Ralph Waldo Emerson (1803 – 1882)

L'idealismo anglo-americano

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788892610729

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume cinque

 

L'idealismo americano in Ralph Waldo Emerson

 

E' considerato il costruttore dell'idealismo americano.

Al centro del suo discorso, come in tutti i discorsi degli idealisti, c'è la giustificazione del Dio della bibbia. Il macellaio per eccellenza, l'eroe per eccellenza a cui tutto si deve piegare e le cui gesta sono al di fuori della legge, del diritto e di ogni morale.

Gli idealisti sono i filosofi dell'idea statunitense: tutti in ginocchio davanti a noi!

Emerson, educato alla scuola di teologia di Harvard e nominato pastore nel 1826, passa tutta la vita a giustificare il terrore della bibbia con l'intervento di dio, l'anima universale, nell'attività di terrore nei confronti dell'umanità immaginando che "uomini rappresentativi" nei quali si incarna l'anima del suo dio, agiscano nelle società. Superuomini che fanno la volontà del suo dio, senza regole morali se non la gloria dell'anima universale.

Incapace di legittimare la forma del Dio padrone descritta nella bibbia, elabora le letture trascendentaliste in cui al terrore del Dio della bibbia vengono affiancati elementi neoplatonici ed elementi orientaleggianti.

Il macellaio di Sodoma e Gomorra viene fatto uscire da Emerson dalle categorie bibliche per trasformarsi in un soggetto collegato a tutte le cose. Emerson aveva una serie di critici. Come tutti coloro che vogliono rinnovare il diritto del Dio padrone di dominare gli uomini contro un'idea precedente attraverso la quale il Dio padrone voleva dominare gli uomini, veniva criticato e accusato di voler togliere il Dio padrone agli uomini lasciando gli uomini come dei bambini in un orfanotrofio.

Tale critica, fatta da Henry Ware, ci parla dell'assolutismo nel quale gli americani costringono i loro figli. Padri padroni ad imitazione di un Dio padrone senza il quale si pensano bambini smarriti in un orfanotrofio. Figli incapaci di analizzare il loro presente, ma violenti costretti a piegare il presente a categorie predefinite fino a manipolare la realtà e macellare chiunque non rientri nelle categorie che desiderano e pensano.

Dal momento che la verità rivelata dal Dio padrone della bibbia è un vero e proprio abominio, Emerson tenta di salvare il Dio padrone affermando che, in realtà, il Dio padrone non ha bisogno di rivelare una verità perché questa appartiene al sussulto patologico, alla voce interiore di ogni individuo. In sostanza, i bambini vengono violentati per credere nel Dio padrone e la credenza nel Dio padrone, frutto della violenza, è il Dio padrone che sussurra ai bambini una volta adulti.

Per Emerson il dialogo interno è la voce del suo padrone, il cristo padrone che parla a lui come eletto e ad ogni uomo come eletti a somiglianza del Dio padrone. In questo modo l'abominio della bibbia viene "dribblato" e al suo posto c'è la verità della voce interiore che, essendo personale in ogni individuo, non può essere sottoposta a critica.

Come i neoplatonici, Emerson afferma, che il mondo procede dallo stesso spirito da cui procede il corpo dell'uomo che è un'inferiore e più remota incarnazione di dio, una proiezione di Dio nell'inconscio umano.

Emerson è uno schiavista e un razzista, schiavo egli stesso del suo Dio padrone e nemico dell'umanità che pretende di vivere anziché prostrarsi al Dio padrone. La superiorità della razza, la razza superiore che domina tutte le altre, legittima, in Emerson l'ideologia, della superiorità di razza.

Questa violenza ideologica, che viene vissuta anche in chiave schiavistica da Emerson fino a circa 40 anni, lo porta ad un fallimento esistenziale che si manifesta nell'inutilità del suo pensiero. Il suo pensiero è talmente intriso di razzismo e di necessità di legittimazione dello schiavismo da apparire alla sua ragione come un pensiero inutile.

A quarant'anni Emerson si scopre anti-schiavista. Un abolizionista della schiavitù per convenienza dal momento che rimane fautore del razzismo e della superiorità di una razza sulle altre.

Come tutti coloro che praticano creazionismo in nome del Dio padrone, qualunque sia la forma che danno al loro Dio padrone, generano una gerarchia di razze che partendo dal Dio padrone come punta della piramide gerarchica, scende di razza in razza, fino agli animali e alle piante. Emerson individua la razza eletta nella razza anglosassone che, per aver macellato milioni di nativi americani, come il Dio dei cristiani ha macellato gli abitanti di Sodoma e Gomorra, hanno dimostrato di essere la razza superiore. La più vicina al Dio padrone del quale ne imitano le gesta e ne riproducono gli insegnamenti.

Dice Emerson:

"E in confronto con i più alti ordini degli uomini, gli africani staranno così basso da rendere la differenza che sussiste tra loro e la sagace bestie trascurabile."

La violenza subita nell'infanzia dall'educazione religiosa cristiana, da un lato impedisce ad Emerson di allontanarsi dall'idea del Dio padrone, ma dall'altro lo costringe a riformulare l'idea del Dio padrone che diventa trascendentalismo in cui il cosmo è il corpo del Dio padrone che lo abita come anima universale. Un'anima universale che agisce nel mondo mediante gli "uomini rappresentativi" che sono la manifestazione di quell'anima universale fra gli uomini.

Emerson inizia a formulare la teoria americana del John Wayne. Con un colpo di pistola si risolve ogni problema. La filosofia americana del genocidio come pratica con cui risolvere le questioni sociali viene, di fatto, elaborata da Emerson, e da questi rivendicata come filosofia propria statunitense pretendendo indipendenza dal pensiero europeo. Diventa il motivo del superuomo che come Dio padrone agisce per conto dell'anima universale. Va da sé che, per Emerson, chiunque mette in atto un genocidio non fa che operare in nome e per conto dell'anima universale. Egli è l'eroe, l'uomo rappresentativo, attraverso il quale l'anima universale agisce nel mondo.

Come ogni bambino cristiano violentato dalla bibbia alla quale veniva (e ancor oggi viene) sottomesso e al quale si chiedeva di esaltare le stragi e il genocidio del Dio padrone, Emerson non ha mai pensato che gli schiavi neri avessero uguali capacità intellettuali dei loro padroni. Per lui erano naturalmente inferiori. Tuttavia, le esigenze di manodopera dell'industria del nord degli USA imponeva l'abolizione della schiavitù negli stati agricoli del sud:

guèrra civile americana (o di secessione) Conflitto (1861-65) scoppiato negli USA dopo il tentativo di secessione degli Stati meridionali, riuniti in Confederazione contro il governo federale dell'Unione. Le origini della g.c.a. sono legate ai diversi sistemi economici e doganali: gli Stati del Sud, agricoli e latifondisti, erano favorevoli al libero commercio, quelli del Nord, industriali e commerciali, erano fautori di tariffe protezionistiche. Su questa base si inserì la disputa tra il Nord abolizionista e il Sud schiavista, che sfociò nella g.c.a. a seguito dell'elezione a presidente di A. Lincoln (1860), favorevole a una graduale abolizione della schiavitù. Nel dic. 1860 undici Stati sudisti si staccarono da Washington e si unirono in una Confederazione con una propria capitale (Richmond in Virginia) e con un proprio presidente, J. Davis (1808-1889).

Tratto da Enciclopedia Treccani

La necessità di abolire la schiavitù per accedere a manodopera a poco prezzo genera un'opinione che, nascondendo le reali necessità economiche, tende a giustificare pietisticamente la necessità di abolire lo stato di schiavitù.

Il colonialismo è prodotto e ha introdotto l'idea razzista dell'inferiorità di razza e quest'idea dell'inferiorità di razza rende superflua la schiavitù che, per essere imposta giuridicamente necessità del concetto più generale, di uguaglianza fra gli uomini che la legge nega prevedendo la schiavitù. Il razzismo, per contro, rende la sottomissione della razza "inferiore" una condizione naturale che separando un gruppo di uomini da un altro legittima di fatto il più forte a comportarsi da padrone rispetto alla razza indicata più debole che è costretta a comportarsi da inferiore. Il razzismo è, di fatto, l'idea della schiavitù naturale, voluta dal Dio padrone che ha diviso gli uomini in razze superiori e inferiori e non un'imposizione giuridica nella società.

Di fatto i quaccheri cristiani dicono: "A che serve mantenere le leggi sulla schiavitù se loro sono naturalmente i nostri schiavi per volontà di dio?". Questa idea è la stessa idea che ha portato allo sterminio dei nativi americani che pur non essendo ufficialmente schiavi erano di fatto la razza inferiore che doveva servire gli interessi anglo-sassoni (cristiani) o essere sterminati. E' come per i cani. A che serve fare una legge che decreti che i cani sono servi dell'uomo se già sono una razza sottomessa all'uomo?

Emerson influirà sul pensiero di Nietzsche, la sua idea di "destino", eterno ritorno, l'uomo oltre uomo per volontà di un Dio che nega in una visone filosofica in cui la realtà, come quella dell'eterno ritorno, è determinata dal Dio padrone e alla quale l'uomo non si può sottrarre.

Emerson è il teologo dell'ideologia del genocidio. Ogni genocidio è fatto dall'uomo "rappresentativo" che incarna la volontà del Dio padrone di cui l'universo è il suo corpo. Da qui l'idea che chi ha fatto genocidi dell'umanità stava incarnando e seguendo le indicazioni dell'anima universale che agiva nelle società umane. Da qui l'idea di Nietzsche dell'eterno ritorno che consente a chi pratica il genocidio di affermare che egli non può non fare i genocidi perché i genocidi li ha fatti e siamo di fronte alla ripetizione delle azioni che, reincarnazione dopo reincarnazione, possono solo essere ripetute all'infinito.

E' l'idea delirante dell'assoluto Dio padrone alla quale l'uomo non è in grado di opporre la sia intelligenza e la sua volontà, ma è destinato ad obbedire riproducendo la gerarchia del Dio padrone alla quale l'uomo si deve adeguare.

La falla sarà riconosciuta da James Seth (1860-1824) che si renderà conto che in questa dimensione idealistica non è possibile definire nessuna etica sociale.

Come nell'interpretazione calvinista della bibbia secondo la quale l'uomo povero va tenuto nella povertà perché la povertà è stata voluta da Dio. L'uomo ricco, al contrario, non è quello che ha sottratto al povero costruendo condizioni di vita criminali, ma è colui che Dio ha favorito facendolo ricco e partecipe delle sue ricchezze.

Questo è l'idealismo anglo-americano che usando un'apparente idea panteistica sull'operato di Dio nella storia, di fatto legittima il razzismo, il colonialismo, lo stupro dei bambini e il genocidio ad opera sia di singoli individui (l'uomo rappresentativo) che di popoli su altri esattamente come la bibbia descrive i genocidi degli ebrei contro popoli pacifici e diversi.

Marghera, 25 settembre 2015

NOTA. per le citazioni si è usato:

Nicola Abbagnano, Storia della Filosofia vol. VI° editore TEA 1995

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume cinque

 

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Marghera, 25 settembre 2015

Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.