Arthur Schopenhauer (1788 – 1860)

La morale (11^ parte)

Riflessioni sulle idee di Schopenhauer.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

La filosofia della Religione Pagana.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) Nella morale l'uomo supera l'egoismo, che è affermazione della volontà e che rende l'uomo nemico dell'uomo.

2) Infatti l'uomo per mezzo dell'amore (carità) oltrepassa l'illusione del principio di individualità e, "sopprimendo la distinzione tra la sua individualità e l'altrui", riconosce come volontà degli altri la propria stessa volontà di vivere.

3) Così l'uomo giunge ad amare gli altri come sé stesso, a vedere nel dolore altrui il proprio, cioè "al più disinteressato amore e al più generoso sacrificio di sé". "Ne consegue che il puro amore è per sua natura compassione", e la compassione è la base della vita etica.

4) L'azione positiva della compassione è la carità , quella negativa è la giustizia. Infatti gli uomini sono originariamente inclini all'ingiustizia e alla violenza, e il concetto di giustizia e di diritto, non è che la negazione dell'ingiustizia.

5) Proprio dalla necessità di diminuire il dolore causato dall'ingiustizia è nato il contratto sociale, ossia la legge.

6) Lo stato "è perciò reso necessario dalla riconosciuta ingiustizia del genere umano", e ha lo scopo di proteggere i cittadini contro ogni ingiustizia.

Ad essere generosi dovremmo dire che nella morale l'Essere Umano comprende la stupidità delle imposizioni e dell'arbitrarietà del Potere di Avere. Schopenhauer concepisce solo l'esistenza del Potere di Avere, l’ideologia del possesso, in cui esercita la volontà del possesso e del dominio sugli Esseri Umani. Solo dal possesso Schopenhauer trae la sua forza e sostentamento psico-fisico alla propria esistenza. Ogni cosa che egli propone o vede è all'interno del Potere di Avere. Per lui l'egoismo consiste nell'affermazione della volontà. Niente di più falso rispetto alla realtà della vita dell’uomo. Il padrone egoista distrugge l’uomo che possiede per dissetare la sua sete di possesso; l’uomo egoista alimenta sé stesso e le proprie possibilità di vivere e abitare il mondo.

L'egoismo pensato da Schopenhauer consiste nella prassi degli Esseri Umani che costituiscono il Comando Sociale di appropriarsi del lavoro di altre mani. L'appropriazione non è determinazione di un atto di volontà, ma è determinazione del volere impositivo del Comando Sociale finalizzato alla propria sopravvivenza e alla propria perpetuazione contro le tensioni di libertà provenienti dal Sistema Sociale. La volontà appartiene agli Esseri ed è strumento con cui gli Esseri si relazionano col mondo circostante. Relazione è antagonista ad appropriazione. La relazione implica il mutuo scambio, l'appropriazione concede qualcosa soltanto per mantenere in essere la continuità della situazione attraverso la quale può avvenire l'appropriazione. Concede la sopravvivenza del soggetto di cui o da cui si appropria. La relazione è mutuo scambio in funzione di un reciproco sviluppo. La relazione può avvenire solo mediante la volontà, l'appropriazione, elemento fondamentale della pulsione di morte, mediante eserciti e galere.

Schopenhauer vede nella volontà un elemento negativo, non scorge come la volontà sia il divenuto e la forza motrice del divenire dell'Essere Umano che lo ha spinto nelle trasformazioni fin da quando era nel brodo primordiale. Non vede la volontà come antagonista alla ragione. Egli considera gli elementi della ragione come elementi assoluti del proprio esistere e scambia la volontà con il volere e con i rapporti di forza sociali che, attraverso l'imposizione militare del volere, si ottiene. Partendo da questo Schopenhauer estende il concetto di “volontà di possesso” all'esistente, come se tutto il mondo circostante fosse strutturato come il Sistema Sociale umano con un Comando Sociale come inteso all'interno del Sistema Sociale Umano e come definito dal dio padrone cristiano e dal Gesù. Egli non concepisce nessun uso della volontà se non come volere impositivo di rapporti di forza finalizzati al possesso e alla sottomissione. Tutto il pensiero di Schopenhauer si muove attraverso l'uso della galera, della coercizione, delle catena imposte allo schiavo. Ma l'uso della galere è un elemento necessario alla conservazione del Comando Sociale e del Potere di Avere, non al divenire dell'Essere Umano che viene invece distrutto proprio dal Potere di Avere e dal Comando Sociale.

Per risolvere la contraddizione in cui si è cacciato, Schopenhauer deve ricorrere a termini come l'amore caritatevole. L'amore caritatevole è un’aberrazione imposta al sistema sociale umano dal cristianesimo. Si distrugge la società civile per imporre la pratica del mendicante elevata ad ideologia religiosa. Il padrone che, dopo aver privato l’individuo dei diritti, propri dell’esistenza, elargisce le proprie immondizie al disgraziato e pretende che il disgraziato, per le immondizie che lui gli elargisce, lo ami con tutto il cuore e con tutta l’anima. La carità spacciata per amore è mera invenzione nella sua formulazione estetica ed è menzogna nella sua attuazione pratica. L'amore caritatevole consiste nell'elargizione da parte del Comando Sociale e del Potere di Avere di parte di sé per consentire agli Esseri Umani più deboli di ottenere qualche cosa in funzione della propria sopravvivenza. Gli Esseri Umani si sentono buoni e donano ai poveri. L'invenzione consiste che, quanto il Potere di Avere elargisce ai poveri è un'infima parte di quanto ai poveri ha sottratto. La menzogna nella sua attuazione pratica consiste nel fine dell'elargizione che è quella di perpetrare la miseria dalla quale ottenere consenso per il Potere di Avere. Senza i poveri da derubare il Potere di Avere non ha di che vivere. Il Potere di Avere non trasforma l'esistente, se ne appropria in funzione della propria sopravvivenza. Dunque deve coltivare la miseria di chi è in grado di trasformare l'esistente onde poter sempre avere un qualche cosa di cui appropriarsi.

Chi pratica la carità, cristianamente intesa, non la pratica per superare l'egoismo, ma per soddisfare il proprio bisogno di contemplazione e alimentazione della miseria stessa. Il bisogno della pulsione di morte è quello di mantenere altri esseri in miseria evitando che il proseguo delle contraddizioni, cui vanno incontro, li porti a uscire dalla miseria rifondando il loro divenire. Pertanto, chi pratica la carità, in modo particolare i missionari cristiani, non sopprimono la propria individualità considerando gli altri uguali a sé stessi, ma costringono gli altri, attraverso la distruzione della cultura, a diventare vuoti e incapaci davanti alle contraddizioni del mondo sottomettendosi facendo che la propria vita dipenda dalle elargizioni dei missionari per sopravvivere. I missionari cristiani hanno paura che i poveri del terzo mondo trovino una via per costruire il proprio divenire e così importano la medicina occidentale in modo da farli proliferare a dismisura, malati, sottonutriti e senza cultura, in modo che non sappiano cogliere le occasioni che la vita presenta loro. I missionari cristiani importano la medicina per impedire l'adattamento degli Esseri Umani al loro ambiente. Importano diserbanti e fertilizzanti, colture estranee, per impedire la fondazione della conoscenza dei popoli facendoli dipendere dalla multinazionali. Oltre a far questo, i missionari cristiani, si appropriano del Comando Sociale imponendo la propria morale, i propri costumi e le proprie leggi.

Chi pratica questo non solo non conosce la volontà, ma utilizza furbescamente il proprio volere per assoggettare gli Esseri Umani e, dopo aver strappato loro la conoscenza, la cultura, le determinazioni nell'oggettività in cui vivono e averli messi in ginocchio attraverso il genocidio (duecentomilioni di africani morti sulla via della tratta degli schiavi) dice, fingendo ingenuità, ma loro vogliono pregare dio.

Così il Comando Sociale giunge a piegare gli Esseri Umani ai propri bisogni, li sacrifica al suo dio, ne annienta la volontà attraverso la sottomissione al suo volere e usa la compassione, come sinonimo di misericordia e compatimento, in funzione di un atteggiamento falsamente benevolo nei confronti degli schiavi cui ruba il pane dalle mani. Compassione è atto della volontà in quanto compassione significa letteralmente vivere con passione le tensioni e i bisogni altrui. Solo per sé il Comando Sociale chiede compassione agli schiavi: devi vivere con passione la parte del Potere di Avere in cui sei inserito. Devi godere dei successi del Potere di Avere in relazione ad altri Potere di Avere, non devi essere egoista e mettere al centro del tuo interesse tè stesso: senza il Potere di Avere tu non esisti. Non esisti senza il padrone, senza chi nasconde le leggi per fartele saltar fuori dal cappello onde derubarti: "a domanda risponde" scrive il magistrato per poter truffare, derubare e torturare impunemente l'imputato. Questo è cristianesimo!

La volontà conosce la compassione in quanto ogni volontà nell'esistente esprime sé stessa e ogni volontà che entra in relazione con un'altra volontà ha un solo interesse: rafforzarsi. Per rafforzarsi deve contribuire a rafforzare anche la volontà con la quale si relaziona, dunque deve vivere con passione le spinte che da questa volontà sono espresse. Vivere con com-passione significa camminare assieme per intenti comuni. Esercitare la propria volontà per intenti comuni. Intenti comuni che vengono ignorati da Schopenhauer che mette al centro del suo mondo la volontà del dio padrone e, per estensione, la volontà di sottomissione del comando sociale al quale è un fedele servitore.

Giustizia in contrapposizione a carità. Assurdo. Giustizia non può esistere all'interno del Potere di Avere. All'interno del Potere di Avere la relazione fra gli Esseri Umani avviene attraverso rapporti di forza: fra chi sottomette e chi è sottomesso. Fra incubi e succubi. Questi rapporti di forza vengono sanciti mediante le leggi, ma appena il più debole ottiene un diritto, il Comando Sociale agisce immediatamente perché la violazione di quel diritto non comporti nessuna condanna per il violatore, oppure una condanna molto blanda. Al contrario, la violazione del diritto di dominio del Comando Sociale è punita con sanzioni feroci. La pena, per chi ruba poche mele, è una pena feroce per “furto”. La pena per chi ruba miliardi alla società è infinitamente più lieve rispetto al danno. Basti pensare alla differenza di punizione, nell’attuale sistema giudiziario, fra l'omissione dei doveri della banca nei confronti del correntista e quella riservata al rapinatore. La differenza rasenta l’assurdo giuridico. Specialmente in rapporto ai mezzi con cui può agire per chiedere giustizia il correntista nei confronti delle violazioni da parte della banca.

La giustizia può esistere soltanto all'interno del Potere di Essere nella ricerca della libertà. All'interno del Potere di Avere è possibile immettere degli elementi di giustizia che limitino l’assolutezza del Potere di Avere, ma non è possibile riconoscere elementi di giustizia in quanto chi governa la giustizia è parte integrante del Potere di Avere e ha interessi nel Potere di Avere e in quella specificità del Potere di Avere. L'ingiustizia non è negli Esseri Umani, ma nelle costrizioni all'interno delle quali gli Esseri Umani sono costretti a vivere e divenire. Potrebbero far parte dell'esercito che vive di carità e questo piacerebbe moltissimo al Comando Sociale. Ma nel Sistema Sociale esiste un qualcosa chiamato diritto ed è qualche cosa che è stato conquistato limitando l’assolutezza del dio padrone e che si può ulteriormente conquistare. Questo diritto è in grado, anche se le possibilità sono remote, di fondare la libertà. Di costruire uno spazio all'interno del quale l'Essere Umano sia in grado di fondare il proprio diritto. Schopenhauer chiede agli Esseri Umani di rinunciare ai loro diritti, chiede loro di rinunciare a fondare il futuro esaltando la carità come accettazione passiva delle condizioni di miseria imposte.

Il Comando Sociale e il Potere di Avere sono ingiustizia in sé; dopo l'età dell'oro giustizia scomparve dal mondo degli uomini, ma questo non significa che gli Esseri Umani non possano riportarvela coltivando sua sorella Libertà.

La legge può seguire due direzioni. O la legge cristiana che serve a sancire la schiavitù, la sottomissione, l’accettazione passiva della violenza del dio padrone e, per estensione, di ogni suo rappresentante; oppure la legge che sancisce la libertà degli uomini e che impone obblighi e doveri al dio padrone, al Gesù padrone e, per estensione, alle istituzioni nei confronti dei cittadini.

Lo Stato moderno sancisce l’ingiustizia. Lo Stato attuale nasce dalla volontà del dio padrone cristiano di sottomettere gli uomini. Lo Stato è ingiustizia. Solo le Costituzioni moderne hanno delineato un’altra forma di “Stato”. Quell’organizzazione che deve agire in funzione dei cittadini. Ma è un concetto di Stato che si è imposto negli ultimi 60 anni e che ancora viene osteggiato da chi intende usare lo Stato per i propri interessi considerando s&ecute; stesso alla stregua del dio padrone e creatore.

Lo Stato non protegge i cittadini dall'ingiustizia. Lo Stato costruisce e manipola situazioni all'interno delle quali costruisce l'ingiustizia. Ciò nonostante lo stato rappresenta il momento della relazione fra l'individuo e il suo esistente all’interno del Sistema Sociale. Un Essere Umano che intenda sviluppare la propria volontà e il proprio divenire deve partire dall'esercizio della propria volontà e delle proprie determinazioni nelle contraddizioni imposte dallo Stato esistente. Deve partire dallo stato esistente per allargare la propria libertà e quella degli Esseri Umani che gli stanno attorno; non può distruggere lo Stato se non in funzione dello sviluppo di almeno un aspetto della libertà. Soprattutto, lo Stato non è un'entità in sé, ma è l'insieme di individui incapaci di relazionarsi col mondo circostante che attraverso il “farsi Stato” sottraggono lavoro e benessere a chi è in grado di costruire quanto esiste e trasformarlo: lo Stato è gestito da un insieme di Esseri Umani incapaci che hanno rinunciato a sviluppare la propria volontà in relazione con l'esistente e, per questo, sviluppano il proprio volere attraverso il terrore per appropriarsi del lavoro di altre mani.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

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Marghera, 09 luglio 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.