Carl Gustav Jung (1875- 1961)

L'inconscio

Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

L'inconscio in Jung

 

E' un dovere capire che casa significa inconscio per Jung e come la sua idea di inconscio si inserisce nella vita dell'uomo. Per capire ho analizzato un testo di Jung del 1918, L'inconscio, pubblicato da Newton.

La prima domanda da farci è: che cosa intendiamo o che cos'è la coscienza?

Che cos'è la coscienza o come presento la coscienza; sono la stessa cosa?

Come io penso sia la mia coscienza; è come la coscienza è o non è piuttosto come io uso la coscienza per come voglio che sia?

Dare una risposta, sia pur parziale, a queste domande ci permette di definire che cosa noi intendiamo per inconscio.

In psicologia e in filosofia moltissime persone parlano della "coscienza", ma nessuno l'ha mai definita lasciando all'interlocutore il compito di definire che cos'è la coscienza nel significato che preferiva.

Il termine "coscienza" in psicologia e in filosofia è un sinonimo di "memoria" presente all'attenzione dell'individuo. In questo contesto l'inconscio è la non-memoria, il dimenticato, il rimosso, che secondo alcune teorie ristagnerebbe in una sottomemoria che la psicologia analitica richiamerebbe alla memoria.

Per tutti costoro la Coscienza non è l'oggetto in sé come manifestazione del soggetto nel mondo, ma è un oggetto che si rappresenta nel mondo attraverso l'individuo. Questo oggetto che si presenta nel mondo attraverso l'individuo è una selezione di un oggetto più ampio, di una memoria diversa, di un diverso desiderio di veicolare la struttura pulsionale, più o meno limitato o trattenuto da condizioni parentali o sociali, che viene definito "inconscio".

Da quando si sono scoperte delle strutture neuronali che si attivano nei vari momenti di espressione di quella che viene chiamata "coscienza", la neuropsicologia ha dichiarato che dal momento che esiste quella struttura neuronale esiste quella coscienza. La coscienza si spiega con quella struttura neuronale in continuazione con l'ideologia cristiana che negando lo stato di coscienza delle piante e degli animali nega loro anche la coscienza.

Mentre noi, come Stregoneria, intendiamo la coscienza come l'uomo, il soggetto della Natura, che vive nel mondo e che, pertanto, si trasforma nelle relazioni col mondo; la psicologia e la filosofia pensano alla coscienza dell'uomo come ad uno strumento che è stato dato all'uomo dal dio creatore e che è immodificabile come immodificabile è la creazione del padrone.

Per sostenere questa immodificabilità della coscienza, la psicologia ha inventato l'inconscio estendendo il concetto di inconscio a principio regolatore della coscienza, intesa come oggetto posseduto, con cui l'uomo abita il mondo.

In quest'ottica generale, il concetto di bene e male del cristianesimo sono diventati coscienza e inconscio dove l'emergere dell'inconscio nella coscienza farebbero emergere una sorta di "istinto primordiale" che viola le regole o i tabù sociali messi a guardia per impedire all'istinto di manifestarsi mantenendolo relegato nell'inconscio.

Scrive Jung:

Un altro psicologo francese, Pierre Janet, che lavorava alla Salpètrière, si dedicò pressoché esclusivamente, e con grande successo, allo studio dei processi psicopatologici. Del resto sono proprio i processi psichici abnormi quelli che dimostrano con la massima chiarezza l'esistenza di un inconscio. Fu per questa ragione che i medici, specialmente gli specialisti del campo delle malattie psichiche, presero a sostenere l'ipotesi dell'inconscio, propugnandola col massimo ardore. Ma, mentre in Francia la psicologia era notevolmente arricchita dalle scoperte della psicopatologia, per cui era ormai pronta ad accogliere il concetto di «processi inconsci», in Germania fu invece la psicologia ad arricchire la psicopatologia, fornendole molti metodi sperimentali, senza, peraltro, sostituirsi alla psicopatologia nello studio dei fenomeni patologici. Questo rende ragione, in larga misura, del perché la psicopatologia tedesca abbia subìto un processo evolutivo alquanto differente da quello della psicologia francese. A prescindere dall'interesse suscitato nei circoli accademici, essa entrò a far parte dei compiti del medico pratico, che era obbligato dalla sua attività professionale a comprendere i complessi fenomeni psichici presentati dai pazienti. In questo modo si formò quell'insieme di concezioni teoriche e tecnico-pratiche che va sotto il nome di «psicoanalisi». In seno al movimento psicoanalitico il concetto di inconscio andò incontro a un ampio sviluppo, assai maggiore che nella scuola francese, che si occupava più delle vane forme in cui si manifestano i processi inconsci che del loro meccanismo causale e del loro contenuto specifico.

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La separazione fra vita dell'individuo e fenomeno psichico che emergeva in presenza di un inconscio divenne evidente quando le ragioni con cui il "paziente" spiegava le sue azioni erano palesemente inconsistenti e, dunque, quelle azioni dovevano provenire da un aspetto che il paziente non era in grado di descrivere con la propria memoria o con pulsioni che non sapeva spiegare.

Pierre Janet, nei suoi studi sperimentali, intuì l'esistenza di un magazzino di tensioni pulsionali e di ricordi che, secondo lui, agivano al di sotto della coscienza e che definì subconscio. Inoltre Janet utilizzò l'analisi dei ricordi per far affiorare alla coscienza ricordi, pulsioni e desideri racchiusi nel "subconscio".

In questo tipo di lavoro c'era il "conscio" e c'era l'"inconscio", ma non c'era l'individuo. Quando parla della psicologia dinamica, Freud dice:

"Noi non deduciamo la scissione psichica da una congenita incapacità alla sintesi dell'apparato psichico, ma la spieghiamo dinamicamente, attraverso il conflitto di forze psichiche contrastanti, riconoscendo in essa il risultato di un'opposizione attiva dei due raggruppamenti psichici tra loro (1909b p. 144)"

Tratto da Enciclopedia di psicolofgia di Umberto Galimberti ed. Garazanti 1999.

Secondo Jung la scuola psicoanalitica tedesca si occupò del contenuto causale e del contenuto specifico dell'inconscio a differenza della scuola francese che, secondo Jung, si occupò maggiormente delle forme con cui si manifestano i processi inconsci.

La psicoanalisi operò così, alle sue origini, al di là di come lo ha trattato, una scissione netta fra conscio e inconscio, fra bene e male, fra razionale ed irrazionale, cercando di dare un fondamento scientifico alla differenza fra ragione e istinto che le scuole di filosofia idealiste facevano risalire all'attività del loro dio creatore.

Scrive Jung:

Quindici anni or sono, indipendentemente dalla scuola freudiana e in base a ricerche sperimentali personali, io mi convinsi dell'esistenza e importanza dei processi inconsci, indicando nel con tempo i metodi per la rilevazione di tali processi. Più tardi, con la collaborazione di numerosi allievi, riuscii anche a dimostrare la portata dei processi inconsci nel paziente psichiatrico. In seguito a ciò, l'iniziale sviluppo puramente clinico del concetto di inconscio conferì a quest'ultimo un colorito derivante dalle scienze naturali, e nella scuola freudiana esso è rimasto un concetto puramente clinico. Secondo le opinioni di questa scuola, l'uomo, in quanto essere civilizzato, non è più in condizione di sfogare un gran numero di desideri istintivi, per la semplice ragione che questi non sono compatibili con la legge morale. Egli, quindi, dato che vuole adattarsi alla società, è costretto a reprimere questi desideri. Il presupposto che l'uomo abbia certi desideri è pienamente plausibile e ciascun individuo può, con un po' di onestà, comprovare in se stesso questa verità. Ma, di solito, questa intuizione non si spinge oltre l'affermazione generica che vi sono dei desideri incompatibili e inammissibili sotto il profilo sociale. Ma l'esperienza dimostra che, quando si prendano in considerazione i singoli casi, i fatti sono molto differenti. In questi casi è abbastanza interessante l'osservazione che molto spesso, in seguito alla repressione di un desiderio inammissibile, la sottile connessione tra desiderio e coscienza si spezza, così che il desiderio diventa inconscio. Esso viene dimenticato e il suo posto è preso da una giustificazione più o meno razionale, se pure viene affatto cercata una motivazione. Questo processo, per cui un desiderio inammissibile diventa inconscio, è chiamato rimozione, che deve essere tenuta distinta dalla repressione, quest'ultima presupponendo che il desiderio sia rimasto cosciente. Per quanto rimosso e dimenticato, il contenuto psichico incompatibile - che può essere costituito da desideri oppure da ricordi dolorosi - seguita tuttavia ad esistere e la sua inavvertita presenza influisce sui processi coscienti. Tale influenza si estrinseca sotto forma di particolari disturbi delle funzioni coscienti normali.

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L'approccio della psicanalisi nel definire il concetto di inconscio parte dal presupposto che "ci fu un tempo in cui l'individuo era consapevole di....". In sostanza la formazione dell'inconscio parte dalla rimozione di ciò che era conscio. Dal "desiderio" dell'uomo di rinunciare alle proprie pulsioni per adattarsi alle condizioni morali imposte dalla società.

Il meccanismo è sempre quello cristiano: all'inizio fu la luce e poi nacque il male. L'inconscio rappresenta il male della coscienza, il rimosso o gli effetti del represso della coscienza. La coscienza diventa, per la psicanalisi, l'oggetto reale in cui riportare gli stati inconsci in quanto questi, secondo la psicanalisi, un tempo e in una certa situazione sono appartenuti alla coscienza.

Nulla può esistere al di fuori della coscienza e la coscienza negata, definito inconscio, condiziona la coscienza dell'individuo attraverso un contenuto psichico negato.

Io sono perfetto, dice Jung. In quanto perfetto, creato ad immagine e somiglianza di un dio padrone, sono consapevole di tutto, ma dal momento che essere consapevole di tutto e che le mie pulsioni spingono in direzioni non accettate socialmente, sono costretto a reprimere aspetti della mia coscienza o a rimuovere aspetti della mia coscienza, relegarli nell'inconscio. Il loro posto viene preso da una giustificazione più o meno razionale.

Secondo Jung, si è spezzata la connessione fra desiderio e coscienza così che il desiderio diventa inconscio.

Mentre Freud mette l'accento sulla civiltà che impedisce all'individuo di veicolare i suoi desideri nelle forme "naturali" costringendolo ad una morale comportamentale i cui adattamenti determinano la repressione e la rimozione dei desideri di veicolazione pulsionale relegando ciò nell'inconscio in una adattamento di mutuo scambio fra repressione e ricerca di sicurezza, Jung concentra maggiormente la sua attenzione sul singolo individuo e sui processi psichici di scissione della coscienza in seguito alla repressione di un desiderio considerato moralmente inammissibile.

Scrive Jung:

E importante rilevare che essi non sono limitati ai processi puramente psicologici, ma si estendono anche a quelli fisiologici. In questo caso, secondo quanto è stato messo in evidenza da Janet, il perturbamento non colpisce mai le componenti elementari della funzione, bensì soltanto l'applicazione volontaria della funzione in diverse situazioni. Per esempio, una componente elementare della funzione nutritiva è rappresentata dalla deglutizione. Se in un determinato soggetto l'assunzione di qualsiasi alimento sia liquido che solido si accompagnasse regolarmente a un accesso di soffocazione, allora ci troveremmo di fronte a un disturbo di ordine anatomico od organico. Ma se l'accesso comparisse solo con cibi particolari, o in corrispondenza di determinati pasti, o esclusivamente in presenza di certe persone, oppure in occasione di speciali stati d'animo, allora avremmo a che fare con un perturbamento di origine nervosa, o psicogeno. Quindi, questo genere di perturbamento influenza l'azione dell'ingerimento del cibo solo in particolari condizioni psicologiche, non fisiche. Certi disturbi delle funzioni fisiologiche sono particolarmente frequenti nell'isteria. In un altro gruppo di malattie, non meno esteso, chiamato psicastenia dai medici francesi, si trovano invece disturbi esclusivamente psicologici. Essi possono assumere una grande varietà di forme, quali idee ossessive, stati di ansia, depressioni, malumore, fantasie, emozioni e impulsi patologici, ecc. Alla base di tutti questi sintomi si trovano contenuti psichici rimossi, vale a dire contenuti diventati inconsci. Grazie a queste osservazioni puramente empiriche, ha preso consistenza a poco a poco il concetto di inconscio quale sommatoria di tutti i desideri incompatibili e rimossi, oltre che di tutti i ricordi dolorosi e rimossi.

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Jung ci spiega, secondo lui, come avviene la formazione dell'inconscio. Le risposte a sollecitazioni del mondo possono essere alterate, rispetto ad un parametro standard, se all'azione, tipo mangiare, viene associato (quando?) una sofferenza che può compromettere la vita del soggetto (tipo, soffocamento) tant'è che il soggetto si vede costretto a mettere in atto un'azione di difesa nei confronti di quella sollecitazione o di un suo aspetto.

Il parametro che sfugge a Jung è che: l'individuo deve sopravvivere per poter espandersi nel mondo.

Il senso di soffocamento che quell'individuo prova nel deglutire quel cibo o alla presenza di quelle persone, è percepito come un pericolo generale per la propria vita. Un pericolo da evitare e contro il quale difendersi.

Prendiamo pure in esame il senso di soffocamento nel deglutire il cibo, cosa che del resto io conosco molto bene in quanto devo essere l'unica anomalia di veronese (abitato e cresciuto a Verona) che non è in grado di deglutire gli gnocchi. Gli gnocchi di patate sono un piatto tipico di Verona, celebrato con saghe e con carnevali, che io non riesco a deglutire (o se lo faccio, lo faccio con estrema sofferenza). Quando e come è avvenuto che io ho rifiutato di inghiottire gli gnocchi? Questo, secondo Jung, costituisce il rimosso. Perché mi rifiuto di inghiottire gli gnocchi? Questo, secondo Jung, costituisce il rimosso. Sicuramente con un'azione di richiamo dei ricordi potrei ricordare, ad esempio, che mia madre, che non aveva molti mezzi, mi ha costretto a ingurgitare gnocchi contro la mia volontà inducendomi uno stimolo di soffocamento. Quando potrebbe essere avvenuto questo? Quando ero troppo piccolo per ricordare e quando, probabilmente, ero troppo piccolo per mangiare quei gnocchi fatti in casa, magari adatti agli adulti.

La psicanalisi, attraverso l'analisi di cose simili può dimostrare una serie di esperienze rimosse dalla coscienza che incidono sulle mie scelte in un contesto quotidiano.

La psicanalisi, in questo caso si erge da giudice perfetto, non si immedesima con il soggetto che abita il mondo. Afferma che: tutti gli uomini mangiano gli gnocchi, il trauma che hai subito ha rimosso in te la capacità di deglutirli come risposta a situazioni rimosse e collocate nell'inconscio.

La realtà è un'altra.

Cosa stavo facendo io quando mangiavo gli gnocchi?

A questo la psicanalisi non risponde.

In questa non risposta sta il fallimento della psicanalisi nel suo tentativo di interpretare il mondo.

Io, in quel momento, stavo affinando le mie percezioni in relazione agli stimoli e ai fenomeni che dal mondo mi giungevano per interpretarli, sopravvivere e allineare i miei sensi e le mie risposte psichiche al presentarsi nuovamente di quei fenomeni e di quelle sensazioni.

In sostanza, io subivo tutto. E tutto ciò che si presentava nella soglia del mio percepire non solo era legittimo, ma erano oggetti con cui mi sarei apprestato a confrontarmi nel tempo e nelle trasformazioni. Io stavo selezionando le mie risposte alle sollecitazioni che percepivo e interpretavo nel mondo in cui vivevo. Tanto più io non mi potevo sottrarre a quelle sollecitazione, come in un ambiente parentale molto ristretto, e tanto maggiore psicologicamente ed emotivamente doveva essere la mia risposta fisico-psico-emotiva per sopravvivere. Il segnale che mi giungeva era che io avrei potuto morire. Non rispondevo alle esigenze di mia madre di farmi mangiare gli gnocchi, ma al pericolo di morte che si presentava. Questa risposta veniva soggettivata diventando una risposta automatica a sollecitazioni simili.

Dato un apparato pulsionale dell'individuo uscito dalla vagina della madre, e dato un mondo che invia segnali e fenomeni a quell'individuo, esiste un processo di adattamento soggettivo dell'intera struttura psichica che si va formando in quel momento. Non c'è una coscienza che viene rimossa e si forma l'inconscio, ma c'è un apparato pulsionale di natura psico-fisico-emotivo che si sta formando adattandosi alle sollecitazioni del mondo attraverso un numero infinito (o che si può considerare tale) di interpretazioni dei fenomeni e delle sollecitazioni che viene selezionato dall'individuo facendo diventare una parte delle interpretazioni di uso immediato e una grandissima parte di interpretazione dei medesimi fenomeni e delle medesime sollecitazioni non di uso immediato ma concorrenti alla formazione della struttura fisico-psico-emotiva del soggetto. Il processo di selezione e interpretazione dei fenomeni ha come base parte dell'esperienza di specie. In sostanza, non è che la specie si seleziona solo con due braccia o due gambe, ma si seleziona soprattutto con strumenti adattativi psico-emotivi che rappresentano il bagaglio di partenza dell'individuo nel mondo in cui nasce.

Il bagaglio di specie sono esperienze fissate nell'apparato emotivo dell'individuo che permettono all'individuo appena nato di mettere in atto le proprie strategie di sopravvivenza. Quando viene somministrato un cibo, come nel mio caso, gli gnocchi, che inducono una sensazione dalla quale non ci si può sottrarre e che induce una sensazione di soffocamento, il bagaglio di specie mette in atto delle difese psico-emotive che non solo tendono ad allontanare l'oggetto che provoca quelle sensazioni, ma modificano il soggetto in modo da allontanarlo dalla possibile presenza di simili oggetti che provocano quelle sensazioni. Solo in un secondo momento, crescendo, si razionalizza il problema, lo si limita nella sua essenzialità, e si circoscrive la reazione di sopravvivenza in ambiti ristretti costruendo, per la stessa sensazione e per lo stesso pericolo, una gamma molto vasta di risposte in base alle variabili che si incontrano.

Inoltre, la risposta fisico-psico-emotiva che viene data ad una sollecitazione imperiosa e impellente che attiva nel soggetto il pericolo esistenziale in età molto piccola, non è portatrice di un solo segnale, ma di molti segnali che vengono variamente interpretati sia dagli strumenti interpretativi che agiscono nell'immediato sulla coscienza ( e che lasciano il tempo che trovano) sia da strumenti di elaborazione profonda dell'apparato psico-emotivo che costruiscono tutta quella serie di sensazioni e di "calibrazione" degli stimoli che non appaiono alla coscienza, ma che tuttavia sono COSCIENZA dell'individuo nella sua attività di abitare il mondo. Non solo gli gnocchi ai quali mi rifiuto di rispondere inghiottendoli, ma anche la formazione di un'idea di risposta possibile al soggetto che mi ha imposto i gnocchi, alla attività del soggetto nei miei confronti, alle necessità di calibrare le mie risposte al soggetto per poter sopravvivere al soggetto stesso.

L'esigenza di crescere e di espandermi viene calibrata dall'eredità di specie fra necessità di sopravvivenza e necessità di espansione.

L'inconscio non è costruito da quanto rimosso dalla coscienza, ma è la costruzione dell'individuo, la sua Coscienza di Sè, di ciò che egli è, di cui il consapevole, la coscienza razionale e la memoria razionale, sono un sottoprodotto dell'intera attività fisica-psico-emotiva dell'individuo. La Coscienza di Sè dell'individuo si espande nel mondo in cui l'individuo vive e si protegge dall'annientamento ritirandosi quando è necessario. Espandersi e ritirarsi è un movimento che l'individuo fa nel mondo e quando si ritira perché "preponderanti forze nemiche minacciano la sua sopravvivenza" non si limita a ritirarsi, ma opera una vera e propria ristrutturazione della propria coscienza in modo da prepararsi ad una nuova espansione. Gli elementi della ristrutturazione sono tutti quegli elementi della coscienza profonda con cui ha descritto in maniera diversa i medesimi fenomeni o ha operato per percepire nuovi e diversi fenomeni e che in quel momento gli tornano utili per presentare al mondo una nuova coscienza con cui abitarlo.

L'individuo è una Coscienza di Sè! La coscienza con cui l'individuo rappresenta sè stesso nel mondo è una selezione storico-esistenziale dell'esperienza di veicolazione della struttura pulsionale di vita in relazione alla descrizione apparente con cui il mondo si presenta all'individuo non appena nato.

Scrive Jung:

Ora, è facile dimostrare che la stragrande maggioranza di questi contenuti incompatibili è legata al fenomeno della sessualità. La sessualità è una pulsione fondamentale che, come tutti sanno, è più di ogni altra circondata da un alone di segretezza e da sentimenti di discrezione. Sotto forma di amore, è causa delle emozioni più tempestose, delle più selvagge bramosie, delle più profonde disperazioni, dei più intimi dolori e, soprattutto, delle più dolorose esperienze. La sessualità è un'importante funzione fisica e psichica, abbondantemente ramificata, dalla quale dipende tutto l'avvenire dell'umanità. Dunque la sua importanza è almeno tanto grande quanto quella della funzione nutritiva, pur trattandosi di una pulsione di tutt'altra natura. Ma mentre possiamo permettere che la funzione nutritiva, dal divorare un semplice pezzo di pane fino al banchetto ufficiale, si esplichi alla luce del sole in tutte le sue variazioni - tutt'al più dovendo essere tenuta a freno per un attacco di catarro intestinale o per via di un generale razionamento dei viveri -, la sessualità ricade sotto un tabù morale e deve sottostare a molte restrizioni e regolamentazioni legali. Non è liberamente disponibile per l'individuo come la funzione alimentare. Quindi è comprensibile come intorno a questo problema si accumulino moltissimi interessi urgenti e potenti emozioni, perché queste si manifestano abitualmente là dove l'adattamento è meno completo. Per di più, come ho detto, la sessualità è un istinto fondamentale in ogni essere umano e questa è una ragione sufficiente per la ben nota teoria freudiana che riduce tutto alla sessualità e delinea un quadro dell'inconscio che lo fa apparire come una specie di ripostiglio dove sono ammassati tutti i desideri infantili rimossi e inammissibili e tutti i reprensibili desideri sessuali degli anni successivi. Per di più, come ho detto, la sessualità è una pulsione-funzione da tenersi nel giusto conto se si vogliono scoprire tutte le cose che Freud ha introdotto nel concetto di sessualità. Allora vediamo che egli ne ha allargato i confini molto al di là dei limiti ammissibili, per cui un termine più idoneo a definire ciò che Freud vuole veramente intendere sarebbe «eros», secondo l'antica accezione filosofica di Pan-Eros che permea tutta la natura come forza creativa e generatrice. Dunque in questo senso «sessualità» è un'espressione quanto mai infelice. Ma ormai il concetto di sessualità è stato configurato in questo modo e i suoi limiti appaiono talmente definiti, che si rimane addirittura in forse se impiegare come sinonimo la parola «Amore». Però lo stesso Freud, come è facile rilevare dai suoi scritti, molte volte, quando parla semplicemente di sessualità, intende «amore».

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Sesso!

Alla base della vita esiste una forza di trasformazione della materia da inconsapevole a consapevole di sé che viene usata e veicolata da ogni soggetto in maniera diversa a seconda del suo divenuto consapevole.

Questa forza o questo tipo di energia la possiamo chiamare in un infinito numero di nomi. E' sempre la stessa forza sia che la si chiami sessualità, Necessità, o Intento, Eros, libido, desiderio, ed è una forza che permea tutta la materia fin dall'origine della materia stessa.

Jung confonde la forza della vita con la sua veicolazione che ne fa in generale la specie umana. Nella veicolazione generale, il fare sesso, come nelle veicolazioni esistenziali che Jung separa dal "fare sesso" come se nel corpo vivente ci fosse una diversa energia che viene impiegata nelle funzioni vitali.

Tutto ciò che passa, in natura, dallo stato di inconsapevole allo stato di consapevole lo fa attraverso l'energia sessuale, la libido, necessità o intento. Come questa viene veicolata dal soggetto nella propria esistenza, è una cosa che riguarda il singolo soggetto della singola specie nel momento in cui veicola tale forza nel mondo in cui vive attraverso le sue azioni e le sue scelte.

Jung parte dal presupposto che l'uomo sia creato ad immagine e somiglianza del suo dio padrone e, pertanto, considera la sessualità solo nell'aspetto dello "scopare", della pratica di sesso, separata dall'uomo e dalla vita.

Il cristianesimo si è imposto imponendo violentemente la coercizione sessuale. Per farlo non si è limitato ad agire sulla pratica del sesso, ma sull'intera vita psico-fisico-emotiva dell'individuo fin da quando questi è nella pancia della madre. Ha agito scientificamente e sistematicamente sulla madre incinta affinché la madre incinta agisse sulla struttura emotiva del feto per prepararla a rispondere in maniera positiva alla coercizione sessuale che avrebbe subito una volta nato.

Tutta la vita dell'individuo viene stuprata dal cristianesimo in funzione della accettazione e legittimazione della coercizione sessuale. Dal momento che l'energia sessuale è l'energia della vita, la mancata veicolazione della pratica sessuale porta l'individuo ad ammalare l'intera sua esistenza, l'intera sua Coscienza, in cui tutte le sue tensioni tendono alla soddisfazione della sua funzione primaria legata alla sua sopravvivenza come individuo che è la pratica sessuale.

In queste condizioni la vita dell'individuo è tutta tesa alla ricerca della veicolazione della sua sessualità anche nei modi più "perversi" in cui egli è stato costretto a pensare la veicolazione sessuale come risposta alle sollecitazioni del cristianesimo.

Questa condizione non esiste negli esseri della Natura se non quando gli Esseri della Natura sono imprigionati dall'uomo. La mancata veicolazione della pulsione sessuale nella pratica sessuale costringe l'individuo a dei percorsi psico-emotivi nei quali veicolare la propria sessualità in modo eccitante e soddisfacente. Dal momento che la pratica è legalmente proibita, la pratica sessuale diventa clandestina. Viene praticata come un reato perseguibile per legge e viene praticata nelle condizioni "perverse" all'interno di una condizione psichica criminale che il cristianesimo ha imposto sull'uomo. Più si libera la pratica sessuale dalla legge e dalla coercizione e minore, col cambiare delle generazioni, è la violenza con cui si cerca di praticare sesso.

Quando un individuo arriva sul lettino dello psicoanalista non è "uomo naturale" che ha rimosso dalla sua coscienza alcuni elementi che ora appartengono all'inconscio, ma è un coacervo di adattamenti soggettivi messi in atto nella sua vita come risposta alla coercizione della sua sessualità operata dal cristianesimo che, adattamento di sopravvivenza dopo adattamento di sopravvivenza, non è più in grado di veicolare la propria sessualità nelle condizioni imposte e questa si è ripiegata contro di lui trasformando l'energia di vita in energia di morte col dolore emotivo e con le conseguenti malattie psico-fisiche.

L'energia vitale o energia sessuale pervade tutta la Natura perché nella Natura si distingue ciò che è cosciente, vivo, da ciò che non lo è. La differenza fra ciò che è vivo e ciò che non lo è, è data dalla capacità soggettiva di veicolare l'energia sessuale.

Scrive Jung:

Tutta la corrente freudiana è una ferma sostenitrice della teoria sessuale. Certo che non esiste pensatore o studioso, libero da pregiudizi, che non riconosca immediatamente la straordinaria importanza delle esperienze e dei conflitti sessuali o erotici. Però non si potrà mai provare che la sessualità è l'istinto fondamentale e il principio informatore della psiche umana. Invece qualsiasi scienziato libero da pregiudizi ammetterà che la psiche è una struttura estremamente complessa. Per quanto la si possa studiare da un punto di vista biologico, cercando di spiegarla in termini di fattori organici, essa ci appare circondata da infiniti altri enigmi la cui soluzione ha delle esigenze che nessuna scienza singolarmente presa, come la biologia, è in grado di soddisfare. Per quanto i biologi possano, presentemente o in avvenire, ipotizzare istinti, pulsioni e dinamismi, è certo che sarà assolutamente impossibile indicare in un istinto nettamente definito, come la sessualità, il principio causale fondamentale. La biologia, scienza veramente generale, ha ormai superato questo stadio: noi non riconduciamo più ogni cosa a un'unica forza manifesta, come facevano i primi scienziati con il flogisto e la elettricità. Abbiamo imparato ad avvalerci di una più modesta astrazione, chiamata energia, come di principio esplicativo di tutte le variazioni quantitative. lo sono convinto che un atteggiamento effettivamente scientifico in psicologia deve similmente portare alla conclusione che i processi dinamici della psiche non possono essere ricondotti a questo o quell'istinto concreto, altrimenti ci ritroveremmo allo stadio della teoria del flogisto. Ci vedremmo obbligati a prendere le pulsioni quali parti costituenti la psiche e quindi a derivare per astrazione il nostro principio esplicativo dai loro reciproci rapporti. Per questo ho insistito sul fatto che faremmo bene a postulare una quantità ipotetica, un'energia quale principio esplicativo psicologico, dandogli Il nome di «libido» nel senso classico della parola senza nutrire alcun pregiudizio circa la sua sostanzialità. Con l'aiuto di tale quantità i processi psicodinamici potrebbero essere spiegati m modo ineccepibile senza quell'inevitabile distorsione comportata necessariamente da una base di spiegazione concreta. A questo proposito, quando la scuola freudiana spiega che l sentimenti religiosi, o qualsiasi altro sentimento pertinente alla sfera spirituale, «altro non sono che» desideri sessuali inammissibili prima rimossi e poi «sublimati», essa adotta un modo di esprimersi equivalente a quello di un fisico che dicesse che l'elettricità «altro non è che» una cascata d'acqua che qualcuno ha preso e immesso in una turbina. In altri termini, si potrebbe arrivare ad affermare che l'elettricità «non è altro che» una cascata d'acqua «alterata dalla civiltà»; ma questo è un modo di argomentare che mentre potrebbe essere verosimilmente avanzato dalla Società per la preservazione della natura primordiale, certamente non è un esempio di ragionamento scientifico. In psicologia una spiegazione del genere sarebbe appropriata solo se si potesse provare che il fondamento dinamico del nostro essere è esclusivamente la sessualità, ciò che equivarrebbe ad affermare, in fisica, che l'elettricità può essere prodotta solo dall'acqua che cade. In tal caso si potrebbe sostenere a buon diritto che l'elettricità è una cascata di acqua incanalata lungo dei fili.

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Una o più pulsioni non costituiscono la psiche, ma spostano la psiche squilibrandola e costringendola a costruire sempre nuovi equilibri modificando la realtà oggettiva della psiche di quel soggetto.

Puoi chiamare l'energia vitale, l'energia sessuale, libido, ma ciò non toglie che la coercizione cristiana della sessualità manipola l'energia sessuale, le sue veicolazioni, che ritorcendosi nell'individuo crea i problemi che l'individuo manifesta.

Fare sesso veicola l'energia sessuale in eccesso e libera l'accumulo di tossine nel corpo, migliora lo stato fisico e intellettuale. Impedire di fare senso, imponendo sensi di colpa, coercizione, impedimenti, minacce contro la masturbazione, terrore, regolamentazioni, galera per chi non fa come il dio padrone prescrive, ecc. la libido della vita va tutta a "farsi fottere".

Si è provato che la coercizione della sessualità è il maggior fattore di malessere psico-fisico ed emotivo dell'uomo.

La pratica sessuale e la non pratica sessuale, costruisce due uomini o due donne completamente diversi.

Fin dal momento in cui nasce l'uomo e la donna, sono concentrazioni di energia sessuale. La veicolazione dell'energia sessuale, della sessualità, si concentra inizialmente nella crescita del soggetto. Che cos'è la moltiplicazione cellulare se non un "fare sesso", un'espressione della sessualità del soggetto? Che forse è più morale la scissione cellulare che non lo scopare fra un uomo e una donna? Eppure, in entrambe le azioni si veicola energia sessuale ed entrambe le azioni rientrano nella pratica sessuale. Le cellule dell'individuo appena nato si moltiplicano usando energia sessuale e l'individuo stesso sviluppa sé stesso, la sua conoscenza e i suoi processi adattativi nel mondo, attraverso la veicolazione della sua energia sessuale. Fasciare i neonati, come si usava nei secoli scorsi ( e fino a non molto tempo fa) al di là delle esigenze di protezione, era un modo per bloccare l'energia sessuale nei neonati, Costringerli a dormire in un certo modo.

La teoria del flogisto, citata da Jung, è assolutamente inappropriata. Non funziona come esempio se non nel suo immaginario.

Se la sessualità la interpreti alla luce della morale e non rimuovi la morale coercitiva che pretende di impedire la veicolazione della sessualità, la mancata veicolazione dell'energia sessuale provoca tutti quei problemi che riscontri negli studi degli analisti. Più ancora, il dolore per la mancanza della soddisfazione sessuale si ripercuote sul feto che a sua volta si predispone per la negazione della veicolazione della sessualità.

L'energia sessuale è il fondamento della vita. Tanto più l'individuo è in una condizione di difesa dalle aggressioni esterne e tanto più si ritirerà nella sua volontà di veicolazione dell'energia sessuale che si bloccherà dentro di lui tentando di sfociare, come una sorgente che non può contenere acqua, soddisfacendosi in veicolazioni tanto più violente quanto più sono compresse dalla coercizione morale.

L'energia sessuale si esprime nella crescita dell'individuo; si esprime nella crescita psico-emotiva; si esprime nella crescita intellettuale; solo a condizione che nella maturità sessuale possa esprimersi nel soddisfacimento sessuale nei modi soddisfacenti per il singolo individuo.

La critica di Jung alla scuola freudiana parte dal presupposto cristiano: come si permette di cercare la radice dei sentimenti religiosi? Quella forma individuata dai freudiani del sentimento religioso cristiano che impone sottomissione, deferenza, obbedienza fino al sacrificio e all'esaltazione del dolore, sono tutte forme ottenute dal cristianesimo mediante la manipolazione e lo stupro della struttura psico-emotiva dell'individuo mediante un'azione feroce sulla sua sessualità. Una volta che si agisce sulla struttura emotiva, si agisce sulla struttura sessuale della persona. Una volta che si violenta la struttura emotiva dell'individuo il sistema pulsionale, non potendo veicolarsi nella ricerca del piacere, si chiude su sé stesso prima rimuovendo la veicolazione che dà piacere e poi cercando conforto nell'immaginario che giustifica e finalizza la sofferenza, il dolore, l'angoscia. L'inammissibilità del desiderio sessuale è ottenuta mediante la violenza coercitiva (basti pensare alla violenza con cui si impediva la masturbazione ai ragazzi) e l'individuo era costretto a chiudersi nell'immaginario religioso in cui veicolare il suo sistema pulsionale sempre più malato.

Si può affermare che il funzionamento dell'Essere Vivente in Natura è esclusivamente sessualità, in qualunque azione la sessualità venga veicolata per cercare soddisfazione. Come per l'impegno intellettuale che si alimenta dall'energia sessuale dell'individuo.

Scrive Jung:

Dunque se respingiamo la teoria esclusivamente sessuale dell'inconscio e, al suo posto, poniamo una concezione energetica della psiche, potremo dire che l'inconscio contiene tutto quel che, di psichico, non ha raggiunto la soglia della coscienza o la cui carica energetica non è sufficiente a mantenerlo nella coscienza o che perverrà alla coscienza solo in avvenire. E ora possiamo rappresentarci la costituzione della coscienza. Già abbiamo preso conoscenza delle idee rimosse quali contenuti dell'inconscio e a queste dobbiamo aggiungere tutto quello che è stato dimenticato: Quando una data cosa viene dimenticata, questo non significa che sia estinta, ma semplicemente che il ricordo ne è diventato inconscio. La sua carica di energia è talmente diminuita che la cosa non può più manifestarsi nella coscienza, ma, per quanto sia andata perduta per la coscienza, non è perduta per l'inconscio. Ovviamente si potrà obiettare che questa è semplicemente una façon de parler. Perciò desidero chiarire con un esempio ipotetico quel che voglio dire. Supponiamo che vi siano due persone, delle quali una non ha mai letto un libro, mentre l'altra ne ha letti mille. Sopprimiamo dalla mente di entrambe ogni ricordo degli ultimi dieci anni, durante i quali la prima persona semplicemente viveva, mentre la seconda leggeva i suoi mille libri. A questo momento tutte e due saranno ugualmente ignoranti, però chiunque sarà in grado di scoprire quale dei due ha letto i libri e si badi bene, li ha capiti. L'esperienza della lettura, quantunque dimenticata da molto tempo, lascia dietro di sé delle tracce nelle quali si possono ravvisare le vestigia del passato. Questa durevole influenza indiretta dipende da una fissazione delle impressioni che sono tutte conservate, anche quando non sono più in grado di riemergere nella coscienza. Oltre alle cose che sono state dimenticate, nel contenuto dell'inconscio si trovano anche le percezioni subliminali. Esse possono essere sensopercezioni rimaste al di sotto della soglia di stimolo dell'udito cosciente o nel campo della visione periferica. Oppure si può trattare di appercezioni, termine con cui intendiamo le percezioni di processi endopsichici o esterni. Tutto questo materiale forma l'inconscio personale. Lo definiamo personale perché consiste interamente di acquisizioni derivanti dalla vita dell'individuo. Quindi, allorché un elemento qualsiasi cade nell'inconscio, viene preso nella rete delle associazioni formate dal materiale inconscio. In questo caso possono prodursi connessioni associative di elevata intensità, che emergono o risalgono nella coscienza sotto l'aspetto di ispirazioni, intuizioni, «idee felici», ecc.

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Jung respinge le tesi freudiane secondo cui l'inconscio è formato da tensioni esclusivamente sessuali. Jung vuole sostituire un concetto come "concezione energetica della psiche" in luogo delle pulsioni sessuali rimosse che formerebbero l'inconscio. L'inconscio, secondo Jung, conterrebbe tutto ciò che di psichico non ha raggiunto la soglia della coscienza.

La coscienza è il paradiso del meglio del meglio. Ciò che non raggiunge il paradiso del meglio del meglio non ha una carica di energia sufficiente, non ha acquisito meriti sufficienti, per mantenerlo nella coscienza e dunque viene relegato nel limbo o nel purgatorio della coscienza che diventa, per Jung, l'inconscio.

L'inconscio, per Jung, si compone di oggetti rimossi dalla coscienza e ciò che è dimenticato dalla coscienza. Per Jung l'inconscio è il magazzino di scarto della coscienza. Gli oggetti, secondo Jung, vengono dimenticati perché non hanno una sufficiente energia psichica.

Che altro c'è da mettere nell'inconscio junghiano? Le percezioni subliminali. La percezione di ciò che è sotto la soglia dell'udito o nel campo periferico delle visioni.

Tutto questo, secondo Jung, forma "l'inconscio personale".

Queste forme relegate nell'inconscio emergerebbero, secondo Jung, emergerebbe nella coscienza sotto forma di associazione di idee o richiami di "elevata intensità".

Questo modo di vedere le cose parte dal presupposto che l'uomo sia creato dal dio padrone. Il dio padrone, il logos, il verbo, ha creato l'uomo con la sua coscienza e l'uomo ha iniziato a scartare dalla coscienza elementi che sono stati relegati nel suo inconscio.

Il processo contrario, non viene nemmeno preso in considerazione da Jung.

Cosa succede quando l'uomo è nella pancia della madre? Ha coscienza o non ha coscienza? E' più corretto dire che: è una Coscienza! Affermare come fa Jung che l'inconscio sia la discarica del conscio significa negare l'uomo e il suo divenuto e mettersi alla ricerca di condizioni magiche o esoteriche che giustificano la presenza di un inconscio che non ha mai avuto relazioni con il conscio.

Scrive Jung:

Però il concetto di inconscio personale non ci consente di afferrare pienamente la natura dell'inconscio. Se questo fosse esclusivamente individuale, in teoria sarebbe possibile far risalire tutte le idee deliranti di un folle alle sue personali impressioni ed esperienze. Senza dubbio una notevole percentuale del materiale costituente queste idee potrà essere fatta risalire alla sua storia personale, ma vi sono talune idee di cui invano cercheremmo l'origine nella stona privata dell'individuo. Di che genere di idee si tratta? Si tratta, in breve, di fantasie mitologiche, che non corrispondono ad alcun avvenimento o esperienza della vita personale dell'individuo bensì solo a dei miti. Se queste idee non scaturiscono dall'inconscio personale, e quindi dalle esperienze della vita individuale, da dove dunque proverranno? Senza dubbio dal cervello, ossia proprio dalla struttura cerebrale ereditaria e non da tracce rnnestiche individuali. Tali fantasie hanno sempre un carattere fortemente originale e «creativo». Sono simili a creazioni nuove che derivano evidentemente dall'attività creativa del cervello e non semplicemente dalla sua capacità rievocativa. Insieme con il corpo noi riceviamo un cervello altamente differenziato che porta in sé tutta la sua storia e, quando diventa creativo, crea traendo il materiale dalla sua propria storia, che è la storia dell'umanità. Per «storia» intendiamo di solito la storia che «facciamo» e che chiamiamo «storia obiettiva». L'attività veramente creativa del cervello non ha nulla a che fare con questo genere di storia, ma esclusivamente con l'antichissima storia naturale trasmessa in forma vivente fin dai tempi più remoti, la storia cioè della stessa struttura cerebrale. E questa struttura narra la sua storia dell'umanità: il mito, che sempre ritorna, della morte e della rinascita e delle infinite figure che fluttuano attorno a questo mistero. L'inconscio, affondato nella struttura del cervello, che svela la sua presenza vivente solo attraverso la mediazione della fantasia creatrice, è l'inconscio sovrapersonale. Esso si anima nell'uomo dotato di facoltà creative, si rivela nella visione dell'artista, nell'ispirazione del pensatore, nell'intima esperienza del mistico. L'inconscio personale, immanente nell'intera struttura cerebrale, è come uno spirito onnipervadente, onnipossente, onnisciente. Conosce l'uomo quale è stato da sempre, non quale è in questo istante; lo conosce come un mito. Anche per questo il legame con l'inconscio sovrapersonale o collettivo rappresenta un'estensione dell'uomo di là da se stesso; significa morte per il suo essere individuale, ma rinascita in una nuova dimensione, quale era letteralmente rappresentata in alcuni antichi misteri. E certamente vero che, senza il sacrificio dell'uomo qual è, non si può arrivare all'uomo qual era (e quale sempre sarà). Ed è l'artista che ci può dire molte cose sul sacrificio dell'uomo individuale, se non ci riteniamo soddisfatti del messaggio evangelico. Non si deve assolutamente immaginare che esista alcunché di simile a delle idee ereditarie. Su questo non vi può essere discussione. Però esistono possibilità innate di idee, condizioni a priori per la produzione di determinate fantasie, in un certo senso affini alle categorie kantiane. Sebbene queste condizioni innate non producano in sé alcun contenuto, pure conferiscono una forma definita ai contenuti già acquisiti. Facendo parte della struttura ereditaria del cervello esse sono la ragione dell'identità dei simboli e dei motivi mitici in tutte le parti del globo. Le forme inconsce collettive costituiscono lo sfondo oscuro sul quale si staglia in rilievo la funzione di adattamento della coscienza. Viene quasi fatto di dire che tutto ciò che nella psiche ha valore è assorbito nella funzione adattativa, e che quanto è inutile va a costituire quel sottofondo primordiale dal quale, con terrore dell'uomo primitivo, si staccano ombre minacciose e fantasmi notturni che esigono sacrifici e cerimonie che al nostro intelletto biologicamente orientato sembrano futili e prive di senso. Noi ridiamo delle superstizioni dei primitivi, ritenendoci superiori, ma dimentichiamo completamente che subiamo, al pari dei primitivi, la stessa influenza misteriosa di questo sottofondo, di cui siamo pronti a prenderci beffe come di un museo di stupidità. Soltanto, l'uomo primitivo ha una teoria differente, la teoria della stregoneria e degli spiriti. Secondo me è una teoria molto interessante e ragionevole, in realtà più ragionevole delle concezioni accademiche della scienza moderna. Mentre l'uomo di cultura superiore cerca di immaginare che genere di alimentazione meglio si confaccia al suo catarro intestinale di origine nervosa e a quali errori dietetici debba imputarsi l'ultimo accesso di questo, il primitivo, assai correttamente, ne cerca le ragioni psicologiche ed escogita un sistema terapeutico psicologicamente efficace. I processi inconsci esercitano su di noi un'influenza identica a quella che hanno per i primitivi. Noi, non meno di loro, siamo posseduti dai demoni della malattia, la nostra psiche corre lo stesso pericolo di essere colpita da qualche influenza ostile, siamo anche noi ugualmente preda degli spinti malvagi del trapassati o vittime di un incantesimo lanciatoci da persone malevole. Solo che a tutte queste cose diamo dei nomi differenti ed è questo l'unico vantaggio che abbiamo sull'uomo primitivo. Come si vede, si tratta di ben piccola cosa, ma è quella che crea tutta la differenza. Quando venne trovato il nuovo nome, per l'umanità fu come la liberazione da un incubo.

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Una volta stabilito che cos'è l'inconscio personale, Jung ci porta a collocare l'inconscio in quello che lui pensa sia il divenuto della specie.

L'uomo vive tre dimensioni nelle quali ha tre modi di percepire la realtà, tre modi per veicolare l'elaborazione della percezione della realtà e un numero relativamente infinito di elaborare elementi provenienti da tutte e tre le dimensioni nelle quali l'uomo vive la realtà del proprio quotidiano. Il primo di questo è ciò che Jung chiama la "coscienza" il conscio e che non è altro che la ragione umana supportata dalla memoria della forma e dalla quantità degli oggetti. Il secondo modo è il mondo dell'azione, del tempo, del mutamento. Quando l'uomo agisce, la ragione, la coscienza, tace e riprende a descrivere dopo che l'uomo ha finito di agire. Il terzo modo sono le relazioni emotive che l'uomo intrattiene col mondo. La struttura emotiva, comune a tutti i viventi, è la struttura nella quale il soggetto capitalizza la propria esperienza. Sia come esperienza nelle relazioni emotive che come esperienza derivata dall'azione che muta il presente in cui il soggetto agisce. Queste due dimensioni sono sconosciute e inconoscibili dalla coscienza razionale dell'uomo che si limita a fantasticare su di esse e a giustificare quel vissuto dell'individuo davanti alle altre coscienze razionali con cui viene in relazione. La coscienza razionale dell'individuo descrive l'uomo che pensa sé stesso in quel momento presente senza consapevolezza dei mutamenti che erano in atto fino ad un attimo prima e senza una visione del futuro che gli sta venendo incontro. Quando l'individuo entra nel mondo dell'azione o nel mondo emotivo all'insorgere dell'emozione, la sua coscienza razionale si disgrega per riaggregarsi subito dopo che l'emozione rientra o che l'azione è finita. Quando la coscienza razionale si riaggrega e si trova nelle condizioni di dover descrivere un'esperienza emotiva o un'esperienza di mutamento, quel conscio cerca gli elementi, le immagini, in ciò che già conoscere e descrive, pescando dalla propria immaginazione gli elementi razionali per descrivere un'esperienza che non rientra nel suo mondo.

L'inconscio, secondo Jung, non è formato dall'individuo. Come l'anima, secondo i cristiani, non appartiene all'individuo, ma è un prodotto che il dio padrone infila dentro ad un corpo, così parte dell'inconscio, secondo Jung, è dato dal fatto che "noi riceviamo un cervello". Siamo passati dal fatto che l'uomo riceve l'anima dal dio padrone al fatto che l'uomo riceve un cervello!

Insieme al corpo, dice Jung, noi riceviamo un cervello! E io di che cosa sono composto? Jung mi dice che io ricevo un corpo e ricevo un cervello; i cristiani dicono che io ricevo l'anima; ma vogliamo smetterla di privarmi delle mie manifestazioni esistenziali quali corpo, cervello o ciò che intendete per anima, che rappresentano un'unità che io manifesto nella vita? O vi devo sparare in testa per impedirvi di appropriarvi del mio cervello, del mio corpo e della mia struttura emotiva che voi chiamate anima?

Io ho costruito il mio corpo, il mio cervello e quello che voi chiamate emozioni e che riferite alla mia anima! Perché vuoi negare i miei sforzi di costruzione per attribuire il mio divenuto ad un soggetto diverso da me?

Il mio inconscio è si pieno della mia esperienza, ma solo della mia esperienza forgiata con gli strumenti che la specie mi ha messo a disposizione e nel mondo che ho incontrato nascendo!

Un adoratore del macellaio di Sodoma e Gomorra pensa che dentro di me ci sia la "storia dell'umanità", ma dentro di me c'è la storia della vita che si è dispiegata in tremiliardi e cinquecento milioni di anni. Come può quest'esperienza essere dentro di me come oggetti che possono affiorare alla mia ragione, alla mia coscienza? Solo un folle può pensare questo.

L'eredità della mia specie non è un'eredità di cose, ma un'eredità di possibilità, di meccanismi! Tali possibilità e tali meccanismi non costituiscono cose o rappresentazioni dell'inconscio. Tali meccanismi possono interpretare la realtà vissuta in maniera differente e questa interpretazione può essere relegata nel profondo della mia coscienza, pur tuttavia prima che il mio conscio si esprimesse nella quotidianità io esistevo in un mondo che non aveva nessuna rappresentazione nella coscienza come descritta da Jung.

Per storia non intendo la storia razionale con cui si presenta l'umanità, ma penso alla storia come trasformazione degli Esseri che attraverso infinite generazioni hanno manifestato me in questo presente. Gustav Jung muore nel 1961 all'età di 86 anni. Qualche anno prima della sua morte la catena del DNA divenne la summa delle esperienze del divenire umano. Ogni volta che qualche cosa viene scoperto, c'è sempre qualcuno che spaccia tale scoperta come l'assoluto e non come una tappa attraverso la quale si svela un aspetto della realtà. dentro di me ci sono i meccanismi della vita, non le esperienze razionali delle vite che hanno preceduto la mia.

Che cos'è l'antichissima storia? Quale antica storia aveva nella testa Jung? Qual è la storia trasmessa in forma vivente fin dai tempi remoti; la struttura stessa del cervello? Che ne direbbe il Polpo che con un solo neurone dimostra di avere un'attività infinitamente complessa?

La struttura del cervello non narra la storia dell'umanità e il Mito. Il Mito pre-platonico, non narra la storia dell'umanità, ma un diverso modo di leggere e di interpretare la realtà che stiamo vivendo.

Gli strumenti con cui interpretavo la realtà quando gli Esseri della mia specie erano dei piccoli rettili, sono dentro di me. La mia capacità di leggere e interpretare il mondo attraverso le relazioni emotive che vengono costruite fra i soggetti del mondo sono dentro di me. Quando queste accedono alla mia coscienza; come li descrivono? Attraverso quali immagini si presentano? La mia coscienza è attrezzata per accogliere quella descrizione del mondo? Jung non risponde a questo perché nella sua testa c'è l'uomo creato dal suo dio padrone.

Io nasco come inconscio, come ciò che è negato a quella che Jung chiama "coscienza", e da quell'inconscio emerge la consapevolezza attrezzata, per quanto gli adattamenti alle condizioni incontrate hanno permesso, per affrontare il mondo attuale. La consapevolezza di cui mi servo ora altro non è che una selezione minimale del bagaglio inconscio che forma la mia Coscienza di ciò che io sono.

Io sono un immenso che si presenta al mondo razionale mediante la sua coscienza. Una coscienza che si è selezionata adattandosi alle esigenze del mondo razionale ma che è un'infima parte della Coscienza di ciò che io sono.

Noi non conosciamo l'uomo quale è stato da sempre (visione creativista), ma l'uomo quale è oggi, è il divenuto delle infinite trasformazioni in tutti gli oggi passati.

Per questo motivo non esiste un conscio sovrapersonale, ma esistono strumenti per l'interpretazione del mondo le cui interpretazioni giacciono dentro di noi perché noi, per esistere e sopravvivere, siamo stati costretti ad adattarci in funzione della sopravivenza. Noi siamo un immenso, ma quest'immenso è ridotto al minimo perché i cristiani preparano i roghi per gli uomini e le donne che pretendono di vivere per ciò che sono e non per ciò che i cristiani vogliono che essi siano.

Da qui la mitologia dell'inconscio di Jung da dove parla dell'uomo qual era in riferimento ad una fantasiosa età primitiva. L'artista che raffigura immagini riconducibili al mito non parla dell'uomo qual era, l'artista parla della sconfitta dell'uomo nella sua esistenza. Una sconfitta che rappresenta con immagini nostalgiche di un mito perduto. Quando l'artista rappresenta Venere che esce dalle acque rappresenta la nostalgia di una sessualità offesa, diffamata e criminalizzata dal cristianesimo. La sconfitta degli Dèi di Omero e di Numa è la sconfitta degli strumenti con cui l'uomo costruisce la sua vita e la sua esistenza. La fantasia dell'uomo cristiano altro non è che delirio di un assoluto, di un estraniato, di un alienato, che vuole fuggire dall'umana esistenza consumato dal rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere se avesse manifestato Ares, Apollo, Atena, Afrodite, Hera e quant'altri anziché marchiare le proprie pulsioni col marchio del peccato.

Esiste una società, costruita ad imitazione del dio cristiano, della città di dio, che deve sacrificare l'uomo teso alla costruzione del proprio divenire per preservare sé stessa e il proprio dominio. Uccidere l'uomo che potrebbe essere per impedire all'uomo che è di liberarsi dalla coercizione della sessualità che gli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra gli hanno imposto.

Quale può essere la teoria dell'uomo primitivo tremiliardi e cinquecentomilioni di anni or sono? A quale uomo primitivo Jung si riferisce? A quello creato dal dio padrone e cacciato dal paradiso terrestre? Quest'uomo è un'invenzione fantastica sulla quale personaggi come Jung proiettano i loro desideri malati di inadeguatezza esistenziale.

Gli alberi parlano!

La mia struttura emotiva percepisce le sensazioni dell'albero e la mia coscienza tende a razionalizzare i sentimenti che emergono da tale relazione.

Cosa descrivo?

Il cristiano parla di demone nell'albero o di spirito. Quando si sviluppa un pensiero secondo cui l'uomo non manifesta un corpo, un cervello e quello che viene attribuito all'anima, allora anche l'albero non ha emozioni. Il lombrico non ha emozioni. Il cavallo non ha emozioni. Il virus non ha emozioni. Il mondo è muto. Privo di sentimenti e di emozioni perché il corpo glielo ha dato un padrone; perché il cervello e l'anima gliela data un padrone.

Il "selvaggio", come ingiuriosamente indica Jung, descrive un mondo. Quelli come Jung prima ammazzano le persone e poi si chiedono che cosa quelle persone, miserabili, tanto da averle potute facilmente ammazzare, pensano del mondo in cui vivono.

Il mondo è vivente e si relaziona mediante le emozioni: chi pensa che l'inconscio sia la cloaca della consapevolezza creata dal dio padrone, non ha capito nulla della vita e degli uomini!

Jung non ha mai conosciuto uomini primitivi per il semplice fatto che non sono mai esistiti all'epoca di Jung uomini primitivi in quanto non è mai esistita una creazione che creasse l'uomo primitivo.

Quelli che Jung insulta chiamandoli "uomini primitivi" in contrapposizione agli uomini di "cultura superiore", altro non sono che culture sviluppatesi parallelamente all'Europa e macellate sistematicamente dai cristiani al fine di distruggere testimonianze esistenziali diverse dagli interessi della sottomissione al dio padrone e all'imposizione di tutte le patologie psichiatriche e fisiche proprie dei cristiani.

Le culture che si sono sviluppate senza l'assoluta sottomissione al dio padrone, specialmente come attività distruttiva sull'infanzia, vengono sistematicamente aggredite, macellate, offese. Considero improprio e socialmente devastante che Comte chiami primitive le popolazioni dell'Africa e dell'America. Le stesse popolazioni che l'Europa sta sterminando. Tanto maggiori, gravi e socialmente devastanti, sono gli insulti di Jung che ribadisce quel concetto creazionista di dominio sull'uomo nel 1920 circa.

La teoria della Stregoneria afferma che ogni oggetto in Natura è un Essere Vivente dotato di intelligenza, consapevolezza, scopo e strategia esistenziale. La teoria della Stregoneria afferma che ogni soggetto vivente nella Natura è in comunicazione, mediante legami emotivi, con ogni vivente e che tali legami emotivi possono essere vissuti dal soggetto come condizioni reali nelle quali agire. Tali legami vengono trasferiti nella ragione umana rivestiti di immagini e forme pescate dall'esperienza della ragione umana e proiettate sul mondo per interpretare, razionalmente, i fenomeni emotivi percepiti.

L'uomo legato alla razionalità, quella che Jung chiama "cultura superiore", è un uomo che solo apparentemente è legato alla ragione. E' piuttosto legato a delle idee aprioristiche che costituiscono i fantasmi della sua esistenza. pensate solo che Jung, che si considera un uomo di "cultura superiore" crede che il mondo lo abbia creato il suo dio padrone e tutta la sua teoria sull'inconscio viene sviluppata retoricamente per confermare tale fantasia. Il dio padrone è il fantasma che si agita nella mente di Jung. Quei fantasmi trasformano in essi i residui della sua percezione emotiva che la coercizione percettiva nella ragione non ha del tutto annientato. Pensandosi un uomo superiore e perfetto creato da un dio perfetto, ha reciso i legami col mondo e non è più in grado di sentire i segnali emotivi del proprio stomaco che lo guidano nell'abitare il mondo. La sua ragione sà! L'uomo di cultura superiore sa usare l'amianto: poi si ammala di asbestosi. L'uomo di cultura superiore sà! Poi si riempie di diossina! Il cristiano si è slegato da tutti i segnali che provengono dal mondo e si muove inconsapevole nel suo abitare il mondo in quanto confida nella provvidenza del dio padrone.

Un uomo che non è cristiano, ma che ha vissuto in culture diverse sà. Per esempio sà di non dover usare quel tipo di vestiti nella Terra del Fuoco. Arriva il cristiano che non percepisce la sua relazione col mondo, gli impone i vestiti e lo stermina. Nessun cristiano è stato condannato per genocidio.

Le relazioni emotive che noi abbiamo col mondo vengono annientate dalla cultura "superiore" mediante idee apriori come quella della fede, della provvidenza del dio padrone, dell'esistenza di un Gesù, di un uomo creato da dio, da un karma buddista, ecc. Queste idee apriori uccidono la capacità dell'uomo di abitare il mondo, di entrare in relazione con gli oggetti del mondo e quando questo avviene, nonostante ciò, le immagini e le intuizioni vengono rivestite dei fantasmi educazionalmente imposti e soggettivamente interpretati.

Jung è posseduto dal demone della malattia, Jung è preda di spiriti malvagi di trapassati o vittima di un incantesimo fatto da persone malevole. Jung non è divenuto, è incapace di affrontare e trasformarsi nel mondo. Jung è creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino al quale ha sacrificato l'intera sua Coscienza di Sè, salvo quell'infima parte con cui concretizzare la sua obbedienza e la sua sottomissione. Separato dal mondo emotivo, costretto all'obbedienza e alla soggettivazione di idee creazioniste della vita che hanno convinto Jung di essere creato ad immagine e somiglianza del suo dio padrone, Jung imputa ogni variazione della propria condizione di uomo perfetto ad interventi di spiriti o di demoni ritenendo che questo sia quello che i "primitivi", i "selvaggi", credono anziché prendere atto che quello è ciò che i criminali missionari cattolici affermano che quei "selvaggi" credano in modo da salvaguardare l'attività distruttrice del loro dio padrone e assassino.

Scrive Jung:

Questo sotto fondo misterioso, che fin dai tempi immemorabili modellava nelle ombre notturne della foresta primordiale figure sempre uguali e sempre mutevoli, appare come un riflesso distorto della vita diurna, che riaffiora nei sogni e nei terrori della notte. Ombre fluttuanti si accalcano, fantasmi, spiriti dei trapassati, fuggevoli ricordi sfuggiti alla prigione del passato, dalla quale mai alcun vivente ha fatto ritorno, o sentimenti nati da esperienze impressionanti, ora personificati in forme spettrali. Tutto questo sembra essere l'amaro sapore della coppa vuota del giorno, la feccia sgradevole, l'inutile sedimento dell'esperienza. Ma se osserviamo più attentamente, scopriamo che questo sfondo apparentemente ostile invia potenti emissari che influenzano in sommo grado il comportamento dei primitivi. A volte queste forze assumono una forma magica, a volte religiosa, oppure le due forme appaiono inestricabilmente congiunte. Entrambe sono, dopo la lotta per l'esistenza, gli elementi più importanti per la mentalità primitiva. L'elemento spirituale si rivela, attraverso queste, in modo autonomo alla psiche dell'individuo primordiale, i cui riflessi sono puramente animali, sotto un aspetto proiettivo, sensoriale, e noi europei rimaniamo talora colpiti dalla terribile influenza che l'esperienza dello spirito può avere in certi casi sul primitivo, per il quale l'immediatezza sensoriale dell'oggetto si attua anche nel fenomeno spirituale. Egli non pensa un'idea, ma questa gli appare dinanzi agli occhi. Compare dinanzi a lui come percezione sensoriale proiettata all'esterno, simile quasi a un'allucinazione o almeno come un sogno estremamente vivo. Per questa ragione in un primitivo il pensiero può sovrapporsi alla realtà sensoriale, a un punto tale che se un europeo si dovesse comportare nella stessa maniera sarebbe preso per pazzo.

Queste caratteristiche della psicologia del primitivo, delle quali non posso dare che un cenno, hanno grandissima importanza per la comprensione dell'inconscio collettivo. Possiamo dimostrarlo con una semplice riflessione. Noi europei occidentali, quali esseri civilizzati, abbiamo una storia che risale a circa 2500 anni fa. Prima vi è stato un periodo preistorico, di lunghezza notevolmente maggiore, durante il quale l'uomo raggiunse un livello culturale pari, possiamo dire, a quello degli indiani Sioux. Vengono poi centinaia di migliaia di anni di cultura paleolitica e, prima ancora, un abisso di tempo inimmaginabilmente ampio durante il quale l'uomo si è evoluto dall'animale. Solo una cinquantina ai generazioni fa, molti di noi in Europa non erano superiori ai primitivi. Dunque lo strato di cultura, questa piacevole vernice, deve essere straordinariamente sottile in confronto agli spessissimi strati della psiche primitiva. Però sono questi strati che formano l'inconscio collettivo insieme con i residui dell'animalità che si perdono nel nebuloso abisso del passato. Il cristianesimo ha scisso il barbaro germanico in una metà superiore e una metà inferiore, rimuovendo la parte oscura e addomesticando la parte superiore per adattarla alla civiltà.

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Jung non riesce a girare lo sguardo. Non riesce a cessare di fissare la sua idea creazionista con cui interpretare la vita dell'uomo. La violenza che ha subito gli impedisce di spostare l'attenzione in una visione evoluzionista dell'uomo. Jung si ritiene creato dal dio padrone. Jung ritiene il suo conscio modello del suo dio padrone. Tutto per lui si riferisce al conscio. Come ha iniziato il suo discorso sull'inconscio affermando che l'inconscio è la discarica delle esperienze consapevoli rimosse o dimenticate, più qualcos'altro, così continua immaginando nell'inconscio la presenza di tutta una serie di poteri "magici" legati alla miracolistica con cui i suoi fantasmi gli raccontano del suo dio padrone.

Quali sono le ombre notturne modellate nella foresta primordiale se non è mai esistito un primordiale, né mai esistita una foresta primordiale, né mai gli uomini erano distaccati dalla Natura essendo divenuti in essa?

Il cristiano come Onorio può immaginare una storia primitiva dell'uomo dopo la creazione del suo dio padrone qualche secolo prima del suo cristo. L'ignoranza non è dell'uomo, ma di Onorio.

Jung immagina, riprendendo le idee sociologiche di un positivismo criminale, che le ombre notturne dell'ipotetica foresta primordiale appaiano come un riflesso distorto della vita diurna che riaffiora nei sogni e nei terrori della notte. E' necessario essere molto malati di cristianesimo per proiettare una simile concezione sull'uomo. Jung ha paura delle ombre notturne!

Il meccanismo della formazione del conscio, di quella che Jung chiama "coscienza", è inverso.

Noi viviamo in un immenso che non ha nulla a che fare col conscio. Vogliamo chiamare questo immenso "inconscio"? NO!

Io non sono inconsapevole dell'immenso, è solo il mio conscio che può essere più o meno consapevole di quell'immenso. Io non sono diviso in parti e anche se parlo dei singoli aspetti con cui mi presento nel mondo, questi aspetti non possono essere scissi da tutte le altre parti che quell'aspetto manifestano. Parlo descrivendoli separati, ma non vivo separandoli.

Jung afferma che l'inconscio influenza "in sommo grado il comportamento dei primitivi".

Il contrario non lo sfiora: dal momento che il conscio procede descrittivamente separando gli elementi di un insieme per parlare di uno alla volta, non si può accettare l'idea che tali elementi siano effettivamente separati. Parlare di un elemento alla volta (corpo, anima, psiche, mente, ecc.) è una separazione di elementi selezionati della mia Coscienza, di ciò che io sono, al fine di rispondere alle sollecitazioni descrittive e razionali del mondo. Io sono l'insieme di tutti questi aspetti e nessuno di essi, nelle emozioni o nell'azione, può essere separato da me senza che io cessi di essere quello che sono. Nell'insieme io sono una Coscienza di Sè (o di me se preferite). La Coscienza di ciò che Sono, non ha mai cessato di alimentare di possibilità e di modificazioni il mio conscio. Non esiste un "inconscio" che si contrappone al conscio; esiste un conscio, come selezione di un numero ristretto di elementi della mia Coscienza di Sé. Il conscio (o la coscienza, come la chiama Jung) è uno strumento della più complessa Coscienza di Me, e io, con l'azione e le emozioni, lo spingo per modificarne i confini della sua conoscenza e del suo sapere.

Il vero problema per l'uomo non è, come afferma Jung e che vigliaccamente attribuisce a soggetti che insulta chiamandoli "primitivi", che esistono forze che influenzano il comportamento, ma esistono interpretazioni soggettive della realtà non comprese nel conscio che intervengono nella formazione del giudizio estendendo i confini del conscio con cui i soggetti si relazionano col mondo. Queste forze assumono una "connotazione magica" solo per Jung e i missionari cristiani che devono distruggere i meccanismi psichici con cui quegli uomini si relazionano col mondo per poterli meglio macellare.

Quegli stessi segnali provenienti dal mondo che Jung attribuisce ai "primitivi" giungono anche alla Coscienza delle persone "superiori" come Jung e, quando arrivano, questi "uomini superiori" li trasformano in elementi spirituali. La loro "barbarie culturale" con cui hanno formato il conscio, trasforma questi segnali in fantasmi delle loro idee aprioristiche, in elementi "spirituali" che lega ancora di più le loro emozioni all'idea del loro dio padrone. Il loro conscio piega le interpretazioni del mondo che giungono dalla loro Coscienza in fantasmi, allucinazioni, deliri mistici, ecc.

Oggi sappiamo degli effetti della plasticità cerebrale.

La scoperta della plasticità cerebrale ci dice che al di là di un sostrato comune alla specie umana, l'interpretazione del mondo in cui l'uomo vive plasma il suo cervello affinché sia funzionale al mondo nel quale quest'uomo vive. Il cervello di un Africano era perfettamente funzionale al suo ambiente. Poi vennero i missionari cristiani che macellarono gli africani per imporre loro i modelli di odio del loro dio padrone. Poi venne Jung a dire che gli africani, erano selvaggi e primitivi giustificando il genocidio. Solo che mentre il cervello plasmato dei popoli africani era tale per inglobare e rispondere a sollecitazioni non "consce" del mondo, quello di Jung, incapace di rispondere a tali sollecitazioni, ricorre alla malattia mentale, dalle nevrosi alla depressione, dalla psicosi ai deliri veicolati in vario modo nella società.

Il delirio che porta all'allucinazione capace di convincere il cristiano di vedere la madonna, non ha nulla di spirituale, ma è solo il prodotto di una malattia mentale veicolata nell'educazione che ha subito e per la quale non è in grado di veicolare le proprie pulsioni sessuali. L'africano che parla delle voci della foresta o della savana non stava parlando, prima dell'arrivo dei missionari cristiani, di spiriti o di fantasmi, stava parlando delle voci del mondo nelle quali era immerso e con le quali intratteneva rapporti.

L'interpretazione cristiana di che cosa gli altri pensano, è un'interpretazione delirante in quanto esclude aprioristicamente la plasticità cerebrale e dunque una diversa interpretazione della realtà nella quale viviamo. Appiattisce la realtà sulla forma che il cristiano crede creata dal suo dio padrone. Per il cristiano, tutto il resto è demoniaco.

Le interpretazioni sull'inconscio dei "primitivi" di Jung sono delle farneticazioni creazioniste. L'uomo diviene adattandosi ad un ambiente, sia familiare, sociale e generale nel quale plasma sé stesso rendendosi oggettivamente diverso da chi plasma sé stesso in un diverso ambiente. Il "primitivo" considerato da Jung non è un modello di confronto di una realtà creata da dio, ma è un soggetto che interpreta la realtà senza aver subito la violenza da parte dei cristiani per adattarlo (compresa la plasticità cerebrale) alla morale e all'etica del dio padrone.

Chi pensa sé stesso come creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e cretino, si pensa un uomo civile, non un animale pieno di istinti. Tutto ciò che viene considerato "istinto" sono le pulsioni di vita che non accettano sbarre di gabbia né catene morali che ne impediscano la veicolazione nel mondo. Il cristianesimo è fatto di sbarre d'odio contro le pulsioni di vita, reprime i desideri degli individui, costringe tali desideri ad esprimersi in maniera malata, stupra la psiche dell'individuo inducendo l'individuo alla malattia mentale come la depressione, le nevrosi, le psicosi i cui effetti patologici vengono riproposti nella società e trattati come "un aspetto del carattere" e non come una risposta ala violenza cristiana.

Se un uomo si libera dalla coercizione emotiva cristiana, l'azione che mette in atto è l'immediato (o all'immediato si avvicina) e, nello stesso tempo, percepisce le azioni del mondo sollevando l'illusione dell'apparenza con cui il conscio della ragione le copre. Ogni animale che non è vissuto sotto la violenza della coercizione cristiana può fare questo, uomo compreso. Poi, arriva la coercizione cristiana che chiude l'uomo nella gabbia di Pavlov e l'uomo, chiuso in questa gabbia coercitiva, inizia a salivare ogni volta che il cristiano gli presenta il crocifisso. Plasma il suo cervello in questa direzione così che il suo cervello non è in grado di adattarsi ad un mondo dinamico né è più in grado di interpretare i fenomeni del mondo se non in chiave di bene o male, di volontà di dio, di premio o di castigo, di provvidenza divina, ecc. Le pulsioni di quell'uomo si cortocircuitano su sé stesse e l'uomo risolve il dolore pulsionale nella malattia psichiatrica che Jung si diletta a studiare.

Il pensiero di Jung non è "primitivo", ma povero e miserabile. Un pensiero miserabile frutto di un delirio di onnipotenza cristiana che Jung sparge da tutte le parti. L'unico pensiero che può essere considerato primitivo, nel senso di infantile, è il pensiero cristiano. E' talmente infantile che risolve la realtà del mondo nell'attività di un dio creatore.

Il conscio del cristiano è ricavato dall'immenso a cui potrebbe accedere, riduce tutto alla dimensione del proprio dio padrone trasformando il verbo nell'unica dimensione nella quale il suo conscio si può esprimere. Dal momento che il mondo è infinitamente vasto, il cristiano vive la sofferenza di non veder approvato il suo conscio circoscritto nella dimensione del proprio dio padrone e mentre le culture africane, asiatiche e americane hanno plasmato il loro cervello nella vastità di un immenso che si presenta sia come forma che come possibilità, il cristiano vive lo smarrimento di aver ridotto il proprio cervello in una plasticità tesa a negare il mondo in cui vive.

Si sbaglia Jung quando parla di "inconscio collettivo". Si tratta della dimensione sociale nella quale viene costretta la formazione del conscio dalla violenza della società. La società cristiana pretende un conscio misero perché la società cristiana controlla solo le persone ridotte nella miseria; le società africane avevano una dimensione sociale molto vasta che i missionari cristiani hanno sistematicamente aggredito per ridurla alla miseria culturale cristiana.

Questa miseria del cristianesimo è descritta da Jung quando parla di evoluzione nel senso di un processo di elevazione della specie. Questo "delirio" junghiano è tanto più devastante quanto più ritiene la pratica del genocidio una pratica di "esseri civilizzati" ad imitazione del dio della bibbia.

Dice Jung "Noi europei occidentali, quali esseri civilizzati, abbiamo una storia che risale a circa 2500 anni fa...." prima vi è stato un periodo preistorico: da quando? durante il quale l'uomo raggiunse il livello culturale degli indiani Sioux. Continua Jung affermando che vengono preceduti da centinaia di migliaia di anni di cultura paleolitica e prima ancora un abisso di tempo inimmaginabilmente ampio durante il quale l'uomo si è evoluto dall'animale. Questa è la teoria creazionista applicata ad un evoluzionismo formale di ordine razzista. Quando trattiamo dell'uomo, del suo conscio e del suo inconscio, non possiamo definire l'uomo per la sua forma o per come l'uomo viveva, ma lo dobbiamo definire dalla sua psiche, dalla sua struttura emotiva e dalle strategie con cui affrontava il mondo e la vita. Non possiamo confondere l'uomo in quanto tale con i mezzi che usa per affrontare i problemi.

Le pulsioni agivano sempre, sia quando l'uomo era un piccolo rettile che quando è oggi. Diversa è la veicolazione della pulsione. La donna europea del 1800 per accudire ai "doveri" imposti dalla sua società doveva lavorare dalle 16 alle 18 ore al giorno, la donna degli aborigeni australiani ne lavorava circa 2 ore.

Appare evidente che quella che a Jung appare come un'evoluzione e un progresso è in realtà una coercizione che restringe la quantità di "inconscio" che diventa conscio nella rappresentazione quotidiana. In sostanza, l'educazione cristiana costringendo il bambino in ginocchio a pregare, costruendo la credenza nel dio creatore, diffondendo l'analfabetismo e costringendo le persone a risolvere le contraddizioni esistenziali mediante la guerra e il genocidio, costringeva ogni nuovo nato a restringere il proprio conscio affinché affrontasse in quello, e solo in quel modo, le condizioni della vita.

La coercizione cristiana ha costretto il sistema pulsionale dell'uomo, escludendolo dalla veicolazione nella quotidianità, a piegarsi su sé stesso costruendo nell'individuo la malattia mentale.

Jung immagina che 2500 anni or sono in Europa non si era "superiori" ai "primitivi". Considera la conoscenza del mondo da parte dell'uomo antico pari a zero, mentre, al contrario, Jung immagine che nel proprio tempo la conoscenza dell'uomo sia al massimo grado. Cosa aveva in più il suo tempo? Solo la polvere da sparo! La fusione del ferro era in atto fra quelli che Jung considera "primitivi" e la lavorazione della pietra richiedeva una cultura più complessa che non la cultura del metallo. La fusione del bronzo era in atto e i "popoli del mare" erano partiti dalla Sardegna e dalla Toscana per conquistare il mediterraneo: quale cultura dovevano avere?

Senza la coercizione del cristianesimo la capacità di quegli uomini di trasferire la loro struttura pulsionale al conscio quotidiano era infinitamente maggiore che non l'uomo cristiano del tempo di Jung.

Questa condizione è conosciuta da Jung. Jung, anziché schierarsi con l'uomo e il suo abitare il mondo, ha scelto di esaltare l'addomesticamento dell'uomo e la conseguente malattia mentale che il cristianesimo ha imposto all'uomo in una scissione psichica che ha separato l'uomo dal mondo in cui l'uomo viveva.

Scrive Jung:

Però la metà inferiore, oscura, ancora attende la sua redenzione da un secondo processo di addomesticamento. Fino a quel momento essa rimarrà legata alle vestigia dell'età preistorica, all'inconscio collettivo, che va soggetto a una particolare e sempre più forte riattivazione. Via via che la concezione cristiana de mondo va perdendo di autorità, sentiamo che la «bionda bestia» si agita sempre più minacciosamente nel suo carcere sotterraneo, pronta a balzare all'aperto ad ogni istante con conseguenze devastatrici. Se questo fatto interessa il singolo individuo, porta con sé una rivoluzione psicologica; però può anche assumere una forma sociale. Secondo me questo problema non sussiste per gli Ebrei. L'Ebreo già possedeva la cultura del mondo antico, oltre alla quale ha assunto la cultura delle nazioni in mezzo alle quali vive. Per quanto possa parere paradossale, egli ha due culture. E maggiormente addomesticato di quanto non siamo noi, ma è gravemente carente di quella qualità dell'uomo che lo fissa alla terra e trae dal basso nuove energie. Questa qualità ctonica è presente in quantità pericolosa nei popoli germanici. Naturalmente gli europei ariani non ne hanno avuto alcun sentore per molto tempo e forse cominciano ad accorgersene nell'attuale conflitto, ma forse nemmeno ora. L'Ebreo è troppo scarsamente dotato di questa qualità, ma dov'è che egli ha sotto i piedi la sua terra? Il mistero della terra non è né uno scherzo né un paradosso. Basta osservare come in America le misure del cranio e del bacino delle razze europee cominciano a indianizzarsi fin dalla seconda generazione di immigrati. Questo è il mistero della terra americana. La terra di ciascun paese racchiude in sé un analogo mistero. Nella nostra psiche si trova un riflesso inconscio di questo fatto: così come vi è un rapporto della mente rispetto al corpo, il corpo ha un rapporto con la terra. Spero che il lettore mi perdoni questo modo figurato di parlare e cerchi di comprendere quel che intendo dire. Per quanto si tratti di un concetto ben definito, non è facile esporlo. Vi sono delle persone, moltissime persone, che vivono al di fuori e al di sopra del proprio corpo, che fluttuano come ombre incorporee sopra la loro terra, sopra la loro componente terrestre che è il corpo. Altre vivono interamente entro il corpo.

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Addomesticare l'uomo rendendolo schiavo: questo è il fine dell'ideologia psicologica di Jung.

Jung omette sempre di dire quale sia l'età preistorica dell'uomo: quand'ero un piccolo rettile o quand'ero un Essere Unicellulare. Come questi esseri avevano una struttura psico-pulsionale che generava la vita e si tenevano in comunicazione con la vita e le trasformazioni, che chiamiamo "evoluzione" anche se andrebbero chiamate "adattamenti", non hanno fatto altro che manipolare, variare, diversificare, queste stesse forze pulsionali perché senza queste forze pulsionali la vita non sarebbe. Appare evidente che non esiste un inconscio collettivo, ma esiste un sistema pulsionale che crea un circuito di relazioni che si sedimentano nel tempo e che si seleziona dal più generale sistema di comunicazioni e di relazioni della vita.

Nel suo delirio di uomo superiore, di individuo civilizzato occidentale, nei fatti, Jung nega il suo essere un Essere Vivente divenuto nel mondo, per pensarsi un Essere Creato da un dio padrone al quale deve essere addomesticato. Poi, diventa non importante da chi creato o addomesticato, l'importante è che lo si accetti come un Essere Superiore agli uomini e alla Natura. Fine di un'evoluzione che ha fatto di Jung un essere superiore portatore di "poteri" soprannaturali che lo avvicinano al dio padrone.

Il tedesco, il germanico, la razza eletta si agita con il senso del padrone che pretende che Jung risponda dalla sua superiorità razziale: la bionda bestia che si agita in lui. Non è Jung l'uomo che abita il mondo, ma è Jung il padrone del mondo, partecipe di una razza padrona che come il popolo eletto si agita in una storia immaginata da un delirante malato di morte. L'immagine della storia dell'uomo che ha Jung non è razionale, è delirante!

Da qui ne discende una visione malata del mondo psicologico dell'uomo caratterizzata dal desiderio di possesso, dominio e sottomissione. Una psicologia che ha strappato l'uomo dal suo abitare il mondo per trasformare l'uomo in un padrone del mondo. Un padrone frustrato da altri padroni che pretendono di essere il loro stesso padrone in una gerarchia la cui vittima sacrificale è colui che pensa di essere il padrone, qualunque sia il ruolo sociale che occupa.

Eccolo Jung: "Via via che la concezione cristiana del mondo va perdendo di autorità, [Jung sente] che la "bionda bestia" si agita sempre più minacciosamente nel suo carcere sotterraneo, pronta a balzare all'aperto in ogni istante con conseguenze devastatrici".

Questo fatto, a dispetto di quanto afferma Jung, non interessa il singolo individuo, ma il singolo individuo educato secondo l'educazione ebrea e cristiana e ha valore sociale solo nella misura in cui la società vive di schiavi e di schiavismo in una struttura piramidale di potere e di controllo esattamente come pensa, in termini piramidali di superiorità e inferiorità, la diversificazione delle specie che Jung chiama "evoluzione".

Jung confonde gli effetti dell'educazione coercitiva e violenta del cristianesimo sull'uomo con ciò che l'uomo è: questo fa di Jung un creativista che si identifica col dio padrone.

Le farneticazioni illusorie di Jung lo portano a pensare agli ebrei come ai "portatori della cultura del mondo antico" mentre sono solo i portatori della cultura della strage, della sopraffazione e del genocidio. Una cultura che viene ostentata con una separazione fra sé e i popoli in quanto si sta preservando il diritto di macellare i popoli quando ne verrà l'occasione. Per ora farneticano nel loro Pentateuco il delirio di onnipotenza, lo stesso delirio che trasmesso mediante l'educazione è fatto proprio da Jung e che i cristiani hanno praticato nel corso della storia. Lo stesso delirio con cui Hitler giustificherà il genocidio di zingari, omosessuali, comunisti ed ebrei.

Jung farnetica di deliri esoterici quando parla di "qualità ctonica".

La realtà è diversa: noi nasciamo nell'immenso e le nostre pulsioni e tensioni si muovono nell'immenso. Questo immenso lo selezioniamo in continuazione, sia quando cresciamo in pancia di nostra madre, sia quando ci adattiamo alla struttura parentale, sia quando ci adattiamo alla società in cui viviamo. Sia che si tratti della piccola società del nostro circondario socio-economico, sia alla nostra società di classe sociale, sia alla società intesa come nazione e Stato.

Tanto più piccolo è il circuito delle persone con cui cresciamo e tanto più immediata è la comunicazione. Non solo per le parole, ma anche per il loro significato, la loro collocazione, i segnali psico-fisici, i segnali emotivi di cui quelle parole sono portatrici vengono immediatamente intese nel circuito che frequentiamo. Tanto più il circuito si allarga e tanto minori sono i segnali che afferriamo oltre al singolo significato generico delle parole. Mentre il non cristiano è in grado di afferrare segnali non verbali e segnali emotivi provenienti dal mondo, comunque espressi, il cristiano fa della parola dal significato generico, impreciso ed emarginato dalle condizioni culturali, il mezzo per il controllo e il dominio delle persone.

Una società cristiana si arrocca attorno ai propri schemi di comunicazione perché non è più in grado di afferrare i segnali del mondo e vive questi segnali del mondo come una continua minaccia alla sua supremazia. Da qui la "bestia bionda" che si agita in Jung: ammazzateli tutti perché non si sottomettono a me! Da qui l'elaborazione dell'ideologia di stage e di genocidio elaborata dagli ebrei perché solo l'ideologia della strage e del genocidio può mantenere un minimo di coesione nella persecuzione: la speranza che un giorno vi avremmo ammazzati tutti è quanto porta gli ebrei a sopportare le angherie, i tormenti e le stragi operate nei loro confronti dai cristiani. Non si tratta di un "progetto razionale", si tratta di un desiderio psico-emotivo profondo che si impone in ogni singolo individuo ebreo per l'azione dell'imposizione della lettura delle bibbia e della giustificazione dell'attività criminale del dio padrone nella quale il bambino ebreo è costretto ad identificarsi e dall'azione della società che anziché accogliere l'ebreo come un cittadino lo emargina, lo perseguita e lo criminalizza fissando nel bambino quel desiderio di identificazione col dio padrone che nelle angherie sociali che subisce gli stimola l'idea di vendetta, rivalsa, giustizia.

Eccolo Jung nel suo delirio immaginare la Terra e la sua azione sulla selezione della razza: la testa degli europei in America si trasforma diventando simile alla testa degli indiani d'America! Il misterioso rapporto esoterico fra la mente malata di delirio e un corpo che si vuole dominare. Per Jung non è un corpo che abita il mondo. Un corpo che per abitare il mondo forgia un conscio, una mente, adatta a quel mondo selezionando la propria mente attraverso tutte le possibilità offerte. Nel pensiero di Jung c'è sempre, anche nel sottofondo delle ipotesi, questo agitarsi del dio padrone col quale egli si identifica.

Ci sono persone, dice Jung, che fluttuano come ombre incorporee sopra la componente terrestre del loro corpo: sarebbe meglio che anziché affermare farneticazioni le dimostrasse razionalmente. Io so che cosa significa uscire dal corpo, ma nessuno vive senza un corpo vivente e le fantasie di Jung servono solo per attizzare aspettative irreali in persone fallite nella loro vita.

Scrive Jung:

Di solito l'Ebreo vive in rapporti amichevoli con la terra, però senza percepirne l'energia ctonica. Sembra che in lui il tempo abbia attutito questa sensibilità, e questo potrebbe spiegare quella particolare necessità dell'Ebreo di ricondurre ogni cosa ai suoi principi materiali; egli ha bisogno di questi principi per controbilanciare la pericolosa influenza della sua doppia cultura. Un briciolo di primitività non gli fa male. Anzi, posso comprendere molto bene come la riduzione, secondo Freud e Adler, di ogni fatto psichico ai primitivi desideri sessuali e all'istinto di potenza ha qualcosa in sé che risulta benefico e piacevole per l'Ebreo, m quanto è una forma di semplificazione. Per questa ragione, forse Freud è nel giusto quando chiude gli occhi dinanzi alle mie obiezioni. Ma queste dottrine specificamente ebraiche sono assolutamente insoddisfacenti per la mentalità germanica. In noi ancora sussiste un autentico barbaro, che non può essere ignorato, le cui manifestazioni non ci sono di giovamento e non sono un piacevole passatempo. Potesse quel popolo imparare la lezione di questa guerra! Il fatto è che il nostro inconscio non può lasciarsi fuorviare da interpretazioni eccessivamente cerebrali e grottesche. Lo psicoterapeuta con una preparazione ebraica non risveglia nella psiche germanica quei residui d'angoscia e stravaganti che risalgono al tempo di Davide, bensì il barbaro di ieri, un essere per il quale ogni cosa diventa improvvisamente seria nel più sgradevole dei modi. Questa fastidiosa caratteristica del barbaro era evidente anche in Nietzsche, certo per esperienza personale, ed è per questo che egli aveva un alto apprezzamento della mentalità ebraica e predicava la danza e la leggerezza e non di prendere sul serio le cose. Però non ci si accorgeva che non è il barbaro che prende le cose sul serio, ma che sono le cose a diventare serie per lui. Egli era preso dal dèmone. E chi prende le cose più seriamente di Nietzsche stesso?

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C'è un solo tipo di individuo con cui Jung vuole rapportarsi. Non i "primitivi", ai quali ha già deciso di applicare il genocidio come metodo di confronto, ma quelli che ritiene i suoi concorrenti, quelli che, secondo la sua psiche malata, stanno a fondamento della sua stessa civiltà: gli ebrei.

L'odio di Jung per gli ebrei è la consapevolezza di Jung per la sua stessa incapacità. Gli ebrei ricordano a Jung che LORO sono il popolo eletto e non la razza ariana dei germani che si picca di essere uscita dall'India.

In questa forma irreale e pseudo esoterica, Jung prova un grande disprezzo per le idee di Adler e Freud che riducono i fatti psichici ai desideri sessuali che lui chiama "primitivi" in contrapposizione alla civiltà che vive di repressione dei desideri sessuali. Una repressione sessuale che si esprime con la violenza "barbara" nella quale gli istinti sessuali dello stupro, della prevaricazione, del possesso violento dell'altro, si esprimono in tutta la loro drammaticità.

Le teorie di Freud, secondo Jung, sono insoddisfacenti per la mentalità germanica che, sempre secondo Jung, ha bisogno della violenza in cui veicolare le pulsioni sessuali.

Jung tende a far diventare "subconscio primitivo" la violenza dell'educazione cristiana. La sua attività di coercizione sessuale con tutto il desiderio di sottomettere e stuprare l'oggetto con cui avviene quella relazione. Per Jung, affermare che i problemi psichici nascono dalla sessualità repressa, è cose da ebrei. Sessualità repressa? Per Jung: la pigli e la stupri, così liberi il barbaro germanico, il primitivo, che è in te!

Non esistono residui d'angoscia che risalgono al tempo di David. L'ebreo, educato all'ebraismo, tende a vivere le relazioni col mondo allo stesso modo nel quale è stato educato; il cristiano, educato al cristianesimo, tende a vivere le relazioni col mondo allo stesso modo nel quale è stato educato. L'uno e l'altro vivono l'angoscia di una sessualità negata, circoscritta, coercita per fini diversi dai bisogni del singolo individuo ed entrambi vivono la sofferenza della repressione operata nei loro confronti dal dio padrone che domina la loro morale. Le cose sono serie. E più le cose sono serie, più si diffonde la malattia psichiatrica, le nevrosi e le psicosi, la depressione, le allucinazioni e l'angoscia fra cristiani che, incapaci di abitare il mondo, pensano di vivere solo col dominio e la repressione.

Scrive Jung:

Secondo me dovremmo prendere molto sul serio il problema dell'inconscio. Il fortissimo impulso alla bontà e la immensa forza morale del cristianesimo non sono semplicemente un punto a suo favore, ma sono anche una prova dell'esistenza di una controparte repressa e rimossa: l'elemento anticristiano, barbarico. L'esistenza in noi di qualcosa che può volgersi contro di noi, che può diventare un fatto grave per noi, secondo me non è soltanto una caratteristica pericolosa, ma è anche un atteggiamento valido e utile. Essa è una ricchezza ancora intatta, un tesoro in corrotto, un segno di gioventù, una garanzia di rinascita. Ciononostante sarebbe un errore fondamentale valutare l'inconscio per le sue qualità positive, considerandolo come una fonte di rivelazione. L'inconscio è, in primo luogo e prima di ogni altra cosa, il mondo del passato, riattivato dalla limitatezza dell' atteggiamento cosciente. Tutte le volte che la vita si rivolge unilateralmente in una data direzione, l'autoregolazione dell'organismo suscita nell'inconscio un accumulo di tutti quei fattori la cui parte nell'esistenza cosciente dell'individuo è troppo piccola. E per questa ragione che ho concepito la teoria della compensazione dell'inconscio, quale completamento della teoria della rimozione.

Il ruolo dell'inconscio è quello di attuare una compensazione al contenuto cosciente del momento attuale. Con ciò non voglio dire che esso sollevi un'opposizione, perché vi sono occasioni in cui la tendenza dell'inconscio coincide con quella della coscienza, quando cioè l'atteggiamento cosciente SI avvicina alla condizione ottimale. Quanto più questa tendenza si avvicina a tale condizione, tanto più si riduce l'attività dell'inconscio, il cui valore cala sempre più finché, raggiunto l'optimum, cade a zero. Dunque possiamo dire che, finché tutto va bene, finché un individuo percorre quel cammino che, per lui, è la condizione ottimale, sia individualmente che socialmente, l'inconscio è fuori questione. Il semplice fatto che noi, nel nostro tempo, ci siamo messi a parlare di inconscio, è la prova che non tutto è a posto. Il discorso sull'inconscio non è cominciato con la psicologia analitica; i suoi esordi possono essere fatti risalire ai tempi della rivoluzione francese; i primi indizi si trovano in Mesmer. E pur vero che in quei giorni non si parlava di inconscio ma di «magnetismo animale». Questo non è altro che una riscoperta del concetto primitivo di forza animica o fluido animico, richiamato dall'inconscio attraverso una reviviscenza di forme arcaiche di pensiero. Al tempo in cui il magnetismo animale stava diffondendosi in tutto il mondo occidentale come una vera e propria epidemia di tavolini semoventi, sino ad arrivare, da ultimo, a una reviviscenza della credenza nei feticci (animazione di oggetti inanimati), Robert Mayer intuì la prima concezione dinamica dell'energia, che, provenendo dall'inconscio, penetrò a forza nella sua mente, simile a un'ispirazione, come egli stesso ha scritto, fino ad assurgere al livello di concetto scientifico. Nel frattempo l'epidemia dei tavolini semoventi rompeva gli argini e proliferava nello spiritismo, che è una moderna fede negli spiriti e una reviviscenza della forma sciamanica di religione professata dai nostri remoti antenati. Questo sviluppo di contenuti inconsci riattivati è tuttora in progresso e, negli ultimi decenni, ha, portato alla diffusione popolare dello stadio successivo e più elevato, rappresentato dal sistemi eclettici o gnostici della teosofia e dell' antroposofia. Nello stesso tempo ha gettato le basi della psicopatologia francese, in particolare della scuola francese di ipnotismo. Queste, a loro volta, sono diventate le fonti principali della psicologia analitica, che ora cerca di studiare scientificamente i problemi dell'inconscio, quegli stessi fenomeni che le sette teosofica e gnostica hanno reso accessibili alle menti ingenue sotto forma di portentosi misteri.

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A seconda di quello che vogliamo vedere in un insieme, così consideriamo l'insieme. L'attività di genocidio e strage messa in atto dal cristianesimo diventano in Jung "...fortissimo impulso alla bontà e l'immensa forza morale del cristianesimo...". Ciò che nel cristianesimo è strage, violenza e genocidio rappresentato dalle azioni del suo dio padrone, del suo Gesù, della schiava sottomessa Maria che esalta la schiavitù, è, secondo Jung, la forza morale del cristianesimo.

Onorio, quando scrive "Storia contro i Pagani" su ordine del criminale Agostino, dipinge un mondo che precede il cristianesimo fatto di stragi e di genocidio al quale viene posto fine dall'avvento del cristianesimo. Noi, che osserviamo la storia, assistiamo osserviamo come la storia, prima del cristianesimo, fu una storia relativamente pacifica. Le guerre furono poche e sporadiche. Indotti dal cristianesimo, tendiamo ad appiattire la percezione del tempo della storia sulle poche guerre che precedettero il cristianesimo. Da quando arriva il cristianesimo la vita degli uomini è sconvolta. Il cristianesimo impone il genocidio come metodo per risolvere ogni controversia. Non solo, ma impone la diffamazione, la calunnia, la menzogna come metodo per provocare guerre e sviluppare azioni di propaganda diffamatoria contro le persone che i cristiani intendono macellare. Nella società cristiana l'uomo vive in una perenne guerra psicologica alla ricerca di affermare diritti personali che vengono sistematicamente violati o disattesi.

L'educazione imposta dal cristianesimo blocca tutte le pulsioni di vita dell'uomo che anziché dispiegarsi nel mondo dilatando la sua Coscienza di Sè vengono represse, sottomesse, costrette in gabbie morali, che finiscono per ritorcersi su sé stesse generando bisogni di veicolazione nella violenza. Il cristianesimo imprigiona l'Afrodite dentro gli Esseri Umani e Afrodite chiama in soccorso le sue sorelle: le Erinni.

E' l'inganno psicoanalitico di Jung. La sua truffa!

Uccidi l'Afrodite dentro uomini e donne ed emergerà lo stupro della Maria dei cristiani! La Maria dei cristiani può imporsi solo uccidendo Afrodite dentro all'uomo. In quel momento le Erinni tendono a scatenarsi come ultima risorsa della sessualità umana offesa e violentata dai cristiani con la loro Maria e lo stupro che rappresenta.

Un altro inganno della psicoanalisi di Jung per distruggere l'uomo è la teoria della compensazione dell'inconscio. Secondo questa teoria, il ruolo dell'inconscio sarebbe quello di attuare una compensazione al contenuto cosciente della coscienza attuale. La condizione ottimale per Jung è data quando l'inconscio coincide con la coscienza. Dove sta l'inganno? L'inganno sta nel fatto che l'elaborazione profonda e le spinte pulsionali non possono mai coincidere col conscio. Però le condizioni oggettive possono permettere la veicolazione pulsionale nel conscio delle pulsioni di vita consentendo una vita appagante nonostante il condizionamento cristiano. La rivoluzione sessuale operata da Reich nelle società occidentali ha portato ad una migliore veicolazione delle pulsioni sessuali nel conscio. La coercizione sessuale imposta dal cristianesimo sull'uomo può veicolarsi con una sessualità violenta messa in atto dall'uomo in famiglia sulla donna. Questa sessualità violenta è appagante rispetto alla coercizione che il cristianesimo ha imposto. Per Jung la violenza è compensazione dell'inconscio nella rappresentazione della sessualità nella coscienza.

La pulsione sessuale circoscritta si veicola nella violenza in famiglia. La famiglia tollera la violenza e il violento è appagato: la condizione ottimale è data dall'inconscio che coincide con la coscienza! E chi subisce violenza? Questo non riguarda Jung. Tanto più la famiglia accetta la violenza e tanto più si riduce l'attività di quello che Jung chiama l'inconscio contro il conscio finché non raggiunge lo stato ottimale, cade a zero: cioè il violento ha ammazzato la moglie, i figli, ecc.

Pertanto, dice Jung, fintanto che quell'individuo praticherà la violenza in famiglia e tutto va bene, si ha una condizione ottimale sia dal punto di vista personale che dal punto di vista sociale. Per secoli la violenza in famiglia, alimentata dall'ideologia religiosa cristiana della sottomissione, ha funzionato come valvola di scarico delle tensioni sociali.

Anziché cercare il fondamento della struttura dell'inconscio in relazione col conscio, Jung preferisce cercare cause magiche in una magia propria della bibbia interpretandola in "maniera diversa" per non confondersi con gli ebrei. Il mesmerismo è una di queste. Il soffio creativo del dio padrone della bibbia viene sostituito dal magnetismo animale e Mesmer procede ad applicare calamite affinché il flusso magnetico sia rimesso in ordine in quanto riteneva che le malattie erano l'effetto di un campo magnetico disordinato. Idee aprioristiche di natura magico - biblica vengono anteposte all'analisi del fenomeno studiato.

Jung immaginava un flusso di forza animica, animale, che veniva richiamato dall'inconscio attraverso una riviviscenza di forme arcaiche di pensiero. Il pensiero creatore, il verbo, del suo dio padrone che immaginava come una realtà e non una fantasia malata.

Noi, dentro di noi, abbiamo tutti gli strumenti di interpretazione della realtà e dei fenomeni che abbiamo costruito fin da quando come esseri unicellulari ci muovevamo nel brodo primordiale. La selezione di questi strumenti nel processo di adattamento soggettivo, che viene chiamato impropriamente evoluzione, ne ha selezionati una parte, un'altra parte è stata modificata e, infine, la maggior parte è stata rinchiusa nel profondo nel quale agisce per interpretare, comunque, il mondo e che spinge per emergere. Crescendo abbiamo selezionato le risposte possibili alle sollecitazioni del mondo e rinchiuso le pulsioni, le cui risposte potevano mettere in pericolo la nostra sopravvivenza, in un profondo psichico in cui controllarle. Le abbiamo rinchiuse nell'ampio Tartaro dietro a bronzee porte. Però, sono là. Se ci dovessero servire e sviluppiamo abbastanza autodisciplina per controllarle, rappresentano il potere al quale ogni donna e ogni uomo può accedere.

Dal profondo della nostra Coscienza di Sè possono giungere intuizioni alla coscienza razionale, letture diverse della realtà, interpretazioni di comunicazioni non verbali, definizione nella forma e nei sensi di relazioni emotive con gli oggetti del mondo che la ragione ignora. I Titani che si agitano in noi parlano allo Zeus che siamo affinché attraverso loro possiamo trasformare il presente in cui viviamo.

L'immensa realtà emotiva del mondo non è solo attorno a noi, ma è anche dentro di noi e la realtà sociale del cristianesimo fa di tutto per uccidere la sua espressione per poter controllare l'uomo e costringerlo sottomesso al dio padrone. Solo che i Titani dentro di noi continuano ad agitarsi.

Tutto questo può giungere in vario modo alla nostra coscienza. Tutto questo, quando si presenta al nostro conscio si presenta come una sorta di illuminazione, un'intuizione che accende il nostro conscio e che costringe il nostro conscio, la nostra ragione, a ristrutturarsi inglobando il nuovo dato che è giunto.

Non si tratta di "un'energia che penetra", come descritto dagli spiritisti invasati, ma dell'uso della medesima energia sottratta al controllo del condizionamento educazionale cristiano.

L'immenso che ci circonda non è il nostro inconscio. L'immenso che abbiamo limitato per costruire la nostra ragione, il nostro conscio, è formato da pulsioni e da sistemi di interpretare la realtà nella quale viviamo. La Teosofia, l'Antroposofia, lo spiritismo, ecc. non hanno liberato le pulsioni dell'uomo descrivendo un diverso modo di abitare il mondo, ma hanno descritto un diverso mondo al quale l'uomo deve aspirare. Una dimensione desiderata e desiderabile che non era altro che il tentativo di realizzare la promessa divina del dio padrone e del Gesù della bibbia senza essere accusati di adesione all'ebraismo.

Scrive Jung:

E' dunque evidente che, dato questo genere di evoluzione, la psicologia analitica non è un fenomeno isolato, ma rientra in un ben definito contesto storico. Secondo me, il fatto che questo perturbamento o questa reviviscenza dell'inconscio abbia avuto luogo intorno all'anno 1800, deve essere messo in rapporto con la rivoluzione francese, che non fu tanto una rivoluzione politica quanto una rivoluzione spirituale. E stata una colossale esplosione di tutto il materiale infiammabile che si era accumulato fin dall'età dell'Illuminismo. La deposizione ufficiale del cristianesimo, attuata dalla rivoluzione, deve aver fatto una profondissima impressione sul pagano inconscio che è in noi, perché da allora non ha più requie. Nel più grande tedesco del tempo, Goethe, questo elemento pagano poté vivere e respirare e in Hòlderlin poté gridare a gran voce la gloria dell'antica Grecia. Dopo di allora la scristianizzazione della concezione del mondo ha compiuto grandi progressi, nonostante occasionali movimenti reazionari. Insieme con questo processo è venuta l'importazione di divinità straniere. Accanto al feticismo e allo sciamanismo già ricordati, la prima importazione è stata quella del buddismo, diffuso da Schopenhauer. Le religioni misteriche hanno avuto rapida diffusione, compresa la forma più elevata di sciamanismo, la Christian Science. Questo quadro ci ricorda vivamente i primi secoli dell'era volgare, allorché Roma cominciò a sentire che i vecchi dei erano ridicoli e provò la necessità di importarne di nuovi e su larga scala. Così come si fa oggi, anche i Romani, in pratica, importavano tutto ciò che potevano trovare, dalla più bassa e squallida superstizione alle più nobili fioriture dello spirito umano. Il nostro tempo ricorda fatalmente quell'epoca: anche durante quella tutto era fuori di posto e l'inconscio emergeva in superficie riportando alla luce cose seppellite fin dai tempi preistorici. Comunque il caos spirituale era forse meno grave allora di quanto non lo sia attualmente. Il lettore avrà notato che mi sono astenuto dal parlare dell'aspetto medico dell'inconscio, ad esempio del problema di come l'inconscio scateni i sintomi nervosi. Comunque ho accennato alla questione nelle pagine precedenti e qui posso trascurarla. In ogni modo, non per questo mi discosto dall'argomento principale, perché la psicoterapia non si occupa soltanto di litigi in famiglia, di amori infelici e simili, ma anche del problema dell'adattamento psicologico in generale e dell'atteggiamento che dobbiamo prendere verso cose e persone come pure verso noi stessi. Il medico che cura il corpo deve conoscere il corpo e il medico che cura la psiche deve conoscere la psiche. Se conosce la psiche solo sotto l'aspetto della sessualità o dell'istinto personale di potenza, vuol dire che ne ha una conoscenza parziale. Naturalmente è una parte che va conosciuta, ma vi sono altre parti ugualmente importanti, specialmente il problema, cui ho già accennato, relativo ai rapporti tra coscienza e inconscio. Un occhio addestrato biologicamente non basta ad afferrare il problema, perché in pratica qui si tratta di più che di una semplice questione di eugenetica e la considerazione della vita umana alla luce della propagazione e della conservazione è troppo limitata.

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La rivoluzione Francese ha abbattuto un aspetto del controllo sull'uomo operato dal cristianesimo. La rivoluzione del 1968 ha operato la rivoluzione sessuale auspicata da Reich.

Una volta che si allontanano le forze della coercizione psichica e della violenza sull'uomo, com'è stato con la rivoluzione francese che ha allontanato il cristianesimo dal controllo diretto sulla vita dell'uomo, si verifica la condizione che chi ha ottenuto tale allontanamento si sente libero. Si è tolto un peso che gravava sulla sua coscienza. Solo che il peso che gravava sulla sua coscienza non veniva percepito nel suo insieme, ma solo negli aspetti specifici in cui percepiva quel peso coercitivo. Costui ha fatto in modo che quel peso coercitivo non gravasse su suo figlio. Ha ignorato che quel peso era una specificità di un insieme e l'insieme ha elaborato nuove e diverse strategie con cui agire su suo figlio e i figli dei suoi figli con l'aggiunta che, a differenza di lui che aveva partecipato alla rivoluzione francese, i suoi figli non erano consapevoli dell'origine ideologica dei nuovi pesi e delle nuove coercizioni che gravavano sulla loro coscienza. Le persone vengono educate dai cristiani ad agire sulla coercizione che agisce sui bisogni in quel momento e a non vedere o considerare l'insieme da cui quella coercizione è prodotta.

Il cristianesimo, cacciato in molti aspetti dalla rivoluzione francese, rientra dalla finestra attraverso la restaurazione prima e poi attraverso le strategie cristiane finalizzate a riprendere il controllo degli uomini attraverso la sottomissione alla sua morale.

La ricerca di nuovi e diversi valori esistenziali viene rivolta ad un tempo precristiano, solo che gli occhi che ricercano quei valori sono occhi educati nel cristianesimo. Goethe e Hòlderlin sono cristiani e il loro sentimento si rivolge al passato per cercare una fonte da cui abbeverare un cristianesimo idealizzato che nella storia va sotto il nome di eresia.

Non c'è la gloria dell'antica Grecia, ci sono solo principi religiosi espressi nella Teogonia di Esiodo, nelle pratiche orfiche e nelle storie di Omero che vengono violentate e offese dalle interpretazioni di stoici, Platone e neoplatonici che sono i reali fondatori del cristianesimo. La Grecia dei filosofi assale la Grecia del Mito relegando l'uomo schiavo del filosofo che è il più saggio del mondo perché lo ha detto il dio di Delfi.

La stessa operazione di salvaguardia del cristianesimo viene fatta da Schopenhauer che usa la volontà d'annientamento dell'uomo per convalidare e avallare il controllo sull'uomo da parte del cristianesimo. Il pessimismo di Schopenhauer altro non è che la volontà buddista usata nella distruzione della volontà esistenziale dell'uomo.

A dispetto di quanto afferma Jung, Roma non sentì mai che gli Dèi precristiani erano ridicoli. Semmai furono i cristiani per imporre il genocidio come metodo di risoluzione dei conflitti, che dichiarano guerra agli antichi Dèi distruggendone i templi e macellandone i seguaci anche con leggi criminali (Codice Teodosiano). Non fu Roma ad importare il cristianesimo. Roma si aprì al mondo e i criminali zeloti importarono a Roma il terrorismo religioso. La religione non fu più un mezzo con cui l'uomo interpreta il mondo, ma divenne uno strumento ideologico di dominio sull'uomo attraverso una pratica costante e sistematica di stupro della sua struttura emotiva per imporre tale ideologia.

A dispetto di quanto afferma Jung, nel nostro "inconscio" ci sono le esperienze come patrimonio attraverso il quale agire anche nella nostra quotidianità. Questo patrimonio psico-emotivo spinge dentro di noi affinché il nostro conscio si sottragga alla sottomissione e alla coercizione imposta dal cristianesimo.

L'inconscio non scatena i sintomi della malattia. La malattia si scatena dalla relazione fra l'uomo e il mondo in cui vive e la malattia è costruita dall'incapacità del conscio di relazionarsi col mondo. L'uomo non si ammala nella struttura profonda del cervello, l'uomo si ammala nello stridere fra conscio manipolato dal cristianesimo, fin da quando l'uomo è nella pancia della madre, e un mondo che non capisce perché rifiuta la sua descrizione razionale. La malattia nasce dalla fede nell'attesa della venuta del dio padrone; una venuta che tarda e che costringe l'attesa a trasformarsi in angoscia per aver tralasciato le relazioni nel mondo.

La psicoterapia non dovrebbe occuparsi di violenza familiare, per questa c'è la polizia; e nemmeno di amori infelici, per questo deve essere costruita la libertà di scelta delle persone. La psicoterapia dovrebbe occuparsi del venir in essere della struttura psico-emotiva dell'individuo nel mondo. Dovrebbe occuparsi di attrezzare l'individuo affinché sia in grado di veicolare le sue emozioni nel mondo; dovrebbe occuparsi della violenza con cui la società costringe il nuovo nato ad adattarsi ad essa ed agire affinché le imposizioni sociali rientrino nell'ambito della veicolazione emotiva e non nell'ambito della galera coercitiva come imposta dal dio padrone cristiano.

Di questo dovrebbe occuparsi la psicoanalisi e la psicoterapia: quando una persona è adulta, ha fatto quasi tutto il suo percorso di adattamento soggettivo alle variabili sociali imposte. Ciò che ha fatto, scegliendo fra le obbligazioni presentate, ha costruito la persone e c'è poco da cambiare nel suo modo di pensare e di abitare il mondo, ma se si corregge la società che agisce sui bambini, se si impedisce agli adoratori del crocifisso di torturare i bambini costringendoli in ginocchio a pregare, allora molte cose si possono cambiare e migliorare per il futuro.

I psicoterapeuti e i psicoanalisti sono scappati come topi di fogna immaginando, come Jung, poteri del dio padrone con cui dominare gli uomini.

Il problema fra conscio e inconscio è presto detto: quand'eravamo in pancia di nostra madre tutto era acceso dentro di noi e tutte le possibilità erano potenzialmente presenti. Poi, crescendo le abbiamo oscurate, una dopo l'altra costruendo il nostro conscio che è un'infima parte della nostra Coscienza di Sè. Con questa infima parte pretendiamo di affrontare il mondo e ogni volta che ci accorgiamo che il conscio che abbiamo costruito è inadeguato, siamo sopraffatti dal dolore della malattia psichiatrica, dalla depressione, dall'angoscia, dall'ansia che uccide la nostra iniziativa di vivere e di abitare il mondo.

Scrive Jung:

Certamente l'inconscio ci appare sotto aspetti differentissimi; ma finora abbiamo troppo soffermato la nostra attenzione su certe caratteristiche esteriori, per esempio sul suo linguaggio arcaico, prendendolo troppo alla lettera. Il linguaggio dell'inconscio è particolarmente ricco di immagini, come è dimostrato dai sogni, ma si tratta di un linguaggio primitivo, di un fedele riflesso del mondo esterno, variopinto e mutevole. L'inconscio possiede questa natura: è un'immagine compensatoria del mondo. Secondo me non è ammissibile sostenere né che l'inconscio sia di natura puramente sessuale né che sia una realtà metafisica, e nemmeno può essere innalzato al livello di «fondamento universale». Analogamente alla coscienza, esso deve essere inteso come un fenomeno psichico. Noi non sappiamo che cosa sia la psiche più di quanto sappiamo che cosa sia la vita. Si tratta di misteri che si compenetrano a vicenda e ci lasciano nell'assoluta incertezza sulla questione di fino a che punto «io» sono il mondo e fino a che punto il «mondo» è «me». In ogni modo l'inconscio è reale, perché agisce.

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L'inconscio non ci appare sotto aspetti diversi; noi presentiamo aspetti diversi dell'inconscio a seconda del conscio che presentiamo nel mondo.

Un adoratore del macellaio di Sodoma e Gomorra non è in grado di capire come la Coscienza di Sè, un giorno era TUTTA inconscio. Si è formata nella pancia della madre. Nella pancia della madre ha iniziato a direzionare le risposte emotive elaborando i fenomeni che da quel mondo giungevano alla sua attenzione. Poi, una volta nato, il bambino ha iniziato a costruire il suo conscio reprimendo, annichilendo, inibendo, rimuovendo tutta una serie di risposte che avrebbe potuto dare al mondo in cui è nato. Le infinite risposte ai fenomeni del mondo e le varie interpretazioni dei fenomeni che non rientrano nel conscio stanno dentro l'individuo.

Ciò che noi chiamiamo "coscienza razionale" o conscio è generato da un immenso che tale coscienza razionale allontana dall'attenzione con la quale affrontiamo il quotidiano. Eppure stanno tutte dentro di noi e se noi, un giorno, iniziassimo a pensare, a differenza di quanto sostiene Jung, che la coscienza razionale altro non è che uno strumento della nostra Coscienza di Sè che siamo, allora possiamo accedere a tutti gli strumenti che la nostra specie ci ha messo a disposizione in miliardi di anni di trasformazioni nel suo modo di percepire il mondo. Possiamo aprire le porte di bronzo del Tartaro e fare uscire i Titani come compartecipi e non come nemici.

Jung afferma che l'inconscio è l'immagine compensatoria del mondo, perché ciò che Jung vuole relegare nell'inconscio è solo scarto della creazione del conscio che viene pensato ad immagine di dio. Le immagini compensatorie sono per Jung come le immagini sessuali in un sogno di chi ha rinunciato a veicolare le sue pulsioni nella pratica sessuale. Jung vuole immaginare quell'inconscio pieno di super poteri del dio padrone: levitazione, telepatia, proiezione dell'anima, sincronicità, riviviscenza, inconscio collettivo di razza padrona, relazioni direttamente col dio padrone, frequentazione di super poteri che chiama spiriti o comunicazione con i defunti, ecc.

L'errore di Jung è quello di aver diviso l'uomo in ciò che è conscio da ciò che è inconscio esattamente come Platone ha diviso l'uomo in corpo e anima. Il dio della bibbia di ebrei e cristiani fa troppo schifo per essere usato in psicologia da Jung: è solo uno schiavista che si diletta a macellare gli uomini suoi schiavi. Gli schemi proposti nella bibbia vanno bene, ma la forma no.

Allora ecco venir in soccorso di Jung lui: Platone. Il demiurgo di Platone ha le stesse caratteristiche e le stesse categorie di dominio del dio della bibbia, ma senza quel grondar di sangue delle sue mani.

Scrive Jung:

Vorrei rappresentare l'inconscio come un mondo visto allo specchio: la coscienza ci offre un quadro del mondo esterno, ma anche di quello interiore, che è un'immagine speculare compensatoria del mondo esterno. Ma potremmo anche dire che i mondo esterno è un'immagine compensatoria del mondo interno. In tutti i casi noi ci troviamo nel mezzo tra i due mondi, ovvero in mezzo a due sistemi psicologici di percezione interamente differenti; tra la percezione degli stimoli sensoriali esterni e la percezione dell'inconscio. La nostra rappresentazione del mondo esterno ci fa comprendere ogni cosa come l'effetto di forze fisiche e fisiologiche; la rappresentazione del mondo interiore ci fa comprendere ogni cosa come l'effetto di enti spirituali. In questo caso non è più la gravitazione che tiene uniti gli astri, bensì la mano creatrice del demiurgo; l'amore non è più la conseguenza di uno stimolo sessuale, bensì una predestinazione psichica, e via dicendo.

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In cosa consiste l'idea dell'inconscio di Jung?

E' la più elementare e miserabile idea di ebrei e cristiani: dio, il verbo, crea l'uomo consapevole di quanto esiste, ma l'uomo col suo peccato originale viene cacciato dal paradiso terrestre e dalla consapevolezza che gli ha dato il dio creatore, inizia a costruire l'inconscio. Prima con la rimozione e il dimenticato e poi lo alimenta con le paure e i terrori della cacciata dal paradiso terrestre.

Questo per Jung è l'uomo primitivo che alimenta di istinti un abitare il mondo del quale ha paura e del quale si sente estraneo. Forze fisiche e fisiologiche, secondo Jung, aggrediscono l'uomo che si sente portato verso il demiurgo, il dio padrone, da amore verso il padrone suo creatore.

Il cristianesimo ha reso la struttura psico-emotiva dell'uomo schiavo e lo schiavo Jung anziché liberare la propria struttura psico-emotiva dalla coercizione fa della coercizione il modello della propria psicoterapia. Una psicoterapia che agisce sull'uomo esattamente come i gestori dei campi di sterminio nazisti agivano sui prigionieri da gasare: impedire la fuga dalla coercizione. La psicoanalisi di Jung è fatta in modo da costringere l'uomo ad adattarsi al campo di sterminio psico-emotivo in cui è rinchiuso. Per Jung non c'è fuga. Per Jung l'uomo deve adattare la propria struttura psico-emotiva a quel campo di sterminio perché prigioniero delle forze della creazione del suo dio padrone: la sua predestinazione!

L'amore è la conseguenza della manifestazione dello stimolo sessuale nell'intera struttura psico-fisica dell'uomo. Questa ipotesi di Freud sarà sviluppata da Reich: liberare la struttura sessuale dell'uomo e della donna e la sua veicolazione nei rapporti interpersonali porterà l'uomo fuori dalla gabbia coercitiva dell'odio cristiano. No!, dice Jung, l'amore non è più la conseguenza di uno stimolo sessuale, ma la predestinazione del dio padrone che costruendo il destino dell'uomo ha tracciato il suo cammino!

Un cammino di morte e di distruzione!

NOTA: Le citazioni di Jung sono tratte da:

Carl Gustav Jung, La psicologia dell'inconscio, l'inconscio 1918 Editore Newton 1989.

Marghera, 21 luglio 2014

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 21 luglio 2014

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.