Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) (1927 - -) e Mario Bergoglio (Francesco) (1936 - -)

Enciclica Lumen Fidei
introduzione generale

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185815

 

Pagine Lumen Fidei di Bergoglio nella Teoria della Filosofia Aperta - indice

L'enciclica Lumen Fidei, pubblicata nel giugno del 2013 e scritta, a detta di Bergoglio, a quattro mani con Ratzinger, rappresenta le attuali idee religiose e dottrinali della chiesa cattolica. Il modo con cui la chiesa cattolica di oggi interpreta la vita e il suo "essere religione". Il modo con cui la chiesa cattolica, per volontà del suo capo, Mario Bergoglio, deve interpretare i suoi principi sacri, la parola e la volontà del suo dio.

Tutta la storia della filosofia cattolica, dai vangeli ad oggi, è riassunta e tradotta pragmaticamente nell'enciclica Lumen Fidei come, prima di allora, nel 2007, fu tradotta da Ratzinger nell'Enciclica Spe Salvi.

Scrive in premessa Mario Bergoglio nella Lumen Fidei:

1. La luce della fede: con quest'espressione, la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù, il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: "Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre" (Gv 12,46). Anche san Paolo si esprime in questi termini: "E Dio, che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulge nei nostri cuori" (2 Cor 4,6). Nel mondo pagano, affamato di luce, si era sviluppato il culto al dio Sole, Sol invictus, invocato nel suo sorgere. Anche se il sole rinasceva ogni giorno, si capiva bene che era incapace di irradiare la sua luce sull'intera esistenza dell'uomo. Il sole, infatti, non illumina tutto il reale, il suo raggio è incapace di arrivare fino all'ombra della morte, là dove l'occhio umano si chiude alla sua luce. "Per la sua fede nel sole - afferma san Giustino Martire - non si è mai visto nessuno pronto a morire".[1] Consapevoli dell'orizzonte grande che la fede apriva loro, i cristiani chiamarono Cristo il vero sole, "i cui raggi donano la vita".[2] A Marta, che piange per la morte del fratello Lazzaro, Gesù dice: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?" (Gv 11,40). Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta.

Una luce illusoria?

La citazione dei vangeli con cui Ratzinger e Bergoglio aprono la loro enciclica è l'esaltazione della follia e dell'arbitrio soggettivo assoluto. L'affermazione "Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre" è propria dell'individuo malato che delira di onnipotenza: io sono il vostro padrone.

Come minimo sarebbe necessaria una dimostrazione, oppure la camicia di forza per il ricovero in un ospedale psichiatrico. Che cosa succederebbe se la stessa frase la presentassi io e poi ordinassi di scannare chiunque non si mette in ginocchio davanti a me (Luca 19, 27)?

Come è trattata in psichiatria la frase di Gesù citata da Bergoglio e Ratzinger?

Megalomania: tendenza della personalità a sopravvalutare sé stessa e le proprie capacità in assenza di un opportuno vaglio critico. Deliri megalomanici si registrano nelle schizofrenie a sfondo paranoico dove ad essere investita di grandezza è la propria personalità, e nelle forme maniacali dove il soggetto vive una sensazione di strapotere sulle proprie risorse e capacità. Per S. Freud la megalomania nasce a spese della libido oggettuale che, sottratta al mondo esterno, investe l'Io in una forma esasperata di narcisismo.

Tratto da: Enciclopedia di Psicologia di Umberto Galimberti, voce Megalomania ed. Garzanti

La frase usata da Bergoglio e Ratzinger è un'esaltazione del delirio schizofrenico a sfondo paranoico esasperato che riflette il loro personale delirio di onnipotenza come rappresentanti del loro dio padrone in terra.

Questo delirio, come prodotto della disperazione, è ben manifestato da Paolo di Tarso citato, solo parzialmente e in maniera impropria, da Ratzinger e da Bergoglio. La citazione di Paolo di Tarso non è la citazione di un individuo trionfante, ma è la citazione di un individuo disperato che si consola millantando una condizione privilegiata per coprire una disperazione psicologica profonda.

La citazione, un po' più ampliata, di Paolo di Tarso fatta da Ratzinger e da Bergoglio è questa:

Quel dio che disse: "Dalle tenebre splenderà la luce" egli stesso rifulge nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di dio, che brilla sul volto di cristo. Ma questo tesoro noi l'abbiamo in vasi di creta affinché apparisca che la straordinaria potenza viene da dio e non da noi. Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non schiacciati; siamo smarriti d'animo, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; abbattuti, ma non perduti; portiamo sempre nel nostro corpo l'agonia di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.

Paolo di tarso 2Corinti 4, 6-10

E' la disperazione per il fallimento esistenziale di Paolo di Tarso che Ratzinger e Bergoglio vogliono esaltare di una "luce risplendente". La disperazione esistenziale di Paolo di Tarso è data dal suo fallimento esistenziale al quale la sua psiche tenta di sottrarsi immaginando una gloria in un padrone potente dentro sé stessa.

Il Sol Invictus è il Sole che risorge nel Solstizio d'Inverno. I giorni si sono piegati nell'autunno diventando sempre più brevi, può sembrare che l'oscurità distrugga il Sole, ma il Sole riprende ad allungare i giorni. Sembra che le contraddizioni della vita tendano a spegnerci, ma chiunque di noi abbia il Sole della vita dentro di lui agisce per vivere, reagisce e riprende a vivere contro le avversità.

Sembrava che l'oscurità cristiana avesse annientato il Sole della Religione Pagana, ma quel Sole, Invictus, ha ripreso il suo corso fra gli uomini.

La farneticazione di Ratzinger e di Bergoglio rispetto alle credenze delle Antiche Religioni suonano come un insulto che rinnova l'attività di genocidio della chiesa cattolica contro i Pagani. I suoi massacri, i suoi omicidi, le sue devastazioni e stragi ad imitazione del loro dio che si è nutrito di stragi e di genocidio.

Il Sole illumina tutto il reale, sta alla ricerca dell'uomo modificare la propria conoscenza nel mondo in cui vive e aggiungere illuminazione dopo illuminazione ai propri occhi. Il Sole dentro ogni uomo trasforma la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso. Il Pagano è come il feto: sa che deve morire, ma si compiace della felicità che dà la morte. Come muore il feto così nasce il bambino; per il Pagano, come muore il corpo fisico nasce il corpo luminoso che ha forgiato nel corso della propria esistenza.

Sono i cristiani che hanno macellato coloro che attraverso il Sole esercitavano la Pietas nei confronti del mondo in cui vivevano. I cristiani hanno macellato i Pagani. Ai Pagani non piace dire "è morto da martire", ma dice "è morto da Pagano anche se avrebbe preferito vivere". Al Sole, a differenza del dio padrone dei cristiani o al loro assassino Gesù, non interessa che gli uomini muoiano per lui. Al Sole e alla Natura interessa che gli uomini vivano e siano felici per sé stessi, non per il Sole.

Chi ha "fede" non vede la vita che lo circonda. Conchiude la propria psiche nel delirio di onnipotenza attraverso una relazione fra sé stesso e il suo padrone dio o Gesù, ma è cieco davanti alla vita, al mondo, alle azioni divine che i soggetti della Natura hanno compiuto nelle trasformazioni che hanno generato il presente.

I cristiani hanno bisogno della follia inumana, perché solo nella follia inumana possono delirare e proiettare sé stessi come novelli Gesù, onnipotenti. Un delirio descritto nella citazione del vangelo di Giovanni sulla resurrezione di Lazzaro:

Gesù a lei: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di dio?" Tolsero la pietra. Gesù alzò gli occhi al cielo e disse: "padre ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io lo sapevo che mi ascolti sempre, ma l'ho detto per la folla che sta intorno perché credano che tu mi hai mandato".

Giovanni 11, 40-42

Indurre a credere affinché si diventi dei creduloni e i creduloni diventino le pecore del gregge da portare alla distruzione della vita. Quando Asclepio fece un'azione del genere resuscitando i morti, anche se era figlio di Apollo, Zeus lo fulminò. Solo i disperati della fede agognano a tornare nell'utero materno o a rinascere nella carne: chi ha partorito il corpo luminoso non ritorna nel corpo fisico da cui lo ha plasmato. Un Pagano che partorisce il corpo luminoso non anela a tornare nella Natura e se qualcuno lo facesse, Zeus lo fulminerebbe.

Chi crede si illude di vedere quanto conferma la sua credenza, ma per credere è necessario costruire la disperazione psicologica in cui i disperati si raccontano storie di onnipotenza per consolarsi del fallimento esistenziale.

La "fede" non è solo una luce illusoria, ma è un delirio che ha macellato sistematicamente l'umanità affinché nessuno si sottraesse a quel delirio.

 

Marghera, 07 luglio 2013

 

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Teoria della Filosofia Aperta - Volume quattro

 

 

 

 

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