Il Fariseo e la Peccatrice nel vangelo di Luca
Il terrorismo di Giovanni XXII nella bolla
Super Illius Specula
L'ideologia dell'odio nel vangelo di Luca

(testo originale 1998)

di Claudio Simeoni

 

L'odio razzista di Gesù contro i diversi

 

L'incitamento di Gesù all'odio religioso contro i Farisei

(E ogni altro popolo e religione)

Capitolo sei

 

LA PAGINA CONTIENE:

Vangelo di Luca: Il Fariseo e la peccatrice;
Commento al testo "Il Fariseo e la peccatrice";
Bolla "Super Illius Specula" di Giovanni XXII;
Commento: "Il Fariseo e la peccatrice" in Luca e la bolla "Super Illius Specula" di Giovanni XXII;

Scrive Luca nel suo vangelo:

Il Fariseo e la peccatrice nel vangelo di Luca

Un Fariseo lo invitò a mangiare da lui; egli entrò nella sua casa e si pose a tavole. Or, ecco una donna che nella città era pubblica peccatrice, saputo ch'egli era a tavola nella casa del Fariseo, vi andò portando un vaso di alabastro pieno di profumo. Si pose ai piedi di Gesù, bagnandoglieli con le sue lacrime e asciugandoli con i capelli del suo capo. Li baciava e li ungeva di profumo. Il Fariseo, che lo aveva invitato, vedendo questo, pensava fra sé: "Se costui fosse profeta, saprebbe chi è questa donna che lo tocca, di che razza; una peccatrice!", ma Gesù dirigendogli la parola, disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, dì pure", rispose.

"Un creditore aveva due debitori, uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. Non avendo essi con che pagare, condonò il debito ad ambedue. Quale dei due lo amerà di più?'. Simone rispose: "Quello, io penso, a cui ha condonato di più?". Gesù rispose: "Hai giudicato bene". Poi rivolto verso alla donna, disse a Simone: ' Vedi tu questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato acqua per i piedi; questa, invece, ha bagnato i miei piedi con lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio e lei, da quando sono entrato, non ha cessato di baciare i miei piedi; tu non hai unto di olio il mio capo e lei ha unto i miei piedi di profumo. Perciò io dico: i suoi numerosi peccati sono stati perdonati, perché essa ha amato molto; colui, invece, al quale poco è perdonato, poco ama'. Disse poi a lei: 'Sono perdonati i tuoi peccati'. Allora i convitati incominciarono a dire fra di loro: "Chi è costui che rimette anche i peccati?", ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va in pace!".

Vangelo di Luca 7, 36 - 50

Il significato ideologico del vangelo di Luca sul Fariseo e la peccatrice

Al centro del mondo c'è Gesù non per quello che lui fa o per quello che dice, ma come pretesa impositiva apriori. Gesù afferma di essere il figlio di dio e come tale pretende di essere considerato e trattato. Il rispetto a Gesù è ignoto. Ogni gentilezza che riceve non è atto di scelta di un Essere, ma è atto dovuto in quanto egli è il padrone. Anzi, l'atto ricevuto, è sempre manchevole in quanto è sempre troppo dignitoso e, chi lo compie nei suoi confronti, non si umilia a sufficienza e non lo ringrazia per avergli consentito di compiere un atto di generosità nei suoi confronti. Tutti i termini delle relazioni umane sono sovvertiti. E' la chiesa cristiana e quella cattolica in particolare che deve essere ringraziata in quanto permette ai suoi fedeli di prostrarsi e di supplicarla in quanto essa non considera i suoi fedeli degli Esseri Umani dignitosi, ma solo delle pecore che lei, buon pastore, sta conducendo al macello.

In questo racconto, ecco Luca marcare questo aspetto. A Luca non interessa la generosità del Fariseo. Luca afferma che Gesù è invitato a pranzo perciò entra in casa e si siede a tavola. Nessun commento! Nessuna motivazione! Nessun perché! Un Fariseo, ligio alla tradizione, lo ha invitato, perché o percome non è dato sapere. Per Luca è un onore per il Fariseo invitare Gesù. Gesù rende onore al Fariseo andando a mangiare a casa sua. A casa del nemico! Non è il Fariseo generoso nell'invitare Gesù, ma è Gesù generoso nell'andare a pranzo dal Fariseo. Folle!

Luca nel racconto introduce un personaggio in contrapposizione al Fariseo: una donna 'pubblica peccatrice'. Il concetto di 'pubblica peccatrice' è un concetto che va lasciato soltanto alle definizioni feroci dei cristiani. Ricordiamo che chiunque tenti di lottare per la vita o per migliori condizioni di vita, per i cristiani sono pubblici peccatori. Nel corso della vita chiunque combatte con le proprie armi. Nessuno condanna un uomo perché si guadagna da vivere con i suoi muscoli. Nessuno dice ad un operaio che cede otto (oggi) ore della sua giornata di sé stesso al padrone puttaniere. Però una donna che usa le sue armi per vivere al meglio nel Sistema Sociale in cui è nata viene indicata dai cristiani come 'pubblica peccatrice' e additata al disprezzo pubblico. Questo perché per i cristiani l'Essere Umano femminile non è persona, ma bestiame che deve essere allevato ed addestrato per comportarsi come il padrone vuole che si comporti, pena grandi castighi. Luca usa questo personaggio, che considera l'Essere più abietto che egli possa pensare, come contrapposizione al Fariseo che rappresenta l'Essere Umano più pio e ossequioso della legge divina nella società giudaica.

Questa 'peccatrice' si mette in ginocchio davanti a Gesù, si umilia al punto di lavare i piedi di Gesù con le sue lacrime e asciugarli con i capelli profumandogli i piedi. Quest'immagine è quanto la chiesa cristiana impone ai suoi 'fedeli', prostrarsi, umiliarsi, coprirsi il capo di cenere, non essere persone, ma supplicanti sopraffatti dal dolore dell'esistenza. Essere nelle stesse condizioni della 'peccatrice'. Costei, per il suo stato, per le sue scelte e per la propria coscienza, è imprigionata, non è in grado di chiedere nulla, di rivendicare nulla, di offrire nulla se non la propria autoumiliazione. Il Fariseo è un Essere Umano pio, segue la sua legge, ha l'orgoglio di seguire la propria regola di vita, ha qualche cosa da opporre allo sfottò di Gesù. Il Fariseo segue il proprio sentiero, giusto o sbagliato che sia, condivisibile o meno, e da quel sentiero trae la forza per affrontare la propria esistenza, da quel sentiero si procura le armi e gli scudi con i quali affrontare le sfide della vita. Egli non è tenuto ad umiliarsi, egli ha seguito fedelmente le proprie tradizioni, ha fatto quanto ritiene giusto e può guardare Gesù a testa alta: egli è retto in sé stesso! La donna è stata costretta a condizioni e ad azioni che lei non condivideva, per non essere riuscita a costruire condizioni diverse o per essere stata schiacciata si sente colpevole. Non ha nemmeno la forza di accusare chi l'ha indotta a comportarsi in maniera diversa dal proprio pensiero e dalla propria coscienza. Se lei avesse condiviso il proprio stato di 'pubblica peccatrice' non sarebbe così debole psicologicamente, non si prostrerebbe, ma userebbe il proprio stato come atto di forza riuscendo a prendere, dal proprio stato e dal proprio modo di essere, gli scudi e le armi con le quali difendersi. Allora non la troveremmo in ginocchio davanti a Gesù e Luca non avrebbe occasione di propinarci la sua morale da schiavista.

Questo si chiama: essere un criminale.

Questo è il punto. Il Fariseo ha forza dentro di sé, la donna no.

L'indicazione che Luca dà alla chiesa cristiana è quello di ridurre ogni Essere Umano nelle stesse condizioni psicologiche di quella donna. Colpevolizzarla psicologicamente ed educazionalmente costruendo le condizioni attraverso le quale questa si senta colpevolizzata psicologicamente e non si accorga delle condizioni educazionali che l'hanno costretta a diventare ciò che è diventata. Costringerla a credere che quanto fa è il male che esce da se e non le condizioni che la costringono a scegliere quanto sceglie in quanto non ha scelta per effettuare una scelta diversa.

Questo fa di Luca un miserabile criminale.

Prendendo in esame una situazione assurda, considerando cioè che sia la donna che il Fariseo abbiano avuto, nel corso dell'esistenza la stessa possibilità di scelte e le identiche condizioni all'interno delle quali potessero scegliere. A parità di condizioni (ammesso come esempio, ma non concesso) il Fariseo ha scelto una via secondo la propria tradizione, mentre la donna ha scelto una via fuori della tradizione. Il Fariseo si è attenuto alla legge divina (con tutte le eccezioni che vogliamo accreditargli) mentre la donna no. In questo caso avrebbe ragione il Fariseo a protestare un diverso trattamento da parte di Gesù in qualità di figlio del dio creatore. Gesù mostra apprezzamento per chi non ha seguito la legge divina mentre mostra disprezzo per chi l'ha seguita. Infatti la donna non mostra pentimento per la sua vita, non promette di cambiare vita seguendo una morale diversa: la donna si umilia soltanto! All'interno di queste condizioni ha ragione il Fariseo a disprezzare quanto Gesù mostra di apprezzare.

Il punto è che a Gesù la parola divina interessa soltanto per umiliare chi non è in grado di difendersi, per sottomettere e soggiogare gli Esseri Umani, non per costruire Libertà o un sentiero che porti verso la conoscenza o la consapevolezza degli Esseri Umani stessi.

Il racconto che Gesù usa come metafora è fuori luogo. Egli in sostanza afferma che chi ha un debito maggiore è più grato per la remissione di chi ha un debito minore. Egli usa una metafora materiale per esemplificare una situazione morale. Sembra che egli voglia monetizzare il comportamento morale. La metafora è fuori luogo in quanto Gesù parte dal presupposto che entrambi abbiano un debito con dio, dunque con lui. Il Fariseo ha un debito di gratitudine con lui in quanto lo ha invitato a pranzo e la donna ha un debito con lui in quanto è una 'pubblica peccatrice'., ma la remissione del debito dell'uno e dell'altro non possono essere considerati alla stessa stregua in quanto il debito, se di debito si può parlare, è chiaramente di natura diversa., ma a Gesù non interessa questo, egli è rabbioso in quanto non è in grado di umiliare il Fariseo che, proprio per il fatto di seguirà la propria tradizione, non può essere accusato di peccato, mentre la donna si ritiene nel peccato e cerca una via d'uscita dalla propria situazione. Il Fariseo offre qualche cosa, mentre la donna chiede. In questo caso è Gesù in debito col Fariseo, non il Fariseo con Gesù. La metafora è fuori luogo in quanto Gesù avrebbe dovuto parlare di due individui, uno al quale viene rimesso il debito ed uno al quale viene sottratto il credito. Allora la risposta di Pietro sarebbe stata molto diversa, il debitore sarebbe stato grato, ma il creditore sarebbe stato rabbioso nei confronti di chi gli sottraeva il credito accumulato. Il Fariseo, proprio per seguire fedelmente la propria tradizione, aveva accumulato un credito con il suo dio in quanto egli aveva rispettato i patti mentre il suo dio doveva ancora concedergli quanto era stato stipulato nel patto.

Tutto questo a Gesù non interessa in quanto egli è il dio padrone figlio del dio padrone e tutto era dovuto in quanto egli chiedeva che gli fosse dovuto. Rinfaccia al Fariseo di non averlo onorato (però era seduto alla sua tavola e il Fariseo gli aveva offerto il suo cibo in piatti e bicchieri lavati e puliti), di non averlo baciato (dimenticando che Gesù disprezzava le tradizioni dei Farisei), di non averlo unto (e perché avrebbe dovuto se egli disprezzava le tradizioni?). In altre parole Gesù offende il proprio ospite umiliandolo davanti a una "pubblica peccatrice". E non lo offende poco, davanti a chi percorre il proprio sentiero nel rispetto della propria tradizione afferma che costei non ha più peccati per il solo fatto di essersi umiliata e prostrata e non per il fatto di essersi ravveduta.

Questo è l'insegnamento di Luca alle chiese cristiane. Imporre l'umiliazione. Perché? Per ottenere cosa? La salvezza. Da cosa? Dal terrore cui la chiesa cristiana sottoporrà tutti gli Esseri Umani che avranno qualche cosa da opporre alla chiesa cristiana. Il Fariseo non era salvo, il Fariseo sarebbe stato torturato e poi bruciato dai cristiani non appena questi ne avrebbero avuti i mezzi. I cristiani gli avrebbero tolti i figli e limitato ogni possibilità di movimento. Questo perché il Fariseo camminava lungo il proprio sentiero e questo i cristiani non sono in grado di sopportarlo in quanto nemici della vita!

Nel 583 Reccaredo, re dei Visigoti si converti dall'Arianesimo al cattolicesimo e come omaggio alla nuova religione perseguitò gli Ebrei. Applicò la decisione del III° Concilio di Toledo secondo il quale i figli dei matrimoni misti dovevano essere battezzati. Egli dette inizio ad una persecuzione che giunse al culmine con l'Inquisizione Spagnola. Il successore ordinò che gli Ebrei non convertiti lasciassero il paese. In migliaia emigrarono in Nordafrica e in Gallia. Prima dell'occupazione musulmana del 711 i discendenti degli Ebrei dovevano essere consegnati allo stato per venire educati, lo stato li distribuiva presso famiglie cattolico osservanti e poi li costringeva a sposarsi con cattolici di provata fede: non c'è da stupirsi se costoro accolsero i musulmani come dei liberatori.

I Farisei camminavano orgogliosi lungo il proprio cammino che essi consideravano un cammino di giustizia, la donna 'pubblica peccatrice' si prostrava e umiliava in quanto si riteneva colpevole di quello che faceva. Secondo gli insegnamenti di Luca i cristiani tentarono di trasformare gli Ebrei nelle stesse condizioni della donna che Luca considerava 'pubblica peccatrice' affinché si prostrassero e si umiliassero davanti al terrore dei cristiani. In nessun altro modo i cristiani potevano diffondere il messaggio di morte del loro fondatore.

Bolla di Giovanni XXII Super Illius Specula con cui si ordina il genocidio di donne indifese

Giovanni vescovo, servo dei servi di Dio, a perpetua memoria.

Posti all'altezza di Colui, per quanto senza merito e favorendoci la Sua clemenza, che da principio formò il primo essere del genere umano, messo a capo delle cose terrene e adornato delle virtù divine, conforme e consimile all'immagine Sua, che lo richiamò quand'era esule dandogli la legge, lo liberò quando era prigioniero, lo ritrovò quando era perduto e lo riscattò quando era stato venduto col merito di Sua passione, perché di là volgessimo lo sguardo ai figli degli uomini che comprendono e ricercano Dio attraverso l'esercizio della religione cristiana: con dolore percepiamo, e lo pensiamo pure con nostro intimo turbamento, quanti sono cristiani solo di nome.

Essi, abbandonato il primo lume della verità, sono ricoperti da così grandine caligine di errore che stringono un'alleanza con la morte e stipulano un patto con l'inferno: fanno infatti sacrifici ai diavoli, li adorano, costruiscono e fanno costruire immagini, anelli, specchi o ampolle o qualunque altra cosa per legare ivi stesso magicamente i diavoli; ad essi chiedono responsi, li ricevono e per soddisfare i loro malvagi desideri chiedono il loro aiuto e per questo scopo assai turpe chiedono una turpe servitù. Quale dolore! Un simile morbo pestilenziale che ora si diffonde per il mondo più ampiamente del solito, contagia, col passare del tempo, più gravemente il greggio di Cristo.

Pertanto, per un dovere proveniente dall'ufficio pastorale che abbiamo assunto, dovendo ricondurre le pecore che vagano sviate per riportarle all'ovile di Cristo e separare dal gregge del Signore quelle malate perché non infettano le altre, con questa costituzione valida in perpetuo, avendo consultato i nostri fratelli, ammoniamo tutti i singoli rinati dal fonte battesimale, in virtù della santa obbedienza e sotto la minaccia della scomunica, prescrivendo ai medesimi che nessuno di loro osi insegnare o apprendere cosa alcuna delle predette empie dottrine, o, fatto ancora più esecrabile, servirsi in qualunque modo di esse in qualche caso.

E poiché sta bene che costoro, che con le loro azioni perverse disprezzano l'Altissimo, siano colpiti con le debite pene per le loro colpe, noi scomunichiamo immediatamente tutti e singoli che abbiano osato fare alcunché delle predette cose di contro ai nostri molto salutari moniti ed ordini, e decidiamo che essi incorrano in tale scomunica ipso facto. Stabiliamo con fermezza che, oltre alle pene surriferite, contro quei tali che, ammoniti nelle predette cose o in qualche parte di esse, non si siano corretti entro otto giorni da contarsi a partire dall'ammonizione predetta, si procederà attraverso i competenti giudici ad affliggere quelle pene, tutte e singole, oltre alla confisca dei beni, che per legge meritano gli eretici.

Invero, essendo opportuno che ogni via ed occasione siano precluse a misfatti così esecrabili e avendo consultato i detti nostri fratelli, prescriviamo ed ordiniamo a tutti che nessuno di loro ardisca avere, tenere o studiare volumetti o scritti di qualunque genere contenente alcunché dei suddetti errori condannati. Anzi vogliamo piuttosto e in virtù della santa obbedienza prescriviamo a tutti che chiunque possederà uno degli scritti o volumetti condannati, nello spazio di otto giorni da contarsi dalla notifica di questa nostra costituzione, si ritenga obbligato a distruggerli ed a bruciarli totalmente, completamente e in ogni loro parte; in caso contrario, sentenziamo che siano scomunicati immediatamente, per poi procedere contro quanti disprezzano la presente, ad altre pene più gravi, quando se ne abbia la prova.

Dato ad Avignone 1326

[tratto da 'La Stregoneria: diavoli, streghe, inquisitori dal trecento al settecento' di S. Abbiati, A. Agnoletto, M.R. Lazzati Arnoldo Mondadori Editore 1984]

Significato e relazione fra il Fariseo e la peccatrice nel vangelo di Luca e la bolla Super Illius Specula con cui Giovanni XXII ordina il genocidio di donne indifese.

Chi è Giovanni XXII?

E' uno di coloro che, dopo le persecuzioni degli Ebrei e dei lebbrosi in Francia accusandoli di ordire complotti in collaborazione con i musulmani di Spagna al solo fine di depredarne gli averi, ordina la persecuzione di quanto non si assoggetta acriticamente alla chiesa cattolica preferendo ricercare la Libertà degli Esseri Umani.

Giovanni XXII è colui che ordina la persecuzione di presunte Streghe e di presunti Stregoni. Le persecuzioni non toccheranno né Streghe, né Stregoni, in compenso devasteranno milioni di piccoli uomini e donne la cui unica colpa è la ricerca di Libertà in relazione col loro circostante. Distruggeranno perle preziose, che per l'espressione dei loro bisogni, delle loro aspirazioni, del loro trasporto per il circostante rappresentavano il motore del divenire dei Sistemi Sociali in cui vivevano. Distruggendo loro, nel modo più infame ed abietto conosciuto dai cristiani, hanno tentato di bloccare il divenire dei Sistemi Sociali aumentandone l'asservimento e la coercizione.

Giovanni XXII incarna la responsabilità di ogni singolo cristiano nella mattanza. Egli poté agire perché studiosi e intellettuali coprirono la sua malvagità. Studiosi e intellettuali cristiani, a quei tempi non c'erano centri studi ufficiali che non fossero cristiani, il cui scopo era quello di impedire, all'interno dei centri studi, formulazioni dottrinali che non fossero perfettamente ortodosse. Gli 'studiosi' hanno la stessa responsabilità dei cristiani (al di là del fatto che fossero anch'essi cristiani) in quanto il loro approccio non era quello di studiare, ma di preparare un piano di disarticolazione del divenire umano. Dovevano preparare non solo gli strumenti con cui attaccare il bisogno di Libertà, ma approntare le truffe giuridiche attraverso le quali intervenire sul bisogno di Libertà. Parlerò di Jacopo Passavanti a proposito dello studioso come braccio armato di Giovanni XXII.

Parliamo anche dell'oggetto della persecuzione. La percezione del circostante avviene spesso come ricerca del potere, quel potere che il Sistema Sociale nega agli individui che sentono bruciare dentro di loro il fuoco di Vesta. Il circostante promette potere, ma chi percepisce questo non conosce nessun riferimento per comprenderne il significato. Il termine potere viene confuso con quanto il Comando Sociale propina loro. Il termine potere viene interpretato come poter fare, poter comandare, poter disporre, esattamente come il Comando Sociale agisce nei loro confronti. Il fuoco di Vesta, senza autodisciplina si trasforma in Vulcano, senza disciplina scatena Furia in tutta la sua forza distruttiva. Così, anziché estendere le ali della percezione ampliando la relazione col circostante, ci si scatena nel quotidiano della ragione col senso di potenza che il fuoco di Vulcano ispira. La sensazione di potenza non è riferita al quotidiano della ragione, ma alla capacità di superare il corso dei mutamenti. Il senso di potenza deriva dalla certezza dell'individuo di superare la morte del corpo fisico continuando il cammino per diventare eterno. Questo l'individuo non lo sa, il suo condizionamento educazionale lo costringe a pensare all'onnipotenza nella vita di tutti i giorni. Così il Potere di Avere ha buon gioco a distruggere chi ricerca la Libertà. Così chi ricerca la Libertà, anziché costruire una solida base da cui spiccare un balzo nell'infinito dei mutamenti aumentando il livello di Libertà del Sistema Sociale in cui vive, brucia la propria possibilità in uno scontro impari col Potere di Avere.

Quando la terra è arida, Conso racchiude i semi dentro di sé ed attende l'arrivo della pioggia.

Non fu solo questo, naturalmente, centinaia di migliaia di donne e uomini vennero torturati ed ammazzati soltanto per il gusto di torturarli e di ammazzarli, il gusto di Gesù di metterli in ginocchio costringendoli a strisciare e supplicare.

Dal Giornale 'La Repubblica' del 30 Agosto 1994 leggiamo la cronaca della tortura del fuoco tratto dall'opera dell'Inquisitore Domenicano Eliseo Masini Sacro Arsenale ovvero Pratica dell'Officio della Santa Inquisitione pubblicato a Genova nel 1621 e in edizione definitiva nel 1625 il testo è stato ripubblicato nel 1990 da Xenia editore dal titolo 'Il Manuale degli Inquisitori':

'Poiché il costituto non poteva essere sottoposto al tormento della fune, per il fatto che chiaramente era privo di un braccio o aveva un braccio rotto ect., decretarono che fosse sottoposto al tormento del fuoco facendo istanza in tal senso (...). E pertanto ordinarono che lì il costituto fosse condotto al luogo dei tormenti e sottoposto alla tortura del fuoco e da esso tormentato. Condotto dunque alla tortura del fuoco, più volte fu ammonito dai signori con benignità di dire liberamente la verità, senza aspettare di essere afflitto da quel tormento già detto. (...) Allora i signori vedendo che quello non voleva dire la verità, ordinarono che fosse sottoposto al tormento del fuoco. Allora, sottoposto al tormento, egli con i piedi nudi spalmati col lardo di maiale e tenuti fermi in ceppi vicino ad un bel fuocherello ardente, dopo esserci stato per uno spazio di tempo, (...) all'inizio restò zitto sotto quella tortura poi cominciò ad urlare ad alta voce ohimé. E vedendo che sentiva un gran male, i signori ordinarono che fosse messa una tavola davanti ai piedi del costituto (...). La tavola fu messa e il costituto fu interrogato dai signori. (...) La tavola fu tolta. Il costituto allora cominciò a gridare a gran voce (...). Allora i signori ordinarono che fosse di nuovo messa la tavola davanti ai piedi.'

Questo trattamento è quello che Gesù avrebbe voluto riservare al Fariseo reo di non avergli dato il bacio di benvenuto (o di sottomissione), di non avergli lavato i piedi, perché, secondo Gesù il Fariseo doveva amarlo con tutto il suo corpo, con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima. Il Fariseo doveva essere come quel creditore che avendo molti debiti ringrazia per averli rimessi. Il Fariseo non deve non avere debiti, non deve essere prudente nella propria esistenza per guardare dritto il proprio divenire, deve contrarre molti debiti affinché dio possa agire a suo piacere nei suoi confronti colpevolizzandolo. Questo spirito è lo spirito cristiano nella caccia dell'inquisizione e nella preparazione della bolla di Giovanni XXII. Costringere gli altri ad assumersi colpe che non hanno per poterli condannare e costringere a strisciare davanti al suo dio. Giovanni XXII, gli Inquisitori, Passavanti, Gesù sono condotti dallo stesso spirito, umiliare il genere umano per soddisfare i propri miserabili appetiti.

Giovanni XXII ordina di uccidere, massacrare, torturare, distruggere la conoscenza che non sia la sottomissione e, nello stesso tempo ordina quanto preferisce: la confisca dei beni a chi ritiene eretici. A lui interessa relativamente perseguire chi adori del diavolo, interessa confiscare i beni e incamerarli. Quanti sono i beni che la chiesa cattolica ha accumulato dividendoseli fra le varie strutture interne con questo giochetto, direttamente o indirettamente? L'importante è rubare il pane dalle mani di chi non si può difendere.

Nella prima parte della bolla Giovanni XXII afferma di essere il padrone e il dittatore dell'esistente in quanto è stato posto all'altezza di dio creatore dell'universo (peccato che la sua esistenza sia solo una fantasia) che, secondo lui, avrebbe fatto una serie di cose (dimenticando come quelle cose siano frutto della volontà umana, del bisogno umano. Perché Giovanni XXII è crudele? Perché è stato posto allo stesso livello del macellaio di Sodoma e Gomorra, il quale, secondo Giovanni XXII, formò il primo essere del genere umano (balle!) che fu messo a capo delle cose terrene e adornato delle virtù divine (semmai è il contrario, dio viene dipinto con virtù umane!), che lo avrebbe chiamato quando l'uomo era esule (ma non era sulla terra?) dandogli le sue leggi (sottomettendolo ai suoi voleri!), lo liberò quando era prigioniero (di uomini o della sua sottomissione imposta? Se era prigioniero di uomini non era prigioniero di chi dio ha creato, dunque era prigioniero di sé stesso. O si sostiene forse che dio lo ha liberato dalla sua stessa coercizione?), lo riscattò con la sua passione (avrebbe benissimo potuto, come creatore, farsi i fatti suoi!), affinché gli uomini si sottomettessero al cristianesimo in ogni aspetto della loro esistenza e del loro intimo. Ecco il motivo per cui Giovanni XXII vuole perseguire il genere umano: egli si ritiene giuridicamente il padrone del genere umano e questo deve essere felice nel prostrarsi e nell'essere perseguitato qualora un barlume di ragione raggiunga il suo cuore. Questa è la logica di Gesù!

Di cosa si rammarica Giovanni XXII? Che troppi sono cristiani solo di nome. Si rammarica che il terrore cristiano non abbia avvolto tutti gli Esseri Umani. Questo è il secondo motivo per cui decide che gli Esseri Umani devono essere torturati: non si sottomettono con tutto il loro cuore, con tutto il loro corpo e con tutta la loro anima. Fingono, fingono per sopravvivere nascondendosi alle pene che il terrore cattolico vuole infliggere loro. Scovateli, dice Giovanni XXII, scovateli, torturateli, depredateli e uccideteli! Seguendo la parola e gli insegnamenti di Gesù, che non si comportino come il Fariseo che si limitò ad invitare a pranzo Gesù senza sottomettersi a lui, senza dargli il bacio e senza lavargli i piedi. La ferocia di Giovanni XXII è pari a quella di Gesù.

Perché Giovanni XXII ha paura che gli Esseri Umani pensino e facciano del loro corpo e della loro anima quanto desiderano? Non ci sarà il suo dio a punirli? Giovanni XXII mentiva nei confronti del suo dio, sapeva benissimo che il suo dio era solo un'invenzione usata per mettere in ginocchio gli Esseri Umani per potergli rubare il pane dalle mani. Sa benissimo che senza terrore gli Esseri Umani cercano la via del loro divenire ovunque questa si presenti e nella forma in cui si presenta. Giovanni XXII sa di essere bugiardo, e sa come le bugie, per essere credute, è necessario che siano accompagnate dal terrore affinché nessuno osi verificarle.

Condannare qualunque cosa!

Condannare qualunque azione che possa costruire un dubbio nella sottomissione acritica alla fede cattolica. Distruggere ogni immagine sospetta, sequestrare specchi e anelli; tutto pur di derubare chi non ha nulla! Derubare i più deboli che osano chiedere al circostante aiuto per risolvere i problemi che la chiesa cristiana costruisce al fine di seminare miseria. Come, dice Giovanni XXII, voi non siete contenti di prostrarvi e di servirmi? Come, dice Giovanni XXII, voi non siete contenti di lavarmi i piedi, di farvi derubare per la mia ricchezza, io che sono l'immagine di dio in terra? Come osate chiedere aiuto al diavolo mio acerrimo nemico, come osate farvi aiutare dal demonio per chiedere una speranza di Libertà! Quale dolore, dice Giovanni XXII, piuttosto che servirmi vogliono essere liberi!

Queste sono le condizioni per cui il creditore rimette i debiti? Non giochiamo ai bussolotti, i creditori sono gli uomini, la chiesa cristiana è in grande debito nei loro confronti; non giochiamo ai bussolotti, il debitore è Gesù nei confronti del Fariseo, ed è debitore due volte, prima per essersi seduto alla sua tavola e poi per averlo insultato, ma i truffatori non pagano i loro debiti, terrorizzano per non pagare!

Quale dolore per la chiesa cattolica, anziché sottomettersi gli Esseri Umani cercano la Libertà e questa ricerca si allarga, contagia altri Esseri Umani. Non è una ricerca più grande del solito, ma sta terrorizzando Giovanni XXII, vede il suo gregge sempre più gravemente contagiato dal desiderio di Libertà.

Distruggere la Libertà! Giovanni XXII ritiene un dovere distruggere la Libertà. Distruggere coloro che cercano la via verso l'eternità scendendo dall'altare sul quale i preti cattolici vogliono sacrificarli al loro dio impedendo loro di diventare eterni. Ricondurre le persone che cercano la Libertà alla sottomissione e all'obbedienza affinché accettino di buon grado di rinunciare al proprio divenire per sacrificare la propria Energia Vitale in favore del suo dio e, contemporaneamente, distruggere chiunque non è riconducibile all'obbedienza.

Con questo decreto, che egli impone come valido in eterno, ammonisce il proprio bestiame in virtù dell'obbedienza che gli devono e sotto la minaccia di scomunica: se non fanno quanto egli chiede li avrebbe torturati e uccisi!

Cercare la Libertà è un'azione perversa e, pertanto, i ricercatori devono essere colpiti con le debite pene. Specialmente la confisca dei beni 'come meritano gli eretici'. Inoltre che nessuno osi studiare, potrebbe facilitargli la via attraverso la quale cogliere dall'albero della vita eterna.

Bruciate i libri, invoca Giovanni XXII. Bruciate i libri affinché nessuno possa studiare e sviluppare la sua relazione col circostante. Bruciate i libri, dice Giovanni XXII, affinché nessuno pensi di sottrarsi dalla sottomissione al nostro dio; affinché nessuno, chiedendosi il perché delle cose, possa scoprire le nostre menzogne e sottrarsi al nostro potere! Bruciate i libri, dice Giovanni XXII, affinché nessuno riesca a capire che non è lui debitore della chiesa cattolica, ma la chiesa cattolica debitrice nei suoi confronti e nei confronti dei padri dei suoi padri e debitrice dei figli e dei suoi figli. Bruciate i libri, dice Giovanni XXII, affinché nessuno chiami la chiesa cattolica a dover pagare il proprio debito nei confronti degli Esseri Umani né ora, né mai!

Nella sua opera di macellaio Giovanni XXII fu attorniato da tutta una serie di servi che lo aiutarono a macellare i più deboli pur di conservare i loro privilegi.

Primo fra tutti fu Jacopo Passavanti. Passavanti scrive 'Lo Specchio della vera Penitenza', un testo il cui scopo era instillare terrore attraverso lo scorrere del tempo e del pensiero rivolto alle pene infernali.

Il suo scopo era quello di superare il Canon Episcopi da un lato e dall'altro rendere più feroce la caccia a chi cerca la Libertà in relazione col circostante.

Dal Canon Episcopi alla bolla di Giovanni XXII erano passati quasi cinquecento anni. Di mezzo c'erano state le crociate, la strage dei pezzenti, dei bambini e dei pastorelli. La percezione del circostante era cambiata. Il condizionamento educazionale era giunto quasi a cancellare il ricordo delle cavalcate di Diana. Il problema per i cristiani era che al di là della forma il circostante si percepisce sempre come momento di Libertà e, a quel circostante, si dà la forma imposta al momento. Fino ad ieri la gente si relazionava cavalcando con Diana, ora che il ricorda è andato cancellandosi, cavalcano col diavolo. Non c'è differenza, è lo stesso circostante che avvolge l'individuo portandolo alla Libertà. Cambia soltanto la forma che il circostante assume per condurre l'individuo. Cambiano soltanto i referenti nel mondo della ragione attraverso i quali l'individuo descrive il circostante. Per Passavanti la scienza diabolica è cercare di comprendere il futuro, cercare il potere e la ricchezza che il Comando Sociale nega a quelle persone, per Passavanti la scienza diabolica è fare quanto la chiesa proibisce di fare per cercare la Libertà dalla miseria che la chiesa impone. Devono essere puniti, per Passavanti, ogni azione, o sequenza di azioni, il cui scopo è quello di portare a termine l'arte magica e, con essi, gli intenti degli individui. Non tutti sanno usare l'arte magica.

Si legge nel 'La Stregoneria - Diavoli, Streghe e Inquisitori dal trecento al settecento' di Abbiati Agnoletto e Lazzati ed. Mondadori:

'...Passavanti riconosce che ben pochi sono quelli che 'sappiano adoperare' quest'arte. La gente comune ('di bassa condizione', scrive, con un atteggiamento di malcelato disprezzo) usa 'certi incantesimi, iscongiuri, iscritture, brievi e legature, con certe osservanze che pare ch'ell'abbiano somiglianza con quelle dell'arte magica, e non hanno a fare nulla d'essa';, ma siccome le persone che compiono tali pratiche inutili credono realmente nella loro efficacia e nell'aiuto del diavolo, per questo solo fatto esse 'peccano mortalmente'. La posizione del nostro frate è assai importante perché sarà tipica dei demonologi più intransigenti (Visconti, Bernardo da Como e Prierias, ad esempio): anche se i seguaci del diavolo non compiono in effetti quanto dicono di compiere, non fa difficoltà alcuna, poiché godere dentro di sé per una falsa colpa è - insegna Agostino (De civ. Dei, XVIII, 12) - già di per se stesso una colpa'.

Soprattutto emerge il disprezzo per la gente. Emerge il disprezzo per chi è costretto a strisciare e viene umiliato a maggior gloria della chiesa. Questo disprezzo è la vera base della persecuzione. Appropriarsi degli averi, costringere ad umiliare e provare disprezzo per gli umiliati quando tentano di alzare la testa per strisciare verso l'infinito. I poveri non sono nobili, i loro sentimenti sono assoluti, come la miseria nella quale i cristiani li cacciano, non usano la dialettica e la retorica, né i giri di parole quando desiderano che il prelato, boia di turno, si levi dalle scatole. Cosa vogliono questi pezzenti? Si chiede Passavanti; come ogni prelato che elargendo la propria carità per alimentare la miseria che egli ha costruito mostra tutto il suo arrogante disprezzo. I miserabili percepiscono il circostante e in quel circostante devono mettere ordine. Il circostante trasmette loro una sensazione di potere, ma essi non sono in grado di disciplinarlo, di metterlo in ordine, di inserirlo nella descrizione del quotidiano della ragione. Il circostante spesso li avvolge fagocitandoli, non hanno punti di riferimento, non hanno protezione e quelle poche vengono distrutte e bruciate anche per ordine di Giovanni XXII. Bruciate i libri! Ordina. I poveri si muovono nel caos di Fors e Passavanti ha buon gioco nel disprezzarli, ma sporco e miserabile è Passavanti, non i piccoli uomini che danno l'assalto al cielo della conoscenza e della consapevolezza.

Bruciateli pure, dice Passavanti, peccano contro dio. Nel loro cuore godono nel relazionarsi col demonio. Nel loro cuore peccano contro dio. Ammazzateli!

I miserabili devono essere ridotti come la peccatrice: impotenti davanti al torturatore. Pronti ad accogliere la tortura che finalmente li redimerà portandoli a morire al cospetto di dio. Giovanni XXII altro non fa che seguire i precetti di Gesù e Passavanti li traduce in termini pratici: uccideteli comunque, tanto hanno peccato in ogni caso.

I piccoli uomini arrancano all'interno di Fors, sono condotti dalle immagini apprese nel quotidiano della ragione, è molto duro superarle, occorre molto tempo. Spesso i miserabili non sanno mascherarsi bene, sono generosi rispetto agli altri Esseri Umani e questa generosità li scopre consegnandoli ai carnefici. Altri sono deboli e i cristiani imputano a loro la miseria e le malattie che attraverso il loro fare sviluppano nei Sistemi Sociali.

Fors chiama gli Esseri Umani, li induce ad entrare nello sconosciuto, sfrutta ogni cedimento della barriera del GIH, sfrutta ogni alterazione della percezione, esattamente come il dio dei cristiani e gli spiriti neri sfruttano le stesse brecce e condizioni favorevoli per mettere in ginocchio gli Esseri Umani. Lo sconosciuto circonda la descrizione della ragione, l'ammalia portandola ad estendersi nello sconosciuto facendolo partecipe alla descrizione della ragione.

Si può distruggere l'Essere Umano che diventa immanenza, ma non si può distruggere l'immanenza. D'altronde l'immanenza sovrasta l'Essere Umano, ma è trascendente rispetto alla sua ragione. Per questo motivo nessun cristiano potrà mai percepire l'immanenza, per lui è solo trascendenza, e tanto più sarà grande il suo assoggettamento e tanto più trascendente per lui sarà l'immanente.

Intanto il sangue di chi cercherà la Libertà scorrerà a fiumi ad opera dei cristiani. Vedremo in seguito come altre bolle papali accentueranno quest'aspetto e come altri macellai saranno pronti ad affiancarli pur di conservare i loro privilegi sociali.

 

Scritto nel 1998

 

Vai al libro Gesù: e i Farisei, i fondamenti ideologici dell'odio religioso.

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015

Gesù e i Farisei

Nella relazione fra Gesù e i Farisei c'è l'insegnamento cristiano alla pratica dell'odio religioso contro chi non si mette in ginocchio davanti al loro dio padrone. Gesù esprime un odio violento incitando, di fatto, al linciaggio di chi non lo riconosce come dio e padrone. Questo insegnamento verrà sviluppato dai cristiani che insanguineranno il mondo distruggendo uomini e popoli in nome e per conto del loro dio padrone.