Durkheim Emile (1859 – 1917)

Le forme elementari della vita religiosa

3^ Parte

L'Animismo

Riflessioni sulla sociologia.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

Il termine animismo fu coniato da Edward Burnett Tylor (Londra, 2 ottobre 1832 – Wellington, 2 gennaio 1917) nel suo trattato Cultura Primitiva del 1871.

L'idea di Tylor, aderivata all'evoluzionismo-creativista che prevedeva un primitivismo dopo il diluvio universale del dio di ebrei e cristiani, partiva dal presupposto che le popolazioni, che lui definiva primitive, come quelle australiane o americane, pensavano che tutti i viventi, piante e animali, possedessero un principio vitale chiamato "anima". Secondo Tylor i "primitivi" mediante il sogno trarrebbero la convinzione di avere un doppio, una specie di alter ego, che vive una vita diversa da quella del corpo. Di tale attributo, il "primitivo", ne diventerebbe consapevole anche tramite stadi di malattia o morte in cui vivrebbe una sensazione di distacco dell'anima dal corpo.

Questa teorizzazione, abbandonata come traccia di ricerca nella storia della sociologia, ha dato vita ad un altro concetto, elaborato da Wilhelm Maximilian Wundt (Mannheim, 16 agosto 1832 – Lipsia, 31 agosto 1920) e da Durkheim, secondo cui l'uomo, riflettendo su sé stesso, non trae il senso delle cose da sollecitazioni esterne, ma da proiezioni di sé sulle cose. Non percepisce gli oggetti del mondo dai quali trae le conclusioni, ma proietta il proprio desiderio sugli oggetti del mondo che gli appaiono per ciò che egli vuole che siano (cosa del resto che viene fatto dal delirante di onnipotenza, sia esso ebreo che cristiano, nel suo processo di identificazione col dio padrone).

Da dove prende Tylor questa idea? Usa l'idea cristiana e platonica della distinzione anima-corpo e la combina con le credenze autoctone australiane, americo latine, nord americane e africane. Sulle idee di quelle popolazioni proietta il modello platonico-cristiano di distinzione anima-corpo. Questa operazione viene favorita dall'attività criminale dei missionari cristiani che per alcune centinaia d'anni prima, agendo in sintonia con le armate colonialiste e fondiarie, hanno disarticolato la cultura delle varie popolazioni rimodulandola in chiave cristiana.

L'idea cristiana della distinzione anima-corpo; l'idea stoica (Seneca) delle società umane in cui gli uomini sono membra di un corpo; l'idea dell'evoluzione dal primitivismo della creazione del dio padrone; la negazione della cultura dei popoli che l'assolutismo cristiano, per poterli macellare, chiamava primitivi (un paio di secoli prima erano non uomini senza anima), sui quali veniva proiettata una sorta di "stupidità" della non cultura cristiana; sono gli ingredienti che hanno formato le idee sull'animismo che Durkheim ha formulato per poterle aggredire, criticare, abbattere, alimentando la sua idea di razza governata da una specie di "coscienza razziale".

Questo misto di ipocrisia morale durkheimiana arriva ad elaborare riflessioni di questo tipo:

Afferma Durkheim sull'animismo in "Le forme elementari della vita religiosa":

D'altra parte, se veramente l'uomo fosse stato costretto a proiettare la sua immagine nelle cose, i primi esseri sacri sarebbero stati concepiti a sua somiglianza. Invece di essere primitivo, l'antropomorfismo è piuttosto il segno di una civiltà abbastanza progredita. In origine gli esseri sacri sono raffigurati sotto una forma animale o vegetale, da cui la forma umana è derivata soltanto lentamente. Vedremo in seguito come in Australia gli animali e le piante siano in primo piano tra le cose sacre. Anche tra gli Indiani dell'America settentrionale le grandi divinità cosmiche, che cominciano a esservi oggetto di culto, sono assai spesso rappresentate sotto sembianze animali "La differenza tra l'animale, l'uomo e l'essere divino - dice RéVILLE, constatando il fatto non senza sorpresa - non è sentita in questo stato d'animo, e il più delle volte si direbbe che la forma animale costituisce la forma fondamentale".

Non si tratta di un fraintendimento. Il fraintendimento è generato nell'individuo, il filosofo, il sociologo, l'antropologo, l'etnologo che agisce tentando di capire il mondo in cui si muove elaborando, teoria dopo teoria, partendo da un abitare psico-emotivo delle condizioni oggettive che analizza. Non si può parlare di fraintendimento quando, la pretesa analisi, viene fatta da un osservatore esterno che, non abitando le condizioni socio-ideologico-religiose del mondo che analizza, pretende di definirle partendo da convinzioni socio-ideologico-religiose che ritiene superiori ed onnicomprensive delle stesse idee che sta analizzando. In sostanza, l'errore stridente nella comprensione si realizza quando l'analista si considera al vertice di una scala gerarchica di giudizio rispetto al mondo che sta giudicando e non si ritiene appartenente ad un "mondo altro" rispetto al mondo che sta analizzando.

In questo caso non si parla di "buona fede" e di fraintendimento, ma di ipocrisia morale con fini criminali.

Lo studioso citato da Durkheim, Albert Reville (1826 – 1906), è un fanatico cristiano integralista che passerà tutta la sua vita di studioso a piegare la storia religiosa e sociale dell'umanità alla bibbia. Albert Reville sostiene la tesi di teologia alla facoltà di Strasburgo. Viene consacrato pastore nel 1846. Nel 1851 viene chiamato alla direzione della chiesa vallona di Rotterdam in un ruolo che coprirà per ventidue anni. Nel giugno del 1880 gli viene affidata la cattedra di Storia delle Religioni che aveva istituito il Collegio di Francia. L'opera scientifica di Albert Reville è caratterizzata da tre linee di ricerca che chiariscono la sua visione della religiosità dell'uomo. L'esegesi biblica, la storia dei dogmi e la storia delle religioni. Approfondì particolarmente il pensiero di Gesù di Nazareth che fu il suo fondamento da cui partire per capire le altre religioni. Su Gesù scrive un'opera in due volumi "Jesus de Nazareth" pubblicata a Parigi nel 1897.

Il disprezzo per le antiche religioni di Réville è ben espresso nella frase riportata da Durkheim; come se fosse un dovere separare l'uomo dal divino e dagli animali. Ed è un disprezzo che nasce dalla distinzione che fa la Genesi della bibbia fra il dio padrone, l'uomo e gli animali che, come l'uomo è oggetto di possesso del dio creatore, così gli animali sono oggetto di possesso dell'uomo. Da qui il disprezzo di Albert Reville nei confronti di popolazioni, come quelle australiane o americane, che usando come simboli delle loro relazioni con il mondo degli animali annullano la distinzione religiosa che il suo dio padrone ha fatto. Né Durkheim, né Reville, proprio perché legati ai modelli interpretativi della vita della bibbia, sono in grado di pensare alle popolazioni australiane o americane come "popolazione altre", ma sono in grado di pensarle solo come "popolazioni inferiori". Oggetto di disprezzo e soggetti su cui praticare il genocidio. Il padrone che si eleva al di fuori e al di sopra della Natura è, per Durkheim e Reville, evoluzione verso la perfezione dell'idea religiosa dei popoli.

Afferma Durkheim sull'animismo in "Le forme elementari della vita religiosa":

Per trovare un dio costruito interamente con elementi umani bisogna giungere fin quasi al cristianesimo Qui Dio è un uomo non soltanto per l'aspetto fisico in cui si è manifestato temporaneamente, ma anche per le idee e i sentimenti che esprime. Anche a Roma e in Grecia, benché gli dèi vi fossero generalmente rappresentati con sembianze umane, parecchi personaggi mitici portavano ancora la traccia di una origine animale: così Dioniso, che si trova spesso sotto forma di un toro o almeno con le corna di toro; così Demetra che è rappresentata con una criniera di cavallo; così Pan, Sileno, i Fauni ecc. Non è affatto vero che l'uomo sia stato incline a imporre la sua forma alle cose. Ma c'è di più: egli stesso ha cominciato a concepirsi come stretta- mente partecipe della natura animale. E infatti una credenza quasi universale in Australia, e assai diffusa pure tra gli Indiani dell' America settentrionale, che gli antenati degli uomini siano stati bestie o piante, o almeno che i primi uomini avessero in tutto o in parte i caratteri distintivi di certe specie animali o vegetali. Così, anziché vedere ovunque esseri simili a lui, l'uomo ha cominciato col considerare se stesso ad immagine di esseri" da cui differiva in modo specifico.

Le osservazioni sprezzanti di Durkheim sulla necessità che l'uomo pensasse a sé stesso come immagine e somiglianza del dio, sono proprie dell'imposizione della bibbia fatta propria da Durkheim. Durkheim, da missionario, indica a disprezzo, chiamandoli primitivi, tutti coloro che identificano le forze della vita in elementi animali o con forme diverse dalla forma umana. Oggi, la ricerca scientifica ci dice che le affermazioni di Durkheim erano il frutto di odio sociale. Odio razzista. Odio come era odio quello del dio della sua bibbia contro coloro che adoravano altri Dèi.

Costruire una sociologia partendo dalla bibbia, significa costruire una sociologia con forti caratteri razzisti e con grandi giustificazioni del "diritto" al genocidio dell'altro.

La genetica e la neurologia, oggi come oggi, ci dicono che dentro all'uomo ci sono le pulsioni psico-emotive di tutte le specie animali al di là di come l'uomo le usa per percepire il mondo. Al di là di come veicola tale percezione specifica nel suo ambiente. L'uomo aveva la forma di un Essere Unicellulare e come tale percepiva il mondo. In quel momento quella specifica percezione era assoluta, ma permane, fungendo da base, anche nella forma dell'uomo attuale. L'uomo aveva la forma di un Essere Rettile e come tale, in quel modo, percepiva il mondo. In quel momento, quella specifica percezione era assoluta essendosi sedimentata sulla percezione precedente, ma permane anche nell'uomo d'oggi fungendo da base nel modo di percepire e pensare il mondo nella forma assunta dall'uomo attuale. E così via, generazione dopo generazione. La modifica della specie non annulla la specie precedente, ma si soprappone e la specie precedente permane e condiziona la specie attuale. Il processo di diversificazione delle specie, dopo diversificazione delle specie, fino alla forma dell'uomo attuale nella società attuale non ha scisso l'attualità dal passato che lo ha generato. Non si tratta di "un'evoluzione in avanti" verso un'ipotetica perfezione, ma si tratta di una trasformazione della vita per adattarsi a delle condizioni e poter continuare ad esistere.

Le comunità umane altre, quelle che non hanno subito la violenza della bibbia di ebrei e cristiani, hanno costruito delle relazioni diverse col mondo in cui vivono liberando una parte della percezione umana che, al contrario, l'imposizione dell'ideologia della bibbia ad opera di ebrei e cristiani, ha annichilito nei popoli che la bibbia ha violentato.

L'uomo non è "incline ad imporre la sua forma alle cose", ma è incline a riconosce il "simile nel diverso". La medesima pulsione, la medesima azione, fatta da un uomo, da un virus, da un elefante, da un gatto, ecc. nella percezione non condizionata dai modelli ebrei e cristiani della bibbia si sintetizza nella medesima immagine che appare alla ragione umana.

La "credenza" diffusa fra gli indiani d'america o fra gli australiani che gli antenati degli uomini siano stati degli animali, per dirla alla Durkheim, o che la forma dell'uomo attuale abbia attraversato le trasformazioni in altre forme, e in altre percezioni del mondo, per dirla come i nativi, è un dato dimostrato dall'attuale scienza biologica. Pertanto, quella degli australiani o degli indiani d'America, non si trattava di una "credenza", ma della presa d'atto di una realtà oggettiva. Quella di Durkheim che derideva tale realtà era, al contrario, una credenza fideistica nelle fantasie della bibbia.

Afferma Durkheim sull'animismo in "Le forme elementari della vita religiosa":

La teoria animistica implica d'altronde una conseguenza che ne è forse la migliore confutazione. Se ella fosse vera, bisognerebbe ammettere che le credenze religiose sono altrettante rappresentazioni allucinatorie; senza alcun fondamento oggettivo. Si suppone infatti che esse siano derivate tutte dalla nozione di anima, poiché negli spiriti e negli dèi si vedono so tanto anime sublimare. Ma la stessa nozione di anima, secondo TYLOR e i suoi discepoli, è costruita interamente con le vaghe e inconsistenti immagini. che occupano il nostro spirito durante il sonno: infatti l'anima è il duplicato, e il duplicato non è altro che l'uomo quale appare a se stesso mentre dorme. Gli esseri sacri sarebbero, da questo punto di vista, soltanto concezioni immaginarie create dall'uomo in una specie di delirio che lo coglie regolarmente ogni giorno, e senza che sia possibile vedere a quali fini utili esse servano, né a che cosa esse corrispondano in realtà.

Il problema dell'animismo, come introdotto da Tylor, consiste nella proiezione dell'idea cristiana su idee religiose di popoli che non erano cristiani. Per comprendere è necessario cambiare la parola "anima" con la parola "coscienza".

Ogni soggetto del mondo ha una coscienza che agisce nel mondo in cui vive e, agendo, modifica le dinamiche interne a quel mondo. In tali modificazioni il soggetto manifesta la sua coscienza modificando sia il mondo in cui vive sia adattandosi al mondo.

Dal momento che i missionari cristiani non volevano capire i popoli, ma piegare i loro ginocchi al loro Gesù, su ciò che i popoli consideravano coscienza, imposero il loro concetto di "anima". Il concetto di "anima", separato dal corpo, viene elaborato all'interno del platonismo e fatto proprio dai cristiani che lo riempiono di attributi e lo imputano all'attività del loro dio padrone.

E' il dio padrone dei cristiani che pretende di creare l'anima con cui impossessarsi dei corpi delle persone. Così i cristiani, impossessandosi del controllo dell'anima, si impossessano del controllo della dimensione emotiva e religiosa mondo in cui le popolazioni colonizzate vivono.

Adattamenti di culture al loro ambiente, senza la violenza dell'imposizione fideistica e patologica del cristianesimo, porta le varie culture a penetrare, considerare e percepire il mondo in cui vivono in maniera diversa da quella imposta dal cristianesimo.

Il mondo è "altro da sé", non inferiore o oggetto di possesso "di sé" come nell'ideologia religiosa cristiana.

Dal momento che il cristianesimo pensa a sé stesso come la realtà oggettiva del mondo in quanto rivelazione della realtà ad opera del proprio dio padrone, ne consegue che ogni realtà pensata del mondo da altri popoli deve rientrare, necessariamente, entro le categorie religiose cristiane altrimenti, questo, metterebbe in discussione la realtà oggettiva del loro dio padrone: il dio padrone dei cristiani sarebbe menzogna!

Le culture colonizzate si pensavano in un mondo che agisce e l'azione, dei soggetti del mondo, era attribuita ai loro progetti dell'essere nel mondo. Il mondo composto da soggetti è un mondo di progettualità in cui è necessario vivere tenendo conto dei progetti dei soggetti del mondo per coinvolgerli nell'elaborare i propri progetti di vita: i popoli colonizzati, in varia e diversa misura, si inserivano nei progetti dei soggetti del mondo in cui vivevano e in questi progetti progettavano la loro esistenza. Erano parte del mondo attraverso una visione della vita incomprensibile per i missionari cristiani e per i colonizzatori che, sordi alle voci del mondo, dovevano, mediante la violenza, rendere sorda anche la percezione della vita dei popoli colonizzati.

Il genocidio operato dai cristiani era finalizzato a spezzare la tradizione culturale nella trasmissione della carica emotiva delle informazioni culturali per farle diventare mere nozioni culturali e poterle poi significare secondo le categorie religiose cristiane. Ciò che per i popoli nativi era carico di emozione, progetto, scopo e intelligenza, veniva trasformato dai cristiani in forme nelle quali si esprimeva la patologia psichiatrica di sofferenza ed angoscia. Ciò che era percezione del mondo mediante un'apertura emotiva degli individui nel mondo, veniva trasformato dai cristiani in malattia psichiatrica mediante la distruzione della percezione dell'uomo nel mondo.

Afferma Durkheim sull'animismo in "Le forme elementari della vita religiosa":

Se egli prega, se compie sacrifici o offerte, se si attiene alle privazioni molteplici che il rito gli prescrive, ciò avviene dunque perché una specie di aberrazione costitutiva gli ha fatto scambiare i suoi sogni per percezioni, la morte per un sonno prolungato, i corpi inanimati per esseri viventi e pensanti. Così non soltanto . la forma sotto la quale le potenze religiose sono o sono state rappresentate agli spiriti non le esprimerebbe esattamente come molti sono portati ad ammettere; non soltanto i simboli con i quali sono state pensate ne nasconderebbero parzialmente l'autentica natura; ma dietro queste immagini e queste figure non ci sarebbe nient' altro che incubi di spiriti incolti. La religione sarebbe, in ultima analisi, un sogno sistematizzato e vissuto, ma senza alcun fondamento nel reale. Ecco perché i teorici dell'animismo, quando cercano le origini del pensiero religioso, si accontentano infine di poco. Quando essi credono di essere riusciti a spiegare come l'uomo abbia potuto essere indotto a immaginate esseri dalle forme strane e vaporose, come quelli che vediamo in sogno, il problema sembra loro risolto.

In questo modo, la struttura emotiva dei popoli, stuprata dai cristiani, viene interpretata come un insieme di illusioni. Proprio perché la definizione degli elementi della percezione della vita, una volta sottratti alla realtà oggettiva del mondo in cui esistevano, rimangono come vuote affermazioni razionali prive di contenuto di realtà.

La forma esteriore della rappresentazione emotiva dei popoli, una volta che è separata dalle significazioni, fa dire a Durkheim che a questi poveri pazzi: "il "rito" avviene perché una specie di aberrazione costitutiva ha fatto loro scambiare i sogni per percezione, la morte per un sonno prolungato e i corpi inanimati per esseri viventi e pensanti".

Questa aberrazione su cui si fonda l'illusione è propria della religione cristiana che nel suo delirio di onnipotenza proietta la propria stupidità e la propria inadeguatezza superstiziosa sui popoli per poterli diffamare ed ingiuriare. Ciò che per i cristiani colonialisti è calunnia, in Durkheim viene assunto a categoria sociale entro la quale confinare le relazioni emotive dei popoli col mondo in cui vivono.

Per questo la religione non è la scienza della veicolazione della struttura emotiva dell'uomo nel mondo emotivo in cui vive, ma diventa storia della gestione della patologia psichiatrica delirante che viene manifestata da strutture di dominio dell'uomo che Durkheim chiama "religioni" e da forze di liberazione dell'uomo che, nel tentativo di spostare i confini dell'odio cristiano, elabora eresie e variabili sulla descrizione della veicolazione della sua struttura emotiva nel mondo.

Una lotta titanica che vede da un lato il dio dei cristiani, il Gesù dei cristiani, la vagina vergine della madonna dei cristiani, stuprare gli uomini per distruggere la loro struttura emotiva e trasformarli in schiavi obbedienti e, dall'altro lato, la vita che si dispiega nel suo eterno corso che cerca le "pieghe" nella quotidianità in cui costruire frammenti di libertà contro l'orrore del dio padrone, del Gesù o della vagina vergine della loro madonna.

In questa guerra immane, il rabbino Durkheim vede soltanto il diritto del suo dio padrone a stuprare gli uomini e non coglie il dispiegarsi dell'intelligenza dei soggetti del mondo di cui l'uomo è parte.

Afferma Durkheim sull'animismo in "Le forme elementari della vita religiosa":

In realtà esso non è neppure affrontato. E' inammissibile infatti che sistemi di idee come le religioni, che hanno occupato nella storia un posto tanto rilevante, e a cui i popoli hanno in ogni tempo attinto l'energia che era loro necessaria per vivere, siano soltanto tessuti di illusioni. Si è d'accordo oggi nel riconoscere che il diritto, la morale, perfino il pensiero scientifico sono nati nella religione, si sono a lungo confusi con essa e sono rimasti penetrati del suo spirito. In quale modo una vana fantasmagoria avrebbe potuto formare così fortemente, e in modo tanto durevole, le coscienze umane? Certamente deve essere un principio della scienza delle religioni che la religione non esprime nulla che non sia nella natura; perché non c'è scienza che di fenomeni naturali. Tutto il problema sta nel sapere a quale dominio della natura appartengano queste realtà e che cosa abbia potuto determinare gli uomini a rappresentarle sotto questa forma particolare, che è propria del pensiero religioso. Ma perché questa domanda possa porsi, occorre prima ammettere che in tal modo vengono rappresentate cose reali. Quando i filosofi del secolo XVIII face- vano della religione un grande errore immaginato dai preti, essi potevano almeno spiegarne la permanenza con l'interesse che la casta sacerdotale aveva a ingannare le folle. Ma se i popoli sono stati essi stessi gli artefici di questi sistemi di idee errate, nel medesimo tempo in cui ne erano le vittime, in quale maniera questa eccezionale illusione ha potuto perpetuar si nel susseguirsi della storia?

Tutto il problema consiste nel comprendere l'imprinting della struttura percettiva dell'uomo. L'imprinting che la struttura emotiva dell'uomo, di quella società, ha avuto sia quando era nella pancia della madre sia nella primissima infanzia.

Quando l'uomo è sottoposto alla violenza cristiana, questa stupra la struttura percettiva dell'uomo e la confina all'interno della patologia psichiatria da delirio di onnipotenza. L'individuo proietta sul mondo le sue allucinazioni e le sue illusioni e interpreta il mondo ponendosi nelle vesti del dio onnipotente. Il dio padrone dei cristiani, il Gesù dei cristiani, la vagina vergine della madonna dei cristiani, sono il suo delirio, come è il delirio di Durkheim. Non è nell'animismo che l'uomo proietta la propria immaginazione sugli oggetti del mondo, ma nel cristianesimo, il cristiano delirante, elabora il proprio delirio di onnipotenza.

Delirando nell'identificarsi col suo dio onnipotente, il cristiano intende sapere "a quale dominio della natura appartengono queste realtà". Anziché vivere e abitare nel mondo, gli studi rabbinici di Durkheim lo hanno posto al di sopra e al di fuori del mondo. La natura è fatta di "uomini" dai quali egli si è escluso per la sua onnipotenza delirante collocandosi allo stesso livello del dio padrone. I parametri usati da Durkheim per leggere i percorsi religiosi sono parametri deliranti. Per lui, sono i preti che come casta si sono imposti sui popoli o sono i popoli che, con idee errate, hanno costituito la casta dei preti. Non esiste, per Durkheim, un concetto religioso che non sia il concetto di dominio del dio padrone. Può discutere come tale dominio sia "venuto in essere", ma non può parlare di religione se non come di un dominio di un padrone.

La religione è l'unica scienza mediante la quale gli uomini veicolano le loro emozioni nel mondo e percepiscono le emozioni degli oggetti del mondo che, in campo emotivo, sono dei soggetti che agiscono nel mondo mettendo in essere delle azioni che tendono a raggiungere un Intento. Questa visione del mondo, estranea al cristianesimo, è stata, dagli ebrei deportati a Babilonia stuprata per impossessarsi di individui ridotti in schiavitù. Ha trovato la sua "legittimazione" filosofica in un Platone che per legittimare il possesso degli individui da parte dell'aristocrazia ateniese ha inventato il demiurgo stuprando il mito prefilosofico. Poi, gli interessi per legittimare il traffico di schiavi nelle società successive ha finito per rinchiudere l'umanità in una vera e propria patologia psichiatrica che ha finito per trasformare le società in campi di concentramento emotivi in cui gli uomini consumavano la loro esistenza nell'angoscia e nella paura.

Mentre gli uomini consumano nella paura e nell'angoscia la loro esistenza, il mondo di oggetti che con le loro emozioni costruiscono il mondo, continuano ad agire sull'uomo. L'uomo cristiano angosciato non comprende questo agire. Confida nella provvidenza di un padrone e scambia le emozioni che lo sollecitano con forze oscure che lo allontanano da una morale patologica che definisce "verità".

Eppure le intelligenze del mondo continuano a sollecitare le emozioni dell'uomo. Intelligenze, coscienze, NON ANIME!

Nessun popolo, che Durkheim si compiace di chiamare primitivo, ha mai separato l'anima dal corpo. Quest'idea di separazione appartiene alla patologia psichiatrica cristiana. Vedremo, quando analizzerò il Naturismo, come la capacità dei popoli di vivere in sintonia col mondo in cui nascevano non era data dalla "descrizione razionale" di quel mondo, ma dalla loro capacità di percepire la struttura emotiva dei soggetti di cui quel mondo era composto. Mentre l'ideologia religiosa cristiana indica nel dio padrone il soggetto percepente e, quando chiama un individuo soggetto in relazione all'oggetto, altro non fa che identificare tale "soggetto" col dio padrone, nei popoli colonizzati e macellati dai cristiani non esisteva il concetto di separazione fra sé e il mondo, ma erano soggetti in un mondo di soggetti.

Questa idea di soggetti in un mondo di soggetti è l'idea che i cristiani non capiranno mai. Per riuscire a stuprare questo modo di vedere il mondo i positivisti elaboreranno altri parametri sociologici, come il Totemismo e il Naturismo, ma si tratterà sempre di categorie cristiane per interpretare un mondo estraneo all'ideologia dello schiavismo, del possesso e della sottomissione come imposto dal dio padrone e dal Gesù dei cristiani.

Nota: Le citazioni di Durkheim sono tratte da "Le forme elementari della vita religiosa" di Emilé Durkheim, capitolo "Le principali concezioni della religione elementare" ed. Comunità 1971 da pag. 72-73

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

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Marghera, 07 ottobre 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.