Riflessioni su un articolo di Slavoj Zizek

La miseria del pensiero filosofico occidentale
Utopia, desiderio di libertà e fondazione del futuro

di Claudio Simeoni

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Slavoj Zizek la miseria del pensiero filosofico occidentale

Sul giornale La Repubblica del 29 aprile 2009 appare un articolo di Slavoj Zizek dal titolo: "Perché servono le utopie" che presenta un libro dal titolo "In difesa delle cause perse", che suona come irrisione alle aspirazioni umane ed esaltazione dell'aspirazione delle società umane alla costruzione di campi di concentramento. Esaltazione che trova la sua approvazione nello sterminio degli Iracheni e nella guerra di religione in Iraq là dove afferma "ciò che hanno sviluppato i socialdemocratici della Terza Via, come Blair.". Quel misto di fascismo (lui lo chiama "un minimo spirito «autoritario» di comunità") e il cristianesimo della miseria "che controbilanci gli eccessi del sistema".

Tornare al pensiero forte? Si!

Ma che cos'è il pensiero forte?

Non certo la forma con cui si presenta ad una ragione onnipotente; non certo la verità del "in verità, in verità ti dico...."

Se non si affronta l'origine del pensiero, delle utopie, come bisogno d'esistenza delle persone di modificazione del loro presente, tutto diventa stupido. Tutto diventa uguale; tutto diventa forma riconducibile alla ragione, malata e ristretta, dell'osservatore che si spaccia come giudice della storia.

Tutto l'articolo si apre con una dichiarazione creazionista.

L'uomo, creato dal dio padrone, si muove fra "opinione" e "saggezza".

Per Zizek, come del resto per Ratzinger nella sua Spe Salvi, non si muove verso un futuro; immaginato o meno che sia. L'uomo non è uscito dal brodo primordiale come tutte le altre specie; non modifica la propria realtà sia come soggetto della Natura che come soggetto sociale, ma si muove come un sonnambulo intontito fra opinione e saggezza!

Per Zizek nemmeno il pensiero è ciò che l'uomo deve pensare spinto dalle proprie emozioni e dalla propria cultura, ma è ciò che "si può pensare".

Scrive:

Il senso comune della nostra epoca ci dice che, rispetto alla vecchia distinzione tra doxa (opinione accidentale/empirica, Saggezza) e verità o, ancora più radicalmente, tra conoscenza positiva empirica e fede assoluta, si dovrebbe tracciare una linea tra ciò che si può pensare e si può fare oggi. Sul piano del senso comune, il punto più lontano a cui si può arrivare è un liberalismo conservatore illuminato: ovviamente non ci sono alternative praticabili al capitalismo; allo stesso tempo, lasciata a se stessa la dinamica capitalistica minaccia di minare le proprie fondamenta. (...)

E' come se dicesse: gli uomini non hanno alternative al traffico di schiavi, ma possono, al massimo, discutere sul prezzo per il quale saranno venduti.

In questo articolo Zizek nasconde la testa e non scopre LA GRANDE VERITA' DELLA STREGONERIA: la storia procede per fallimenti in quanto le illusioni della ragione veicolano le emozioni delle persone, ma rimangono illusioni della ragione. Aspettative. Speranze illusorie in un paradiso razionale che la ragione immagina in un suo stadio di onnipotenza.

Così, sia i cinque gradi resoconti di Freud come gli eventi storici Marxiani (della guerra dei contadini in Germania, dei giacobini nella Rivoluzione francese, della Comune di Parigi, della Rivoluzione d'ottobre, della Rivoluzione culturale cinese) sono forme nelle quali la ragione ha incanalato forze emotive che la ragione stessa non poteva più contenere.

La storia non si legge per verità di ideali utopistici, ma per desideri ideali nei quali vengono veicolate le emozioni delle persone in funzioni della realizzazione di aspettative immaginate come modificazione del presente che conoscono.

Solo che la modificazione, che costoro introducono nel loro presente, non conduce queste persone verso l'utopia immaginata, ma verso un altro presente in cui sono rimossi ostacoli alle veicolazioni delle loro emozioni propri del presente appena superato. Il presente in cui si trova a vivere il "rivoluzionario", che ha messo in moto le proprie emozioni veicolandole nelle sue azioni, non è più lo stesso presente più le sue azioni, ma è un nuovo presente in cui la percezione fra principale e secondario si modifica introducendo nuove e diverse priorità. Così la guerra dei contadini in Germania non porta all'ideale immaginato dai contadini, ma mette in moto condizioni di trasformazione del loro presente che, dopo quelle rivolte, prende strade diverse. L'abolizione della schiavitù negli USA non trasforma gli schiavi in cittadini, ma mette in moto il processo di trasformazione sociale che porterà i discendenti a diventare dei cittadini. Così i giacobini in Francia. Costoro non realizzano l'utopia immaginata, ma liberano la società da legami soffocanti. Così la Comune di Parigi, tanto criticata da Marx, veicola le pulsioni di libertà per un diverso futuro introducendo nel pensiero umano nuove e diverse possibilità. Così la Rivoluzione d'ottobre e la Rivoluzione Culturale Cinese.

La distruzione di ciò che soffoca gli individui nel presente libera le forze emotive delle masse imprigionate in quel presente. Il nuovo presente manifesta nuove e diverse necessità che tendono a soffocare lo sviluppo verso possibili futuri. E' per questo motivo che le società attuali, attraverso le loro Costituzioni, hanno previsto strumenti con i quali modificare il presente sociale.

A differenza di quanto immaginato da Zizek, non esiste nessuno capace di indicare un'utopia o un diverso sole dell'avvenire. Proprio perché non esiste un "sole dell'avvenire", ma aspettative di liberazione umana che ad ogni liberazione organizzano, aspettano e programmano, una nuova liberazione; un nuovo futuro. Non esiste una meta per l'umanità, solo un cammino. Un lungo cammino. Se per le singole persone esiste la morte del corpo fisico che rappresenta l'Itaca del loro viaggio, per le società non esiste un'Itaca, ma solo un viaggio che continua generazione dopo generazione.

Il futuro sociale nasce nella forma culturale di questo presente, ma le forze che lo rendono attivo sono le necessità emotive delle "masse" che si accumulano come acqua su una diga di un presente che non permette loro di dispiegarsi.

Come sta avvenendo oggi e, se vogliamo, l'apparentemente assurdo da cui nasce l'attuale crisi economica. Le operazioni sui derivati dei truffatori hanno innescato un processo di tracollo economico. Hanno accelerato un tracollo già in corso. Un tracollo economico che è avvenuto all'interno di un tracollo culturale già in essere in una zona grigia del pensiero umano là dove il vecchio, inteso come controllo della struttura sociale, sta morendo, ma il nuovo non si è ancora presentato.

Il tentativo della filosofia di trasformare Marx e Freud in verità fallimentari, non è solo ridicolo, ma è il tentativo di imporre la visione assolutista cristiana a ciò che è la trasformazione dinamica del presente. Indubbiamente ogni filosofo, come Marx e come Freud nei loro campi, hanno lavorato per imporre la loro verità di critica nel presente nei confronti della verità assoluta con la quale l'assolutismo cristiano definiva l'uomo. Marx e Freud sono partiti dal presupposto dell'esistenza di una "verità dell'uomo". Le relazioni sociali del "comunismo" come dissolvenza del capitalismo in Marx e l'uomo "sano" in Freud, erano dei modelli di verità immaginata da Marx e Freud. Ma questi modelli non erano le verità definite di Marx e Freud erano, piuttosto, gli stimoli ideali che li spronavano nella ricerca e nell'analisi del loro presente. Quegli stimoli ideali furono imposti dall'educazione del loro tempo: quella cristiana o, se preferite, quella monoteista. E' il cammino, lo sviluppo critico nella ricerca, l'attività con cui Marx e Freud si sono allontanati dagli stimoli educazionalmente imposti dal cristianesimo. Fu un duro lavoro, sia di Marx che di Freud. Un lavoro che ALTRI presero, sintetizzarono e lo inserirono nel loro quotidiano: nella loro verità. Solo che la verità in cui inserirono il lavoro di Marx o di Freud non comprendeva il lungo cammino di critica e di analisi di Marx e Freud. Nelle loro verità il lavoro di Marx e Freud appariva più come un escamotage con cui superare razionalmente le lacune della loro educazione cattolica.

Marx e Freud hanno sì aggiunto il nuovo nella società, ma non hanno distrutto il vecchio. Il vecchio, l'educazione monoteista si è imposta sugli individui e ha tentato di fagocitare il lavoro di Freud e di Marx. Questi lavori non erano punti d'arrivo di un cammino dal quale si doveva proseguire, ma erano punti d'arrivo di ogni cammino: manifestazione di verità che venivano innestate nella verità cristiana, nel monoteismo, finendo per fallire. Solo che il fallimento non fu del lavoro di Marx e di Freud, ma in coloro che tentarono di coniugare Marx e Freud alla verità cristiana ignorando che la verità cristiana distrugge ogni respiro di libertà dell'uomo anche appropriandosi di strumenti culturali come quelli forniti da Marx o da Freud.

Marx e Freud non sono partiti dal presupposto che l'uomo, la sua percezione e il suo essere al mondo, è forgiato fin da quando è in pancia della madre. Da qui il fallimento. Ma non di Marx o di Freud, ma del tentativo del cristianesimo di fagocitare Marx e Freud: ecco, vedete, dice il cristiano, Marx e Freud non funzionano.

La lettura razionale della realtà attraverso la critica, sia di Marx che di Freud, giunge all'uomo quando è già adulto. Quando la sua struttura psico-emotiva è stata completamente assoggettata alla patologia da dipendenza che lo rende inadeguato ad affrontare il suo presente e lo sollecita a cercare forme continue di dipendenza. Il subconscio di Freud non è il magazzino delle pulsioni infantili, ma è il magazzino del possibile negato dall'educazione che ha inciso il profondo psico-emotivo dell'individuo. La critica sociale ed economica di Marx, per l'individuo cristiano, non è la critica ad un presente sociale che deve essere modificato, ma è la brutta copia del messianesimo del suo padrone che invita le persone a dare la ricchezza al padrone perché per individui e società non c'è più nessun futuro. Sta arrivando la fine del mondo.

Il successo e la gloria stanno in Marx e Freud; il fallimento sta nei loro interpreti che, lungi dal calpestare i loro maestri per salire la scala della conoscenza, usano i loro maestri per riaffermare il predominio dell'educazione cristiana e della verità della creazione del dio padrone.

Non esiste nessun "Libro nero del comunismo". Semmai esiste il libro nero della veicolazione delle pulsioni emotive di una libertà immaginata all'interno della coercizione emotiva cristiana ( o le varie veicolazioni coloniali che l'hanno riprodotta). Non esiste nessun libro nero della Psicanalisi; semmai esiste il libro nero degli psicanalisti che hanno tentato di usare Freud all'interno di un uomo definito nelle categorie creazioniste cristiane.

Le macerie della psicanalisi e le macerie del marxismo, non sono della psicanalisi e del marxismo, ma sono le macerie di chi ha preteso di veicolare psicanalisi e marxismo all'interno dell'ideologia cristiana. Come la questione del razzismo che ha usato studi Darwiniani per giustificare le razze con l'evoluzione. E' il cristianesimo che ha tentato di far accettare il razzismo ai non cristiani usando, in un certo periodo storico, i dati raccolti dagli evoluzionisti darwiniani. Non è Darwin che ha fallito, ma il cristianesimo quando ha tentato di giustificare la superiorità della "razza bianca" attraverso il darwinismo.

Scrive Slavoj Zizek sulle "cause perse":

Ciò che sta dietro di esso implica un Salto di Fede, una fede nelle Cause perse, Cause che, dall'interno dello spazio della saggezza scettica, non possono che apparire folli. E questo libro parla dall'interno di questo Salto di Fede. Ma perché? Il problema, ovviamente, è che in un tempo di crisi e rotture, la stessa saggezza empirica scettica, costretta nell'orizzonte della forma dominante del senso comune, non può fornire delle risposte, e dunque si deve rischiare un Salto di Fede. Questo passo è il passo da «io dico la verità» a «la verità stessa parla (in/attraverso di me)» (come nel «mathema» lacaniano del discorso dell'analista, in cui l'agente parla da una posizione di verità), sino al punto in cui posso dire, come Meister Eckhart, «è vero, e la verità stessa lo dice». Sul piano della conoscenza positiva, ovviamente, non è mai possibile raggiungere la verità o essere sicuri di averlo fatto - ci si può solo approssimare senza fine, poiché il linguaggio è in ultima istanza autoreferenziale, non c'è modo di tracciare una linea definitiva di separazione tra sofismi, esercizi sofistici, e la Verità stessa (questo è il problema di Platone). La scommessa di Lacan è, in questo senso, la stessa di Pascal: la scommessa della Verità. Ma in che modo? Non correndo appresso a una verità «oggettiva», ma basandosi sulla verità riguardo alla posizione da cui si parla.

Povero Pirrone. La saggezza scettica deve guidare le persone per individuare il terrore che le circonda. Lo scetticismo ci permette di distinguere l'apparenza con cui viene presentato un principio dalla sostanza dottrinale del principio stesso. Qui, invece, Slavoj Zizek, invoca lo scetticismo come negazione dell'ideale possibile rispetto alla devastazione emotiva che il presente induce nelle persone. Rimane la domanda: che cos'è la follia?

Il presente che chiude in sé stesso e nella sua staticità il divenuto umano o le tensioni dell'uomo che lo spinge in un mutamento che, nella ragione può essere rappresentato come un ideale "utopico"?

Cos'è la follia?

L'accettazione del campo di sterminio con il suo filo spinato; o è la volontà dell'uomo di tagliare quel filo spinato immaginando, utopisticamente, mondi meravigliosi oltre quel filo spinato?

A differenza di quanto citato in Meister Eckhart "è vero, e la verità stessa lo dice"; è vero, ciò che immagino, perché il mio desiderio di esprimermi nel mondo auspicando il cambiamento del presente che crea angoscia, mi spinge verso quella descrizione utopica che la mia ragione ha elaborato data la mia cultura in questo presente. Ma se la mia visione utopica è solo immaginazione che si dissolve una volta che si misura con l'esperienza, il mio desiderio di cambiamento per uscire dall'angoscia dello stato presente, è il motore reale che spinge le mie azioni. E' oggetto in sé. Rappresenta tutto il mio essere e la mia potenza nel mondo del mutamento, del tempo. L'angoscia è oggetto reale che ha spinto il mio desiderio all'azione: al di là che la mia capacità di analisi critica del presente ne ha individuato più o meno compiutamente il suo fondamento oggettivo. Così, anche la descrizione utopica di un "diverso e immaginato futuro" diventa reale in quanto oggetto a cui le azioni, spinte dalla necessità desiderante dei soggetti, tendono per uscire da un presente angoscioso.

Non esiste un "modello di uomo" o un "modello di società"; esiste un desiderio di un uomo più attrezzato o di una società più rispondente alle necessità degli uomini del momento.

Esiste un percorso di libertà continua come rimozione di ostacoli angoscianti per la vita. Questo percorso può essere descritto, sia pure come miseria del pensiero umano, come verità dopo verità. Un percorso di ricerca del vero. Solo che la ricerca del vero un processo di vita delle società umane che si dispiegano in un campo di sterminio entro un campo di sterminio. Dove, rotto un reticolato, se ne presenta un altro da rompere.

E qual è la soluzione usata in questo passo da Slavoj Zizek? "Non correndo appresso a una verità «oggettiva», ma basandosi sulla verità riguardo alla posizione da cui si parla."

Però non affronta la realtà angosciante nel presente. Non censura le farneticazioni di Platone o di Pascal che sono gli strumenti con cui il presente angoscia gli uomini sbarrando il proprio futuro, ma censura, proprio attraverso lo sbarramento di quel futuro, chi è ancora in grado di indicare vie per tagliare il filo spinato del campo di sterminio in cui il cristianesimo, con Platone e Pascal, hanno chiuso l'uomo.

In questa affermazione Slavoj Zizek si fa dio! Qual è la posizione di cui parla Slavoj Zizek? La verità oggettiva ed angosciante del presente! Un'angoscia che la ragione non comprende. Perché è percezione emotiva; perché percepita ed elaborata attraverso meccanismi di conoscenza della realtà che la ragione ignora. L'angoscia, così elaborata, emerge nella ragione e spinge la ragione a lavorare con l'immaginazione. E l'immaginazione riproduce la situazione angosciante affinché all'uomo il cammino resti sbarrato. Il presente angoscia? Ed ecco i cristiani elaborare il messianesimo come fine del mondo e il giudizio universale; Platone che elabora la sua Repubblica; Agostino che elabora la sua ideale "Città di dio"; Tommaso Campanella la sua "Città del Sole"; Tommaso Moro la sua "Utopia". E' la solita verità con cui il dio padrone vuole ordinare la vita dell'uomo secondo i propri dogmi e la propria gloria: cambia il colore del filo spinato del campo di sterminio, ma resta un campo di sterminio entro il quale far funzionare le camere a gas della verità dei vicari di cristo. Solo il Marxismo o Freud non elaborano una VERITA', ma indicano i punti fragili del filo spinato che ci circonda per poterlo tagliare. Per questo motivo i cristiani li hanno adottati costruendo cumuli di macerie che non dipendono da Marx o da Freud, ma dall'uso cristiano di Marx e Freud. Altri soggetti, a differenza di Marx e Freud, i cristiani non hanno mai potuto usarli: Robespierre, Napoleone, Nietzsche, Lorenz, Darwin.

La loro critica rispetto al cristianesimo o all'oggettività in sé era troppo forte per poterli usare, vennero confinati nella cultura e fu impedito, per quanto fu possibile ai cristiani, che il loro pensiero si calasse fra gli uomini contribuendo alla cultura capace di guidare le loro scelte.

Non si tratta di "cause perse", ma di movimento dell'uomo verso il futuro. Un futuro che non è mai perso, ma che, al contrario, è il trionfo della specie.

Perché l'elaborazione del Codice Civile ha emancipato l'uomo dall'assolutismo del dio padrone. Ma senza le teste tagliate da Robespierre, gli uomini sarebbero ancora sotto la dittatura del dio padrone. Robespierre ha combattuto per "una causa persa", ma l'umanità ha tagliato la testa al dio padrone emancipando l'uomo dall'assolutismo cristiano. Se oggi parliamo di libertà di stampa e di libertà di espressione, lo dobbiamo alla "causa persa" di Robespierre. Non è auspicabile tagliare le teste, pur tuttavia, l'effetto di quelle teste tagliate hanno liberato l'uomo dall'oppressione assoluta del dio padrone che, ancora oggi, per quanto ciò non sia auspicabile solo in Italia uccide cento persone al mese sui posti di lavoro. E tutto per tentare di riaffermare il suo dominio nonostante le teste che Robespierre ha tagliato.

Se oggi i bambini non vengono sfruttati in fabbrica, lo dobbiamo alla "causa persa" di Marx. Se oggi l'uomo non viene bruciato vivo perché posseduto dal demonio, lo dobbiamo alla "causa persa" di Freud. Se oggi iniziamo a razionalizzare rispetto e deferenza per la Natura, lo dobbiamo alla "causa persa" di Lorenz. Se oggi riteniamo ridicolo ed offensivo il dio dei cristiani che si presenta come creatore e padrone del mondo (con i suoi vicari) lo dobbiamo alla "causa persa" di Darwin.

Vale sempre la pena "combattere" per la libertà dell'uomo perché se è vero che ciò che noi immaginiamo, razionalizzando, del possibile risultato, la realtà ci dice che nel "combattere" rimuoviamo degli ostacoli allo sviluppo umano nel presente che diventano importanti per la costruzione del futuro.

Per questo motivo Slavoj Zizek dice stupidaggini affermando, in sostanza, che il dio padrone vince sempre e che non c'è futuro fuori dal dio padrone:

Commentando la crescente risonanza del pensiero di Badiou, Alain Finkelkraut lo ha recentemente definito «la filosofia più violenta, sintomatica di un ritorno di radicalità e della crisi dell'antitotalitarismo»: un'onesta e sorpresa ammissione di fallimento del lungo e arduo lavoro di tutti i difensori «antitotalitari» dei diritti umani, che hanno combattuto contro «i vecchi paradigmi estremisti», dai nouveaux philosophes francesi ai sostenitori di una «seconda modernità». Ciò che sarebbe dovuto essere morto, liquidato, del tutto screditato, sta ritornando per vendicarsi. Questa disperazione è comprensibile: com'è possibile che questo genere di filosofia stia ritornando nella sua forma più violenta? La gente non ha ancora capito che il tempo di queste pericolose utopie è finito? La nostra proposta è di rovesciare la prospettiva: come affermerebbe Badiou nella sua originale maniera platonica, le idee vere sono eterne, sono indistruttibili, fanno sempre ritorno ogni qual volta vengano proclamate morte. Questo è sufficiente a Badiou per affermare nuovamente queste idee in maniera chiara, e il pensiero antitotalitario si mostra in tutta la sua miseria per ciò che realmente è, un esercizio sofistico privo di valore, una pseudo-teorizzazione delle paure e degli istinti di sopravvivenza più meschini e opportunisti, un modo di pensare che non solo è reazionario ma anche profondamente reattivo nel senso nietzschiano del termine.

La violenza non sta in chi taglia il filo spinato del campo di sterminio che lo angoscia, ma nella pretesa del dio padrone, attraverso i suoi vicari, di chiudere il divenire umano nel campo di sterminio.

La violenza non sta nelle teste tagliate di Robespierre, ma nei milioni di persone condannate all'angoscia da coloro le cui teste furono tagliate da Robespierre.

La violenza non sta nei comunardi di Parigi, ma nella violenza delle condizioni di vita che venivano imposte ai cittadini.

In ogni episodio della storia noi possiamo scegliere un punto di vista anziché un altro, ma il punto di vista che scegliamo ci stimola a tagliare il filo spinato del campo di sterminio del presente, oppure, alimenta quel filo spinato affinché quel presente non si apra ai futuri possibili.

Quando le emozioni degli uomini spingono "desiderio bello" verso l'Afrodite del futuro immaginato, non vanno verso una festa, ma sono gli occhi e lo spirito delle sorelle di Afrodite, le Erinni, che emergono dentro di loro e non esiste utopia che tenga o li contenga.

Dopo, il presente non sarà mai più lo stesso.

Marghera, 07 maggio 2009

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Alcuni fondamenti della Stregoneria Pagana!

Claudio Simeoni

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Guardiano dell'Anticristo

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La Stregoneria e il mondo

La Stregoneria procede nel mondo per analisi della realtà in cui gli Esseri Umani vivono. Il cristianesimo procede per verità ontologiche da imporre con la violenza alle persone. Quando la verità imposta dal cristianesimo é inadeguata, il cristianesimo procede applicando alla parola immutabile del suo dio padrone il desiderio di dominio come espressione della malattia di delirio narcisistico di dominio dell'uomo sull'uomo.