CIO’ CHE PORTA A...DIVENTARE ETERNI

NELLA RELIGIONE ROMANA

7) IL SENSO DELL’EPITETO NELLA RELIGIONE ROMANA IN RELAZIONE A CIO’ CHE PORTA A....DIVENTARE ETERNO

di Claudio Simeoni

Vai all'indice della Religione dell'Antica Roma: il contratto giuridico fra uomini e Dèi.

L’epiteto significa esattamente “Sostantivo, aggettivo o locuzione attributiva aggiunta a un nome per qualificarlo”, ma quando un aggettivo diventa un nome? Quando un nome diventa aggettivo? Quando un Essere Umano esce dalla prigione della ragione e si relaziona col circostante rientra nella ragione immettendovi quella relazione che, uscendo da essa, è riuscito a costruire. Ma la relazione col circostante non viene col circostante in tutta la sua interezza, ma con la parte del circostante con cui l’Essere Umano si è relazionato. Non solo; la relazione ha la profondità e l’ampiezza determinata sia dalla volontà dell’Essere Umano sia dalla volontà del circostante con cui è entrato in relazione. Anche se quella relazione assorbirà l’intero Essere Umano sarà sempre e comunque una relazione parziale definita nella forma e con gli aggettivi con cui l’Essere  Umano sarà in grado di descriverla e di definirla. Quando quella descrizione entra nel mondo della ragione entra sotto forma di aggettivi e di definizioni. Quando gli aggettivi e le definizioni diventano patrimonio comune della specie, quegli aggettivi e quelle definizioni diventano nomi con cui definire l’oggetto nella relazione. L’oggetto della relazione può essere inteso come oggetto o come fare dell’oggetto. Può essere un Centro di Energia Vitale Cosciente di Sé con cui l’Essere Umano entra in relazione oppure può essere un fare divenuto Cosciente di Sé che spinge un Essere verso lo sviluppo del suo divenire, oppure, ancora, può essere un Centro di Energia Vitale che costruisce il proprio divenire attraverso il fare delle relazioni con ogni altro Essere che da quel fare attinge e quel fare riproduce per lo sviluppo del proprio divenire. Così l’oggetto della relazione entra nella ragione attraverso un nome atto a definire il proprio ruolo nella relazione con l’Essere Umano. Centri di Energia Vitale molto grandi vengono percepiti per propri aspetti specifici anche se la ragione riesce a definire, con un nome, l’intero oggetto. Ecco che allora il Centro di Energia Vitale assume nomi e attributi diversi a seconda di come si presenta nella relazione con l’Essere Umano, delle specificità e dei ruoli che ricopre quando viene riportato nel mondo della ragione e descritto. Per definire questo vengono elaborati gli Epiteti. L’epiteto definisce il Centro di Energia Vitale come si presenta all’interno di una relazione specifica. Un Centro di Energia Vitale coinvolge l’Essere Umano con cui viene in relazione ma se l’Essere Umano non decide di diventare quel Centro di Energia Vitale soggettivandone la sua soggettività incontra altri Centri di Energia Vitale, li attraversa tutti, si relaziona con tutti, diventa parte di tutti soggettivizzando soltanto quanto serve allo sviluppo del proprio cammino esattamente come un Centro di Energia Vitale soggettivizza quanto serve al suo cammino. Si può dire, in questo caso, che l’Essere Umano si relaziona con un aspetto del Centro di Energia Vitale e quando lo riconosce come un aspetto specifico di un Centro di Energia Vitale più grande, si relaziona con un Epiteto. O, se si preferisce, con un attributo. A volte è l’Essere Umano che giunge alla relazione con un Centro di Energia Vitale attraverso la scoperta progressiva dei suoi attributi e dell’uso della sua volontà nell’esistente; a volte trova assolutamente inutile e dispendioso relazionarsi con l’intero Centro di Energia Vitale accontentandosi di aspetti e funzioni specifiche; altre volte, ancora, viene perso il ricordo del Centro di Energia Vitale e rimane soltanto la relazione con un suo attributo. Ci sono momenti in cui il Comando Sociale costruisce degli attributi al fine di concentrare su di loro l’Attenzione degli Esseri Umani dei Sistemi Sociali impedendo loro di relazionarsi col Centro di Energia Vitale ma spingendoli a soggettivare una forma vuota il cui fine è mettere in ginocchio gli Esseri Umani. Se la magia può distinguere all’interno degli Epiteti quali fra questi obbediscono a bisogni umani e alla loro estensione nelle relazioni col circostante; l’Essere Umano legato esclusivamente alla ragione si può difendere chiedendosi: qual’è il significato di questa o di quella immagine? qual’è il fine per cui quell’immagine viene imposta? qual’è il risultato sulla sua vita e su quella dei suoi figli quando quell’immagine viene imposta? Essere distratti significa non essere in grado di percepire il tempo mentre viene incontro, significa favorire chi vuole fissare l’Attenzione degli Esseri Umani del Sistema Sociale in situazioni autodistruttive per impedire loro di costruire il loro divenire. L’Epiteto è una costruzione culturale dello specifico Sistema Sociale e del suo specifico divenire. L’Epiteto può rappresentare l’individuazione, da parte del Sistema Sociale, del momento di relazione fra il suo fare e i Centri Vitali del circostante. L’Epiteto non può essere usato come momento di sviluppo delle relazioni fra Essere Umano e soggettività se non quando diventa Centro Vitale in Sé, come se fosse partorito da una precedente relazione. E’ il caso di Giunone Moneta. Moneta diventa Centro Vitale in sé in quanto diventa un Guardiano del divenire umano e come Guardiano si nutre e diviene in relazione al fare umano attraverso il quale affronta e risolve le contraddizioni del proprio esistere. Quando gli Esseri Umani abbandonano Moneta in quanto assoggettati all’orrore cristiano, questa cessa di relazionarsi con loro, blocca il suo sviluppo nel momento stesso in cui gli Esseri Umani, nella loro totalità, cessano di fare guerre con giustizia ma tendono all’assoggettamento totale dell’avversario. Moneta da Epiteto diventa Essere, da attributo di Giunone diventa Essere in Sé con un suo fine, sue trasformazioni, sue relazioni, suo divenire. Diverso è il caso di Giove Statore. La sua formazione si riferisce ad un caso specifico e rimane come caso specifico. Il divenire del “paganesimo” passa attraverso la fondazione del futuro, non attraverso l’atto magico o il colpo di bacchetta magica propria dei cristiani. Il fatto verificato è un fatto in sé, un fatto contingente ed eccezionale, ma non può essere usato come esempio nello sviluppo del “paganesimo” come religione anche se come fatto in sé ha permesso la nascita di Roma e il suo divenire. Il colpo di bacchetta magica non appartiene alla magia, alla stregoneria o al “paganesimo”, appartiene al fare dei cristiani, alla loro scenografia e al fare del loro dio. Il potere rappresentato dalla bacchetta magica è un potere finalizzato alla sottomissione, cioè all’appropriazione del divenuto dell’individuo, non è un potere fondante un futuro o un divenire. E’ Potere di Avere. Nel “Paganesimo” e nella Stregoneria esistono momenti di questo tipo, ma sono momenti atti a risolvere crisi contingenti e non possono essere considerati un fare né diventare un Centro di Energia Vitale in quanto questi nascono dalla costruzione non dalla distruzione dell’esistente. Giove viene chiamato anche come Giove Sereno e Giove Tonante o anche Giove Pluvio e rappresentano delle manifestazioni temporalesche. Altri Giove sono considerati Summano o Veiove, ma rappresentano Esseri in sé concentrazioni di Energia Vitale che divengono in sé e per sé. Veniva usato anche il termine Segreto in quanto il Comando Sociale iniziò ad invocare Giove come Essere padrone, lo invocava da solo separandolo dal circostante e raffigurandolo in forma umana. In certe raffigurazioni il dio dei cristiani viene raffigurato come Giove o Zeus. Il Tonante sembra un esempio di quanto potente e terribile sia il padrone. Questa raffigurazione di Giove diventa principale durante l’età augustea, quando l’imperatore doveva identificarsi con un dio padrone. I cristiani invertiranno l’immagine, sarà il loro dio ad identificarsi con un terribile e micidiale padrone! Vimineo era un epiteto usato per Giove in quanto uno dei suoi templi era sul Viminale. Questo sistema di aggiungere all’immagine un epiteto tratto dal luogo di “venerazione” sarà adottato massicciamente dagli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra in modo da far apparire la loro divinità unica e assoluta proprietaria del luogo o del popolo o del paese in cui veniva raffigurata. Così nascevano madonne nere, madonne di questa o quella zona, protettrici di questo o quel paese. In questo modo veniva più facile mettere in ginocchio gli Esseri Umani. Il “paganesimo” è trasformazione dell’esistente e del presente, è necessaria molta cautela nel trasporto, nelle definizioni e nella proiezione emotiva, a volte sembra di aver afferrato l’assoluto invece si proiettano dei cambiamenti distruttivi nel divenire umano. Solo pochi Esseri sono in grado di immettere i cambiamenti in quanto essi sono la sostanza del cambiamento. Il cambiamento li coinvolge avvolgendoli essi sono il cambiamento. Il caso di Giunone Moneta è uno di questi. Al circostante si offrono le armi del vinto, si ringrazia per l’aiuto nello scontro, si ringrazia per aver aiutato a forgiare le determinazioni e le volontà, ad ogni circostante si dedica la soluzione di ogni contraddizione nella quale ci imbattiamo e per la cui soluzione concentriamo tutto noi stessi. Esistono epiteti ai quali si dedicano le armi ogni volta che un Centro di Energia Vitale assume nel corso dell’esistenza umana, un’importanza quasi totalizzante. La percezione di un aspetto dell’oggetto o la percezione di aspetti dell’oggetto in un determinato luogo o in una determinata forma è solo percezione di fenomeni dell’oggetto, non percezione dell’oggetto in sé. Quando su questo tipo di percezione si fissa l’Attenzione diventando totalizzante per il soggetto questo tende ad espandere quella soggettivazione finendo per piegare l’oggettività a quella percezione. Più o meno come accadde per il dio dei cristiani. Oltre all’epiteto Moneta, Giunone è ricordata da una serie di epiteti molto diversi da quelli usati per indicare Giove. Era ricordata col nome di Sospita e rappresentava l’atmosfera sana e pulita. Con questo nome era ricordata a Lanuvio e con questo nome le era dedicato un tempio a Roma nel mercato delle erbe. Andrebbe ricordata Sospita se non altro per ricordare ai cristiani che nelle città l’aria pulita è più importante di un po' di cacca di cane per terra; l’aria mefitica rallenta il divenire umano, un po' di caca può al massimo sporcare le suole delle scarpe anche se per i cristiani è sempre più facile colpevolizzare chi non si può difendere che non modificare l’esistente per migliorare il divenire umano. L’epiteto di Quirita era usato dalle donne sposate che si mettevano sotto la protezione di Giunone. Giunone era la forza del passaggio e le donne sposate avevano paura di dover rinunciare al passaggio in funzione di un servaggio troppo violento all’interno del matrimonio. La protezione di Giunone che esse invocavano era la richiesta all’esistente di continuare a conservare la possibilità di sviluppare il proprio corpo luminoso nonostante il matrimonio e i “doveri” imposti. Il loro ricordare Giunone equivaleva alla rivendicazione del proprio Potere di Essere davanti all’Universo nelle condizioni in cui si venivano in quel momento a trovare. L’epiteto appartiene ad una condizione sociale di una parte del Sistema Sociale, una condizione di sviluppo del proprio divenire, una speranza di fondazione della propria eternità. Il suo Naturale sviluppo sarebbe stato la diffusione della tensione all’interno dell’intero corpo sociale dopo di che l’epiteto cessava di essere un epiteto di Giunone per diventare un Essere in Sé, con proprie volontà e con proprie determinazioni. Se questo non è avvenuto è perché l’intero processo costitutivo si è interrotto. Gli epiteti di Bacco sono legati essenzialmente alla coltivazione della vite e alle libagioni. Un discorso a parte deve essere fatto per epiteti usati per altri Centri di Energia Vitale. Virile era un Epiteto di Fortuna quando veniva rappresentata con l’elmo. Fortuna è la capacità di compattare sé stessi per affrontare le condizioni e le contraddizioni dell’esistente e l’elmo indica Necessità di armarsi per affrontare nelle migliori condizioni il circostante. Per non farsi travolgere dal circostante. In questo caso l’epiteto era quanto porta a Fortuna, non un attributo di Fortuna. L’Essere Umano che vuole diventare uno con Fortuna non deve abbandonare nulla (per quanto gli è possibile) a Fors, deve preparare sé stesso per affrontare il circostante. Un altro caso di epiteto è Venatrix attribuito a Diana. In realtà è una storpiatura di Diana che da essenza dell’Essere Femminile che si espande nel circostante come Essere della Natura viene umanizzata e trasformata in una “divinità” protettrice della caccia. Anche questa è un’operazione volta a distruggere il divenire del Centro di Energia Vitale Diana per trasformarla, nel cuore degli Esseri Umani, in un potere che permette e assiste l’Essere Umano nella caccia. Esattamente come fà il dio dei cristiani per proteggerli nel saccheggio dell’oggettività. Un altro epiteto da ricordare è Verticordia riferito a Venere. Far voltare il cuore è atto di magia, è atto di bacchetta magica, è atto concepibile soltanto da adoratori di un dio padrone. Venere è la relazione fra l’Essere e il suo circostante, dunque non può far voltare nulla ma può proteggere, per quanto le è possibile, il circostante dal saccheggio. Non può impedire il saccheggio del circostante, può impedire che quel saccheggio sia vantaggioso per chi lo pratica. Può impedire il divenire del saccheggio in quanto metodo attraverso il quale fondare il divenire del saccheggiatore, ma non può trasformare un saccheggiatore in un Essere che venera il circostante. Chi vive fondando il Potere di Avere si esaurisce, esaurisce la propria capacità di fondare il proprio Potere di Essere ed è costretto a perpetuare il saccheggio come unica fonte della propria sopravvivenza. L’epiteto appare come arte scenografica finalizzata a distruggere il Centro di Energia Vitale Venere per assoggettarne i comportamenti ai dettami distruttivi del macellaio di Sodoma e Gomorra. Anche rappresentazioni simboliche possono finire per essere considerate degli Epiteti. Quadrato è epiteto di Terminius. Il termine del divenire dell’esistente è un punto fisso, un punto materiale e sostanziale, è reale e palpabile non semplice idea dell’intelletto della ragione. Quadrata era la pietra che doveva segnare il termine del campo, quadrato è il fine del divenire di ogni oggetto in trasformazione, il fine delle sue trasformazioni. Il Quadrato era usato come simbolo di stabilità e di materialità, di cosa palpabile in ogni istante dell’esistenza. Pertanto veniva usato per simboleggiare ogni fine reale e materiale finendo per definire un fine cui era usato. Anche Mercurio anticamente veniva rappresentato come una pietra quadrata, stava ad indicare il guadagno materiale, il “denaro” termine del commercio. Sempre un termine. Sia che fosse il Terminius dell’Universo sia che fosse il Terminius della singola azione. Il quadrato rappresentava il fine dell’esistere attraverso il fare. Non furono molto usati questi Epiteti anche se furono coniati da chi faceva dell’attività di commerciante e misuratore dei campi il fine della loro esistenza nel quotidiano della ragione. Gli epiteti vanno considerati con molta cautela specie quando il significato originale è andato perduto. I nomi si possono tranquillamente ignorare mentre le relazioni possono essere ricostruite su nuove basi partendo dalla struttura culturale dalla quale si parte per fondare il divenire. Diverso è invece per i nomi diversi con cui gli Esseri Umani dei diversi popoli e delle diverse culture chiamano lo stesso oggetto del circostante con cui si relazionano. Il cielo è sempre il cielo, la cultura favorisce questo aspetto o quell’altro all’interno del divenire e dell’oggettività in cui quel popolo diviene. Così come “pagano” cerca le similitudini ma non le uguaglianze in quanto i fenomeni percepiti e concorrenti nella relazione sono diversi a meno che qualcuno non si trasformi in oggetto guardando il mondo con gli occhi dell’oggetto. Nel far questo costui rinuncia al divenire come Essere Umano scegliendo una diversa sequenza di mutamenti. Ci sono stati dei momenti storici e culturali in cui questo fu necessario e nulla esclude a priori che in un qualche futuro questo dovrà ancora essere fatto, ma significa comunque essere costretti a rinunciare alla proprie determinazioni umane per diventare qualche cosa di diverse seguendo una diversa sequenza di mutamenti per diventare eterni. Esistono Sentieri d’Oro tanti quanti sono gli Esseri esistenti ma ogni Essere deve seguire il proprio sentiero, quello che la sua specie ha forgiato, adattamento dopo adattamento, nel corso di milioni di anni, assumere un altro sentiero significa rinunciare a sé in quanto Esseri Umani e rinunciare ad immettere nel divenire della propria specie la propria volontà e le proprie determinazioni indebolendo, in definitiva, il divenire del circostante.

Marghera, 1996

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

P.le Parmesan, 8

30175 Marghera – Venezia

Tel.041933185

E-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

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