La nascita della vita nella Religione Pagana

di Claudio Simeoni

La filosofia della Religione pagana

La Teoria della Filosofia Aperta

 

Temi trattati

 

Premessa
L'affermazione drastica
Adattamento soggettivo alle variabili oggettive
L'oggetto si adatta alle condizioni, si plasma e si trasforma.
Di che cosa è fatto un oggetto
L'oggetto è inconsapevole di sé stesso
I corpi possono venir in essere
La qualità che produce la consapevolezza è una caratteristica della materia-energia
L'emozione rende l'oggetto consapevole
L'emozione costruttrice di corpi consapevoli
Gli Esseri Umani in quanto individui sociali non sono in grado di trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso

 

Premessa

Possiamo iniziare a parlare della filosofia della Religione Pagana con un'affermazione.

L'affermazione è una "dichiarazione drastica" di una realtà che deve essere successivamente sviluppata e precisata nei termini e nei significati che si attribuiscono ai termini.

Chi ha studiato un po' di filosofia sa che ogni filosofo attribuisce ai termini che usa un proprio significato e che in quella filosofia, quella della Religione Pagana nel nostro caso, i termini assumono quello e solo quel significato. In altri sistemi filosofici gli stessi termini possono assumere significati diversi. Solo che noi non discutiamo di un "significato oggettivo di un termine", ma solo del significato che noi gli attribuiamo per poter spiegare i meccanismi della Religione Pagana.

L'affermazione drastica da cui inizio il discorso di filosofia della Religione Pagana, e che sottopongo ad eventuale discussione, è la seguente:

"gli oggetti del mondo esistono in sé e per sé!"

Per oggetto, in questo caso, si intende ogni cosa sia animata che inanimata; in-sé è inteso come azione nel mondo che parte da sé stesso; per-sé è inteso come adattamento di ciò che l'oggetto è che risponde alle sollecitazioni di altri oggetti che formano "il mondo" in cui quell'oggetto esiste.

E' un punto di partenza di una possibile discussione rispetto ad una visione cristiana, ebraica, musulmana o buddista che attribuiscono l'esistenza degli oggetti a forze che predeterminano l'esistenza e le finalità d'esistenza degli oggetti stessi.

Se io affermo:

"gli oggetti del mondo esistono in sé e per sé!"

La prova della mia affermazione consiste nella presenza degli oggetti. L'esistenza degli oggetti nel mondo testimoniano la veridicità della mia affermazione.

La presenza degli oggetti considerati è data dal fatto che io constato la realtà dell'oggetto e proprio perché constato la realtà dell'oggetto non posso pensare che l'esistenza dell'oggetto sia determinata da un oggetto altro.

L'obiezione al fatto che "gli oggetti esistono in-sé e per-sé" scaturisce dall'esperienza degli uomini che manipolano e trasformano oggetti per i loro usi. Dall'attività dell'uomo scaturisce l'idea secondo cui l'oggetto non esisterebbe in-sé e per-sé, ma esisterebbe in funzione dell'uso a cui l'uomo lo ha destinato.

Qui subentra l'esperienza umana che agisce sulla materia per produrre oggetti legati ai suoi fini o ai suoi scopi.

Plasmare la materia per "produrre" oggetti non è modificare la condizione per la quale "gli oggetti del mondo esistono in sé e per sé!", ma è modificare le condizioni oggettive nelle quali gli oggetti si adattano per continuare a esistere "in sé e per sé!".

Proviamo a seguire questo ragionamento. Se io prendo del minerale e lo metto in un crogiolo nel quale elevo la temperatura raggiungendo un punto di fusione, il minerale si adatta liquefacendosi. Se poi io lo verso in uno stampo, il materiale si adatta a quello stampo. In sostanza, io ho sempre il medesimo oggetto al quale cambio le condizioni del mondo costringendolo a mettere in atto strategie di adattamento che, in una serie di casi, io posso controllare.

Non ho un diverso oggetto. Ho una diversa forma che l'oggetto assume date le condizioni che io, in questo caso, ho prodotto.

"gli oggetti del mondo esistono in sé e per sé!" gli oggetti del mondo continuano ad esistere in-sé e per-sé ma, come constatiamo, si adattano alle condizioni che gli oggetti del mondo che vivono in-sé e per-sé hanno costruito e, in questo caso, introduciamo la seconda affermazione drastica:

 

L'affermazione drastica

Che cosa intendo per "affermazione drastica" in filosofia. Intendo l'annuncio di un principio che necessita di essere precisato nel corso della discussione.

Nel cristianesimo un'affermazione drastica è "dio ha creato il mondo". L'affermazione necessita di argomentazioni. Le argomentazioni, in filosofia, sono le prove. Le prove sono valide se gli argomenti a sostegno dell'affermazione drastica sono sufficienti, coincidono con la cultura, vengono accettati dall'ambiente culturale e, soprattutto, se non entrano in conflitto o in contraddizione con la ricerca scientifica.

L'affermazione drastica è al contempo la sintesi di un'analisi filosofica del singolo filosofo e prologo per una discussione collettiva.

Se il risultato della mia analisi filosofica dice "il mondo è inteso come un insieme di oggetti che esistono in sé e per sé", la discussione collettiva serve a smentire o a confermare la sintesi della mia analisi personale che, se dovesse passare l'analisi e la discussione, diventa un'idea generale dell'insieme culturale in cui la sintesi della mia analisi si è inserita.

 

Adattamento soggettivo alle variabili oggettive

"Gli oggetti del mondo agiscono per adattamento soggettivo alle variabili oggettive incontrate" dove, le variabili oggettive altro non sono che i processi di adattamento degli oggetti nel mondo che formano l'oggettività.

Io, dunque, non devo provare che gli oggetti del mondo vivono in-sé e per-sé perché la loro esistenza ricade sotto i miei sensi e dal momento che io veicolo nel mondo le mie pulsioni e i miei desideri adattandomi alle condizioni del mondo, non sono autorizzato a pensare che gli altri oggetti (sia che io li consideri animati o inanimati) non facciano la stessa cosa.

Se io non sono tenuto a provare l'affermazione che gli oggetti del mondo vivono in-sé e per-sé, perché constato l'esistenza degli oggetti, le affermazioni vanno provate quando l'esistenza dell'oggetto viene fatta dipendere da altri e si afferma che la sua esistenza è in funzione di altro-da-sé.

E anche in questo caso torniamo alla pratica umana in cui, molto spesso, gli individui sono indotti all'obbedienza di una morale–altra, di un determinatore-altro, di un padrone-altro che pretende di determinare il comportamento degli Esseri Umani anche quando le condizioni esistenziali della loro vita richiederebbero che costoro vivano in-sé e per-sé.

La condizione per la quale gli uomini agiscono in presenza di un padrone-altro che determina i loro comportamenti, è solo relativa alle società umane di oggi, per come si sono adattate alla sottomissione. Che un oggetto, in questo caso l'uomo sociale, si adatti all'obbedienza non fa altro che comportarsi come il metallo che si liquefa adattandosi alla temperatura elevata. Aver ottenuto un comportamento obbediente, sottomesso o deferente è un adattamento soggettivo che quegli individui hanno messo in atto rispetto a delle variabili oggettive per poter vivere, in quelle variabili oggettive, in-sé e per-sé. Quell'oggetto uomo, per vivere in-sé e per-sé, in quella situazione oggettiva, deve mettere in atto quel tipo di adattamenti soggettivi.

 

L'oggetto si adatta alle condizioni, si plasma e si trasforma

Nel far questo l'oggetto muta la forma, ma non cambia la qualità dell'oggetto anche quando parte dell'oggetto precedente concorre a formare forme diverse.

La trasformazione è una condizione che riguarda la rappresentazione nel mondo della descrizione e noi, quando consideriamo gli oggetti per la loro forma, li consideriamo separati l'uno dall'altro anche se gli oggetti altro non sono che trasformazioni del medesimo oggetto che li ha preceduti.

Dal punto di vista della ragione, della descrizione del mondo, io separo gli oggetti l'uno dall'altro perché non ammetto che il medesimo oggetto si è trasformato adattandosi alle condizioni che ha incontrato nella sua esistenza.

Eppure, l'unico elemento che precede i corpi, che noi chiamiamo oggetti nel momento presente, sono altri corpi che in momenti precedenti si sono disgregati e riaggregati sotto una diversa forma.

Dimostrazione? Disgreghi ciò che mangi e lo riaggreghi in una diversa organizzazione. L'oggetto è lo stesso, l'organizzazione dell'oggetto è diversa. La forma si modifica, ma l'oggetto è una costante dell'esistenza. Permane modificando la forma della sua rappresentazione.

Gli oggetti sono delle costanti di una realtà in continuo mutamento. L'oggetto, nel mutare, non permane nella forma, ma nella sua realtà oggettiva.

Quando parliamo di "oggetti" parliamo di singoli oggetti, di insiemi di oggetti, di insiemi di insiemi, fino a comprendere l'insieme più grande che definiamo col nome di universo. Nello stesso tempo, definiamo oggetto la più infima delle molecole che immaginiamo alla base della materia e dell'energia di quanto esiste. Il termine oggetto sta ad indicare qualche cosa di diverso da me che nella mia percezione separo da altri oggetti

Gli oggetti sono ciò che noi distinguiamo soggettivamente da quanto consideriamo non-oggetto o oggetti diversi dall'oggetto considerato. Ma i modelli, le categorie che usiamo, sono le nostre categorie soggettive. Io, per descrivere la realtà nella ragione, separo parte della realtà da un'altra realtà e la classifico in un modello che sta nella mia testa. Ma, come abbiamo detto, "l'oggetto esiste in-sé e per-sé" mentre nella mia testa quell'oggetto assume il ruolo dell'oggetto per-me.

La mia testa descrive e discrimina la realtà che vivo, ma solo all'interno della mia testa. Ciò che io descrivo per-me non cambia la realtà dell'oggetto che continua ad esistere in-sé e per-sé.

L'oggetto è ciò di cui parliamo o ciò a cui ci riferiamo a prescindere dalle qualità che noi gli attribuiamo.

Esistono tre condizioni che devo tener presente quando mi rapporto con gli oggetti del mondo. "L'oggetto esiste in-sé e per-sé" a prescindere dalla mia capacità di percepirlo. Io discrimino e percepisco l'oggetto pensandolo come "oggetto per-me". "L'oggetto esiste in-sé e per-sé", si trasforma adattandosi al mondo e modifica sistematicamente la forma della sua rappresentazione alla mia percezione che, a seconda della sia volontà di classificarlo come "oggetto per-me", lo fa apparire o sparire dall'orizzonte del mio vissuto (con tutte le gradazioni di interesse che può sollecitare alla mia attenzione).

 

Di che cosa è fatto un oggetto

Il primo quesito da risolvere è questo: di che cosa è fatto un oggetto?

E qui facciamo la terza affermazione drastica:

Un oggetto è fatto di "materia-energia".

"Materia" ed "energia" sono la stessa cosa. Sono il medesimo oggetto organizzato in maniera diversa che si presenta in modo diverso ai nostri sensi. "Materia" ed "energia" sono "CORPI". Nella fisica attuale c'è la definizione di "fotone". Il "fotone" sia che lo pensiamo come una forma di energia (elettromagnetica ad es.) sia che lo pensiamo come una forma infinitamente piccola di materia, nello sviluppo dell'idea della filosofia Pagana viene introdotta l'idea che alla base della materia, come noi la consideriamo, e dell'energia, come noi la consideriamo, ci sia il medesimo oggetto costituente organizzato in maniera diversa. Per questo motivo, sia che un oggetto sia composto da "energia" o che sia composto di "materia" o, ancora, da entrambi, è sempre un corpo. Da qui, l'affermazione drastica continua con: nulla si manifesta come oggetto nell'universo che non sia un corpo, al di là di come quel corpo è organizzato o di come noi percepiamo o pensiamo la natura di quel corpo.

La filosofia non ha il compito di indagare sulla natura fisica di un oggetto, questo appartiene ai laboratori scientifici che procedono per ipotesi, analisi e sperimentazione. La filosofia ha il compito di descrivere l'uomo che abita il mondo e le sue relazioni con gli oggetti/soggetti del mondo in cui vive.

Esistono oggetti che non siano fatti di corpi?

Solo ciò che viene prodotto dalla fantasia umana.

Ciò che è prodotto dalla fantasia umana è un gioco che affascina il soggetto che la produce, ma è circoscritta al soggetto che la produce e non è oggetto fuori da quel corpo anche se può condizionare le azioni di quel corpo e, pertanto, le risposte adattative degli oggetti nel mondo. Quanto viene prodotto dalla fantasia umana è quanto è prodotto dal corpo umano in quanto, nemmeno la fantasia esiste se un corpo non è organizzato per produrla.

La fantasia dell'uomo è un prodotto del corpo dell'uomo nei suoi processi di adattamento soggettivo alle variabili oggettive incontrate che, in questo caso, sono rappresentate dalle sollecitazioni sociali che quel corpo, quell'individuo incontra al momento della nascita e si relaziona durante la crescita. La fantasia è una veicolazione emotiva con cui quel corpo vivente salvaguarda sé stesso da una "realtà sociale" che non gli consente una diversa veicolazione emotiva. La fantasia è il rifugio del desiderio respinto dalla realtà sociale. Il desiderio di un corpo limitato nelle relazioni con gli altri corpi nel mondo.

L'oggetto descritto dalla fantasia è "un'affermazione drastica"?

Lo diventa solo se un soggetto usa quel prodotto della fantasia proponendolo come propria sintesi e prologo per una discussione collettiva. Quando si dice: "esistono gli angeli" questo è un prodotto di fantasia che qualche individuo afferma drasticamente e che spesso propone come prologo a discussioni religiose cristiane.

I corpi, intesi come concentrazioni di materia, di energia o di entrambe, sono ciò di cui è composto l'universo. L'universo che, proprio per essere universo, lo trattiamo come "un'unità che contiene tutti gli oggetti", ma non attribuiamo all'universo nessuna qualità al di fuori della forma in cui esiste e di cui soggettivamente ne percepiamo l'esistenza. Una forma che è un insieme di infinite forme che lo formano.

E' la singola forma, dal più piccolo dei frammenti che assieme agli altri forma l'universo e non è l'universo che forma le singole parti.

L'universo non può essere definito come un insieme, ma la sua realtà può essere affermata solo pensando ad ogni singolo oggetto che le nostre necessità esistenziali incontrano. In altre parole, sono gli oggetti che incontriamo che ci portano a pensare all'universo come ad un oggetto che contiene gli oggetti. Se noi non avessimo esperienza degli oggetti, non saremo nemmeno in grado di pensare al loro contenitore come oggetto che li contiene.

Se abbassiamo lo sguardo e guardiamo un universo più immediato, per esempio la Natura di cui siamo parte, questo ci porta a formulare il concetto secondo cui la Natura non è "madre degli esseri viventi nella natura", ma è "figlia degli esseri viventi" che nascono nella natura. Prima che il primo essere vivente della Natura, il primo bione (usiamo questo termine) riconoscesse sé stesso diverso dal mondo in cui viveva, in quell'ipotetico brodo primordiale, la natura non era. La natura è costruita dai viventi e non viceversa. Sono i viventi che costruiscono, con la loro esistenza, la Natura e non è, come nelle dinamiche delle religioni monoteiste e quella cristiana in particolare, la natura che "produce" i viventi.

C'era la Terra, c'era il Sole, c'era l'Acqua, c'era l'Atmosfera, ma non c'era la vita degli Esseri della Natura e la Natura stessa non era.

Quando i singoli Esseri iniziarono a riconoscere sé stessi e a persistere, la loro vita e le loro relazioni costruirono la natura. Furono gli oggetti che, una volta nati, diventati consapevoli di sé, costruirono la natura, non viceversa.

Per questo motivo la natura va pensata come figlia dei viventi. Gli oggetti che nascono nella natura erano i padri della natura sia all'origine del tempo in cui la natura fu, sia oggi.

Gli oggetti qualificano gli insiemi in cui noi li classifichiamo e non sono gli insiemi a qualificare gli oggetti di cui sono i confini.

 

L'oggetto è inconsapevole di sé stesso

Quarta affermazione drastica:

"Gli oggetti che formano l'universo sono INCONSAPEVOLI di sé stessi".

Gli oggetti dell'universo sono privi di consapevolezza, di volontà e di scopo.

Se diciamo "questa persona è viva, ha consapevolezza, volontà e scopo" dobbiamo concordare che la materia e l'energia che questa persona usa preesisteva alla persona. La carne che io mangio e con la quale alimento la mia crescita è trasformazione della materia le cui trasformazioni, per adattamento soggettivo alle variabili incontrate, sono iniziate quattro miliardi di anni or sono. Pertanto, ciò che assorbe il mio corpo e con cui il mio corpo si costruisce preesisteva prima che il mio corpo fosse consapevole di sé stesso.

Questo è dimostrabile: se i miei avi non si fossero nutriti di carne e di vegetali, sarebbero morti e io non sarei.

La materia-energia di cui sono fatto preesisteva alla mia esistenza, la coscienza che io manifesto non preesisteva alla mia esistenza. Non c'è dubbio che io crescendo ho modificato la struttura di quella materia per renderla funzionale a me stesso. Esattamente come un albero trasforma la materia prelevata dalla terra per modificare sé stesso.

La materia si trasforma e io sono ciò che sono. Come disse qualcuno recentemente: "In natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma". Solo la coscienza viene in essere nella materia.

La materia che forma il mio corpo esisteva prima che io, come soggetto, venissi in essere e la trasformazione di quella materia mi ha permesso di venire in essere. Io, oggetto, mi sono trasformato in soggetto.

La materia di cui il mio corpo si nutre è "inconsapevole". La materia o il materiale genetico di cui si nutre un virus, è inconsapevole. L'erba che viene mangiata dalle mucche è inconsapevole.

Affinché un corpo si nutra, si trasformi e cresca deve assorbire materia, ma assorbe materia inconsapevole o resa inconsapevole.

La condizione di inconsapevolezza è la condizione di tutta la materia e dell'energia dell'insieme dell'esistenza che noi chiamiamo Universo.

 

I corpi possono venir in essere

Quinta affermazione drastica:

"i corpi possono venir in essere".

Cosa significa "venir in essere"?

Significa che quel corpo acquista coscienza di sé, separa sé stesso dal mondo circostante, manifesta la sua volontà d'esistenza persistendo nello stato di coscienza; manifesta la sua volontà di crescita e di espansione nell'inconsapevole, o nel diversamente consapevole, che lo circonda.

Venir in essere significa diventare consapevoli di sé stessi in un mondo di oggetti che possono diventare consapevoli di sé stessi diventando soggetti che formano il mondo.

Perché un corpo possa venir in essere significa che quel corpo, prima, non era in essere: era privo di coscienza di sé. Era un oggetto come noi lo percepiamo perché noi, non percepiamo la coscienza di sé di un oggetto, ma solo osserviamo la sua forma e il suo movimento. Noi non veniamo educati a pensare ad un mondo, e in un mondo, di soggetti che agiscono. Noi veniamo educati a pensarci separati da un mondo di oggetti che non pensano sé stessi, ma che si limitano a subire le azioni di un soggetto.

Noi parliamo di coscienza di un oggetto solo perché noi, considerandoci "coscienti", proiettiamo la nostra stessa coscienza sulle forme analoghe alla nostra.

Proprio perché la nostra forma è il modello con cui misuriamo il mondo e proprio perché trasformiamo il nostro corpo fagocitando oggetti inconsapevoli, l'inconsapevolezza è la regola che noi proiettiamo sugli oggetti del mondo.

Se concedo ad un altro uomo, della mia cultura, la mia stessa consapevolezza, immediatamente, le società costruiscono delle gerarchie di consapevolezza discriminando gli abitatori di quella società dividendoli in uomini, donne e bambini, capaci e incapaci, ricchi e poveri, fino a discriminare gli uomini per razza o predilezioni personali a cui viene concesso un grado di consapevolezza inferiore fino a negarla agli animali o alle piante.

Si può pensare che l'universo, inteso come totalità degli oggetti che contiene, sia consapevole di sé stesso?

Si può pensare che l'universo venga in essere?

La teoria del venir in essere dell'universo come noi lo conosciamo, va sotto il nome di Big Bang. Da tutte le prove raccolte dall'indagine scientifica si rileva che, dato un nucleo centrale, un corpo, scaturisce un'esplosione che dilania quel corpo, lo distrugge, portando l'universo ad essere ciò che noi oggi osserviamo.

Se il corpo iniziale poteva essere un corpo con una coscienza, ciò che è oggi è il prodotto della distruzione di quel corpo e, dunque, anche di quella coscienza.

Gli oggetti del mondo che scaturiscono dal Big Bang sono privi di coscienza di sé.

La coscienza di sé nasce dalla non coscienza. Proprio perché gli oggetti dell'universo vengono pensati come corpi privi di coscienza, che possiamo pensare al venir in essere di quei corpi in un passaggio dall'inconsapevole al consapevole. Dall'oggetto che è al soggetto che agisce. Manifestare coscienza di sé stessi.

Può la distruzione di quel corpo, l'universo che esplode, aver generato una Coscienza di sé diversa per qualità dal sé stesso che lo ha preceduto?

No, non può averlo fatto.

Perché?

Perché altrimenti non sarebbe emersa la materia con la qualità dell'intento e la tensione a diventare cosciente di sé. Sarebbe emerso un corpo che agisce nella sua oggettività.

Una coscienza in sé, intesa come un assoluto universale, deve annullare sé stessa per poter divenire e dal momento che il divenire come trasformazione è il movimento dell'universo, la coscienza che lo formava, se lo formava, dovette annullare sé stessa per poter iniziare le trasformazioni che la riportava in essere.

Come può avvenire che un corpo inconsapevole diventi consapevole?

A noi non interessa scoprire il meccanismo della nascita della coscienza. Non siamo scienziati, ma siamo filosofi e teologi. Noi dobbiamo prendere atto di ciò che osserviamo.

Il mio corpo non aveva coscienza, ma da quando la materia che forma il mio corpo, fin dalla pancia di mia madre, divenne coscienza, mise in atto le sue strategie d'esistenza per dilatarsi e trasformarsi nell'oggettività in cui divenni cosciente di me stesso. Il mio corpo si è trasformato e da un "primo" gruppo di cellule, fagocitando miliardi di virus e di batteri, si è trasformato e si trasforma.

Alla filosofia non interessa il meccanismo scientifico per il quale gli oggetti vengono in essere, ma interessa il fatto che vengono in essere distinguendosi dall'oggetto.

 

La qualità che produce la consapevolezza è
una caratteristica della materia-energia

Da qui la sesta affermazione drastica:

"La materia e l'energia manifestano la qualità attraverso la quale producono coscienza".

Date alcune condizioni favorevoli, l'oggetto inconsapevole può diventare consapevole di sé stesso e pensarsi (al di là di come si pensa) diverso dal mondo circostante.

La qualità della materia e dell'energia capace di trasformare un oggetto inconsapevole in consapevole, la chiamiamo "Intento" o "Eros". La forza che spinge, date le condizioni favorevoli, gli oggetti dallo stato di inconsapevolezza allo stato di consapevolezza, la chiamiamo "necessità".

La "necessità" che induce l'oggetto a venir in essere viene usata dal soggetto per espandersi nel mondo in cui ha preso coscienza. Tale uso ci porta a dire che l'oggetto, diventato consapevole, alla "necessità che lo ha spinto a venir in essere somma la propria "volontà" di espansione nell'inconsapevole che lo circonda.

Che cosa dimostra che alcuni oggetti possono venire in essere?

Io, come oggetto, ho quella che definisco "coscienza di me stesso" e proprio perché io ho "coscienza di me stesso" presuppongo che tutti gli uomini e le donne che hanno la mia forma abbiano, sia pur in maniera diversa, "coscienza di sé stessi" mediante la quale si separano dal mondo circostante.

Partendo da me stesso e dagli uomini che assimilo a me, osservo gli oggetti del mondo in cui vivo che classifico in base a due fattori: le loro azioni e la mia interazione emotiva con quelle azioni che suscitando in me emozioni mi permette di classificare una ipotetica "coscienza di sé".

Essendo la mia ragione separata dal mondo in cui vivo, dagli oggetti del mondo e dalle loro "coscienze di sé", la mia ragione può solo dedurre partendo da sé stessa.

La stessa cosa vale per l'universo. L'universo non-è. E' come insieme di oggetti, ma non è come essere; non è come coscienza. L'universo è materia-energia, ma non è come coscienza. L'universo è un insieme di oggetti e questi oggetti, se noi li vogliamo rappresentare come se fossero in una condizione umana, li chiameremmo "cadaveri" per distinguerli dai corpi che chiamiamo "viventi". E' come se pensassimo all'universo come un luogo di materia-energia che viene colonizzato dalle coscienze. La materia-energia si trasforma. Forze come l'esplosione del Big Bang, la gravitazione universale, la gravitazione fra i corpi, la materia, che chiamiamo energia, si muove nell'universo come se l'universo "respirasse". Quel "respiro" costruisce le condizioni affinché una parte di materia-energia venga in Essere. Passi dallo stato di inconsapevolezza allo stato di consapevolezza. Definisca e delimiti sé stessa nell'inconsapevole che la circonda e con la sua volontà risponda all'emozione che la sollecita a persistere e, quando possibile, ad espandersi nell'inconsapevole. L'universo è un luogo in cui le singole coscienze, venendo in Essere si cibano

 

L'emozione rende l'oggetto consapevole

Da qui la settima affermazione drastica:

Ciò che rende un oggetto cosciente di sé è l'insorgenza in esso dell'emozione.

L'emozione non è un oggetto perché non ha un corpo. L'emozione la possiamo considerare una qualità mediante la quale l'oggetto abita il mondo.

L'emozione la possiamo considerare come la qualità con cui l'oggetto plasma sé stesso nel mondo. L'emozione è la qualità che fa dire all'oggetto "io sono soggetto" in un mondo di oggetti.

L'emozione parla all'oggetto e, nel parlare all'oggetto, costruisce la sua coscienza.

Solo la materia-energia che si emoziona diventa cosciente di sé stessa. L'assenza di emozione mantiene la coscienza-energia nello stato di inconsapevolezza.

Da qui la condizione secondo cui tutti gli oggetti contenuti nell'intero universo sono inconsapevoli e rimangono nello stato di inconsapevolezza fintando che l'emozione non parla ad ognuno di essi.

L'emozione è ciò che separa l'inconsapevole, come stato di tutti gli oggetti dell'universo, dal consapevole che è uno stato attuale di molti oggetti contenuti nell'universo. Tutti gli oggetti sono stati inconsapevoli, alcuni diventano consapevoli mediante l'insorgere dell'emozione.

L'emozione genera il "piacere dell'esistenza" nell'oggetto che diventa, in quel momento, un soggetto. Il soggetto risponde all'insorgenza dell'emozione persistendo nell'emozione, rinnovando lo stato emotivo e modificandosi per rinnovare le condizioni dell'insorgenza emotiva in esso.

Ottava affermazione drastica:

La sostanza, materia-energia, che compone gli oggetti dell'universo ha la qualità per trasformare tali oggetti da inconsapevoli in oggetti consapevoli.

La formazione della consapevolezza è il movimento a cui partecipa ogni oggetto dell'universo.

La qualità della materia-energia è quella di trasformare l'inconsapevole in consapevole.

Ogni oggetto divenuto consapevole diventa un Essere; ogni Essere procede per persistere e sviluppare sé stesso; ogni Essere ha come fine l'annullamento della propria esistenza.

Ogni oggetto dell'universo diventa consapevole distruggendo, inevitabilmente la forma del proprio corpo che lo ha reso consapevole.

La morte o l'annullamento del soggetto diventato consapevole è la condizione che costruisce le condizioni per perpetuare la consapevolezza stessa.

L'oggetto, diventato Essere, consapevole, alla sua consapevolezza somma la propria volontà per rispondere al bisogno di persistere nel proprio stato di consapevolezza e mette in atto delle strategie per dilatare la propria consapevolezza nell'inconsapevole dal quale è emerso.

L'emozione ha spinto l'oggetto a trasformarsi in soggetto e l'emozione plasma continuamente la sua coscienza affinché si plasmi il corpo del soggetto, trasformandolo dopo ogni trasformazione.

 

L'emozione costruttrice di corpi consapevoli

Nona affermazione drastica:

L'emozione plasma un corpo nel corpo in cui insorge.

L'emozione trasforma un corpo da oggetto in soggetto vivente.

L'emozione trasforma il corpo vivente ogni volta che l'emozione è usata dal corpo nelle relazioni con il mondo. La trasformazione del corpo avviene mediante la trasformazione continua della coscienza di quel corpo nelle relazioni con l'inconsapevole o con altri soggetti diversi da sé.

L'insorgere dell'emozione dentro ad un corpo è il sorgere della vita. Una vita che insorge in un corpo. L'insorgere dell'emozione ferma la vita di quel corpo e porta quel corpo a vivere una nuova e diversa vita sommandosi al precedente vivere. Insorge l'emozione e in quel momento si ferma la vita del soggetto. L'emozione si espande nel corpo e lo ristruttura costringendo il corpo a far propria la nuova modificazione con cui riprende a vivere una vita diversa da quella che viveva prima della nuova emozione.

Ciò che l'emozione plasma è la coscienza, ma la coscienza non è solo la coscienza di quel corpo vivente, ma è oggetto vivente espresso da quel corpo vivente che si trasforma mediante le emozioni che suscita in sé nelle relazioni con il mondo in cui vive.

L'emozione trasforma il corpo vivente.

L'emozione costruisce un corpo dentro un corpo come le emozioni degli uomini costruiscono dei corpi di feto dentro i corpi degli Esseri Umani femminili.

L'emozione costruisce corpi altri e costruisce corpi dentro corpi.

L'emozione plasma i corpi, i corpi manifestano la loro volontà emotiva che veicolano nel mondo mediante la qualità della loro forma costruendo persistenza e trasformazione della loro coscienza, del loro essere coscienza, del loro "pensare il mondo e la vita".

L'emozione alimenta l'intelligenza che si plasma per manifestare nel mondo l'insorgenza delle proprie emozioni con cui persistere nella loro coscienza.

L'emozione affronta la morte della coscienza di ogni oggetto costruendo, nell'esprimersi un corpo altro.

L'emozione è insorta in un oggetto trasformandolo in un soggetto. L'insorgenza dell'emozione fu un'azione passiva, subita, che si è manifestata nell'oggetto. L'emozione trasforma l'oggetto in soggetto che diventa oggetto attivo nel manifestare le proprie emozioni date le condizioni di forma dell'oggetto diventato cosciente di sé.

Le proprietà dell'oggetto trasformato in soggetto è quello di plasmare sé stesso mediante le proprie emozioni e costruire un soggetto altro alla morte della capacità di quel soggetto di manipolare le proprie emozioni.

Come il soggetto della natura costruisce una generazione di soggetti della stessa specie che farà proseguire la specie dopo la sua morte così la struttura emotiva veicolata da una coscienza di sé nella sua esistenza costruisce un corpo, "corpo luminoso" che permette la persistenza di quella coscienza in una diversa condizione di essere. Come le specie della natura possono cessare di essere, così le possibilità della coscienza sono quelle di "poter non essere" costruendo l'incapacità nel trasformare la morte del corpo fisico in nascita del "corpo luminoso".

L'emozione procede ristrutturando il corpo dell'oggetto insorgendo in esso, destruttura a coscienza (e con essa il corpo fisico) mediante un processo continuo di accumulo-tensione-carica-scarica-rilassamento dove il rilassamento permette la ristrutturazione della coscienza che non è più la coscienza precedente, ma è una coscienza che ha fagocitato l'esperienza dell'insorgenza della nuova emozione.

 

Gli Esseri Umani in quanto individui sociali non sono in grado di trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso.

Decima affermazione drastica:

Gli uomini, come individui sociali, non sono in grado di trasformare la morte del corpo fisico in nascita del "corpo luminoso".

Dimostrazione:

Le società degli uomini costringono gli uomini a sottomettersi a regole di obbedienza e di morale che impediscono loro di veicolare le loro emozioni nel mondo. Le emozioni dell'uomo vengono imprigionate in condizioni di obbedienza e di morale che come legna di un fuoco che arde bruciano la vita dell'uomo in sé stessi.

La vita dell'uomo si svolge in una prigione di regole che uccidono le sue emozioni. Una prigione in cui alcuni detenuti soddisfano sé stessi facendo ulteriore violenza, sommano violenza, alla violenza che già subiscono impedendo agli uomini di osservare le condizioni in cui si svolge la loro esistenza.

Gli uomini sono oggetti incapaci di diventare soggetti in quanto resi incapaci di veicolare le loro emozioni al di fuori delle regole morali e dei doveri che si sono impossessati delle loro emozioni.

Ad esempio, le regole morali che imponevano e impongono ai bambini il divieto di masturbarsi. La violenza esercitata nei confronti dei bambini per impedire la loro sessualità e, nello stesso tempo, per poterli violentare e soddisfare la sessualità di prigionieri di una morale che li ha portati al fallimento esistenziale.

Gli esseri umani sono l'unica specie della Natura che agisce per trasformare i soggetti della propria specie in oggetti a cui è impedito di veicolare le proprie emozioni. Oggetti che devono obbedire a leggi che vengono violate sistematicamente da chi svolge il ruolo di aguzzino nella prigione umana.

In queste condizioni esistenziali, per costruire il proprio "corpo luminoso" all'uomo non resta che concentrare le proprie emozioni in gesti di ribellioni alle condizioni esistenziali e, con quei gesti, costruire il proprio corpo luminoso. Le società degli uomini hanno costruito le condizioni affinché, chi mette in atto gesti di ribellione, venga distrutto in modo che non possa mettere in atto gesti di ribellione in numero sufficiente per plasmare il suo "corpo luminoso".

Le società nelle quali viviamo, sono organizzate in modo tale da alimentare il desiderio di libertà degli uomini che li porterebbe a costruire il loro "corpo luminoso" spingendoli a scelte socialmente "autodistruttive" in modo da impedire loro di costruire il loro "corpo luminoso".

Nelle società umane l'uomo non è soggetto di diritto, ma è oggetto di obbedienza. Proprio perché obbedisce ad una volontà-altra, l'uomo è l'unica specie della natura che nella sua totalità, salvo casi specifici di singoli uomini che non si possono prendere come esempio per la specie, non ha futuro oltre la morte del corpo fisico.

Marghera, 16 aprile 2017

 

Pagina tradotta in lingua Portoghese:

Tradução para o português: Como é a vida na filosofia da Religião Pagã, elementos de filosofia Pagã.

 

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Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.