Friedrich Schelling (1775-1854)

L'autocoscienza (7^ parte)

Riflessioni sulle idee di Schelling.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

La filosofia della Religione Pagana.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) Il punto centrale della filosofia dello spirito è l'autocoscienza, nella quale coincidono una attività oggettiva intuitiva e un'attività soggettiva che intuisce.

2) Infatti, "l'identità immediata di soggetto e oggetto può esistere soltanto là dove il rappresentato è in pari tempo anche il rappresentante, l'intuito anche l'intuente"; e "questa identità del rappresentato e del rappresentante esiste solo nell'autocoscienza".

Il soggetto che intuisce sé stesso. Soggetto ed oggetto dell'intuizione: un po' magra e un po' povera come affermazione. L'autocoscienza è un aspetto della Coscienza, non è una premessa della Coscienza. Intuire se stessi come oggetto dell'intuizione, conoscere se stessi come oggetto della conoscenza, porta il soggetto in un vicolo cieco nello sviluppo di sé stesso a meno che la conoscenza di sé non sia in funzione della conoscenza della realtà oggettiva. La realtà esterna al soggetto è la prima realtà che il soggetto incontra e, attraverso la relazione con l'oggettività esterna, il soggetto si relaziona con se stesso. O, meglio ancora, attraverso la relazione con l'oggettività esterna il soggetto scopre la sua capacità di relazionarsi con essa attraverso l'uso diverso di se stesso. Attraverso l'uso diverso di se stesso il soggetto scopre le sue prerogative e le sue peculiartà nella relazione.

Gli Esseri Umani sono Esseri della natura e, in quanto esseri della natura, non esiste uno spirito che è oggettività e soggettività di se stesso. Non esiste la formazione della Coscienza di Sé senza un'oggettività che si relazioni con tale Coscienza di Sé e ne stimoli la modificazione continua e sistematica. L'autocoscienza di un essere della Natura è sempre Coscienza formatasi attraverso la relazione fra il soggetto e l'oggettività e non fra soggetto e soggetto. Separasi dal mondo è una forma di suicidio. La peggiore delle forme di suicidio. Non è l'Essere che pensa se stesso, è l'Essere che si relaziona con l'esistente e, attraverso questo scopre le proprie prerogative nella relazione.

L'autocoscienza è Coscienza di Sé. Non esiste altra via per formare tale coscienza se non la relazione. Poco importa se quella relazione ce la portiamo scolpita da milioni di anni nei genii o nella catena del DNA o se è solo formata dal momento dell'uscita dell'Essere Umano dalla vagina della propria madre. Schelling, come nessun altro filosofo, non si può permettere di porre se stesso al centro dell'universo, creato da un dio padrone, come se il proprio essere non sia stato un divenuto attraverso trasformazioni continue. E' facile per Schelling filosofo parlare di autocoscienza come di una relazione fra sé oggetto e soggetto dello stesso pensato. Ma quando egli formulò questo concetto era un essere formato, un divenuto attraverso una miriade di trasformazioni: egli si era già relazionato col mondo circostante e, in quella relazione, aveva messo a fuoco le proprie prerogative. E' disonesto non ricordare il proprio divenuto e le forze attraverso le quali l'essere è venuto modificandosi facendo passare il frutto del proprio pensiero come un qualcosa di diverso dalle trasformazioni subite dal proprio sé.

L'identità immediata dell'oggetto può avvenire, da parte del soggetto soltanto qualora il soggetto divenga oggetto. Non è pensabile che il soggetto diventa oggetto di sé in quanto il suo essere è anche il suo essere pensante, le sue mani sono uno col pensiero, le sue gambe sono il suo pensiero e il suo fare, il suo agire, produce il pensiero. Egli è ciò che agisce e pensa agendo attraverso il proprio pensiero la propria azione, il proprio desiderare. La Coscienza del soggetto può altresì fondersi con l'esistente, nello stesso modo con cui i batteri dentro di me si fondono con me per un comune cammino di trasformazioni, soltanto nella misura in cui egli concepisce l'esistente come insieme di Coscienze con le quali relazionarsi. Non è accettabile il fatto secondo cui essendo l'Essere Umano sia la più alta espressione della natura e per questo si relaziona soltanto con altri Esseri Umani fatta eccezione che col suo dio creatore. Rappresenta questo un autoisolamento del soggetto dalla Natura e la sua incapacità di costruire relazioni empatiche col mondo circostante.

Partendo dal presupposto che quanto circonda l'Essere Umano è un insieme di Coscienze consapevoli, a vari gradi, a vari stadi di sviluppo (anche più articolate che non quelle dell’Essere Umano), su direttrici diverse di sviluppo delle specie, ecc. e che tali Coscienze hanno in sé la capacità di concentrare la propria attenzione, la propria volontà, le proprie determinazioni obbedendo alle proprie necessità, coltivano la propria via alla libertà, l'Essere Umano può relazionarsi con tali Coscienze. Relazione che non equivale a pensare tali Coscienze, ma a traslare la propria Coscienza fino a diventare una con le Coscienze del circostante: si chiama “vivere con-passione”, della stessa passione, delle medesime aspirazioni per interessi comuni.

In questa situazione, attraverso uno sforzo di modifica continua del soggetto nei confronti dell'oggettività si produrrà l'identità fra Coscienze diverse, la loro interazione, il "vedere con gli stessi occhi", cosa questa inconcepibile da chi pensa l'oggettività come prodotto del proprio pensato e, di conseguenza, la fine dell'oggettività come la fine del proprio pensato. Soltanto in questa situazione intuito e intuente sono la stessa cosa. Come del resto diventa la stessa cosa percezioni e bisogni dell'oggettività con quelli della soggettività qualora il soggetto soggettivizzi l'oggettività diventandone parte e costruendo con essa condizioni per la reciproca soddisfazione dei bisogni e dei desideri. Ciò accade quando l’individuo diventa oggettività rinunciando al proprio ruolo di Essere Umano padrone del mondo come creazione ad immagine e somiglianza del dio padrone.

Altre ipotesi sono senza senso il quanto lo spirito dell'assoluto aleggia tanto asfissiante sulle scelte degli Esseri Umani e sulla struttura del proprio pensiero che se produce nel filosofo il desiderio della ricerca della libertà, nell'Essere Umano qualunque produce l'annientamento.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

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Marghera, 27 aprile 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.