Benito Mussolini (1883 - 1945)

L'ideologia sociale del fascismo

Terza parte

di Claudio Simeoni

 

Indice Teoria della Filosofia Aperta

 

Benito Mussolini e la filosofia fascista - terza parte

 

Che tipo di società prospettava Benito Mussolini all'Italia nel 1932?

"Anche il fascista ama infatti il suo prossimo" è una dichiarazione di Benito Mussolini. Da dove prende questa dichiarazione Benito Mussolini? Ma soprattutto, che cosa intende Benito Mussolini con questa dichiarazione?

Benito Mussolini prende questa dichiarazione dalla sua frequentazione del catechismo cattolico. Durante il catechismo cattolico, Mussolini apprende il concetto secondo cui Dio ama gli uomini ma " non impedisce le necessarie educatrici severità" tant'è che la sua severità giunge a macellare gli uomini col diluvio universale.

Questa idea cattolica diventa l'idea base della società fascista che al Dio cristiano vuole sostituire il Dio Mussolini come capo dello Stato che usa la severità qualora i cittadini non gradiscano le sue decisioni. Veicolando questo meccanismo ideologico cristiano Mussolini sancisce l'uso dell'omicidio come pratica di gestione del suo potere affermando "severità" nei confronti di tutti coloro che non si sottomettono. Come un novello Gesù, Mussolini afferma: "Portate i miei nemici, quelli che non volevano che io dominassi sopra di loro e sgozzateli in mia presenza.". Questa è la severità del fascismo che ama il suo prossimo.

Scrive Benito Mussolini:

4. La politica «demografica» del regime è la conseguenza di queste premesse. Anche il fascista ama infatti il suo prossimo, ma questo «prossimo» non è per lui un concetto vago e inafferrabile: l'amore per il prossimo non impedisce le necessarie educatrici severità, e ancora meno le differenziazioni e le distanze. Il fascismo respinge gli abbracciamenti universali e, pur vivendo nella comunità dei popoli civili, li guarda vigilante e diffidente negli occhi, li segue nei loro stati d'animo e nella trasformazione dei loro interessi né si lascia ingannare da apparenze mutevoli e fallaci.

Tratto da: Benito Mussolini, La dottrina del fascismo, quarto paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana.

Il fascismo, continua Mussolini, "respinge gli abbracciamenti universali". Respinge, in sostanza, l'uguaglianza fra gli uomini e la pari dignità dell'uomo davanti alla legge sottolineando le differenze (giuridiche) fra gli uomini e mantenendo le distanze di classa e di razza.

Rispetto agli uomini il fascismo, che intende dominarli e sottometterli, è diffidente nei loro confronti. Il fascismo si chiede: "Gli uomini si saranno sottomessi alla mia violenza, o aspettano che io sia debole per pugnalarmi alla spalle?", "Si saranno sottomessi con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima?" Meglio, dunque, per il fascismo, la strage preventiva che lo mette al riparo dalle ritorsioni dei cittadini che domina.

Da queste considerazioni il fascismo nega il principio marxista secondo cui è la vita e le necessità dell'uomo che determinano la storia delle trasformazioni della vita dell'uomo perché il fascismo crede nella "santità dell'eroismo" al di là delle condizioni economiche e delle necessità degli uomini. In sostanza, il fascismo crede nel diritto di dominare e possedere l'uomo indipendentemente dalle condizioni storiche in cui nasce e si sviluppa l'ideologia del possesso dell'uomo sull'uomo.

Scrive ancora Benito Mussolini:

5. Una siffatta concezione della vita porta il fascismo a essere la negazione recisa di quella dottrina che costituì la base del socialismo cosiddetto scientifico o marxiano: la dottrina del materialismo storico secondo il quale la storia delle civiltà umane si spiegherebbe soltanto con la lotta d'interessi fra i diversi gruppi sociali e col cambiamento dei mezzi e strumenti di produzione. Che le vicende dell'economia - scoperte di materie prime, nuovi metodi di lavoro, invenzioni scientifiche - abbiano una loro importanza, nessuno nega; ma che esse bastino a spiegare la storia umana escludendone tutti gli altri fattori, è assurdo: il fascismo crede ancora e sempre nella santità e nell'eroismo, cioè in atti nei quali nessun motivo economico - lontano o vicino - agisce. Negato il materialismo storico, per cui gli uomini non sarebbero che comparse della storia, che appaiono e scompaiono alla superficie dei flutti, mentre nel profondo si agitano e lavorano le vere forze direttrici, è negata anche la lotta di classe, immutabile e irreparabile, che di questa concezione economicistica della storia è la naturale figliazione, e soprattutto è negato che la lotta di classe sia l'agente preponderante delle trasformazioni sociali. Colpito il socialismo in questi due capisaldi della sua dottrina, di esso non resta allora che l'aspirazione sentimentale - antica come l'umanità - a una convivenza sociale nella quale siano alleviate le sofferenze e i dolori della più umile gente. Ma qui il fascismo respinge il concetto di «felicità» economica, che si realizzerebbe socialisticamente e quasi automaticamente a un dato momento dell'evoluzione dell'economia, con l'assicurare a tutti il massimo di benessere. Il fascismo nega il concetto materialistico di «felicità» come possibile e lo abbandona agli economisti della prima metà del '700; nega cioè l'equazione benessere=felicità che convertirebbe gli uomini in animali di una cosa sola pensosi: quella di essere pasciuti e ingrassati, ridotti, quindi, alla pura e semplice vita vegetativa.

Tratto da: Benito Mussolini, La dottrina del fascismo, quinto paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana.

Secondo Mussolini la storia non si sviluppa per i bisogni degli uomini, ma " il fascismo crede ancora e sempre nella santità e nell'eroismo, cioè in atti nei quali nessun motivo economico - lontano o vicino – agisce". Non sono le ragioni economiche o sociali che spingono l'uomo ad agire, ma la santità prodotta dal volere divino che spinge gli uomini ad agire senza le motivazioni economiche. Si tratta di una visione ristretta sul concetto di "economia". Gli uomini che agiscono per "passione sociale" ogni volta che la società è in pericolo o che agiscono per passione alla ricerca di valori astratti, sono sempre esistiti, ma queste persone sono un prodotto della società in cui nascono (non sono creati da Dio). Sono sempre un prodotto dell'economia di quella società. E' sempre la natura economico-sociale della società che determina l'azione degli uomini che non è, come pensa il fascismo, dettata solo dal fatto che gli uomini sono pagati, ma gli uomini rispondono ai bisogni soggettivi sviluppati in quel contesto che è sempre un contesto socio-economico.

Al di fuori del contesto economico, al di fuori della vita degli uomini, c'è Dio che secondo il cristianesimo, veicolato da Mussolini, determina comportamenti umani al di fuori dei contesti economico-sociali in cui l'uomo vive. In questo contesto ideologico, manifestato da Mussolini, non siamo davanti alla contrapposizione fra fascismo e socialismo, come vorrebbe Mussolini. Siamo piuttosto davanti alla contrapposizione fra creazionismo, in cui Dio determina le azioni dell'uomo e che il fascismo fa proprio, e l'evoluzionismo in cui il socialismo mette attenzione ai cambiamenti socio-economico prodotti dall'uomo e ai quali l'uomo e le società si adattano con risposte diverse.

Il fascismo fa propria l'idea cristiana della provvidenza che agisce sull'uomo al di fuori della storia e delle condizioni nelle quali l'uomo vive. Una volta che il fascismo nega alla vita dell'uomo di essere il motore delle trasformazioni storiche, nega anche che i bisogni degli uomini siano il motivo delle trasformazioni sociali. Sia quando si tratta di bisogni che inducono alcuni uomini ad idealizzare lo schiavismo (vedi Paolo di Tarso), sia quando si tratta di uomini che all'interno di una situazione esistenziale nello schiavismo o nel feudalesimo chiedono maggiori diritti e maggiore benessere economico. Affermare che i costruttori di una società schiavista, come voluta da Paolo di Tarso, non sia un'azione di una classe sociale contro un'altra, è pura fantasia. Negare che gli schiavi o i servi della gleba non abbiano tagliato la testa al re di Francia per aumentare i diritti sociali dei cittadini, è un'altra fantasia. Tutta la vita degli uomini ruota attorno alle proprie condizioni economiche e sociali. Tutta la storia dell'uomo è un perenne tentativo di modificare le condizioni economiche e sociali di ogni persona. Sia nel tentativo di ampliare i diritti dei cittadini, sia nel diritto di comprimere o annullare i diritti dei cittadini.

In questo modo, Benito Mussolini, contrappone la provvidenza divina alle trasformazioni economiche e sociali messe in atto dagli uomini nel corso della storia. Con la provvidenza divina Mussolini colpisce le trasformazioni socio-economiche degli uomini.

Cosa resta del socialismo dopo che Mussolini ha sostituito alla "lotta di classe" la provvidenza divina? " di esso non resta allora che l'aspirazione sentimentale - antica come l'umanità - a una convivenza sociale nella quale siano alleviate le sofferenze e i dolori della più umile gente". In sostanza, Mussolini riduce l'intero marxismo ad una dimensione pietistica nei confronti dei poveri e degli umili nella società. Di tutte le teorie economiche marxiane sulla circolazione del denaro e sulla formazione della ricchezza sociale, a Mussolini rimane in testa solo il catechismo che ha appreso dalla chiesa cattolica:

" Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre."

Vangelo di Marco 14, 3-7

Benito Mussolini in testa ha il concetto secondo cui questi, "alcuni che si sdegnarono", chiamandolo socialismo. Così anche Mussolini, come Gesù, dice a "alcuni che si sdegnarono" di lasciare in pace il ricco che spreca la ricchezza perché " il fascismo respinge il concetto di «felicità» economica, che si realizzerebbe socialisticamente e quasi automaticamente a un dato momento dell'evoluzione dell'economia".

Il fascismo nega la felicità dell'uomo che nasce dal benessere sociale, " nega cioè l'equazione benessere=felicità" che, secondo il fascismo " convertirebbe gli uomini in animali di una cosa sola pensosi: quella di essere pasciuti e ingrassati, ridotti, quindi, alla pura e semplice vita vegetativa". Per questo il fascismo si impegna a costruire l'indigenza economica, la sofferenza sociale, per impedire che gli uomini siano ridotti in animali pasciuti, ingrassati e ridotti alla semplice vita vegetativa.

Nel fascismo non può esserci la felicità dell'uomo che deriva dalla sicurezza economica e dal benessere. Nell'ideologia fascista la società deve essere sofferente perché nella sofferenza si realizza la "santità" dell'uomo.

La società fascista, secondo Mussolini, non vuole fare la felicità dell'uomo, ma intende costruire discriminazione affinché l'uomo possa trovare la sua santità. Esattamente come nel cristianesimo che ha, al centro della sua ideologia, la sofferenza. Una sofferenza da imporre all'uomo ad imitazione di Cristo perché la sofferenza avvicina l'uomo a Dio che rappresenta l'ideale di felicità alimentato dalla sofferenza stessa.

Il fascismo è veicolazione sociale del cristianesimo. Un'ideologia facile. Facilmente comprensibile dai cristiani, ma che ruba, proprio per la sua elementarietà, la vita degli uomini relegando la massa degli uomini in un'eterna miseria sociale e infelicità economica. La stessa cosa è, oggi come oggi, per il sovranismo che, pur di lasciare cittadini in miseria, muove guerra a loro e ai loro diritti sociali in nome della discriminazione razziale.

Marghera, 14 agosto 2020

 

 

La citazione di Mussolini è stata tratta da:

https://www.polyarchy.org/basta/documenti/fascismo.1932.html

 

 

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Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.