gli animali e le piante si adattano.

Büchner capovolge i termini del divenuto del mondo. E' perché gli animali sono così che fanno quello che fanno.

Büchner non è in grado di capovolgere la visione del mondo passando dalla visione creazionista alla visione evoluzionistica in cui concorre la volontà del soggetto. E' perché il cervo corre che ha sviluppato gambe adatte alla corsa e nel correre, avendo la necessità di correre ed avendo trovato nel correre uno dei suoi adattamenti, si è adattato ad una nicchia ecologica in cui ha sviluppato le proprie peculiarità. Come l'uomo e il suo pollice opponibile.

Büchner mantiene le categorie creazioniste: la talpa è creata dalla Natura con quel tipo di zampe e, allora, scava.

Scrive Büchner:

Quale giudizio possiamo noi formarci sopra questo riguardo, coll'esperienza esercitata in un tempo tanto limitato? Se il pelo degli animali dei paesi settentrionali è più folto di quello degli animali dei paesi meridionali, e se tutti poi l'hanno rispettivamente più folto d'inverno che d'estate, non è forse più naturale considerare questo fatto come il necessario effetto di un' influenza esterna, vale a dire come la conseguenza della differenza di temperatura, piuttosto che supporre un artista celeste che confeziona a questi animali gli abiti d'estate e d' inverno? Se il cervo ha le gambe lunghe e proprie alla corsa, non devesi credere ch'egli le abbia avute per correre con celerità; ma piuttosto ch'egli corre con celerità perchè ha le gambe lunghe: se egli avesse delle gambe poco adatte alla corsa, sarebbe forse divenuto un animale coraggioso; mentre ora, per la sua tendenza alla fuga, si dimostra timidissimo. La talpa ha le zampe in forma di pala per solcare il terreno; ma se essa non le avesse così disposte non avrebbe mai pensato a scavarsi sotto terra la sua tana. Le cose sono tali come sono; se esse fossero divenute altre, o, in altri termini, se fosse stato possibile che esse venissero cambiate, noi non le troveremmo perciò meno conformi allo scopo. Del resto, quanti non saranno stati gli infelici tentativi delle forze di natura, nel loro mutuo incontro e nelle più varie circostanze, per creare delle forme qualunque di esseri o di fenomeni naturali, e nelle quali esse fallirono completamente per non aver trovate le condizioni necessarie all'esistenza? Noi tuttavia vediamo in una serie organica le forme che hanno potuto pervenire all'esistenza, in rapporti di condizioni e di limitazioni reciproci, sia fra esse, sia colle forze fisiche che le circondano; ordine che da per sé stesso ci si appalesa come l'effetto di condizioni puramente naturali, apparentemente conformi allo scopo.

p.150-152

Il meccanismo che Büchner vuole sottolineare inverte il meccanismo creazionista cristiano. Dio ha dato al cervo le gambe lunghe affinché corresse, dicono i cristiani. Risponde Büchner, il cervo corre perché ha le gambe lunghe. E' un esercizio semantico che non cambia la relazione dio-cervo. Il motivo per cui il dio padrone ha "dato" le gambe lunghe al cervo o il fatto che il cervo si sia ritrovato le gambe lunghe "date dal dio padrone" o "dalla natura" non mette in discussione la relazione cervo-gambe. In entrambi i casi nega la volontà del divenuto della specie cervo e i suoi processi di adattamento soggettivo alle variabili oggettive vengono ignorati.

La questione si precisa nell'esempio della talpa: la talpa fa questo perché ha le zampe in un certo modo. Se non avesse le zampe in un certo modo, la talpa non bucherebbe il terreno. La domanda sorge spontanea: sono nate prima le zampe o l'attività di bucare il terreno da parte della talpa?

Quando Büchner si chiede quanti saranno stati gli esperimenti della Natura abortiti perché non funzionanti all'ecosistema o limitati sia fra Esseri della Natura che dalle condizioni "puramente naturali" che non hanno nessuna relazione col dio padrone, appare evidente che Büchner si trova a dover affrontare chi afferma la bravura del dio padrone nel dare quelle zampe alla talpa affinché possa scavare.

L'imperativo e la priorità di Büchner è contrastare le farneticazioni del dio padrone nella sua epoca. Poco importa a Büchner se l'attività della creazione viene spostata dal dio padrone alla Natura privando i soggetti della Natura della volontà di adattamento soggettivo alle variabili oggettive che, già allora, si intuiva nelle ricerche e nei processi adattativi delle specie descritti da Darwin.

Scrive Büchner:

In realtà, ci tornerebbe facile, ponendoci sul terreno teologico, dimostrare con esempi numerosi ed evidenti, come la natura abbia creato degli esseri assai male prestabiliti, e che se essa è inceppata nel suo processo da accidenti esterni, commette le assurdità e gli errori più strani. E innanzi tutto niuno può negare che la natura, nel suo cieco. e necessario istinto di creare, non abbia produtti moltissimi organismi d'ignota destinazione, e che sono più propri a sommuovere l'ordine naturale delle cose che a favorirlo. è perciò che i teologi e partigiani delle idee religiose hanno sempre veduto con dispetto l'esistenza degli animali detti nocivi, e che si sono torturati il cervello in. tutti i modi, per sostenere, coi più futili argomenti il diritto che questi esseri hanno all'esistenza. Il nessun successo dei sistemi religiosi che prendono per causa di questa anomalia la caduta dell' uomo, od il peccato originale, prova la loro insufficienza. Secondo i teologi Meyer e Stilling (Giornale delle verità superiori) i rettili nocivi e gli insetti velenosi sono l'effetto della. maledizione scagliata alla terra ed ai suoi abitatori e le forme spesso mostruose di questi esseri devono rappresentare l' imagine del peccato e della perdizione; ma nello stesso tempo si ammette che la nascita di essi deve avere una origine più recente, e che per conseguenza non possono appartenere ai periodi primitivi, perché la loro esistenza è subordinata al consumo delle materie vegetali ed animali! L'antico paganesimo dei Germani dipinge questi esseri come demoni (Elben) che cagionano tutte le malattie e che debbono la loro esistenza al culto diabolico della prima notte di maggio.

Questi singolari saggi d'interpretazione provano quanto si era lontani, e quanto lo si sia ancora, dal rendersi una ragione dell'utilità e dello scopo di questi esseri nocivi, incomodi e ributtanti. D'altra parte poi si sa, che degli animali niente affatto nocivi, od utilissimi, sono interamente periti senza che la natura abbia trovato mezzo di conservarli. Fra gli animali che si sono estinti ne' tempi storici bisogna citare il cervo gigantesco (magaceros hibernicus), il lamantino di Steller (manutus borealis), il dodo (inepta), ecc. Molti altri animali utili vanno d'anno in anno diminuendo, finché forse si estingueranno interamente, mentre altri nocivi (come il topo dei campi) hanno una tale fecondità da non lasciarci lusinga di vederli distrutti. Le cavallette, i colombi emigratori (columba migratoria) formano dei voli che oscurano il sole e portano la distruzione, la fame e la morte nelle infelici contrade in cui si abbattono nel loro passaggio. "Chi non cerca che saggezza, scopo e cause finali nella natura, dice Giebel, può impiegare la sua perspicacia a spiegare il verme solitario. Tutta l'attività della vita di questo animale consiste nel produrre delle uova proprie a svilupparsi, attività che non può nemmeno manifestarsi senza il soccorso di altri animali; milioni d'uova periscono senza scopo, pochi sviluppano il germe; l'embrione si cambia in verme che non fa altro che succhiate e generare uova che poi si putrefano negli escrementi d'altri animali. In questo processo non v' ha né beltà, nè saggezza, nè conformità allo scopo, secondo l'Idea umana".

pag. 154-156

Affermare che la Natura ha creato degli esseri male prestabiliti, significa affermare che la natura ha creato comunque con intenzioni. Ciò lascia inalterato sia il concetto di creazione, sia il concetto di creazione come attività indipendente dall'oggetto creato, sia possibili finalità della creazione. Una Natura che crea attraverso un cieco e necessario istinto. Dimostrare, prego!

C'è nei materialisti meccanicisti una continua sovrapposizione fra concetti di giudizio propri del cristianesimo su risultati dedotti dall'osservazione scientifica. Si osserva un oggetto agire, e questa è attività scientifica, ma al suo agire si attribuiscono categorie di giudizio cristiane, e questa è attività fondamentalista. Questo fraintendimento ha finito per inquinare in termini cristiani e creazionisti ogni giudizio sul mondo e la sua realtà anche nei movimenti sociali non cristiani.

Büchner non riesce a distinguere l'oggetto che vive in sé e per sé dal destino che a quell'oggetto ha attribuito il dio padrone in funzione dalle attività umane. Soggettivare il punto di vista degli animali, che Büchner definisce "nocivi", significa abbattere il dio padrone cristiano dal centro del cielo. Mentre il verme vive per sé stesso, i cristiani danno il giudizio sul verme in funzione dell'uomo che è imitazione del loro dio padrone. La vita del verme in funzione della vita dell'uomo.

Al finalismo cristiano Büchner oppone il "casualismo" della Natura. Il casualismo e il finalismo appartengono alla stessa categoria di pensiero in quanto il casualismo nega la finalità della creazione, ma non la creazione dovuta ad un agente esterno all'essere creato. Continua a derubare i soggetti della natura della loro volontà d'esistenza.

Questa contrapposizione fra finalità e casualismo sarà una di quelle dualità che tenderanno a dominare il pensiero umano: le cose o nascono per caso o sono il prodotto di una volontà che le finalizza. Che le cose emergano ed esistano in sé e per sé, come causa per sé che esprimono volontà d'esistenza in quanto sono, verrà emarginato dalla struttura del pensiero umano nel tentativo di distruggere gli Esseri Umani. La sacra alleanza fra positivisti, materialisti meccanicisti e idealisti tenderà a distruggere la libertà del soggetto di determinare sé stesso nella propria esistenza in quanto, secondo loro, non avrebbe manifestato la volontà di sé stesso nel venire in essere.

La stessa diatriba fra animali utili e animali nocivi, non situa l'uomo fra gli animali nocivi, ma usa l'uomo come elemento di riferimento per stabilire quali sono gli animali nocivi. Mentre Büchner prendendo atto dell'esistenza di animali, definiti nocivi per l'uomo dai cristiani in quanto ritengono che l'uomo sia creato ad immagine del dio padrone, si limita a giustificare la loro esistenza senza negare la centralità dell'uomo nel sistema di ragionamento. Non si chiede quanto l'uomo sia nocivo per gli animali, come per le cavallette, per i colombi o per il verme solitario, ma quanto costoro siano nocivi per l'uomo.

Scrive Büchner:

La natura raggiunge con grandi e penosi rigiri una quantità di pretesi fini che otterrebbe con molta maggior facilità e semplicità, se essa non avesse di mira che questi stessi fini. Le più grandi piramidi d'Egitto ed altre gigantesche costruzioni di quel paese sono fatte di una tal pietra che risulta composta dai gusci di piccoli animali. La pietra da taglio di cui quasi tutte le costruzioni di Parigi sono fatte, proviene dalle conchiglie d'animalucoli, dei quali se ne contano duecento milioni per ogni piede cubo; per la formazione di queste pietre occorsero milioni di secoli: e oggidì l'uomo che se ne serve le riguarda come prova dei disegni di una provvidenza, sebbene la grande disproporzione fra i mezzi e lo scopo sia in questo fenomeno più che mai evidente. Questi fatti presentando agli occhi nostri in modo immediato e sorprendente, il produtto del lento incedere delle migliaia d'anni; sembrano meravigliosi e sovranaturali ai rozzi ed incolti osservatori, mentre che la sagacità dell'erudito riconosce in essi il corso lento e necessario della natura, per proprio impulso, diretta alla perfezione.

L'uomo suole riguardarsi come il punto culminante della creazione, e crede che la terra e tutti gli altri esseri non siano stati creati che per sua utilità e soddisfazione. Ma è lecito supporre che esso sarebbe un po' più modesto se gettasse uno sguardo sulla storia della terra e sulla propagazione geografica della sua specie. Quanto tempo non ha esistito la terra senza di lui? Quanto non è ancora limitata la sua diffusione sul globo, sebbene la sua specie sia molto più numerosa adesso che non migliaia d'anni or sono? "Gli uomini, dice Helmholz, costumano misurare la grande e saggia disposizione dell'universo dalla durata e dai vantaggi che a loro ridondano; ma la storia dei secoli passati del nostro globo ben mostra quanto sia impercettibile l'esistenza dell'uomo in rapporto alla durata del mondo." E chi vorrebbe sostenere che la terra non potrebbe esser meglio appropriata al soggiorno dell' uomo? Contro quante difficultà egli non deve lottare per rendere abitabile un piccolo spazio di territorio, e quante vaste contrade non si oppongono ad ogni colonizzazione per la natura, sia del suolo, che del clima? Nessun essere può esistere per utile dell'uomo poichè ogni cosa che ha vita, vanta eguali diritti all'esistenza, e non è che la ragione del più forte quella che appoggia l'uomo quando uccide e si serve delle altre creature. Non vi ha alcun scopo che la natura si proponga per un essere privilegiato: essa è a sé stessa fine, creazione, perfezione!

pag. 164 – 166

La polemica con le pretese cristiane è fortissima.

L'oscillazione continua fra educazione cristiana, che impone una visione creazionista del mondo entro concezioni creazioniste strette, e la necessità di allargare l'orizzonte per uscire dalla gabbia cristiana.

I resti di animali marini nelle pietre delle piramidi o nelle pietre con cui è stata costruita Parigi, cessano di essere la prova del diluvio universale?

Cosa trova il dotto in quelle pietre? Secondo Büchner l'incedere lento e necessario della Natura verso la perfezione!

In questa frase è riassunta tutta la teleologia dei materialisti meccanicisti. L'idea di perfezione cristiana si è calata dentro di loro in maniera tanto forte che l'attività della Natura deve essere un'attività creatrice e deve tendere verso il destino della perfezione.

Vivere per vivere, non è concepibile da parte dei materialisti meccanicisti.

Subito dopo Büchner si preoccupa di togliere dal centro della perfezione l'uomo che, come vorrebbero i cristiani, gli idealisti e i positivisti, è creato ad immagine del dio creatore. Pertanto, anche per chi nega il dio padrone, indica l'uomo come la perfezione a cui la Natura è giunta nella sua creazione.

La domanda chiave dei materialisti meccanicisti per portare l'uomo alla dimensione della Natura togliendolo dall'uguaglianza col dio padrone è: Quanto tempo non ha esistito la terra senza di lui?

Dal punto di vista della filosofia e della religione, la domanda da fare ai materialisti meccanicisti è questa: è mai esistita la terra senza l'uomo? Quando tre miliardi e mezzo di anni or sono sembra che quella prima molecola divenne consapevole di sé stessa e dette origine alla coscienza di tutti i viventi, dal momento che quella molecola, cellula, entità, chiamatela come volete, ha generato per trasformazioni successive ogni vivente, animale o vegetale della Natura, uomo compreso, possiamo privarla della "dignità" di uomo? Non aveva la forma che noi intendiamo per uomo, ma aveva il meccanismo con cui l'uomo oggi forma la sua coscienza. Dal momento che il meccanismo della formazione della coscienza è il meccanismo con cui si riconosce la vita: non dobbiamo forse dire che ogni organismo vivente nella Natura, animale o vegetale che sia, veicola, sia pur in maniera diversa, lo stesso meccanismo di formazione della coscienza e dunque, per la vita, ognuno di loro è un uomo, compresi coloro accusati di essere "nocivi" come le cavallette, i topi i colombi o il verme solitario?

E' in questo senso che va significata l'affermazione secondo cui nessun essere esiste per essere utile all'uomo. L'uomo è solo uno degli Esseri della Natura.

E' in questo senso che va significata in campo filosofico-religioso l'affermazione di Büchner secondo cui "ogni cosa che ha vita, vanta uguale diritti all'esistenza".

La Natura è un insieme di viventi che riproducono sé stessi scegliendo le migliori situazioni e favorendo situazioni per farlo e continuare a farlo. Gli equilibri nella Natura variano e ad ogni variazione, nuovi equilibri si formano. Gli Esseri nella Natura non hanno uno scopo, hanno pulsioni e necessità soggettive al di là di come veicolano le loro pulsioni di vita e le loro necessità soggettive.

Non esiste un destino degli Esseri della Natura o un destino della Natura: essi vivono. Ed è proprio perché vivono che costruiscono un futuro affinché altri Esseri possano nascere e vivere.

Per il lavoro, le citazioni sono tratte da:

Büchner Ludwig, Forza e materia, studi popolari di filosofia e storia naturale, tradotto da Stefanoni Luigi, 1868 ed.Gaetano Brigola
Citazioni dal capitolo decimo "Generazione primitiva" da pag. 148 a pag. 166.

Ottenuto dal servizio Google

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Marghera, 09 luglio 2014

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

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Marghera, 09 luglio 2014

Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.