Pasquale Galluppi (1770-1846)

Esistenza e azione

Riflessioni sulle idee di Galluppi.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Scrive il Galluppi a pag. 33

Se l'esistenza è inesplicabile per noi, l'essenza dell'azione ci è ignota, in conseguenza. Se noi conoscessimo l'essenza dell'azione, conosceremmo il principio, che la produce, sapremmo come, e perché l'azione fa esistere ciò, che esiste per lei: quindi, siamo nel diritto di stabilire che ignoriamo il come gli esseri agiscono. Rispettiamo adunque il mistero dell'esistenza, e quello dell'azione. L'azione esiste: è questa una verità primitiva di fatto: io penso, io voglio, ecco l'azione; ma come esiste l'azione? Che cosa è ella? lo rispetto il mistero dell'azione per l'istessa ragione, per la quale ho rispettato il mistero dell'esistenza.

L'esistenza è un dato di fatto che solo nel delirio di onnipotenza viene considerata "altra" dall'individuo mediante una ragione malata. L'esistenza è ciò per cui noi viviamo, agiamo, pensiamo. Senza l'esistenza il "noi", l'"Io" non parlerebbe di sé stesso né di altri o altro diverso da sé. Non si può parlare dell'esistenza in quanto, ogni cosa di cui "parliamo" è oggettivamente un aspetto dell'esistenza sia quando l'esistente si esprime "soggettivamente" o, nell'esprimersi, si riferisce ad un'oggettività, più o meno reale, che riconosce diversa da sé.

L'azione è inconoscibile dalla ragione.

La ragione descrive l'azione solo dopo che l'azione è stata fatta.

L'esistenza con-prende la ragione, mentre la ragione, con-presa nell'esistenza umana, non comprende l'esistenza di cui lei è un "sottoprodotto.

Il corpo che agisce è ignoto alla ragione. Il corpo desiderante è ignoto alla ragione. Il corpo in mutamento è ignoto alla ragione. Il corpo viene ignorato dalla ragione in quanto la ragione conosce solo sé stessa e il proprio bisogno di dominio sul corpo.

La ragione non sente; il corpo sente ed elabora le sensazioni. La ragione descrive le sensazioni e non le attribuisce al corpo, ma ad un oggetto esterno al corpo: l'anima.

Il corpo desiderante agisce. Agisce per veicolare il proprio desiderio. Il corpo veicolante si trasforma nell'agire e, trasformandosi, migliora la veicolazione del proprio desiderio nel mondo.

Il corpo, diventando consapevole, diventa un soggetto desiderante e il desiderio stimola l'azione sia nei confronti del mondo sia come adattamento alle sollecitazioni del mondo.

Galluppi non considera tutto questo. Infatti, la sua filosofia si chiude su sé stessa, mentre, anche nel suo tempo, filosofie di corpi desideranti spingeranno a cambiare il loro presente per poter meglio veicolare il proprio desiderio.

Il "mistero dell'esistenza" in Galluppi è il mistero del dio padrone. Un mistero da rispettare vivendo passivamente un'esistenza determinata dal dio padrone.

NOTA: Le note, dove non precisate, sono tratte dagli estratti di Carmelo Librizzi dal Saggio filosofico sulla critica della conoscenza di Pasquale Galluppi edito da Signorelli senza data.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 06 gennaio 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.