Giuseppe Ferrari (1811 - 1876)

Riflessioni sulle idee relative allo schiavo e allo schiavismo

Riflessioni sulle idee di Ferrari.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185785

Teoria della Filosofia Aperta - Volume due

 

Lo schiavo nella visione di Giuseppe Ferrari

Il problema della schiavitù intesa come legame obbligatorio di un individuo ad altri individui è un problema riconosciuto da Giuseppe Ferrari. La domanda che Ferrari non si pone, o si pone solo in maniera razionale, superficiale, è: che cosa rende l'uomo schiavo?

Come può un uomo pensare che un altro uomo nasca schiavo? Qual è il bisogno all'origine di una convinzione tanto aberrante?

Che cosa obbliga Abramo a scannare suo figlio obbedendo al suo dio? Cosa rende Jahve il Dio padrone di Abramo? Abramo non sta vivendo un pericolo che lo assale e che potrebbe acquetare uccidendo suo figlio. Nessuno dice ad Abramo, "Se vuoi salvare la tua famiglia devi uccidere tuo figlio!".

Cosa rende Abramo schiavo del suo padrone tanto da uccidere suo figlio senza combattere o senza un'adeguata contropartita?

Questa è una domanda che Giuseppe Ferrari non si pone. Non ponendosela, Ferrari può "sbraitare" e inveire quanto vuole contro la schiavitù, ma non rimuove le condizioni che producono continuamente nuovi schiavi.

Scrive Giuseppe Ferrari in Filosofia della Rivoluzione:

Il problema della schiavitù fu da noi posto per determinare il momento della rescissione del contratto, ed è perento nell'istante in cui si manifesta in noi un'obbligazione superiore, vale a dire, un nuovo interesse sostenuto da un nuovo sentimento, Quando l'uomo nasce, lo schiavo scompare, nella misura determinata dalla necessità materiale di obbedire ad una legge morale. Se il padrone è in pari tempo sacerdote e signore come in Russia, lo schiavo dovrà osservare il contratto; se Abramo crede che Dio gli imponga di svenare Isacco, egli deve svenarlo.

Il problema non è quello dello schiavo in essere, ma del processo che porta lo schiavo a diventare schiavo. Affermare che un individuo è uno schiavo o ha un comportamento da schiavo non significa nulla. Si fotografa una situazione senza che di quella situazione se ne conosca l'origine.

La domanda deve essere: chi produce lo schiavo?

Lo schiavo è tale per volontà del Dio creatore?

E' il Dio creatore che costruisce lo schiavo e che lo fa funzionare per un padrone o sono le condizioni in essere che producono lo schiavo? E se ci sono situazioni in essere, quali sono? Se è un Dio padrone, come agisce per controllare Abramo?

Siamo alla costruzione dell'individuo e non necessariamente alla creazione dell'individuo per volontà di dio. Se i Calvinisti affermano che le condizioni sociali sono le condizioni che determinano le relazioni sociali, in realtà, come noi determiniamo le condizioni che costringono l'individuo a crescere e a divenire sono le condizioni nelle quali avviene la formazione dello schiavo in quanto lo schiavo nasce della risposta soggettiva alle condizioni in che la società impone all'individuo.

Chi produce lo schiavo?

Le condizioni sociali oggettive.

Come vengono interiorizzate le condizioni dello schiavo?

Quando vengono interiorizzate le condizioni dello schiavo, vengono interiorizzate anche le condizioni del padrone che è a sua volta lo schiavo che interiorizza le sue condizioni di schiavo assumendo la funzione di padrone degli schiavi:? Servo dei servi! Come hanno sempre detto di sé stessi i Ratzinger di ogni tempo.

Il servo dei servi è il padrone dei servi. Lo schiavo di tutti gli schiavi come responsabile degli schiavi davanti al Dio padrone. La schiavitù è la condizione che il cristianesimo impone agli uomini. Nell'imporre la schiavitù agli uomini il cristianesimo decide una banda comportamentale entro la quale gli uomini devono rispondere alle sue sollecitazioni. La banda di risposte alle sollecitazioni cristiane affinché gli individui vivano la loro condizione di schiavitù è la banda in cui sono possibili le veicolazioni che vanno dalla condizione sociale di padrone assoluto alla condizione sociale di schiavo assoluto. La gamma di grigi che intercorre fra le due posizioni contiene la condizione nella quale il singolo individuo si adatta per divenire e trasformarsi.

Fuori dalla condizione di schiavitù non esiste una condizione possibile per l'educazione cristiana. Nel cristianesimo tutte le persone vengono educate nella schiavitù; ad usare la schiavitù; a pensare gli altri in termini di schiavitù.

Nel cristianesimo si concepisce solo la condizione sociale di schiavo: servire il Dio padrone o servire mammona. Purché l'uomo sia servo e il suo padrone identificabile.

Scrive Giuseppe Ferrari in Filosofia della Rivoluzione:

Sia lo schiavo istruito, sia distrutta la religione che lo inganna, la realtà si muta, una nuova necessità si manifesta; lo schiavo non può obbedire senza mentire a sé stesso; la sua collera prorompe, lo emancipa ed il principio liberatore sta nelle idee, nel sistema dei valori, degli interessi che risvegliano una nuova morale. Non v'ha mezzo per liberare chi è schiavo di mente; se infrange i suoi ceppi, cade preda di altro padrone, e non muta stato. E la schiavitù è infinita nelle mille forme che assume; qui è un giuramento che obbliga ad uccidere il fratello, là è uno scrupolo che strazia sul letto di morte, altrove prende le sembianze dell'amore che vincola alla famiglia: resiste all'aguzzino, ma cede al magistrato; resiste al magistrato, ma teme il sacerdote; odia il sacerdote, il pontefice, l'imperatore, poi legge avidamente la Bibbia, interroga l'oracolo dell'evangelio, non crede alla sola giustizia, rimane schiavo di Dio, e tosto incontra chi sa fare le sue veci in terra.

Lo schiavo culturalmente istruito rimane uno schiavo con una quantità maggiore di cultura con cui gestire la propria condizione di schiavitù. Ma la cultura, da sola, non libera dalla schiavitù. Semmai fa cambiare la relazione schiavo-schiavo o schiavo-padrone, fornendo migliori strumenti allo schiavo per gestire la relazione. Non modifica la relazione anche se, una maggiore capacità di gestione della relazione schiavista illude lo schiavo di esercitare una propria soggettività illudendolo di aver raggiunto una certa libertà rispetto all'oppressione che prima subiva o che immagina di subire se non avesse cultura.

La religione cristiana agisce per costruire la schiavitù psico-emotiva nelle persone. Non si tratta della "religione come struttura", ma della religione come apparato coercitivo che agisce sull'infanzia e sul controllo emotivo-giuridico della società. La religione che distrugge il divenire dell'individuo non è la religione come "chiesa", struttura o gerarchia. E' la religione come "dio padrone", la religione come "Gesù padrone buono e soccorritore di schiavi che devono continuare ad essere schiavi", la religione come "vagina vergine della madonna" che manipola la struttura libidica delle persone; la religione come "il piatto di minestra per i poveri" che mantiene i poveri nella miseria, nell'indigenza e nella sottomissione psichica.

Ferrari pensa che lo schiavo non possa obbedire senza mentire a sé stesso, ma si sbaglia.

La condizione psichica dello schiavo sottomesso al proprio "dio padrone" viene percepita dallo schiavo come "naturale", ovvia, doverosa e sana. Una condizione di fede e sottomissione desiderabile. Una condizione psichica di promesse luminose nelle quali egli esercita, con dovere e accondiscendenza, la propria condizione di schiavitù.

Qui non stiamo parlando dello schiavo condotto in catene dall'Africa che tenta di fuggire o del prigioniero fisico che tenta di spezzare le catene. La condizione della schiavitù psichica che crea dipendenza è il frutto dell'educazione cristiana che manipolando la struttura emotiva costruisce uomini smarriti davanti alla vita e che trovano la loro sicurezza esistenziale nell'affermazione del potere del Gesù padrone, nel Dio padrone, nella fede imposta con la violenza, nella violenza sull'infanzia e sulle donne. Lo schiavo costruito dal cristianesimo è lo schiavo che riafferma continuamente la propria condizione di schiavitù facendo violenza su ogni persona che potrebbe non essere più schiava (o meno schiava di lui), come i bambini, le donne o gli emarginati in generale (di qui le discriminazioni per razza, predilezioni sessuali, generi, culture, condizioni economiche, ecc.), che lo schiavo provvede a mantenerli nelle condizioni di dipendenza e sottomissione per legittimare la sua stessa schiavitù.

Ferrari nota come la schiavitù abbia mille manifestazioni. Dove lo schiavo si fa padrone rispetto a qualcuno, ma sottomesso ad altri. Tuttavia Ferrari si dimentica di indicare le condizioni che inducono l'individuo a considerarsi schiavo, servo, "con tutto il cuore e con tutta l'anima" pur in assenza di catene e frusta. Ferrari indica la soluzione positivista che si riduce nell'attesa di un messianismo scientifico: "Ha da venir la scienza" che libererà gli uomini dalla coercizione della religione cristiana. Si è dimenticato di osservare che l'uomo, fin dalla primissima infanzia, è costretto a diventare cristiano ed è quel cristiano che con la sua ricerca, indirizzata religiosamente, alimenta la scienza. La scienza non prescinde dall'uomo; è un prodotto dell'uomo. Al contrario, la religione cristiana manipola e si impossessa dell'uomo e sta al di sopra dell'uomo "guidandolo" nel suo cammino scientifico. Così è per la schiavitù; la religione trasforma l'uomo in schiavo e lo schiavo alimenta e nutre la religione affinché i bambini siano costretti a diventare schiavi di quella religione.

Il gioco è quello imposto dal criminale Gesù: o servi il Dio padrone o servi la ricchezza. Dove per ricchezza, il criminale Gesù che intende sostituirsi al Dio padrone nel possesso degli uomini, intende il benessere sociale che libera gli uomini dal bisogno e dall'indigenza fisica. Il nemico di Gesù è il benessere sociale, unica condizione capace di liberare la struttura psico-emotiva dell'uomo rendendolo indipendente da ogni padrone.

La società si sostituisce al Dio padrone nel determinare i diritti dell'uomo e i doveri dell'autorità, ma l'autorità si fa Dio padrone violando i propri doveri e impedendo ai diritti dell'uomo di essere applicati nell'infanzia.

Questa condizione sociale, chiara in Romagnosi, diventa indistinta in Ferrari

Lo schiavo può liberarsi dalle catene, ma la libertà implica tempi di trasformazione sociale molto lunghi, attraversano molte generazioni. Nel frattempo si rompe la tensione che tiene la barra dei bisogni umani e gli interessi di questo o quel padrone, del Dio padrone, aiutato da schiavi che vedono nella diffusione della fede e della sottomissione la loro promozione sociale, distruggere i percorsi di libertà della società. Così nuovi schiavi emergono e nuovi e diversi percorsi devono essere intrapresi attraverso molti dolori sociali.

Nella società cristiana si vive una situazione di schiavitù perenne e la schiavitù, nell'ideologia religiosa sociale cristiana, si chiama FILOSOFIA!

NOTA: Le citazioni di Giuseppe Ferrari sono tratte da Filosofia della Rivoluzione (1851) Marzorati Editore Milano 1970 pag. 339

 

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Marghera, 23 agosto 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.