Riflessioni sul pensiero di Martin Heidegger

di Claudio Simeoni

 

Nella pagina:

La disonestà del pensiero di Heidegger
Ontologia e onticologia
Le emozioni in Heidegger
Corpo vivente e controllo del corpo da parte dell'essere
Il pensiero di Heidegger e il pensiero nazista
Essere e tempo
Il linguaggio e i significati in filosofia

 

La disonestà del pensiero di Heidegger

Galimberti, che si dichiara heideggeriano, ha scritto un libro su Heidegger dal titolo "Heidegger e il nuovo inizio" pubblicato da Feltrinelli nel 2020.

Da quanto scrive Galimberti, Heidegger appare come una persona profondamente disonesta la cui filosofia non è tesa a svelare un'intuizione soggettiva della sua realtà vissuta, ma è tesa ad ingannare nel tentativo di creare una "credenza", una "fede" che sostiene rielaborando concetti di filosofia metafisica già da tempo visti con sospetto e negati dalla realtà fattiva.

Uno degli inganni maggiori di Heidegger sta nel concetto di "essere".

Che cos'è l'"essere" per Heidegger?

Scrive Heidegger:

"Che cosa intendiamo con la parola "essere", "l'essere"? Tentare di rispondere significa trovarci subito in imbarazzo. E' un voler cogliere l'inafferrabile. Con tutto ciò, noi siamo continuamente attratti dall'ente; inseriti in esso, portati a considerare noi stessi come degli "enti". "L'essere", per ora, non è per noi che un semplice vocabolo, un termine frusto. Se non altro, bisogna che cerchiamo almeno di impadronirci di quest'ultimo resto rimasto in nostro possesso. Chiediamo pertanto: che ne è della parola "essere"?

Heidegger, Introduzione alla metafisica in Galimberti pag. 100

Forse ho capito male!

Tu Heidegger usi il termine "essere" e non sai nemmeno per che cosa lo usi e cosa intendi dire quando lo usi? Come posso io capire cosa tu scrivi se tu no precisi la sostanza e il significato dei termini che usi?

Non precisare il significato dell'uso del soggetto di cui si parla, è una vecchia tecnica della teologia cristiana: "Dio è qualunque cosa tu vuoi che sia!". Dunque, "Dio è qualunque cosa che io voglio sia" e, pertanto, parliamo di Dio e non di cosa intendiamo per Dio né della relazione che ha Dio con il reale quotidiano. Questa non precisione ci permette di dire, di volta in volta a seconda delle convenienze, che cos'è Dio, che cosa Dio vuole, che relazione ha Dio con la quotidianità dal momento che entrambi, anche se abbiamo una diversa idea della qualità di Dio, condividiamo il concetto dell'esistenza di Dio e della sua azione sul quotidiano.

Allora, come possiamo farci un'idea su cosa intende Heidegger per "essere"?

Ci viene incontro un'altra citazione fatta da Galimberti sulla stessa pagina.

Scrive Heidegger:

In quanto si rappresenta sempre e soltanto l'ente in quanto ente, la metafisica non pensa all'essere stesso. La filosofia non si raccoglie mai sul suo fondamento, anzi se ne allontana sempre, e precisamente attraverso la metafisica.

Heiddegger, Introduzione a che cos'è la metafisica, citato da Galimberti pag. 100

L'essere, di cui la filosofia non parla, è Dio. L'ente appare come il soggetto uomo nel quale opera l'essere, cioè Dio, dal quale la filosofia si allontana. La filosofia metafisica non parla di Dio lasciando questo spazio ai teologi. Al posto del termine Dio le varie filosofie parlano di "Ente", "Essere", ecc.

Tuttavia Heidegger tratta solo dell'azione di Dio dentro all'uomo e attraverso all'uomo. Tutta la filosofia di Heidegger altro non è che l'azione di Dio che si realizza nell'uomo e, per estensione, la volontà di Hitler che si realizza nella storia attraverso gli uomini.

Scrive Heidegger citato da Galimberti:

"Nella dimenticanza dell'essere, promuovere solo l'ente, questo è nichilismo."

Heidegger in Introduzione alla metafisica, citato da Galimberti, pag. 100.

Il nichilismo è l'uomo, l'ente, che viene privato del dominio di Dio e che, pertanto, senza Dio, non ha futuro.

Questa è ideologia nazista che fa dell'uomo proprietà di un soggetto esterno che arbitrariamente, in quanto oggetto posseduto dall'essere, può essere usato a discrezione dell'essere. Fuori dal dominio dell'essere c'è solo il nichilismo.

 

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Ontologia e onticologia

Il problema posto dalla filosofia di Heidegger è la contrapposizione fra ontologia e onticologia.

Nell'ontologia l'uomo pensa il mondo metafisico, con Dio, e, dunque, il mondo metafisico esiste, per lui è reale, tanto reale da far dipendere ogni suo gesto e ogni sua scelta nel mondo reale dalla realtà ontologica che immagina. La visione ontica di Heidegger consiste nell'idea che il mondo metafisico, con Dio, pensano il mondo reale dell'uomo. Il mondo reale, diventa il mondo ontologico pensato da Dio che rispetto all'uomo, pensato da Dio, diventa il mondo ontico. La realtà come pensiero dell' "essere".

Di fatto, Heidegger non fa altro che rielaborare l'idea teologica secondo cui il mondo è creato dalla parola di Dio, dalla parola pensata di Dio. Il mondo è espressione del verbo di Dio (Vangelo di Giovanni).

Nell'uso di termini complessi e fuorvianti, l'ideologia di Heidegger è, tutto sommato, molto semplice. Riprende pari pari l'ideologia metafisica di Kierkegaard e il suo timore di Dio rielaborandolo attraverso un linguaggio ambiguo nasconde le intenzioni di una teologia costruita al servizio di un potere tirannico. Quello del padrone Dio.

 

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Le emozioni in Heidegger

Scrive Galimberti a proposito di Heidegger:

"Introducendo fra gli esistenziali la situazione affettiva, Heidegger oltrepassa ogni forma di kantismo e di idealismo, che ponevano a fondamento del sapere l'Io puro, cioè una soggettività non contaminata dalla disposizione emotiva con cui ad ogni Esserci umano il mondo originariamente si dischiude."

Galimberti, Heidegger e il nuovo inizio, Feltrinelli, 2020, p. 111

C'è da rilevare che "l'amore di Dio per l'uomo", non se l'è inventato Heidegger. Dio che vive il suo Esserci nell'ente, l'uomo, trasmetterebbe la sua emozione d'amore per l'uomo cosa che Kant non aveva nemmeno preso in considerazione. Il fatto che Dio abita l'uomo nel suo esserci, dal momento che non controlla l'uomo con la parola, lo controlla mediante il sentimento. Heidegger non supera un bel niente, semplicemente confeziona una diversa interpretazione del controllo di Dio sull'uomo. Heidegger fa un'altra operazione attribuendo all'"essere", Dio dentro all'uomo, la parola come atto dell'"essere" nell'ente, l'uomo che deve attendere che Dio, l'"essere" gli rivolga la parola.

 

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Corpo vivente e controllo del corpo da parte dell'essere

Il concetto di Necessità a cui attende la materia o il concetto di Eros primordiale o, ancora, il concetto di Intento, sono concetti ignorati dalla filosofia metafisica da Platone a Heidegger passando per il cristianesimo perché, mentre i concetti precedenti appartengono come qualità della materia, la filosofia metafisica, da Platone a Heidegger, devono separare la vita dalla materia attribuendo ad un ente esterno le proprietà psico-intellettive-emotive dell'uomo per poter controllare l'uomo e, più in generale, la vita. Platone si inventa l'anima come oggetto diverso dal corpo, così fa il neoplatonismo e così continua il cristianesimo attribuendo all'Uno o a Dio il controllo dell'anima che agisce nel corpo dell'uomo e ne controlla decisioni e destino (con tutte le variazioni teologiche che sono state elaborate nel corso dei secoli). Quando Heidegger e Galimberti non vogliono usare il termine anima, usano il termine "essere". Ma usare il termine "essere" significa sempre definire una coscienza che riconosce sé stessa diversa dal mondo e che, agendo nell'"Ente" (l'uomo), controlla e decide le azioni dell'ente. In questo assurdo filosofico, il Super-Ente diventa Dio abitato dall'"essere", il che cozza con tutti gli attributi assolutistici con cui i cristiani definiscono Dio sia quando è in ambito teologico cristiano che in ambito musulmano, ebreo, buddista o induista. In Heidegger, dice Galimberti, il nichilismo c'è quando l'Ente (l'uomo) disconosce l''essere che è in lui. La negazione del controllo dell'"essere" che lo possiede porta l'uomo al nichilismo, alla distruzione come espressione della "Volontà di potenza", di Nietzsche, in cui l'uomo desidera e vuole sempre di più. In Heidegger, l'uomo vive la privazione di sé stesso in quanto non è uomo in un'unità consapevole del proprio "Io" come separazione fra sé e altro da sé, ma è scisso fra corpo che si fa cadavere ed "essere" che possiede e controlla il suo corpo e che il corpo deve riconoscere per non andare verso la distruzione nichilistica. In sostanza, viene riprodotta tutta la metafisica con cui Platone giustificava il controllo e il dominio dell'uomo sull'uomo mediante il controllo dell'anima dell'uomo.

Tutto questo ha altre complicazioni perché quando separi ciò che è unità, crei separazione anche dagli insiemi di cui quell'unità è parte.

Quando dici che l'uomo è Ente ed Essere, dici anche che la donna non ha anima, come dici che gli animali non hanno intelligenza o consapevolezza di sé e, via, via con la separazione che costruisce una gerarchia di dominio non solo dell'uomo sull'uomo, ma su tutta la vita. Una separazione che finisce per giustificare ogni aberrazione sociale in funzione dell'"essere" a cui l'ente deve sottostare.

 

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Il pensiero di Heidegger e il pensiero nazista

Il carattere nazista della filosofia di Heidegger era già stato rilevato da vari studiosi che ne hanno analizzato aspetti del pensiero, in particolare l'ontologia di Heidegger. Altri studiosi vogliono negare che Heidegger fosse effettivamente nazista. Queste due posizioni non agiscono sullo stesso piano. Chi afferma che Heidegger fosse nazista lo fa analizzando il suo pensiero e non solo la sua adesione al nazismo. Chi afferma che Heidegger non fosse nazista (in particolare antisemita) lo fa citando episodi della sua vita, alcuni accentuandoli altri minimizzandoli.

La questione, che spesso viene dimenticata, è che l'ideologia nazista non è un prodotto confezionato da Hitler, ma è un prodotto confezionato dal cristianesimo in ambiente coloniale per legittimare il dominio dell'uomo sull'uomo introducendo l'illusione positivista e scientista. Hitler alimenta e fa propria questa ideologia dandogli una propria interpretazione, ma la stessa ideologia c'è in molti altri paesi d'Europa per giustificare il colonialismo, dall'Inghilterra alla Spagna, dall'Italia agli USA, dal Giappone a paesi come la Svezia e l'Est Europa. Il nazismo ha i suoi profeti nell'esistenzialismo, in Kierkegaard, in Giovanni Gentile nell'ideologia filosofica dell'eroe degli USA, nel super uomo Gesù, nell'ideologia liberale che possiede gli uomini e nello schiavismo largamente praticato nelle colonie.

L'ideologia nazista è ideologia del dominio dell'uomo sull'uomo, al di là di come viene interpretata e veicolata nelle varie culture. Questa ideologia ha il suo punto di forza nell'ontologia filosofica dove l'immaginario e l'immaginato pretende di determinare e controllare la vita degli uomini nel reale quotidiano.

Che poi sia l'ontologia, dell'uomo che immagina il suo padrone Dio, o sia l'onticologia di Dio che immagina l'uomo e a cui l'uomo si deve adeguare, poco importa. Si tratta sempre di ideologia nazista che privando l'uomo di sé stesso lo trasforma in un oggetto di possesso che qualcuno, dividendo gli uomini in grano e loglio, si ritiene in diritto di gettare gli uomini, definiti loglio, nei forni crematori. Se i filosofi non comprendono questo, si comportano come quel tipo che al giudice disse di non averlo ammazzato lui quell'uomo, ma di aver solo tirato il grilletto della pistola. Se poi dalla pistola è uscita una pallottola e lo ha ammazzato, loro non ne hanno colpa, hanno solo tirato il grilletto di una pistola. Questo vale per ogni filosofo che fa dell'ontologia un mezzo per devastare la società.

 

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Essere e tempo

l libro "Essere e tempo" di Heidegger doveva essere in due volumi diviso in varie sezioni. Il primo volume parlava dell'"essere" e il secondo volume avrebbe dovuto parlare del "tempo" (e di altre cose). Si tratta della terza sezione dal titolo "Tempo ed essere". Questa sezione, terza parte del libro, non fu mai scritta. Secondo Galimberti, Heidegger disse di non scriverla per "carenza linguistica" (Galimberti p. 106).

Il problema vero è che Heidegger si era accorto che inserire l'"essere" nel tempo portava a negare l'"essere" e la sua rappresentazione nell'"esserci".

Il tempo è mutamento, trasformazione. Per parlare dell'essere nel tempo dobbiamo parlare di un "essere stato" di un "essere" e di un "sarà". Ma se l'"essere" è un oggetto in trasformazione non esiste un "esser-ci", ma esiste un "essere-ci in funzione di una trasformazione futura".

Allora non è più l'"essere" per l'ente (uomo), ma è l'ente (l'uomo) in funzione di un "essere" che sarà" oggettivamente e soggettivamente diverso dall'"essere" che è.

Platone risolse questa contraddizione separando corpo dall'anima e lasciando l'anima come prodotto immortale e il corpo che si trasforma nell'ambiente, ma a Heidegger questa separazione non era funzionale perché, comunque, rendeva l'uomo indipendente dal Dio creatore, l'"essere", permettendogli di scegliere in antitesi alla volontà dell'"essere" che in Heidegger è anche il soggetto che porta la parola, il logos, all'uomo abitando l'uomo (l'ente).

 

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Il linguaggio e i significati in filosofia

A volte, in filosofia, un concetto si differenzia da un altro, anche dal suo opposto, per una sola preposizione che può essere a fondamento dello sviluppo di una logica filosofica completamente diversa.

E' il caso, per esempio, della relazione fra essere ed ente in Heidegger e in Emanuela Severino.

Scrive Galimberti di Heidegger:

Nel linguaggio l'essere usa l'uomo come proprio messaggero nei due sensi inseparabili del verbo brauchen: lo usa perché ne ha bisogno. Infatti l'essere apre le aperture, di schiude i mondi attraverso l'uomo. Ciò non significa violare l'umanità dell'uomo, al contrario, l'uomo è scelto dall' essere come proprio messaggero perché non è un ente intramondano, ma Esser-ci (Da-sein), all'essere per essenza dischiuso.
"Diciamo troppo poco dell'essere in se stesso, quando, dicendo 'l'essere', trascuriamo il suo esser-presente (anwesen) all'uomo (Menschen-wesen), misconoscendo così che quest'ultimo entra esso stesso a costituire 'l'essere'. Anche dell'uomo diciamo sempre troppo poco quando, dicendo 'l'essere' (non l'essere dell'uomo), poniamo l'uomo per se stesso e solo in un secondo momento lo poniamo in relazione con 'l'essere'.

Umberto Galimberti, Heidegger e il nuovo inizio, Feltrinelli, 2020, p. 228

Come si può notare, ho usato la citazione più chiara per quello che intendo dire. Non esiste in Heidegger il concetto di "essere dell'uomo" come abitatore del mondo, ma esiste il concetto dell'essere che abita gli uomini e che vengono indicati come "enti".

Che poi questo essere sia "L'essere è l'"Uno" come il perdurare dell'identico nel differente [tutti gli uomini come enti]" (citato pag. 180), come dice Galimberti o sia Dio che è l'essere che domina ogni singolo uomo mediante l'anima, abbiamo sempre una situazione ideologica nella quale si priva l'unità "uomo" di una parte di sé stesso per attribuire questa parte dell'uomo ad una coscienza esterna, l'essere, che non si limita a partecipare dell'uomo ma, di fatto, è un'intelligenza dominatrice dell'uomo esterna all'uomo.

Questa idea sviluppa una logica filosofica in cui l'ente, l'uomo, è dipendente, succube e sottomesso all'essere che lo abita e lo controlla.

Emanuele Severino, almeno per le parti che ho letto fino ad ora, dice:

Ma il rapporto all'ente è condizionato e possibilitato da una preliminare comprensione della struttura dell'essere dell'ente. La possibilizzazione della conoscenza ontica (conoscenza dell'ente e degli enti nella loro individuabilità) è data cioè dalla conoscenza ontologica (conoscenza dell'essere dell'ente).

Emanuele Severino, Heidegger e la metafisica, Editore Adelphi, 2018, p. 45

Il concetto introdotto da Severino, anche se poi va controllato come sviluppa il pensiero, parte dalla "conoscenza di ciò che l'ente è; il suo essere". Dunque, l'essere nel mondo dell'ente. L'ente, l'uomo, abita il mondo, esiste, vive. In Heidegger l'uomo, l'ente, non abita il mondo, non esiste. Esiste solo l'essere che abita l'uomo e, senza l'essere che abita l'uomo, l'uomo non è. O meglio, per dirla con Heidegger, va verso il nichilismo e l'autodistruzione.

Pertanto, quando discutiamo di filosofia dobbiamo sapere se il nostro interlocutore fa dipendere l'uomo da un oggetto esterno, come l'essere o l'anima, o se, quanto viene identificato come "anima" o "essere" sono attributi con cui l'uomo abita il mondo alla stessa stregua delle gambe o delle mani.

 

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NOTA: I testi quì pubblicati sono stati presentati su Facebook nella prima metà del giugno 2021.

 

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