Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) (1927 - -) e Mario Bergoglio (Francesco) (1936 - -)

Enciclica Lumen Fidei
schizofrenia e delirio

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185815

 

Pagine Lumen Fidei di Bergoglio nella Teoria della Filosofia Aperta - indice

Il primo capitolo della Lumen Fidei si apre con una citazione dalla prima lettera di Giovanni in cui Giovanni afferma di essere il proprietario di dio e giustificando la proprietà di Abramo al dio creatore.

Il meccanismo psicologico, manifestato da Giovanni in quella lettera, è lo stesso meccanismo psicologico manifestato in ogni visione messianica al di là degli effetti e dei desideri per i quali la visione messianica è usata all'interno della società civile. Il meccanismo psicologico messo a fondamento della Lumen Fidei è conosciuto in psichiatria e non ha effetti devastanti fintanto che l'individuo è relegato in una forma privata e non viene permesso al meccanismo di difesa psicologica di dirigere le azioni dell'individuo nella società. Per contro, il fatto stesso che l'individuo non possa veicolare le sue pulsioni di difesa psicologica nella società, vive il dolore dell'impotenza che lo costringe ad arroccarsi ancor di più nelle fantasie intime generate dallo stato patologico.

Scrive Giovanni nella prima lettera:

Nessuno ha mai contemplato dio. Se ci amiamo gli uni gli altri, dio dimora in noi e il suo amore in noi è perfetto. In questo conosciamo che noi dimoriamo in lui e lui in noi: nel fatto che ci ha messo a parte del suo spirito. E noi abbiamo contemplato e attestiamo che il padre mandò il figlio quale salvatore del mondo. Chiunque professa che Gesù è figlio di dio, dio dimora in lui e egli in dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che dio ha per noi: dio è amore e chi dimora nell'amore dimora in dio e dio dimora in lui. L'amore, presso di noi, ha raggiunto la sua perfezione in questo: da avere piena fiducia nel giorno del giudizio, poiché come è lui siamo anche noi in questo mondo. Nell'amore non c'è timore, anzi l'amore perfetto caccia via il timore, perché il timore ha per oggetto una pena, e quindi chi teme non è perfetto nell'amore.

1^ lettera Giovanni 4, 12-18

Che cosa dice Giovanni?

Nulla che esca dalla propria dimensione patologica. Il fatto che Giovanni dica "Io amo dio" non indica né un oggetto preciso, dio, né elementi della sua realtà oggettiva: dimostra soltanto che Giovanni ha una forma di dipendenza psichica da un'idea, il cui fondamento è nella malattia psichiatrica che si manifesta con un delirio mistico.

Possiamo discutere col delirio mistico di Giovanni?

No! Perché la malattia mentale è una condizione soggettiva, personale.

Su cosa possiamo discutere?

Possiamo discutere sugli effetti che ha la malattia psichiatrica di Giovanni nel momento stesso in cui la malattia supera i confini della persona Giovanni e Giovanni agisce nella società per veicolare il proprio delirio mistico.

Si tratta di deliri mistici i cui meccanismi sono imposti nell'infanzia e che risultano al delirante del tutto logici e razionali. Ed è in questo contesto di razionalità, in cui si esprime il delirio lucido di Giovanni, che Ratzinger intende assumerlo a modello del senso religioso del cristianesimo.

Un delirio lucido che sfocia nella schizofrenia assunta da Ratzinger come modello psichico di fondazione del cristianesimo.

Il delirio schizofrenico si caratterizza per tutta una serie di sintomi come:

"dissociazione", che implica un ripiegamento psichico su sé stessi: "conosciamo che noi dimoriamo in lui e lui in noi";

"autismo", che implica distacco dalla realtà e predominio della vita interiore popolata da produzioni fantastiche incontrollate: "Chiunque professa che Gesù è figlio di dio, dio dimora in lui e egli in dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che dio ha per noi: dio è amore e chi dimora nell'amore dimora in dio e dio dimora in lui";

"disturbi dell'affettività", col senso di un'inadeguatezza affettiva rispetto alla situazione immaginata: "Nell'amore non c'è timore, anzi l'amore perfetto caccia via il timore, perché il timore ha per oggetto una pena, e quindi chi teme non è perfetto nell'amore";

"disturbi della personalità", perdita di coscienza dei limiti del proprio Io, del proprio corpo e della propria personalità: "Chiunque professa che Gesù è figlio di dio, dio dimora in lui e egli in dio";

"allucinazioni", con arrivo di voci, allucinazioni visive, ecc. mai molto sistematizzati o organici: "L'amore, presso di noi, ha raggiunto la sua perfezione in questo: da avere piena fiducia nel giorno del giudizio, poiché come è lui siamo anche noi in questo mondo".

Il vissuto schizofrenico è la situazione vissuta dal cristiano che attraverso questo suo modo di affrontare la realtà oggettiva, sia quando la schizofrenia è conclamata che quando è, nella maggior parte dei casi, latente manifestandosi quasi esclusivamente con idee ossessive, viene affermata come oggettività reale nella sua personale relazione col dio padrone onnipotente.

In questo caso le idee si trasformano nelle tre forme del delirio cristiano di onnipotenza: il delirio fantastico; il delirio di grandezza; il delirio di interpretazione detto anche "follia ragionante".

In questa situazione di malattia mentale Ratzinger individua il messaggio di "amore" del suo dio padrone che "parla" ad Abramo. Lo schizofrenico rivolge la parola a sé stesso e il suo delirio diventa il dio di sé stesso che si rivolge a sé stesso per riaffermare sé stesso.

Scrivono Bergoglio e Ratzinger nell'enciclica Lumen Fidei:

CAPITOLO PRIMO

ABBIAMO CREDUTO ALL'AMORE

(cfr 1 Gv 4,16)

Abramo, nostro padre nella fede

8. La fede ci apre il cammino e accompagna i nostri passi nella storia. è per questo che, se vogliamo capire che cosa è la fede, dobbiamo raccontare il suo percorso, la via degli uomini credenti, testimoniata in primo luogo nell'Antico Testamento. Un posto singolare appartiene ad Abramo, nostro padre nella fede. Nella sua vita accade un fatto sconvolgente: Dio gli rivolge la Parola, si rivela come un Dio che parla e che lo chiama per nome. La fede è legata all'ascolto. Abramo non vede Dio, ma sente la sua voce. In questo modo la fede assume un carattere personale. Dio risulta così non il Dio di un luogo, e neanche il Dio legato a un tempo sacro specifico, ma il Dio di una persona, il Dio appunto di Abramo, Isacco e Giacobbe, capace di entrare in contatto con l'uomo e di stabilire con lui un'alleanza. La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Il delirio nella lettera di Giovanni diventa il delirio di Abramo che, come malato schizofrenico (o come più probabile, fatto di oppio, che poi la differenza è minima), ha talmente fede nella propria schizofrenia da rispondere all'invito del dio padrone di ammazzare suo figlio.

Il delirio di onnipotenza è un delirio individuale, personale, psicologico ed emotivo. Le idee deliranti che alimentano le teorie religiose capaci di risolvere i problemi (la promessa del dio padrone) o che pone il cristiano al centro di un destino grandioso, costituiscono un insieme che tende a distruggere la società civile in funzione di quei deliri.

Dunque, quando parliamo di religione cristiana dobbiamo parlare delle voci sentite da Abramo in quella religione personale che fa della fede un carattere personale indotto da una voce intesa nei deliri esistenziali: la voce di un dio di una persona capace di entrare in contatto con l'uomo e di stabilire con lui un'alleanza.

Non so se Ratzinger e Bergoglio si rendano conto, come capi della religione cattolica, di ciò che hanno affermato.

Assumendo la logica di Ratzinger e Bergoglio è possibile raccogliere un po' di personaggi che hanno dei rapporti col loro dio personale.

Se le voci che parlano all'individuo sono la voce del dio padrone di Razinger e Bergoglio che parlano all'individuo, andiamo a vedere nei reparti psichiatrici quante persone, ammalate di schizofrenia, sentono le voci di dio, di Gesù e di simili che parlano loro.

Curatelo prima di giustiziarlo

La Repubblica 2003. 02.12

Charles Laverne Singleton non è convinto di essere un assassino. La donna che aveva accoltellato nel 1979 non è morta, anzi, lo attende da qualche parte. Lui confida alle guardie: "Mi aspetta, perché sono il suo sposo". Poi rivela che, per ordine di Dio, deve uccidere il presidente Bush e insieme anche il dottor Oglesby, il suo medico nel braccio della morte. Una volta al mese, la fiala di Prolixin lo riporta alla realtà. E' schizofrenico e paranoico, ma deve morire. E se la Corte suprema degli Stati Uniti ha vietato l'esecuzione dei malati mentali, i giudici d'appello dell' Ottavo circuito, a St. Louis, hanno deciso che il problema non sussiste: basta curare la malattia. Insomma, il detenuto 874 dell'unità di massima sicurezza a Jefferson County, nell' Arkansas...

Tratto da:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/02/12/curatelo...

Dal momento che secondo Ratzinger e Bergoglio il loro dio personale parla all'uomo, allora devono riconoscere che anche Singleton è ispirato dalla voce di dio. Il dio dei cristiani che parla a Singleton ha molte analogie con quanto detto ad Abramo: l'ordine di dio di uccidere è l'ordine dell'amore di dio. In questa logica religiosa di Ratzinger e Bergoglio sta tutta la volontà di destabilizzare la società civile.

La psichiatria individua queste affermazioni nelle idee deliranti della schizofrenia, Ratzinger e Bergoglio individuano queste idee deliranti nella "voce di dio". Quella voce "capace di entrare in contatto con l'uomo e di stabilire un'alleanza con lui".

La cronaca quotidiana di individui educati dai cristiani al delirio di onnipotenza è piena di persone che hanno un loro rapporto personale con dio che parla loro.

I cristiani, educati nel delirio di onnipotenza, spesso riempiono le pagine della cronaca nera e, spesso, i giornalisti cristiani per impedire che le cause dei delitti siano ascrivibili all'educazione cristiana omettono particolari motivazionali nascondendo l'aspetto religioso ed evidenziando cause di relazione sociale. Solo che le cause di relazioni sociali che scatenano i fatti di cronaca sono elementi scatenanti di un disagio religioso che costringe la qualità delle relazioni e l'azione entro modalità religiosamente determinate. Quando i soggetti della relazione non obbediscono al ruolo imposto dalle categorie religiose cristiane (moglie, marito, figli, lavoro, ecc.) e un soggetto della relazione, proprio per questo, vede messa in discussione la sua identificazione col dio padrone nella relazione, allora il delirio religioso si scatena in tutta la sua violenza.

Come in questo caso di cronaca:

Uccisa davanti al figlioletto

La Repubblica 21 aprile 1999

AVELLINO - Quando i carabinieri sono arrivati, dopo un'ora di terrore nella mansarda dove i genitori si erano affrontati in una lite spaventosa, lo hanno trovato abbracciato alla mamma che giaceva a terra, la testa insanguinata. La carezzava con amore, le parlava, incurante del padre che nell'altra stanza ancora smaniava, come se con quel filo di voce volesse trattenerla in vita. Il piccolo Francesco non ce l'ha fatta. Sua madre se n'è andata mentre il medico cercava di rianimarla e mentre qualcuno si prendeva cura anche di lui, sospingendolo sull'ambulanza. La prima cosa che ha chiesto, svegliandosi ieri mattina nel suo letto all'ospedale "Moscati" di Avellino, è stata: "Mamma è ancora svenuta?". Nessuno ha avuto il coraggio di dirgli la verità, che dall'altra notte lui, che ha dodici anni appena, è due volte orfano: la madre è morta e il padre, accusato di uxoricidio, in carcere. La tragedia si è svolta ad Altavilla Irpina, quindici chilometri da Avellino, nella mansarda al terzo piano di una palazzina. Qui abitavano [...], 36 anni, ex operaio in una ditta di sanitari ed ora disoccupato, la moglie [...], 47 anni, segretaria alle scuole elementari del paese, e l'unico figlio, Francesco. Da tempo, secondo il racconto dei vicini, il rapporto tra marito e moglie si era incrinato, forse a causa del carattere di lei, piuttosto autoritario, ma ancor più a causa del lavoro che [...] non riusciva a trovare. Le liti si erano fatte anche più frequenti dopo che la coppia, trasferitasi inutilmente a Roma inseguendo il sogno di una buona sistemazione, era tornata ad Altavilla, occupando una mansarda nella palazzina in cui abitavano altri familiari. Una vicinanza che acuiva, anziché sanare, i contrasti. Anche se all'esterno dei dissapori quasi nulla trapelava: [...] era ben decisa a difendere la rispettabilità della sua esistenza piccolo-borghese. Lunedì sera [...] è rincasato attorno a mezzanotte. La discussione deve essere cominciata quasi subito, in cucina. Erano le due quando la famiglia [...], che ha l'appartamento sullo stesso pianerottolo, ha sentito le prime grida. "Subito non ci siamo allarmati - racconta ora [...] - ma poi abbiamo sentito le invocazioni d'aiuto". Hanno bussato, hanno cercato di forzare la porta. Niente da fare. Allora hanno chiamato il 112. Dirà più tardi Francesco: "Sono stato svegliato dalle voci, mi sono alzato. Ho visto papà uscire dal bagno con la faccia sporca di sangue. Si è gettato sulla mamma in camera da letto, urlando: "Dio me lo ordina, ti devo uccidere"". Brandiva un bastone, con quello ha colpito più volte la donna alla testa. Francesco, che cercava di difenderla, è stato a sua volta ferito. Poi, con la forza della disperazione, si è barricato con lei in una stanza. I carabinieri hanno dovuto forzare la porta dell'appartamento, hanno trovato il ragazzo e la madre a terra, il padre che farneticava in cucina.

Tratto da:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/04/21/uccisa....

La schizofrenia religiosa cristiana si scatena quando l'identificazione del soggetto con la voce che gli parla individua degli ostacoli, più o meno immaginati, che impediscono al soggetto l'onnipotenza nella quotidianità. I deliri schizofrenici sono sempre individuali. Non esistono deliri collettivi, anche se esiste un contagio da suggestione indotto dal delirante quando le condizioni oggettive dei suggestionabili sono comuni al delirante e i problemi esistenziali talmente forti da coinvolgere profondamente la loro struttura emotiva. Il desiderio della soluzione dei problemi che creano dolore prevale sulla capacità critica dei soggetti rispetto ai deliri del delirante e i soggetti preferiscono aderire ai deliri, nella speranza di una modificazione delle loro condizioni, anziché opporsi ai deliri del delirante e non avere prospettive di modificare le condizioni angoscianti.

Ciò su cui punta la strategia di Ratzinger e Bergoglio sono i deliri messianici. L'individuo tenta di uscire dallo stato schizofrenico mediante una veicolazione sociale delle proprie pulsioni deliranti. Le allucinazioni, sia di ordine visivo che le voci, sono un tentativo dell'organismo di ricomporre su un diverso piano la realtà del mondo vissuta dallo schizofrenico. Un tentativo che in caso di preminenza di fattori patogeni di tipo sociale (insicurezza economica, insidurezza sociale, variazioni delle condizioni esistenziali personali, urbanesimo, emigrazione, ecc.) si trasforma in forme deliranti di messianesimo che tende a modificare la realtà presente per uscire dallo stato d'angoscia che scatena la patologia.

E' il caso del messianesimo dell'America latina dove, la condizioni di vita atroci imposte dai missionari cristiani, il delirio religioso cristiano imposto sulle pulsioni esistenziali delle popolazioni native e la mancanza di prospettive scatenava il messianesimo come delirio religioso che spingeva a modificare il presente vissuto.

I deliranti erano altrettanti Abramo a cui la voce personale del dio padrone cristiano parlava indicando obbiettivi da raggiungere che consistevano, sempre e comunque, nell'eliminazione dell'angosciante Isacco che bloccava la prospettiva del divenire dell'uomo.

Vale la pena di leggere gli effetti della definizione di Ratzinger e Bergoglio:

Dio risulta così non il Dio di un luogo, e neanche il Dio legato a un tempo sacro specifico, ma il Dio di una persona, il Dio appunto di Abramo, Isacco e Giacobbe, capace di entrare in contatto con l'uomo e di stabilire con lui un'alleanza.

E leggere come questo dio personale che si esprime nella psiche delirante conduce l'uomo alla soluzione delle sue condizioni esistenziali distrutte e danneggiate da altri dio personale legati ad altri uomini che distruggendo le condizioni di vita esistenziali soddisfano la loro pulsione delirante:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

La fede diventa, per Ratzinger e Bergoglio, al tempo stesso, delirio e risposta al delirio che separando l'uomo dalla società spinge l'uomo alla violenza nella società al fine di ricomporre la società in un piano più consono alla dimensione descritta dal delirante.

Il messianesimo latino-americano è questo: fede che risponde a fede nel delirio del fedele angosciato nelle condizioni esistenziali. Condizioni esistenziali angoscianti che vengono catalizzate dal delirio dello schizofrenico salvo essere smentite dai dati sperimentali nell'esistenza. Per questo troviamo speso il fallimento del soggetto delirante.

Ratzinger e Bergoglio dovrebbero riconoscere tutti questi messia come il prodotto della "voce del loro dio" perché, altrimenti, non si spiegherebbe perché viene elevata a modello la voce a cui Abramo risponde nell'ammazzare Isacco e non la voce a cui questi messia rispondono per ammazzare i cristiani.

Scrive Ratzinger e Bergoglio:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Qual è la risposta dei Quijo dell'Ecuador?

Nel 1578, il territorio dei Quijo, nella zona delle Ande orientali (Ecuador) fu teatro di una sommossa generale contro gli Spagnoli. Già nel corso degli anni precedenti, il cattivo tratta- mento inflitto agli indigeni aveva suscitato agitazioni e conflitti sanguinosi e se, alla fine, sembrava che i Quijo si fossero rassegnati al sistema dei tributi e dei lavori forzati loro imposto, era perché questi non erano riusciti a trovare alcun capo supremo in grado di imporsi ai vari cacicchi locali. Nel 1576, mentre l'auditore Ortegon percorreva la zona, per ordine del re di Spagna, accompagnato da una consistente scorta, gli encomienderos, tenuti a provvedere alle spese di questo costoso viaggio d'ispezione, decisero di aumentare i carichi che già pesavano sugli Indiani. Ne segui un clima di tensione, che ben presto diede origine a una rivolta messianica, la quale assunse tuttavia un carattere più militare che religioso. Nel villaggio di Tambise, nel 1578, due grandi pende (maghi) si proclamarono dèi. Messisi insieme, cominciarono a incitare il popolo alla rivoluzione, spingendolo a prendere le armi contro l'oppressore. Ad uno di essi, Beto, era apparso il Diavolo in forma di vacca, che aveva preteso il massacro di tutti gli Spagnoli perché il Dio dei cristiani, in collera, aveva deciso di vendicare gli Indiani maltrattati. Il secondo, Guaimi, dopo aver visitato una contrada remota, era stato promosso dal Dio dei cristiani al rango di Gran Pende, cioè di Dio del paese, stando all'interpretazione del cronista che riferisce questi avvenimenti. Tra l'altro, egli aveva ricevuto una missione di rappresaglia, simile a quella di Beto. I due maghi minacciarono di punizioni sovrannaturali tutti coloro che si rifiutavano di rispondere al loro appello. Guaimi aprì lo scontro facendo uccidere cinque Spagnoli. In seguito, cercò di imporsi come supremo capo della rivolta, portando come argomento, tra l'altro, di essere in grado di suscitare miracoli come il precipitare della pioggia, la resurrezione dei morti o la trasformazione di uomini in vegetali e da vegetali di nuovo in uomini. L'odio dei due pende contro gli Spagnoli evitò che questo avvio di rivalità si spingesse fino alla rottura dell'alleanza. Ben presto i pende di altri villaggi, terrorizzati dalle minacce, si unirono alla loro causa, visto che, per esempio, Beto aveva promesso loro, durante un raduno di cacicchi, che avrebbe trasformato le loro piantagioni in un covo di rospi e serpenti se non avessero preso parte alla rivolta. Conclusi i preparativi di guerra, tenne dietro l'assalto a due città, Avila e Archido. Tutti i Bianchi e gli Indiani asserviti dell'altipiano vennero selvaggiamente massacrati. Ma la lotta continuò e gli Spagnoli, avvisati in tempo, si organizzarono per resistere e sgominarono le forze ribelli, i cui capi, catturati, vennero portati a Quito ed uccisi.

Conclusione dell'episodio:

Dal momento che i Quijo hanno risposto mediante la fede alla "parola che interpella personalmente", perché presso i cattolici perché Beto e Guaimi non hanno assunto il ruolo di Abramo?

Dunque: Ratzinger e Bergoglio mentono sapendo di mentire per soli fini criminali... quali saranno le sofferenze che ancora semineranno fra i popoli europei, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia?

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Scrive Ratzinger e Bergoglio:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Qual è la risposta dei Kimbaya nella zona colombiana di Cartagena?

Nel 1603, fra i Kimbaya, nella zona colombiana di Cartagena, comparve un predicatore. In occasione delle sue visite ai vari villaggi, usava farsi portare dalla moglie. In seguito, i fedeli gli costruirono una capanna in un luogo che essi sapevano al riparo dall'indiscrezione dei Bianchi. Nabsakadas, "Stella caduta ", vi organizzò delle cerimonie fedeli all'antico costume tribale. Egli si faceva passare per un vecchio cacicco resuscitato e per un dio incaricato di proteggere i Kimbaya dalle incursioni delle tribù nemiche Putimà e Pijà. Imprecava contro i sacramenti e organizzò una cospirazione allo scopo di massacrare l'invasore. Un missionario, padre Balthazar de Zamora, che era venuto a conoscenza di quel che si andava tramando, intervenne energicamente. Scoperta la capanna segreta, i principali membri della setta vennero fatti prigionieri e fucilati. Due cacicchi avevano scelto di seguire Nabsakadas, simbolo delle aspirazioni dei Kimbaya, ansiosi di restaurare l'ordine sociale dei loro antenati. Eckert spiega il successo delle loro prediche con l'umiliazione degli Indiani, ridotti in uno stato di ignominiosa soggezione da parte dei loro nuovi signori. L'agitazione, oltre al fatto di rappresentare un tentativo di restaurazione della religione e della sua originaria integrità, costituiva, quindi, anche una forma di protesta sociale.

Conclusione dell'episodio:

Dal momento che Nabsakadas ha risposto mediante la fede alla "parola che interpella personalmente", perché presso i cattolici Nabsakadas non è stato considerato un nuovo Abramo? Appare evidente come il prete cattolico Balthazar de Zamora fosse solo un assassino: non ha opposto fede a fede, ma ha armato il proprio delirio mediante i fucili perché lui non poteva opporre ragioni alle ragioni di Nabsakadas.

Dunque: Ratzinger e Bergoglio mentono sapendo di mentire per soli fini criminali... quali saranno le sofferenze che ancora semineranno fra i popoli europei, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia?

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Scrive Ratzinger e Bergoglio:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Qual è la risposta degli Acavai nella zona dell'Essequibo nella Guiana inglese?

Verso il 1845, un pagé Caribo della tribù degli Acavai, scatenò una sommossa nella zona dell'Essequibo, nella Guiana inglese. Proclamando la propria natura divina, egli radunò attorno a sé un gran numero di fedeli, tra i quali si contavano soprattutto degli Acavai e dei Waicà; ma anche altri esponenti di varie tribù raccolsero l'appello. Perciò, interi villaggi si spostarono per venire a raggiungere il grande pagé. Durante tali viaggi, molti Indiani morirono, colti da malattie, altri furono costretti a tornare sui loro passi per mancanza di provviste. Il profeta, comunque, prometteva ai suoi discepoli abbondanza di viveri, minacciando tremendi flagelli ai miscredenti. Egli comunicava la distruzione del mondo; sarebbero sopraggiunti un grosso incendio e un diluvio - diceva - e sarebbe stato risparmiato solo il luogo dove si fossero rifugiati i credenti. L'ingresso al futuro Paradiso era quindi vietato ai Bianchi, sotto pena di morte. Queste, più o meno, tutte le notizie disponibili su quel moto di rivolta.

Conclusione dell'episodio:

Dal momento che il pagé Caribo ha risposto mediante la fede alla "parola che interpella personalmente", perché presso i cattolici il pagé Caribo non è stato considerato un nuovo Abramo?

Dunque: Ratzinger e Bergoglio mentono sapendo di mentire per soli fini criminali... quali saranno le sofferenze che ancora semineranno fra i popoli europei, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia?

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Scrive Ratzinger e Bergoglio:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Qual è la risposta degli Aruachi nelle vicinanze dell'Içana un affluente del Rio Negro?

Verso la- metà del XIX secolo, i Baniva, una tribù degli Aruachi che viveva nelle vicinanze dell'Içana, un affluente del Rio Negro, entrarono in grande fermento quando un Indiano venezuelano, Venàncio, si proclamò "secondo Cristo, inviato dal creatore del mondo ". I suoi numerosi seguaci si sottoponevano a flagellazioni, si ubriacavano, eseguivano danze frenetiche e conducevano una vita dissoluta. Al messia si attribuiva la facoltà di morire, arrivare fino in Cielo per raggiungere Dio e ritornare in vita per perdonare i peccati. Secondo un informatore, tali morti miracolose si spiegherebbero con delle semplici crisi epilettiche. Gli Indiani furono violentemente dispersi da un distaccamento militare spedito verso l'Içana.

Conclusione dell'episodio:

Dal momento che Venàncio ha risposto mediante la fede alla "parola che interpella personalmente", perché presso i cattolici il Venàncio non è stato considerato un nuovo Abramo?

Dunque: Ratzinger e Bergoglio mentono sapendo di mentire per soli fini criminali... quali saranno le sofferenze che ancora semineranno fra i popoli europei, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia?

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Scrive Ratzinger e Bergoglio:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Qual è la risposta degli abitanti lungo le sponde dell'Uaupés un affluente del Rio Negro?

Un fenomeno analogo si verificò, attorno allo stesso periodo, lungo le sponde dell'Uaupés, un altro fiume, un confluente del quale, insieme con l'Içana, genera il Rio Negro. Un meticcio, che aveva assunto il nome di Cristo Alessandro, raccolse un considerevole numero di seguaci, reclutati fra i membri di varie tribù. Predicava una nuova dottrina e amministrava i sacramenti seguendo suoi particolari rituali. Coloro che contravvenivano agli ordini scritti della sua disciplina venivano severamente puniti. Pretendeva di fondare il suo regno divino nel villaggio di Juquirarapecuma. In questo villaggio vivevano insieme più di mille fanatici, provvisti di armi da fuoco, pronti a battersi contro i Bianchi, che sarebbero diventati i loro schiavi. Un sacerdote inviato fra di essi non riuscì a placarne l'ardore bellicoso, per cui intervennero a disperderli i soldati. Sembra che l'Uaupés abbia conosciuto, nel 1880, per l'influenza di un pagé arapaho della famiglia dei Tucano, la punta più alta dei movimenti messi anici della regione del Rio Negro. Questo profeta, chiamato Vincenzo Cristo, pretendeva di essere intimo amico di Tupan, il Dio dei cristiani, con cui era solito conversare. Diceva di possedere la facoltà di far comparire gli spiriti dei morti. Come supremo pagé, dichiarava di essere padre dei missionari che Tupan aveva inviato nella zona dietro sua richiesta. I Bianchi e soprattutto i regatoes, dei mercanti ambulanti che sfruttavano gli indigeni, avrebbero dovuto essere espulsi dal loro territorio. Il profeta compiva ogni genere di miracoli, guariva i malati e, stando a un esploratore, Coudreau, " aspirava ad essere qualcosa come il papa della religione di Jurupari ". A O parte tale ambizione, non si accenna alla sua fedeltà verso la religione degli antenati, da lui praticata in commistione con riti cristiani; i suoi seguaci, ad esempio, danzavano intorno a una croce. Alla fine, i regatoes, da lui attaccati nelle prediche, gli fecero trascorrere qualche giorno in prigione. Alcuni anni dopo, Coudreau, percorrendo quella zona, ebbe modo di constatare come, "diventato meno intraprendente, il messia dell'Uaupés non si intrattenesse ormai più con Tupan se non di nascosto ". Ci segnala, peraltro, la comparsa di alcuni altri Cristi nella stessa zona.

Conclusione dell'episodio:

Dal momento che Vincenzo Cristo ha risposto mediante la fede alla "parola che interpella personalmente", perché presso i cattolici il Vincenzo Cristo non è stato considerato un nuovo Abramo?

Dunque: Ratzinger e Bergoglio mentono sapendo di mentire per soli fini criminali... quali saranno le sofferenze che ancora semineranno fra i popoli europei, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia?

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Scrive Ratzinger e Bergoglio:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Qual è la risposta dei Baniva della Colombia?

Eduardo Galvào, un Indiano Baniva della Colombia, convertito dai protestanti, si era proclamato Cristo, promettendo un'esistenza migliore a tutti coloro che lo avessero seguito. Raccolse parecchi fedeli i quali, battezzati nelle acque del fiume, dovevano bere " il sangue del Cristo" che egli amministrava loro. Percorsero il territorio dell'Içana distruggendo al loro passaggio le cappelle cattoliche. L'ufficio addetto alla protezione degli Indiani riuscì però a catturare il messia e a disperdere i membri del suo gruppo.

Conclusione dell'episodio:

Dal momento che Eduardo Galvào ha risposto mediante la fede alla "parola che interpella personalmente", perché presso i cattolici il Eduardo Galvào non è stato considerato un nuovo Abramo?

Dunque: Ratzinger e Bergoglio mentono sapendo di mentire per soli fini criminali... quali saranno le sofferenze che ancora semineranno fra i popoli europei, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia?

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Scrive Ratzinger e Bergoglio:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Qual è la risposta dei Tukuna nel territorio fra il Brasile e il Perù?

I Tukuna, sparsi -lungo la regione del corso superiore del Rio Salimbes, vivono al confine tra i territori brasiliano, peruviano e colombiano. In origine, si trattava di un popolo di contadini e di pescatori, mentre oggi, integrati almeno in parte nell'economia della zona, vivono in uno stato di semischiavitù, lavorando nelle seringas per conto dei Bianchi. Conosciamo perlo meno sette dei loro movimenti. Verso la fine del XIX secolo e agli inizi del XX, una giovane profetessa raccolse attorno a sé, in territorio peruviano, dei Tukuna provenienti dal Brasile e dal Perù, ma i Brasiliani, preoccupati per le sue iniziative, decisero di bloccarle. Uccisero alcuni Indiani, ne maltrattarono altri, attaccarono il gruppo e catturarono la profetessa portandola non si sa dove. Dieci anni dopo, esplose un altro caso di messianismo. Un giovane visionario, Aureliano, comunicava con il mondo degli spiriti in una capanna costruita appositamente per lui. I Bianchi, inquieti per l'ascendente che cominciava ad avere sugli indigeni, lo arrestarono con la scusa che non aveva pagato le tasse su certe viole e violini fabbricati da lui, per impedirgli di continuare a predicare. Una terza manifestazione raccolse i Tukuna in un luogo dove si attendeva la comparsa di "Dio ". Alcuni anni dopo, in un'altra località, un bambino ricevette l'annuncio che si avvicinava un diluvio ed esortò gli Indiani a cercare rifugio su un'altura. Vi costruirono una grande casa, sul modello tradizionale, in cui si misero ad aspettare il giorno della catastrofe; poiché questa tardava ad arrivare, finirono per disperdersi.

Conclusione dell'episodio:

Dal momento che la giovane profetessa, Aureliano e il bambino tukuna hanno risposto mediante la fede alla "parola che interpella personalmente", perché presso i cattolici la giovane profetessa, Aureliano e il bambino tukuna non sono stati considerati un nuovo Abramo?

Dunque: Ratzinger e Bergoglio mentono sapendo di mentire per soli fini criminali... quali saranno le sofferenze che ancora semineranno fra i popoli europei, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia?

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Scrive Ratzinger e Bergoglio:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Qual è la risposta dei Ramkokamekra nel territorio fra il Brasile e il Perù?

Come abbiamo visto, nell'America meridionale le tendenze messianiche sono più tipiche dei Tupì-Guaranì. Tranne i casi verificatisi nella regione dell'Amazzonia fra gli Aruachi, i Tucano e i Tukuna, si presentano come fenomeni sporadici e numerosissime popolazioni indigene non hanno mai manifestato propensioni alle agitazioni di cui abbiamo parlato in questo capitolo. Nel novero di esse si facevano rientrare, ancora poco tempo fa, le tribù del gruppo Gé, il cui territorio, originariamente, si estendeva per gran parte dell'altipiano brasiliano orientale. Era difficile concepire che il loro sistema religioso e sociale potesse dar vita a un fenomeno di natura messianica. Tuttavia, nel 1963, fra i Ramkokamekra, Gé del Maranhào, la comparsa di una profetessa è venuta a contraddire l'opinione sostenuta fino ad allora. Un etnologo, William H. Crocker, ci fornisce un saggio particolareggiato circa questo episodio. I Ramkokamekra, o Canela, attribuiscono i loro costumi tribali a un eroe civilizzatore, Aukhè, ma il mito originario non accenna a un eventuale ritorno di questa figura. Tuttavia, il contatto con i Bianchi ha determinato un riadattamento delle antiche credenze. Ad esempio, la differenza fra i modi di vita è simboleggiata da un lato dall'arco e dalla freccia e, dall'altro, dalle armi da fuoco che il Bianco avrebbe ricevuto in sorte, promettendo in cambio ad Aukhè aiuto ed assistenza per gli Indiani. I Ramkokamekra, insoddisfatti, accusando l'invasore di non rispettare i termini dell'accordo, aggiunsero al mito quel che ad esso mancava perché potesse essere attuale. L'eroe si sarebbe preoccupato direttamente di punire i Bianchi, invertendo i ruoli: ora sarebbero stati gli Indiani ad abitare le città e a disporre di autobus ed aerei, mentre i civilizzati avrebbero preso il loro posto nei boschi e si sarebbero dedicati alla caccia, usando i loro archi e le loro frecce. In altre parole, si sarebbe avuto uno scambio di culture. Da queste profezie ebbe origine un movimento messianico, e fu un'Indiana, Keekhwei, a prenderne la guida, dichiarando di avere in grembo la sorella di Aukhè. Il giorno del parto, l'eroe sarebbe tornato a ristabilire la giustizia sulla terra. I Ramkokamekra, entusiasti, si affrettarono a diffondere la notizia tra i vari villaggi della tribù. Tutte le vecchie tensioni furono dimenticate e la profetessa, portata in trionfale processione fino al villaggio ancestrale di Ponto, impose alla comunità un'organizzazione gerarchica e nuove istituzioni. Riservò alcuni giorni per le danze tradizionali e destinò gli altri alle danze della moderna civiltà. Keekhwei fissò anche delle punizioni per castigare severamente coloro che non avessero danzato con tutto il necessario fervore; si designò un gruppo ristretto per l'applicazione delle disposizioni impartite. La profetessa autorizzava i seguaci ad uccidere liberamente, allo scopo di nutrirsi, il bestiame delle fattorie vicine, in quanto, diceva, apparteneva ad Aukhè e, se i proprietari fossero ricorsi a rappresaglie, l'eroe avrebbe reso gli Indiani invulnerabili di fronte alle pallottole. D'altro canto, prometteva a quelli che facevano le offerte più generose la ricchezza futura. Sperando in tali ricompense, gli indigeni vendettero la maggior parte dei loro beni, soprattutto cavalli ed armi da fuoco. Comperavano, in cambio, scarpe, abiti ed ornamenti civili, anticipando in tal modo il grande giorno preannunciato. Alcuni di loro si fabbricarono anche dei braccialetti di paglia, che si sarebbero trasformati in braccialetti-orologio al momento del miracolo. L'episodio si protrasse in un clima di estremo disinganno. La profetessa partorì prima del tempo un bimbo morto di sesso maschile. Mutando alquanto il tenore dei suoi discorsi, ella continuò comunque a predicare, ma le reazioni dei proprietari di fattorie intervennero a bloccarne le attività. Di fronte alla morte dei loro compagni, i Ramkokamekra smisero di credere nella propria invulnerabilità, Keekhwei perse completamente il suo prestigio e fu abbandonata ogni speranza di veder realizzati i suoi sogni.

Conclusione dell'episodio:

Dal momento che la giovane profetessa Keekhwei che ha risposto mediante la fede alla "parola che interpella personalmente", perché presso i cattolici Keekhwei non è stata considerata un nuovo Abramo? Eppure, per Giovanna d'Arco lo hanno fatto!

Dunque: Ratzinger e Bergoglio mentono sapendo di mentire per soli fini criminali... quali saranno le sofferenze che ancora semineranno fra i popoli europei, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia?

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Scrive Ratzinger e Bergoglio:

La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome.

Qual è la risposta del sebastianismo brasiliano della Serra do Rodeador?

Il sebastianismo brasiliano, specie durante la prima metà del XIX secolo, assunse una forma particolarmente virulenta: due agitazioni misero in fermento il Pernambuco, che a quel tempo era ancora una provincia. La prima si verificò nel 1817, cinque anni prima della proclamazione dell'indipendenza del paese; essa raccolse circa duecento persone, sotto la direzione di un analfabeta, che era stato soldato, Silvestro José dos Santos. Costui, avendo ricevuto la proibizione di predicare in Alagoas, era partito per stabilirsi nella Serra do Rodeador, sita nel municipio di Bonito (Pernambuco), dove fondò la città del "Paradiso terrestre ". Il profeta, che i seguaci acclamavano come Maestro Quiom, predicava la resurrezione del re Don Sebastiào e prometteva favolose ricchezze a chiunque lo avesse seguito. Vicino a una grotta dove era stata innalzata una croce e da dove doveva risorgere Don Sebastiào insieme al suo esercito, egli aveva fatto costruire una cappella ricoperta di paglia. Sull'altare, fra immagini di santi, erano esposte anche quelle del Buon Gesù e di Nostra Signora della Concezione. Il profeta ed il suo principale assistente si assegnavano il titolo di "Procuratori di Gesù Cristo ", ricevevano le rivelazioni e gli ordini della santa Miracolosa, o santa della Pietra, e governavano la comunità secondo le loro regole. Durante riunioni organizzate per celebrare il culto, Silvestro comunicava ai fedeli le rivelazioni che gli erano state fatte; dopo aver recitato il rosario e pregato Nostra Signora, si passavano in rivista le armi e si eseguivano esercizi militari al ritmo della "Santa Marcia", al suono di un violino. Non sembra che, agli inizi, il profeta avesse l'intenzione di fondare una setta fornita di una specifica dottrina; i fedeli andavano a confessarsi da preti cattolici. In seguito, dopo alcune controversie con questi preti, il profeta ordinò ai penitenti di confessarsi ormai alla santa della Pietra, di cui egli si sarebbe reso interprete, imponendo le penitenze. Col passar del tempo, era inevitabile che si accrescesse il carattere esoterico della sua dot- trina e dei suoi rituali. I fedeli costituivano una specie di confraternita, che obbediva a una gerarchia e seguiva riti iniziatici che richiamano, per certi versi, quelli della framassoneria. La collettività era organizzata in base a un sistema militare piuttosto rigido, con specifici compiti assegnati agli uomini e alle donne. L'esercito era diretto da un comandante, vari capi, quattro capitani e quattro sottoluogotenenti. Stando alla testimonianza di un membro del gruppo, l'esercizio militare era indispensabile perché bisognava "conquistare la Casa Santa di Gerusalemme e il Paradiso terrestre ed eliminare quanti avessero contrastato il loro fine sacro, raccomandato dalla legge di Dio ". Secondo un altro testimone, avendo il compito di " difendere la causa della vera Fede, della religione di Nostro Signor Gesù Cristo e del Rei Don Sebastiào ", essi " dovevano essere ben armati per combattere quelli che si fossero opposti a questo scopo e poi, quando fossero diventati di più, dovevano impossessarsi di Pernambuco ed andare a liberare i luoghi sacri di Gerusalemme ". Il loro ordinamento religioso contemplava un capo supremo e un suo assistente, una cerchia ristretta composta di dodici " saggi" e la massa dei fedeli, gli " istruiti ". Quando il gruppo avesse raggiunto i mille seguaci, Don Sebastiào sarebbe ritornato ed essi avrebbero intrapreso, sotto i suoi ordini, la guerra santa. La repressione del movimento fu estremamente crudele. Una divisione militare, mandata da Recife, nel 1820, per ordine del Governo, incendiò il villaggio; il profeta riuscì a scappare, ma la maggior parte dei fedeli furono fucilati o passati a fil di spada. Settanta feriti, uomini e donne, morirono bruciati vivi nella cappella di paglia cui il luogotenente-colonnello che guidava l'assalto aveva appiccato il fuoco; i sopravvissuti al massacro vennero portati fin nella capitale della provincia.

Conclusione dell'episodio:

Dal momento che Silvestro José dos Santos che ha risposto mediante la fede alla "parola che interpella personalmente", perché presso i cattolici Silvestro José dos Santos non è stato considerato un nuovo Abramo?

Dunque: Ratzinger e Bergoglio mentono sapendo di mentire per soli fini criminali... quali saranno le sofferenze che ancora semineranno fra i popoli europei, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia?

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Tutti questi episodi ci indicano come Ratzinger e Bergoglio hanno mentito. A loro non interessa la "voce del loro dio", a loro interessa usare per i propri fini i malati schizofrenici e i deliranti al fine di imporre alla società la sottomissione al loro dio padrone. Quando gli schizofrenici e i deliranti sfuggono al loro controllo, allora vengono ammazzati perché Ratzinger e Bergoglio non tollerano la concorrenza nella gestione del loro dio padrone. Tanto più una società è povera e misera e tanto maggiore è il numero dei deliranti. Usare il delirio per il nuovo messianesimo cattolico in America Latina, è una prospettiva che Ratzinger e Bergoglio attendono.

La religione cristiana è manifestazione della schizofrenia delirante, non una religione razionale. Una schizofrenia delirante armata di fucili e di denaro per imporsi sugli uomini e su ogni altro schizofrenico che pretende di entrare in concorrenza.

NOTA: Gli episodi di messianesimo in America Latina sono tratti da:

Le religioni nell'età del colonialismo e del neocolonialismo a cura di Puech edizione Laterza 1990 da pag. 93 a pag. 115.

 

Marghera, 18 luglio 2013

 

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