Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) (1927 - -)

L'Enciclica Spe Salvi
La società schiavista di Giuseppina Bakhita

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185815

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume quattro

Tutte le pagine dell'Enciclica Spe Salvi

In questo paragrafo Ratzinger delinea la sua visione sociale. Come deve essere organizzata la società in base ai principi cristiani per permettere alla speranza di trionfare. Dice: Ora, però, si impone la domanda: in che cosa consiste questa speranza che, come speranza, è "redenzione"? Bene: il nucleo della risposta è dato nel brano della Lettera agli Efesini citato poc'anzi: gli Efesini, prima dell'incontro con Cristo erano senza speranza, perché erano "senza Dio nel mondo".

E allora proviamo a leggerci il passo citato da Ratzinger:

"Ricordatevi, dunque, che nel passato voi, pagani - che eravate tali di nascita, denominati prepuzio da coloro che si chiamano circoncisione, operazione fatta sulla carne! - ricordatevi che allora voi eravate separati da Cristo, privi del diritto di cittadinanza in Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza dio in questo mondo." Efesini 2, 11-12

Dice Paolo di Tarso: "Nel passato voi non eravate oggetti che io potevo possedere, perché eravate separati dal mio possesso, e dal momento che solo io possedendovi posso darvi la speranza, prima voi eravate senza speranza!" In altre parole, Paolo di Tarso è consapevole di creare disperazione. Una disperazione che non ha basi religiose, ma basi civili. Paolo di Tarso (lui che godeva della cittadinanza romana) è consapevole (o lo è chi scrive dal momento che come è usato il termine "pagani" lascia molto perplessi in quanto i cristiani hanno iniziato a definire i seguaci delle religioni diverse "pagani" soltanto nel IV secolo, la le ricerche sull'autenticità temporale del documento le lasciamo agli storici e ai filologi) di avere dei privilegi umani come cittadino Romano e distingue fra i privilegi che i Romani gli riconoscono e gli altri, coloro che sono privi di cittadinanza e di uguali diritti. Ed è su questa consapevolezza che Paolo di Tarso gioca per imporre il concetto speranza proprio dei cristiani.

Per imporre un principio "religioso", qual si vuol far apparire la speranza e la fede, è necessario agire sulla materialità della vita delle persone. E' la materialità della vita delle persone che manipola la loro struttura emotiva costringendole a calare nelle loro emozioni e nella loro psiche profonda sia le varie forme di patologia psichiatrica sia i principi di libertà o le tensioni di sviluppo verso il futuro. Sono le condizioni materiali che determinano gli adattamenti psico-emotivi degli individui e attraverso l'uso di strumenti culturali con cui gli individui si adattano alle condizioni oggettive imposte.

Proprio nella definizione e nell'esaltazione del concetto di speranza e nella materializzazione nella psiche delle persone dei concetti religiosi cristiani, Ratzinger ci racconta della visione sociale del cristianesimo. Dice Ratzinger: Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristiano di Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che proviene dall'incontro reale con questo Dio, quasi non è più percepibile."

Nella società attuale, dice Ratzinger, non è più concepibile che le persone siano sottoposte al principio speranza.

La società attuale, buona o cattiva che sia, è il risultato di un processo di trasformazione sociale di uscita dalle società assolutiste cristiane. Pur con tutte le contraddizioni prodotte dal tentativo del cristianesimo di riprendere il controllo sociale, alla base della civile convivenza ci sono i principi della DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO che dal 1948 guida le azione dell'ONU. La Costituzione della Repubblica Italiana che stabilisce i principi etici delle relazioni fra le persone e delle relazioni fra le persone e le Istituzioni. Una società, che piaccia o meno a Ratzinger, non può essere organizzata in maniera diversa, a prescindere da tali principi, ma, soprattutto, tali principi, SI DEVONO APPLICARE AD OGNI PERSONA E OGNI PERSONA LI DEVE APPLICARE A SE' STESSA IN OGNI AMBITO DELLE RELAZIONI SOCIALI IN CUI AGISCE.

E' in questa condizione sociale che Ratzinger arriva a dire: "Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristiano di Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che proviene dall'incontro reale con questo Dio, quasi non è più percepibile.".

Che i cristiani, che da sempre vivono con il concetto di dio hanno perso quella condizione fisica per la quale il "possesso della speranza" non è più concepibile, è, per loro, un problema drammatico. Infatti, la Costituzione della Repubblica e la Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo si applicano anche ai cristiani quando, usciti dall'ambito della loro fede, vivono le relazioni etiche nella società civile. Nello stesso modo i cristiani SAREBBERO tenuti a rispettare i principi etici della Costituzione della Repubblica e della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo nelle relazioni fra le persone e all'interno della società civile.

E' proprio all'interno delle norme etiche della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo che Ratzinger individua il pericolo per l'uomo di non essere più costretto a costruire quella disperazione e quell'impotenza sociale che lo porta ad elaborare la necessità psichica della speranza nel suo dio. Ratzinger, in questo terzo paragrafo della Spe Salvi, sembra dire: "Beati quelli che soffrivano nei campi di sterminio nazisti perché per loro è il regno dei cieli!". Dal che si deduce che la beatitudine è il prodotto della sofferenza e, pertanto, diventa, per Ratzinger, un dovere sacro far soffrire le persone perché, in questo modo, si inducono alla speranza che le conduce alla salvezza.

Nel terzo paragrafo della Spe Salvi Ratzinger ci illustra come avviene che le persone manifestano il principio speranza.

Per capire le indicazioni dottrinali di Ratzinger dobbiamo individuare, in quanto scrive, due situazioni. La situazione sociale oggettiva nella quale il soggetto sviluppa la speranza e la percezione soggettiva del soggetto che svilupperà la speranza. In pratica, dobbiamo individuare gli adattamenti soggettivi alle variabili oggettive per i quali l'individuo, che Ratzinger prende in considerazione, sviluppa la speranza giungendo alle farneticazioni premiali di Ratzinger.

Perché, se siamo in grado, sia pur a grandi linee, di individuare l'oggettività in cui il soggetto si muove e si adatta, se siamo in grado di individuare, sia pur a grandi linee, i processi di adattamento del soggetto che ci permettono di individuare una patologia psichiatrica che necessità di sviluppare la speranza, tutta la situazione "premiale" descritta da Ratzinger è frutto di fantasie che suonano come una beffa, un'ingiuria, una derisione, per gli sforzi adattativi del soggetto nella sua situazione oggettiva.

La situazione sociale di Ratzinger prevede:

1) La possibilità che le persone vengano rapite, comperate e vendute come schiave;

2) Che le persone siano proprietà di padroni;

3) Che i padroni siano legittimati a qualsiasi violenza;

4) Che il concetto di padrone e schiavo sia un concetto normale dell'esistenza umana;

5) L'unica possibilità sociale per le persone è trovare padroni meno crudeli;

6) Ratzinger concepisce la società come una piramide di padroni;

Questo tipo di società, propria del cristianesimo, è la società di Ratzinger. Non è un caso che l'esempio preso in considerazione abbia la sua origine col rapimento della ragazza nel 1878 in piena era schiavista cattolica.

Ricordo una breve cronaca degli avvenimenti in Africa in quel periodo:

"Nel 1834 il missionario Philip consiglia al governatore di annettere lo Xhosaland e di ricorrere al governo indiretto per tramite di capi fantoccio. Ma gli Xhosa resistono all'attacco combinato di una forza di 20.000 uomini comprendente Inglesi, Boeri e missionari cattolici, wesleyani e anglicani..."

"Nel gennaio 1835 gli Xhosa sono sconfitti dalle truppe del missionario Philip. Gli altri missionari seguiranno l'esempio di Philip."

"Nel 1837, grazie all'appoggio missionario di cattolici e wesleyani, i Boeri massacrano a Mosega 400 Zulu, esclusivamente donne, vecchi e bambini."

"Nel 1844 i missionari francesi "padri dello spirito santo" fondano la missione di Santa Maria del Gabon ed estorcono "trattati" ai capi tribù, che permettono ai francesi di insediarsi nell'estuario del Gabon."

"Nel 1853 David Livingstone attraversa l'Africa dal Luanda a Quelimane. Fonda una missione sulle rive del lago Niassa per farne una base contro gli africani e prepara il terreno all'arrivo dei colonialisti inglesi."

"Nel 1868 il cancelliere tedesco Bismarck chiede all'Inghilterra di proteggere i missionari dell'Africa sud occidentale. Il governatore del Capo, Sir Philip Wodehouse, risponde all'appello dell'impero prussiano e, aiutato dalla missione del dottor Hahn, attacca i Nama. I Nama resistono finché possono ma alla fine verranno quasi completamente sterminati. Il loro capo viene affidato alla punizione dei missionari."

"Nel 1894, il 6 gennaio nella Drill Hall di Città del Capo, Rhodes ringrazia pubblicamente le missioni anglicane e cattoliche , l'Esercito della Salvezza, il Movimento dei Giovani Esploratori di Baden-Powell e la "Società Abolizionista" per aver contribuito alla "liberazione" della Rhodesia dai ribelli Africani."

"Nel 1920 l'Alleanza delle Società Missionarie in Kenya chiede alla Commissione dell'Africa Orientale di non permettere le libere contrattazioni tra dipendenti e padroni."

(tratto da: Il Libro nero del cristianesimo di Jacopo Fo, Tomat, Malucelli)

Si trattava del sistema sociale cristiano imposto dal Ratzinger di quel tempo e praticato dai cristiani con grande attenzione, violenza e determinazione, per imporre il loro dio e le condizioni sociali che portavano al loro dio.

Come notiamo nel terzo paragrafo della Spe Salvi, non esiste nessuna censura per le condizioni sociali imposte dallo schiavismo. E come potrebbe Ratzinger censurare le condizioni sociali imposte dallo schiavismo quando egli stesso cita con tanto ardore la lettera agli Efesini di Paolo di Tarso?

"Schiavi obbedite ai vostri padroni di quaggiù con rispetto e timore, nella semplicità del vostro cuore, come cristo, non soltanto quando siete sotto i loro occhi, come se doveste solo piacere a uomini, ma come servi di cristo, che fanno di buon cuore la volontà di dio." Efesini 6, 5-6

Sono i padroni di uomini che Ratzinger glorifica perché loro conducono gli uomini alla disperazione, condizione psichica per portare gli Esseri Umani alla speranza nell'intervento di un padrone più forte di un altro padrone. La schiavitù deve essere senza uscita, senza possibilità di chiedere giustizia nella società civile: DEVE ESSERE SENZA SPERANZA DI CAMBIAMENTI SOCIALI. Solo in quel modo il cristianesimo può imporre la speranza mediante la fede nel premio dopo la morte del corpo fisico.

Cosa dice Ratzinger e la chiesa cattolica? Proviamo a leggere dalla lettera di Pietro:

"Servi siate sottomessi con ogni rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli che sono buoni o ragionevoli, ma anche a quelli di carattere intrattabile. poiché piace a dio che si sopportino afflizioni per riguardo verso di lui, quando si soffre ingiustamente. infatti che gloria vi è nel sopportare di essere battuti, quando si ha mancato? Ma se voi, pur avendo agito rettamente, sopportate sofferenze, questo è gradito davanti a dio. Anzi è appunto a questo che voi siete stati chiamati, perchè Cristo pure ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio affinché ne seguiate le orme." I Pietro 2, 18-21

Si tratta dell'ideologia del campo di sterminio nazista imposta su tutto il globo ed esaltata dall'etica di Ratzinger. In quella condizione Giuseppina Bakhita, privata della consapevolezza di diritti come persona civile, convinta dai cattolici che la condizione di schiava sia la condizione naturale, fa della sottomissione stupro coercitivo delle sue emozioni veicolandole su un soggetto che , padrone, è però buono!

Non è in grado di pensare che buono o cattivo, con la frusta o con altri modi, un padrone è quanto di più inumano le società abbiano visto e se vengono tollerati dei rapporti di lavoro di dipendenza è proprio della civiltà giuridica stabilirne fini, metodi e confini. Ma lo schiavo cristiano è privato di ogni diritto. L'etica cattolica prevede che le persone siano private della possibilità di gestione del loro corpo e siano trasformati in oggetti d'uso per un padrone: il dio padrone, come padrone di tutti i padroni.

La violenza con cui Ratzinger aggredisce l'ONU è rivelatrice del modello etico che Ratzinger vuole imporre alle società civili occidentali e perché lo vuole imporre. Come può, uno schiavista come Ratzinger, tollerare un'etica che prevede l'uomo, ogni uomo e ogni donna, dei soggetti di diritto Costituzionale?

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo è del 1948 ed è una tappa importante di quel processo di liberazione sociale che gli uomini hanno messo in atto per liberarsi dall'orrore assoluto che il cristianesimo, per bocca del suo dio padrone, del suo Gesù, hanno imposto agli Esseri Umani. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo per permettere all'uomo di liberarsi dall'orrore che impediva agli individui della specie umana di trasformarsi in Dèi. Di queste tappe di trasformazione sociale e delle loro implicazioni ne vedremo alcune quando affronteremo il divenuto sociale proprio commentando le farneticazioni schiaviste e naziste dell'ideologia cristiana manifestata da Ratzinger.

L'etica dell'Onu e delle Costituzioni Occidentali non prevede la "libertà di comperare e vendere le persone", non prevede "la libertà di torturare le persone", non prevede "la libertà di sottrarre alle persone l'uso e la disponibilità del proprio corpo", non prevede "l'obbligo di seguire un'idea religiosa o politica", non prevede "la negazione dei diritti individuali". Per contro, l'etica cristiana prevede che l'uomo sia sottomesso a dio, oggetto di commercio, soggetto di obbedienza e disposto a farsi vessare e torturare a maggior gloria del dio padrone. Quest'etica viene imposta alle persone esponendo il crocifisso nei luoghi pubblici al fine di aggredire l'etica della Costituzione e l'etica della Dichiarazione Universale dei Diritti del'Uomo. L'etica cristiana è SOLO terrorismo nei confronti delle società civili e degli uomini anche se, troppo spesso, uomini ed organizzazioni mafiose, venendo meno ai loro doveri Istituzionali, preferiscono usare l'etica cristiana per stuprare l'etica Costituzionale e Universale.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo afferma:

Articolo 1

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Ebbene, in tutto il terzo paragrafo della Spe Salvi non trovate nessuna censura di Ratzinger al fatto che Giuseppina Bakhita fosse stata rapita e ridotta in schiavitù, né una sola parola di censura contro la schiavitù. Per contro trovate molte affermazioni farneticanti di gentaglia come Don Mazzi, Don Benzi, che accusano i concorrenti dei cattolici (normalmente i trafficanti di donne) di voler esser degli schiavisti, ma si guardano bene dal condannare lo schiavismo predicato dal loro Gesù. E' solo un antischiavismo di facciata che serve per gettare fumo negli occhi agli sprovveduti e aiutare Ratzinger ad aggredire le società civili.

Articolo 4

Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; La schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Articolo 23

1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.

2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.

3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale.

4. Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 25

1. Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

2. La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

Articolo 30

Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di qualsiasi Stato gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

Che questa enciclica sia stata scritta da Ratzinger per riaffermare l'etica della società schiavista sull'etica Costituzionale come manifestata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, appare chiaro e manifesto quando, il giorno 01 dicembre 2007, Ratzinger fa una serie di dichiarazioni che riprendo dal giornale La Repubblica del 02 dicembre 2007:

"Ventiquattro ore dopo la pubblicazione la Spe Salvi, papa Ratzinger attacca il "relativismo" predominante nelle organizzazioni internazionali, fra cui quelle che dipendono dalle Nazioni Unite, e dichiara di aver scritto la sua seconda enciclica come risposta al "nichilismo" imperante. Il nichilismo, ha affermato il pontefice celebrando l'avvento nella basilica vaticana, "corrode la speranza nel cuore dell'uomo" perché diffonde la convinzione che "dentro di lui e attorno a lui regni il nulla: nulla prima della nascita, nulla dopo la morte". Ieri mattina Benedetto XVI ha ricevuto le Ong cattoliche in occasione di un convegno organizzato dal segretario di stato Bertone. "Il dibattito internazionale - ha lamentato il papa dinanzi ad esponenti che collaborano sistematicamente con l'Onu - appare spesso pregnato da una logica relativistica che pare ritenere, come unica garanzia per una convivenza pacifica fra i popoli, il negare cittadinanza della verità sull'uomo e sulla sua dignità nonché alla possibilità di un agire etico fondato sul riconoscimento della legge morale naturale". La tensione fra il Vaticano e alcune organizzazioni internazionali è riesplosa recentemente sulla questione dell'aborto e dei contraccettivi. Con l'Unhcr, che si occupa di campi di rifugiati in tutto il mondo, la santa sede ha polemizzato per la distribuzione di Kit anticontraccettivi (per prevenire gravidanze insostenibili in condizioni di estrema difficoltà). Mentre con Amnesty International è scontro dopo la decisione dell'organizzazione umanitaria di verificare se anche il diritto all'interruzione della gravidanza non vada considerato un diritto fondamentale della donna."

Si tratta di un attacco voluto e premeditato di Ratzinger alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite al fine di reintrodurre lo schiavismo. Un attacco che ha portato scrivendo la Spe Salvi con fini di disarticolazione militare della società civile. Che cosa significa, infatti, "negare cittadinanza alla verità sull'uomo" se non la pretesa che l'uomo sia sottomesso ad una verità predeterminata, preconfezionata, alla quale si deve sottomettere e alla quale deve piegare il proprio vivere? Che cosa significa "...possibilità di un agire etico fondato sul riconoscimento della legge morale naturale" se non la proprietà dell'uomo, dell'individuo, che deve essere sottomesso a chi definisce che cosa è la legge morale e naturale?

Si tratta della riaffermazione di Ratzinger della società schiavista, del disprezzo per l'uomo, affinché l'uomo si sottometa a quella distruzione etica, morale e fisica, che portandolo alla disperazione gli imponga la soggettivazione della speranza e della fede.

Di Giuseppina Bakhita, che cosa colpisce Ratzinger? Che cosa porta Ratzinger all'esaltazione?

"i padroni terribili", il fatto che "fu picchiata a sangue e venduta più volte", "al servizio della madre e della moglie di un generale e lì ogni giorno frustata fino a sangue"

"aveva 144 cicatrici"; tutto questo non indigna Ratzinger, non lo porta ad urlare per offesa agli uomini, ma lo eccita sessualmente tanto da esaltare Bakhita come un modello di sessualità sottomessa del quale egli si compiace. Un modello da presentare come il modello di santità cristiana al quale desidera far aderire tutte le persone.

Appunto, il modello sociale di Ratzinger, di cui Ratzinger è il padrone in quanto rappresentate di quella verità alla quale vuole sottomettere la cittadinanza dell'uomo.

Afferma Ratzinger:

"Fino ad allora aveva conosciuto solo padroni che la disprezzavano e la maltrattavano o, nel caso migliore, la consideravano una schiava utile. Ora, però, sentiva dire che esiste un "paron" al di sopra di tutti i padroni, il Signore di tutti i signori, e che questo Signore è buono, la bontà in persona. Veniva a sapere che questo Signore conosceva anche lei, aveva creato anche lei - anzi che Egli la amava. Anche lei era amata, e proprio dal "Paron" supremo, davanti al quale tutti gli altri padroni sono essi stessi soltanto miseri servi. Lei era conosciuta e amata ed era attesa. Anzi, questo Padrone aveva affrontato in prima persona il destino di essere picchiato e ora la aspettava "alla destra di Dio Padre". Ora lei aveva "speranza" - non più solo la piccola speranza di trovare padroni meno crudeli, ma la grande speranza: io sono definitivamente amata e qualunque cosa accada - io sono attesa da questo Amore. E così la mia vita è buona. Mediante la conoscenza di questa speranza lei era "redenta", non si sentiva più schiava, ma libera figlia di Dio."

La patologia psichiatrica da dipendenza e da incapacità a costruire le relazioni con il mondo per costruire un futuro possibile è ciò che Ratzinger oppone alla Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo dell'Onu. Il senso stesso della Spe Salvi.

Attraverso lo schiavismo la chiesa cattolica costruisce quel bisogno materiale che costringe le persone alla dipendenza sia fisica che psichica da forme psico-emotive di sopravvivenza. Che Bakhita non volesse più tornare nel suo paese dopo quello che aveva passato e che ritenesse l'appartenenza all'ordine delle Canossiane un traguardo sociale raggiunto, è più che comprensibile. Che il modello di terrore sociale imposto da Ratzinger abbia il fine di costringere le persone alla disperazione per poterle gestire muovendo guerra a tutti i principi etici e sociali per imporre la schiavitù, è una cosa che indigna e deve indignare la società civile.

Ratzinger, dunque, ci dice che soltanto costruendo disperazione lui può imporre speranza e fede e sottomettere le persone: il suo dio e il suo Gesù possono esistere solo là dove c'è disperazione, non dove la società civile fornisce ai suoi cittadini tutti gli strumenti con i quali affrontare in modo consapevole la loro vita.

Con l'esaltazione della schiavitù voluta da Dio, Ratzinger ha voluto insultare non solo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell'Onu, ma tutte le Costituzioni dell'Europa occidentale che sono nate per limitare e contenere l'orrore che i principi sociali cristiani hanno imposto alle varie nazionalità.

Marghera, 02 dicembre 2007

 

Ha scritto Ratzinger nel terzo paragrafo dell'enciclica Spe Salvi:

3. Ora, però, si impone la domanda: in che cosa consiste questa speranza che, come speranza, è " redenzione"? Bene: il nucleo della risposta è dato nel brano della Lettera agli Efesini citato poc'anzi: gli Efesini, prima dell'incontro con Cristo erano senza speranza, perché erano "senza Dio nel mondo". Giungere a conoscere Dio - il vero Dio, questo significa ricevere speranza. Per noi che viviamo da sempre con il concetto cristiano di Dio e ci siamo assuefatti ad esso, il possesso della speranza, che proviene dall'incontro reale con questo Dio, quasi non è più percepibile. L'esempio di una santa del nostro tempo può in qualche misura aiutarci a capire che cosa significhi incontrare per la prima volta e realmente questo Dio. Penso all'africana Giuseppina Bakhita, canonizzata da Papa Giovanni Paolo II. Era nata nel 1869 circa - lei stessa non sapeva la data precisa - nel Darfur, in Sudan. All'età di nove anni fu rapita da trafficanti di schiavi, picchiata a sangue e venduta cinque volte sui mercati del Sudan. Da ultimo, come schiava si ritrovò al servizio della madre e della moglie di un generale e lì ogni giorno veniva fustigata fino al sangue; in conseguenza di ciò le rimasero per tutta la vita 144 cicatrici. Infine, nel 1882 fu comprata da un mercante italiano per il console italiano Callisto Legnani che, di fronte all'avanzata dei mahdisti, tornò in Italia. Qui, dopo "padroni" così terribili di cui fino a quel momento era stata proprietà, Bakhita venne a conoscere un "padrone" totalmente diverso - nel dialetto veneziano, che ora aveva imparato, chiamava "paron" il Dio vivente, il Dio di Gesù Cristo. Fino ad allora aveva conosciuto solo padroni che la disprezzavano e la maltrattavano o, nel caso migliore, la consideravano una schiava utile. Ora, però, sentiva dire che esiste un "paron" al di sopra di tutti i padroni, il Signore di tutti i signori, e che questo Signore è buono, la bontà in persona. Veniva a sapere che questo Signore conosceva anche lei, aveva creato anche lei - anzi che Egli la amava. Anche lei era amata, e proprio dal "Paron" supremo, davanti al quale tutti gli altri padroni sono essi stessi soltanto miseri servi. Lei era conosciuta e amata ed era attesa. Anzi, questo Padrone aveva affrontato in prima persona il destino di essere picchiato e ora la aspettava "alla destra di Dio Padre". Ora lei aveva "speranza" - non più solo la piccola speranza di trovare padroni meno crudeli, ma la grande speranza: io sono definitivamente amata e qualunque cosa accada - io sono attesa da questo Amore. E così la mia vita è buona. Mediante la conoscenza di questa speranza lei era "redenta", non si sentiva più schiava, ma libera figlia di Dio. Capiva ciò che Paolo intendeva quando ricordava agli Efesini che prima erano senza speranza e senza Dio nel mondo - senza speranza perché senza Dio. Così, quando si volle riportarla nel Sudan, Bakhita si rifiutò; non era disposta a farsi di nuovo separare dal suo "Paron". Il 9 gennaio 1890, fu battezzata e cresimata e ricevette la prima santa Comunione dalle mani del Patriarca di Venezia. L'8 dicembre 1896, a Verona, pronunciò i voti nella Congregazione delle suore Canossiane e da allora - accanto ai suoi lavori nella sagrestia e nella portineria del chiostro - cercò in vari viaggi in Italia soprattutto di sollecitare alla missione: la liberazione che aveva ricevuto mediante l'incontro con il Dio di Gesù Cristo, sentiva di doverla estendere, doveva essere donata anche ad altri, al maggior numero possibile di persone. La speranza, che era nata per lei e l'aveva "redenta", non poteva tenerla per sé; questa speranza doveva raggiungere molti, raggiungere tutti.

Marghera, 02 dicembre 2007

 

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