Ludwig Büchner (1824 - 1899)

L'infinito della materia in Forza e Materia

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

Forza e materia, Capitolo 4: L'infinito della materia

 

Per quanto io possa pensare, non posso far altro che pensare la materia, come quantità presente nel cosmo, come infinita. Io sono la misura dell'immenso perché io comunico a voi ciò che io penso del mondo. Nessuno ha mai concepito, in nessuna epoca e in nessun tempo, la materia come limitata. Io sono limitato, conchiuso in una forma che tende ad espandersi nel suo mondo. La mia espansione è limitata dal divenuto della specie cui appartengo, ma il mondo che i miei piedi percorrono e che i miei occhi vedono, è infinito.

Nessun concetto si può esprimere se non in un infinito della materia a meno che io, ammalato di delirio di immenso, nella mia malattia mentale e manipolando la mia immaginazione, non mi elevi al di sopra della materia e nel mio delirio immagino un immenso me stesso che comprenda la materia dell'universo: io mi eleverei alla dimensione del dio padrone dei cristiani.

Di questa malattia delirante troviamo traccia profonda fra tutti coloro che, nella necessità di sottomettere i corpi in una schiavitù morale e comportamentale, negavano l'assoluto della materia corporea per ridurla, attraverso la loro immaginazione, a creta e cera passiva nelle mani del loro dio padrone. L'infinito della materia diventava, nella loro immaginazione patologica, l'infinito del loro dio e la materia, ridotta a dimensione passiva e finita, veniva plasmata dal loro dio infinito per i suoi bisogni che vacillano fra il delirio di dominio e l'attività criminale.

Queste idee deliranti di Platone, Aristotele, Plotino, degli stoici e degli scolatici si trasferiscono in un'idea forte del cristianesimo contro la quale i materialisti meccanicisti di Vogt, Moleschott, Büchner e Heackel, articoleranno il loro pensiero.

Scrive Büchner:

Se la materia è infinita nel tempo, cioè se è immortale, essa non ha principio o fine nello spazio. Le idee che la nostra mente limitata si fa del tempo e dello spazio togliendole al mondo esteriore, non hanno veruna applicazione alla materia. Poco monta che noi cerchiamo l'estensione della materia nelle massime e nelle minime manifestazioni, dacchè in nessuna parte noi possiamo scorgerne il fine o l'ultima espressione. Allorchè l'invenzione del microscopio ci rivelò un mondo altre volte ignorato e la delicatezza degli elementi di forme organiche non mai presentite, si ebbe la temeraria speranza di scoprire l'ultima espressione della forma organica e fors' anche il principio della nascita. Ma durò poco; e la speranza svanì di mano in mano che gli istrumenti si sono perfezionati, Il microscopio ci mostra nella centesima parte di una goccia d'acqua un mondo d'anìmalucolì spesso sotto le più piccole e meglio determinate forme; i quali, movendosi, mangiando, digerendo, vivono d'una vita simile a quella d'ogni altro animale, e sono provveduti di organi della cui struttura noi non abbiamo alcun sentore, l più piccoli sono appena percettibili pei loro esterni contorni e coll' aiuto dei più potenti microscopi la loro interna organizzazione ci è sconosciuta e ancor meno sappiamo quali altre forme d'animali potrebbero esistere. "Si vedranno, domanda Cotta, col perfezionarsi degli istrumenti le monadi come altrettanti giganti in un mondo di pigmei dagli organismi ancor più piccoli". Il rotifero, che non è più grosso della decima o ventesima parte di una linea, è fornito di una bocca, di mascelle dentate, d'uno stomaco, di glandule intestinali, di vasi e di nervi. La monade, tanto agile quanto il lampo, misura la duomillesima parte di una linea, ed una sola goccia di liquido ne contiene dei milioni; i vibrionit, la più piccola specie degli infusori, all'occhio munito di microscopio appaiono come ammassi di piccoli punti o linee in vibrazione appena percettibili, e se ne contano in una sola linea cuba più di quattromila milioni. Questi animali devono avere degli organi di locomozione, ed il genere dei loro movimenti non lascia alcun dubbio che essi non abbiano sensazione e volontà, e che, per conseguenza, non siano anche provveduti degli organi e dei tessuti necessari alla riproduzione. Ma il nostro occhio non ha potuto ancora appalesarcì la forma di questi organi Q tessuti, né degli elementi materiali che sono il principio della loro conformazione. I grani del seme di un fungo che si trova in Italia sopra l'uva, sono di una tale piccolezza, che a suo lato un globulo del sangue umano, sotto il microscopio, pare un gigante. Gli stessi globuli sanguigni si riducono a tali minime proporzioni, che una goccia di sangue ne contiene più di cinque milioni. Questo grano contiene la forza organica della generazione; organizzazione singolarmente complicata degli elementi materiali, della quale noi non possiamo farcene un'idea, dacchè qui più non ci sorregge l'appoggio della nostra forza visuale. La materia delle comete è, secondo Babìnet , si fina e sottile, che la sua densità in rapporto a quella dell'aria atmosferica, non può esprimersi che con una frazione, di cui il divisore è eguale ad uno, ed il dividendo eguale ad un numero di centoventicinque cifre; parimenti, si può coll' analisi dello spettro scoprire nell'atmosfera l'esistenza di una materia eguale alla tremilionesima parte di un milligrammo, molecola che totalmente si sottrarrebbe ai sensi, quand'anche pervenissimo a rendere i nostri microscopi mille volte più potenti. Si no ma atomo la più piccola particella di materia che non si può più dividere, od almeno che noi ci imaginiamo come indivisibile, e si ammette che tutta la materia sia composta di atomi esistenti per la loro attrazione e repulsione.

pag.68 – 70

All'idea forte del cristianesimo che considera la materia finita nella sua dimensione, Büchner oppone il concetto di materia infinita e come materia infinita portatrice di vita. La vita infinitamente piccola è il fondamento della materia. Büchner sostituisce la vita che individua con la materia dimostrerebbe la capacità della materia di generare la vita in contrapposizione al cristianesimo che vuole la materia limitata e il suo dio infinito generatore di vita.

Büchner dice al cristiano: "tutto ciò che ieri non sapevi, oggi lo sai; tutto ciò che ieri eri costretto ad immaginare attribuendolo al tuo dio, ora lo puoi vedere dispiegarsi sotto i tuoi occhi!". Büchner e i materialisti meccanicisti non immaginano che l'idea dell'infinità di dio dei cristiani non è un'idea che i cristiani hanno dedotto dall'analisi, ma è un'idea patologica che viene giustificata solo dall'imposizione della patologia. Un cristiano non è nemmeno in grado di guardare sé stesso e pensarsi un Essere Vivente se non pensa il suo vivere come emanazione del suo dio.

Büchner dice che la materia, anche infinitamente piccola, ha la vita. Non dice che la vita si esprime anche in frazioni della materia molto piccole. La materia è l'oggetto centrale del lavoro di un materialista meccanicista, non la vita che si esprime attraverso la materia. Senza la materia non c'è vita, senza vita noi non riconosciamo la vita nella materia.

Büchner si stupisce di come la materia vivente popoli il mondo, ma dovrebbe anche vedere che ciò che ammira come materia vivente, sulla quale egli centra la sua attenzione, si muove in un diverso insieme che possiamo qualificare come, non vivente. La materia è l'una e l'altra: la vita, che noi distinguiamo come Esseri della Natura è manifestata dalla materia, ma la materia manifesta anche quella che noi, come esseri della Natura, identifichiamo come non vita o più genericamente come "ambiente". La vita si manifesta come un'unità di materia, ma anche il mondo in cui la vita si sviluppa si presenta come un'unità di materia.

La materia-energia manifesta la vita (come noi la consideriamo in quanto Esseri della Natura); la materia-energia manifesta un ambiente "non-vita" nel quale noi viviamo. Questo dovrebbe far riflettere il materialista meccanicista: o distinguiamo la materia vivente dalla materia non vivente, e allora formuliamo un discorso logico che segue da questa distinzione che prendiamo in considerazione, oppure, partendo dal fatto che esistono forme di vita piccolissime, ipotizziamo che esistono altri modi, oltre a quelli che noi consideriamo "esseri viventi" in quanto esseri della Natura, per costruire una coscienza e una consapevolezza che manifesta una volontà all'interno di scopi tali da produrre trasformazioni (azioni), che potremmo chiamare "coscienza di sé" o "consapevolezza", ipotizzando che non solo la materia vivente che appare al microscopio è dotata di vita, per cui di coscienza e di volontà, ma lo stesso ambiente in cui tale vita si muove, sia come insieme che come frazioni di quell'insieme, è dotato ci coscienza e di consapevolezza che agisce sulla vita che osserviamo.

Il problema che si apre, sia nel primo che nel secondo caso, è lo sviluppo di una struttura filosofica ancora da pensare.

Scrive Büchner:

Una semplice osservazione ci prova che queste stesse stelle non ci indicano punto i limiti dello spazio popolato da corpi celesti, i quali tutti seguono poi le leggi della gravitazione e sono soggetti ad una attrazione reciproca. Quando si traccino dei limiti a questi corpi e all'universo, gli è naturale che l'attrazione, la quale trova il suo punto imaginario di gravitazione al centro del nostro mondo, dovrebbe in tal caso produrre per risultato ultimo la conglomerazione di tutte le materie in un sol globo, la quale, per quanta fosse la distanza dei limiti designati, non toglierebbe punto il tempo in cui questa conglomerazione dovrebbe aver luogo. Ma siccome questo fatto né avviene, né è mai avvenuto, malgrado l'infinita durata dell'esistenza del mondo, così non si può ammettere una tale attrazione verso un centro qualsiasi; per la qual cosa è d'uopo altresì ritenere resistenza d'altri globi che si trovano al di là dei limiti del mondo visibile, siccome quelli che unicamente possono controbilanciare la forza centrifuga per l'esercizio della loro attrazione al di fuori, e così all' infinito. D'onde si vede che ogni limite immaginario imposto all'universo annichilerebbe inevitabilmente il mondo. Se dunque non abbiamo potuto trovare limiti alla materia nel mondo microscopico, ancor meno siamo capaci di trovarne nel telescopico; noi dunque la dichiariamo infinita nel doppio senso del macrocosmo e del microcosmo; ed affatto indipendente dai limiti dello spazio e del tempo. Se le leggi del pensiero costituiscono la materia divisibile all'infinito; se, secondo queste stesse leggi, è impossibile la concezione del finito nello spazio, e quindi del nulla, noi dobbiamo riconoscere 1'esistenza di un rimarchevole ed appagante accordo fra le leggi logiche ed i risultati delle nostre ricerche. Più tardi, avremo l'occasione di provare, eziandio sotto altri rapporti 1'identità delle leggi del pensiero colle meccaniche della natura esteriore, e come le une non siano che un produtto delle altre.

pag. 73 – 74

Büchner rileva un equilibrio fra le forze fisiche, meccaniche, che governano le masse stellari.

Büchner mettendo gli occhi nel microscopio vede corpuscoli viventi. Perché quanto vede attraverso il telescopio non è in grado di pensare alle stelle come a dei "corpuscoli viventi"? Esiste per Büchner un infinito della materia che dichiara presente nel microcosmo e nel macrocosmo. Nel microcosmo vede corpuscoli consapevoli che si muovono e, allora, perché non pensare che anche nel macrocosmo quello che vede siano dei "corpuscoli" infinitamente grandi che si muovono, agiscono e pensano? Perché pensare che l'infinitamente piccolo ha un corpo, una massa, che mangia, digerisce e, dunque, necessariamente pensa e non formulare la stessa identità rispetto all'immenso che appare nel telescopio?

Come per i cristiani l'unità di misura della vita è l'uomo il cui dio è pensato ad immagine e somiglianza dell'uomo, così per Büchner le funzioni del corpo dell'uomo sono le stesse funzioni con cui lo portano a concepire la coscienza di quegli esseri infinitamente piccoli ma, non vedendo le stesse funzioni nelle stelle, non riesce a concepire che le stelle siano esseri viventi.

Oggi siamo in grado di formulare l'idea che anche una stella o una galassia ha un ciclo d'esistenza, come l'uomo, ma forse ai tempi di Büchner per la scienza questo era più difficile.

Se si riesce a pensare che quello che si vede sotto il microscopio ha una coscienza, perché non pensare che anche una stella ha un coscienza che esercita nelle condizioni del suo divenuto come stella?

Se ciò che vedi sotto il microscopio ha funzioni riconducibili alle funzioni umane, perché non si riesce a ricondurre alle funzioni umane le stelle?

Quando si è educati ad una visione del mondo gerarchica, si è in grado di osservare ciò che si ritiene più piccolo di noi, ma si fatica ad estendere lo stesso meccanismo quando i soggetti di cui parliamo hanno tempi di trasformazione dilatati in centinaia di milioni di anni e i loro mutamenti non sono osservabili giorno dopo giorno, ma solo misurabili, oggi, come accidenti di singole esistenze che si modificano nello spazio siderale. Oggi sappiamo dell'esistenza di buchi neri che ingurgitano stelle e galassie, oggi sappiamo o ipotizziamo, l'esistenza di buchi bianchi che emettono materia. Oggi parliamo e ipotizziamo della materia nera nello spazio e dell'energia oscura.

Il problema non è questo. Il problema è come l'uomo si colloca davanti alla materia e le azioni, a cui risponde per adattarsi, che attribuisce alla materia. La coscienza, la consapevolezza, la volontà, i processi di adattamento soggettivo alle perturbazioni del mondo, sono azioni messe in atto dalla materia che forma corpi viventi e quando non sono "viventi", come noi li intendiamo nella Natura, perché non pensarli consapevoli se tali corpi costituiscono un ambiente affinché quella che noi chiamiamo "vita" nasca? La vita germina, ma l'ambiente costruisce le condizioni per germinare. Quelle costruzioni costruite, perché non attribuirle alla volontà dell'ambiente materiale?

Il problema psicologico dei materialisti meccanicisti è tutto qua. Osservano la materia nelle piccole forme sotto il microscopio e vedono la materia infinitamente piccola vivere e non osservano che questo vivere è possibile dato un ambiente preciso. Non si chiedono se quel medesimo ambiente è a sua volta vivente e consapevole. Non chiedendosi questo, quando alzano gli occhi verso le stelle, non si chiedono se le stelle stesse non siamo altrettanti viventi che abitano lo spazio.

La mancanza di questa domanda ci impedisce di chiederci se la materia è infinita o se infinite sono le coscienze che si manifestano attraverso la materia....

E non è una questione da poco...

Per il lavoro, le citazioni sono tratte da:

Büchner Ludwig, Forza e materia, studi popolari di filosofia e storia naturale, tradotto da Stefanoni Luigi, 1868 ed.Gaetano Brigola
Citazioni dal capitolo secondo "L'immortalità della materia" da pag. 68 a pag. 74.

Ottenuto dal servizio Google

http://books.google.it/books/about/Forza_e_materia_studi_popolari_di_filoso.html?

Marghera, 20 maggio 2014

 

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Marghera, 20 maggio 2014

Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.