Herbert Spencer (1820 – 1903)

La conoscenza

Riflessioni sulle idee di Spencer.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) sviluppando ulteriormente il suo sistema, Spencer applica la teoria dell'evoluzione ai vari campi della realtà e, in particolare alla vita biologica, psichica e sociale.

2) Così in campo biologico effetto dell'evoluzione è la vita, che viene definita come un incessante adattamento del corpo all'ambiente esterno.

3) Nel campo della conoscenza umana Spencer sostiene l'esistenza nel singolo individuo di forme a priori, non ricavabili cioè dalla sua esperienza personale, ma afferma che non sono altro che il risultato di esperienze acquisite dalle generazioni precedenti e trasmesse per ereditarietà.

Nel singolo individuo della Natura sono riassunte tutte le esperienze di tutti gli Esseri che lo hanno preceduto e, tali esperienze, sono tanto più vive quanto maggiore è stata la volontà di tali Esseri nella relazione con il circostante.

Il singolo essere della Natura è il prodotto delle trasformazioni dell'esistente in cui si è venuto a trovare e da cui si è sviluppato. Le generazioni precedenti si sono adattate al loro ambiente. Hanno immesso nel nuovo nato tutti i dati attraverso i quali egli può vivere e adattarsi nell'ambiente in cui è nato. Nel corso dell'evoluzione, non tutti i dati potevano essere utilizzati immediatamente. Per questo, anche se sono presenti nel patrimonio genetico, la madre (per uova e uteri) e la madre, per i semi, selezionano la struttura emotiva del nuovo nato rendendo attivo quel patrimonio genetico che gli sarà immediatamente utile una volta nato per agire nell'ambiente.

La vita nella Natura è un incessante adattamento alle condizioni. Un adattamento che modifica le condizioni della vita stessa. L'adattamento che ho messo in atto come risposta alle condizioni che subisco, non è conchiuso in me stesso. Entra nell'oggettività e modifica l'oggettività sollecitando altri e diversi adattamenti. Non solo le condizioni mi inducono a modificarmi, ma esercitando la volontà produco condizioni che spingono altri soggetti a modificarsi.

Spencer usa la ragione che lo separa dal mondo. La sua ragione si fa dio creatore e dall'alto della montagna assiste a processi di modificazione che non lo coinvolgono. Proprio perché non lo coinvolgono, non è costretto ad usare la sua volontà, la sua intelligenza, la sua strategia esistenziale per rispondere alle sollecitazioni del mondo. Non è costretto ad agire né è costretto a modificarsi per poter rispondere alle sollecitazioni. Non usando la propria volontà, non coglie la decisione soggettiva degli altri Esseri Umani che, usando la loro volontà, si adattano alle condizioni del mondo. Proprio perché non coglie questo, non è in grado di cogliere l'uso della volontà, dell'intelligenza, dell'intento di ogni Essere della Natura per modificare sé stesso e modificare il proprio ambiente.

La ragione è un riflesso dell'Essere, uno strumento attraverso il quale l'Essere tratta l'oggettività. La ragione è una descrizione della realtà attraverso la quale il soggetto descrive la sua relazione con la realtà annullando le relazioni pulsionali e le modificazioni che intervengono durante il mutamento. La relazione, razionalmente descritta, è una descrizione monca in quanto l'Essere Umano non è in grado di trasferire la relazione che con tutto sé stesso ha col mondo in cui vive all'interno della ragione. Soltanto una piccola parte della realtà è descritta e trattata attraverso la ragione. Spesso l'Essere Umano si trova a dover affrontare aspetti della realtà che escono dalla ragione. Nella ragione non sono presenti elementi definiti sufficienti per descriverli.

Quando la descrizione della ragione non è in possesso di elementi capaci di descrivere i fenomeni percepiti, la ragione li cancella. Li ignora. E quando non li può ignorare li trasforma in illusioni, allucinazioni, atti di fede, pseudo-allucinazioni, inganni dei sensi. Quando la realtà presenta alla ragione aspetti nuovi tali da minacciare i confini della descrizione della ragione, la ragione, dopo aver tentato di trasformarli in una descrizione allucinatoria, illusoria o superstiziosa presente in essa, si ritira sgomenta, ansiosa e timorosa e l'Essere Umano deve affrontare quei fenomeni attraverso la volontà in una condizione che la sua coscienza tenderà a cancellare e ignorare non appena la ragione riprende il controllo dell'individuo.

La volontà non ha una descrizione, la volontà pesca direttamente dal patrimonio genetico e non presenta una descrizione o un parlato. La volontà trasforma l'individuo in azione per far fronte ai fenomeni che la realtà gli presenta e che erano tali da costringere la ragione a ritirarsi. In quel momento non esiste pensato. In quel momento non esiste descrizione. In quel momento non esiste parola. In quel momento esiste solo l'azione. Quando l'azione, gestita attraverso la volontà, risolve i problemi che l'oggettività aveva presentato, allora la ragione si ripresenta per riprendere il controllo dell'individuo. Non è più la stessa ragione. E' diversa avendo aggiunto, al proprio descritto, nuovi elementi. Questi nuovi elementi, attraverso la violenza conflittuale con la quale si sono espressi mediante l'azione, si sedimentano nell'individuo trasformandosi in esperienza che la ragione tenta di giustificare elaborando una nuova descrizione che comprenda anche quell'esperienza. La volontà espressa nell'azione riafferma il patrimonio di specie dal quale è emersa e aggiungono, a tale patrimonio, le modificazioni introdotte dall'esperienza stessa.

La singola esperienza ha poche probabilità di diventare patrimonio genetico. Una vita di esperienze intense comportano coinvolgimenti emotivi intensi e sono i coinvolgimenti emotivi intensi che modificano la struttura genetica e, più in generale, la predisposizione comportamentale dell'individuo.

La predisposizione comportamentale dell'individuo si sedimenta sul patrimonio genetico che qualora venga premiata dalle condizioni ambientali, si fissa come carattere permanente sia sotto il profilo psichico che sotto il profilo fisico. Il sistema di vita che noi pratichiamo viene riassunto dalla struttura genetica in quanto il carattere viene impresso dalla struttura emotiva della madre che ne comunica gli input al feto.

Si tratta dello stesso meccanismo attraverso il quale le pecore divennero docili e sottomesse diventando oggetto di allevamento. La docilità divenne patrimonio della specie attraverso l'imposizione dell'allevatore che ne ha selezionato i caratteri nel corso degli ultimi quindicimila anni. Si mise in atto una selezione mediante l'eliminazione delle pecore che presentavano caratteri non in sintonia con i desideri dei gestori di greggi.

La stessa operazione la mise in atto il cristianesimo per ottenere la selezione delle persone predisposte per aver “fede” nel loro dio padrone e pronte a rinunciare alla loro capacità critica. Spencer prende l'idea da Darwin e applica le teorie malthusiane del genocidio come pratica per eliminare i poveri. Diventa la strage mirata per selezionare gli obbedienti alla e nella società. La conoscenza non è in Spencer il movimento di espansione dell'individuo nel mondo, ma la sottomissione dell'individuo ai caratteri “oggettivi” del mondo ai quali si deve sottomettere.

La stessa condizione la troviamo nella specie umana attraverso le condizioni imposte dal Comando Sociale. Strategie di addomesticamento dell'Essere Umano diventano sempre più ossessive nel corso del ventesimo secolo. Alle teorie di Spencer si aggiunge la ricerca neurologica che, da quando Pavlov scopre gli effetti della gabbia nelle risposte emotive di Esseri imprigionati, userà le immagini per regolare i comportamenti e le scelte degli individui.

L'adattamento all'ambiente è un adattamento continuo e sistematico dei singoli individui. Come è un adattamento dell'intero Sistema Sociale alle reazioni degli individui e ai relativi adeguamenti delle strategie del Comando Sociale per riaffermare il proprio controllo.

Quando un Essere si affaccia alla vita, lo fa con tutto il patrimonio genetico. Il suo problema è quello di non sapere che farsene dell'intero patrimonio in quanto non sa qual è il riferimento dell'oggettività da gestire nell'usare quel patrimonio. La relazione fra il nuovo nato e l'Essere Umano adulto serve al neonato per mettere ordine nell'oggettività relazionandola col suo patrimonio genetico. L'educazione costringe il nuovo nato a selezionare il proprio patrimonio genetico delimitandolo nell'uso che l'Essere Umano adulto gli consente.

Il sistema educazionale, nell'attività di manipolazione mentale, da una struttura al servizio al nuovo nato, si è trasformato in una struttura attraverso la quale il Comando Sociale impone al nuovo nato la selezione entro la quale considerare, percepire, descrivere e relazionarsi con i fenomeni nell'oggettività. Finirà per imporre al nuovo nato i limiti entro i quali pensare la realtà oggettiva che nella religione cristiana sono i limiti imposti dalla fede.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 17 agosto 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.