Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) (1927 - -) e Mario Bergoglio (Francesco) (1936 - -)

Enciclica Lumen Fidei
Ratzinger e Bergoglio, eunuchi sociali, Abramo e il farsi femmina davanti a Dio

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185815

 

Pagine Lumen Fidei di Bergoglio nella Teoria della Filosofia Aperta - indice

Il termine che ci permette di comprendere il ragionamento di Ratzinger e di Bergoglio davanti alla voce prodotta dalla schizofrenia di Abramo è "passività". Nell'ebraismo e nella religione cristiana il termine "passività" è reso visibile col termine "farsi femmina" in quanto, nell'ebraismo e nella religione cristiana, dio è maschio e i suoi fedeli, come la chiesa cattolica, sono femmine asservite al maschio. Per questo, tutta la gerarchia cristiana si basa sul farsi femmina rispetto al superiore e farsi maschio rispetto all'inferiore. Una mentalità che legittima nel cristianesimo lo stupro e la violenza sessuale sui bambini che devono farsi femmine obbedienti rispetto al loro educatore che è, allo stesso tempo, il loro padrone ad immagine di dio.

Abramo si fa femmina passiva davanti all'ardore maschile del dio padrone che attraverso la sua voce gli ha promesso un "luminoso avvenire".

I cristiani si fanno femmine passive davanti al loro dio padrone che dispone di loro a piacere.

La schizofrenia è innanzi tutto "separazione" fra l'Io rinchiuso nel proprio delirio e la società che invita l'uomo alle relazioni.

Cosa significa nel cristianesimo "farsi femmina" o, se preferiamo il termine del vangelo "farsi eunuchi" per assicurarsi la benevolenza del padrone: il regno dei cieli?

Significa rinunciare ad essere persone, soggetti attivi nella società, soggetti che guardano al futuro, che arano il campo, che mietono e che raccolgono. Significa rinunciare ad essere cittadini, ma schiavi in funzione del proprio dio padrone che è "maschio" nel senso che è il soggetto attivo nella società mediante la provvidenza.

Abramo sta vivendo una forma nevrotica dissociativa che instaurandosi in una forma schizofrenica lo porta a fuggire dalla sua città:

"... il disagio nevrotico vissuto come un contrasto fra un'istanza psicologicamente repressiva di origine individuale come incapacità di relazioni sociali e un'istanza di libertà che riguarda il concetto di sé, le proprie aspirazioni per cui i fattori nevrotizzanti agiscono sull'intero arco della vita dell'individuo con confini che si possono definire solo artificiosamente".

Liberamente interpretato dalla voce Nevrosi dell'Enciclopedia di psicologia di Umberto Galimberti ed. Garzanti

L'allontanamento di Abramo da Ur rende Abramo impotente e completamente dipendente dalla provvidenza del suo immaginario padrone. Non è più l'Abramo che abita il mondo mediante relazioni col mondo, ma è l'Abramo che si è fatto femmina rinunciando ad ogni relazione col mondo in funzione della relazione privilegiata, e sperata, col proprio padrone. Al di là che il padrone sia un oggetto presente nella società, o che sia una forma allucinatoria di un individuo desiderante in una grave forma di schizofrenia.

L'investimento della libido su sé stesso, messo in atto da Abramo, lo trasforma in un narcisista che proietta la sua personalità sul "dio che gli parla".

In questo "dio che gli parla", Abramo si fa maschio distruttore degli uomini e femmina passiva davanti al suo dio padrone.

Scrive Ratzinger e Bergoglio nella Lumen Fidei:

9. Ciò che questa Parola dice ad Abramo consiste in una chiamata e in una promessa. è prima di tutto chiamata ad uscire dalla propria terra, invito ad aprirsi a una vita nuova, inizio di un esodo che lo incammina verso un futuro inatteso. La visione che la fede darà ad Abramo sarà sempre congiunta a questo passo in avanti da compiere: la fede "vede" nella misura in cui cammina, in cui entra nello spazio aperto dalla Parola di Dio. Questa Parola contiene inoltre una promessa: la tua discendenza sarà numerosa, sarai padre di un grande popolo (cfrGen 13,16; 15,5; 22,17). è vero che, in quanto risposta a una Parola che precede, la fede di Abramo sarà sempre un atto di memoria. Tuttavia questa memoria non fissa nel passato ma, essendo memoria di una promessa, diventa capace di aprire al futuro, di illuminare i passi lungo la via. Si vede così come la fede, in quanto memoria del futuro, memoria futuri, sia strettamente legata alla speranza.

Cosa dice la parola del dio padrone ad Abramo?

Innanzi tutto la parola del dio padrone non delinea nessun "futuro", ma solo degli eventi per i quali Abramo è allo stesso tempo soggetto passivo e carnefice.

E Jahve disse ad Abram: "Vattene dalla tua terra e dal tuo paese natio e dalla casa paterna nella terra che io ti mostrerò. E farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e sii benedizione. E benedirò quelli che ti benedicono e chi ti maledice lo maledirò, e si benediranno in te tutte le famiglie della terra.

Citazione da la bibbia, Esodo 12, 1-3

La parola non consiste in una chiamata, ma in una cacciata. Abramo viene reso debole, viene reso femmina. Non ha passato, non ha terra, non ha nazionalità, non ha "famiglia". Abramo diventa oggetto posseduto dal proprio dio padrone. Non ha determinazione esistenziale se non quella che il suo delirio nel dio padrone gli promette. Inizia una nuova vita, ma non per migliorare la sua vita, ma per schiavitù e sottomissione al proprio delirio. Non viene chiamato ad uscire dalla propria terra, ma viene cacciato dalla propria terra e trasformato in un nomade senza patria e senza un futuro. Non lo fa per necessità economiche, ma per servire il suo padrone.

Ad Abramo non rimane che la sopravvivenza e la violenza dei suoi deliri.

Il delirio che viene esaltato da Ratzinger e Bergoglio non è il divenire di Abramo attraverso le sue scelte, ma il divenire della polvere che l'obbedienza di Abramo ha generato.

"Alza i tuoi occhi e guarda dal luogo ove tu sei ora, a settentrione e a mezzogiorno e a oriente e a occidente. Poiché tutta la terra che tu vedi la darò a te e alla tua discendenza per sempre. E renderò la tua discendenza come la polvere della terra; poiché se qualcuno sarà capace di contare la polvere della terra potrà contare anche la tua discendenza. Levati su, percorri la terra nella sua lunghezza perché la darò a te."

Citazione da la bibbia, Genesi 13, 14-17

Non è usato a caso il riferimento alla polvere in quanto tale riferimento richiama la promessa del dio padrone di Abramo. Il gioco delle "promesse" è un gioco sempre presente nella bibbia: le promesse dichiarate e mai realizzate tengono in sospeso l'individuo desiderante malato di dipendenza. Il dio padrone di Abramo aveva già promesso di concludendo nella polvere il "destino" dell'uomo a lui sottomesso:

Ed il serpente era il più astuto di tutti gli animali del campo fatti da Jahve Elohim. Ed egli disse alla donna; "E poi vero che Elohim vi ha detto; - Non mangiate del frutto di alcun albero del giardino - ?" E rispose la donna al serpente; "Mangiamo del frutto di ogni albero del giardino, ma del frutto dell'albero che è nel mezzo del giardino, Elohim ha detto; - Non lo mangiate, non lo toccate, altrimenti morrete - . " E disse il serpente alla donna; "No! che non morrete! Anzi Elohim sa che nel giorno in cui ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e sarete come Elohim, conoscitori del bene e del male. " Allora la donna, vedendo che l'albero era buono a mangiare, piacevole a vedersi e appetibile per poter acquistare intelligenza, prese del suo frutto e mangiò. E ne dette anche a suo marito che era con lei, ed egli pure mangiò. E si aprirono gli occhi di ambedue e conobbero di essere nudi ed intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. E udirono il rumore di Jahve Elohim, che incedeva nel giardino all'aura del giorno, e si nascose l'uomo con la sua moglie dal cospetto di Jahve Elohim nel mezzo degli alberi del giardino. E Jahve Elohim chiamò l'uomo e gli disse; "Dove sei?" Ed egli rispose; "Ho udito il tuo rumore nel giardino e ho avuto paura perchè sono nudo e mi sono nascosto." Ma replicò; "Chi ti ha mostrato che sei nudo? Non avrai mangiato dell'albero di cui ti ho proibito mangiarne ... ?" E l'uomo rispose: "La donna che mi hai messo a fianco, essa fu che mi ha offerto del frutto dell'albero, e io ne ho mangiato." E Jahve Elohim disse alla donna: "Perchè hai fatto questo? " E la donna rispose: "Il serpente mi ha sedotta ed io mangiai." E Jahve Elohim disse al serpente: "Poichè hai fatto questo, sii maledetto tra tutti gli animali domestici e tra tutti gli animali del campo. Camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. E porrò inimicizia tra te e la donna e tra il seme tuo e il seme di lei; esso ti colpirà nel capo e tu tenterai di colpirlo al calcagno." E alla donna disse: "Moltiplicherò grandemente le tue sofferenze e quelle della tua gravidanza. Con travaglio partorirai i figli e verso il tuo marito sarà il tuo desiderio. Egli dominerà su di te." E all'uomo disse: "Perchè hai ascoltato la voce di tua moglie ed hai mangiato del frutto dell'albero, di cui ti avevo comandato, dicendo: .- Non mangiare di esso?. -, sia maledetta la terra per causa di te. Con travaglio ne trarrai alimento tutti i giorni della tua vita. Ti produrrà spini e triboli e mangerai l'erba del campo. Col sudore del tuo volto mangerai pane fino al tuo ritorno alla terra. Poichè da essa fosti tratto. Polvere sei tu ed alla polvere ritornerai. " E l'uomo pose nome a sua moglie Eva poichè essa fu madre di tutti i viventi. E Jahve .Elohim fece all'uomo e a sua moglie delle tuniche di pelle e li vesti. E Jahve Elohim disse: "Ecco, l'uomo è divenuto come uno di noi nel conoscere bene e male. Ed ora, che non stenda la sua mano e prenda anche del frutto dell'albero della vita e mangi e viva in eterno!" E Jahve Elohim lo cacciò via dal giardino di Eden perchè andasse a lavorare la terra, dalla quale era stato tratto.

Citazione da la bibbia, Genesi 3, 1-23

La possibilità dell'uomo di trasformarsi in un DIO viene fermata dal delirio di onnipotenza di Abramo. Abramo sostituisce al Potere di essere della Natura di trasformarsi in un DIO il delirio della super razza. Si può dire che Abramo baratta le possibilità della specie umana per un piatto di lenticchie formato dai suoi deliri di onnipotenza.

Il delirio del ladro inizia a prendere forma in Abramo: il suo delirio gli dice che quella terra è "roba sua". Comanda lui: gliela data il dio padrone.

Chi vive su quella terra? Chi sono gli abitanti di quella regione? Non importa, quella è roba sua: è lui il padrone. E' lui che si fa maschio rispetto a quegli abitanti in quanto lui è la femmina del suo dio padrone. Questa concezione dell'uomo è quella con cui i papi cristiani si definivano "Servi dei servi di dio..." femmine nei confronti del dio padrone e maschi nei confronti degli altri "servi".

Come un bambino che piagnucola per volere il proprio giocattolo, così Abramo pretende il proprio giocattolo: la terra promessa dal suo padrone. Aveva una terra, ma da quella terra è stato cacciato dal proprio delirio. Aveva una famiglia, ma da quella famiglia è stato cacciato dal proprio delirio. Aveva una nazione, ma l'ha rinnegata perché cacciato dal proprio delirio.

Ora, ridotto a navigare su un vascello in balia delle onde della vita, pretende il possesso che non possiede, il diritto di cui non ha diritto, il dominio proprio dello schiavo sottomesso. La promessa del delirio di Abramo è semplice: "schiavo, sarai il padrone... e gli altri, saranno i tuoi schiavi!". Sono aspetti psicologici che ho trattato nella pagina precedente in relazione al messianesimo nell'America Latina.

Scrive Ratzinger e Bergoglio nella Lumen Fidei:

10. Quello che viene chiesto ad Abramo è di affidarsi a questa Parola. La fede capisce che la parola, una realtà apparentemente effimera e passeggera, quando è pronunciata dal Dio fedele diventa quanto di più sicuro e di più incrollabile possa esistere, ciò che rende possibile la continuità del nostro cammino nel tempo. La fede accoglie questa Parola come roccia sicura sulla quale si può costruire con solide fondamenta. Per questo nella Bibbia la fede è indicata con la parola ebraica 'emûnah, derivata dal verbo 'amàn, che nella sua radice significa "sostenere". Il termine 'emûnah può significare sia la fedeltà di Dio, sia la fede dell'uomo. L'uomo fedele riceve la sua forza dall'affidarsi nelle mani del Dio fedele. Giocando sui due significati della parola - presenti anche nei termini corrispondenti in greco (pistós) e latino (fidelis) -, san Cirillo di Gerusalemme esalterà la dignità del cristiano, che riceve il nome stesso di Dio: ambedue sono chiamati "fedeli".[8] Sant'Agostino lo spiegherà così: "L'uomo fedele è colui che crede a Dio che promette; il Dio fedele è colui che concede ciò che ha promesso all'uomo".[9]

Chi è dunque il dio che promette ad Abramo?

"Io sono Jahve che ti ho tratto fuori da Ur dei Caldei per darti questa terra in possesso."

Genesi 15, 7

Che fa il pari con:

"Io sono Jahve, dio tuo, che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla casa della schiavitù."

Esodo 20, 2

Solo che ad Ur Abramo non era schiavo. La riconoscenza di Abramo è pretesa dal fatto che il delirio di Abramo paga la passività di Abramo con la promessa della terra. In Egitto, gli ebrei sono costretti all'obbedienza perché il loro dio padrone li ha "liberati dalla schiavitù". Tutto pur di ottenere la sottomissione e la rinuncia, da parte degli ebrei, del loro essere delle persone che abitano il mondo. Tutto pur di impedire loro di cogliere dall'albero della vita.

Un padrone di nulla che rende debitrici le persone non dando nulla è solo manifestazione di una persona delirante. Il delirio diventa oggetto in sé perché imprigiona in esso il delirante. Il delirante che delira, perché ha rinunciato ad essere parte della sua società, si rinchiude in una separazione sociale conchiuso nel suo delirio che, al suo desiderio di onnipotenza, si fa promessa.

L'aspetto di Abramo e della sua dipendenza è stato trattato in riferimento alla discussione fra Nume e Giove. Giove non ricatta Numa, non si spaccia per suo salvatore, non chiede obbedienza.

vedi: http://www.federazionepagana.it/abramo.html

Il cristiano rinuncia al consesso umano e si fa carnefice in nome del suo dio padrone come Cirillo si è fatto carnefice nei confronti di Ipazia e di coloro che non vollero sottomettersi al suo padrone.

Se l'uomo "crede al dio che promette", l'uomo, delle società umane che vive con dignità, fa firmare al dio il contratto e manifesta la propria accondiscendenza solo quando il dio ha mantenuto la sua promessa. Una promessa che si realizza non è frutto di delirio quando la sua realizzazione rientra nei tempi della promessa stessa per la quale gli uomini attendono al contratto. A quegli uomini è stata fatta la promessa, quegli uomini devono poter verificare l'attuazione della promessa. Una promessa che non può essere rimandata nel tempo secondo i capricci del dio, ma si deve realizzarsi ora, nel momento e nelle condizioni in cui quella promessa, quel contratto, è stato stipulato.

Abramo vive l'inganno di una promessa che il suo dio padrone non poteva mantenere perché nella promessa era contenuto l'inganno che ha privato Abramo del proprio diritto di cittadinanza e ha ucciso le possibilità di futuro di Abramo..

Scrive Ratzinger e Bergoglio nella Lumen Fidei:

11. Un ultimo aspetto della storia di Abramo è importante per capire la sua fede. La Parola di Dio, anche se porta con sé novità e sorpresa, non risulta per nulla estranea all'esperienza del Patriarca. Nella voce che si rivolge ad Abramo, egli riconosce un appello profondo, inscritto da sempre nel cuore del suo essere. Dio associa la sua promessa a quel "luogo" in cui l'esistenza dell'uomo si mostra da sempre promettente: la paternità, il generarsi di una nuova vita - "Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco" (Gen17,19). Quel Dio che chiede ad Abramo di affidarsi totalmente a Lui si rivela come la fonte da cui proviene ogni vita. In questo modo la fede si collega con la Paternità di Dio, dalla quale scaturisce la creazione: il Dio che chiama Abramo è il Dio creatore, Colui che "chiama all'esistenza le cose che non esistono" (Rm 4,17), Colui che "ci ha scelti prima della creazione del mondo... predestinandoci a essere suoi figli adottivi" (Ef 1,4-5). Per Abramo la fede in Dio illumina le più profonde radici del suo essere, gli permette di riconoscere la sorgente di bontà che è all'origine di tutte le cose, e di confermare che la sua vita non procede dal nulla o dal caso, ma da una chiamata e un amore personali. Il Dio misterioso che lo ha chiamato non è un Dio estraneo, ma Colui che è origine di tutto e che sostiene tutto. La grande prova della fede di Abramo, il sacrificio del figlio Isacco, mostrerà fino a che punto questo amore originario è capace di garantire la vita anche al di là della morte. La Parola che è stata capace di suscitare un figlio nel suo corpo "come morto" e "nel seno morto" di Sara sterile (cfr Rm 4,19), sarà anche capace di garantire la promessa di un futuro al di là di ogni minaccia o pericolo (cfr Eb 11,19; Rm 4, 21).

La fede di Israele

Ora che Abramo si è fatto femmina, il dio padrone, frutto del suo delirio, pretende un marchio affinché ogni individuo della casa di Abramo sia perennemente femmina nei suoi confronti e marchi questo suo essere femmina mediante la circoncisione.

Il patto è stato violato dal dio padrone di Abramo, ma gli ebrei si sono fatti femmina davanti al loro dio padrone.

I termini del patto erano questi:

E non sarai più chiamato col nome di Abram, ma il tuo nome sarà Abramo, poichè ti faccio padre di moltitudine di nazioni. E ti renderò prolifico oltre misura e ti farò diventare genti e dei re usciranno da, te. E confermerò il mio patto tra me e te e tra la tua discendenza che viene dopo di te nelle sue generazioni; un patto perpetuo di essere Elohim a te e alla tua discendenza dopo di te. E darò a te ed alla tua discendenza dopo di te, la terra delle tue peregrinazioni, tutta la terra di Canaan in possesso perpetuo e sarò a voi Elohim." E Elohim disse ad Abramo: "E tu osserverai il mio patto. Tu e la tua discendenza dopo di te nelle sue generazioni. Questo è il mio patto che osserverete, tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio. Circonciderete la carne dei vostri prepuzi e sarà il segno del patto tra me e voi. E sia circonciso tra voi il nato di otto giorni, ogni maschio nelle vostre generazioni, nato di casa o comprato con argento da qualsiasi straniero che non sia egli della tua razza.

Sia rigorosamente circonciso chi nasce in casa tua o il comprato con argento tuo, e sia il mio patto nella vostra carne un patto perpetuo. L'incirconciso, il maschio, di cui non sarà circoncisa la carne del suo prepuzio, quello sarà tagliato fuori dalle sue genti. Infranse il mio patto."

E disse Elohim ad Abramo: "Sarai, tua moglie, non la chiamerai più col nome di Sarai. Poichè Sara sarà il suo nome. Ed io la benedirò e anche da lei ti dirò un figlio e la benedirò e diventerà nazioni; re di popoli usciranno da lei." E Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise, dicendo in cuor suo: "Può generare uno di cento anni? E Sara a novanta potrà partorire?" E disse Abramo ad Elohim : "Possa Ismaele vivere davanti a te!" E disse Elohim: "Certamente. Sara, tua moglie, sta per partorirti un figlio e lo chiamerai col nome di Isacco. E confermerò il mio patto con esso in patto perpetuo con la sua discendenza dopo di lui. E ti ho esaudito riguardo a Ismaele. Ecco, l'ho benedetto, lo renderò prolifico e lo moltiplicherò oltre misura. Dodici principi genererà e lo renderò una grande nazione. E confermerò il mio patto con Isacco, che Sara ti partorirà l'anno venturo in questo tempo." E terminò di parlare con Abramo ed Elohim salì da presso Abramo. E Abramo prese Ismaele suo figlio e tutti i nati in casa sua e tutti i comperati con argento, ogni maschio di tra gli uomini della casa di Abramo, e circoncise la carne del loro prepuzio in quello stesso giorno come Elohim gli aveva detto. E Abramo aveva novantanove anni, quando circoncise la carne del suo prepuzio. E Ismaele suo figlio aveva tredici anni quando fu circoncisa la carne del suo prepuzio. E in quello stesso giorno si circoncisero Abramo e Ismaele suo figlio. E furono circoncisi con lui tutti gli uomini della sua casa, il nato di casa e il comprato con argento dallo straniero.

Citazione da la bibbia, Genesi 17, 5-27

Non c'era un tempo entro il quale la promessa doveva essere realizzata, ma il fatto stesso di non aver realizzato il patto con Abramo, il dio padrone di Abramo ha dimostrato il suo inganno. Il fatto stesso di aver tentato di rubare la terra dei Cananei fa del dio padrone di Abramo un ladro e un bandito quale proiezione del ladro e del bandito che stava nel desiderio di Abramo.

Abramo obbedisce e paga la sua parte di patto, fare femmina tutta la sua famiglia e i suoi schiavi, senza aver verificato la promessa del dio padrone: a Roma questo non sarebbe mai successo. A Roma erano gli Dèi che dovevano, prima, mantenere il patto e poi sarebbero stati onorati nelle forme contrattuali determinate. Ma Né Greci, né Romani e nessun altro popolo prima degli ebrei si fecero "femmina" per un padrone rinunciando a determinare la propria esistenza.

Sono Ratzinger e Bergoglio che citano Agostino affermando:

Sant'Agostino lo spiegherà così: "L'uomo fedele è colui che crede a Dio che promette; il Dio fedele è colui che concede ciò che ha promesso all'uomo".

In sostanza, il dio padrone di Abramo, prodotto del suo delirio, ha mentito in quanto il delirio di Abramo non poteva mantenere nulla al di fuori del delirio stesso.

Detto questo, l'intera casa di Abramo si fa "femmina". Tutto il popolo ebreo rinuncia a far parte della società degli uomini per marchiarsi come bestiame del loro dio padrone. Lo stesso faranno poi i cristiani col battesimo: ma questo è il punto d'arrivo di Ratzinger e Bergoglio. Per Ratzinger e Bergoglio, fare gli uomini femmina davanti a dio e al prete che rappresenta Gesù in terra, implica la legittimazione teologica della violenza sessuale sui bambini: i bambini devono essere fatti femmina per costringerli alla fede nel dio padrone.

L'enfasi messa da Ratzinger e da Bergoglio nasconde il fatto che il dio padrone, il loro delirio, non ha mantenuto le promesse nel delirio fatto da Abramo. Infatti, le citazioni fatte dalle lettere di Paolo di Tarso denotano la disperazione di Paolo di Tarso che si nutre dell'angosciosa disperazione del fallimento esistenziale. Paolo di Tarso è sessualmente impotente e questo gli crea grande angoscia che egli attenua elevando l'impotenza a modello comportamentale del cristianesimo.

Scrive, infatti, Paolo di Tarso nella citazione di Ratzinger e Bergoglio:

"Quindi l'eredità si ha dalla fede, affinché sia gratuita, sicché la promessa resti confermata su ognuno dei discendenti; non soltanto per chi è tale per la legge, ma anche su chi lo è per la fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi, conforme sta scritto: "Padre di molte genti ti ho costituito" davanti al dio cui credette, il quale fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero. Egli contro ogni speranza sperò e credette che sarebbe divenuto "padre di molte genti", secondo il detto "così sarà la tua discendenza". Senza indebolirsi nella fede, considerò il suo corpo già come morto, essendo quasi centenario, e l'utero senza vita di Sara."

Citazione da la bibbia, Paolo di Tarso, lettera ai Romani 4, 16-18

La disperazione è espressa da Paolo di Tarso anche nell'altra citazione fatta da Ratzinger e Bergoglio dove Paolo di Tarso delira nel suo desiderio di onnipotenza che viene quotidianamente frustrato:

"Perché ci ha eletti in lui prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto, nell'amore: avendoci predestinati, a causa di Gesù cristo, in vista dell'adozione per lui secondo il beneplacito della volontà sua, a lode della gloria della sua grazia, di cui ci ha gratificato nel suo figlio diletto."

Citazione da la bibbia, Paolo di Tarso, lettera agli Efesini 1, 4-6

Mentre l'atto magico del dio del delirio ha fatto una cosa in un tempo chiuso nell'illusione, il "farsi femmina" con la rinuncia alla propria esistenza, è un atto in essere nel tempo reale. Ciò che il dio padrone ha fatto nel tempo dell'illusione, far partorire Sara, e Gesù nel tempo dell'illusione, guarire i lebbrosi o i ciechi, nel tempo reale, in ogni presente, si rinnova la violenza della trasformazione di ogni individuo affinché si "faccia femmina" davanti alla gerarchia in nome del dio padrone.

Con questo passaggio Ratzinger e Bergoglio introducono il passaggio dal "farsi femmina" in ambito ebraico, in cui si procede per la circoncisione fisica che lascia il marchio, a farsi femmina in ambito cristiano in cui il marchio non appare nella carne, ma nella struttura psico-emotiva dell'individuo mediante il battesimo e il suo significato.

Paolo di Tarso era sessualmente impotente e considerava la sua impotenza sessuale un modello desiderabile. Così i cattolici che si fanno femmina davanti all'autorità che rappresenta il dio padrone sono gli "eunuchi per il regno dei cieli":

Scrive Matteo sul farsi eunuco per il regno dei cieli:

Gli dicono i discepoli: "Se tale è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi." Ma egli rispose loro: "Non tutti comprendono questo discorso, ma quelli a cui è concesso. Vi sono, infatti, eunuchi che sono nati tali dal seno della madre; vi sono eunuchi che sono stati fatti tali dagli uomini; e vi sono eunuchi che si sono fatti tali da sé stessi per il regno dei cieli. Chi può intendere intenda!" Allora gli furono presentati dei bambini, perché imponesse loro le mani e pregasse, i discepoli incominciarono a sgridarli; ma Gesù disse: "Lasciate stare i bambini e non impedite loro di venire da me, giacché di quelli che sono come loro è il regno dei cieli". Dopo che ebbe imposto loro le mani, se ne andò via di lì.

Citazione da la bibbia, Matteo 19, 11-15

Anziché limitarsi a tagliare il prepuzio per marchiare i bambini, i cristiani marchiarono la loro psiche affinché non potessero diventare mai adulti. Cittadini responsabili in un mondo che richiede di essere dei soggetti attivi. I cristiani, sviluppando il modello ebraico, fecero in modo che la schizofrenia che genera idee deliranti diventasse il modello a cui costringere la società ad aderire.

I cristiani imposero ai cittadini di farsi femmina al loro dio e, per estensione, alla loro gerarchia.

NOTA: le citazioni della bibbia sono tratte da:

La Sacra Bibbia tradotta dai testi originali a cura dei professori di sacra scrittura O.F.M sotto la direzione del Rev.Bonaventura Mariani delle università pontificie di Propaganda Fide e Lateranense. Ed Garzanti 1964.

 

Marghera, 20 luglio 2013

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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