Antonio Rosmini Serbati (1797 - 1855)

La sensazione nella fede cristiana in Dio

Riflessioni sulle idee di Rosmini.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Per l'ideologia cristiana, il Dio non è solo il creatore all'inizio del tempo, ma è il creatore di ogni ente che viene in essere. Tutto procede dal suo Dio e la conoscenza stessa è elargizione del Dio creatore e non frutto dell'esperienza dell'uomo. Dal momento che l'esperienza dell'uomo ricade sotto i sensi ed è oggettivamente verificabile, al di là delle interpretazioni soggettive, i cristiani usano sistemi retorici e artifici sofistici, per distinguere la "vera" conoscenza del singolo individuo che procede dal loro Dio da una conoscenza "bassa" o "volgare" frutto dell'esperienza.

Questi artifici retorici, frutto della patologia malata di una ragione tesa a giustificare una fede imposta mediante la violenza dell'educazione del'infanzia, sono l'oggetto del discutere della filosofia cristiana che si sottrae ad ogni verifica razionale ritirandosi nella fede. Per contro, il cristiano, a chiunque neghi i suoi dati di fede, chiede dimostrazioni. Alle dimostrazioni argomentate chiede ulteriori dimostrazioni costringendo, chi argomenta, ad assumere il ruolo di Dio e di fornirgli una "fede" a sua volta.

Questo modo di "confrontarsi" qualifica il cristiano non nell'attività culturale, ma nell'attività criminale giustificata mediante la cultura. Ed è il caso di Antonio Rosmini Serbati.

Scrive il Compendio di Storia della filosofia III (Bignami) del 1993

1) Rosmini, sostenendo con la tradizione cattolica l'oggettività della conoscenza respinge sia le teorie empiristico-sensiste degli illuministi, sia quelle Kantiane e degli idealisti.

2) Secondo Rosmini, ogni ente reale, dotato di una propria individualità, possiede un sentimento fondamentale, il quale non è altro che il senso generico della propria entità.

3) Questo sentimento fondamentale viene investito e modificato dall'azione degli stimoli esterni, e tale modificazione costituisce la sensazione.

4) Ma la sensazione da sola non dà la conoscenza vera e propria, che è tale in quanto è oggettiva, mentre "la sensazione è una modificazione del soggetto senziente".

5) La conoscenza è costituita dal giudizio, e perché si abbia l'atto del pensiero, occorre l'intervento della ragione.

La tradizione cattolica si esprime nel verbo, nella parola.

La parola crea il mondo reale, la parola descrive il mondo reale e il mondo è reale solo in quanto descritto dalla parola.

Partendo da questo presupposto, Rosmini nega la dimensione tempo e la dimensione della trasformazione del presente che, essendo creato da dio, si presenta all'uomo come creato dal suo Dio padrone.

Il senso generico dell'identità di ogni soggetto altro non è che la creazione del suo Dio padrone nell'Essere con cui l'Essere reagisce agli stimoli esterni facendo sorgere dentro di lui le sensazioni.

Scrive Rosmini:

55. Né solo per questa ragione la via dell'intelligenza si concilia insieme colla via della fede; e lungi che l'una distrugga l'altra, amicamente sovvengono alla umana necessità. Anche ciò che ora dirò, dimostra come l'intelligenza umana, quantunque grande esser possa, continua tuttavia ad abbisognar della fede per mantenere l'uomo in perfetta tranquillità fra a il perpetuo avvicendare degli avvenimenti. L'umana intelligenza non si desta a' suoi movimenti se non mediante le percezioni de' sensi. Sono gli oggetti de' nostri sensi, cioè i corpi che ne circondano e che agiscono sopra di noi, che prestano al nostro intendimento la materia prima de' suoi concepimenti. Noi qui prescindiamo da una straordinaria e immediata comunicazione di Dio colle anime nostre, e crediamo che convengano tutte le principali scuole de' filosofi nell'ammettere, che le sensazioni sono le cagioni o almeno le occasioni delle prime operazioni della nostra mente; e differiscano solamente nel modo onde pretendono di spiegare come ciò avvenga. Noi teniamo poi quello che la semplice sperienza ci manifesta, essere i soli corpi nella vita presente le realità fuori di noi che agiscono naturalmente sopra di noi, e per cotal modo che suscitano in noi sensazioni ed immagini, alle quali s'addirizza l'attenzione di nostra mente. Acciocché qualche realtà diversa da noi eserciti sopra di noi la sua azione per modo ch'ella dia alla nostra mente materia sopra cui dirigere l'attenzione, egli è necessario che ecciti una analoga modificazione e passione nel sentimento nostro, la quale indichi alla mente un ente distinto da sé, un termine della percezione distinto dal percipiente.

56. Alcuno dirà che l'anima è aiutata e nelle sue operazioni da un altro essere esteriore, cioè da Dio: ed io non nego che la causa prima intervenga in tutte le operazioni delle cause seconde: ma non avviene per questo che il primo essere che assiste a' suoi atti l'anima intelligente, le somministri sé stesso in materia del suo pensare; egli non fa che assistere ogni subbietto ad agire, non gli costituisce il termine reale sul quale agisca.

La necessità di Rosmini di distinguere il soggetto che percepisce dall'organo della percezione delle relazioni con gli oggetti esterni, è il modo dei cristiani di distruggere l'individuo per sottometterlo a determinazioni che gli sono estranee. Noi nasciamo negli oggetti del mondo perché siamo, noi stessi, oggetti del mondo e le relazioni che noi instauriamo con gli oggetti del mondo sono relazioni fra oggetti che manifestano sé stessi nella loro realtà. Al di là che tale realtà sia definita o non definita dalla ragione e dalla descrizione razionale attraverso i nostri sensi. La fede per Rosmini, deve integrare l'intelligenza in quanto, comunque, l'immediata comunicazione del suo Dio padrone con la sua anima è la relazione imprescindibile che Rosmini vuole affermare attraverso un discorso che in apparenza prescinde dal suo Dio padrone, ma nelle argomentazioni lo introduce come necessario ad ogni suo ragionamento.

L'intelligenza, come capacità oggettiva dei soggetti della Natura, è la capacità del soggetto di interagire con i fenomeni del mondo. Rispondere ai fenomeni del mondo e veicolare in maniera economicamente vantaggiosa i propri bisogni nel mondo trasformandoli, a sua volta, in fenomeni.

L'intelligenza non si "desta a' suoi movimenti se non mediante le percezioni de' sensi" si desta prima dei sensi di come Rosmini li concepisce. L'intelligenza, come capacità del soggetto di esprimere sé stesso nei processi adattativi ai fenomeni del mondo, è intrinseca alla vita. La percezione dei sensi, a seconda di come i sensi sono usati e di come il soggetto usa elaborare specificatamente i fenomeni percepiti, indirizza l'intelligenza emotiva del soggetto rendendola funzionale all'ambiente in cui è nato e trasformando la sua stessa percezione del mondo mediante i sensi.

E' il Dio padrone che amministra l'anima e la sua intelligenza. E' in Dio padrone che interviene in tutte le operazioni del mondo. E' il Dio padrone che assiste ogni soggetto che agisce. Per Rosmini, l'uomo è schiavo e sottomesso al Dio padrone che ne controlla scelte e azioni mediante il controllo della sua anima, della sua intelligenza e del suo percepire ed analizzare il mondo.

Per riuscire a separare le azioni dell'"anima" e le azioni del corpo, da buon cristiano, Rosmini si inventa vie intermedie fra l'anima e la materia inanimata dove il corpo altro non è che "l'animale umano" che veicola l'intelligenza dell'anima ed adatta la propria intelligenza alle sollecitazioni degli oggetti del mondo.

Scrive Rosmini:

57. Sono adunque solamente i corpi quelli che somministrano alla mente umana la prima materia delle sue operazioni, o per dir meglio sono le sensazioni e percezioni che i corpi esterni cagionano: senza di queste né pur saprebbe riflettere sopra sé stessa così è costituita l'umana intelligenza, la quale non è che una potenza d'agire mediante un corpo che le serve d'istrumento ad ottenere la materia su cui agisce. Il nostro corpo adunque partecipe della vita è quasi medio fra l'anima che è la vita stessa ed i corpi esterni privi della vita; è quello che costituisce la comunicazione fra questi due estremi; partecipando a tale fine della natura dell'uno e dell'altro, unendo in sé la sostanza corporea e la spirituale per una congiunzione squisita e recondita.

Corpi e menti indipendenti dall'anima. Quando, noi verifichiamo, sono i corpi viventi che manifestano coscienza di sé stessi. Il venir in essere dei corpi, per quanto ci è dato dal nostro essere soggetti della Natura che considerano i soggetti della Natura, qualunque sia la loro specie, si è corpi viventi che, proprio per questo, manifestano attività mentali, libidiche e pulsionali che formano il complesso di quanto definiamo intelligenza. L'intelligenza, come manifestazione del soggetto, altro non è che la capacità di scegliere la veicolazione più funzionale e più soddisfacente delle proprie pulsioni libidiche.

Il corpo non è, a differenza di quanto afferma Rosmini, uno strumento dell'intelligenza, ma noi riconosciamo l'intelligenza solo come espressione dell'agire del corpo. Un corpo che agisce è sempre intelligente. Diversi gradi di percezione (quantità e qualità) del mondo determinano diversi gradi di veicolazione dell'intelligenza; diversi gradi di conoscenza nella medesima qualità di percezione determina una veicolazione diversa della libido come espressione dell'intelligenza soggettiva. Diversi adattamenti del divenuto delle singole specie determinano bande diverse di opzioni in cui esercitare la veicolazione libidica della specie e, quindi, dell'espressione della propria intelligenza.

A differenza di quanto sostiene Rosmini, quello che noi chiamiamo corpo è la vita. Se la vita non fosse il corpo, noi lo chiameremmo cadavere. Affermare che la mente usa un corpo significa privare il corpo di una sua qualità: la mente!

Attribuire delle specificità a qualche cosa che viene chiamata "anima", significa privare il corpo di quelle specificità e separarle da esso. Si giunge a bruciare i corpi per "salvare l'anima".

Se si esclude il parto della fantasia che vuole definire "anima" un complesso di funzioni del corpo, non esistono quelle funzioni espresse da qualche cosa che non sia un corpo.

E' la malattia del cristiano che ha, con Platone, separato i corpi dalle anime. Ha di fatto separato l'uomo dalla Natura privando di quelle stesse sensazioni ed emozioni, che i cristiani attribuiscono all'anima umana, ai corpi degli Esseri Animali e degli Esseri Vegetali trasformando l'uomo in un soggetto estraneo alla Natura.

Lo "squisito" e il "recondito", espresso dal Rosmini, altro non è che il suo desiderio di morte che uccidendo l'oggetto della sua analisi, lo sacrifica all'interno di un'immaginazione che legittima il genocidio.

Il corpo dell'uomo partecipa alla Natura perché è divenuto per milioni di anni come ogni altro Essere della Natura, esattamente come la sua coscienza, la sua intelligenza, le sue emozioni e la sua consapevolezza. Tali funzioni nell'uomo non sono superiori alle altre specie, ma solo specifiche e funzionali. L'intelligenza del ragno è funzionale al ragno come l'intelligenza dell'uomo è funzionale all'uomo. L'intelligenza dell'albero è funzionale all'albero come quella dell'uomo è funzionale all'uomo. Le pulsioni del virus sono funzionali al virus come le pulsioni dell'uomo sono funzionali all'uomo. Semmai, si può dire che l'uomo non usa l'intelligenza nella veicolazione delle proprie pulsioni perché, unico essere animale nella Natura, ha violentato le proprie pulsioni in funzione di una morale coercitiva che distrugge la sua veicolazione pulsionale nel mondo.

Il fatto di voler separare la sostanza corporea dalla sostanza spirituale dell'uomo, fa parte della malattia mentale di Rosmini che dovrebbe, dopo aver fatto un'affermazione tanto demenziale, fornire dimostrazione dell'esistenza di sostanze spirituali prive di corpi.

Scrive Rosmini:

58. Tutto il circolo adunque nel quale la natura intellettiva dell'uomo, riguardata da sé, viene rinserrata, consiste nelle tre parti 1 di un'anima intelligente, soggetto, 2 di un universo materiale percepito insieme col sentimento di sé, che l'intelligenza rende oggetto a sé stessa, 3 e di un corpo che partecipa del soggetto e dell'oggetto reale, e che è mediatore fra l'uno e l'altro, in cui l'anima riceve le forme che compongono l'universo, e quindi può avvertire sé medesima, ed esercitare su di quelle forme, e su di sé stessa, tutte quelle operazioni a cui la propria attività si distende. Ecco adunque fin dove si stenda il naturale sviluppo dell'umana intelligenza riducesi a due capi: al sentimento originario in cui riceve l'azione de' corpi che produce a lei forme corporee e all'esercitare su di questo sentimento e di queste forme le operazioni proprie dell'attività intellettuale, le quali finalmente si riducono ad altrettante astrazioni e sintesi. Rinserrata entro a questi termini l'umana intelligenza, egli è facile il vedere, che una concezione di Dio positiva trascende il suo potere: ed eccone la prova.

Rosmini considera il concetto di intelligenza come un oggetto esterno all'uomo. L'uomo in sé non è intelligente, ma possiede l'intelligenza mediante l'anima. Rosmini dovrebbe spiegare dove ha visto azioni di un'anima intelligente in mancanza di corpi che agiscono in maniera intelligente.

Il soggetto, per Rosmini, è l'anima intelligente che rende oggetto a sé stessa sia un universo materiale che il sentimento di sé. E' l'intelligenza che rende il sentimento di sé oggetto di sé stessa e di un corpo che partecipa del soggetto (anima intelligente) dove l'anima riceverebbe le forme che compongono l'universo ed esercitare in sé stessa e sulle forme dell'universo la propria attività.

Rosmini dovrebbe dimostrarlo, visto che l'unica cosa a cui assistiamo è solo l'azione di corpi che modificano, mediante la loro azione, il loro ambiente e non vediamo la parola, il logos o il sentimento modificare l'ambiante se non quando sono espressione dei corpi.

"Ecco" un corno!

E' il corpo che con la sua azione, per veicolare la propria libido e i propri bisogni, agisce e riceve l'azione dei corpi nel mondo. E' il corpo che si modifica modificando la sua intelligenza mediante la modificazione delle sue scelte nel mondo. Non è "attività intellettuale", è attività fisica che viene trasformata dalla ragione in descritto dell'azione dalla quale si forgiano le idee e le scelte che lo spettatore riconosce come intelligenti.

Non solo non si assiste a nessuna azione del Dio creatore, ma si assiste alla pretesa del controllo dei corpi mediante l'imposizione di una morale coercitiva attraverso una pretesa di controllo dell'anima umana. L'inesistente anima diventa il grimaldello dell'inganno con cui si sottomettono i corpi e le loro attività al servizio di un padrone millantato da un altro Dio padrone.

Rosmini sta farneticando di prove sul Dio padrone in cui proietta il suo delirio di onnipotenza e pretende, con la violenza, che le sue farneticazioni diventino oggetto in sé. Pretende che rappresentino la dimostrazione del potere del suo Dio padrone.

Con questo sistema retorico Rosmini legittima la violenza sui bambini in nome di una concezione positiva del suo Dio padrone.

Scrive Rosmini:

59. Nelle creature materiali, come anche in sé stesso l'uomo ritrova le perfezioni distinte realmente o anca divise le une dall'altre; e perciò egli potrà ben cavarne le idee astratte di bontà, di sapienza, di giustizia, di potenza e di altre perfezioni; ma non avrà modo di concepire tutte queste perfezioni sussistenti nella perfetta unità: egli non saprà mai che cosa sia quella perfezione semplicissima che tutte le perfezioni comprende, e tutti i gradi d'entità indistinti. Certo, ciò che si viene astraendo dagli oggetti conosciuti dee in qualche modo esistere in essi oggetti, e non si può astrarre da essi quello che in essi non è. Non essendo adunque nella materiale sostanza, e né pure in tutti gli esseri limitati tal cosa che tutte le perfezioni parziali seco comprenda, anzi che sia essa stessa queste perfezioni, né pure può l'uomo formarsene la concezione; perocché non ritrova esempio alcuno di tal cosa, e né pure adeguata similitudine d'essa in tutte le cose da lui conosciute.

Rosmini trasforma il delirio di onnipotenza di una perfezione pensata e desiderata, in oggetto reale. La patologia psichiatrica delirante diventa, in Rosmini, lo stupore dovuto dal fatto che tutti gli aggettivi di perfezione non sono presenti negli oggetti del mondo. Per avere un'idea di perfezione è necessario ritenere sé stessi perfetti ed in grado di pensare, in quanto perfetti, la perfezione che viene proiettata su un ente immaginato a propria immagine e somiglianza.

La vecchia idea cristiana che dimostra l'esistenza del suo Dio padrone: "penso Dio e dunque Dio esiste perché se non esistesse io non potrei pensarlo". Tale idea viene riproposta col delirio soggettivo di colui, Rosmini in questo caso, che afferma "Penso a me stesso in quanto Dio che pensa il Dio padrone, perché, se non esistesse il Dio padrone io non sarei il Dio che lo pensa e dunque sarei un uomo qualunque e non l'immagine del Dio padrone".

La follia criminale di Rosmini trasforma il macellaio di Sodoma e Gomorra nelle idee di perfezione e di bontà. Rosmini eleva il genocidio a metodo del controllo sociale con sé stesso Dio che proietta la perfezione negli assassini in nome del suo Dio padrone seguendo la dottrina di Paolo di Tarso secondo cui macellare l'umanità in nome del Dio padrone non è un delitto perché fatto in nome del Dio padrone e non per i propri interessi.

60. E a chiarire meglio tal fatto si attenda a questa f semplice osservazione: le perfezioni che hanno le creature tutte nella maggior parte sono loro accidentali, sicché possono averle e non averle; verbigrazia, le creature intelligenti e morali possono esser sapienti od insipienti, buone o male. All'opposto la concezione del sommo Essere è cotale nella quale havvi un'assoluta impossibilità, che tali perfezioni vengano meno; poiché sono a lui sostanziali, ed essenziali, e per esprimerei più accuratamente, sono lo stesso suo essere. Di tale Essere adunque non si può cavare immagine, né ritratto dalla ispezione di tutta la limitata natura; perocché in tutta quanta la natura manca affatto questa proprietà: non si può dunque vedere come egli sia; benché si può vedere che egli è (16). Il modo adunque della natura divina è totalmente velato alla intelligenza nostra, che indarno ella aguzza i suoi sguardi a ricercarlo e ravvisarlo: sempre si rimane oggetto di nostra fede, partito da noi con densa cortina ed insuperabile: fino che questa ci sia tolta dinanzi, mediante la comunicazione immediata ch'egli farà a noi di sé stesso, noi dobbiamo adorare l'inaccessibile sua luce in profonda umiliazione e fiducia. Dalle creature si riflettono bensì a noi raggi molteplici di sua gloria, perché sopra loro egli diffuse le sue perfezioni, per quanto possono esser comunicate, ed i vestigi di sua sapienza; ma l'essere suo in verun luogo si vede, o si ritrova nel creato. Il mondo, secondo la dottrina di san Paolo, non è dunque che un certo specchio ed uno enigma della divinità, e nulla essendo a noi visibile se non il mondo, noi non possiamo vedere la divinità com'ella sia, né l'esser suo, secondo natura, realissimo, se non in que' pochi raggi che vengono a noi riflettuti da questo specchio, con quella oscurità che ce li rende uno enigma.

Rosmini ci spiega com'è il sommo essere e le sue perfezioni trasformando la sua percezione della realtà oggettiva in proiezione del proprio delirio al di sopra della realtà oggettiva.

L'oggetto della filosofia rosminiana è la patologia psichiatrica che sostituisce la capacità di analisi dell'uomo con il suo delirio di identificazione con un desiderio assoluto.

E' l'espressione del superuomo nazista, i cui attributi sono quelli dell'assoluta perfezione di razza, si riduce ad un'assoluta impunità per i propri delitti.

La truffa è espressa dalla filosofia rosminiana nei confronti di persone che sono state educate ad essere deboli e fragili davanti ad un padrone prepotente come Rosmini.

Invano, dice Rosmini, l'intelligenza aguzza i suoi sguardi che non vede Dio perché gli è celato come atto di fede: cioè come patologia psichiatrica delirante dell'onnipotenza di Rosmini che si identifica nel Dio padrone.

Qualunque sia l'aspetto trattato della filosofia di Rosmini, discutiamo solo di un delirio psichiatrico che, trasformato in fede, rifiuta ogni discussione e ogni definizione descrittiva. Gli "asini volano"? Se io penso che gli asini volano, gli asini debbono necessariamente volare perché altrimenti io non li potrei pensare in volo. Questa è la filosofia di Rosmini: un atto di terrorismo violento contro l'umana intelligenza che deve essere stuprata per costringerla a riconoscere il padrone che altro non è che Rosmini stesso che si identifica col Dio padrone.

Non esiste, pertanto, una definizione di sensazione in Rosmini che non sia premessa per la legittimazione della sua patologia che lo porta ad identificarsi con la fede nel padrone.

Nota

Le citazioni sono tratte da:

Antonio Rosmini Da "Scienze metafisiche" Teodicea a cura di Umberto Muratore edito da Centro Internazionale di Studi Rosminiani Città Nuova Editrice 1977 da pag. 66 a pag. 69.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

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Marghera, 15 aprile 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.