Ludwig Büchner (1824 - 1899)

Le idee innate in Forza e Materia

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

Forza e materia, Capitolo 15: Le idee innate

 

L'idea di Dio, del Dio padrone e creatore, è un'idea innata nell'uomo?

La questione sulle idee innate è un'altra questione che la filosofia ha dibattuto al fine di rendere l'uomo dipendente da una condizione predeterminata tale da controllare il suo pensiero, le sue scelte, la sua esistenza e, infine, il suo modo di vivere.

L'idea che le idee fossero innate viene imposta da Platone per controllare l'uomo. Platone si inventa la reincarnazione e, nel meccanismo reincarnazionista che mette a punto, le "anime" non imparano dall'esperienza, ma si limitano a ricordare esperienze passate, la reviviscenza, portando con sé idee di altre vite passate. Questa idea viene ripresa dal cristianesimo con l'idea di illuminazione e in un secondo tempo viene rafforzata dal rinascimento italiano mediante la traduzione di Ficino dei neoplatonici. Il concetto, ripreso da Antonio Rosmini che propose il carattere innato dell'idea dell'essere [il Dio padrone], ritornò ad essere un'idea forte dei cristiani. Una forma di innatismo si ebbe con Spencer che dichiarò che le idee che appaiono innate sono idee frutto dell'esperienza della specie.

La contrapposizione è tutta all'interno dell'idea cristiana secondo cui l'idea di Dio nell'uomo è un'idea naturale, come l'idea del peccato, del bene e del male, di anima e di creazione.

Si gioca molto col termine "idea". Un termine che confonde ogni interlocutore. L'idea è composta da un contenuto, da un oggetto. Non si può definire "idea" la predisposizione soggettiva di specie secondo cui il neonato, fin dai primissimi giorni di vita, ha il senso della giustizia e si indigna per i torti gratuiti subiti sia nei suoi confronti che nei confronti di altri bambini. Questa è una pulsione volta alla sopravvivenza ed è priva di contenuto di pensiero.

L'idea di affermare l'esistenza di idee innate e costringere le persone a manifestare quelle idee perché innate e, dunque, naturali, è un'idea di dominio dell'uomo sull'uomo e questa convinzione ha reso del tutto "naturale" la pratica della violenza in quanto giustificata dall'innatismo delle idee al quale, le vittime della violenza, non volevano adeguarsi.

Scrive Büchner commentando l'idea delle idee innate:

Già il fanciullo, dicesi ancora, si rivolta all'ingiustizia con tal forza da testimoniare la potenza del suo sentimento; ed il piacere ch' esso prova alla vista del bello, già si manifesta in un'epoca nella quale ancora non puossi ritenere suscettibile di fare da sé stesso dei paragoni. Innanzi tutto risponderemo, che quanto generalmente chiamasi idea, non è l'acquisto di un solo individuo, ma la lenta e penosa conquista delle lotte intellettuali del genere umano. L'idea nasce quando l'uomo sceglie, nel mondo obiettivo che lo circonda, ciò che ha di comune o di migliore per tutti, se ne fa una forma ideale e le dà poi il nome di bello e di buono. Ma questo processo intellettuale si compie in una maniera continua, e dall'epoca in cui il genere umano é entrato nei tempi storici, l'idea ha, mano mano, assunto un diritto storico, una certa qual forma obiettiva, cosicché l'individuo che le succede non ha bisogno di ricominciare il processo e di elaborare in sè stesso quanto già ottiene in retaggio dall'altre generazioni. Senza però badare a questa origine dell'idea e farne la genesi, egli trova più comodo il crederla innata, sebbene essa non abbia mai potuto svilupparsi nel tempo storico senza un rapporto determinato del mondo obiettivo colla facultà intuitiva dell'individuo. "L'idea, dice Oersted, è l'unità contemplata dei pensieri; essa fu concetta dalla ragione, ma come oggetto di contemplazione." L'uomo, del resto, è libero di impiegare le idee che acquista come individuo, o immediatamente per la via dei sensi, o mediatamente per la riflessione e contemplazione di quanto è avvenuto e fu conosciuto prima di lui; di elaborare e combinare questi materiali per trarne conclusioni generali e anche per costruire delle scienze (come sarebbero, le matematiche), e ciò indipendentemente dalle impressioni sensitive. Oersted spiega 1'origine delle idee in questi termini: "Gli uomini non potevano a meno di supporre nei loro simili un essere intelligente, poiché eglino stessi si riscontravano nel mondo esterno. - Se l'uno di questi uomini suscitava nell'altro dei sentimenti aggradevoli, ne nasceva l'amore, o, nel caso contrario, l'odio. Queste impressioni potevano altresì produrre l'idea di quanto era da approvarsi o disapprovarsi nelle azioni umane, d'onde nacque il primo germe da cui s'è in seguito sviluppata la nozione del giusto e dell'ingiusto. Per cui i soli impinzati dal sovranaturalismo possono sostenere con Liebig, che si ignora "l'origine delle idee." Non dobbiamo inoltre ommettere un fatto che rovescia totalmente la teoria dei filosofi ideologi sull'origine divina o sovranaturale delle idee innate. Se le idee estetiche, morali o metafisiche fossero innate, dovrebbero anche essere dappertutto di una concordanza perfetta, identica e assoluta. Ma vediamo invece che esse sono nel più alto grado relative, e che, sì negli individui che nei popoli e nelle diverse epoche, presentano varietà talvolta tanto grandi, da farne risultare i più gran contrasti; locchè prova che esse, come tutte le altre idee, soggiacciono alle esterne impressioni d'onde pur derivano. L'uomo bianco dipinge il diavolo in nero, e il nero lo dipinge in bianco.

Pag. 235 – 237

Le idee sono soggettive. Liebig ha ragione nel dire che si ignora l'origine delle idee. Il complesso relazionale fra il soggetto e il mondo in cui le idee sul mondo si originano è estremamente complesso, ma sta di fatto che lo stesso Büchner ci dimostra l'origine delle idee. Quando afferma che l'uomo bianco dipinge il diavolo in nero e il nero lo dipinge bianco, ci nasconde che dietro a tutto c'è l'idea del diavolo, un'idea educazionalmente imposta mediante la violenza al di là della rappresentazione con cui viene manifestata.

Affermare che una relazione di simpatia suscita amore o una relazione di antipatia suscita odio, significa manifestare l'idea creazionista in cui si vuole ignorare tutti i processi di sedimentazione delle pulsioni e dei meccanismi relazionali dell'uomo col mondo.

Büchner è più interessato a demolire le ragioni a supporto delle idee innate che non a definire un nuovo e diverso modello attraverso il quale si formano le idee nell'uomo. Pur tuttavia, i meccanismi che noi usiamo nella critica di un presente inadeguato vanno a formare una diversa idea del mondo che da quei meccanismi prende forma. L'analisi e la critica non sono mai gratis o fine a sé stessi. Criticare il presente significa costruire un futuro e la qualità della critica determina la qualità del futuro che vogliamo o stiamo costruendo.

L'idea innata è un oggetto dal quale partiamo per pensare la vita, non i meccanismi che la specie ci ha dato in eredità per pensare la vita. Noi usiamo i meccanismi che la specie ci ha dato in eredità per formare le nostre idee e tali meccanismi non comportano un "dovere di scegliere", ma solo un uso che sia funzionale alla nostra esistenza. Questi meccanismi sono meccanismi fisici che la scienza, in molti casi, oggi ha individuato (altri li individuerà) e sono equiparabili alle braccia, alle gambe o alla lingua. Si possono pensare questi organi come degli "strumenti di specie", ma l'uso che ne facciamo dipende da noi e dalle nostre scelte.

Scrive Büchner:

Nihil est intellectu, quod non fuerit is sensu. Non vi ha nel nostro intelletto alcuna idea che non sia entrata per la porta dei sensi. l'uomo pensante è il prodotto de' suoi sensi.

Moleschott

La questione di sapere se vi abbiano nozioni innate, "idées innées" (Voltaire), "innate ideas" (Locke), fu già da lungo tempo discussa, ed è, a parer nostro, una delle più importanti per lo studio filosofico della natura. In parte essa decide il quesito: se 1'uomo, produtto da un principio superiore, abbia ricevuto la forma di questa esistenza come qualche cosa di esteriore, d'estraneo alla sua interna natura, colla tendenza di scuotere questo involucro terrestre per ritornare alla sua origine spirituale; o, se invece esso, tanto per la corporea natura che per la spirituale, si trovi in un rapporto necessario, inseparabile col mondo che l'ha formato, e se da antica considerazione: oggi più non li si ascolta;o li si ascolta con una sola orecchia. Descartes ammetteva che l' anima entrasse nel corpo dotata di tutte le possibili cognizioni, le quali essa non dimenticasse che nell'atto d'uscire dall'alveo materno per poi, mano mano, rammemorarie. Contro una tale opinione s'elevò Locke, riducendo al nulla la teoria delle idee innate, ed al suo sistema, fondando ci sopra fatti palesi e palpabili, noi non esitiamo a sottoscrivere. Moleschott dice essere l'uomo il produtto dei suoi sensi, e veramente un'osservazione imparziale ci fa conoscere che tutto quanto noi sappiamo, pensiamo e sentiamo non è che la riproduzione intellettuale di tutto ciò che noi od altri abbiam ricevuto dal di fuori per la via del senso. Ogni cognizione che sorpassi le cose che ci attorniano, o che non sia accessibile ai nostri sensi, ogni cognizione sovranaturale, o comunque sia assoluta, è impossibile. L'esperienza giornalmente dimostra, che la vita intellettuale dell'uomo incomincia laddove ha principio lo sviluppo graduale dei sensi, e di mano in mano ch'egli entra in relazione col mondo; che questo sviluppo intellettuale sta in rapporto tanto con quello degli organi dei sensi e del pensiero, quanto col numero e l'importanza delle impressioni ricevute. "Ogni osservatore esente da pregiudizi, dice Virchow, si è convinto che il pensiero si sviluppa nell'uomo a poco a poco." Il neonato pensa tanto poco ed ha tant'anima quanto il feto; egli non vive, secondo l'opinione nostra, che corporalmente; intellettualmente, è quasi morto. L'uomo o l'animale non si sviluppano nel corpo materno che per gradi e sotto la torma primitiva di una piccolissima vescicula appena visibile all'occhio armato del microscopio. Giunto ad una certa grossezza, il feto ha la facultà di muoversi nel corpo materno, ma questi movimenti sono involontari; esso non pensa, non sente e non ha coscienza di sè stesso.

Pag. 223 – 225

La questione centrale era questa: o le idee sono innate, dunque inviate o patrimonio del Dio padrone, e allora l'uomo non aveva una conoscenza da raggiungere al massimo la reminescenza platonica o l'illuminazione cristiana; oppure le idee sono costruite dall'esperienza dell'uomo.

Che cosa si intende per idea?

Secondo Cartesio, si intende per idea qualsiasi contenuto del pensiero o della mente che si rappresenti qualche cosa. Per Platone l'idea è l'oggetto di una visione o intuizione intellettuale.

L'idea è ogni cosa che il pensiero è in grado di esprimere. Il pensiero che pensa gli oggetti del mondo è un sottoprodotto dell'azione del soggetto nel mondo. Dal momento che l'azione dell'uomo non è l'azione del virus o del leone, il pensiero dell'uomo è diverso dal pensiero del virus o del leone. Per estensione, l'uomo agisce nelle città e nelle campagne, in tutti i singoli paesi del mondo e in tutte le possibili culture del mondo e il suo agire produce un pensiero che esprime idee diverse dato l'uomo che agisce nella specificità dell'ambiente socio-culturale in cui agisce. L'ambiente, imponendo relazioni diverse fra sé stesso e l'uomo, porta l'uomo a costruire idee diverse per adattarsi e divenire in quell'ambiente.

L'agire dell'uomo è simile all'agire di tutti gli uomini, ma l'agire dell'uomo è una specificità divenuta come sottoprodotto dell'emozione della materia con cui specifiche quantità di materia sono passate dallo stato di inconsapevolezza allo stato di consapevolezza manifestando la Necessità dell'esistenza e il bisogno di espansione la cui soddisfazione recava uno stato di appagamento chiamato "piacere".

L'emozione, destrutturando e ristrutturando in maniera diversa il soggetto vivente, è l'unica forma di accumulazione dell'esperienza costruita dall'azione del soggetto vivente.

Ora parliamo dell'idea, di questa idea, che Platone eleva all'assoluto divino con cui interpreta il divenire degli Dèi e che costituisce l'innatismo razionale di un pensiero che viene a giustificare l'immagine di un demiurgo, o di un'attività demiurgica, di cui l'uomo, secondo Platone, è un soggetto passivo, un vaso vuoto, che accoglie l'esperienza divina e che manifesta quest'idea mediante l'idea della reminescenza di vite ed esperienze passate di cui la vita attuale si limita a ricordare le idee, i contenuti del pensiero, già vissuti ma non li costruisce vivendo ora. Secondo Platone, nel passato ti sei formato le idee, ora ti limiti a ricordare...

Büchner afferma, parlando delle idee come vita intellettuale, che "L'esperienza giornalmente dimostra, che la vita intellettuale dell'uomo incomincia laddove ha principio lo sviluppo graduale e a mano a mano che egli entra in relazione col mondo...." Büchner non parla della vita, ma parla della nascita della razionalità che si manifesta in un soggetto già nato e già formato. Ciò che Büchner considera, come del resto gli innatisti, è la centralità della vita intellettuale, del pensiero che esprime le idee, rispetto all'uomo che abita il mondo. Non considera l'uomo che abita il mondo, ma la nascita della descrizione, le idee, nell'uomo che sta abitando il mondo.

Se parto dall'idea di Büchner e degli innatisti secondo cui il Dio padrone ha creato l'uomo e ragiono partendo dall'uomo creato dal Dio padrone per vedere come l'uomo pensa il mondo e quali idee si sviluppano nell'uomo, non sto valutando le idee del pensiero dell'uomo che voglio considerare, ma la proiezione della mia fantasia desiderante sull'uomo. Se non rimuovo l'idea di un primitivismo dell'uomo, parto sempre dal pensare l'uomo come finito che costruisce la sua struttura intellettuale. Questo non è un dato d'analisi, ma è un dato di fantasia. La fantasia sta nel pensare che l'uomo sia finito, nel considerare la vita intellettuale solo nell'uomo finito, nel porre il Dio padrone a monte del pensiero con cui penso all'uomo. Anche se nego l'attività del Dio padrone o nego il primitivismo riconoscendo che prima dell'uomo primitivo c'era un altro uomo prima di lui e un altro ancora, fin dall'origine ipotetica, il fatto stesso che io prosegua il discorso considerando il pensiero dell'uomo e le idee espresse dai contenuti di quel pensiero slegato al divenuto dell'uomo, alle esigenze dell'uomo, alle azioni dell'uomo, allo sviluppo della sua struttura emotiva, sto parlando sempre all'interno di una condizione creativista che vede l'uomo creato ad immagine e somiglianza del Dio padrone e il Dio padrone creato a somiglianza dei desideri dell'uomo che ferma il proprio divenuto alla propria condizione intellettuale formata dai contenuti del suo pensiero che chiama idee.

Quest'uomo assume sé stesso e il suo divenuto come modello di confronto di ogni altro uomo. Egli, per quello che riesce a pensare di sé stesso, proietta quel sé stesso su ogni altro uomo e dice, come Büchner "Ogni osservatore esente da pregiudizi si è convinto che il pensiero si sviluppa nell'uomo a poco a poco". Il neonato pensa tanto poco ed ha tant'anima quanto il feto; egli non vive, secondo l'opinione nostra, che corporalmente...". Per Büchner ciò che è intelligenza è ciò che Büchner è e non ciò che Büchner era quand'era in pancia di sua madre affrontando e risolvendo i problemi della sua esistenza in quel presente.

Scrive Büchner:

Nessuna traccia di una rimembranza di questo stato, nel quale i sensi non sono nè sensitivi nè sviluppati, ritorna all'uomo nel corso della sua vita posteriore, non meno di quella del tempo in cui usci dall'alveo materno per godere d'una esistenza individuale; e questa perfetta ignoranza del passato prova la nullità completa della sua esistenza spirituale di quei giorni. La causa di questo fenomeno non può essere attribuita che alla totale mancanza di esterne impressioni durante la vita intrauterina, e alle incomplete percezioni dei primi tempi, insufficienti a costituire l'intelligenza dell'uomo. Ella è cosa interessante il seguire in questa questione la controversia scientifica e, per molti lati, comica, relativa all'epoca dell'animazione del corpo umano, controversia che divenne importante, alloraquando si fece un delitto morale e giuridico dell'aborto volontario del feto. Si trattava di sapere in qual tempo l'anima personale prendeva sua sede nel feto durante il corso del suo sviluppo, poiché è certo non potersi commetter un assassinio che sopra un essere dotato di anima, e quindi dopo l'epoca dell' animazione. La difficultà scientifica e logica per determinare quest' epoca prova da sé stessa l'assurdità della teoria di una potenza superiore che soffi lo spirito o l'anima nel feto. I legisti romani sostenevano che il feto non era un essere individuale, ma una parte integrante del corpo materno, la quale apparteneva alla madre, e, per conseguenza, era a sua disposizione. è per questa ragione che le leggi e la morale permettevano alle donne di uccidere il feto, pel quale uso già Platone ed Aristotile si erano pronunciati. Gli Stoici stessi ammettevano che il fanciullo non riceveva l'anima che dopo la respirazione. La prima legge contro l'aborto volontario non rimonta che ai tempi di Ulpiano. Il codice Giustiniano stabilisce l'animazione del feto a quaranta giorni dopo la sua concezione; ma i giureconsulti moderni ammettono la simultaneità del concepimento, dell'animazione e della vivificazione - idea contraria a tutte le esperienze della scienza. Chi abbia veduto sotto il microscopio un ovulo umano, coll'animalucolo spermatico che lo feconda, non potrà trattenere un sorriso nel sentire che in esso vuolsi sia contenuta l'anima. Può darsi, anzi è certo, che questo germe abbia delle disposizioni corporali o materiali che poi divengano la base di sviluppo delle qualità spirituali; ma ciò non vuoi già dire che questo germe contenga una vera anima. In altre epoche non si giungeva a questo eccesso filosofico e religioso il quale spesso, sulle più semplici cose, ci fa erigere un controsenso. Mosè e gli Egiziani credevano fermamente che il fanciullo non avesse anima nel seno di sua madre, e in molti paesi non europei, a quanto sembra, l'animazione non è nemmeno supposta. WilIiams narra che l'aborto volontario e l' infanticidio sono frequentissimi a Madagascar ed a Taiti, uso che è pure assai diffuso in tutta la China e nelle isole della Società. La sola fede, che è sempre in opposizione col fatti, può ammettere la possibilità di una animazione del feto nel seno materno, poichè nessuna traccia, nessun fenomeno, nessuna rimembranza autorizza questa ammissione. Nè in minori impossibilità incorre chi ammette che alla nascita od all'atto della separazione del bambino dal seno materno, un'anima qualsiasi, trovandosi già formata ed in aspettazione di questo evento, si precipiti su di lui per prender possesso della sua nuova dimora; giacché noi vediamo invece che quest'anima si sviluppa per gradi, lentissimamente e pel solo fatto dei rapporti che nascono, allo svegliarsi dei sensi, fra l'individuo e il mondo esterno. è possibile, e talora anche certo, come fu dimostrato, che già nel seno materno e pel solo fatto della trasmissione ereditaria, l'organismo corporeo del nuovo individuo contenga certe predisposizioni che, quando siano eccitate dalle esterne impressioni, diano inizio allo sviluppo della qualità appellate spirituali; ma non mai una nozione spirituale, un' idea, una conoscenza qualsiasi intellettuale può essere innata. Rodolfo Wagner, uno dei nostri più distinti fisiologi, sostiene che la fisiologia della generazione e la trasmissione delle qualità intellettuali dai parenti ai figli dimostrano l'esistenza di una sustanza intellettuale divisibile e trasmissibile; opinione che non può ammettersi, riposando sulla falsa idea che i germi degli animali contengano una vera sustanza intellettuale, la quale, quand'anche fosse, non potrebbe nè dividersi, né trasmettersi.

Pag. 225 – 228

La controversia intellettuale assume un interesse sociale in relazione al controllo e al possesso delle persone.

A seconda di quando il Dio padrone stabilisce che l'anima entra nel feto o nel bambino, nasce il diritto di uccidere il feto o il bambino. Il feto e il bambino non sono più manifestazione del corpo della madre. Il feto e il bambino sono proprietà del Dio padrone in quanto il Dio padrone invia, ad un certo momento della sua esistenza, l'anima facendo diventare il feto e il bambino, in questo modo, oggetto di proprietà del Dio padrone.

Da un lato si legittima il controllo del bambino quale oggetto di possesso del Dio padrone e dall'altro lato si legittima il diritto di possesso e di sottomissione della donna che, privata della gestione del proprio corpo, diventa un oggetto d'uso del Dio padrone per legittimare e confermare il possesso sul bambino.

Büchner afferma che un tempo l'idea era quella naturale. La madre era padrona del proprio corpo e come tale decideva della vita e della morte del feto. Quando si impose il concetto dell'anima che entra nel feto o nel bambino, l'uccisione del feto o del bambino era relativa ai tempi nei quali si decideva che il Dio padrone inviasse l'anima. In quel momento la donna perse il controllo del proprio corpo diventando un oggetto da riproduzione del bestiame del Dio padrone.

La questione non era tanto che cos'è l'anima o la vita, ma il controllo del corpo della donna. Questo era il proposito di Platone quando inventò l'anima.

Come Platone negava il diritto del corpo rispetto ai doveri che l'anima gli imponeva, così il cristianesimo, mediante l'anima, toglie agli uomini il diritto di essere sé stessi in quanto loro non sono ciò che sono divenuti, ma ciò che il Dio padrone, attraverso l'anima, ha voluto che essi fossero. L'uomo non ebbe più un divenire né un merito nelle sue scelte in quanto il suo divenire e le sue scelte erano opera del Dio padrone.

Ha tutta la mia simpatia Büchner quando afferma che la controversia sull'arrivo dell'anima nella disquisizione sul diritto sociale dell'aborto è comica se i suoi effetti non fossero drammatici costituendo un dramma perenne per le donne e la società nel suo insieme.

Quando ci riferiamo a Platone, Aristotele e gli Stoici in relazione alla pratica dell'aborto come metodo di regolazione dei livelli di sussistenza e di benessere della società, ci dobbiamo ricordare che Platone, Aristotele e gli Stoici stanno minando una società moralmente, eticamente e socialmente sana.

A differenza delle società ebraiche in cui era imposto il mantenimento di ogni bambino concepito e la costruzione, attraverso le difficoltà sociali che venivano imposte, di una grande struttura sociale di emarginati che spesso si muovevano nell'indigenza e nelle malattie attorno a Gerusalemme, le società greche, romane, egiziane e dei popoli non-ebrei, godevano di benessere e di un numero molto basso di poveri e di emarginati che facilmente la società poteva sovvenzionare e mantenere. Quando arrivarono gli ebrei a Roma furono invisi perché non solo si separavano dalla società romana, ma non mettendo in atto nessuna forma di controllo del numero dei loro membri facendosi mantenere e sovvenzionare pesantemente dall'erario pubblico; dalle tasse dei cittadini.

Per questo motivo, Platone, Aristotele e gli Stoici devono giustificare in qualche modo il controllo delle nascite che a quei tempi veniva fatto essenzialmente attraverso l'aborto. Anziché discutere sui diritti della donna di usare il proprio corpo e di decidere quale parte del proprio corpo, comunque formata, possa continuare a vivere o non continuare a vivere, si preferì discutere sull'anima in modo da impedire ogni decisione soggettiva della donna che non dipendesse da affermazioni culturali sull'anima che veniva attribuita all'opera del Dio padrone.

Tutto il dibattito non verte sul diritto di abortire della donna, ma su quando l'anima entra nel corpo e, dal momento che quel corpo senza anima non ha diritto di essere posseduto dal Dio padrone, può essere ammazzato anche come aborto o subito dopo la nascita.

Dal momento che l'anima, secondo i contemporanei di Büchner, esprime l'intelligenza dell'individuo, Büchner afferma:

è possibile, e talora anche certo, come fu dimostrato, che già nel seno materno e pel solo fatto della trasmissione ereditaria, l'organismo corporeo del nuovo individuo contenga certe predisposizioni che, quando siano eccitate dalle esterne impressioni, diano inizio allo sviluppo della qualità appellate spirituali; ma non mai una nozione spirituale, un' idea, una conoscenza qualsiasi intellettuale può essere innata

L'anima non esprime la vita, ma l'intelligenza razionale che, secondo i cristiani, mediante l'anima porta nell'individuo delle idee innate. Tuttavia, nella difficoltà di individuare come mai certe idee parentali sembrano sorgere nell'individuo, Büchner considera la tesi di Rodolfo Wagner secondo cui esisterebbe una sostanza "intelligente" che i parenti dividono col nuovo nato. Tesi che Büchner rigetta in quanto questo equivarrebbe ad una generazione dell'anima. In sostanza i genitori, secondo Wagner, dividerebbero la loro intelligenza dandone una parte al figlio. A parte il significato dei termini c'è una condizione da considerare. E' vero che i bisessuati generano il nuovo nato per fecondazione, ma il materiale con cui si feconda, è materiale vivente e la sua struttura emotiva si costruisce sulla scissione della struttura emotiva, sicuramente della madre. In sostanza, il meccanismo più "antico" di riproduzione dei viventi che può essere indicato nella scissione cellulare, agisce anche sulla struttura emotiva della madre che risulta, in quel caso, scissa al momento del parto con tutte le conseguenze di una debolezza da ricostruire che in molti casi si trasforma in depressione o svuotamento psichico.

Ci sono due note di Büchner a pie pagina che vale la pena di citare:

Non intendiamo fare un elogio di questi usi [aborto e infanticidio attribuiti a popolazioni africane o caraibiche] né di augurarli alla nostra società. Le nostre ricerche non hanno alcun immediato rapporto con tali questioni pratiche. Lo Stato può avere moltissime ragioni giuridiche e politiche per garantire la vita di un fanciullo prima o dopo la sua nascita [come molte ragioni per macellarli come bestie indipendentemente dalla volontà della madre-donna], e nessuno può contestargli un tale diritto.

Nota a Pag. 227

Come si può notare la sostituzione del Dio padrone che ordina come e quando si può uccidere o non uccidere il figlio mediante l'invio dell'anima, è sostituito in Büchner dallo Stato padrone che decide come la donna deve o può comportarsi rinunciando, in nome dello Stato padrone, all'autodeterminazione del proprio corpo. Si tratta della legittimazione della schiavitù della donna.

L'altra nota di Büchner a pag. 228 dimostra come già c'era il concetto di attività esperienziale del feto.

Scrive Büchner:

Non dimentichiamo che, secondo la recente opinione del professor Kussmaul (sulla via dell'anima del neonato, 1859), il fanciullo può, anche prima della sua nascita, concepire certe esperienze ed acquisire certe attitudini pel senso del tatto eccitato dal contatto della matrice che lo circonda, e per la sensazione della sete e della fame produtta dagli umori allantoidi ch'egli inghiotte. Così già a quest'epoca, l'intelligenza del bambino comincia a svilupparsi, sebbene imperfettamente. [nota all'ottava edizione di Forza e Materia]

Pag. 228

Ciò che colpisce in questa nota è che c'erano tutte le condizioni razionali per respingere l'idea delle idee innate a favore della formazione delle idee anche prima della nascita.

Mentre si inizia a capire che la struttura dell'intelligenza si forma nella pancia della madre mediante apprendimento e che il nuovo nato è in grado di apprendere le idee mediante adattamento soggettivo dall'ambiente parentale, questa ipotesi non sfiora Büchner che, anziché vedere una materia intelligente che cresce usando dei meccanismi di specie, preferisce vedere un'anima che cresce.

Scrive Büchner:

Lo sviluppo progressivo dello spirito nel fanciullo col mezzo dei sensi, dell'istruzione, educazione, esempio, ecc. ma sempre sotto la condizione assoluta dell'organizzazione e delle qualità del corpo, spiega troppo chiaramente il modo pel quale l' anima nasce, perché le teorie contrarie possano infirmarlo. Sono i sensi fortificati dall'esercizio e le impressioni esterne aumentate e ripetute, che lentamente formano il quadro interno del mondo obbiettivo, le intuizioni e le idee, sul fondo materiale dell'organo che presiede alle funzioni del pensiero. Scorre un lungo e penoso intervallo prima che l'uomo abbia piena coscienza di sè stesso impari a servirsi a poco a poco dei suoi organi e dei suoi membri per determinati fini, e distingua la sua persona dall'universalità (si sa che i fanciulli parlano sempre di sè stessi in terza persona). Questo insensibile e graduato progresso nelle conoscenze intellettuali che l'uomo in parte ignora, lo spinge più tardi, quando si trova nel completo possesso delle forze spirituali, a disprezzare la sua origine terrestre per voler essere figlio immediato del cielo che gli ha dato l'intelletto. Ma uno sguardo imparziale sul suo passato e sui disgraziati a cui natura non fu prodiga di uno o più sensi, ben presto lo disingannano del suo errore. Quali nozioni ha il cieco nato dei colori, della luce, di tutto lo splendore del mondo? Simile agli animali dell'ultimo gradino della scala degli esseri che sono privi della vista, per lui la notte e le tenebre diventano lo stato normale dell'esistenza, ed è per questo motivo che egli non ha idea dello spazio, nè sogna quasi mai, o se sogna non ha imagini. Quale idea ha il sordomuto del suono, della lingua, della melodia musicale? Per lui il mondo è sempre silenzioso, simile in ciò alla mosca, che, essendo priva dell'udito, non può essere spaventata da alcun rumore. I sordo-muti son poveri disgraziati la cui educazione costa molta pena e tempo per ridurli a quella vita intellettuale che possa avvicinarli all'uomo. Hirzel parla di un sordo-muto in età di 18 anni, che, malgrado molte favorevoli disposizioni, durava assai fatica a comprendere l'uso del linguaggio. Dapprima esso imparò a pronunciare la parola "Amì", che era anche il nome di battesimo di un cieco dello stabilimento. Tutte le volte ch'egli pronunciava questa parola, il cieco era obbligato a recarsi presso di lui. E fu con gran sorpresa che Meystre se ne accorse, e così potè scoprire che coll'aiuto della favella si poteva concertarsi ad una certa distanza. Meystre non aveva alcuna idea di Dio e sempre lo confundeva col sole quando si cercava di spiegargliene il senso. Gli è per tal causa che le leggi di tutti i paesi civilizzati mettono i sordo-muti in tutela per la debolezza delle loro facultà intellettuali. Molto spesso i giornali ci dipingono lo stato miserabile di questi disgraziati che l'avarizia e la barbarie fa rinchiudere, fin dalla loro infanzia, in luoghi cupi e lontani dalla società, privandoli d'ogni istruzione. La vita fisica ed intellettuale di questi esseri così si avvicina allo stato vegetativo, poich'essi non hanno alcuna nozione, nè generale, nè specifica del genere umano. - Se vi hanno idee metafisiche, dov'esse sono in questi uomini? Perché non si sviluppano malgrado le circostanze esterne, e perché non trionfano sulla natura!

Pag. 228 – 230

Ciò che dice Büchner non è vero sotto molti aspetti. Pretendere che il nuovo nato si adegui ai modelli sociali imposti senza considerare la sua specificità è un atto criminale di violenza gratuita.

Qui non si tratta di attività scientifica, si tratta di ideologia cristiana con la quale si vuole ridurre il mondo ad una dimensione morale predefinita per legittimare la presenza o l'assenza dell'anima e della psiche.

Nella visione cristiana di Büchner c'è il bambino inteso come non uomo. Büchner dice che c'è un lungo e penoso intervallo prima che l'uomo abbia piena coscienza di sé stesso imparando a servirsi dei suoi organi e dei suoi sensi e distingua la sua persona dall'universalità.

La materia viene privata da Büchner della sua forza e della sua capacità di passare dall'inconsapevole al consapevole e Büchner vuole affermare che questo passaggio non è determinato proprio dalla trasformazione della propria coscienza di sé che si modifica attimo dopo attimo nelle trasformazioni dell'esistenza. Così Büchner di fatto approva la violenza sull'infanzia, o, comunque, davanti alla violenza sull'infanzia non inorridisce. Definisce il bambino insensibile e scambia la coscienza di sé del bambino con gli adattamenti che il bambino ha dovuto mettere in atto davanti ad una società violenta e criminale che nei suoi confronti pretende sottomissione totale.

La violenza sull'infanzia, la violenza della necessità di sottomettere, costringe il bambino a cercare altrove la maniglia della sopravvivenza. Un altrove che è accanto a lui nell'idealizzazione delle relazioni genitoriali negate che vengono idealizzate nel Dio padrone onnipotente e nella vagina vergine della Maria dei cristiani. Il bambino, mediante la violenza è costretto ad identificarsi col dolore rappresentato dal crocefisso nel quale sublima il dolore che è costretto a subire.

Büchner ragiona come se l'uomo fosse creato ad immagine e somiglianza del Dio padrone. Afferma, infatti, che il cieco nato non ha nozione dei colori, solo che il cieco nato sogna a colori e vede immagini mentali colorate. Al contrario, chi non è cieco e usa gli occhi tende a pensare che chi non ha gli occhi non distingua il mondo. La cosa peggiore che fa Büchner è quella di degradare l'uomo a non uomo che definisce animale perché privo della vista.

Büchner manifesta tutto il suo disprezzo, il disprezzo del cristiano che si ritiene il modello del Dio padrone, rispetto ad ogni "anomalia" fisica che ritiene degradante. In una società organizzata sui modelli dell'ideale di perfezione fisica, l'anomalia fisica rende difficoltosa la vita, ma non è l'anomalia che degrada la vita, è la società che degrada gli uomini condannandoli per le loro anomalie fisiche.

Un discorso particolare deve essere fatto nei confronti dei sordo-muti che Büchner degrada. Il lavoro scientifico non consiste nel descrivere ciò che appare per come noi crediamo che appaia, ma nella ricerca dei meccanismi che portano l'oggetto ad apparire nel modo che descriviamo.

I sordomuti, i ciechi e in generale tutte le persone portatrici di andicap ai tempi di Büchner vivevano nella miseria e nell'emarginazione perché il cristianesimo voleva che loro vivessero nell'emarginazione. Pensiamo solo alla storia del linguaggio dei segni e dell'ostracismo che la pratica del linguaggio dei segni ha subito. La comunicazione visiva è sempre stata praticata nell'antichità, ma bisogna attendere l'illuminismo francese perché la comunicazione dei segni inventata da L'Epèe venga studiata e applicata dall'illuminista francese Sicard grazie all'interesse degli illuministi francesi. E' lo statunitense Thomas Hopkins Gallaudet che porta la lingua dei segni negli Stati Uniti (1817) e sarà Gallaudet a fondare la prima università per sordi. In Italia la lingua dei segni viene osteggiata. Viene ignorata affinché i sordo-muti vivano nella sofferenza per espiare i loro peccati. Nel 1880 un Congresso di Milano boccia la lingua dei segni per imporre la comunicazione orale condannando i sordo-muti ad ulteriori sofferenze.

Oggi sappiamo, dimostrato da William Stokoe, che la lingua dei segni ha una vastità di linguaggio espressivo al pari di ogni altra lingua e non era semplice mimica.

I sordi non sono "poveri disgraziati", ma è la scienza che dimostra di essere una "povera disgraziata" a voler assecondare l'assolutismo cristiano pensando un modello d'uomo separato dall'ambiente in cui vive e diviene. Sarà necessario il cambiamento culturale per consentire alla scienza di scoprire nuove condizioni.

E' un quadro di atrocità cristiane quelle che Büchner ci riporta parlando dei sordi:

Molto spesso i giornali ci dipingono lo stato miserabile di questi disgraziati che l'avarizia e la barbarie (a rinchiudere, fin dalla loro infanzia, in luoghi cupi e lontani dalla società, privandoli d'ogni istruzione. La vita fisica ed intellettuale di questi esseri così si avvicina allo stato vegetativo, poìch'essi non hanno alcuna nozione, nè generale, nè specifica del genere umano. - Se vi hanno idee metafisiche, dov' esse sono in questi uomini? Perché non si sviluppano malgrado le circostanze esterne, e perché non trionfano sulla natura!

Questa situazione atroce fa dire a Büchner: Dove stanno le idee innate di Dio in costoro?

Le tecniche di manipolazione mentale messe a punto dalla bibbia prima e dai cristiani nel corso dei secoli, hanno nella parola, urlata e ripetuta ossessivamente sotto minaccia di violenza fisica, la loro capacità di manipolare la struttura emotiva dell'individuo. Quando viene a mancare l'uso della parola, l'attività di manipolazione mentale dell'infanzia, da parte del cristiano, viene meno. Dal momento che queste persone non possono venir manipolate con le tecniche messe a punto dal Dio padrone cristiano, allora vengono rinchiusi, indicati come reietti, emarginati e costretti a vivere lontano dalla società. A loro non viene data istruzione perché da un lato li si accusa di non essere intelligenti e dall'altro lato si ha paura a dare loro istruzione perché quell'istruzione non è controllata dal "timor di dio".

Büchner rileva che per farsi un'idea delle cose è necessario percepire le cose. Büchner non riuscirà a fare il salto qualitativo che consiste nel completare un pensiero che rimane sospeso. Se io rilevo che per costruire delle idee delle cose devo sviluppare un'esperienza delle cose, devo trarre la conclusione che a seconda delle esperienze che faccio delle cose così sviluppo quelle, spesso solo quelle, idee del mondo e della vita.

Nel tentativo di dimostrare che non esistono negli Esseri delle idee innate, Büchner usa due esempi, gli animali e i popoli che chiama "selvaggi" o "primitivi".

Scrive Büchner sugli animali:

Anche il mondo animale fornisce prove irrecusabili contro le così dette idee innate, comunque siasi voluto invocare precisamente l'istinto degli animali in appoggio di questa dottrina. Noi cercheremo di provare in uno dei seguenti capitoli che non vi ha alcun istinto, nel senso che comunemente si attribuisce a tal nome. Quell'impulso immediato e irresistibile, che vuolsi faccia agire gli animali, non esiste, poich'essi pensano, imparano, distinguono e riflettono come ogni uomo, sebbene in più infime proporzioni. Come l'uomo gli animali imparano e si formano per l'esterna influenza e per l'esempio dei parenti, ancorchè più di lui essi abbiano in loro aiuto le disposizioni naturali del corpo propizie allo sviluppo di certe qualità intellettuali. I cani da caccia, se allevati in casa, non danno alcun indizio di quella potente tendenza che d'ordinario essi hanno per la caccia; le belve non divengono avide della carne se non quando l'hanno assaggiata, cosa che si può esperimentare sui gatti domestici; gli animali domestici cangiano tostamente di carattere nello stato di natura e viceversa, degli animali naturalmente feroci si addomesticano e famigliarizzano nella cattività. L'usignuolo non canta se è allevato nella solitudine, poich'esso impara a cantare, dagli altri uccelli; molti dei quali, come si è osservato, per esempio i fringuelli, hanno melodie diverse a seconda dei diversi paesi in cui vivono; Audubon ha poi trovato che i nidi degli uccelli della stessa specie sono di forma diversa, a seconda che vivevano nel nord o nel sud degli Stati Uniti. Credesi generalmente che l'ape sia da un istinto innato obbligata a costruire le sue cellule in forma esagona; ma questa opinione si trova erronea quando ai osserva che l'ape dà alle sue cellule diversa forma, e che quando le si adatta un alveare con sistema di cellule artificiali, essa mostra bastante intelligenza e troppo poco istinto per non fare le sue cellule e portare invece il suo miele in quelle che trova già fatte. Per sostenere la tesi delle idee innate, si è tentato di provare che quegli animali, che pur sono dotati di sensi più squisiti od eguali a quelli dell'uomo, non cessano perciò di esser bruti. Obiezione più apparente che reale. I sensi non producono immediatamente, ma sono soltanto i mediatori delle qualità intellettuali, essendochè la loro azione si limita a trasmettere le percezioni esterne al cervello che le elabora e le riproduce in ragione della sua energia materiale. Questo processo non può farsi se non che per mezzo dei sensi, nei quali ha quindi origine ogni cognizione intellettuale; ma il senso più fino non produrrebbe che un processo difettoso quando l'apparecchio del pensiero lo fosse egualmente.

Pag. 32-34

La soluzione ai problemi non è l'idea, la soluzione ai problemi è data dall'azione del soggetto che viene descritta e trasformata come idea dallo spettatore.

Parlare di idee negli animali, secondo i caratteri della filosofia che Büchner sta affrontando, è improprio. Dal momento che l'idea è il contenuto del pensiero e il pensiero si esprime mediante le parole (o immagini associate alle parole) ne segue che non avendo gli animali le parole, pur avendo comunicazione e dialogo, il termine idee, come trattato da Büchner, non può essere associato agli animali.

Per contro si osservano le azioni degli animali e Büchner, come del resto la filosofia cristiana, pretende di interpretarle in chiave morale, rispetto ai principi dettati dal Dio padrone e interpretati dal padrone per imporla agli uomini, in categorie morali come se le categorie morali del Dio padrone fossero delle categorie oggettive.

Già il fatto che Büchner attribuisca agli animali la facoltà di pensare e afferma che gli animali non agiscono per "istinto" che, di fatto, è una categoria inesistente, è un notevole passo in avanti rispetto alle convinzioni imposte dai cristiani. Dopo di che Büchner si affretta a precisare che loro, gli animali, lo fanno in infime proporzioni in confronto all'uomo. La centralità dell'uomo creato dal Dio padrone non deve essere messa in discussione.

Büchner sottolinea l'attività di apprendimento dei cani e poi sovrappone al concetto di apprendimento le idee morali cristiane. Quando dice che "le belve diventano avide di carne se non quando l'hanno assaggiata..." non fa altro che ripetere un concetto cristiano fatto proprio dai materialisti meccanicisti come Lombroso che affermavano che mangiare carne rende le persone violente e, invece, mangiare verdura le rende docili all'interno di una visione di "magia simpatica" (tanto cara ai cristiani) secondo cui gli erbivori sono docili perché mangiano erba e i carnivori sono violenti perché mangiano carne.

Gli animali apprendono, esattamente come gli Esseri Umani, ma apprendono, come gli uomini, all'interno delle possibilità della loro specie che ha costruito pulsioni e sistemi di adattamento soggettivo nel mondo. Il gatto ha trovato la sua fonte di cibo nel grasso animale e le mosche nella carne in putrefazione. Tutto l'apparato fisico porta ogni essere nella direzione in cui la specie si è adattata perché lo sviluppo in questa direzione non solo dà piacere, ma soddisfa i bisogni soggettivi. Ogni individuo può deviare dalla traccia segnata dalla propria specie e ogni deviazione comporta sia adattamenti soggettivi che trasformazioni.

Nel momento stesso in cui riconosco che l'individuo di ogni specie, pur sottoposto ad un bagaglio di condizioni della specie, è in grado di deviare e modificare i suoi adattamenti per aderire o rispondere ad altre condizioni o a modificazioni di condizioni generali, significa che non esistono idee innate o condizioni innate assolute in quanto nessun individuo è innato o creato, ma è divenuto per adattamento soggettivo alle variabili oggettive incontrate nascendo.

Riconoscere che gli animali, come gli uomini, apprendono significa comprendere che dal punto di vista della coscienza di sé un animale non è diverso dall'uomo. E' solo un uomo che si è adattato rispondendo a condizioni diverse modificando in quella direzione la sua struttura e i suoi bisogni. Qual è l'immagine di del Dio padrone cristiano?

Lo stesso vale anche per le culture dei popoli. Io cercherò di commentare queste affermazioni di Büchner fingendo i prenderle per "buone". Molte affermazioni sono oggettivamente false e molte affermazioni sui popoli "primitivi" sono affermazioni fatte da come i missionari cristiani credevano i "popoli primitivi" o spacciavano per la loro campagna d'odio.

Sui popoli Büchner dice, come esempio:

I Greci, che pure erano eminentemente dotati del sentimento estetico, sapevano ammirabilmente unire nei capolavori dell'arte le forme umane alle animali, cosa che oggidì troviamo di pessimo gusto. I Greci ed i Romani poco o nulla sapevano di quelle beltà della natura che noi teniamo in tanto pregio, e gli abitanti delle più amene contrade montuose, più spesso non comprendono le bellezze dalle quali sono circondati. Che una donna abbia soverchia pinguedine ed i piedi tanto piccoli da non poter reggersi, i Chinesi trovano ammirabil cosa; i Giavanesi non hanno beltà che nella gialla tinta della pelle, e tingonsi i denti in nero perché a lor sembrerebbe abbominevole l'averli "bianchi come un cane;" ma i nostri poeti non rifiniscon mai di esaltare nei versi la bianchezza dei denti della donna dei loro pensieri. Secondo i rapporti del signor L. C. Schmarda, gli abitanti di Ceylan sono tanto abituati a vedere i denti neri in causa del loro costume di masticare betel, che i denti bianchi a loro ripugnano; ed i Chinesi , conquistatori di questa isola, hanno in tanta abbominazione il naso lungo dei Ceylanesi, che, paragonandolo a quello schiacciato dei propri compatriotti, scrivevano, ai parenti essere gli abitanti di Ceylan un popolo orribile, portante un becco d'uccello in luogo del naso. I Batocas dell'Africa meridionale costumano strappare gli incisivi della mascella superiore ai loro figli allorchè raggiungono la pubertà. Quest' operazione rende più grandi i denti corrispondenti della mascella inferiore, e dà loro un aspetto affatto ripugnante; nondimeno non v' ha fanciulla che non si stimi d'estrema bruttezza se non è sottoposta a tale operazione. I Taitiani credono rendersi più belli schiacciandosi il naso, e, come narra il dotto Krapf, i Somalesi stimano tanto i capelli rossi, che si ungono la testa con calce, burro e fango per ottenere tal colore. I Botoci indiani portano dei chiodi di legno nel labbro inferiore e nelle orecchie, e considerano questo prolungamento che ha forma di becco come uno straordinario adornamento. Siffatti esempi, che noi potremmo moltiplicare, ben mostrano quanta sia la diversità delle idee estetiche. Se in esse v'ha qualche cosa di comune, gli è indubbiamente il frutto dell'esperienza e dell'educazione quali risultati del mondo esterno a cui i nostri concetti necessariamente si collegano. Nessun'arte mai seppe creare un'ideale, ogni parte del quale non sia stato attinto alla natura; motivo per cui è facile riconoscere nell' arte e nella letteratura d'ogni singolo popolo l'influenza e lo stato de' suoi esterni rapporti. Come le altre, le idee morali sono pure il produtto della educazione. Nello stato di natura i popoli son quasi sprovvisti d'ogni qualità morale e commettono tali crudeltà e tali eccessi di cui gl'inciviliti non hanno idea, sebbene fra quelli, amici e nemici, trovino che ciò sia la cosa più naturale del mondo. Quanto all'idea della proprietà, o non esiste per essi, od esiste in tal debolissimo grado da non poter competere colla loro tendenza al furto. Presso gli Indiani un furto ben eseguito è reputato l'azione più meritoria. Come narra il capitano Montravel, i nuovi Caledoni dividono tutto ciò che possedono con coloro che n'hanno bisogno, e danno al primo venuto l'oggetto che essi hanno ultimamente acquistato, talchè talora una cosa di gran valore passa rapidamente per migliaia di mani. L'idea della proprietà è spesso debolissima fino nei popoli che hanno raggiunto un certo grado di civiltà avanzata; e, ad esempio, noi sappiamo che i Chinesi non son troppo teneri per essa. Non solo il furto, ma eziandio l'assassinio e la vendetta sono comunissimi nei popoli che vivono nello stato di natura, ed è noto che nell'India esiste la famosa associazione dei Thugs che esercita l'assassinio per uno scopo religioso. I Damaras, tribù dei paesi tropici dell'Africa meridionale, vivono nella poligamia e non hanno alcuna idea dell'incesto, talchè Andersson trovò la madre e la figlia unite nell'harem d'uno dei loro capi. Brehm narra che i negri del Soudan orientale (contrada del Nilo) non solo scusano la frode, il furto e l'assassinio, ma considerano questi delitti quali azioni molto degne dell'uomo. La menzogna e l'inganno sembran loro un segno certo del trionfo intellettuale sulla stupidità. Il capitano Speke racconta che ai Somalesi, abitanti di un cantone meridionale dell'Aden e separati dalla costa arabica sul golfo d'Aden, una furberia ben compiuta pare il mezzo più decoroso per campar la vita, e che i racconti di tali fatti formano il soggetto principale dei loro trattenimenti. Versare il sangue non è delitto pei Fisci, ma azione gloriosa, qualsiasi la vittima, uomo, donna, fanciullo, uccisi in guerra o per tradimento; poiché è per loro il colmo dell'ambizione l'esser tenuti in conto di valenti assassini.

Pag. 237 – 241

Prima che gli studiosi dei popoli giungessero ai popoli che vengono definiti selvaggi o primitivi, due tipi di persone erano passate prima di loro: i commercianti, spesso trafficanti di schiavi, e i missionari cristiani. L'uno e l'altro avevano interesse a diffamarli; l'uno e l'altro avevano interesse a diffondere disprezzo e menzogna: come i Romani nei confronti dei Cartaginesi o la Bibbia nei confronti dei sacerdoti di Baal che accusavano di praticare sacrifici umani dei loro figli. Gli insegnamenti della bibbia di odio e di diffamazione sono stati puntualmente applicati dai cristiani.

Questa feccia si era premunita di violentare i popoli chiamandoli "primitivi" e imponendo la loro visione del mondo attraverso violenze dopo violenze fino a distruggere, in molti casi, le popolazioni che non avendo una cultura scritta, ma solo una cultura orale, videro la loro cultura distrutta.

Poi arrivano gli antropologi, quando da antropologi non lo fanno direttamente i missionari cristiani, che iniziano a dire qual è il pensiero culturale dei popoli che hanno macellato.

Noi, per capire le affermazioni di Büchner, dobbiamo partire da questi presupposti. Lo scopo di Büchner non era quello della libertà dell'uomo, ma era quello di sostituire il Dio padrone dei cristiani con la scienza padrona. Come il Dio padrone dei cristiani diceva agli uomini come dovevano vivere, così la scienza di Büchner diceva ciò che erano gli uomini e ciò che la scienza non aveva scoperto, non esisteva. Come dire, uso il cervello nello stomaco solo se la scienza scopre che ho un cervello nello stomaco, ma fintanto che la scienza non scopre che io ho un cervello nello stomaco non posso dire quali sensazioni io viva nel mondo perché, secondo Büchner, è superstizione o mia invenzione.

Per questo motivo dell'uso delle tradizioni culturali di popoli dei quali viene a conoscenza, a Büchner non interessa sapere come quella tradizione si è formata, ma prende atto della tradizione per come viene comunicata. I cristiani insegnano agli indiani d'America a tagliare gli scalpi ai nemici perché in questo modo contano i morti e li pagano. Poi indicano la malvagità degli indiani d'America e giustificano il loro genocidio affermando che gli indiani d'America tolgono gli scalpi alle persone.

Büchner antepone sempre le sue predilezioni cristiane come metodo di giudizio di persone diverse da lui. Lui è il modello del Dio padrone e i Greci che:

sapevano ammirabilmente unire nei capolavori dell'arte le forme umane alle animali, cosa che oggidì troviamo di pessimo gusto

lui le trova di pessimo gusto: a me piacciono e simbolicamente sono molto eloquenti raccontando molte cose!

Costumi e idee morali sono un prodotto culturale, un prodotto che viene imposto dalla società.

Se da un lato trovo immorali i giudizi morali di Büchner in quanto riproducono l'ideologia cattolica, come per esempio la soggettività del concetto di furto e di proprietà, dall'altro lato l'intento di Büchner e dei suoi esempi consiste nel dimostrare che le idee innate imposte dal Dio padrone cristiano non esistono in molti popoli nonostante i missionari cristiani ne abbiano inculcato, con la violenza, varie forme.

Nella sua rozzezza e nei suoi giudizi spesso offensivi rispetto ai popoli di cui parla, Büchner dice che il modello cristiano non esiste se non viene inculcato, se non c'è la violenza con cui imporlo ai bambini. E, allora, perché non individuare un diverso modello di sviluppo sociale?

I Tugs non fanno assassini a scopi religiosi, ma ai colonialisti inglesi piaceva tanto affermarlo per poterli dominare con la violenza. L'idea della proprietà privata con cui dominare le persone spesso, in molti popoli, non esisteva, ci penseranno i missionari cristiani ad imporla dopo aver detto che quel mondo, quella terra, era loro.

In sostanza, le idee innate imposte dai cristiani, non sono idee innate, sono condizioni educazionalmente imposte e, ripeto, Büchner se non volesse sostituire il cervello o la scienza al Dio padrone cristiano avrebbe potuto chiedersi "Quali idee posso diffondere nella società affinché il futuro sia diverso dal presente e dalle prospettive presentate da un presente in cui le idee cristiane vengono imposte con la violenza e il terrore?".

Così Büchner conclude le sue riflessioni sulle idee innate:

Se è constatato che la massa del cervello aumenta in grandezza ed in qualità per l'esercizio continuo dell' attività intellettuale, gli è possibile - sempre sotto la condizione che i principii della frenologia siano esatti - che nel tempo in cui il cervello è in via di formazione, esso si sviluppi anche materialmente con maggior forza per le constatate e frequenti impressioni e per l'attività intellettuale diretta verso un certo scopo e nel modo istesso per cui un muscolo si sviluppa coll'esercizio. Devesi dunque affermare che nessun fatto scientificamente stabilito può far ammettere le idee innate. La natura non ha disegno, nè scopo; nessuna potenza sovranaturale le impone delle condizioni spirituali o materiali; ma dal principio alla fine organicamente essa si sviluppa da sé stessa e senza posa. Terminando, ci piace citare le parole di Moleschott, che meritano d'esser qui rammentate: "Nelle lezioni di logica si ha l'abitudine di rendere ai giovani, per quanto torna possibile, difficile e penosa la concezione delle idee, poiché il sistema delle scuole ripugna a formare e sviluppare il giudizio, le nozioni e le conclusioni che risultano dalla realtà della natura. Per quanto sia il cattivo esito di questo metodo, non si persiste meno nello inculcare allo scolaro ch'egli deve allontanare gli occhi dall' albero verde ed astrarre il pensiero dalla materia per ottenere copia maggiore di idee astratte; così , il cervello tormentato dalle stesse idee finisce per vagare nelle iperboli di un fantastico mondo."

Pag. 252

Le osservazioni di Büchner sull'attività intellettuale nel rendere più efficiente il cervello, anche se vanno precisate e non hanno nulla a che vedere col muscolo, sono risultate corrette. Il cervello si trasforma e si organizza con l'esercizio per gli intenti voluti.

Il cervello non aumenta per l'esercizio dell'attività intellettuale, ma l'attività intellettuale applicata alla manualità e alle necessità di soddisfare le necessità della vita quotidiana modifica l'efficienza del cervello. E mi fermo qui per non dire che l'attività nella vita quotidiana, l'attività intellettuale e l'azione in cui l'individuo veicola la sua struttura emotiva e le sue tensioni psichiche, rimodella la sua struttura neuronale in funzione del miglioramento di sé stesso per raggiungere gli obbiettivi prefissati.

Non ci sono idee innate. Ci sono tendenze pulsionali e l'acquisizione di predisposizioni in età infantile tali da sembrare "naturali" o "ereditarie", ma non ci sono idee innate: il Dio dei cristiani non esiste come non esiste la creazione. Sono idee imposte educazionalmente, mediante una continua violenza.

I soggetti della Natura, la Natura nel suo insieme, non hanno un disegno né uno scopo. I soggetti della Natura e la Natura nel suo insieme ha l'intento e la necessità di vivere, esistere ed espandersi.

Organicamente, la Natura e gli Esseri della Natura, si sviluppano senza posa. Questo sviluppo avviene attraverso le connessioni emotive che legano ogni Essere della Natura e quelle connessioni emotive, negli Esseri Umani, vengono bloccate dall'azione dei cristiani sull'infanzia che tronca le relazioni fra i bambini e il mondo costringendo, con la violenza, i bambini alla sottomissione, a rinunciare a sé stessi, a confidare nella provvidenza del padrone, a rinunciare a posare la propria attenzione sulle loro sensazioni per stuprare le loro sensazioni rendendole dipendenti dal padrone, dal crocifisso, dall'attesa passiva della provvidenza, dall'obbedienza al padrone.

Non ci sono idee innate, ma nella società in cui viviamo ci sono violenze che agiscono sulle persone, sui bambini, affinché manifestino idee, quelle idee di sottomissione e di rinuncia a sé stessi sono le idee cristiane che i cristiani vogliono spacciare per innate.

Per il lavoro, le citazioni sono tratte da:

Büchner Ludwig, Forza e materia, studi popolari di filosofia e storia naturale, tradotto da Stefanoni Luigi, 1868 ed.Gaetano Brigola
Citazioni dal capitolo quindicesimo "Le idee innate" da pag. 223 a pag. 252.

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Marghera, 26 agosto 2014

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre (alle pagine specifiche di Büchner)

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

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Quando un percorso sociale fallisce o esaurisce la sua spinta propulsiva, è bene tornare alle origini. Là dove il pensiero sociale è iniziato, analizzare le incongruenze del passato alla luce dell'esperienza e abbattere i piedistalli che furono posti a fondamento del percorso sociale esaurito.

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Marghera, 26 agosto 2014

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.