Che cos'e' la religione?

Engels critica Feuerbach

La religione fra positivismo, materialismo dialettico e idealismo.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

La disputa di Engels contro le tesi sulla religione di Feuerbach avrà un grande impatto nel modo con cui tutti i movimenti comunisti del XX° secolo penseranno la religione e il suo ruolo nella società. In particolare in Italia, il libretto scritto da Friedrich Engels su Ludwig Feuerbach nel 1888 è stato tradotto in italiano da Togliatti, uno dei “padri Costituenti” italiani.

L’idea di Engels sulla religione entra nella Costituzione della Repubblica Italiana. Nella nostra Costituzione la religione è pensata come struttura sociale e non è stato introdotto nessun diritto che protegga il cittadino dalla violenza della religione intesa come struttura sociale. Nella Costituzione della Repubblica Italiana la relazione fra cittadino e religione, intesa come complesso di potere interno alla società, è estremamente ambiguo e porge il fianco a “guerre di religioni” messe in atto da individui delle Istituzioni contro i singoli cittadini che non si adeguano alla chiesa cattolica. Recentemente, in Veneto, le Istituzioni, intese come amministrazioni comunali, provinciali, Polizia di Stato e Carabinieri, in particolare nel trevigiano, hanno messo in atto una vera e propria guerra di religione contro i musulmani che volevano pregare additandoli come terroristi. L’ambiguità tende ad essere superata nelle sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, tuttavia rimane, sul territorio, una sorta di idea secondo cui la Costituzione della Repubblica va sottomessa alle idee della monarchia assoluta rappresentate dal crocifisso: il cristo re e padrone!

La contrapposizione che Engels fa fra religione e ateismo guiderà le idee dei comunisti sia nei partiti occidentali che nei paesi dell’Est Europa, finendo per legittimare il cristianesimo come la religione con cui confrontarsi. In sostanza, i partiti comunisti faranno proprie le idee dei positivisti sulla religione.

Quella di Engels sulla religione era un’idea funzionale al cristianesimo, quella di Feuerbach, invece, metteva in discussione l’impatto che aveva la religione sulla relazione fra l’uomo e il mondo: Feuerbach entrava nel cuore della religione, nel suo reale scopo d’azione sull’uomo; Engels si confrontava con le chiese cristiane in quanto gerarchia sociale.

Engels, si pensava creato da un dio padrone anche se formalmente questo veniva formalmente negato. Nel suo sistema di pensiero manteneva tutti gli attributi, tutti gli effetti sulla società e tutte le idee dell’uomo che derivavano dalla creazione del dio padrone.

L’idea di religione in Engels si scontra con l’idea di religione in Feuerbach.

Engels cerca di definire, per quanto gli è possibile, il sistema religioso di Feuerbach e la prima cosa che critica in Feuerbach è in concetto di “amore” e di “amore sessuale” che Feuerbach mette a fondamento della propria idea di religione.

Dice Engels di Feuerbach:

“Egli non vuole affatto sopprimere la religione, egli vuole completarla. La filosofia stessa deve dissolversi nella religione.”.

Per Feuerbach la religione non può essere soppressa perché, come rileva Engels del sistema di pensiero di Feuerbach, un movimento storico diventa profondo soltanto quando si cala nel cuore dell’uomo mediante la religione.

Engels e Feuerbach pensano a due modi diversi di intendere la religione. Per Engels la religione è una struttura di potere e controllo sociale, mentre per Feuerbach è un insieme di dottrine che veicola le pulsioni psichiche che spingono l’uomo verso il mondo, verso l’altro, verso la vita.

Scrive Friedrich Engels in Ludwig Feuerbach nel 1888 e ripreso dall’edizione degli Editori Riuniti 1972 da pag. 44 a pag. 49

Il vero idealismo di Feuerbach salta agli occhi non appena si arriva alla sua filosofia della religione e alla sua etica. Egli non vuole affatto sopprimere la religione, egli vuole completarla. La filosofia stessa deve dissolversi nella religione. “Le epoche del genere umano si distinguono soltanto per dei mutamenti religiosi”. Un movimento storico diventa profondo solo quando arriva al cuore dell'uomo. Il cuore non è una forma della religione, in modo che essa debba essere anche nel cuore; esso è l'essenza della religione ". (Citato dallo Starcke, p. 168). La religione è, secondo Feuerbach, il rapporto dei sentimenti, dei cuori, il rapporto tra uomo e uomo, che finora ha cercato la propria verità in un riflesso fantastico della realtà, - per mezzo di uno o di più dèi, riflessi fantastici di qualità umane, - ma ora trova la propria verità in modo diretto e senza mediazione nell'amore tra me e te. Cosi, in conclusione, l'amore sessuale diventa per Feuerbach una delle forme più alte, se non la più alta, dell'esercizio della sua nuova religione.

Le soluzioni di Feuerbach, sono le soluzioni che Feuerbach individua nel suo tempo e per le quali ha identificato le contraddizioni della religione sul singolo individuo.

Stando a quanto afferma Engels, l’amore, inteso come forza emotiva di relazione fra l’uomo e il mondo, “me e te”, è il nocciolo della religione, di ciò che per religione intende Feuerbach in relazione alle rimostranze di Engels.

Se Feuerbach individua la religione come attività di relazione fra sé e l’altro, Engels, al contrario, individua la religione come oggetto da sopprimere. Però, per essere un oggetto da sopprimere, Engels non la può considerare in rapporto alle relazioni amorose fra sé e l’altro, ma deve individuarla come soggetto di controllo sociale. Come Istituzione sociale.

La sessualità diventa, per Feuerbach “una delle forme più alte, se non la più alta, dell’esercizio della sua nuova religione”.

Appare immediatamente come il concetto di religione pensato da Feuerbach non è quello pensato da Engels.

Feuerbach afferma che nell’attività religiosa, intesa come ricerca, c’è qualche cosa che non va in quanto la ricerca dell’uomo, il sentimento dell’uomo era indirizzato in un riflesso fantastico della realtà religiosa. Il sentimento era veicolato in forme irreali.

Alla sessualità proposta come pratica religiosa da Feuerbach, Engels risponde a pag. 43-44:

Ma i rapporti sentimentali tra gli uomini, e in particolare tra i due sessi, sono esistiti da quando esistono uomini. L'amore sessuale, specialmente, si è sviluppato e ha conquistato nel corso degli ultimi ottocento anni una posizione tale, che ne ha fatto durante questo tempo il perno obbligatorio di tutta la poesia.

Engels risponde con delle riflessioni che esulano dalla realtà religiosa espressa da Feuerbach. Mentre Feuerbach si riferisce ad una realtà sociale che tenta di liberarsi dal giogo del cristianesimo che agisce mediante la coercizione sulla sessualità delle persone, Engels considera le chiese cristiane come oggetto e non la loro azione sulle persone.

I rapporti fra i sessi sono esistiti fin da quando sono esistiti i bisessuali. Indubbio che i poeti ci abbiano lavorato sopra. Ciò che sfugge ad Engels non è che i poeti hanno fatto perno della propria poesia sull’amore sessuale, ma che la religione cristiana ha fatto perno sull’amore sessuale per reprimerlo. Proprio perché le chiese cristiane reprimono la sessualità umana questa è diventata oggetto descritto dalla poesia, trattato in maniera aulica, anziché essere oggetto di pratica costante nella società. Il controllo sessuale delle persone è l’attività principale della chiesa cattolica e delle chiese protestanti. Criminalizzare la pratica sessuale, assumerne il controllo e distribuire i permessi per poter praticare sesso, è l’attività principale del cristianesimo. Un’attività che il cristianesimo regola mediante la famiglia intesa come galera in cui rinchiuderne i componenti.

Le religioni sono strategie di controllo della libido nell’infanzia. La coercizione religiosa agisce sulla struttura psichica dell’individuo rendendolo dipendente dall’immagine del padrone mediante la costruzione di una compassione circoscritta nella sua immaginazione. una compassione dalla quale non riuscirà a liberarsi per tutta la vita. L’attività sessuale regolare e intensa riesce a generare una sequenza di destrutturazione e ristrutturazioni della struttura emotiva dell’individuo che possono, in età adulta, permettere di riprendere il controllo di gran parte della psiche che il cristianesimo ha fatto ammalare di dipendenza. Al di là delle forme psichiatriche in cui tale dipendenza si esprime, la pratica sessuale è capace di modificare il controllo psichico (tipo sensi di colpa) sull’individuo che il cristianesimo ha imposto fin dalla prima infanzia.

Engels non è in grado di capire questo passaggio di Feuerbach perché pensa che l’uomo sia creato e non coglie i processi di adattamento che ha subito fin dalla primissima infanzia. Per lui la religione è solo una struttura sociale che può essere abbattuta attraverso un processo sociale razionale.

Scrive Engels:

Le religioni positive esistenti si sono limitate a dare la loro consacrazione suprema alla sanzione dell'amore sessuale da parte dello Stato, vale a dire alla legislazione matrimoniale, e possono domani sparire tutte, senza che si produca il minimo cambiamento nella pratica dell'amore e dell'amicizia. Cosi in Francia, tra il 1793 e il 1798, la religione cristiana era già cosi dimenticata, che Napoleone stesso non poté introdurla di nuovo senza incontrare resistenze e difficoltà; eppure nell'intervallo non si era sentito affatto il bisogno di un surrogato di religione nel senso di Feuerbach.

In Francia la Religione cristiana, con la Rivoluzione Francese aveva perso il controllo delle persone. L’identificazione della chiesa cattolica con il potere monarchico era talmente forte che il crollo della chiesa cattolica coincise con una forte rimozione del suo controllo delle persone. Con la perdita del potere, detronizzata dalla rivoluzione, la religione cristiana fu spazzata via dal controllo dello Stato. Ma Engels non sa guardare al proprio tempo perché, mentre si compiace, riaffermando il punto di vista creazionista sulla pratica sessuale, la chiesa cattolica sta mettendo a punto la ristrutturazione dei propri meccanismi del controllo sociale.

Nel 1830 a Rue du Bac a Parigi, ad una povera suora, per la prima volta nella storia, si dice che sia apparsa la madonna.

Cosa succede?

Riporto da internet:

LA DIFFUSIONE DELLA MEDAGLIA – Suor Caterina, secondo l'ordine della Madonna, riferì ogni cosa al suo direttore spirituale, Padre Aladel, che prudentemente mostrò di non dare importanza alla cosa temendo una illusione. Solo successivamente Aladel, persuaso della santità della sua penitente, decise di rivolgersi all'Arcivescovo di Parigi, Mons. De Quelen, per avere il permesso di procedere alla coniazione della Medaglia. Il permesso venne accordato con entusiasmo ed ebbe modo di sperimentarne l'efficacia con la conversione dell'ex vescovo di Malines, Mons. Pradt che, divenuto scismatico, era in pericolo di morire fuori della Chiesa. Quello fu il primo vero miracolo della Medaglia! La sua diffusione fu davvero prodigiosa, non solo in Francia ma in tutta Europa. Fin dai primi anni furono coniate milioni e milioni di queste medaglie, e le grazie spirituali e materiali ottenute per intercessione di Maria furono così numerose che la Medaglia fu ben presto chiamata "Miracolosa" dal popolo. In realtà la medaglia benedetta, secondo la teologia, non ha nulla di "miracoloso", ma è un sacramentale molto importante che dimostra la devozione della persona per Maria Santissima. sul modello di medaglia che Maria stessa commissionò a Caterina stava scritta l'affermazione che soltanto nel 1854 fu definita come dogma, quella dell'immacolata concezione: "O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi". Dopo la morte il suo corpo venne sepolto nella cripta sotto la chiesa del convento di Rue du Bac. Nel 1933, quando fu riesumato, venne trovato incorrotto. Le sue spoglie attualmente sono esposte nella stessa cappella dove Caterina ricevette le apparizioni della Madonna, non lontano dall’urna in cui è custodito il cuore di San Vincenzo de’ Paoli. Un’ondata di fanatismo religioso travolge la Francia. Eppure, oggi sappiamo che sarebbe bastato che questa suora Caterina avesse fatto sesso e le allucinazioni, prodotte da un desiderio represso, non sarebbero esplose.

Come ha funzionato il meccanismo?

La chiesa cattolica e i cristiani sono rimasti, anche dopo la Rivoluzione Francese, i detentori del controllo dell’“educazione dell’infanzia”. Hanno proceduto a manipolare l’infanzia in modo tale da renderla dipendente dall’idea del loro dio padrone, del loro Gesù, della vagina vergine della loro madonna. Hanno proceduto a mettere in atto azioni di violenza contro le necessità libidiche della prima infanzia. Hanno provveduto, fin dalla prima infanzia, a costruire l’idea che i bambini fossero bestiame posseduto costringendoli a lavori forzati e all’ignoranza più assoluta (salvo selezionare i loro agenti di morte nei seminari). Mentre i cristiani imponevano la violenza contro i bambini estendendola alle donne e agli uomini che pretendevano di fare sesso e, di conseguenza, fare bambini, la società diventava sempre più laica.

Ludwig Feuerbach scrive nel 1841 in L’Essenza del cristianesimo, a proposito dell’onnipotenza dell’animo e il segreto della preghiera:

L'essenza più profonda della religione è rivelata dall'atto più semplice della religione - la preghiera -, un atto che dice infinitamente di più o, almeno altrettanto, del dogma dell'incarnazione, benché la speculazione religiosa ammiri questo come il massimo mistero. Certamente però non la preghiera prima e dopo il pasto, la preghiera da ingrasso dell'egoismo, bensì la preghiera segnata dal dolore, la preghiera dell'amore sconsolato, espressione della potenza del proprio cuore che scaraventa a terra l'uomo, la preghiera cominciata nella disperazione e finita nella beatitudine. Nella preghiera l'uomo si rivolge a Dio col tu; dichiara quindi ad alta voce e in modo chiaro che Dio è il suo alter ego; confessa a Dio, come all'essenza a lui più vicina, più intima, i suoi pensieri più segreti, i suoi desideri più intimi, che altrimenti si guarda dal manifestare. Egli però esprime questi desideri nella fiducia, nella certezza che vengano esauditi. Come potrebbe rivolgersi a un'essenza che non ha orecchie per i suoi lamenti? Che cos'è dunque la preghiera se non il desiderio del cuore, espresso con la fiducia nel suo adempimento? Che cos'altro è quell'essenza che adempie questi desideri se non l'animo umano che dà ascolto a se stesso, che autorizza se stesso, che si conferma senza obiezioni e contrasti? L'uomo che non si toglie dalla testa la rappresentazione del mondo, la rappresentazione che tutto qui sia soltanto mediato, che ogni effetto abbia la sua causa naturale e ogni desiderio possa essere soddisfatto solo se è posto come fine e vengono impiegati i mezzi corrispondenti, un tal uomo non prega; lavora soltanto; converte in scopi di attività reale i desideri che si possono adempiere; gli altri desideri invece, che riconosce come soggettivi, sono da lui negati o considerati appunto solo come pii desideri soggettivi. In breve, egli limita, condiziona la sua essenza tramite il mondo ritenendosene membro, condiziona i suoi desideri tramite la rappresentazione della necessità. Nella preghiera invece l'uomo esclude da sé il mondo e con esso tutti i pensieri di mediazione, dipendenza, triste necessità; fa dei suoi desideri, delle faccende del suo cuore gli oggetti dell'essenza indipendente, onnipotente, assoluta, cioè li afferma senza limiti. Dio è il "si" dell'animo umano - la preghiera è l'incondizionata fiducia dell'animo umano nell'assoluta identità di soggettivo e oggettivo, la certezza che la potenza del cuore sia maggiore della potenza della natura, che il bisogno del cuore sia la necessità assoluta, il destino del mondo. La preghiera muta il corso naturale - determina Dio a produrre un effetto che è in contraddizione con le leggi della natura. La preghiera è il rapporto assoluto del cuore umano verso se stesso, verso la sua propria essenza - nella preghiera l'uomo dimentica che esiste un limite ai suoi desideri ed è beato in questa dimenticanza. La preghiera è l'autodivisione dell'uomo in due essenze - un dialogo dell'uomo con se stesso, col proprio cuore. Rientra negli effetti della preghiera che essa sia proferita ad alta voce, in modo chiaro, con espressione. La preghiera sgorga involontariamente sulle labbra - la pressione del cuore forza la serratura della bocca. Ma la preghiera ad alta voce è solo la preghiera che rivela la propria essenza: la preghiera, anche se non espressa esteriormente, è essenzialmente un discorso - il vocabolo latino oratio significa ambedue gli aspetti -, nella preghiera l'uomo si esprime senza veli su ciò che lo opprime, su ciò che in generale lo tocca da vicino; egli oggettiva il suo cuore -

Tratto da “L’essenza del cristianesimo” di Ludwig Feuerbach ed. Laterza 2003 pag. 138-139

Feuerbach aveva compreso come la manipolazione della struttura psichica, dell’anima, fosse la reale forza di distruzione sociale del cristianesimo. Là dove prosegue dicendo che la preghiera crea dipendenza dell’uomo dal proprio cuore e dai propri sentimenti.

Un uomo così dipendente diventa un soggetto sociale solo in funzione della propria dipendenza, non per scelta in quanto soggetto sociale.

Cosa significa affermare che una società deve: diventare sempre più laica?

Significa che la tensione psichica dell’individuo rappresentata nella speranza nel dio padrone, nel Gesù salvatore che venga con potenza dalle nubi, nella vagina vergine della madonna, viene negata e si chiede all’individuo di agire in maniera “responsabile” assumendosi un ruolo propositivo nella società. La speranza, come pulsione psichica imposta dall’educazione della chiesa cattolica, induce un atteggiamento apatico nei confronti del proprio vivere nella società mascherato da un attivismo ossessivo di ricerca di consenso e di compassione per la propria speranza. La speranza condivisa è l’obbiettivo del disperato che viene obbligato ad assumersi delle responsabilità sociali quando egli preferirebbe che tali responsabilità fossero a carico del proprio dio padrone, del proprio Gesù o della vagina vergine della propria madonna. Ne segue un grande dolore prodotto dallo stridere delle esigenze psichiche dell’individuo fra le necessità che la società gli presenta nel suo abitare il mondo e il suo desiderio, educazionalmente imposto, di ritirarsi dal mondo in un rapporto intimo fra sé stesso e l’oggetto della propria provvidenza.

Questa fuga dal mondo e dalla società è quanto la Rivoluzione Francese ha negato ai cristiani del loro delirio di onnipotenza nella relazione fra sé e il loro dio padrone. Solo che tale delirio, che porta il cristiano alla speranza dell’intervento del proprio dio padrone, è imposto educazionalmente. Non è una pulsione biologica-naturale. E’ il risultato della violenza della religione cristiana sulla psiche dell’infanzia. La Rivoluzione Francese non toglie l’educazione dell’infanzia alla chiesa cattolica. Nella credenza, educazionalmente imposta, che dopo, comunque, l’uomo ricorrerà alla ragione nel suo vivere come cittadino, continua a delegare la coercizione educazionale dell’infanzia alla chiesa cattolica. Quando gli adulti che fanno la rivoluzione francese contro la chiesa cattolica riescono a togliere il comando sociale alla chiesa cattolica diventano vecchi, la generazione successiva non vive le contraddizioni con la chiesa cattolica a fianco della monarchia e perde la percezione del ruolo repressivo della chiesa cattolica.

Si viene a generare una società che nelle relazioni fra persone è laica, nel senso che chiede alle persone di essere responsabili, e una tensione psichica generale che spinge le persone a rinunciare alla loro responsabilità per rifugiarsi nell’apatia della speranza nel proprio padrone. L’apparizione di Rue du Bac a Parigi scatena questa tensione sopita. Finalmente, chi anelava all’apatia dalle responsabilità sociali per rifugiarsi nel principio speranza trovava una legittimazione forte: la madonna dei cristiani esisteva! La madonna dei cristiani appariva là dove più forte è stata l’espressione della Rivoluzione Francese. Tutti coloro che in qualche modo, mediante la ragione, si stavano allontanando dalle farneticazioni della chiesa cattolica, immediatamente tornarono indietro: dio esisteva e dunque era necessario ritornare sotto l’ombrello dell’obbedienza alla chiesa cattolica. Finalmente i “senza dio” avevano torto: dio aveva dato una prova della sua esistenza. Ciò che non poté mai essere dimostrato a livello razionale mediante la filosofia o la scienza, poté finalmente essere dimostrato mediante la malattia mentale: forme allucinatorie indotte dalla repressione della libido individuale.

L’operazione di Rue du Bac fu perfezionata dalla chiesa cattolica nel 1858 con Lourdes che fu trasformato, mediante una propaganda martellante, in un fenomeno mondiale. Al laicismo, socialismo e quant’altro, veniva opposta a livello di massa la patologia psichiatrica della speranza nel dio padrone.

A questo Engels non era in grado di rispondere perché ad Engels appariva un altro problema che, di fatto, era in continuità con la questione della Rivoluzione Francese. Il problema della religione come potere sociale.

Questa è la religione cristiana che Engels avversa [Tratto da "Il Sillabo e dopo" di Ernesto Rossi ed. Caos]:

13. Non insorgere a proprio talento contro i tiranni

"Tuttavia se accada talvolta che la pubblica potestà venga dai prìncipi esercitata a capriccio ed oltre misura, la dottrina della Chiesa Cattolica non consente ai privati d'insorgere a proprio talento contro di essi, affinché non sia ancor più sconvolta la tranquillità dell' ordine, e non derivi perciò alla società maggior danno. E quando le cose siano giunte a tal punto che non sorrida alcun'altra speranza di salvezza, vuole che si affretti il rimedio coi meriti della pazienza cristiana e con istanti preghiere al Signore. Che se la volontà dei legislatori e dei prìncipi decreti o comandi alcuna cosa che sia contraria alla legge naturale o divina, allora la dignità e il dovere del nome cri- stiano, e la sentenza Apostolica esigono "doversi obbedire piuttosto a Dio che agli uomini" (Act., V. 29)>> [Leone XIII, Enciclica Quod Apostolici muneris, 28 dicembre 1878].

Questo era il concetto di religione in Engels e in Marx. L’altro concetto, quello del popolo che finalmente, una volta “apparsa” la madonna ha iniziato a “credere”, non è una questione che coinvolge Engels.

Engels non riesce a comprendere che se una religione dà dei valori, la stessa religione, nel dare quei valori, altri valori li cancella dall’uomo. Engels non comprende come la religione manipoli la struttura emotiva dell’individuo modificando i suoi valori. Valori che non sono espressione di scelte razionali, ma che sono rappresentazioni razionali di una struttura emotiva sulla quale la religione cristiana agisce.

Scrive nel 1846 Ludwig Feuerbach in L’essenza della Religione:

L'affermazione finale della religione suona invece: tutto è nulla rispetto a me, tutto lo splendore degli astri celesti, degli dèi supremi del politeismo, svanisce di fronte allo splendore dell'anima umana, tutta la potenza del mondo svanisce di fronte alla potenza del cuore umano, ogni necessità della natura morta e incosciente svanisce di fronte alla necessità dell'essere umano cosciente, dato che tutto per me è soltanto un mezzo. Ma la natura non sarebbe per me, se fosse di per se stessa, se non fosse di Dio. Se fosse di per se stessa, se avesse dunque in; se stessa il fondamento della propria esistenza, allora avrebbe proprio per questo anche un'essenza indipendente, un'esistenza e un'essenza originarie, che sussistono senza riferimento a me, indipendentemente da me. Il significato della natura, di non essere nulla per se stessa, ma soltanto un mezzo per l'uomo, risale dunque solo alla creazione; ma questo significato si rivela soprattutto nei casi in cui l'uomo, come quando si trova in condizione di bisogno, in pericolo di morte, entra in collisione con la natura, e questa viene sacrificata al bene dell'uomo - nei miracoli. La premessa del miracolo è dunque la creazione, il miracolo è la conclusio, la conseguenza, la verità della creazione. La creazione sta al miracolo come il genere o la specie stanno al singolo individuo; il miracolo è l'atto della crea- zione in un caso particolare, singolare. Ovvero: la creazione è la teoria; la prassi, l'applicazione di essa è il miracolo. Dio è la causa, l'uomo il fine del mondo, cioè Dio è l'essere primo nella teoria, l'uomo invece è l'essere primo nella prassi. Per Dio la natura non è nulla - non è altro che un giocattolo della sua onnipotenza - ma solo perché, in caso di necessità, e in generale, essa non sia e non possa nulla contro l'uomo. Nel creatore l'uomo lascia cadere i limiti della sua essenza, della sua "anima", nel miracolo quelli della sua esistenza, del suo corpo, là egli pone come essenza del mondo il suo essere invisibile, pensante e pensato, qui invece il suo essere visibile, pratico, individuale, là legittima il miracolo, qui lo compie semplicemente. Nel miracolo dunque il fine della religione è raggiunto in modo sensibile, popolare - il dominio dell'uomo sulla natura, la divinità dell'uomo è una verità sensibilmente evidente. Dio compie miracoli, ma su preghiera dell'uomo, e, anche se non in seguito a una preghiera esplicita, almeno secondo l'intenzione dell'uomo, in accordo con i suoi desideri più segreti e intimi.

Tratto da “L’essenza della Religione” di Ludwig Feuerbach ed. Newton 1994 pag.82-83.

L’aspettativa delle masse nel miracolo o nell’uomo della provvidenza non è una condizione naturale, ma una condizione psichiatrica da dipendenza imposta mediante l’educazione sull’infanzia. Quando si impone la patologia che manifesta l’attesa della provvidenza, del miracolo, della vincita al super enalotto, della fortuna che arride, l’individuo è prigioniero nello stato psichico dell’attesa. Non agisce. Non progetta. Non costruisce. Confida. E se qualcuno progetta, o lo combatte perché nel suo progettare si sostituisce al soggetto che alimenta la sua attesa su cui quell’uomo confida, oppure si aggrega scambiando colui che progetta come un inviato che soddisfacendo la sua attesa realizza la “promessa”.

Questo individuo è l’individuo massa. La capillarità con cui la chiesa cattolica, i cristiani, l’islam e gli ebrei agiscono sull’infanzia è tale da massificare la patologia psichiatrica del principio speranza separando questi futuri adulti dalla società in cui dovrebbero essere dei protagonisti.

La religione come regime o come potere, non forma l’uomo. Usa l’uomo formato e garantisce la propria esclusività d’azione sull’infanzia. La religione, come chiesa, non agisce sull’uomo. Sull’uomo agisce la religione come educazione emotiva, come violenza ideologico-dottrinale con cui impone la fede al bambino. la religione cristiana agisce con i racconti dei vangeli, col significato della parola “padre” e della dipendenza emotiva che a questa parola impone, con l’imposizione del principio speranza in contrapposizione agli strumenti che il bambino dovrebbe avere per agire coerentemente nella società anziché trovarsi smarrito con la sola alternativa di pregare e supplicare l’intervento del proprio dio padrone. Sull’uomo agisce la coercizione della struttura libidica, la proibizione del sesso, la proibizione della masturbazione, l’infibulazione che i cristiani praticavano sulle bambine, la violenza del lavoro col quale si sottomettono i bambini e si fiacca la loro sessualità.

Una volta diventati adulti malati, le persone affrontano la vita da malati. La loro malattia diventa condizione “naturale” e le loro sensazioni, i loro desideri, diventano inclinazioni indipendenti dall’educazione ricevuta. Una volta adulti, la violenza dell’educazione cristiana e dei suoi effetti sparisce dalla loro memoria e nessun adulto è in grado di pensarsi diverso da quello che egli è in quel momento.

Da questa assoluta mancanza di memoria Engels afferma:

L'idealismo di Feuerbach consiste qui nel fatto che i rapporti tra gli uomini basati su una inclinazione reciproca, l'amore sessuale, l'amicizia, la compassione, il sacrificio, ecc. egli non li considera come essi sono di per sé, senza riferirsi in modo retrospettivo a una religione particolare, che anche per lui appartiene al passato, ma afferma che essi acquistano il loro pieno valore soltanto allorché si dà loro, col nome di religione, una consacrazione più alta. L'essenziale per lui non è l'esistenza di questi rapporti puramente umani, ma il fatto che essi vengono concepiti I come la nuova, la vera religione. Essi hanno pieno valore soltanto quando ricevono il suggello della religione. Religione deriva da religare e vuol dire, originariamente, legame. Ogni legame tra due uomini, dunque, è una religione. Simili preziosità etimologiche sono l'ultimo espediente della filosofia idealistica. Non ha valore ciò che la parola significa secondo la evoluzione storica del suo uso reale, ma ciò ch'essa dovrebbe significare secondo la sua origine etimologica. E casi l'amore sessuale e il legame sessuale vengono divinizzati come "religione ", unicamente perché non scompaia dal linguaggio la parola religione, cara alla memoria idealista. Proprio cosi parlavano, dopo il 1840, i riformisti parigini della corrente di Louis Blanc, i quali pure non potevano rappresentarsi un uomo senza religione se non come una cosa mostruosa e ci dicevano: “Donc, l'atbéisme c'est votre religion!” [Dunque l'ateismo è la vostra religione!].

Engels afferma che Feuerbach non considera le tendenze relazionali dell’uomo per “come essi sono di per sé”.

Sia Feuerbach che Engels ignorano che le pulsioni che vengono elencate hanno vari caratteri. Uno di questi è l’emozione della dilatazione nello spazio in cui il soggetto è vento in essere. L’altro carattere è dato dagli adattamenti che la specie ha messo in atto affinché la pulsione di espansione potesse veicolarsi nel mondo e, infine, i caratteri del singolo soggetto con cui questi veicola e manifesta la pulsione di espansione nel mondo e nella società in cui è venuto in essere.

Se da un lato possiamo riconoscere una sola pulsione emotiva nel primo soggetto, ed è la pulsione emotiva della dilatazione di sé stesso nell’ambiente, dall’altro lato non possiamo non considerare il meccanismo per il quale tale pulsione agisce espandendo il soggetto nell’ambiente. La pulsione emotiva si carica, si tende, attraversa un accumulo di tensione, si scarica e porta il soggetto al rilassamento con una trasformazione di destrutturazione e ristrutturazione del proprio apparato neuro-vegetativo. Una ristrutturazione, durante la fase di rilassamento, che manifesta un diverso soggetto: il soggetto precedente la destrutturazione psico-emotiva più il guadagno della nuova esperienza. Quello di prima più le modificazioni che sono intervenute dalla scarica delle tensioni dell’emozione nell’ambiente.

La religione cristiana, nella quale vive il soggetto, manipola la struttura emotiva dell’individuo. L’individuo diventa il prodotto della religione cristiana. L’adesione al cristianesimo o la sua ribellione, tende ad essere circoscritta nell’ideologia propria della religione cristiana.

La modificazione, mediante l’imposizione di una struttura coercitiva dio controllo, è sotto gli occhi sia di Engels che di Feuerbach e entrambi costruiscono le loro teorie religiose partendo dall’uomo che ha la struttura emotiva coercita, controllata e ingabbiata, dall’educazione cristiana.

Mentre Feuerbach si pone il problema della liberazione della struttura emotiva dell’individuo mediante una nuova e diversa religione che, comunque, sposta i confini dogmatici del controllo sull’individuo ad opera del cristianesimo, tale problema non se lo pone Engels che ritiene il divenuto storico dell’uomo come oggetto in sé.

Engel risponde a Feuerbach affermando che prima delle religioni rivelate, le svolte storiche non erano accompagnate da mutamenti religiosi. Ciò che Engels ignora è che gli ebrei scopersero l’uso militare della religione imposta mediante la manipolazione mentale dell’infanzia. Il controllo dell’uomo mediante la coercizione del suo apparato emotivo. Una volta che l’uomo è controllato nel proprio apparato emotivo una religione diventa il referente di quel controllo e l’uscita da quel controllo deve passare necessariamente attraverso nuove e diverse forme di religione che veicolino in maniera diversa le emozioni nel mondo. Una volta che il cristianesimo ha imposto la sua dottrina, non esiste uscita dal cristianesimo se non o con forme cristiane, che ne reinterpretano i principi o con forme religiose diverse antagoniste a quella cristiana che siano in grado di veicolare in maniera diversa la struttura emotiva della persona.

L’analogia usata da Engels fra la pietra filosofale della chimica e il dio della religione è un’analogia che si ferma alla rappresentazione formale e non all’azione della religione sull’infanzia.

Erigere, come vuole Feuerbach, la vera religione sulla base di una concezione essenzialmente materialistica della natura, equivale a concepire la chimica moderna come la vera alchimia. Se la religione può fare a meno del suo dio, anche l'alchimia può fare a meno della sua pietra filosofale. Esiste del resto un legame molto stretto tra l'alchimia e la religione. La pietra filosofale ha molte proprietà analoghe a quelle divine, e gli alchimisti greco-egiziani dei primi due secoli dell'èra volgare hanno avuto la loro parte nella formazione della dottrina cristiana, come provano i dati forniti da Kopp e Berthelot.

Decisamente falsa è l'affermazione di Feuerbach secondo cui i “periodi del genere umano si distinguono soltanto per mutamenti religiosi” . Grandi svolte storiche sono state accompagnate da mutamenti religiosi solo se si considerano le tre religioni mondiali esistite finora: il buddismo, il cristianesimo, l'islamismo." Le vecchie religioni di tribù e nazionali, sorte naturalmente, non tendevano al proselitismo, e perdettero .ogni forza di resistenza non appena venne spezzata l'indipendenza delle tribù e dei popoli. Per i germani, anzi, fu sufficiente il semplice contatto con l'impero romano in decomposizione e con la religione mondiale cristiana da poco tempo accolta da esso, e corrispondente alle sue condizioni economiche, politiche e di pensiero. Soltanto per quanto concerne queste religioni mondiali sorte in modo più o meno artificiale,e particolarmente il cristianesimo e l'islamismo, troviamo che movimenti storici più generali assumono una impronta religiosa. Anzi, nel campo stesso del cristianesimo l'impronta religiosa, per rivoluzioni d'importanza veramente universale, si limita ai primi stadi della lotta di emancipazione della borghesia, dal secolo XIII al secolo XVII, e non trova la sua spiegazione, come pensa Feuerbach, nel cuore dell'uomo e nel suo bisogno di religione, ma in tutta la precedente storia medievale, che non conobbe altra forma di ideologia che la religione e la teologia. Ma quando la borghesia, nel secolo XVIII, fu diventata abbastanza forte per avere anche la sua propria ideologia, adatta al suo punto di vista di classe, allora essa fece la sua grande e decisiva rivoluzione, la Rivoluzione francese, richiamandosi esclusivamente a idee giuridiche e politiche, e preoccupandosi della religione solo nella misura in cui questa le era di ostacolo. Non le venne però in mente di porre una nuova religione al posto della vecchia; si sa come Robespierre falli su questo punto.

Non si è corrotta la religione dei Germani: semplicemente non esisteva. Non si può parlare di religione quando si parla di “credenze”, ma si parla di religione quando esiste un’azione consapevole di imposizione di una struttura ideale a guardia (sia per la coercizione che per la libertà) della struttura emotiva dell’uomo la cui azione avviene sull’infanzia.

La nascita della struttura religiosa intesa come complesso ideologico da imporre sugli uomini in contrapposizione all’uso di quanto attribuito alla religione che ne facevano gli uomini per interpretare la realtà del mondo, è indubbiamente un’invenzione ebraica fatta propria dal cristianesimo, dall’islam e dal buddhismo. La stressa rivoluzione platonica del pensiero filosofico, che si contappone come interpretazione della realtà al Mito come metodo di vivere e interpretare la realtà, diventa il fondamento del cristianesimo. In quel momento la descrizione di una realtà immaginata, mediante il logos, il verbo, diventa modello entro il quale piegare la percezione degli uomini nella credenza e nella fede.

Una volta che la religione violenta la società imponendo sé stessa come modello organizzativo della società stessa, non resta altro che la contrapposizione a quella religione come possibilità di modificazione della realtà. Per questo motivo, in tutto il medioevo le eresie si oppongono ai principi assolutistici del cristianesimo e questo trasforma in eresia e in eversione ogni respiro di libertà con cui gli uomini tentano di uscire dalla città di dio che la morale cristiana ha costruito come prigione dell’etica sociale.

In quest’ottica Engels incontra la religione come la nemica degli uomini. Per religione non intende la manipolazione emotiva dell’uomo, ma la struttura di controllo sociale che sfrutta gli uomini manipolati per conservare sé stessa.

Per contro, Feuerbach incontra la religione come struttura di manipolazione dell’uomo e, questa manipolazione, la individua nei principi ideologico-dottrinali della religione cristiana.

Pertanto, la questione che emerge da Engels e Feuerbach è la scelta se combattere la religione come struttura sociale di potere, come indica Engels, o se combattere la religione nei suoi principi dottrinali e negli effetti psichici come indicava Feuerbach.

Scrive Engels:

La possibilità di nutrire nel rapporto con altri uomini un sentimento puramente umano viene già abbastanza turbata oggigiorno dalla società basata sul contrasto e sul dominio di classe, nella quale siamo costretti a muoverci; non abbiamo nessun motivo di turbarla noi stessi ancora di più, divinizzando questi sentimenti sotto forma di religione. E parimente, la comprensione delle grandi lotte di classe della storia viene già resa abbastanza difficile, specialmente in Germania, dalla storiografia corrente, senza che abbiamo ancora bisogno di rendercela assolutamente impossibile trasformando la storia di queste lotte in una semplice appendice della storia ecclesiastica. Già da questo si vede quanto ci siamo oggi allontanati da Feuerbach. I suoi " più bei passaggi" per celebrare questa nuova religione dell'amore sono oggi assolutamente illeggibili. La sola religione che Feuerbach indaga seriamente è il cristianesimo, la religione mondiale dell'Occidente, che è fondata sul monoteismo. Egli dimostra che il dio cristiano non è che il riflesso fantastico, l'immagine riflessa dell'uomo. Ma questo stesso dio è il prodotto di un lungo processo di astrazione, è la quintessenza concentrata di una moltitudine di precedenti dei di tribù e nazionali. E conforme a ciò anche l'uomo, di cui quel dio è l'immagine, non è un uomo reale, ma è a sua volta la quintessenza di molti uomini reali, è l'uomo astratto, quindi è esso pure una immagine ideale. Lo stesso Feuerbach, che predica ad ogni pagina la supremazia dei sensi, l'immersione nel concreto, nella realtà, diventa completamente astratto non appena viene a parlare di un rapporto tra gli uomini che vada al di là del rapporto puramente sessuale.

Il dio dei cristiani, degli ebrei e dei musulmani, non è una modificazione come risultato di un “processo di astrazioni”, ma è una costruzione immaginaria fatta da schiavi, deportati a Babilonia, che hanno proiettato il loro desiderio di essere dei padroni. Hanno fatto del loro desiderio di possesso la definizione del proprio dio padrone con cui legittimare il loro desiderio di possesso. Questa costruzione ideologica fatta dagli ebrei si è legata al desiderio del possesso dell’aristocratico Platone nella sua lotta contro la democrazia. Si è legata al desiderio assolutistico con cui Aristotele ha educato Alessandro Magno all’onnipotenza. Il dio degli ebrei e dei cristiani è una rottura nei processi storici. E’ l’irrompere, sulla scena della storia, della patologia psichiatrica elevata alla dignità della filosofia. E’ l’irrompere della patologia psichiatrica a sostegno della ricerca del dominio e dell’assolutismo.

Tutta la struttura emotiva dell’uomo viene pensata da Engels come una struttura creata da un dio. Innata nell’uomo. Non suscettibile di una veicolazione diversa. Ne consegue che Engels nega il ruolo della religione nella costruzione dell’uomo perché non capisce nessun altro ruolo della religione che non sia quella del dominio sociale come viene pretesa dalle gerarchie delle chiese cristiane.

Ne consegue che Engels non comprende come Feuerbach, analizzando la relazione fra cristianesimo e società, in realtà, ha analizzato, o ha tentato di fare, i meccanismi del controllo delle masse mediante l’imposizione della fede di ogni altra religione. Il cristianesimo è il modello dottrinale a cui si ispira l’islam e il buddhismo. Il cristianesimo, come elaborato dalle scoperte sulla manipolazione mentale infantile messe in atto dagli ebrei a Babilonia, fa della manipolazione mentale dell’uomo il fondamento per imporre la fede.

Il cristianesimo non è espressione dell’uomo, ma l’uomo è espressione del cristianesimo.

Per questo le speranze della lotta di classe altro non sono che le speranze della giustizia realizzata in un paradiso nel cui desiderio la chiesa cattolica e i cristiani hanno costretto l’uomo. Il paradiso nei cieli e il paradiso in terra promesso dalla lotta di classe da troppi marxisti-cristiani obbedisce allo stesso meccanismo psichico manipolato dai cristiani. I marxisti dei movimenti comunisti non saranno mai in grado di liberarsi da questo schema psicologico perché questo schema psicologico, che funziona per aggregare le masse, di fatto, incuberà il seme della sottomissione all’idea religiosa del salvatore che di volta in volta su presenterà con facce sempre diverse, ma col ,medesimo proposito di sfruttare la manipolazione che le persone hanno subito nell’infanzia. Il fallimento del cristianesimo sarà il fallimento dei paesi comunisti dell’est Europa; il fallimento dei paesi comunisti dell’est Europa sarà il fallimento del cristianesimo.

Scrive Ludwig Feuerbach in “La morte e l’immortalità” nel 1830:

Si direbbe a prima giunta, che la Immortalità secondo i Cristiani abbia una decisa superiorità sopra quella immortalità dubbia ed indefinita degli antichi pagani: ma qui tutta la diversità apparente viene da ciò che in questa specialità si è cangiata la natura delle cose da spiritualista e psicologica, in antropologica. Di fatti il Cristianesimo ha sostituito la risurrezione della carne, alla mal certa, e vaga immortalità degli antichi gentili; ma qui non bisogna illudersi né credere, che il Cristianesimo si riaccosti alla credenza semplice, e modesta dei tempi primitivi. Ben al contrario, egli accampa un sistema meditato, ed arrogante. Così p. e. egli fa sparire nei corpi risuscitati, gli organi genitali. Or perché non fa sparire anche le gambe e la testa, che pure abbiam comuni cogli animali? Nel paradiso Cristiano, non si abbracciano le spose non si beve non si dorme ecc ... cioè non si vive della nostra vita umana; ma allora a quale scopo, e perché questi Corpi risuscitati? Il Cristianesimo, che per il primo cominciò la critica contro il Paganesimo in ispecie, e contro tutte le altre religioni, non ha dritto a lagnarsi della nostra odierna critica, egli la intraprese a mezza contro la filosofia, e noi la portiamo ora al complemento riportando ci all'uomo naturale, e primitivo.

Tratto da Ludwig Feuerbach “La morte e l’immortalità” ed. libritalia 1996 pag. 122-123

La ricerca del paradiso diventa la ricerca della giustizia sociale. Engels indica l’ingiustizia nella struttura sociale della chiesa. Feuerbach individua l’ingiustizia nella credenza, nella fede, imposta sull’uomo dal cristianesimo. Le altre ingiustizie sono conseguenti a questa ingiustizia a cui l’infanzia è stata sottomessa.

Con questa promessa del paradiso piantata nella testa fin dalla primissima infanzia, la lotta di classe non si trasforma in una lotta per modificare il presente, ma nella ricerca del paradiso cristiano realizzato. Si alimenta lo stesso meccanismo della realizzazione della città di dio di Agostino che si trasforma, di fatto, in un campo di sterminio per l’uomo. I paradisi realizzati dalla “lotta di classe” finiscono per trasformarsi in altrettanti campi di concentramento in quanto, chi li ha realizzati, non concepisce altro che il campo di concentramento della città di dio in cui la sua felicità viene proiettata su altri che vivono in condizioni diverse. Il meccanismo con cui il cristiano proietta dio fuori di sé si trasferisce nella vita politica e sociale. Ogni persona deve adeguarsi al dio che egli ha proiettato. E’ il dio padrone che si riprende l’uomo che lo ha proiettato ed utilizza quest’uomo, o questi uomini, per impedire ad altri uomini che, veicolando la loro malattia, proiettino il loro dio padrone nella società. Come la promessa del paradiso realizza la sottomissione dell’uomo nella società, così l’uomo costruisce una società di sottomissione per poter realizzare la promessa del paradiso.

Ogni altra promessa della propaganda politica, per essere efficace, deve contenere la promessa di un paradiso da realizzare. Dalle tasse che non si pagano, all’appropriazione di terre confiscate. Ogni partito politico agisce col meccanismo psichico della promessa usando le illusioni di una massa desiderante che fu annientata nell’infanzia dal cristianesimo che ne ha manipolato la struttura psico-emotiva.

Feuerbach, proponendo una lotta alla religione mediante la religione, aggredisce gli elementi fondanti la manipolazione mentale tentando di spostare più in là le sbarre della gabbia della coercizione emotiva delle persone. Ciò che tenta di fare Feuerbach lo farà nel XX secolo la cultura alimentando di imput diversi l’immaginario dell’infanzia. Il tentativo di Feuerbach di costruire la “religione dell’amore” riuscirà, in tempi diversi, a Wilheim Reich con la sua “Rivoluzione sessuale” nel 1968. Ma riuscirà soltanto quando la struttura religiosa cattolica riuscirà a sopravvivere, proprio mediante il controllo sull’infanzia, a tutti i cambiamenti politici e sociali del secolo XX.

A questo punto a Engels non resta che confrontare Hegel con Feuerbach:

Questo rapporto gli si presenta sotto un solo aspetto: la morale. E qui ci colpisce ancora una volta la sorprendente povertà di Feuerbach rispetto a Hegel. L'etica, o dottrina della morale, di Hegel è la filosofia del diritto e comprende: 1. il diritto astratto, 2. la moralità, 3. la dottrina dei costumi, che a sua volta abbraccia: la famiglia, la società civile, lo Stato. Per quanto è idealistica la forma, altrettanto è qui realistico il contenuto. Tutto il campo del diritto, dell'economia, della politica, viene qui abbracciato insieme con la morale. In Feuerbach accade precisamente l'opposto. Nella forma egli è realistico, egli parte dall'uomo; ma non dice assolutamente nulla del mondo in cui quest'uomo vive, e perciò l'uomo rimane sempre lo stesso uomo astratto che era il protagonista della filosofia della religione. Quest'uomo però non è nato dal seno materno, ma è sbocciato dal dio delle religioni monoteistiche, e perciò non vive nemmeno in un mondo reale, formatosi storicamente e storicamente determinato. Egli è si in rapporto con altri uomini, ma ognuno di questi è altrettanto astratto quanto lui. Nella filosofia della religione avevamo per lo meno ancora degli uomini e delle donne, ma nell'etica scompare anche quest'ultima distinzione. Certo, si trovano in Feuerbach, a rari intervalli, delle affermazioni di questo genere: "In un palazzo si pensa diversamente che in una capanna". "Quando per fame, per miseria, non hai nessuna sostanza in corpo, non hai sostanza nella tua testa, nei tuoi sensi e nel cuore nemmeno per la morale". "La politica deve diventare la nostra religione", ecc. Ma con queste affermazioni Feuerbach non riesce a intraprendere assolutamente nulla; esse rimangono dei semplici modi di dire. Lo stesso Starcke deve confessare che la politica era per Feuerbach una frontiera insormontabile, e che "la dottrina della società, la sociologia, era per lui terra incognita" [paese inesplorato]. Ugualmente debole appare egli, rispetto a Hegel, nel trattare il contrasto del bene e del male. "Si crede di dire una cosa grande, - dice Hegel, - quando si afferma che l'uomo è per natura buono; ma si dimentica che si dice una cosa molto più grande quando si afferma che l'uomo è per natura cattivo." Per Hegel il male è la forma in cui si manifesta la forza motrice della evoluzione storica: E questo in un doppio senso: da un lato nel senso che ogni nuovo progresso si presenta necessariamente come un atto sacrilego contro qualcosa di sacro, come una rivolta contro il vecchio stato di cose che sta morendo, ma è santificato dall'abitudine; dall'altro lato nel senso che, a partire dal momento in cui appaiono i contrasti di classe, sono precisamente le cattive passioni degli uomini, l'avidità e la brama di dominio, che diventano le leve dell’evoluzione storica, cosa di cui, ad esempio la storia del feudalesimo e della borghesia è una unica continua prova.

Tutta la storia a cui fa riferimento Engels è storia interna al cristianesimo. In Engels nulla può essere al di fuori del cristianesimo e, anche quando va lontano nel tempo, non riesce a superare i limiti della filosofia. Engels non può conoscere i testi delle piramidi, né i testi Sumeri e, quand’anche avesse letto qualche cosa, nel suo tempo, tutto veniva ridotto alla dimensione della bibbia cristiana. Quando si dice comunemente che l’uomo è “per natura buono”, si afferma che l’uomo per natura non ha nessuna morale cristiana per definire le azioni in base ad un codice morale imposto da un dio padrone. Hegel, al contrario, assume le categorie cristiane in cui “l’anima” è buona, ma viene corrotta dal corpo.

Anche se Engels non conosce testi precristiani non corrotti dall’influenza platonica o stoica, sa perfettamente che l’uomo diviene dalla Natura. E’ una specie della Natura, ma nel pensare l’uomo come una specie della Natura, Engels separa l’uomo dalla Natura per considerarlo un ente morale all’interno di rapporti sociologici in cui le classi sono le categorie “naturali”.

La centralità del discorso di Engels è in quel “per natura”. Un’idea creazionista in cui Engels coglie una situazione in essere e non quel processo di divenire che ha, di fatto, prodotto la situazione in essere dell’uomo. Dove l’evoluzione storica non è l’evoluzione dell’uomo, ma l’evoluzione della storia come elemento astratto dal divenuto dell’uomo.

E’ proprio perché Engels pensa che l’uomo sia ciò che sia in quanto è quello che è per natura, che non si cura se, per caso, non lo è per natura ma per adattamento a condizioni coercitive imposte dalla religione nella prima infanzia. Se l’uomo è così per natura, nulla può essere fatto affinché non sia così e, dunque, la religione cristiana è esente da colpe nella realtà oggettiva dell’uomo.

Hegel afferma che in Feuerbach l’uomo non è nato dal seno materno, ma è sbocciato dal dio delle religioni monoteiste. In effetti, ha ragione Feuerbach. E’ vero che il corpo nasce dal seno materno, ma tutta la struttura psico-emotiva dalla quale l’uomo trae la sua visione del mondo, le sue idee e il suo agire nel mondo è figlio del dio monoteista che la religione cristiana gli ha impresso nella struttura psico-emotiva. L’uomo politico e l’uomo sociale, con cui Engels arriva a misurarsi, ha un corpo uscito dall’utero materno è il prodotto del divenuto della specie che è parte delle specie della Natura. La struttura psico-emotiva dell’uomo è forgiata dalla religione cristiana. Da qui il fallimento di ogni trasformazione sociale che non rientri nei modelli, pur cambiando nome, propri della religione cristiana.

La debolezza e l’inconsistenza di Hegel sta proprio nel non considerare l’uomo il prodotto dell’ambiente religioso in cui è nato. L’etica, la morale, il diritto, la filosofia propria dell’uomo in Hegel è la filosofia, la morale, l’etica e il diritto cristiano che, privato della consapevolezza della sua origine, viene spacciata da Hegel come elementi naturali dell’oggettività. Hegel può pensarli come elementi naturali solo perché li pensa creati dal proprio dio padrone e non riesce a cogliere il divenire storico in cui gli elementi come la filosofia, l’etica, la morale e il diritto vengono ad imporsi sull’uomo. Engels non comprende che la società schiavista di Roma è infinitamente meno schiavista della società cristiana. In Roma la schiavitù è un “fatto sociale” e per rimuoverla sono necessarie attività sociali e politiche. Nel cristianesimo la schiavitù è ordinamento del dio padrone e per rimuovere la schiavitù cristiana è necessario non solo abbattere il dio padrone, ma l’intero complesso morale, etico, filosofico che legittima il diritto ad imporre la schiavitù ad opera del dio padrone ai bambini, fin nella primissima infanzia, e che li fa crescere come adulti inadeguati e bisognosi del padrone. La schiavitù cristiana, come pensata dagli ebrei, è infinitamente più totalizzante che la schiavitù degli antichi popoli precristiani.

Che Feuerbach ritenesse la sociologia, come afferma Starcke “terra incognita”, era solo perché la lettura della società nei termini proposti dai sociologi, i positivisti, erano termini irreali, fantasiosi e incapaci di identificare le pulsioni che attraversavano la società.

A differenza di quanto afferma Hegel il male non porta all’evoluzione storica (Adamo ha mangiato la mela e da questo “male”, secondo Hegel, nasce l’evoluzione storica), ma sono i bisogni dell’uomo, che il dio padrone dei cristiani intende come “male”, che spingono l’uomo e tutte le specie della Natura ad adattarsi e a diversificarsi.

Per questo sembra serio concludere questa esposizione con la frase di Feuerbach che Engels in Ludwig Feuerbach censura [pag. 50 del Ludwig Feuerbach di Friedrich Engels ed. Editori Riuniti 1972]:

“Persino la sua massima [di Feuerbach]: “L’uomo venuto fuori, originariamente, dalla natura, non era che un puro essere naturale; non era un uomo. L’uomo è un prodotto degli uomini, della cultura, della storia” persino questa massima rimane per lui assolutamente sterile.”

L’uomo è una specie della Natura. Come “uomo” della società è un prodotto sociale. Dal momento che la società ha delegato al cristianesimo, alla chiesa cattolica nel nostro caso, la gestione dell’infanzia, l’individuo sociale è un prodotto della chiesa cattolica. Negli ultimi duemila anni l’uomo è il prodotto della necessità della chiesa cattolica di imporre la malattia mentale di dipendenza a tutti i bambini costruendo degli adulti incompleti. Gli adulti incompleti possono fare la “rivoluzione comunista” qualora i loro bisogni materiali entrano in sofferenza, ma rimangono adulti incompleti e la rivoluzione che faranno non sarà altro che una riproposizione della gerarchia assolutista imposta dal cristianesimo.

Nella storia successe questo. Feuerbach, a mio avviso, meritava più attenzione.

I brani che hanno condotto questa riflessione, quando non specificato, sono tratti da:

Ludwig Feuerbach di Friedrich Engels 1888 Editori riuniti 1972 da pag. 44 a pag. 50

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Marghera, Dicembre 2012

Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.