Amore e odio: il putamen e l'insula
in cui si esprime Afrodite e le Erinni
nell'individuo e nella società.

di Claudio Simeoni

Psichiatria e libido

 

La relazione fra putamen e insula con Afrodite e le Erinni

 

Le gocce di sangue di Urano Stellato, accolte da Gaia genereranno le Erinni e dal pene reciso nasce Afrodite.

Le une e l'altra si caleranno negli Esseri della Natura e degli Esseri Umani nel nostro caso costruendo il fondamento emotivo delle relazioni fra ogni Essere e ogni altro Essere nella Natura.

Come gli Esseri, nel corso dell'evoluzione e del mutamento, veicolano queste Potenze della Vita diventa materia tecnica analizzata oggi dalla scienza.

Le nuove apparecchiature sono in grado (e in futuro lo saranno ancora di più) di analizzare la variazione della struttura fisica di un individuo al sorgere delle Erinni o di Afrodite dentro di lui

Amore e furore che spezza ogni catena e ogni legamento, sia fisico che emotivo, sono conosciuti da sempre. Da sempre il Mito ci racconta di come gli Dèi esistono e si esprimono nelle azioni di ogni singolo individuo e come sia solo la volontà e l'autodisciplina degli individui che deve dirigere e veicolare in maniera vantaggiosa le loro manifestazioni.

Il monoteismo, ignaro delle modificazioni del corpo e della fisicità, ha sempre detto che le manifestazioni psicologiche andavano sottoposte alla morale e represse per glorificare il suo dio.

Il monoteismo, e il cristianesimo in particolare, ha in disprezzo il corpo. Ha sempre voluto ignorare che le manifestazioni di Afrodite e delle Erinni non sono pulsioni che appartengono "all'anima", ma sono delle tensioni psichiche che per esprimersi modificano la struttura fisica dell'individuo alimentando delle strutture fisiche. Afrodite è un divino che vive solo se manifestato dagli Esseri della Natura. Quando gli Esseri della Natura lo esprimono, la loro fisicità si modifica per manifestare quel dio. Quel dio, per manifestarsi, modifica la fisicità dell'individuo. L'individuo si predispone per agire come quel dio; egli, nell'azione, è quel DIO!

Quella relazione dialettica per la quale la fisicità di un individuo si modifica per esprimere quel dio e quel dio si esprime solo perché si è modificata la struttura fisica dell'individuo; implica anche che il soggetto modifica la sua struttura fisica per esprimersi in quel dio; implica anche che il dio ha modificato, sollecitandola, la struttura fisica del soggetto per poter agire attraverso il soggetto.

Si tratta della relazione empatica che esiste fra ogni soggetto e il mondo in cui l'individuo vive.

Così la scienza, oggi come oggi, si accorge che, in fondo, esiste una sovrapposizione di aree cerebrali interessate all'espressione di due tensioni emotive che la morale tradizionale riteneva opposte: l'amore e l'odio.

Questo perché la morale tradizionale assume il punto di vista del giudice e della sua soggettività pretendendo che la soggettività del giudice sia oggettività di un giudizio. In realtà, l'osservatore esterno osserva degli effetti nella realtà quotidiana, non la spinta psichica dell'agire del soggetto né il divenuto del soggetto per il quale vengono manifestati quegli effetti.

Se è assolutamente vero che le due spinte emotive indicate come odio ed amore hanno effetti diversi nell'oggettività, il bisogno soggettivo da cui vengono generate è sempre quello di rimuovere ostacoli posti sulla via del soggetto nella sua perenne ricerca di felicità. Non si odia un soggetto in quanto soggetto, si è insofferenti per gli ostacoli che costui, o la sua presenza, generano sulla nostra vita o su quello che noi pensiamo debba essere la nostra vita. Per contro, non si ama un soggetto in quanto soggetto in sé, ma per la relazione che noi mettiamo in essere o vogliamo mettere in essere nei confronti del soggetto destinatario del nostro amore. In entrambi i casi vengono spazzate via le barriere razionali che ci imporrebbero di ragionare proprio perché l'espressione delle emozioni è al di là, al di sopra, e a fondamento, di ogni manifestazione del soggetto.

L'amore e l'odio sono due pulsioni che una volta espresse aprono all'individuo un futuro possibile. Anche se non si capisce come le esplosioni d'odio possano far aprire un futuro possibile quando le espressioni di odio portano l'individuo in galera per le azioni fatte, in realtà è così. L'ostacolo emotivo che subiva era infinitamente maggiore delle conseguenze sociali del suo gesto e l'emozione ha spazzato via ogni considerazione razionale.

La razionalità è solo un sottoprodotto dell'esistenza legato alle condizioni di comunicazione, descrizione e relazioni, all'interno della società nate dall'uomo dopo milioni di anni che già l'uomo si relazionava e comunicava. L'uomo non è divenuto come Essere di una società giuridica; l'Essere Umano è divenuto come Essere della Natura. Una Natura che non impone nessun comportamento contro sé stessa e che fornisce ad ogni soggetto gli strumenti per aprirsi al proprio futuro. A differenza delle società umane.

Le spinte emotive hanno una radice comune; in Urano Stellato.

Vengono veicolate in maniera diversa, ma proprio perché sono emozioni, si esprimono in aree comuni dell'emisfero cerebrale.

La scienza ha scoperto solo questo.

Ha verificato che durante l'espressione emotiva dell'amore e dell'odio sono coinvolte delle aree cerebrali comuni. Manifestazioni che si differenziano coinvolgendo anche aree diverse proprio per la diversa finalità della manifestazione emotiva.

L'emozione è sempre figlia di Urano Stellato come l'azione che si dispiega veicolando nel mondo l'emozione è sempre manifestazione dei Titani dentro ogni Essere della Natura.

Afrodite ed Erinni nascono entrambe da Urano Stellato; l'una dal pene e le altre dalle gocce di sangue.

Il circuito dell'odio

008-11-04 - 09:09:53

Il lato biologico delle emozioni

Mentre l'amore disattiva ampie parti della corteccia associate al giudizio e al ragionamento, l'odio ne blocca solo una piccola parte

Se guardate qualcuno che odiate, si metteranno in attività alcuni vostri circuiti cerebrali distinti da quelli che sono correlati a emozioni come la paura, e in parte sovrapposti a quelli legati ai comportamenti di aggressione. Per quanto complessivamente ben separati, il circuito dell'odio condivide peraltro alcuni punti con quello "dell'amore" .

E' questo il risultato di una ricerca condotta da Semir Zeki e John Romaya dell'University College di Londra, che la descrivono in un articolo pubblicato su PLoS One, e che costituisce un ampliamento dello studio condotto precedentemente da Zeki sui meccanismi cerebrali coinvolti nell'amore romantico e in quello materno.

"L'odio è spesso considerato una passione diabolica che in un mondo migliore andrebbe tenuto sotto controllo ed sradicato. Ma per il biologo l'odio è una passione altrettanto interessante dell'amore. Come questo è apparentemente irrazionale e può condurre le persone a gesti eroici e diabolici. Com'è possibile che due sentimenti opposti conducano a uno stesso comportamento? ", osserva Zeki.

Per poter confrontare i risultati di questo studio con quelli sull'amore romantico, Zeki e Romaya hanno centrato la loro attenzione sull'odio indirizzato verso una persona, mostrando ai loro soggetti sperimentali le foto di alcune persone che queste odiavano in mezzo ad altre che ritraevano persone emotivamente neutre i cui visi erano loro familiari, monitorando nel frattempo l'attività cerebrale.

I ricercatori hanno così notato che la vista della persona odiata attivava particolari circuiti corticali e sottocorticali e alcune componenti che si sanno coinvolte nella generazione di comportamenti aggressivi e nella loro traduzione in schemi motori. Nella corteccia prefrontale si attivavano inoltre aree essenziali per la previsione delle azioni degli altri, il tutto come se ci si stesse preparando ad affrontare l'aborrito individuo.

A livello sottocorticale vengono invece coinvolti il putamen e l'insula. Il primo è attivato anche nelle emozioni di disgusto e disprezzo, ma prende parte anche alle prime fasi di attivazione nel sistema motorio.

"E' significativo - ha detto Zeki - che putamen e insula siano attivati anche nell'amore romantico. E non sorprende: il putamen può essere coinvolto nel preparare atti aggressivi in un contesto amoroso, come quando un rivale rappresenta un pericolo. Precedenti studi suggeriscono inoltre che l'insula sia coinvolta nella risposta a stimoli stressanti, e tanto la vista di un viso amato che quella di uno odiato rappresentano un segnale di stress."

"Una differenza marcata fra gli schemi corticali prodotti dall'amore e dall'odio è che mentre l'amore disattiva ampie parti della corteccia associate al giudizio e al ragionamento, l'odio disattiva solamente una piccola regione localizzata nella corteccia frontale. La cosa può sembrare strana, visto che l'odio, proprio come l'amore, è una passione che 'brucia' tutto. Ma mentre nell'amore romantico chi ama è spesso poco critico nei confronti della persona amata, è più probabile che chi odia possa voler conservare il giudizio per calcolare le mosse per danneggiare, ingiuriare o comunque prendersi una rivincita sull'odiato. "

Ora, Zeki e collaboratori cercheranno di studiare i meccanismi dell'odio quando questo non è diretto contro una specifica persona, ma contro interi gruppi, come nel caso dell'odio razziale, politico e religioso. (gg)

Tratto da:

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Il_circuito_dell_odio/133371

Le categorie morali cristiane nelle quali si rinchiudono i giudizi nei confronti delle tensioni emotive, allontanano gli Esseri Umani dalla consapevolezza che tali pulsioni devono essere armate. Devono essere armate mediante la conoscenza, affinché la loro espressione sia arricchimento del singolo individuo, per poter agire nella società in cui l'individuo nasce e vive.

Odio e amore non sono delle categorie morali, sono espressione dell'individuo come risposta a sollecitazioni del mondo in cui vive. La loro espressione è relativa agli strumenti che quell'individuo si è fornito per manifestarli meglio. La conoscenza e l'impellenza determinano la violenza e l'urgenza di manifestazione di quelle tensioni. Manifestazioni delle tensioni i cui effetti non possono essere imputate al singolo individuo, ma alla relazione che il singolo individuo vive con i soggetti del mondo cui appartiene. Gli oggetti del mondo non sono inconsapevoli ed immoti, ma agiscono con intelligenza e volontà nei confronti del singolo individuo e lo sollecitano agli adattamenti per loro convenienti.

La libertà dell'individuo si misura nella possibilità del soggetto di manifestare le proprie pulsioni. Le impellenze che Afrodite ed Erinni spingono nell'individuo per risolvere le relazioni col mondo in cui vive. Afrodite ed Erinni spingono all'azione, ma è compito dell'individuo, mediante la sua volontà, dirigere quell'azione, gestirla nel mondo in cui vive. E' compito della società agire affinché le manifestazioni dell'individuo in risposta a quelle pulsioni siano un guadagno sociale. Una società è libera nella misura in cui fornisce all'individuo un'ampia scelta nella quale veicolare le sue pulsioni. Le veicolazioni sono il metro di misura della libertà individuale in una società. Tanto maggiori sono gli ostacoli o le regole entro le quali le pulsioni soggettive sono costrette, tanto maggiore è la costrizione e l'odio che quella società impone all'individuo. Tanto maggiori sono le possibilità di veicolare le pulsioni e tanto maggiore è il grado di libertà di quella società. Tanto maggiore è la conoscenza che la società fornisce all'individuo sulle sue possibilità di veicolare le sue pulsioni nella società in cui vive e tanto maggiore è la libertà che quella società impone agli individui nel rispetto della libertà della società stessa. Tanto minore è la conoscenza che quella società fornisce agli individui e tanto maggiore è la rabbia e il desiderio di cambiare la società che nasce nell'individuo.

La voglia di cambiare una società non è data dalla mancanza di strumenti di libertà in quella società, ma dall'uso che degli strumenti di libertà gli individui sono in grado di farci. Se esistono in una società delle possibilità di veicolare le proprie pulsioni, ma la società non ha fornito la conoscenza, si forma nell'individuo la necessità di distruggere comunque quella società perché ciò che egli immagina è ciò che lui vuole realizzare in antitesi a ciò che non consoce e non è in grado di immaginare.

Così in Itali si pensa al Federalismo solo perché chi immagina il Federalismo non è in grado di conoscere la società in cui vive né di usare (perché reso incapace o impossibilitato dagli interessi di mafie) gli strumenti che, almeno formalmente, la società gli mette a disposizione.

Queste condizioni oggettive determinano nell'individuo quell'amore-odio che, attivando aree cerebrali comuni, regola il suo comportamento nella società civile. Un amore-odio che attivato dall'azione della società nell'individuo lo costringe a rispondere, sollecitandolo, alle sue aspettative. Una forma di sollecitazione che viene pensata al fine di controllare i comportamenti dell'individuo. Il controllo dei comportamenti sociali non avviene per "controllo del comportamento di tutti gli individui", ma sollecitando ed ottenendo risposte di una percentuale di individui.

Comprendere il meccanismo e comprendere l'uso che di quel meccanismo noi ne facciamo e altri ne fanno al fine di farci funzionare come altri vogliono.

Curare la nostra conoscenza e curare la nostra volontà ci permette di vivere nel mondo. Abitare il mondo impedendo ad altri di abitarci e di trasformarci in cadaveri.

Marghera, 25 novembre 2008

     

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La filosofia della Stregoneria

La Stregoneria è un cammino. Questo perché la Stregoneria è trasformazione del soggetto che percorre il sentiero. Il sentiero è mutamento dopo mutamento, trasformazione dopo trasformazione. La sequenza delle trasformazioni del soggetto, in ogni istante che si trasforma, forma il cammino dello Stregone. In ogni attimo lo Stregone, come ogni persona, presenta il proprio Potere di Essere che altro non è che quanto ha costruito mediante le sue trasformazioni.