Ludwig Büchner - 1824- 1899

Anima animale in Forza e Materia

Il materialismo positivista

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

Forza e materia, Capitolo 19: Anima animale

 

Quando nella natura viene a formarsi una struttura funzionale alla vita e alla persistenza della stessa, tale struttura tende a perpetuarsi, generazione dopo generazione, fintanto che a quella struttura funzionante non se ne sedimenta un'altra o le variazioni di quella struttura rendono il soggetto più adatto ad affrontare l'oggettività nella quale vive.

Così i meccanismi della vita, gli organi dei corpi fisici delle varie specie della Natura, vengono riproposti in ogni specie di animale e ogni specie di animale apporta le variazioni che sono funzionali alla sua sopravvivenza o, se vogliamo, ogni variazione permette alla nuova specie di adattarsi alle situazioni o, ancora, il variare dell'organo consente la sopravvivenza e la persistenza della specie.

Per questo motivo fra le specie animali gli organi tendono ad essere, nella loro essenza, tutti simili: ognuno di essi è divenuto dall'altro o da un antenato comune e lo hanno variato secondo le loro necessità di adattamento soggettivo alla nicchia ecologica a cui si adattavano persistendo.

Quando i materialisti danno un giudizio sugli uomini e sugli animali, costruiscono delle gerarchie su chi è meglio e chi è peggio e il loro essere meglio o il loro essere peggio non è, per i materialisti meccanicisti, determinato agli adattamenti che i soggetti hanno messo in atto nel mondo partendo da quello che erano e avrebbero potuto essere, ma sono ciò che sono in base all'espressione della loro anima. Per estensione, del loro cervello.

Büchner cita alcuni suoi riferimenti:

L'intelligenza dell'animale si manifesta nello stesso modo di quella dell'uomo. Non si può ammettere differenza di essenza, ma solo di grado fra l'istinto e la ragione.

Krahmer

Il corpo umano è una forma modificata del corpo animale; l'anima umana è un'anima animale a più alta potenza.

Burmeister

Il grande abisso che ancor si ammette fra l'intendimento e l'istinto sarà colmato interamente, e lo spirito sarà ammesso alla giurisdizione di leggi fisiche determinate.

Tuttle

Scrive Büchner:

Le migliori autorità in fisiologia, attualmente si accordano nell'ammettere che l'anima dei bruti non differisce da quella dell'uomo in qualità, ma in quantità soltanto. Non è molto che Vogt. col raro talento che lo distingue, ha trattata e risolta la questione in questo senso: poco perciò abbiamo d'aggiungere alla sua discussione. L'uomo non ha preminenza assoluta sull'animale; la sua superiorità intellettuale è puramente relativa, dacchè non è in lui alcun privilegiato dono d'intelletto, ma una più grande intensità nelle facultà della intelligenza ed una più armonica unione che gli danno la superiorità. La causa naturale e necessaria della perfezione delle facultà dell' uomo si trova in un più perfetto sviluppo dell'organo materiale del pensiero. Nello stesso modo che dagl'infimi animali all'uomo il più perfetto vi ha una scala saliente e non interrotta nello sviluppo fisico di questo organo, così una scala di qualità intellettuali corrisponde alla primà, fra il primo e l'ultimo gradino degli esseri. Fra il cervello dell'uomo e quello degli animali, differenze essenziali non si trovano nè nella forma, nè nella composizione chimica; e per quanto nell' intensità di lor funzioni queste differenze appaiano grandi, si limitano sempre ad una semplice graduazione. Questo sol fatto, aggiunto all'altro già citato sulla dipendenza delle funzioni intellettuali dalla forma, dalla grossezza e dal modo di composizione del cervello, potrebbe esser sufficiente a provare il nostro asserto. Che l'uomo siasi compiaciuto di dare il nome d'istinto alle manifestazioni dell'intelletto animale,. è cosa che presto si spiega colla sua ben nota presunzione. Però, vero istinto non v'ha, almeno nel senso che comunemente si attribuisce a tal nome, il quale, secondo l'espressione del dottor Weinland, non designa altro che "una pigrizia di spirito per risparmiarci gli sforzi che reclama lo studio penoso dell'anima animale," o, come dice l'inglese Lewes, "una di quelle parole fatte per nascondere agli uomini la lor propria ignoranza." Nè alcuna necessità immediata qual risultante dell'organizzazione intellettuale, né alcuna cieca tendenza, sono i moventi delle azioni animali, ma bensì una riflessione produtta dalla equazione e dal giudizio.

Pag. 300 – 302

L'uomo da ammazzare, torturare, emarginare, viene chiamato da Büchner "il bruto". L'uomo che la società ha costretto a vivere nella merda e che si è adattato a persistere in quello stato nell'attesa di possibilità di espansione della sua coscienza di sé viene offeso ed ingiuriato affermando che lui è così perché è lui e non l'ambiente sociale che lo ha costretto.

Dobbiamo partire da questo mal'animo per capire la gerarchia dell'anima di Büchner. I cervelli, dunque, non differiscono in qualità, ma in quantità!

C'è una gerarchia di valori, dice Büchner, in cui l'uomo è l'essere della natura più perfetto rispetto agli esseri della natura che sono infimi. Come il cervello misura la gerarchia delle specie nella natura, così le qualità intellettuali razionali determinano la gerarchia.

In Büchner tutto è gerarchia e tutto procede verso un ipotetico "alto" che rappresenta la perfezione della razza come per i cristiani la loro perfezione in quanto loro sono il popolo del dio padrone e creatore.

Una gerarchia di razze della Natura, una gerarchia di intelligenze, una gerarchia di razze umane: una gerarchia!

Oggi che conosciamo l'orrore di pensare, come imposto dal dio padrone di ebrei e cristiani, in una forma gerarchica, conosciamo anche l'orrore di gerarchicizzare una situazione in essere ignorando le cause da cui la situazione è emersa.

Il problema che Büchner doveva superare era la separazione che i cristiani avevano operato fra le specie della natura da un lato e l'uomo come immagine di dio d'altra parte. I materialisti meccanicisti volevano unificare l'uomo con la natura ma non furono in grado di uscire dalla logica gerarchica cristiana con cui interpretare la natura. L'elemento centrale del cristianesimo è la superiorità dell'uomo sulla natura in quanto questa è donata da dio all'uomo. L'uomo è l'immagine di dio e il padrone, per sua delega, della Natura.

Büchner e i materialisti vogliono riportare l'uomo nella natura, ma salvaguardano la superiorità dell'uomo sulla natura e sugli altri uomini.

Per i materialisti meccanicisti l'uomo non è il prodotto del dio creatore, ma l'elemento più elevato, il "capolavoro" dell'evoluzione che avviene nella natura. Ciò che non cambia nella logica dei materialisti meccanicisti e dei cristiani, è la superiorità dell'uomo e il suo diritto di dominare.

All'interno di questa logica c'è la gerarchia evolutiva delle anime, delle spirito e dell'intelletto. L'evoluzione, per i materialisti meccanicisti, non è fatta da corpi che si adattano ad un ambiente per persistere e riprodurre sé stessi, ma è un'evoluzione intesa come innalzamento verso la perfezione di anima, cervello e intelletto.

Si tratta dell'idea di evoluzionismo creazionista con cui i cristiani spiegano il primitivismo della creazione dell'uomo e la sua superiorità rispetto a tutte le altre specie della natura.

Büchner dice che il fatto che l'uomo chiami istinto le risposte e le strategie esistenziali degli animali, è dovuto a presunzione. In realtà, dice Büchner, gli animali hanno la loro intelligenza e la loro capacità di pensare il mondo in cui vivono, solo che sono inferiori all'uomo.

L'intero capitolo di Büchner è una difesa e un riconoscimento all'intelligenza animale. L'intelligenza è un dato comune a tutti gli esseri della Natura, dice Büchner, e il fatto che alcuni animali (e alcune razze umane) ne hanno meno, non significa che non siano intelligenti e non si comportino, sia pur tendenzialmente, come l'uomo.

Scrive Büchner:

Il processo intellettuale per cui questa operazione avviene, è identico a quello dell'uomo, quantunque la forza del giudizio negli animali sia più debole e confusa. Certo, questo atto di volontà produtto dalla riflessione, è tanto ristretto dalle interne ed esterne condizioni, che la libertà della scelta spesso è nulla o sommamente circoscritta. Ma lo stesso accade all'uomo, avvegnachè il libero arbitrio di cui egli crede godere, nello stretto senso della parola non è che una chimera. Attribuendo all' istinto tutte le azioni degli animali, si avrebbe il diritto di dire che l'uomo nelle sue azioni non segue altro che l'impulso istintivo. Ma l'una e l'altra di queste conclusioni sono false. L'animale riflette, pensa, acquista dell' esperienza, si rammenta del . passato, provvede all'avvenire, sente come l'uomo, e non è difficile il provare che quanto in lui si credeva cieco istinto, non é che il risultato della coscienza e dell' intelligenza. "L'opinione, dice Czolbe, che gli animali non hanno idee, giudizio e ragionamento, è smentita dall'esperienza." E il famoso Sistema della natura: "E'il colmo della follia il rifiutare le facultà intellettuali agli animali; essi sentono ed hanno idee; giudicano e comparano; scelgono e deliberano; hanno memoria, amore ed odio, e spesso i loro sensi sono più squisiti dei nostri." - Non è per istinto che la volpe sceglie la sua tana fra due uscite e ruba i polli dei rustici nel tempo in cui sa che il padrone è assente od alla tavola, ma piuttosto per deliberazione.

[...]

Chi non conosce la bella descrizione di Vogt suI governo delle api? Chi non ha letto il racconto sugli stabilimenti di cani nelle praterie dell'America del nord? L'inglese Kooker, parlando dell'elefante, dice: "La docilità di questo animale è conosciuta dalla più remota antichità; ma essa molto perde nel racconto. La bontà, la docilità e l'intelligenza sua tanto mi sorpresero, che mi parve di non aver mai letto od udito nulla di simile. Il nostro elefante era eccellente, e tanto docile, che colla sua proboscide gli si faceva raccogliere una pietra, ch'esso gettava sopra, la sua testa al cavaliere, così risparmiandogli la fatica di dover discendere nelle sue escursioni geologiche." Bisogna aver vedute e frequentate certe classi inferiori della nostra società per comprendere che la scala intellettuale dell'animale all'uomo non è punto interrotta. Senza parlare delle razze umane inferiori, spesso s'incontrano nella stessa popolazione europea individui il cui stato intellettuale naturalmente ci fa nascere la domanda s'essi possano competere con un animale intelligente. Il cretino è pure essere umano, ma può dirsi ch' esso sia superiore alle scimmie?

[...]

Dal lato suo, il negro, secondo la bella descrizione di Burmeister, si avvicina assai alla scimmia, tanto per la natura fisica che spirituale, vuoi per la viltà, che per i tratti salienti del suo carattere. Secondo l'espressione di un corrispondente della Gazzetta universale, la storia dei negri li mostra metà scimmie e metà tigri, carattere che pure si addice gli abitanti di Taiti. Burmeister dipinge l'uomo primitivo nel Brasile come un animale che in tutte le sue azioni si mostra privo di una intelligenza superiore. Hope narra che nei deserti dell'interno di Borneo, di Sumatra e nelle isole della Polinesia, errano delle orde selvagge i cui individui, se hanno una rassomiglianza perfetta col babbuino, hanno per lo spirito una debolissima superiorità sui bruti. Poca è la loro memoria e ancor meno l'imaginazione...

E realmente, non è la natura che abbia limiti, ma l'intelligenza nostra, che tutto volendo mettere in sistema, segna e traccia quei confini puramente provvisori, ch'ella poi finisce col credere assoluti. Ma non conviene che l'uomo si abbelli di quanto non è suo e si creda posto al di sopra del mondo organico e superiore alla natura animale; meglio invece gli si attaglia il riconoscere la realtà delle cose e il legame stretto ed indissolubile, per cui è unito all'universa natura: egli ha la stessa origine e la stessa fine d'ogni cosa che viva o fiorisca. "Ciò che non poco contribuisce, dice l' autore degli Uomini e cose, a nasconderei si lungamente il lato fisiologico del regno animale, è l'antica credenza che l' uomo, solo essere dotato di ragione, sia separato dagli animali da un abisso insuperabile. Una volta che fossimo spogliati da questo pregiudizio e penetrati dall'idea che il regno animale, e nel rapporto fisico e nell'intellettuale e morale, contiene tutti gli elementi dell'anima e del corpo umani, potremmo avere una fisiologia comparata, come già abbiamo l'anatomia.

Pag. 302 – 312

In pieno schiavismo e in piena era coloniale Büchner si allinea con le posizioni schiaviste di superiorità della razza bianca costruendo una gerarchia di dominio. Nello stesso tempo, Büchner vuote togliere il controllo dell'uomo al dio padrone cristiano e riportare l'uomo nella natura riconoscendo l'intelligenza animale e collocando l'uomo, come parte della natura, al vertice evolutivo dell'intelligenza animale. L'uomo bianco, il colonialista, come vertice evolutivo degli Esseri Umani. Tanto per ricordare gli effetti di questo modo di pensare, gli abitanti della Sardegna erano considerati una sottospecie umana. Gli abitanti del sud-Italia una sottorazza e gli stessi veneti una razza inferiore. Queste categorie razziali erano discriminanti anche negli Stati Uniti. Lombroso su questa discriminazione, che ha in Moleschott uno dei promotori, farà la fortuna della magia simpatica, la fisionomica, che applicherà alla ricerca scientifica esattamente come la chiesa cattolica applicherà la fede alla scienza.

Mentre Darwin non ha mai fatto discendere l'uomo dalla scimmia, i materialisti meccanicisti, come Büchner, associano uomini alle scimmie. Questo non per elevare le scimmie riconoscendo loro dei diritti d'esistenza, ma per giustificare il colonialismo e il genocidio di uomini a cui loro non volevano riconoscere diritti di uomini in quanto, per loro, i colonizzati sono selvaggi; sono bestie.

Quando Büchner scrive:

Dal lato suo, il negro, secondo la bella descrizione di Burmeister, si avvicina assai alla scimmia, tanto per la natura fisica che spirituale, vuoi per la viltà, che per i tratti salienti del suo carattere. Secondo l'espressione di un corrispondente della Gazzetta universale, la storia dei negri li mostra metà scimmie e metà tigri, carattere che pure si addice gli abitanti di Taiti. Burmeister dipinge l'uomo primitivo nel Brasile come un animale che in tutte le sue azioni si mostra privo di una intelligenza superiore. Hope narra che nei deserti dell'interno di Borneo, di Sumatra e nelle isole della Polinesia, errano delle orde selvagge i cui individui, se hanno una rassomiglianza perfetta col babbuino, hanno per lo spirito una debolissima superiorità sui bruti.

sta ingiuriando gli uomini con convinzioni aprioristiche che nascono dalla bibbia di ebrei e cristiani e che hanno nell'idea Francese di schiavitù e di colonialismo (1800) di quel tempo, la loro legittimazione. Una legittimazione che tolta alla bibbia ebrea e cristiana, Büchner la vuole legittimare attraverso la scienza. Una scienza che non dimostra, ma afferma l'assurdo e i comportamenti criminali alla stessa stregua del dio padrone o del Gesù della bibbia.

Le prime osservazioni sugli animali facevano stupire gli osservatori. Le loro idee aprioristiche, derivate dalla superiorità cristiana dell'uomo sul "creato" del loro padrone, subivano grandi scossoni e forti rivolgimenti. I cristiani si mettevano alla ricerca di quanto avevano studiato nella bibbia, a proposito dell'attività del loro dio padrone, e scoprivano un mondo che contraddiceva quelle convinzioni. Un esempio è Darwin che partito per cercare le prove della creazione del suo dio padrone, scoperse come le affermazioni del dio padrone erano un falso.

Osservare gli animali e constatare che in molte loro scelte appariva un'intelligenza progettuale che fino ad ieri era attribuita dai cristiani solo all'uomo, sconcertava gli osservatori. Büchner tenta di mettere al riparo gli osservatori da questo sconcerto affermando che esiste una gerarchia dell'intelligenza legata all'evoluzione. In questo modo giustificò l'intelligenza animale che veniva scoperta e condannava alla sottomissione razziale interi popoli che venivano considerati alla stregua di animali da poter abbattere e macellare. Vogt e Lombroso sono chiari in questo.

L'attività di Büchner sulla gerarchia delle specie costruì il terreno fertile per la più grande truffa evoluzionistica messa in atto dai cristiani.

La truffa dell'uomo di Piltdown, scoperto nel 1912 e assemblata da Charles Dawson e altri, fu possibile perché i materialisti meccanicisti avevano imposto alla comunità scientifica l'idea della gerarchia del cervello e avevano imposto l'idea preconcettuale secondo cui prima cresceva il cervello e poi si adattava il corpo al cervello. Si tratta della medesima idea degli esoteristi in cui l'evoluzione della mente determina l'evoluzione del corpo costruendo una gerarchia di anima (elemento superiore riferito a dio), mente e corpo.

Oggi sappiamo che è il corpo che plasma il cervello e se una distinzione va fatta fra le specie è una distinzione di funzionalità nella nicchia ecologica fatta dal corpo che ha costruito un cervello funzionante alla necessità. Un cervello che si può modificare date le necessità di modificazione del corpo.

Per scoprire questa truffa creazionista messa in essere dagli inglesi, sono passati quaranta anni, dal 1912 al 1953. Prima che la truffa fosse denunciata e accolta dalla comunità scientifica diventando di dominio pubblico cambiando indirizzo alla ricerca scientifica, siamo arrivati alla fine degli anni '60. Quel 1968 che ha cambiato indirizzo alla storia dell'umanità. Tutti coloro che hanno studiato prima degli anni '60 parlano di superiorità del cervello e di evoluzione attraverso lo sviluppo del cervello anche quando sono consapevoli che è il corpo a guidare le trasformazioni dell'intera struttura fisica, cervello, tipo di intelligenza, sensibilità, percezioni ed emozioni.

So che la questione non è stata ancora sviluppata in maniera sufficiente, ma la modificazione complessiva che l'uomo ha operato nell'ambiente della Natura negli ultimi cento anni ha costretto milioni di specie di animali a modificare il loro comportamento per persistere, riprodursi ed espandersi nell'ambiente in cui vivevano. Questo modificarsi implica anche il modificarsi della loro intelligenza e della loro capacità di percezione del mondo.

Noi non viviamo in un mondo gerarchico. Come Esseri Umani siamo parte della Natura, come soggetti ci adattiamo all'ambiente sociale in cui viviamo e sviluppiamo le caratteristiche che ci permettono di persistere, generare ed espanderci in quel tipo di ambiente.

In un mondo globalizzato sono necessarie capacità di adattamento globalizzate e molte persone, molti popoli e molte genti, entreranno in sofferenza fintanto che da quelle persone, da quelle genti e da quei popoli non nasceranno individui capaci di sfruttare a proprio vantaggio le condizioni sociali imposte. Alcuni popoli, per le loro caratteristiche di adattamento, possono essere facilitati. Un po' come quella tribù di indiani del Nord-America che usava tatuare attorno al ginocchio ai bambini quando superavano la pubertà. Il tatuaggio consentiva loro di non soffrire di vertigini e si adattarono ai conquistatori salendo sulle impalcature e costruendo grattacieli.

Il mondo in cui viviamo è in perenne cambiamento. Gli uomini, come ogni specie animale, nascono e muoiono, ma mentre gli animali sanno di vivere in funzione del morire, io lo so, l'uomo, educato dal cristianesimo e dalle religioni rivelate, vive una sorta di onnipotenza che lo porta a pensarsi immortale. Così vive come se fosse eterno in una permanente angoscia della fine della sua eternità.

La truffa dell'uomo di Piltdown fu possibile perché interi popoli e la comunità scientifica, quella che si identificò col nazismo, aveva fatto proprie le idee della superiorità della razza bianca dei positivisti, dei cristiani e dei materialisti meccanicisti. Aveva fatto proprie le idee di superiorità dell'uomo sulla donna e avevano fatto proprie le idee di un nazionalismo che si identificava con l'idea del popolo eletto e non con la patria degli uomini.

Per il lavoro, le citazioni sono tratte da:

Büchner Ludwig, Forza e materia, studi popolari di filosofia e storia naturale, tradotto da Stefanoni Luigi, 1868 ed.Gaetano Brigola
Citazioni dal capitolo diciannovesimo "Anima animale" da pag. 300 a pag. 313.

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Marghera, 03 settembre 2014

 

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Marghera, 03 settembre 2014

Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.