Da Emile Durkheim (1859 – 1917)
a Claude Levi-Strauss (1908 - 2009)

I fondamenti della sociologia moderna

Riflessioni sulla sociologia.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

Uno dei dogmi del positivismo consiste nel credere che le storie dell'uomo, da cui desume le "credenze religiose degli uomini" siano delle condizioni oggettive in sé, da analizzare in quanto tali, e non nel loro processo del venir in essere all'interno della cultura considerata.

Quando Lévi-Strauss parla dei "racconti folkloristici dei primitivi", intendendo per "primitive" delle culture contemporanee che nel suo immaginario sono considerate al gradino più basso di un'ipotetica scala gerarchica di cui la società in cui vive Lévi-Strauss occupa il vertice, non prende in considerazione i fondamenti del racconto. Prende in considerazione soltanto l forma del racconto per come si inserisce nella sua immaginazione creazionista.

I positivisti non si chiedono "da dove hanno origine i racconti folkloristici". Pensano che questi siano innati nell'uomo. Attribuiscono a questi racconti delle origini antiche finendo per attribuire a "popolazioni altre" gli stessi modelli di pensiero che il positivista desidera che esse abbiano.

Nella sua analisi del folklore Lèvi-Strauss usa anche racconti di Sapir, Jean (1912-2002). Sapir scrive nel 1928. "Racconti Yurok". Gli Yurok sono una popolazione indigena californiana.

Uno di questi racconti, riportati da Lévi-Strauss, ci permette di capire su che cosa Lévi-Strauss concentra la sua attenzione e come in quei racconti non coglie l'ovvietà che rimane nascosta nella sua struttura emotiva di individuo condizionato nell'assolutezza dell'oggettività creazionista.

Scrive in "L'uomo nudo" Claude Lévi-Strauss (Mitologica 4) ed. Il Saggiatore 1983 pag. 141

Esse non possiedono il mito della Donna Colimbo e perciò non possono riferire a esso l'origine del fuoco; in compenso conoscono il mito dello snidatore d'uccelli.

Yurok: lo snidatore d'uccelli

Il demiurgo Vecchio-d'Oltre-Oceano concupiva due ragazze che gli resistevano. Dopo aver tentati altri giochi d'astuzia, giunse a fecondarne una per magia assumendo l'aspetto di un fanciullino. A quel tempo, perché le donne partorissero bisognava aprirle con un coltello e ucciderle (cfr. Kroeber l, p. 73; e, per la medesima credenza presso i Wiyot, 7, p. 96-97). Fu mandato a chiamare il demiurgo e, poiché egli era responsabile di quella gravidanza, gli ingiunsero di scoprire un procedimento migliore- Quegli fece in modo che il fanciullo nascesse per via naturale e lo tenne con sé.

Il ragazzo crebbe, si sposò, ebbe un figlio. Il demiurgo, che desiderava la nuora, lo indusse ad arrampicarsi su di un albero per snidare certi uccelletti (forse dei rapaci del genere Acci- piter) che avrebbero certamente divertito il bambino. Quando l'eroe ebbe raggiunto la cima, il demiurgo scatenò un gran vento che spezzò tutti i rami. Incapace di scendere e col grave rischio di essere precipitato al suolo, l'eroe si servi del cordone che gli cingeva la testa per attaccarsi al tronco. Cominciò a cadere la neve ed egli rimase cosi bloccato in cima all'albero per cinque giorni. Persuaso che il figlio fosse morto, il demiurgo fece violenza alla nuora, nonostante i pianti di lei e del bambino. Per sbarazzarsi di quel testimone importuno, il vecchio lo contaminò (secondo numerose versioni, col suo sperma) e il bambino, colpito agli occhi, perse quasi completamente la vista.

L'eroe riuscf finalmente a scendere. Sulla strada del villaggio vide il figlio che tirava le frecce alla cieca, facendo schioccare la lingua contro i denti, e ogni volta gli cadeva fra le mani un uccello (oppure una conchiglia del genere Dentalium). Il bambino raccontò al padre quello che era successo dopo la sua scomparsa.

L'eroe suscitò una densa nebbia e, così nascosto agli sguardi di tutti, raccolse la sua roba e portò il figlio a valle. Il demiurgo tentò invano una riconciliazione; l'eroe non ne volle assolutamente sapere. Anzi, decise di separarsi anche dal figlio e tutti e tre partirono in opposte direzioni (Jean Sapir, pp. 253-254).

Questo è il racconto di Jean Sapir riportato da Lévi-Strauss.

Qual è l'anomalia che Lévi-Strauss ignora del racconto?

Proviamo a leggere che cosa sottolinea del racconto Lévi-Strauss riprendendo quello che dice a commento della storia che ha riportato:

Non staremo qui a indugiare sull'episodio del fanciullo cieco che occupa un posto importante nei miti di altre tribù situate più a nord. Esso costituisce l'ultimo stato di una trasformazione che trova il suo punto di partenza in certi miti discussi altrove (OMT, pp, 209-213): esiliato fin dalla nascita senza saperlo, un giovane cacciatore manca un giorno un uccello che gli rivela la sua origine; egli riesce così a ritrovare i suoi. Il mito della Donna Colimbo imprime a questo motivo una prima trasformazione in quelle versioni in cui l'uccello ferito indirizza i fanciulli verso la loro zia, ma con lo scopo di ucciderla, cioè per separarla definitivamente da loro. Il mito yurok effettua una torsione supplementare: rende cieco il bambino affinché, non avendo più modo di mirare agli uccelli - e perciò anche di mancarli - egli possa ucciderli subito a colpo sicuro col suo potere magico, il che impedisce loro, evidentemente, di "illuminarlo ".

Ciò che a Lévi-Strauss sfugge è che al centro del racconto sta la figura del demiurgo, del dio creatore.

Ciò che a Lévi Strauss sfugge è che tutto il racconto è una riproposizione del racconto della cacciata dell'uomo dal paradiso terrestre della bibbia. Un racconto infarcito di sacrifici umani e da onnipotenza del dio creatore. E' una riproduzione della relazione che ha nella bibbia la famiglia di Adamo col dio creatore. La relazione di Caino, Abele e dell'uomo che si separa da dio, ecc.

La struttura del racconto non ha nessun carattere diverso da quello della bibbia e Lévi-Strauss, che molto probabilmente considerava la bibbia il libro fondamentale dell'umanità, non si rende conto che il racconto altro non è che una versione dei racconti dei missionari cristiani agli indiani.

La trasformazione del racconto è fatta per imporre la dipendenza al dio padrone a chi non ha mai avuto l'idea del dio padrone e creatore del mondo.

In sostanza, gli antropologi che vanno alla ricerca di storie fra le "popolazioni indigene" nel 1800 raccolgono solo storie veicolate dai racconti della bibbia dai missionari cristiani. Affermare che queste storie abbiano un sostrato di realtà culturale precristiana o di popoli non cristiani, non è solo sbagliato, ma è un atto di criminalità culturale che serve a legittimare il genocidio e la distruzione di culture che non avevano nel loro bagaglio un dio creatore.

Lévi-Strauss della storia di Sapir sottolinea il ragazzo cieco, ma dimentica come l'ideologia dei "ciechi" che non riconoscono la divinità di Gesù sia un elemento fondante dei vangeli cristiani ed è un elemento usato dai missionari proprio per distruggere le antiche culture. Non si tratta di un motivo culturale ricorrente, si tratta di un elemento della propaganda ideologica dei missionari cristiani, in particolare dei francescani.

Nessuna antica popolazione americana aveva nel proprio bagaglio culturale l'idea di un dio creatore o di un demiurgo: si tratta di un'idea cristiana imposta mediante la violenza a quelle popolazioni. Una violenza che Sapir e Lévi-Strauss legittima ignorandone gli effetti e la pratica.

La distruzione della cultura dei nativi americani ce la racconta Jacopo Fo'. Ma come è avvenuto il genocidio degli americani, così è avvenuto il genocidio dei nativi Australiani e delle popolazioni africane.

Da "Il libro nero del cristianesimo" di Fo, Tomat, Malucelli, edizione Nuovi mondi ed. 2000 pag. 256-257

Istruire gli Indios ma non troppo

I sacerdoti "buoni" si preoccuparono anche di imparare la lingua e gli usi dei Nativi per rendere più efficace la loro opera di conversione e trasformare gli indi- geni in perfetti cristiani.

Il francescano Bernardino de Sahagùn, docente, a partire dal 1536, in un collegio di Tlatelolco destinato ai rampolli dell'antica nobiltà azteca, ottenne risultati straordinari nell'insegnamento del latino.

All'inizio, come racconta lui stesso, gli spagnoli e i monaci degli altri ordini derisero gli sforzi suoi e degli altri insegnanti, gli indios erano considerati delle bestie da soma, "ottusi come asini". Ma quando si resero conto che questi studenti avevano fatto ottimi progressi, si allarmarono: " ... a che pro' insegnargli la grammatica? Non c'era il rischio che diventassero eretici? Dicevano anche che, leggendo le Sacre Scritture, avrebbero constatato che gli antichi patriarchi posse- devano molte mogli, esattamente come loro". Un funzionario di Carlo V scrive: "è cosa buona che essi sappiano il catechismo ma saper leggere e scrive- re è pericoloso come avvicinare il diavolo."

Insomma, istruire gli indios andava bene ma fino a un certo punto. Se da una parte non gli si permetteva di seguire le proprie tradizioni e la propria cultura, dal- l'altra non si voleva dare loro nemmeno la possibilità di integrarsi al 100% nella nuova società e diventare "pari" agli spagnoli.

Nel 1579, in una petizione all'Inquisizione, i superiori degli ordini agostiniano, domenicano e francescano, chiesero che fosse impedita la traduzione della Bibbia nelle lingue indigene."

La distruzione della cultura delle popolazioni native americane, australiane e africane si è accompagnata al genocidio sistematico. Come si può fare ricerca sulle tradizioni di folklore o sulle "credenze religiose" ignorando il genocidio che queste popolazioni hanno subito? Un genocidio che è sia fisico che culturale? Come può Lévi-Strauss aderire eticamente al genocidio ignorandone gli effetti nella sua ricerca culturale? Perché, davanti a questi "studiosi" siamo, in realtà, in presenza di un'adesione all'ideologia del genocidio mediante la negazione del genocidio stesso e degli effetti che il genocidio ha prodotto sulle culture che stanno studiando.

Spacciare i racconti della bibbia cristiana come se fossero racconti autoctoni è un atto di falsificazione culturale che merita l'assoluto disprezzo per chi lo fa.

E sia chiaro che Lévi-Strauss non poteva non sapere ciò che scrive Fo' a pag. 243 nel "Libro nero del cristianesimo":

A pag. 243

Le Americhe e i massacri

Sin dall'inizio il massacro dei Nativi Americani si contraddistinse per il suo essere "benedetto da Dio". Nei Racconti Aztechi della Conquista, raccolti per di più dal clero francescano, si legge che Cortés era appoggiato dal Vaticano: "questa era la volontà del Papa che aveva dato il suo assenso alla loro venuta"? Per di più è testimoniato che il massacratore spagnolo girava con un sacerdote sempre al suo fianco.

Ma quanti morti fece la conquista auspicata da Dio stesso? In Messico, solo per fare un esempio, la popolazione passò da 25 milioni nel 1520 a meno di un milione e mezzo nel 1595. Avevano sterminato il 95 % della popolazione locale.

Agli inizi del 1500 la popolazione del continente americano si aggirava sugli 80 milioni di persone. Alla metà del 1600 era ridotta a lO milioni.

Questa cifra appare ancor più sbalorditiva se si conta il fatto che l'intera popolazione mondiale dell'epoca era composta da circa 400 milioni di persone. Nel giro di un secolo era scomparso un quinto della popolazione mondiale!

Altri 80 milioni di nativi americani perirono nel periodo fra il 1600 e il 1900.

E in paesi come il Brasile, il Guatemala o la regione messicana del Chiapas, la decimazione degli "indios" sta continuando tuttora.'

Da "Il libro nero del cristianesimo" di Fo', Tomat, Malucelli, edizione Nuovi mondi ed. 2000 pag. 243

Quando i ricercatori positivisti vanno a farsi raccontare le storie dei nativi americani, australiani, africani, da 300 anni almeno i missionari cristiani stanno macellando fisicamente quelle popolazioni e ne stanno distruggendo la cultura trasformandola in un sottoprodotto della bibbia e dei vangeli cristiani.

Tutta la povertà che noi conosciamo sia in Africa che in America è frutto dell'attività dei missionari cristiani.

I ricercatori di folklore non fanno altro che certificare come ci sia un'interpretazione della bibbia e dei vangeli che i missionari hanno imposto ai nativi costringendo gli stessi a riprodurre quelle storie.

Anche quando Lévi-Strauss analizza un'altra storia, la sua attenzione è posta sui "comportamenti" che i cristiani censurano e che hanno aggredito nelle popolazioni indigene e nell'imposizione del terrore per la morte che, certamente, non esisteva nelle popolazioni prima dell'arrivo dei missionari cristiani.

La resurrezione della carne è uno dei temi della propaganda religiosa dei missionari cristiani e, in questa storia, la resurrezione della carne non viene individuata come l'elemento centrale del racconto da Lévi-Strauss.

Riporto il racconto come riportato a sua volta per l'analisi da Lévi-Straus. Riporto altresì l'inizio del suo commento a dimostrazione Tratto da pag. 194-195:

Ora, certi miti provenienti dal Nord-Ovest dell'America settentrionale trattano dell'incesto congiuntivo in modo del tutto simile a quello degli Algonkin orientali. L'esempio migliore lo troviamo fra i Sanpoil che sono Salish dell'interno, assai lontani dall'area del mito della Donna Colimbo ma vicini a quella in cui prevale la sua trasformazione illustrata dal mito della nonna libertina:

Sanpoil: origine dell'incesto e della morte

C'erano una volta un fratello e una sorella che si innamorarono l'uno dell'altra nel periodo in cui la ragazza viveva isolata nella capanna di pubertà. Qui il ragazzo andava a trovarla ogni notte. La madre, che aveva dei sospetti, scopri sul corpo del figlio qualche traccia di quella medesima vernice con cui lei stessa spalmava ogni giorno la reclusa. Informò il ma- rito, il quale, per evitare gli scherni degli abitanti del villaggio di cui era capo, decise, d'accordo con la moglie, di sopprimere il figlio. Mentre questi dormiva, lo pugnalò al cuore con un osso appuntito e poi, con la massima discrezione, ne annunciò il decesso. Il giorno seguente, il corpo fu sepolto in fondo a un burrone.

All'oscuro della morte del fratello, la ragazza si stupiva che non venisse più ai loro abituali appuntamenti. Riuscì a far confessare la sorella minore che le portava da mangiare. Poi, col pretesto che la sua reclusione era finita, insisté per avere i suoi abiti più belli. Coi vestita e ornata di tutto puntò, corse fino al burrone dove giaceva il corpo del fratello Invano tentarono di trattenerla per un lembo della tunica; in un batter d'occhio se ne liberò e si gettò nel vuoto. Uniti per la morte, i due amanti esultarono: "Volevamo star insieme e ora siamo uniti per sempre. In futuro, altri fratelli e altre sorelle faranno lo stesso ".

Il padre ebbe dei rimorsi. Avrebbe voluto risuscitare i suoi figli decretando che la morte non sarebbe stata definitiva, ma i suoi consiglieri si opposero ed egli rinunciò al suo progetto. Tuttavia, essendo un potente stregone, fece perire i figli di coloro che non lo avevi no seguito. Furono loro, questa volta, a battersi in favore della risurrezione. "No ", rispose il capo "i cadaveri dei miei figli sono già decomposti e io non posso render loro la vita. D'ora in poi la morte sarà irrevocabile." Questa è l'origine della stregoneria (Ray 2, PI 133-135; Boas 4, p. 106).

Dunque, come nelle versioni wabanaki, l'incesto congiuntivo appare legata alla periodicità vista secondo un'angolazione astronomica e biologica. Ma Sanpoil che ricollegano l'incesto congiuntivo alla seconda forma contrariamente a quanto fanno i Wabanaki, per spiegare l'avvento della prima effettuano un puro e semplice capovolgimento del tema....

Tutto il racconto e la sua interpretazione è un tentativo di Lévi-Strauss di legittimare la violenza dei missionari cristiani. Legittimare il genocidio nell'assunzione come "naturale e autoctona" una struttura culturale che viene manifestata dalla bibbia e dai vangeli non per come gli autoctoni americani l'hanno letta, ma per come i missionari cristiani l'hanno raccontata loro.

Il dio padrone che fa risorgere Gesù suo figlio appare come volontà di resurrezione, auspicata da Paolo di Tarso, nel racconto attribuito agli indiani. Come Gesù fa perire nel fuoco eterno coloro che non si sottomettono a lui (dove c'è fuoco, gelo e stridor di denti) ordinando di scannarli, così nel racconto lo "stregone" fa perire coloro che non lo avevano seguito.

Il motivo fondamentale della propaganda cristiana, agli occhi di Lévi-Strauss scompare. Ciò che interessa, che dal punto di vista della sessualità repressa cristiana assume il connotato della morbosità, rimane l'incesto.

Non siamo di fronte a dei "miti", ma alla veicolazione della violenza cristiana la cui fede e sottomissione è imposta emotivamente attraverso "storie" il cui scopo è coinvolgere in quella direzione le emozioni di chi le raconta e di chi le ascolta. Non più, dunque, storie folkloristiche delle popolazioni, ma storie cristiane, rivestite di forma autoctona, per imporre la fede cristiana e legittimare la violenza cristiana.

Quando elaboriamo un'idea sociologica dobbiamo chiederci se vogliamo o meno legittimare la violenza sulle persone. Dobbiamo chiederci, che tipo di violenza vogliamo legittimare. Dobbiamo chiederci qual è la direzione della trasformazione sociale in cui siamo disposti a tollerare la violenza sociale. Ma soprattutto, dobbiamo chiederci fino a che punto siamo in grado di spingerci per tollerare la violenza sociale che diventa elemento fondante il fututo sociale.

Trasformare il metodo strutturalista per legittimare il genocidio, non è diverso dall'approccio di Propp che non individua nelle "tradizioni folkloristiche" l'attività di terrore dei missionari cristiani.

Ciò che i cristiani hanno imposto, nel pezzo che riprendo da Propp, è l'Esodo 22, 17.

"Non lasciar la strega vivere" che i cristiani devono sostanziare imponendo la paura di soggetti umani che agiscono come fossero antichi Dèi o pericoli della vita degli uomini nelle "credenze" precristiane.

L'odio dei cristiani per le donne è feroce. Per poter massacrare le donne e sottometterle alla volontà del loro padrone distruggendo le loro pulsioni di vita, le trasformano in "Streghe" e al termine "Streghe" attribuiscono un valore criminale così da poterle macellare impunemente: è il razzismo, quello che la nostra Costituzione, nell'articolo 3 comma 1, condanna come criminale, che per il Gesù dei cristiani e i cristiani è un metodo di annientamento degli uomini. Nel pezzo che prendo da Popper vediamo come i cristiani hanno imposto in modo tanto violento il razzismo contro le donne che diventa un elemento fondante un tipo di folklore che non ha nulla a che vedere con credenze culturali precristiane. L'odio dei cristiani è presente nel Levitico 20, 27 in cui dice:

"L'uomo o la donna che faranno il necromante o l'indovino, saranno messi a morte, essi saranno lapidati e il loro sangue ricadrà su di loro".

E che cosa dice che fanno costoro la bibbia? In Deuteronomio 12, 31:

"...hanno perfino bruciato i loro figli e le loro figlie in onore dei loro Dèi".

Questa attività missionaria viene legittimata da Propp che trova nei racconti "folkloristici" quasi una naturalità ed una continuità con un passato precristiano. Solo che nel passato precristiano non si ammazzavano le donne aprioristicamente, mentre, la criminalizzazione introdotta dal cristianesimo ed imposta al folklore aveva il solo scopo di legittimare il genocidio di chi non si prostrava abbastanza velocemente davanti al dio padrone dei cristiani. Scrive Vladimir Ja. Propp in "Le radici storiche dei racconti di magia" Newton Compton Editori 1982 pag. 90-91

Il rapimento dei bambini.

L'altra forma con la quale venivano portati i fanciulli nel luogo del rito era quella del vero o finto rapimento. "Accade che il ragazzo viene afferrato da un cosiddetto diavolo che lo porta via nella foresta Gri-Gri, nessuno lo sa di preciso ma lo intuisco- no". Le madri, in questi casi dicono che li ha portati via uno spirito. L'uso della parola "diavolo" e "spirito" dimostra che si tratta di un fenomeno di epoca successiva o di una cattiva trascrizione. Gli esseri che venivano dalla foresta si mascheravano da animali o da uccelli, li raffiguravano, li imitavano.

Nella foresta risuonava il rumore delle raganelle e tutti fuggi- vano spaventati. Dopo la partenza dei neofiti dicevano che "Marsaba" aveva inghiottiti i bambini e che li avrebbe restituiti soltanto dopo che la gente avesse fatto abbondanti offerte di maiali e di tarò. La paura che suscitavano questi esseri e queste cerimonie che li riguardavano era tanto grande che perdurò a lungo anche dopo l'avvento del cristianesimo e la trasformazione di questi riti. La paura di questi esseri venne usata come mezzo educativo. "Invece di ricorrere a punizioni corporali la madre della tribù Navajo minacciava il bambino disubbidiente preannunciandogli la vendetta delle maschere". Questa paura e queste minacce sono sopravvissute per secoli e sussistono tuttora. Queste minacce venivano usate anche nell'antichità. L'essere che rapiva i bambini era la "Lamia". "Lamia" probabilmente era il nome generico; Mormo, Gello, Karko ed anche Empusa sono probabilmente nomi di singole "Lamie". La credenza in simili esseri in Europa è stata studiata da Mannhardt e non è necessario riportare qui i suoi dati e provare l'affinità di questi esseri con la nostra strega rapitrice di bambini.

Se con questi antichi abbiamo un legame, è solo perché ci è giunta una tradizione scritta e dalla tradizione scritta possiamo dedurre la cesura fra il passato precristiano e il presente cristiano nel folklore.

Abbiamo una tradizione greco-romana dalla quale attingiamo i significati di Mormo, Empusa e Gello o strigi. Possiamo distinguere i significati greco-romani dal significato che i cristiani attribuiscono al termine "strega".

Nell'antichità si dava forma ai pericoli della vita, non si criminalizzavano le persone come portatrici dei pericoli della vita. Le Strigi aggredivano i bambini nelle culle, ma l'aggressione ai bambini nelle culle avveniva sia per malattie che per altri problemi e le Strigi erano raffigurate come degli uccelli notturni rapaci. In sostanza, si costruiva la forma di un problema che andava affrontato, non si criminalizzavano le persone. Vale per Mormo, Empusa e Gello. Non si tratta di nomi di "Lamie" o "Streghe", ma di veri e propri stati divini della vita. Le madri spaventavano i bambini dicendo "arriva Gello", ma non linciavano una persona chiamata "Gello" perché i bambini avevano paura. Empusa è stata indicata anche come figlia di Ecate.

L'avvento cristiano è fondamentale per la sostituzione del folklore precristiano col folklore cristiano che appartiene esclusivamente al cristianesimo. Lo stesso fiore è chiamato scarpetta di Venere o scarpetta della madonna. Il secondo nome è uno stupro del primo nome con la finalità di distruggere il ricordo del divino della bellezza con cui si identificava il mondo.

La stessa cosa vale per le credenze dei Cimbri sull'Altopiano di Asiago nel Vicentino in Italia.

Non si tratta di "credenze" che hanno un'origine precristiana, ma solo di credenze cristiane con cui viene imposta una sorta di "paura del male" di "antichi oscuri" con cui ottenere la sottomissione assoluta delle persone mediante il terrore emotivo.

La paura delle "streghe" è alimentata dalla chiesa cattolica proprio per criminalizzare le donne e ogni azione che poteva, in qualche modo, limitare l'arbitrio di dare o togliere la malattia al dio padrone dei cristiani veniva attribuita all'intervento di "forze del male".

La relazione fra la "strega" che fa del male ai bambini, e il dio padrone dei cristiani che li vuole come oggetti di possesso e sottomessi al suo terrore, è uno degli argomenti principe contro le donne: non è chi fa del male ai bambini che viene criminalizzato per le sue azioni, ma chi viene criminalizzato deve fare necessariamente del male ai bambini e deve essere ammazzato!

Questa è la logica che passa nei racconti folkloristici cristiani.

Tratto da:

"Le credenze dei Cimbri nelle facoltà soprannaturali dell'uomo" di Bruno Schweizer Ed. Taucias Gareida 1987 p. 36-37

Animali e Stregonerie

In misura minore degli umani, anche gli animali sono nella fede dei cimbri colpiti da stregoneria. Comunque, non ne ho annotati che un paio di esempi. Eccone uno di Roana: Una vecchia poteva portar subito a effetto ogni male- dizione. Una volta era dalla figlia e custodiva una mucca, che continuava a scappare. Di cattivo umore, stufa di correrle dietro, esclamò: "Che tu possa farti a pezzi!" e quella cadde rotolando, drizzò i quattro zoccoli in alto e si schiantò, morendo. Tutti dissero: "Questa è davvero una strega", e ne ebbe- ro paura.

Un'altra informazione ci dà Bacher da Luserna su un bue malato: Il bue di un contadino si ammalò, ma nè il veterinario, nè alcuni uomini un po' pratici di bestiame sapevano che casa avesse. La figlia del contadino, che aveva appreso dalla nonna a stregare, disse: "Non è nulla, lo sano io il bue". Entrò in casa della nonna e il bue fu subito sano. Quando il padre seppe che la guarigione era avvenuta per effetto di stregoneria, decise per consiglio di un sacerdote di uccidere la ragazza. Dopo la sua morte, scomparve anche la nonna e pure del bue non rimase traccia alcuna.

Anche qui si mostra chiaro che si pensa ad un saldo legame fra la cosa stregata e chi strega, il qual legame provoca con l'annullamento dell'una quello dell'altro.

La credenza nella stregoneria ai danni di bestie è scherzosamente illustrata in una storia di sempliciotti raccontata da Bacher sui cogollesi: Avevano un asino. Quando il padrone andò alla stalla ad abbeverarlo, notò con suo grande spavento che l'animale non voleva bere. Chiamò a raccolta gli altri cogollesi e discussero il caso con la conclusione che l'asino era stregato e doveva essere ucciso. Ma il padrone non voleva ammazzarlo subito, bensì attendere fino al giorno seguente. Intanto venne una vecchia. Diede all'asino un fascetto di fieno da mangiare e poi lo abbeverò.

Scambio di bambini e loro ratto

Bacher Lusern, 117: - Quando una donna portò ai campi con sé il neonato, depose la culla e dopo un po' di tempo controllò, trovandosi un altro piccolo: il suo era uno dei più belli del villaggio, ma questo era brutto e, porta- tolo a casa, lei si accorse inoltre che era cieco. Tutti credettero che il bambino nei campi era stato scambiato da una strega.

Bacher Lusern, 118: - A Levico una vecchia andò al campo con la figlioletta di suo figlio e, mentre raccoglieva i fagioli, la pose in un solco da estate. Trascorso breve tempo, udì un grido, e messasi subito in cerca della bambina, non la trovò più. Fu dato l'allarme a tutto Levico per la ricerca: si cercò sui campi, nei boschi e pure nel lago, per tre giorni, senza successo. La si rinvenne infine in alto, al monte "Fronte" e), in una quasi inaccessibile fessura. Con l'aiuto di una corda un uomo vi si calò e prese fra le braccia la piccola, quindi quelli rimasti sopra lo tirarono sù. La bambina raccontò: "è venuta una bella signora, mi ha avvolto in una bella coperta e mi ha portato in quella parete rocciosa, in cui mi avete trovato. Mi ha dato da mangiare pan d'oro e mele". Tutti credettero che le streghe l'avessero rapita e da allora la soprannominarono "L'abbandonata dalle streghe" (6).

A questa è paragonabile una storia delle Dolomitensagen di F.C. Wolff, "Albolina" (Il, 73): - Una ragazza è cacciata in ferreo esilio dagli spiriti della natura Bergostanes e Striona in una parete rocciosa volta a occidente, fino a quando è disposta a restituire all'aurora la luce rubatale mediante stregoneria. Vi rimane 13 mesi. La roccia, detta Crodà de Albolina, deve trovarsi non lontano da Fontanaz.

A Giazza ho udito una storia puntualmente confrontabile: Una giovane pose il figlioletto a dormire e andò nella stalla a filare. Al ritorno, trovando il lettino vuoto, gridò forte e udì il piccolo piangere. Pendeva in fasce appeso all'esterno a un'asta da steccato; la donna ve lo trovò sano. Una strega ve l'aveva appeso dopo averlo sollevato-per il camino.

Il trionfo dell'ideologia cristiana è celebrato in tutti i modi nei racconti che i preti cristiani hanno imposto alle varie popolazioni. L'attività di Gesù diventa, di volta in volta, l'attività magica degli stregoni o l'attività protettrice dagli stregoni. Se questi racconti Cimbri possono essere datati ad un centinaio d'anni fa, il racconto che presento ora è scritto da un individuo vivente che, come i terroristi cattolici hanno insanguinato le americhe per imporre la cultura della chiesa cattolica, così egli, oggi, diffama gli antichi per legittimare l'odio sociale e religioso dei cristiani. Può questo racconto un giorno diventare un "racconto folkloristico"?

Il rapimento dei bambini, per distruggere una cultura, è il metodo usato dai cristiani contro ogni cultura. Il bambino batezzato non è più patrimonio dei genitori, ma oggetto di proprietà della chiesa cattolica. I cristiani sequestreranno i bambini dei nativi americani, dei nativi australiani, dei nativi africani, proprio per distruggere la loro cultura. Nello stesso tempo accuseranno gli altri, i cattivi, di voler, come loro progettano, di rapire i bambini: è il meccanismo sociale della legittimazione del delitto mediante l'attribuire alla vittima le intenzioni che i cristiani mettono effettivamente in atto mediante le loro azioni.

C'è da precisare che i Cimbri arrivano sull'Altipiano di Asiago importati dalla Baviera dal Vescovo di Padova nel 1300 d.c. anche se esistono già dei piccoli insediamenti sull'Altopiano di Asiago.

Dal momento che sull'Altopiano di Asiago sono sicuramente vissute popolazioni più antiche, tipo i Reti nell'età del ferro (500 a.c.), il racconto di Bertizzolo appare assolutamente arbitrario nel voler costruire una leggenda della superiorità del cristianesimo rispetto a delle popolazioni dell'Altopiano che, prima dell'arrivo dei cristiani, secondo il suo racconto, praticavano sacrifici umani.

Questo tipo di "folklore" è costruito dai cristiani proprio per diffamare le antiche popolazioni indicandole come barbari nello stesso modo che la bibbia ha indicato come "barbari inumani" i popoli che il dio dei cristiani voleva macellare.

Qual è la condotta che il dio padrone dei cristiani ordina di seguire ai cristiani con i non cristiani?

"Quando Jahve, tuo dio, ti avrà fatto pervenire nella terra dove tu sei diretto per prenderne possesso, molte nazioni cadranno davanti a te: gli Etei, i Ghirgasei, gli Amorrei, i Cananei, i Ferezei, gli Evei [gli abitanti dell'Altopiano, nota mia per estensione], sette nazioni più numerose e potenti di te. Jahve, tuo dio, le abbandonerà in tuo potere; tu allora le macellerai e le voterai all'anatema. Non verrai a patti con esse né userai loro misericordia. Non contrarrai matrimonio con esse, non darai una tua figlia ad un loro figlio, né prenderai una loro figlia per tuo figlio, perché tuo figlio si allontanerebbe da me per seguire altri Dèi e l'ira di Jahve si accenderebbe contro di voi e vi sterminerebbe subito. Ma voi dovete agire così nei loro riguardi: demolite i loro altari, frantumerete le loro stele, svellate le loro Ashere e brucerete i loro idoli". Deuteronomio 7, 1-5

Per quale motivo, un dio che i cristiani chiamano "buono" vuole macellare i popoli? Perché, per i cristiani, quei popoli sono malvagi! La malvagità non sta nel fatto che i cristiani vogliono macellarli, ma la malvagità sta nei macellabili. E' il fondamento ideologico della legittimazione del genocidio.

Il racconto di Bertizzolo si colloca in quest'ottica della bibbia. Dal momento che i cristiani hanno vinto, hanno sicuramente distrutto chi doveva essere distrutto per ordine del proprio dio. Cosa faceva di tanto perverso l'abitante dell'Altopiano di Asiago se non fare sacrifici umani?

E' un racconto pretestuoso ed ingiurioso che risponde alle esigenze della bibbia di criminalizzare le persone. Bertizzolo non dice: "La bibbia dice che se non sei cristiano ti devo macellare!", ma dice "vieni macellato perché, dal momento che non sei cristiano, puoi solo fare sacrifici umani come la bibbia dice che facevano i non cristiani...."

Tratto da Edoardo Bertizzolo "Altar Khnotto – leggenda Cimbra" pubblicato dall'Isituto di Cultura Cimbra di Roana . Vicenza 2004 pag. 74 e 76

Là Cunz fu sepolto in una fossa appena segnata nella terra. Fu coperto di zolle. Sopra, ammucchiarono dei sassi.

Era l'alba del quinto giorno dopo la morte.

Al ritorno dal Campo dei Morti, Slérach riunì i giovani.

"Mano è irata col nostro popolo! " disse. "Non vi dice nulla il piccolo Momi? E le impronte, la mia disgrazia, la siccità, il bestiame che muore? E ora Sole, sempre Sole notte e giorno. E Cunz! Come se non bastasse ha voluto anche lo spirito di Cunzl ".

Nessuno osava contraddirlo. Allora, dopo un silenzio che a tutti parve in- terminabile, gridò:

"Bisogna placare la Dea! ",

Non una voce, non un mormorìo fra i presenti. Ognuno guardava il suo vicino, tutti si guardavano in faccia, nessuno osava dire.

"Bisogna placare la Deal " gridò ancora Slérach.

"Plachiamola!" tuonò l'assemblea intera.

"E noi la placberemo!" fece eco Slérach. "Gli olocausti di T àufa irritano la Dea, la offendono. Mano vuole un sacrificio che si ricordi nel tempo. Mano non sa che farsene delle nostre pecore malate! ",

"Che si plachi la Dea, finalmente!" disse uno.

"Ascoltate ... " disse allora Sléracb. "In fondo all'Asstàl c'è gente che adora un Dio strano. Era un popolo debole un tempo. Nemmeno era popolo. Ora lo è. T àufa non ha voluto combatterlo e ora è più forte di noi, è più numeroso di noi, le sue armi sono più dure delle nostre. Mano è irata anche per questo. è irata percbè il popolo permette che accanto a Lei cresca un Dio sconosciuto.

Ma se è per questo la placheremo. Noi la placheremo col sangue e col cuore di una vergine, al Knotto. Rapiremo una vergine e poseremo il suo cuore ancora caldo e palpitante sull'Altar-Knotto ",

"Al Knotto! ", "Al Knotto! ",

"Una vergine al Knotto! ". "Una vergine al Knotto! ". "Sangue e cuore al Knotto! ", "Sangue e cuore al Knotto! ".

"Il cuore della vergine al Knotto!", " Il cuore della vergine al Knotto! ". "Non passeranno tre notti che Mano sarà placata!" gridò Slérach per farsi udire superando il vociare dell'assemblea.

"Tre notti! ", "Tre notti!",

"Mano sarà placata! ". "Mano sarà placata!".

"E noi la placheremo, finalmente!" tuonò Slérach al culmine dell'esaltazione.

Poi, quasi avesse perso la voce, in un sussurro:

"Ora andate, andate,....

Questo modo di operare dei missionari cristiani è stato messa a punto fin dall'origine dall'avvento del cristianesimo. Era un metodo proprio degli ebrei che i cristiani, gli zeloti di allora, hanno mutuato.

Un esempio esplicativo è tratto da Olao Magno (1490-1557) che "fece conoscere i costui dei popoli nordici" imponendo una tradizione folkloristica che sarebbe stata dura a morire. Come nella tradizione della strega o come nella tradizione attuale di Bertizzolo, al centro della civilizzazione del cristianesimo ci sono i "sacrifici umani". Questa ferocia cristiana nell'attribuire le proprie pratiche (quella dei sacrifici umani voluti dal suo dio padrone) ad altre popolazioni per criminalizzarle e legittimare la violenza con cui si impone il cristianesimo è la costante dell'odio cristiano.

Un odio che si trasforma in storie della bibbia e dei vangeli che, una volta imposti con la violenza alle popolazioni conquistate e macellate, diventano elementi del folklore. Un folklore che pretende di rimanere come tradizione anche quando gli elementi imposti dal cristianesimo per la loro elaborazione vengono dimostrati come falsi, pretestuosi, ingiuriosi e calunniatori delle antiche popolazioni. Africani e indiani, quando i cristiani li macellavano, venivano accusati di cannibalismo. Esistono tutt'ora delle raffigurazioni di epoca colonialista in cui il nero africano è raffigurato davanti ad una sorta di macelleria di carne a cui sono appesi uomini fatti a pezzi.

E' interessante leggere questo vescovo cristiano perché le sue affermazioni fanno comprendere gran parte dell'inganno dei positivisti, di Comte, di Durkheim, di Lévi-Strauss e altri che hanno preteso di legittimare le loro ricerche partendo da forme di primitivismo creazionista in netto contrasto con la realtà oggettiva delle popolazioni che studiavano.

Tratto da:

Olao Magno "Storia dei popoli settentrionali" ed. BUR p. 77-79

Cap. 4 - Tre dei minori.

Un certo Methotin, famoso per le sue arti magiche, indusse uomini semplici, sedotti dal suo prestigio, a celebrare so- lenni libagioni pagandole a lui. Costui, essendo il sommo pontefice degli dei, organizzò i sacrifici in modo che si ce- lebrassero separatamente i culti e le libagioni in onore di ogni singolo dio, affermando che le offese fatte agli dei non potevano essere espiate con sacrifici e cerimonie comuni. Infine, scoperti i suoi inganni, venne ucciso a furor di popo- lo, e poiché il contagio del suo cadavere colpiva molti, ven- ne disseppellito e impalato, come aveva meritato la sua va- nità." Anche Froc, satrapo degli dei, ebbe la sua sede non lonta- no da Uppsala ... Datosi a sacrificare vittime umane, offriva quei ripugnanti sacrifici agli dei.'? Essendo stato poi annove- rato tra gli dei, poiché era considerato dio del sangue gli ve- nivano sacrificate vittime fulve ...

Come si giustificano i sacrifici umani dei cristiani? Con il fatto che "gli altri" praticano sacrifici umani.

L'attività dei cristiani seguono le indicazioni di Gesù nei vangeli.

"Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi?" Matteo 12, 34

Così a chi veniva macellato i cristiani dicevano: "Ma come ti permetti tu di parlare, cattivo come sei?" Le persone erano "cattive" proprio perché loro le macellavano. Così i neri d'Africa erano cannibali e i Goti facevano "sacrifici umani". Quando, poi, i cristiani avevano imposto la loro religione costruivano un folklore secondo cui gli Antichi, con cui avevano lottato, facevano sacrifici umani: per questo hanno lottato e hanno vinto. E' la manipolazione della storia mediante l'imposizione di un folklore che per Durkheim, i positivisti, Lévi-Strauss, diventa oggettivo e asettico anziché essere una costruzione ideologica finalizzata a legittimare morte e distruzione. Un po' come l'operazione della polizia zarista che compilò i Protocolli di Sion per criminalizzare gli ebrei, col risultato che tutti conosciamo.

Scrive ancora Olao Magno:

Cap. 6 - Il magnifico tempio degli dei settentrionali.

Fin dal tempo di Nino, presso il fiume Sala, là dove oggi c'è Uppsala, sede del Primate, l'Arcivescovo degli Svedesi e dei Goti, c'era un tempio nobilissimo. così splendidamente costruito che le sue pareti, i soffitti, le colonne risplendevano d'oro. Anche il tetto brillava d'oro: da esso pendeva una catena, pure d'oro, che legava il tempio alle mura e ai coronamenti delle case. Tale tempio, posto in un'ampia pianura, col suo mirabile fulgore ispirava in chi vi si accostasse il sentimento della veneranda maestà della religione. Davanti alle sue porte c'era un gigantesco albero di specie ignota, i cui rami molto si estendevano, verdeggianti sia d'estate che d'inverno. Presso il tempio c'era una fonte ...

E se oggi chiedessimo a qualcuno chi è questo Nino?

C'è qualcuno che sa che questo personaggio appare in Orosio nelle Storie Contro i Pagani scritto per deformare la storia in funzione dell'avvento del cristianesimo? Questo re Nino, inventato da Orosio per conto di Agostino è un'invenzione orosiana che ha guidato l'idea della storia fino al 1800.

Scrive Orosio di Nino in Storia contro i Pagani:

"... insegnò ai barbari Sciti, ancora imbelli e innocenti, a svegliare la loro sopita crudeltà, a conoscere le loro forze, a bere non più latte di pecora, ma sangue umano, e infine a vincere mentre egli li vinceva." Orosio Storie contro i Pagani ed. Valla 1993 p. 47.

La menzogna di Orosio diventa verità e storia nella bocca di Olao Magno. Diventa folklore, diventa inganno. Con l'inganno vengono costruite le storie del "folklore nordico" e, quando si parla di antichi, si impongono principi propri della bibbia come quando fu scritto l'Havamal o Canzone dell'Eccelso o l'Edda di Snorri Sturluson.

Il ricercatore di folklore dovrebbe chiedersi: che ne è delle storie popolari prima dell'avvento del cristianesimo? E poi, le popolazioni si pensavano come un popolo, inteso come gregge, o le loro storie erano, invece, storie delle loro gesta eroiche nel loro abitare il mondo?

Ed ecco Olao Magno immaginare che i Goti avessero un tempio d'oro che ispirava sentimento di veneranda maestà della religione. Mai i Goti hanno avuto ciò, ma pensarlo costruiva un folklore funzionale alla costruzione delle chiese cristiane e legittimava la costruzione delle chiese stesse.

Ma questi Goti, che cosa facevano?

Cap. 7 - Riti e sacrifici dei Goti.

I Goti, nei loro sacrifici, come è riferito nella Storia dei Re degli Svedesi e dei Goti-? (I, 12), osservavano il numero no- ve ... Ogni nono mese essi tributavano agli dei un culto più solenne, con sacrifici rituali che duravano nove giorni; ogni giorno immolavano animali di nove specie, ai quali aggiungevano anche vittime umane ... L'uomo che la sorte aveva decretato si dovesse immolare veniva immerso, vivo, in una fonte che scaturiva presso il luogo del sacrificio; se costui esalava facilmente il respiro, i sacerdoti annunziavano che il sacrificio aveva avuto esito fausto; tolto poi il corpo di lì, lo appendevano in un bosco vicino, che consideravano sacro, e affermavano che il morto fosse stato assunto tra gli dei. Ciò veniva fatto affinché colui che usciva di vita in questo modo si ritenesse beato. Accadde a volte che persino alcuni re, scelti in tal modo dalla sor- te, fossero immolati come vittime. E poiché tale sacrificio era considerato sommamente giovevole al regno, tutto il popolo in folla seguiva con grande gioia una vittima così insigne.

I Goti erano convinti che chi moriva in questo modo ne morisse del tutto e divenisse immortale: dotti e storici anticl affermano che i Goti si siano dedicati in modo eccellente al sapienza, e per questo abbiano acquisito la convinzione cl l'anima sia immortale ... 24 e che coloro che hanno terminato loro vita migrino in un altro luogo più ameno ...

La struttura sociale della distruzione delle culture diverse da quella cristiana era già stata messa a punto da lungo tempo. Quando nel 1492 viene scoperta l'America, i missionari cristiani erano già pronti per il genocidio. Un genocidio che, come è avvenuto per i popoli nordici dell'Europa, continuerà con i popoli Africani, Americani e Australiani. Un genocidio che non avrà soltanto i connotati del genocidio fisico, ma sarà caratterizzato dal genocidio culturale che i ricercatori antropologi positivisti legittimeranno per legittimare il condizionamento educazionale da loro stessi ricevuto.

Qual può essere lo studio delle religioni se delle religioni dei popoli "nativi" non ci è rimasto nulla?

Qualche cosa degli Youruba conosciamo: ma quanto, di ciò che conosciamo è deformato dall'attività dei missionari cristiani e musulmani?

Come si può costruire una scienza della sociologia se la sociologia non tiene conto dei processi storici?

Come si può parlare della "cultura degli Australiani" quando questo è stato il modo di raportarsi con gli Australiani?

La popolazione aborigena è stata decimata dalla colonizzazione, iniziata nel 1788. Una combinazione di malattie, perdita della terra (e quindi fonte di cibo) e omicidi ha ridotto la popolazione aborigena di circa il 90% tra il XIX secolo ed il XX secolo. Un'onda di massacri e tentativi di resistenza si mosse con la frontiera. L'ultimo massacro fu a Coniston, nel Northern Territory, nel 1928. Molte volte si è ricorso all'avvelenamento di cibo e acqua. La varicella, il vaiolo, l'influenza, le malattie veneree ed il morbillo si diffusero ampiamente tra il XVIII ed il XIX secolo. Le popolazioni aborigene non avevano alcuna conoscenza delle malattie europee e pochissima della resistenza immunitaria che gli europei avevano evoluto nel corso dei secoli. Si stima che la scomparsa del 90% della popolazione aborigena sia stata il risultato dei contagi che precedettero l'espandersi dei coloni europei. Nell'arido centro del continente, dove vissero piccole comunità distribuite su un'area molto vasta, il declino della popolazione fu meno marcato e le comunità aborigene poterono continuare a vivere in qualche modo secondo le loro abitudini fino alla fine del XIX secolo ed, in alcuni casi, anche fino al secolo successivo.

Tratto da: Wikipedia in rete.

Dopo che è stata macellato il 90% della popolazione, davvero si pensa che ci siano ancora delle "credenze" originali? Al contrario, quello che si crede che siano le credenze dei nativi sono, in realtà, imposizioni dei missionari cristiani. Come si può in queste condizioni pensare ad una "religione primitiva" se non mettendo il cristianesimo come origine della religione dei nativi americani, africani e australiani e, disprezzando questi come "primitivi" sostenere, sociologicamente che queste erano le forme religiose degli antichi? E' aberrante solo pensarlo se tale idea non avesse finalità criminali.

E anche:

"Tra il 1910 e il 1970 oltre 100.000 bambini aborigeni vennero strappati con la forza o sotto coercizione alle proprie famiglie dalla polizia o da assistenti. Molti di loro non avevano neanche 5 anni. Sono conosciuti come "generazioni rubate" (stolen generations). Raramente si arrivati ad un processo."

E dove andavano questi bambini?

Nelle chiese cristiani che con la violenza sessuale e con le torture facevano loro dimenticare ogni relazione fra sé e il mondo.

Una volta macellati i bambini delle varie comunià, questi sono costretti, comunque a vivere. Sono costretti comunque ad elaborare una visione del mondo entro la quale comprendere le loro condizioni di vita. Le storie che racconteranno riprodurranno i principi che hanno vissuto: e sono principi cristiani. Credenze cristiane che sono state loro imposte con la violenza e l'isolamento. Un processo di deprogrammazione socio-culturale che è stato impresso in loro ad un livello tanto violento da sembrare loro quasi naturale. Non hanno possibilità di chiedere giustizia né di accusare i loro aguzzini: da quelle condizioni costruiranno un'altra società che Durkheim e Lévi-Strauss e Marcel Mauss chiameranno primitiva.

Attraverso quale meccanismo si ricostruisce un sistema sociale devastato dal cristianesimo?

Ce lo racconta Eugene Minkowski in "Il tempo vissuto". Riporto dall'edizione Einaudi 1971 da pag. 249 gli elementi del meccanismo di ricostruzione di una società dopo le distruzioni operate dai cristiani:

La nozione di compensazione adesso si arricchirà di ancora un nuovo significato. Da tempo in psichiatria si parla di compensazione. In questo modo, per esempio, vengono interpretate le confabulazioni dei dementi senili, le quali verrebbero a riempire i vuoti mnemonici. In questo caso si tratterebbe di compensazione puramente meccanica. Intesa cosi, essa non ci propone nessun problema nuovo. Per ora ci basti prenderne nota. Ne riparleremo più avanti e avremo occasione di mostrare che questa compensazione è più complessa di quanto si creda. Un progresso importante si compie già con la nozione di compensazione affettiva, ammessa oggi in psichiatria sotto l'influsso innanzitutto dei lavori di Freud. Nel delirio, come nel sogno, l'individuo realizza ciò che gli è stato rifiutato o ciò a cui ha rinunciato, in modo più o meno cosciente, nella vita.

La psicopatologia affettiva rende più viva la psichiatria. Essa ci dà spesso la chiave di quei geroglifici che erano per noi fino allora i discorsi e i gesti dei malati e inoltre ci apre nuove prospettive terapeutiche. Non c'è da sorprendersi che cerchi di interpretare dal suo punto di vista non solo il contenuto ideo-affettivo dei sintomi, ma anche la genesi della maggior parte dei disturbi mentali (concezioni psicanalitiche).

La distruzione di una società porta gli individui a ricostruire una nuova società. Non hanno più il rapporto col loro mondo, né percepiscono i segnali dal mondo com'erano abituati a percepirli. Ricostruiscono la società partendo dalla miseria culturale che i missionari cristiani hanno imposto loro. Ciò che ricostruiscono è solo miseria. E' stato distrutto il loro patrimonio culturale e non hanno né i mezzi economici, né militari, né etici, per ricostruire il proprio mondo. Possiamo dire che: i cristiani hanno costruito i LORO PRIMITIVI. Hanno costruito il loro modello di primitivismo sul quale Durkheime e Levi-Strauss articolano i loro studi.

La psichiatria individua quei meccanismi nella malattia mentale dell'individuo, ma che cos'è la manipolazione della società da parte dei cristiani se non imposizione della malattia mentale da dipendenza e da miseria morale dalla quale, faticosamente, gli individui tentano di emergere?

Come si può parlare di "sociologia" senza considerare il genocidio come fondamento del divenuto sociale? Si può parlare solo della devastazione delle società messe in essere dai cristiani che personaggi come Lévi-Strauss, Durkheim, Mauss e altri contribuirono a legittimare con studi fantasiosi e completamente slegati alla realtà della vita quotidiana.

Per partire con uno studio serio di sociologia, dobbiamo partire dalla devastazione emozionale che il cristianesimo ha imposto all'umanità.

Una devastazione culturale che il cristianesimo ha messo in atto attraverso la capillare azione dei preti, dei missionari e delle persone che prima ha torturato e che poi ha usato per perpetrare la tortura su altre persone.

Questa è la realtà sociologica che noi viviamo, non quella descritta da Lévi-Strrauss, Mauss, Durkheim o da altri, compresi i sociologi moderni, che legittimano il genocidio per la gloria del dio della bibbia. In questo modo non si può conoscere la società nella quale viviamo, ma solo mettere a punto armi di distruzione emotiva di massa mediante la quale distruggere il divenire dei popoli!

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 25 settembre 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

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e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.