L'idealismo anglo-americano
Ralph Waldo Emerson (1803 – 1882)

di Claudio Simeoni

Teoria della Filosofia Aperta - Quinto volume

L'idealismo americano in Ralph Waldo Emerson

 

Emerson nacque a Boston, nel Massachusetts, figlio di un ministro della Chiesa unitaria e nipote di pastori, diventando, nel 1829, egli stesso, un ministro unitariano. Seguì la dottrina dei suoi maestri e formulò il concetto di filosofia del trascendentalismo nel suo saggio Nature del 1836.

Per parlare della filosofia di Emerson dobbiamo capire due cose che ne stanno alla base.

-1- Dobbiamo capire che cos'è la "chiesa Unitaria";

-2-Dobbiamo capire che cos'è stato il movimento del trascendentalismo di cui Emerson fu promotore e protagonista.

La "chiesa Unitaria" è una delle tante forme eretiche del cristianesimo. La sua caratteristica principale è quella di rifiutare l'idea di Trinità e, pertanto, rifiuta il concetto secondo cui Gesù è un Dio, lo stesso vale per lo Spirito Santo, che vengono considerati un Dio dalla Chiesa Cattolica (tre in uno).

Gesù è considerato un eroe, un profeta, ma non un Dio. La Chiesa Unitaria nega che il cristianesimo si fondi sulla parola dei vangeli.

Emerson, nato da genitori che predicavano nella Chiesa Unitaria, ha seguito la filosofia entro la quale era stato educato e ne ha sviluppato, soggettivamente, i principi elaborando le idee che saranno identificate nel trascendentalismo che, liberando l'uomo da alcune condizioni dogmatiche della verità imposta, reagiva al razionalismo esaltando i rapporti dell'individuo con la natura e la società, richiamando l'ideologia romantica, anche se rivendicava una propria peculiarità in quanto movimento del Nord America.

Il concetto base dal quale parte Emerson è che, secondo lui, esiste Dio e i super uomini che fungono da profeti annunciatori di Dio.

Scrive Emerson:

Rari, bizzarri spiriti vengono a noi di tempo in tempo che ci rivelano nuovi fatti della natura. Io vedo che gli uomini di Dio hanno sempre camminato tra gli uomini ed hanno fatto sentire nel cuore e nell'anima del più comune uditore, la loro missione. Onde, evidentemente, il tripode, il sacerdote, la sacerdotessa, furono ispirati dal divino afflato. Gesù meraviglia e soggioga un popolo sensuale. Essi non possono unire lui alla storia e riconciliarlo con se stessi, ed allora s'apprestano a venerare le loro intuizioni e ad aspirare alla vita santa, mentre la loro stessa devozione spiega ogni fatto ed ogni parola. Come facilmente le vecchie adorazioni di Mosè, di Zoroastro, di Socrate, di Meno, s'adagiano nella mente. Io non posso trovare in esse alcuna antichità. Esse sono tanto mie quanto loro. Io ho visto il primo monaco ed anacoreta, senza traversare mari e secoli. Più d'una volta qualcuno è apparso a me, pregando in nome di Dio, così trascurante del lavoro, così imponente nella sua contemplazione, come se reincarnasse, nel XIX secolo Simeone lo stilista, la Tebaide ed il primo Cappuccino.

Pag. 19

Gli eroi che si distaccano dalla massa. Socrate è un agente di morte al servizio della dittatura dei trenta tiranni; Mosé è descritto come un macellaio assassino del suo stesso popolo.

Questa visione è propria della Chiesa Unitaria dove le persone sottomesse devono essere in attesa del "Messia" in un rapporto diretto con Dio.

Rari e bizzarri spiriti, ammalati da delirio di onnipotenza, vengono ad imporre all'uomo la rinuncia alla propria vita per la gloria di Dio.

Ribellarsi al papato, che dice all'uomo come seguire il Dio cristiano, affinché sia l'uomo, in diretto rapporto con Dio, a dire a sé stesso che cosa Dio vuole.

Scrive Emerson:

Una grande sregolatezza cammina sui passi d'una riforma. Quante volte nella storia del mondo il Lutero dell'epoca ha dovuto lamentare il languire della devozione nella sua propria casa ! "Dottore - disse un giorno a Martino Lutero la sua sposa - perché quand'eravamo soggetti al papato noi pregavamo così sovente e con grande fervore e ora noi preghiamo con la maggior freddezza e molto di rado?"

Pag. 20

Che cosa vuole Dio dal singolo seguace che crea un legame con Dio attraverso la bibbia?

Dio vuole che il suo seguace esegua il suo ordine: quello di ammazzare tutti i non credenti. Quelli che vivono senza adorarlo. In questo modo, il credente si sente attraversato dall'amore di Dio mentre sgozza il malcapitato di turno. Lo ha sgozzato perché "Dio lo vuole", poi torna in patria, negli USA, e l'unica cosa che sa fare è uccidere. Ma lui non è creato ad immagine e somiglianza di Dio. Il nemico lo ha cambiato, ha frustrato il suo delirio di onnipotenza. Come inviato di Dio, si sente un fallito. E se ha fallito con Dio, ha fallito anche con la società USA nella quale può vivere solo da emarginato. Il super uomo di Dio si è trasformato nell'accattone di Dio.

Scrive Emerson:

Le belle favole dei greci, essendo proprie creazioni dell'immaginazione e non della fantasia, sono universali verità. Quale moltitudine di significati e quale perpetua attualità ha la storia di Prometeo! Oltre il suo principale valore, come primo capitolo della storia di Europa, essa ci dà la storia della religione con qualche riferimento intorno alla credenza delle età più tarde. Prometeo è il Gesù della vecchia mitologia: egli è l'amico dell'uomo; egli sta tra l'ingiusta "giustizia" dell'Eterno Padre e la schiatta dei mortali: e sollecitamente ogni cosa sopporta a suo benefizio. Ma dove la sua storia si stacca dal cristianesimo calvinistico e mostra lui come sfidatore di Giove, essa rappresenta uno stato di mente che appare dovunque la dottrina del teismo è appresa sotto una cruda forma obbiettiva e pare l'autodifesa dell'uomo contro questa menzogna, rivelantesi in uno scontento per la creduta esistenza d'un Dio, e in un sentimento d'aggravio per la reverenza a Lui dovuta. Essa vorrebbe involare, se potesse, il fuoco al Creatore e vivere separata da lui ed indipendente. Il Prometeo Vinto è il romanzo dello scetticismo.

Pag. 21

Prometeo non è vinto. Prometeo paga la pena per aver combattuto l'assolutismo degli Dèi che nascondevano la scintilla divina agli uomini. Prometeo ha vinto. La sua vittoria non può essere raccontata come gloria, può essere raccontata solo come la sconfitta di Prometeo ad opera di Zeus. Prometeo ha portato all'uomo la scintilla divina che permette all'uomo di diventare un Dio; essere in eterno.

Prometeo non ha nulla a che vedere con il ladro Gesù. Gesù deruba gli uomini della loro vita, della loro esistenza, chiedendo loro di sottomettersi e di riconoscerlo come "la verità". Prometeo non chiede nulla agli uomini e nulla chiede a Zeus. Prometeo ruba il fuoco dell'eternità e lo dona all'uomo perché questa è la possibilità di Prometeo di trasformarsi e divenire. Ed è il suo divenire che Zeus incatena, Non si trasformerà più fintanto che Ercole, l'uomo che alimenta la scintilla di Prometeo sé stesso, lo libererà.

Non è vinto Prometeo; lui è l'uomo che combatte Dio quando il Dio non è ciò che sorge in lui ma un soggetto esterno che pretende di essere il padrone che vuole imporgli la morale.

Non c'è "giustizia" ingiustizia. O è Giustizia, o è Ingiustizia. Sia che l'atto sia compiuto da un Dio o sia compiuto da un uomo.

Non pretendo che Emerson sia in grado di abitare il Mito, ma paragonare un Gesù, che ordina di scannare chi non si vuole sottomettere, a chi ha tolto la scintilla dell'eternità ad un arrogante che la teneva per sé per donarla agli uomini, è un insulto indecente.

Emerson, della chiesa unitaria, sottolinea la differenza del suo pensiero con quello cattolico. Non è l'uomo che ripone speranza in Dio, ma l'uomo vive infiniti intrecci con la natura, con altri uomini e con la società tutta.

Scrive Emerson:

Ma unitamente alla civile e metafisica storia dell'uomo, un altra storia procede, quella del mondo esterno, con la quale egli non è meno strettamente legato. Egli è il compendio del tempo; egli è anche il correlativo della natura. Il potere dell'uomo consiste nella moltitudine delle sue affinità, nel fatto che la sua vita è intrecciata con ,l'intera catena dell'essere organico ed inorganico. Nell'età dei Cesari, in Roma, procedevano dal Foro le grandi vie del nord, del sud, dell'est, dell'ovest, verso il centro di ciascuna provincia dell'impero, rendendo ciascuna città della Persia, della Spagna, della Bretagna, penetrabile ai soldati della capitale: così dall'umano cuore partono vie al cuore di ciascun oggetto di natura, per ridurlo sotto il dominio dell'uomo. Un uomo è un fascio di relazioni, un modo di radici, il cui fiore e frutto è il mondo. Tutte le sue facoltà si collegano a nature fuori di lui, tutte le sue facoltà predicono il mondo che egli deve abitare, come le pinne dei pesci predicono l'esistenza dell'acqua o come le ali d'un'aquila in germe presuppongono un "medium" chiamata aria. Isolatelo e voi lo distruggete. Egli non può vivere senza un mondo.

Pag. 24-25

Pur conservando il carattere creazionista cristiano dove l'uomo, agente di Dio, domina l'ambiente per conto di Dio diventandone signore e padrone, Emerson cerca di uscire dalla logica della sottomissione alla provvidenza di Dio. In questo modo l'uomo non è parte del mondo in cui vive, ma è il padrone del mondo in cui vive per mandato di Dio. Dal momento che il singolo uomo ha un rapporto personale con Dio, ne consegue che l'uomo diventa Dio stesso, padrone di chiunque e in diritto di sottomettere chiunque per volontà di Dio.

E' il super-uomo che domina. Il John Wayne che incarna il super-uomo USA. L'eroe che spacca tutto. Il Gesù che viene con grande potenza sulle nubi per sparare i suoi giudizi demenziali. Il Trump che vuole derubare il mondo con i suoi dazi ignorando la relazione che esiste fra economia USA ed economia mondiale.

L'uomo-Dio di Emerson è un individuo che domina nella società in nome di Dio e che esporta la sottomissione a Dio rivendicando continuamente il potere di dominio dell'uomo sull'uomo.

In Emerson, non è Dio che punisce gli uomini, ma diventa la natura che ripristina equilibri là dove l'uomo ha costruito squilibri, ma non porta giustizia a chi ha subito dolore nei processi di squilibrio. La natura, secondo Emerson, ripristina gli equilibri sociali, ma squilibri ed equilibri non hanno sentimenti, non sono portatori di emozioni vissute, offese, felici, sono squilibri e riequilibri impersonali.

Scrive Emerson:

Le ricchezze crescono; cresce il numero di coloro che le usano. Se il raccoglitore raccoglie troppo, la natura prende dall'uomo ciò che essa mette nelle casse di lui; aumenta i beni, ma uccide il proprietario. La natura odia i monopoli e gli eccessi. Le onde del mare non ricercano più rapidamente il loro livello dopo il loro agitarsi, di quanto tendano le varietà della condizione ad uguagliarsi. Vi è sempre qualche circostanza livellatrice, che riconduce il superbo, il forte, il ricco, il fortunato, sostanzialmente allo stesso livello di tutti gli altri. Un uomo è troppo forte e feroce per la società, è un cattivo cittadino per temperamento e per posizione, - è un testardo malfattore con un tanto di pirata in se stesso; - ebbene la natura gli manda uno stuolo di figli e di figlie che studiano lodevolmente nella scuola del villaggio, e l'amore ed il timore per essi, spianano il suo tristo viso arcigno alla cortesia.

Pag. 69

L'abitudine dei cristiani di dire "cosa vuole Dio", trasferendo su Dio ciò che essi vogliono, in Emerson diventa trasferire sulla Natura ciò che la natura vuole. Ma la natura non interviene sulle relazioni sociali, la natura interviene per riequilibrare i rapporti fra le specie riempiendo quelle nicchie dell'esistenza che i conflitti fra le specie lasciano vuote. Il ricco, il forte, il povero, l'emarginato, ecc. sono relazioni sociali sulle quali la Natura può intervenire, ma con tempi di trasformazione ed effetto che comprendono molte generazioni di individui e che l'uomo, per il benessere della sua vita, non può prendere in considerazione. L'uomo deve risolversi i suoi problemi sociali perché la natura risolverà i propri in tempi e modi sui quali l'uomo non è in grado di intervenire.

In questo sviluppo concettuale, Emerson giunge a far propria la visione panteistica della vita e della relazione fra l'uomo e la trascendenza che lo circonda. La trascendenza, pensata come altro dall'uomo e che circonda l'uomo. Una trascendenza, come mondo in cui l'uomo vive, occupata da Dio. Una trascendenza del mondo che domina l'uomo come un Dio padrone sollecitando ogni uomo a diventare padrone del mondo, padrone di Dio stesso.

Scrive Emerson:

Il mondo aduna se stesso in una goccia di rugiada. Il microscopio che esamina il microbo, non lo trova meno perfetto solo per essere piccolo. Occhi, orecchi, gusto, odorato, movimento, resistenza, appetito, e gli organi stessi di riproduzione che congiungono all'eternità, trovano modo d'esser contenuti nel più piccolo essere. Allo stesso modo noi mettiamo la nostra vita in ogni atto. La vera teoria dell'omnipresenza è che Dio riappare, con tutti i suoi elementi, in ogni muschio ed in ogni tela di ragno. Il valore dell'universo si studia di penetrare in ogni punto. Se il bene c'è in un luogo, anche il male ci sarà; se si trova l'affinità, pure si troverà la repulsione; se la forza c'è, ci sarà anche una limitazione ad essa. Così è il vivente universo. Tutte le cose sono morali. L'anima che dentro di noi è sentimento, all'infuori di noi è legge. In noi sentiamo la sua ispirazione; fuori, nella storia, noi possiamo vedere la sua forza fatale. Essa è onnipossente e tutta la natura sente il suo potere. Essa è nel mondo; per essa il mondo fu creato. Essa è eterna e rappresenta se stessa nel tempo e nello spazio. La giustizia non è posposta. Un'equità perfetta regola la sua bilancia in ogni parte della vita.

Pag. 71-72

In questo materialismo panteista, gli oggetti sono Dio, ma per l'uomo non è Dio il soggetto da considerare, ma l'oggetto che, come veicolo della presenza di Dio, è Dio davanti all'uomo.

La giustizia è la vita dell'uomo. Dio determina il ruolo sociale dell'uomo perché, Dio negli oggetti e nelle azioni del mondo, emargina socialmente l'uomo peccatore e nobilita, arricchendolo, l'uomo devoto. Per il fatto di essere devoto, può commettere i più atroci delitti ottenendo l'impunità per le sue azioni in quanto uomo devoto a Dio.

L'universo non è vivente. L'universo è! I viventi sono coloro che abitano l'universo; coloro che manipolano la loro coscienza, che la alimentano, la trasformano la sviluppano mutamento dopo mutamento.

Il microbo ha una sua forma, una sua capacità di percepire e possibilità di agire; ma il microbo ha coscienza, sentimenti, necessità di espansione. Il microbo, come ogni Essere della Natura, è un soggetto che si trasforma, diviene, si adatta alle condizioni che incontra e costringe, quanto incontra, ad adattarsi alla sua azione.

I soggetti che abitano l'universo sono coscienti, non l'universo come insieme.

E sul rapporto anima/corpo dice:

L'anima dice: " Mangia "; il corpo vorrebbe banchettare. L'anima dice: "L'uomo e la donna non saranno che una carne sola ed una sola anima" ed il corpo vorrebbe unirsi solamente alla carne. L'anima dice: "abbiate il dominio su tutte le cose per fini di virtù" ed il corpo vorrebbe avere il potere su tutte le cose per i suoi propri fini. L'anima lotta con vigore per vivere e lavorare attraverso tutte le cose. Essa potrebbe essere l'unico fatto e tutte le cose sarebbero ad essa unite: potere, piacere, conoscenza, bellezza.

Pag. 73

La visione panteista di Emerson entra nel corpo dell'uomo; Dio entra nel corpo dell'uomo. Spinge l'uomo ad avere il dominio, il potere sulle cose. Emerson aggiunge "per fini di virtù". Ma se legittimi il dominio su tutte le cose, l'esercizio arbitrario e soggettivo del dominio è virtù in sé, come dimostra la bibbia. Dio è buono mentre macella l'umanità col diluvio universale: qual è la virtù di Dio? Quella di macellare l'umanità col diluvio universale. La virtù di chi domina è quella di esercitare il dominio senza essere limitati nell'esercizio del dominio stesso. Le conseguenze di quest'idea? Il conflitto e il macello dell'umanità per il piacere del conflitto per macellare l'umanità.

Le persone che parlano di libertà, troppo spesso omettono di dire se la libertà che vogliono è quella di poter uccidere senza essere perseguiti, o se è la libertà delle persone di non essere uccise.

Discorsi ambigui, ambigui discorsi.

E' considerato il costruttore dell'idealismo americano.

Al centro del suo discorso, come in tutti i discorsi degli idealisti, c'è la giustificazione del Dio della bibbia. Il macellaio per eccellenza, l'eroe per eccellenza a cui tutto si deve piegare e le cui gesta sono al di fuori della legge, del diritto e di ogni morale.

Gli idealisti sono i filosofi dell'idea statunitense: tutti in ginocchio davanti a noi!

Emerson, educato alla scuola di teologia di Harvard e nominato pastore nel 1826, passa tutta la vita a giustificare il terrore della bibbia con l'intervento di Dio, l'anima universale, nell'attività di terrore nei confronti dell'umanità immaginando che "uomini rappresentativi", nei quali si incarna la parola del suo Dio, agiscano nelle società. Superuomini che fanno la volontà del suo dio, senza regole morali se non la gloria dell'anima universale.

Incapace di legittimare la forma del Dio padrone descritta nella bibbia, elabora le letture trascendentaliste in cui al terrore del Dio della bibbia vengono affiancati elementi neoplatonici ed elementi orientaleggianti.

Scrive Emerson:

La vita si riveste di condizioni inevitabili, che lo stolto cerca di schivare, che questi e quegli si vanta di non conoscere, come cose che non lo riguardano; ma la millanteria è sulle sue labbra, mentre le condizioni sono nella sua anima. Se egli le sfugge per una parte, esse lo attaccano per un'altra parte più vitale. Se egli le ha sfuggite in forma ed in apparenza, è perché egli ha resistito alla sua vita, è fuggito lungi da se stesso, e il compenso è tale quale la morte. L'inanità di tutti i tentativi per fare questa separazione del bene dall'obbligazione è così evidente, che l'esperimento non sarebbe tentato - e il tentarlo sarebbe opera pazza, - senza che, iniziata nella volontà la malattia della ribellione e della separazione, l'intelletto subito non vada infetto; tanto che l'uomo cessa di vedere in ogni oggetto Dio nella sua pienezza, ma vede l'adescamento sensuale di esso, e non vede il suo pregiudizio; egli vede la testa della sirena, ma non la coda del drago; e pensa di poter recidere ciò che egli vuole avere da ciò che egli non vorrebbe. "Quanto secreto tu sei, che abiti nei più alti cieli silenziosamente, tu unico grande Iddio, che getti per castigo, con Provvidenza infaticabile, l'accecamento su coloro che nutrono sfrenati desideri!" [Sta citando Agostino d'Ippona nelle "Confessioni"]

Pag. 74-75

L'uomo non può ribellarsi all'azione di Dio dentro sé stesso. Deve sottomettersi, deve rinunciare alla sua volontà. La ribellione, secondo Emerson, è una malattia mentre la salute consiste nella sottomissione. Il ribelle a Dio "cessa di vedere in ogni oggetto Dio nella sua pienezza". L'uomo, ribellandosi a Dio, vede il volto della sirena, ma non la sua coda di drago; vivendo nell'illusione del bello senza vedere il brutto che lo accompagna.

E qui Emerson cita Agostino d'Ippona che attribuisce a Dio la provvidenza con cui accecare coloro che sono spinti da desideri irrefrenabili.

Il macellaio di Sodoma e Gomorra viene fatto uscire da Emerson dalle categorie bibliche per trasformarsi in un soggetto collegato a tutte le cose. Emerson aveva una serie di critici. Come tutti coloro che vogliono rinnovare il diritto del Dio padrone di dominare gli uomini contro un'idea precedente attraverso la quale il Dio padrone voleva dominare gli uomini; veniva criticato e accusato di voler togliere il Dio padrone agli uomini lasciando gli uomini come dei bambini in un orfanotrofio.

Tale critica, fatta da Henry Ware, ci parla dell'assolutismo nel quale gli americani costringono i loro figli. Padri padroni ad imitazione di un Dio padrone senza il quale si pensano bambini smarriti in un orfanotrofio. Figli incapaci di analizzare il loro presente, ma violenti, costretti a piegare il presente a categorie predefinite fino a manipolare la realtà e macellare chiunque non rientri nelle categorie che desiderano e pensano.

Dal momento che la verità rivelata dal Dio padrone della bibbia è un vero e proprio abominio, Emerson tenta di salvare il Dio padrone affermando che, in realtà, il Dio padrone non ha bisogno di rivelare una verità perché questa appartiene al sussurro patologico, alla voce interiore, di ogni individuo. In sostanza, i bambini vengono violentati per credere nel Dio padrone e la credenza nel Dio padrone, frutto della violenza, è il Dio padrone che sussurra ai bambini una volta adulti.

Scrive Emerson:

I medesimi custodi che ci proteggono dalla sventura, dal difetto e dall'inimicizia, ci difendono, se noi vogliamo, dall'egoismo e dalla frode. I ceppi e i banchi degli accusati non sono le migliori nostre istituzioni, né l'astuzia in commercio è una prova di saggezza. Gli uomini giacciono durante tutta la vita sotto la superstizione stupida di poter essere truffati. Ma è così impossibile ad un uomo l'essere truffato, se non da se stesso, come è impossibile per una cosa l'essere e non essere allo stesso tempo. Vi è una terza persona silenziosa in tutti i nostri contratti. La natura e l'anima delle cose prendono su se stesse la garanzia del compimento d'ogni contratto, così che un servizio onesto non può mutarsi in una perdita. Se voi servite un padrone ingrato, servitelo il più a lungo possibile. Ponete Iddio nel vostro debito. Ogni azione sarà ripagata. Quanto più a lungo il pagamento è ritardato, tanto meglio è per voi, perché l'interesse composto su interesse composto è la norma e l'abitudine del tesoriere.

Pag. 84

L'uomo è schiavo dei custodi che lavorano per Dio. La provvidenza di Dio, in Emerson, non sparisce, ma si trasforma in chiave schiavista. I custodi, i guardiani, proteggono dalla sventura, ma Emerson non precisa se è la sventura di Dio o la sventura dell'uomo. Lascia che le persone immaginano.

Se sei uno schiavo di un padrone ingrato, sii suo schiavo il più a lungo possibile perché guadagnerai meriti che ti saranno ripagati una volta morto. Emerson riprende in mano l'idea di schiavitù di Paolo di Tarso. Emerson, della Chiesa Unitaria, non tiene conto di quanto afferma il Gesù nei vangeli che dice che Dio fa quello che vuole. Se ritiene di premiare i malvagi, premia i malvagi; sia nel permettere ai ricchi di entrare nel regno dei cieli, sia nel decidere chi "siederà alla destra".

Per Emerson il dialogo interno è la voce del suo padrone, Dio che parla a lui come eletto e ad ogni uomo come eletti a somiglianza del Dio padrone. In questo modo, l'abominio della bibbia viene "dribblato" e al suo posto c'è la verità della voce interiore che, essendo personale in ogni individuo, non può essere sottoposta a critica.

Come i neoplatonici, Emerson afferma, che il mondo procede dallo stesso spirito da cui procede il corpo dell'uomo che è un'inferiore e più remota incarnazione di Dio, una proiezione di Dio nell'inconscio umano.

Emerson è uno schiavista e un razzista, schiavo egli stesso del suo Dio padrone e nemico dell'umanità che pretende di vivere anziché prostrarsi al Dio padrone. La superiorità della razza, la razza superiore che domina tutte le altre, legittima, in Emerson l'ideologia, della superiorità di razza.

Questa violenza ideologica, che viene vissuta anche in chiave schiavistica da Emerson fino a circa 40 anni, lo porta ad un fallimento esistenziale che si manifesta nell'inutilità del suo pensiero. Il suo pensiero è talmente intriso di razzismo e di necessità di legittimazione dello schiavismo da apparire alla sua ragione come un pensiero inutile.

A quarant'anni Emerson si scopre anti-schiavista. Un abolizionista della schiavitù per convenienza dal momento che rimane fautore del razzismo e della superiorità di una razza sulle altre.

Come tutti coloro che praticano creazionismo in nome del Dio padrone, qualunque sia la forma che danno al loro Dio padrone, generano una gerarchia di razze che partendo dal Dio padrone come punta della piramide gerarchica, scende di razza in razza, fino agli animali e alle piante. Emerson individua la razza eletta nella razza anglosassone che, per aver macellato milioni di nativi americani, come il Dio dei cristiani ha macellato gli abitanti di Sodoma e Gomorra, hanno dimostrato di essere la razza superiore. La più vicina al Dio padrone del quale ne imitano le gesta e ne riproducono gli insegnamenti.

La violenza subita nell'infanzia dall'educazione religiosa cristiana, da un lato impedisce ad Emerson di allontanarsi dall'idea del Dio padrone, ma dall'altro lo costringe a riformulare l'idea del Dio padrone che diventa trascendentalismo in cui il cosmo è il corpo del Dio padrone che lo abita come anima universale. Un'anima universale che agisce nel mondo mediante gli "uomini rappresentativi" che sono la manifestazione di quell'anima universale fra gli uomini.

Emerson inizia a formulare la teoria americana del John Wayne. Con un colpo di pistola si risolve ogni problema. La filosofia americana del genocidio, come pratica con cui risolvere le questioni sociali viene, di fatto, elaborata da Emerson, e da questi rivendicata come filosofia propria statunitense pretendendo indipendenza dal pensiero europeo. Diventa il motivo del superuomo che, come Dio padrone, agisce per conto dell'anima universale. Va da sé che, per Emerson, chiunque mette in atto un genocidio non fa che operare in nome e per conto dell'anima universale. Egli è l'eroe, l'uomo rappresentativo, attraverso il quale l'anima universale agisce nel mondo.

Come ogni bambino cristiano violentato dalla bibbia alla quale veniva (e ancor oggi viene) sottomesso e al quale si chiedeva di esaltare le stragi e il genocidio del Dio padrone, Emerson non ha mai pensato che gli schiavi neri avessero uguali capacità intellettuali dei loro padroni. Per lui erano naturalmente inferiori. Tuttavia, le esigenze di manodopera dell'industria del nord degli USA imponevano l'abolizione della schiavitù agli stati agricoli del sud:

Guerra civile americana (o di secessione). Conflitto (1861-65) scoppiato negli USA dopo il tentativo di secessione degli Stati meridionali, riuniti in Confederazione contro il governo federale dell'Unione. Le origini della g.c.a. sono legate ai diversi sistemi economici e doganali: gli Stati del Sud, agricoli e latifondisti, erano favorevoli al libero commercio, quelli del Nord, industriali e commerciali, erano fautori di tariffe protezionistiche. Su questa base si inserì la disputa tra il Nord abolizionista e il Sud schiavista, che sfociò nella g.c.a. a seguito dell'elezione a presidente di A. Lincoln (1860), favorevole a una graduale abolizione della schiavitù. Nel dic. 1860 undici Stati sudisti si staccarono da Washington e si unirono in una Confederazione con una propria capitale (Richmond in Virginia) e con un proprio presidente, J. Davis (1808-1889).

Tratto da Enciclopedia Treccani

La necessità di abolire la schiavitù per accedere a manodopera a poco prezzo genera un'opinione che, nascondendo le reali necessità economiche, tende a giustificare pietisticamente la necessità di abolire lo stato di schiavitù.

Il colonialismo ha; prodotto e ha introdotto l'idea razzista dell'inferiorità di razza e quest'idea, dell'inferiorità di razza, rende superflua la schiavitù che, per essere imposta giuridicamente necessità del concetto più generale, di uguaglianza fra gli uomini che la legge nega prevedendo la schiavitù. Il razzismo, per contro, rende la sottomissione della razza "inferiore" una condizione naturale che separando un gruppo di uomini da un altro legittima di fatto il più forte a comportarsi da padrone rispetto alla razza indicata più debole che è costretta a comportarsi da inferiore. Il razzismo è, di fatto, l'idea della schiavitù naturale, voluta dal Dio padrone che ha diviso gli uomini in razze superiori e inferiori e non un'imposizione giuridica nella società.

I quaccheri cristiani dicono: "A che serve mantenere le leggi sulla schiavitù se loro sono naturalmente i nostri schiavi per volontà di dio?". Questa idea è la stessa idea che ha portato allo sterminio dei nativi americani che, pur non essendo ufficialmente schiavi, erano di fatto la razza inferiore che doveva servire gli interessi anglo-sassoni (cristiani) o essere sterminati. E' come per i cani. A che serve fare una legge che decreti che i cani sono servi dell'uomo se già sono una razza sottomessa all'uomo?

Emerson influirà sul pensiero di Nietzsche, la sua idea di "destino", l'eterno ritorno, l'uomo oltre uomo per volontà di un Dio, che nega, in una visone filosofica in cui la realtà, come quella dell'eterno ritorno, è determinata dal Dio padrone e alla quale l'uomo non si può sottrarre.

Emerson è il teologo dell'ideologia del genocidio. Ogni genocidio è fatto dall'uomo "rappresentativo" che incarna la volontà del Dio padrone di cui l'universo è il suo corpo. L'idea che chi ha fatto genocidi dell'umanità stava incarnando e seguendo le indicazioni dell'anima universale che agiva nelle società umane. L'idea di Nietzsche dell'eterno ritorno che consente a chi pratica il genocidio di affermare che egli non può non fare i genocidi perché i genocidi li ha fatti e siamo di fronte alla ripetizione delle azioni che, reincarnazione dopo reincarnazione, possono solo essere ripetute all'infinito.

Scrive Emerson:

L'uomo ha il più alto diritto su tutte le cose, che sono gradite alla sua natura ed al suo genio. Egli può prendere ovunque ciò che appartiene al suo stato spirituale; né può egli prendere qualche cosa d'altro, sebbene tutte le porte siano aperte; né può tutta la forza degli uomini impedire che egli prenda ciò che gli viene di diritto. E' vano tentare di nasconder un segreto a chi ha il diritto di conoscerlo. Esso si dirà da sé. Lo stato nel quale un amico può ridurci, afferma il suo dominio su di noi. Egli ha un diritto sui pensieri/di tale stato di mente. Egli può forzare tutti i segreti di tale stato di mente. Questa è una legge che gli uomini di governo mettono in pratica.

Pag. 102

E' l'idea delirante dell'assoluto Dio padrone alla quale l'uomo non è in grado di opporre la sia intelligenza e la sua volontà, ma è destinato ad obbedire riproducendo la gerarchia del Dio padrone alla quale l'uomo si deve adeguare.

La falla sarà riconosciuta da James Seth (1860-1925) che si renderà conto che in questa dimensione idealistica non è possibile definire nessuna etica sociale.

Nell'interpretazione calvinista della bibbia l'uomo povero va tenuto nella povertà perché la povertà è stata voluta da Dio. L'uomo ricco, al contrario, non è quello che ha sottratto al povero costruendo per lui condizioni di vita criminali, ma è colui che Dio ha favorito facendolo ricco e partecipe delle sue ricchezze.

Questo è l'idealismo anglo-americano che, usando un'apparente idea panteistica sull'operato di Dio nella storia, di fatto legittima il razzismo, il colonialismo, lo stupro dei bambini e il genocidio ad opera sia di singoli individui (l'uomo rappresentativo) che di popoli su altri. Esattamente come la bibbia descrive il diritto al genocidio degli ebrei contro popoli pacifici e diversi.

Marghera, 25 settembre 2015 (revisionato completamente il 28 ottobre 2025)

NOTA. per le citazioni si è usato: Ralph Waldo Emerson, "L'anima, la natura e la saggezza", Editore Laterza, 1911, (i numeri delle pagine sotto le citazioni si riferiscono a questa edizione)

 

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Ultima modifica ottobre 2025

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