Ludwig Büchner (1824 - 1899)

Immortalità della forza in Forza e Materia

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

Forza e materia, Capitolo 3: Immortalità della forza

 

Alla contrapposizione dialettica dei cristiani e degli idealisti che descrivevano il mondo con la dualità materia e spirito, Büchner e i materialisti meccanicisti opponevano il concetto di materia e forza.

La forza era un oggetto distinto e diverso dalla materia pur, come abbiamo già visto nei capitoli precedenti, espresso da un corpo.

La scelta che fecero i materialisti meccanicisti impedì loro di pensare alla forza come un corpo essa stessa anche quando i loro microscopi o i loro telescopi potevano individuare il corpo da cui quella forza proveniva. Mentre i materialisti dialettici mettevano al centro del loro ragionare l'uomo che abita il mondo e pertanto l'uomo che vive la dialettica della storia in una continua trasformazione di un presente dopo un altro presente vissuto, i materialisti meccanicisti scindevano la forza d'azione dell'uomo dal corpo e trattavano i due aspetti in maniera distinta senza un divenuto storico (o di crescita esistenziale).

Scrive Büchner:

La forza immanente alla materia non può essere creata: quella è tanto indestruttibile, imperitura ed immortale quanto questa. Inerente alla massa infinita delle sustanze, a cui è strettamente unita, essa continua in un movimento circolare che non ha né interruzione, né fine, e si sprigiona da una forma o da un corpo qualunque nella stessa quantità in cui vi è entrata. In quello stesso modo che i fatti provano che la materia non può essere, né generata, né annientata, ma unicamente trasformata; l'esperienza dimostra in modo altrettanto certo, che non v'ha un solo caso in cui una forza qualunque possa essere creata dal nulla, o trasmessa a ciò che non abbia esistenza; in altri termini, essa non può essere nè creata, né annientata. Le forze che si manifestano nei fenomeni possono essere ricondotte alla loro sorgente; vale a dire, si può dimostrare da quali forze o da quali effetti una data quantità di forza si è sprigionata direttamente o per cambiamento. Questa trasformazione non è arbitraria; ma avviene secondo gli equivalenti od i numeri equivalenti, per modo che in questa operazione non si perde la minima quantità di forza, nella stessa maniera che nella metamorfosi delle sustanze non osi perde la più piccola molecola.

La forza immanente alla materia o la materia come forza?

Quella e questa!

E' unita alle sostanze e continua in un "movimento circolare" che non ha né interruzione né fine e si sprigiona da una forma o da un corpo qualunque nella stessa quantità in cui vi è entrata, Büchner separa i corpi dalla forza esattamente come i cristiani separano la materia dallo spirito.

L'anima entra nel corpo e la forza entra nelle sostanze.

Le sostanze hanno una qualità che noi osserviamo individuando la forza che emanano, attraverso le loro azioni. Azioni che perturbano il mondo in cui quelle sostanze sono inserite.

La forza si manifesta nella forma mediante le sostanze. La sostanza rende visibile agli occhi che individuano la perturbazione nell'ambiente, l'azione della forma che perturba l'ambiente. La forza si manifesta mediante l'azione e l'azione diventa sostanza nel perturbare l'ambiente.

Sostanza e forza sono la medesima cosa pensate separatamente dal soggetto che le pensa e che, come un dio padrone, si estrae dalla relazione che la forza costruisce nel mondo perturbandolo.

L'unità in sé, che caratterizza la forza e la materia, viene distinta nell'individuo che pensa immaginando due realtà distinte sulle quali concentrare la propria forza per ottenere i propri scopi. Il fatto che io pensi l'oggetto mediante un ragionamento sulle sue qualità, non significa che le qualità dall'oggetto siano separate, significa che ho molti modi e molte possibilità di pensare in maniera differente lo stesso oggetto a seconda di come lo colloco nel pensiero. Questo non cambia l'unità d'azione e di persistenza dell'oggetto che a sua volta pensa il mondo in infiniti modi che esprime mediante le sue azioni da cui io deduco ciò che egli pensa.

Si può misurare la "forza" di quell'oggetto o l'oggetto di quella forza in base a come l'oggetto o la forza perturbano l'ambiente. La perturbazione dell'ambiente costringe ogni oggetto e ogni forza a rispondere alla perturbazione con azioni di forza che riadattano le relazioni costruendo nuovi e diversi equilibri.

Pensare il medesimo oggetto come forma e sostanza o pensarlo come forza perturbativa non cambia l'oggetto in sé nella sua totalità in cui si manifesta, cambia la mia collocazione nel mondo per come lo penso e per come lo vivo. Quando dell'oggetto afferro la forma significa che colloco il mio pensiero in una dimensione di spazio; quando afferro la forza significa che colloco il mio pensiero nel tempo e nel mutamento. Nel primo mondo c'è la scienza che descrive; nel secondo mondo c'è l'azione priva di forma e di sostanza in cui si esprime un vissuto. Il vivere modifica la forma e la scienza che descrive diventa, a questo punto, un sottoprodotto della forza che agisce e che costruisce le relazioni.

La forza, l'azione, è un oggetto in sé da cui scaturisce la forma e l'oggetto descritto.

L'attenzione dei materialisti meccanicisti è fissata sulla forma. Una forma che nel loro immaginario è creata dal dio padrone e loro, da bravi scienziati, cercano la forma e la realtà della creazione. Ogni oggetto è fissato nel presente, costretto sotto ad un microscopio o al telescopio a svelare sé stesso in una verità sempre statica e sempre uguale.

La forza è immortale: ma quale forza?

Scrive Büchner:

Quantunque l'immutabilità della materia sia oramai una verità stabilita e riconosciuta, non così puossi dire ai tempi nostri dell'immortalità della forza che, malgrado la sua semplicità. e la sua evidenza, finora richiama la sola attenzione degli eruditi. Noi diciamo che questa verità è semplice ed evidente perchè basta a convincerci la sola riflessione sui rapporti fra la causa e l'effetto. La logica e la giornaliera esperienza ci fanno conoscere, che nessun movimento o cambiamento fisico, per conseguenza, nessuna manifestazione di forza, può avvenire senza produrre una serie infinita di movimenti o di cangiamentì successivi, che sono ancora una manifestazione della forza; cosicché ciascun effetto a sua volta ritorna causa d'un effetto susseguente, e così all'infinito. Nella natura non v' ha riposo: tutta la sua esistenza non è che una circolazione senza pausa, nella quale ciascun movimento divien causa di un altro susseguente ed equivalente; epperciò in alcuna sua parte è tanto impossibile che si verifichi una lacuna, una per- dita quanto che si manifesti un' eccedenza. Nella natura dal nulla nessun movimento proviene, nè al nulla può trasmettersi.

In natura non c'è staticità. La staticità in natura è la morte dell'oggetto. L'oggetto è vivo o portatore di vita nel momento in cui perturba il suo mondo. Quando l'oggetto non perturba il suo mondo, si definisce cadavere.

L'oggetto, nel mondo, non si presenta secondo la sua forma. La forma con cui descrivo l'oggetto è un mio adattamento soggettivo della mia interpretazione della realtà di quell'oggetto. Se io, anziché avere i sensi che uso in questo modo, interpretassi il mondo mediante un dispositivo a raggi x o a variazione termica, l'oggetto in sé rimane una costante, ma la forma con cui me lo rappresento dipende da quel diverso modo di leggere quell'oggetto.

Al contrario, in qualunque modo io percepisca il mondo, sia con la forma sia con altri strumenti come raggi x o variazione termica e quant'altro, l'azione dell'oggetto si porrebbe alla mia attenzione sempre e comunque come una costante attraverso le sue azioni che perturbano il mondo in cui vivo.

L'azione, quella azione, è la costante che rappresenta l'oggetto. L'azione stessa è l'oggetto che io interpreto in quanto è l'azione che perturba il mondo e non la mera presenza dell'oggetto.

Nel mondo del tempo gli oggetti esistono perché agiscono e sono oggetti reali solo nell'azione. La qualità dell'oggetto è rappresentata dalla qualità dell'azione che rappresenta l'oggetto in sé a cui rispondo mediante le mie azioni adattative come risposta.

E' improprio parlare dell'oggetto in quanto realtà, ma è più appropriato parlare dell'azione in quanto realtà dell'oggetto.

Scrive Büchner:

Siccome nel mondo materiale, ogni forma individuale non raggiunge resistenza se non che attingendola nell'infinito della materia che resta eternamente la stessa, così ogni movimento attinge il principio di sua esistenza nel fondo inesauribile delle forze e restituisce, tosto o tardi, nell' uno o nell'altro modo, alla somma totale ciò che da essa aveva tolto a prestito. Una manifestazione di movimento può ben divenire latente, cioè non essere momentaneamente visibile; ma non perciò è perduta, avvegnachè essa è soltanto passata ad altre condizioni di forze differenti in qualità, ma non dì meno equivalenti, dalle quali essa si libererà in seguito, non monta in qual modo. Se essa ha cambiato in questo processo, non ha però cambiato che nella forma; ma una forza può nell' universo manifestarsi sotto le più varie forme, senza che perciò cessi di essere la stessa. Parimenti, possono le diverse forme passare dall'una in altra, ma, come abbiamo accennato, senza soffrire perdita, e secondo il principio dell' equivalenza o dell'eguaglianza dei valori, in modo che la somma della forza esistente non può essere nè aumentata, nè diminuita: tutt' al più la sola somma delle forme individuali potrebbe subire una variazione. Le nostre case, disse Liebig, è il calore del sole, come è luce del sole quella che ci rischiara nella notte. La luce che i soli riflettono sui globi celesti non scompare, abbenchè questi non la trasmettano a noi; ma si cambia in calore; mentre invece un calore più forte produce la luce nei corpi riscaldati.

La distinzione fra materia e forza porta Burchner a separare la materia dall'energia e dare all'energia una condizione propria che sorge da una sorta di "fondo inesauribile delle forze" allo stesso modo con cui i cristiani attribuiscono alla fonte inesauribile del loro dio padrone la produzione delle anime che qualificano i corpi e la manifestazione delle idee che rappresentano l'attività del loro dio padrone negli uomini.

Lo stesso calore del Sole non è manifestazione del Sole, ma è una forza che il Sole attingerebbe da questa fonte inesauribile della forza per ritrasmetterla. Il Sole non è l'oggetto che agisce nel suo mondo e nel suo agire perturba l'ambiente che abita e, nel perturbare l'ambiente che abita, alimenta le condizioni affinché altri germinino in funzione di sé stessi. Secondo Büchner si tratta della fonte delle forze che attraversano la materia.

Scindendo forza e materia Büchner vuole ignorare, di fatto, la volontà con cui i soggetti si rappresentano nella loro vita e la azioni che mettono in atto come risposta ad azioni o come richiesta di adattamenti più favorevole nell'ambiente che abitano. La materia, privata della volontà d'azione e della forza che caratterizza l'azione nel mondo, diventa muta. La materia che diventa muta non è semplicemente materia morta, ma è l'annebbiamento della capacità di giudizio del soggetto che nell'agire nel mondo non incontra le voci dei soggetti del mondo che alimentano il suo proprio agire. Bloccato il propri sentire, gli oggetti si presentano a lui come oggetti privi di intelligenza, consapevolezza, volontà, determinazione e scopo. Sono materiale che lui plasma mediante la propria forza che si esprime attraverso la sua volontà, i suoi bisogni, le sue necessità. Lui, indifferente, perché estraneo, alla volontà, ai bisogni, ai desideri di soggetti del mondo che ai suoi occhi sono solo oggetti, lui li può manipolare, plasmare indifferente alle loro proteste ed esigenze.

Dov'è la consapevolezza dell'uomo nel mondo se nel suo agire c'è indifferenza per la vita dal momento che la vita dei soggetti che manipola è composta da materia che, nonostante la sua manipolazione è, comunque, immortale? Secondo il modo di pensare dei materialisti meccanicisti, se bruci i corpi delle persone viventi non hai distrutto quei corpi perché la materia di quei corpi è immortale. Allo stesso modo se bruci le persone non hai distrutto la loro forza perché, come l'anima dei cristiani, tale forza è immortale.

Puoi agire pensando di non aver ucciso nessuno perché ciò che compone l'altro è immortale. La forza separata dalla materia che la esprime ha un senso solo se l'oggetto che noi osserviamo è la forza in sé, la forza che si fa azione. Non possiamo estendere questo concetto in assoluto perché noi siamo soggetti composti di materia e "forza" in una composizione tale per la quale ci riconosciamo come soggetti. In altre composizioni non ci riconosciamo come soggetti o non ci riconosciamo per nulla. Pertanto noi, come soggetti della Natura, non possiamo separare il corpo dell'agire e l'agire dal corpo. Non possiamo fare una distinzione fra forza e corpo se non ignorando che noi stessi agiamo in un mondo composto da soggetti che agiscono nel mondo e perturbano il mondo in cui viviamo costringendoci ad adeguarci.

Scrive Büchner:

Il magnetismo può manifestarsi nella macchina elettro-magnetica sotto la forma di una corrente elettrica, la quale può poi riprodursi sotto moltissime altre forme. La forza di gravitazione si mostra immediatamente come forza meccanica, ed in questa qualità può passare a tutte le altre forme già menzionate. In ogni orologio a pendolo noi possiamo vedere in qual modo la gravità si cambi in movimento. E' raro però che in tali processi una data quantità di forza passi interamente nella risultante; generalmente una parte, o passa in altre forze non del tutto apparenti, o non riesce a trasformarsi. Nella macchina a vapore, verbigrazìa, una gran parte del calore ottenuto non si trasforma in forza meccanica, ma sfugge in forma di calore insieme ai vapori che si sprigionano od all'acqua che si condensa. Pare che una parte della forza meccanica vadi perduta nell' arma da fuoco; tuttavia questa perdita non è apparente che per l'effetto e lo scopo che noi ci proponiamo, poìchè essa ha innanzi tutto servito a scaldare la canna e poi a produrre il suono. E così se nella macchina elettrica una parte della forza si perde nel disco e nei cuscinetti, non perciò si può dire che questa parte di forza effettivamente scompaia. In tal caso, e in tutti i casi simili, l'espressione non è esatta, poìchè nel senso assoluto nessuna quantità di forza, per quanto piccola essa sia, può andar perduta per l'universo; solamente si perde per lo scopo propostosi e si nasconde all'occhio d'ogni superficiale osservatore. In realtà, la forza impiegata non ha fatto altro che assumere variate forme, la somma delle quali sarà però sempre equivalente alla prima.

La forza della quale parla Büchner non è la forza della vita, ma la forza fisica che può misurare in corpi morti. Büchner non parla della forza che individua nell'azione, ma separa anche l'azione dalla forza che esiste come oggetto in sé.

Büchner parla di gravità, ma non parla di gravità come espressa dalle azioni della Terra. La gravità non è riferita ad un corpo che agisce, ma è pensata come un oggetto in sé, distinto dal corpo "che si cambia in movimento". Movimento di cosa: della forza o di un corpo che modifica la propria posizione nello spazio?

Un'altra questione con cui Büchner sembra scontrarsi è la questione del finalismo. Deve spiegare che la forza meccanica non si esprime solo per le finalità per le quali viene applicata, ma una parte di tale forza si disperde, come conseguenza dei modi con cui viene applicata, per consentire il raggiungimento finale dell'obbiettivo.

Il meccanicismo di Büchner consiste essenzialmente nel legare alla vita alle forze meccaniche individuate dalla fisica togliendo alla vita la sua indipendenza esperienziale dalla quale nasce anche la meccanica fisica. Büchner e i meccanicisti capovolgono il punto di vista della vita esattamente come i cristiani capovolgono il punto di vista delle società.

Non è la società che indica gli Dèi nei quali incontra i suoi elementi etici, morali ed esistenziali, ma è il dio predeterminato dai cristiani al quale i cristiani devono piegare la società. Nello stesso modo Büchner non parte dalla vita degli uomini per analizzare il venir in essere della fisica con cui descrivere il mondo in cui vive, ma parte dalle scoperte fisiche per dire come la vita deve essere. Un conto è opporre alle veicolazioni ideologiche dei cristiani osservazioni sulla vita reale ottenute mediante la scienza che dimostrano la loro falsità o le loro contraddizioni e un altro conto è usare il metodo dei cristiani per sostituire alla vita degli uomini il dio padrone con la scienza padrona.

La vita non è ciò che la scienza scopre, ma la scienza scopre alcuni meccanismi nei quali la vita si esprime e si articola.

La vita non è ciò che vuole che sia il dio padrone, ma il dio padrone si appropria della vita piegandola a ciò che lui vuole che sia per i suoi interessi personali.

In questo contesto l'ideologia meccanicistica si fonde con l'ideologia cristiana ed idealista nello sforzo di appropriarsi della vita e sottomettere gli uomini a delle affermazioni aprioristiche che nascono da elementi diversi dalle esigenze degli uomini: dalle esigenze di controllo o di padroni della vita.

Scrive Büchner:

A dimostrare particolarmente questa legge, gli esempi sono innumerevoli nella natura; ma tutti si riassumono in questa proposizione: La forza non può essere nè creata, nè annientata; d'onde ne risulta che essa è immortale, e che è impossibile che abbia avuto od abbia principio e fine. Da questa verità naturale derivano conseguenze identiche a quelle già dedotte dall'altra sull' immortalità della materia: l'una e l'altra poi producono, dall'eternità, il complesso fenomenico che costituisce il mondo. La circolazione della forza, correlazione necessaria di quella della materia; ci fa conoscere che nulla nasce, nulla scompare, e che il mistero della natura potrebbe essere comparato ad un cerchio che fosse formato in sè e per sè, e nel quale le cause e gli effetti senza principio e senza fine fossero intimamente congiunti. Non v'ha dunque d'immortale altra cosa da quella all'infuori che fu sempre, che è, e che non può non essere sempre stata.

E' evidente come Büchner sta confutando le ragioni della creazione cristiana proprie nel suo tempo.

Ciò che egli difende non è la vita controllata e determinata dal dio padrone cristiano, ma le ragioni con cui i cristiani giustificano il possesso della vita da parte del loro dio padrone. Ad un padrone ne sostituisce un altro. Alla dualità corpo e anima sostituisce la dualità materia e spirito. Pur tuttavia persistono corpi viventi che non sono materia e persistono corpi viventi che non sono semplici forze, semplici spiriti e semplici anime.

Büchner oppone la meccanica della fisica alla volontà provvidenziale del dio padrone cristiano. La meccanica dell'esistenza, anche se molto si dovrà scoprire, non incide sulla sfera emotiva del'uomo. Quella che Büchner chiama "forza" non ha lo stesso significato di "anima" e lascia gli uomini vuoti e orfani di un futuro negato. La "forza" di Büchner ci attraversa, ma non ci emoziona. Non ci rende coraggiosi nell'affrontare le condizioni della nostra esistenza. La "forza" di Büchner lascia la paura del futuro esattamente come l'incertezza del dio dei cristiani, che non obbedisce a nessuna morale pur imponendo la propria, lascia nell'incertezza e nel timore il fedele cristiano.

La forza di Büchner è immortale perché la materia è immortale. Noi sappiamo, oggi ancor di più di cinque anni or sono perché la scienza ha cercato dimostrazioni di ciò che la Stregoneria sapeva da sempre, che la materia si trasforma in energia e l'energia in materia tant'è che l'immortalità della materia è l'immortalità dell'energia. Anche se così non fosse perché in futuro si scoprissero le relazioni fra l'energia conosciuta oggi e l'energia oscura e la materia conosciuta oggi e la materia oscura dell'universo, nulla cambia del nostro modo di pensare il mondo in quanto il nostro corpo, nel corso di milioni di anni si è adattato anche a sollecitazioni provenienti dalla materia e dall'energia oscura ed è il nostro corpo che abita il mondo che riconosciamo, l'oggetto dal quale partiamo con la nostra forza per guardare e pensare il mondo.

Il nostro corpo è mortale. L'energia che costituisce l'insieme psico-emotivo che definisce il nostro corpo potrebbe essere mortale.

Che cosa ci dice il nostro corpo?

Il nostro corpo dice che il tassametro della vita scorre e che noi dobbiamo rispondere alle pulsioni che emergono da dentro di noi. Queste pulsioni ci spingono all'azione. Attraverso queste pulsioni noi manipoliamo la nostra forza per agire nel mondo, modificarlo ed espanderci nel mondo. Noi manipoliamo la forza che siamo nel momento in cui viviamo, in questo presente, in funzione di un futuro che i nostro corpo desiderante indica. La materia del mio corpo manipola la forza, l'energia, la struttura psico-emotiva del mio corpo plasmando un futuro che il corpo desiderante può costruire. In questo senso il mio corpo, in quanto struttura di materia.-energia, è eterno nella misura in cui continuerà ad essere un corpo desiderante. Cesserà di essere eterno quando un dio padrone si impossesserà dei suoi desideri o quando la scienza, trasformata in norma e legge sociale, dirà al mio corpo come e cosa deve desiderare nella sua esistenza.

Per il lavoro, le citazioni sono tratte da:

Büchner Ludwig, Forza e materia, studi popolari di filosofia e storia naturale, tradotto da Stefanoni Luigi, 1868 ed.Gaetano Brigola
Citazioni dal capitolo secondo "L'immortalità della materia" da pag. 60 a pag. 67.

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Marghera, 19 maggio 2014

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

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Marghera, 19 maggio 2014

Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.