Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) (1927 - -) e Mario Bergoglio (Francesco) (1936 - -)

Enciclica Lumen Fidei
la fede nell'idolo Jahve

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185815

 

Pagine Lumen Fidei di Bergoglio nella Teoria della Filosofia Aperta - indice

Tutta la storia degli ebrei descritta dalla Bibbia non è altro che un lungo elenco di stermini e di genocidi messi in atto, di volta in volta, dal dio padrone degli ebrei e dagli ebrei stessi sia per distruggere le persone delle altre religioni, che per derubarle delle case, delle città, degli averi e trasformare le donne di quei popoli nelle loro puttane.

L'idolo Jahve non può tollerare la presenza di altre e diverse condizioni religiose. Per questo ordina la distruzione materiale, fisica, sia di ogni statua, di ogni altare, che il genocidio e il massacro di persone che non lo adorano.

"Chi sacrifica ad altri Dèi fuorché al Dio padrone solo, sia punito con la morte,"

Citazione Bibbia da Esodo 22, 19

Oppure, per descrivere la fede esaltata da Ratzinger e Bergoglio servono le parole di Mosé:

"...Perché avete lasciato in vita tutte le donne? Furono proprio esse che per suggerimento di Baalam, sedussero i figli d'Israele tracinandoli nell'infedeltà verso il Dio padrone Jahve nel fatto di Fegor per cui scoppiò il flagello in messo al popolo del Dio padrone Jahve [NOTA: per mano di Jahve, non dei madianiti. L'assassinio degli Israeliti avviene per opera di Jahve, non dei madianiti.]. Or dunque, uccidete tutti i bambini maschi e tutte le donne che hanno avuto rapporti intimi con un uomo; invece le fanciulle vergini, che non hanno ancora conosciuto l'uomo, serbatele in vita per voi..."

Citazione Bibbia da Numeri 13, 14-18

La fede esaltata da Ratzinger e Bergoglio per l'idolo Jahve, comporta il genocidio di chi disprezza l'idolo Jahve.

Questa attività, Ratzinger e Bergoglio la chiamano: diffondere la fede!

Ratzinger e Bergoglio nella Lumen Fidei partono dall'attività di genocidio del loro Dio padrone per sottolineare come la fede nel loro Dio padrone nasce dal genocidio, vero o millantato che sia, nei confronti di chi non è in grado di difendersi.

Il Dio degli ebrei e dei cristiani, nella Bibbia commette ogni tipo di atrocità per il proprio divertimento e per certificare come "l'autorità" da lui certificata non si possa mettere in discussione (vedi: II Re 2, 23-25).

Mentre Mosé afferma di parlare col Dio padrone, la gente che lo segue si accorge, giorno dopo giorno, che Mosé la sta imbrogliando. L'opposto della truffa, che Ratzinger e Bergoglio chiamano fede, è cercare i legami di vita col mondo in cui le perone vivono:

Scrive Ratzinger e Bergoglio nella Lumen Fidei:

13. La storia di Israele ci mostra ancora la tentazione dell'incredulità in cui il popolo più volte è caduto. L'opposto della fede appare qui come idolatria. Mentre Mosè parla con Dio sul Sinai, il popolo non sopporta il mistero del volto divino nascosto, non sopporta il tempo dell'attesa.

Non è che "non sopporta l'attesa", ma non sopporta l'inganno.

Mosé sta prendendo in giro le persone che lo hanno seguito e le persone sentono che non c'è più futuro dal momento che Mosé le sta imbrogliando.

Mosé è il tramite fra il Dio padrone e le persone. Il Dio padrone è un oggetto d'uso di Mosé per prendere il giro le persone, per imporre la sua morale alle persone, per dominare le persone, per appropriarsi dei beni delle persone e disporne a piacimento.

Non si tratta di "un Dio nascosto", ma di "un Dio che non esiste". Un idolo inventato da Mosé (o chi per esso, non sto facendo una ricerca storica, ma teologico-religiosa) per distruggere mediante la sottomissione coloro che, uscendo dall'Egitto, non si sono resi conto che diventavano schiavi di un feroce padrone al quale dovevano sacrificare la vita dei loro figli.

Chi ha scritto i testi sacri a cui fa rifermento Ratzinger e Bergoglio è talmente consapevole di star truffando le persone che non osa scrivere sui contenuti della "meraviglia" di come si agisce per truffare le persone. L'idolatria degli ebrei è talmente violenta che la chiesa cattolica la fa propria e ne rinnova gli effetti distruttivi nella società. Nascondere l'idolo che crea sottomissione non è creare un'altra ideologia del divino, ma è un sottrarre l'idolo alla critica razionale mantenendo la sua presenza nella costruzione della dipendenza psichica dell'individuo.

Il terrorismo degli ebrei è la condanna a morte per ogni persona che verifica la truffa di Mosé. Mosé, mette in atto una sceneggiata teatrale e dal momento che teme che qualcuno possa alzare il sipario e scoprire il trucco ordina di ammazzare chiunque tenti di avvicinarsi.

L'idolo di Mosé è nascosto dietro al terrore che Mosé instilla nelle persone:

Poi Jahve disse a Mosè: "Io verrò a te in una nuvola densa, affinché il popolo ascolti mentre io ti parlo, e creda sempre a te." E Mosè riferì a Jahve la risposta del popolo. Poi Jahve disse a Mosè : "Va' al popolo e santificali oggi e domani e lavino le proprie vesti, e siano pronti per il terzo giorno; poichè nel terzo giorno Jahve discenderà sul Monte Sinai alla presenza di tutto il popolo. Tu poi fisserai attorno al popolo un limite e dirai: - Guardatevi dal salite sul monte, o di toccare le sue falde. Chiunque toccherà il monte sarà senz'altro messo a morte. Nessuna mano lo toccherà; chi lo farà, sarà lapidato o colpito da freccia: uomo o bestia, non dovrà essere lasciato in vita. Quando il corno sonerà a lungo, essi ascenderanno il monte." E Mosè discese dal monte verso il popolo e lo purificò, ed essi lavarono le proprie vesti. '5 Ed egli disse al popolo: "Siate pronti per il terzo giorno, e non avvicinatevi a donna."

E al mattino del terzo giorno, si ebbero tuoni e fulmini, una densa nube sul monte e un fortissimo suono di corno. Tutto il popolo dell'accampamento ne tremò. Mosè quindi fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Elohim, e si fermarono al piede della montagna. Il Monte Sinai era tutto fumante, poichè Jahve era disceso su di esso sotto forma di fuoco. Il fumo ascese come quello di una fornace, tutta la montagna sussultava fortemente. Il suono del corno aumentava sempre più, Mosè parlava ed Elohim gli rispondeva con un tuono. Jahve discese sul Monte Sinai, sulla cima del monte, e Jahve invitò Mosè alla cima del monte, e Mosè salì. Poi Jahve disse a Mosè: "Discendi e avverti il popolo che non corra verso Jahve per vedere, e non ne periscano molti. Anche i sacerdoti, che si avvicinano a Jahve siano purificati, affinchè Jahve non si avventi contro di loro." E Mosè disse a Jahve: "Il popolo non può ascendere al Monte Sinai, perchè tu ci hai dato quest'ordine: - Delimita il monte e dichiaralo sacro. E Jahve gli rispose: "Va', discendi e poi con Aronne ascendi di nuovo; ma i sacerdoti e il popolo non facciano irruzione per salire verso Jahve, affinchè egli non si avventi contro di loro." Mosè quindi discese al popolo e glielo disse.

Citazione Bibbia da Esodo 19, 9-25

Quando le persone scoprono il trucco di Mosé e riescono a sfuggire al terrore con cui Mosé le minaccia di morte, l'idolo Jahve viene immediatamente gettato in quanto quell'idolo non è funzionale alla vita degli uomini, ma pretende che gli uomini siano funzionali alla sua vita.

Sono necessari altri e diversi legami divini per affrontare la vita. Era necessario affrontare il proprio futuro e non essere sottomessi alla parola di un padrone che veniva trasmessa dal padrone del padrone Jahve: Mosé.

La stessa condizione è la condizione che vivono i cristiani che non chiedono a Ratzinger e Bergoglio di dimostrare le loro farneticazioni deliranti attorno all'idolo Jahve, ma lo impongono mediante la violenza a tutti i cittadini. Trucchi come le adunate di massa e le isterie collettive. Trucchi come l'organizzazione delle crisi economiche e la costruzione della miseria sociale che spinge gli individui all'indigenza.

Quando i trucchi non funzionano più, perché non fanno presa sulle persone, allora Mosé, come Ratzinger e Bergoglio, ricorrono al genocidio come metodo ideologico della chiesa cattolica.

Per questo motivo, quando Mosé, dopo tutti i tentativi per imporre la fede nel suo Dio padrone mediante dei trucchi da baraccone, non riesce ad ottenere gli effetti voluti, ricorre al mezzo che conosce meglio: il genocidio.

Mosè vide che il popolo era senza alcun freno: Aronne, infatti, lo aveva lasciato senza alcun freno a zimbello dei suoi nemici. Mosè quindi si fermò alla porta dell'accampamento e disse: "Chi è per Jahve venga a me." Tutti i figli di Levi si adunarono attorno a lui. Egli disse loro: "Così ha parlato Jahve, Dio d'Israele: - Ciascuno di voi cinga la spada al suo fianco; attraversate e girate l'accampamento di porta in porta, e ciascuno uccida il proprio fratello, il proprio amico e il proprio vicino." E i figli di Levi eseguirono l'ordine di Mosè e in quel giorno circa tremila uomini del popolo perdettero la vita. Mosè disse: "Voi, oggi, vi siete consacrati al servizio di Jahve, chi a prezzo del proprio figlio, e chi a prezzo del proprio fratello. Oggi egli farà discendere su di voi la benedizione." Il giorno seguente, Mosè disse al popolo: "Voi avete commesso un grande peccato; io ascenderò ora da Jahve, forse potrò ottenere il perdono del vostro peccato."

Citazione Bibbia da Esodo 32, 25-29

Chi ha commesso il genocidio e crimini vari per imporre la fede, come i santi cattolici da padre Pio alla Teresa di Calcutta, vengono premiati da Mosé, da Ratzinger e da Bergoglio, che affermano: "Voi oggi vi siete consacrati al servizio di Jahve...". E' con questo metodo che la chiesa cattolica sceglie i suoi santi. I parametri sono quelli della fede: più hanno ammazzato per imporre la fede, maggiore devono essere i riconoscimenti e la santificazione per i loro meriti al servizio della chiesa cattolica. Di Jahve.

Su queste basi dottrinali, Ratzinger e Bergoglio riflettono sulla malattia che impongono agli uomini.

Scrive Ratzinger e Bergoglio nella Lumen Fidei:

La fede per sua natura chiede di rinunciare al possesso immediato che la visione sembra offrire, è un invito ad aprirsi verso la fonte della luce, rispettando il mistero proprio di un Volto che intende rivelarsi in modo personale e a tempo opportuno. Martin Buber citava questa definizione dell'idolatria offerta dal rabbino di Kock: vi è idolatria " quando un volto si rivolge riverente a un volto che non è un volto".[10] Invece della fede in Dio si preferisce adorare l'idolo, il cui volto si può fissare, la cui origine è nota perché fatto da noi. Davanti all'idolo non si rischia la possibilità di una chiamata che faccia uscire dalle proprie sicurezze, perché gli idoli " hanno bocca e non parlano" (Sal 115,5).

La fede, il delirio di onnipotenza che spinge l'uomo a considerarsi proprietà di un Dio padrone del quale è schiavo, presuppone che lo schivo pensi a sé stesso come un oggetto posseduto dal padrone e che non aneli, a sua volta, al possesso contro la volontà del Dio padrone. Il fedele è sempre un soggetto psicologicamente, emotivamente, economicamente e socialmente più povero e miserabile dell'oggetto della sua fede. L'oggetto di fede del fedele è un essere superiore pieno di tutti quegli attributi e di quel potere economico che il fedele sottomesso desidera. Proprio perché il fedele sottomesso desidera, proietta il suo desiderio sul suo Dio padrone in una fede il cui scopo è renderlo sempre più povero, miserabile, desideroso, affinché l'individuo confermi la sua fede che conchiudendo in essa la sua immaginazione ne distrugge la qualità di vita.

Questa operazione di distruzione dell'uomo conchiuso nell'immaginazione, Ratzinger e Bergoglio la chiamano: "aprirsi verso la fonte di luce".

Un aprirsi in modo tanto più violento e totalizzante verso tale fonte quanto maggiori sono le condizioni di miseria morali ed esistenziali dell'individuo da chiudergli ogni prospettiva esistenziale se non la sua immaginazione che vive un'esaltazione psichica di onnipotenza.

L'idolo immaginato, lo Jahve del delirante, conserva il delirio frapponendosi fra le possibilità che l'esistenza offre, comunque, al disperato e le capacità del disperato di sottrarsi all'immaginazione in cui delira. Il delirante diventa egli stesso lo Jahve che gli parla e lo consola nel suo delirio. Il delirante Jahve delira e nel delirio esalta sé stesso coinvolgendo la sua libido nel delirio, unica forma capace di dare piacere al delirante che ha perso i contatti con la sua esistenza che non siano quelli della diffusione ossessiva del proprio delirio.

Baal, al contrario, non sottrae l'uomo alla vita. Non intrappola l'individuo nella sua immaginazione, ma apre all'individuo le possibilità di vivere la propria vita con coraggio. Baal non parla al delirante, parla alla quotidianità e alle contraddizioni della vita in cui il "fedele" di Baal immette la propria volontà e le proprie determinazioni arando il campo o fondendo i metalli perché in questo modo modifica in meglio il suo presente.

Dopo che i fedeli di Baal hanno arato il campo e seminato, dopo che i fedeli di Baal hanno fuso il metalli e acquisita la tecnica, allora i deliranti di Jahve si appropriano del prodotto del campo (mieto dove non ho seminato...Mt 25, 26) per diffondere i loro deliri e si appropriano dei metalli fusi per macellare gli uomini che non si sottomettono ai loro deliri.

Quando gli uomini rappresentano con una statua Athena, rappresentano il divenire razionale che lasciano in eredità ai loro figli: la capacità degli artigiani, la strategia dei militari, l'abilità dei contadini, la saggezza dell'amministrazione della società, affinché tutti i cittadini ne beneficino. L'olio dell'ulivo di Atena, aggiunto al fuoco povero di sterpi e sterco, permette di alzare la temperatura fino ad oltre i mille gradi e di fondere il rame e il bronzo. Una società in possesso del rame e del bronzo può guardare con una certa sicurezza al proprio futuro. Un futuro costruito con le mani degli uomini viene rappresentato nelle statue degli Dèi affinché altri uomini, generazione dopo generazione, ne conservino la memoria per costruire un futuro migliore. E questo fintanto che non arrivano i fedeli di Jahve che si appropriano dei mezzi, costruiti da chi ha costruito le Statue degli Dèi, e macellano gli Esseri Umani per la gloria del proprio idolo padrone Jahve.

Per il discorso del Salmo 115, vedi la pagina:

http://www.stregoneriapagana.it/bergoglio_ratzinger_lumen_fidei_idolatria_salmo115.html

Scrive Ratzinger e Bergoglio nella Lumen Fidei:

Capiamo allora che l'idolo è un pretesto per porre se stessi al centro della realtà, nell'adorazione dell'opera delle proprie mani. L'uomo, perso l'orientamento fondamentale che dà unità alla sua esistenza, si disperde nella molteplicità dei suoi desideri; negandosi ad attendere il tempo della promessa, si disintegra nei mille istanti della sua storia. Per questo l'idolatria è sempre politeismo, movimento senza meta da un signore all'altro. L'idolatria non offre un cammino, ma una molteplicità di sentieri, che non conducono a una meta certa e configurano piuttosto un labirinto.

Le mani dell'uomo, come rappresentazione dell'attività dell'uomo danno il senso alle rappresentazioni divine che indicano nelle attività di quelle mani, un modo per fondare il loro futuro. Le statue non sono "idoli", ma simboli che descrivono, in riferimento all'uomo, azioni e condizioni del divino reale in cui noi siamo immersi, del quale siamo costituiti e col quale operiamo mediante le nostre mani e il nostro vissuto, in funzione della costruzione di un futuro che non sono alimenta, costruisce e arricchisce la nostra esistenza, ma alimenta, costruisce e arricchisce il divino, nelle sue soggettività, in cui siamo immersi. Mentre il cristiano pensa al suo Dio nella forma patologica dell'assolutezza e dell'immobilità che chiama "verità", chi costruisce le statue degli Dèi pensa agli Dèi come soggetti viventi in continua trasformazione di sé stessi, in sé stessi, per sé stessi e, in quest'attività, gli Dèi modificano la realtà presente in cui ogni soggetto agendo in sé stesso, per sé stesso in una trasformazione continua della propria conoscenza modifica la realtà oggettiva in cui si sviluppa il proprio vissuto e la stessa qualità degli Dèi in un "camminare assieme" che il cristiano, in ginocchio davanti al suo Dio padrone nella forma psichiatrica di Jahve, ignora.

I desideri sono molteplici come molteplici sono gli Dèi che formano il presente. Ma l'uomo che costruisce le statue per rappresentare il divino a cui è interessato, pratica l'INTENTO. Non sono gli Dèi a dire all'uomo quali Dèi e per quali motivi l'uomo deve adorare o seguire e rappresentare. E' l'uomo che nell'immenso numero di Dèi e nell'immenso numero di qualità di Dèi espressi nelle diverse condizioni della sua esistenza, scegli gli Dèi e le qualità degli Dèi da rappresentare per alimentare il proprio vivere.

Questa scelta non è operata dall'idolatra di Jahve, nella scelta di Jahve, in quanto l'idolo Jahve rappresenta soltanto la malattia mentale del fedele, la sua estraneazione dalla vita. Il suo delirio consolatorio nella disperazione esistenziale. Una disperazione che l'idolatra di Jahve esprime mediante le sue preghiere e le sue suppliche all'idolo piantato nella sua psiche. La malattia è simile in ogni individuo disperato davanti alle condizioni della vita e simile è l'immagine dell'idolo Jahve che raffigura il suo delirio di onnipotenza psicologicamente consolatorio.

Mentre chi costruisce le statue degli Dèi ha davanti a sé un lungo cammino in cui nuove statue di Dèi possono essere aggiunte per definire i principi sacri della sua attività, l'idolatra di Jahve non può aggiungere nulla alla sua malattia mentale che lo separa dalla società e il fedele vive quella verità assoluta come un lento disfacimento e dissolvimento della sua esistenza senza futuro.

Scrive Ratzinger e Bergoglio nella Lumen Fidei:

Chi non vuole affidarsi a Dio deve ascoltare le voci dei tanti idoli che gli gridano: "Affidati a me!". La fede in quanto legata alla conversione, è l'opposto dell'idolatria; è separazione dagli idoli per tornare al Dio vivente, mediante un incontro personale. Credere significa affidarsi a un amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che sostiene e orienta l'esistenza, che si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le storture della nostra storia. La fede consiste nella disponibilità a lasciarsi trasformare sempre di nuovo dalla chiamata di Dio. Ecco il paradosso: nel continuo volgersi verso il Signore, l'uomo trova una strada stabile che lo libera dal movimento dispersivo cui lo sottomettono gli idoli.

Gli Dèi raffigurati non gridano all'uomo "affidati a me!". Affidarsi all'idolo, comunque rappresentato, è un desiderio proiettato come immagine di Jahve definita dalla propria malattia psichiatrica. sia come immagini del Dio padrone, del gesù padrone, della vagina padrona della sessualità qual è la madonna dei cristiani o l'infinito repertorio dei santi cattolici con cui i cristiani riempiono la loro disperazione esistenziale, è proprio dell'ideologia cristiana. Del modo con cui la malattia mentale del cristiano porta l'idolatra di Jahve a rapportarsi col mondo in cui vive.

"Flagelliamoci per i nostri peccati": 40enne impazzisce e strattona i passanti in centro

Un uomo residente in Emilia Romagna è impazzito in pieno centro nella tarda mattina del 29 luglio. In preda ad un fervore religioso pretendeva che tutti si punissero per i peccati del mondo. Fermato: ora subirà Tso

Centro, in preda ad fervore religioso: strattona passanti

29 luglio 2013"

Un 40enne in preda ad un fervore religioso "malato" ha cercato di flagellarsi e poi ha dato in escandescenza cercando un contatto violento con alcuni turisti che stavano transitando in Piazza Danti. L'uomo è stato immediatamente fermato dagli agenti del Posto Fisso di Polizia di Piazza Danti che lo hanno identificato e chiamato poi i sanitari del 118. Lo stato di alterazione richiede un trattamento sanitario obbligatorio al Santa Maria della Misericordia."

Tratto da:

http://www.perugiatoday.it/cronaca/centro-storico-uomo-impazzisce-furore-religioso

Sono i comportamenti della fede nell'idolo di Ratzinger e Bergoglio. Ci sono vari gradi di modificazione dei comportamenti individuali quando l'idolatra di Jahve deve imporre la propria fede, ma il meccanismo è sempre lo stesso. Differisce nei mezzi e nel potere dell'idolatra di Jahve di far violenza alle persone, come Mosé, ma il meccanismo di quest'uomo di Perugia è lo stesso meccanismo di Mosé.

Gli Dèi dicono all'uomo, attraverso la voce dell'Anticristo, : "Prendi nelle tue mani la responsabilità della tua esistenza!" "Impara a scegliere e a vivere con passione la tua esistenza!". Qualunque sia il cammino che sceglierai, qualunque siano le condizioni nelle quali sarai costretto a scegliere, la scelta si trasformerà in un Dio perché scegliendo hai vissuto. Non importa se sbagli, se perdi, se trionfi o se cadi nella polvere: tu sei colui che ha scelto! Sei colui che non ha messo in ginocchio altri Esseri Umani affinché fagocitassero la tua stessa malattia. Tu hai arato il campo, tu hai battuto il ferro, tu hai portato i mattoni, tu ti sei fatto carico dei problemi sociali... questo ti rende un DIO: uomo e donna degli di discutere alla pari con gli Dèi! (Ovidio, I Fasti 3, 323-346)

La fede, in quanto elemento che separa l'uomo dalla vita quotidiana, è separazione del soggetto dalle responsabilità del mondo in nome dell'idolo in cui la patologia psichiatrica conchiude le emozioni e la libido dell'uomo. In quella idolatria conchiusa nell'immaginazione l'individuo si affida a sé stesso in una presunzione di superiorità di una realtà quotidiana che non riesce ad affrontare con dignità. Lui è servo. Servo dell'idolo che ha pianto nella testa e che raffigura con la sua malattia. Un idolo misericordioso che comprende le sue debolezze e le sue incapacità. Un idolo che gli promette l'eternità in cambio dell'abiura della sua stessa vita; dei suoi stessi figli che devono essere sacrificati come novelli Isacco sull'altare del suo idolo affinché non affrontino con dignità la loro esistenza.

Nella sua malattia mentale delirante, l'individuo che ha fede nell'idolo Jahve prodotto dalla sua patologia, orienta la sua esistenza per alimentare la disperazione ed evitare l'angoscia che gli procurerebbe l'allontanamento da quell'idolo. Quell'idolo, stortura della storia esistenziale dell'individuo, diventa consolazione del fallimento. L'abbandono nella relazione con l'idolo Jahve trasforma l'uomo allontanandolo sempre più dalla vita. Ogni volta che l'uomo, in nome dell'intervento del Dio padrone, ha rinunciato ad intervenire, a prendersi la responsabilità della propria esistenza, si è allontanato sempre più dalla vita e sempre con maggior forza ha cercato l'azione consolatoria dell'idolo Jahve che gli prometteva la vita eterna in cambio della distruzione, sacrificata sull'altare della sua gloria, della società e dei suoi figli.

Ecco il paradosso: l'avvicinarsi all'idolo Jahve allontana l'uomo dalla sua stessa società e trova, in questo modo, una strada stabile e sicura verso l'annientamento delle possibilità cha la sua occasione di vita gli aveva offerto. Così si realizza la promessa di Jahve all'umanità:

"Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi avendo la conoscenza del bene e del male; che non stenda ora la sua mano e non colga dall'albero della vita per mangiarne e vivere in eterno"

Citazione Bibbia da Genesi 3, 22

L'uomo, su quell'altare costruito da Abramo per ammazzare Isacco in nome del suo Dio padrone, ha ammazzato sé stesso distruggendo le sue possibilità di futuro. Un futuro, nell'eternità dei mutamenti, che i "padri" che eressero le statue di Baal indicavano ai loro figli dando loro coraggio facendoli passare fra i fuochi affinché fossero attrezzati per affrontare le traversie della vita.

 

Marghera, 30 luglio 2013

 

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