Secondo stadio della percezione: la Sruti nel Jainismo
Quindicesima parte

(dalle parole all'interpretazione dei simboli non-verbali del mondo)

di Claudio Simeoni

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Orfici e Platonici

Che cosa intendono i Jainisti con la percezione Sruti?

La Sruti, o testimonianza, è la conoscenza che deriva dai segni, dai simboli o dalle parole. Mentre il Matijnana ci offre la conoscenza per mezzo dei sensi, la Sruti ci dà solo la conoscenza derivata dalla descrizione. La Srutijnana è di quattro tipi cioè, Labdhi o associazione, Bhavana o attenzione, Upayoga o intelletto e Naya o aspetti del significato delle cose.

A differenza di come i buddisti o gli interpreti tardi interpretano la conoscenza dei Jainisti, la Sruti è una conoscenza derivata dal soggetto attivo nel mondo. Mentre la Mati è una conoscenza passiva, acritica del soggetto che si limita a descrivere i fenomeni che riceve dal mondo. Nella Mati il soggetto si adatta ai fenomeni, accetta l'interpretazione che il fenomeno dichiara alla sua attenzione e nei suoi confronti non esercita la sua attività critica o discriminatoria. La Sruti è la conoscenza dell'agire nel mondo. Il soggetto che agisce e interagisce in maniera attiva con i soggetti del mondo. Per falo deve discriminare fra i fenomeni, costruire una scala di valori, assegnare delle priorità e organizzare soggettivamente la sua risposta e i suoi adattamenti.

Mentre nella Mati la relazione è fra il soggetto e il mondo inteso come oggetti, nella Sruti la conoscenza è del soggetto che si muove in un mondo di soggetti con i quali costruisce delle relazioni.

A differenza di quanto afferma Radhakrishnan S. nella sua Filosofia indiana (il testo buddhista che sto usando e dal quale traggo le citazioni) ogni conoscenza nasce dai sensi e la conoscenza è diversa a seconda di come i sensi vengono usati. La conoscenza è sempre Matijnana, cioè ottenuta per mezzo dei sensi. La Mati è derivata dai sensi come la Sruti è derivata dai sensi.

Quello che cambia non sono i canali dai quali giunge la percezione del mondo, ma come il soggetto si pone nel mondo e la sua selezione dei fenomeni percepiti in base al suo modo di porsi che formano la conoscenza del soggetto.

Mentre nella Mati c'è un soggetto che conosce razionalmente il mondo e che tale conoscenza deve comunicare mediante le parole, nella Sruti non c'è una conoscenza da descrivere e comunicare, ma c'è un conoscere che viene vissuto. I quattro elementi che Radhakrishnan S. elenca come componenti della Srutijnana non sono solo elementi della descrizione del mondo, ma sono elementi dell'azione del soggetto nel mondo descritto. Associazione, attenzione, intelletto (sia come elaborazione che come capacità di leggere dentro) e significato delle cose, sono elementi propri della conoscenza che agisce all'interno di conoscenze che agiscono. La relazione è fra soggetto in un mondo di soggetti. L'attenzione è tutto l'individuo percepente ed agente; l'associazione è il contrario della descrizione che non separa gli elementi come forma, ma li raggruppa per insiemi di effetti prodotti; il significato delle cose è l'effetto prodotto dall'azione che dà il vero nome, o vero significato, alla "cosa" che diventa attore capace di modificare l'insieme in cui agisce.

La Mati e la Sruti sono due forme di conoscenza, non separabili nell'individuo, legate una all'ambito della ragione che descrive il mondo e l'altra alla ragione che agisce nel mondo riconoscendo un mondo che agisce. La prima ragione può ammalarsi di onnipotenza quando si eleva sugli oggetti del mondo ai quali non riconosce la volontà e l'intelligenza di perturbare il mondo in cui vive. La seconda ragione, che comprende tutti gli elementi della Mati alla quale aggiunge il riconoscimento di sé stessi è quella che agisce nel mondo riconoscendo un mondo fatto da soggetti che agiscono.

La Sruti è una conoscenza, una consapevolezza, una percezione che agisce nel mondo mediante la volontà. Usa l'intelligenza non solo per "leggere dentro", ma per elaborare problemi a soluzione date e riprodurre tali soluzioni a problemi simili.

La Sruti è manifestata da soggetti che non hanno paura di modificarsi, mettersi in discussione, esporsi nelle loro azioni in un mondo di cui riconoscono le azioni, le modificazioni, i bisogni e i desideri alla base di ogni progetto.

La ragione che agisce è una ragione che sollecita l'individuo a far emergere la conoscenza relativa all'azione. La ragione che agisce è una ragione che si è staccata dalla fissità della descrizione e che ha considerato la possibilità, se non la necessità, di un continuo processo di trasformazione e di adattamento a tutti gli agire che incontra nel mondo. Ne consegue che anche la qualità dell'intelligenza, della percezione, del riconoscimento degli oggetti, dell'uso dei sensi e della struttura di elaborazione che chiamiamo mente viene a modificarsi in funzione dell'agire e dell'adattarsi come azione all'agire del mondo.

L'individuo che non ha paura di agire, di esporsi, è un individuo che appare molto potente. Quando le persone del gruppo si ritraggono perché temono qualche cosa, egli s'avanza. Se non conosce, lavora per imparare. Davanti all'obbiettivo da raggiungere, si fornisce i mezzi per raggiungerlo. Non è mai umile in quanto sottomesso, ma la sua umiltà consiste nel riconoscere l'importanza dell'altro o l'importanza dell'obbiettivo da raggiungere.

Per questo la conoscenza Sruti porta l'individuo alla conoscenza Avadhi.

Nella stregoneria Castanediana, superare la Sruti e giungere all'Avadhi significa giungere alla lucidità. Non è più la conoscenza Sruti che guida l'azione dell'individuo, la la coscienza Avadhi. Come gli elementi che compongono la coscienza Mati non spariscono nella Sruti, ma si trasformano, così nella coscienza Avadhi la coscienza Mati e Sruti non spariscono, ma si trasformano fagocitando gli elementi della coscienza Avadhi. Questo perché la soluzione delle coscienze che da potenziali si trasformano in strumenti attivi nel soggetto, si trasferiscono come modo di essere, modo di vivere e abitare il mondo del soggetto stesso. Sono le azioni del soggetto che manifestano la qualità della coscienza raggiunta dal soggetto.

Per questo i Jainisti alla conoscenza Mati e Sruti che qualificano la ragione nel mondo, riconoscono altre tre forme di coscienza, conoscenza, percezione, ecc..

Due appartengono allo sconosciuto della ragione e l'altra all'inconoscibile della ragione.

La prima forma di conoscenza sconosciuta alla ragione è l'Avadhi.

Il terzo livello di conoscenza dei Jainisti è:

L'Avadhi (vai)

Claudio Simeoni

Marghera, 11 febbraio 2012

 

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Si tratta di due modi diversi ed inconciliabili mediante i quali pensare e vivere il mondo in cui si nasce. Mentre Platone si fa artefice e demiurgo del mondo, Orfeo si fa cantore e viaggiatore del mondo in cui è nato. Mentre Platone, attraverso Socrate, pretende di imporre le leggi e le regole della società e dell'universo, Orfeo costruisce le relazioni con la vita e con la Natura. Platone, con Socrate, pretende di essere il padrone degli uomini, Orfeo un uomo che vive.

 

 

 

 

 

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Claudio Simeoni

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Ultima formattazione 28 gennaio 2022

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