Michail Aleksandrovic Bakunin – 1814 -1876

Dio e Stato - Dio in terra

Riflessioni sulle idee di Bakunin.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185808

Teoria della Filosofia Aperta - Volume tre

 

Dio in terra

Con quale Dio Bakunin si confronta?

Qual è il Dio che contrasta l'azione di Bakunin? Bakunin, con la sua proposta sociale quale realtà, voluta da quale dio, sta tentando di modificare?

Scrive Bakunin di "Dio e Stato":

Eccoci dunque arrivati alla, manifestazione di Dio sulla terra. Ma tosto che Dio appare, l'uomo si annienta. Si dirà che non si annienta poichè è egli stesso una parte di Dio. Scusate! lo ammetto che la particella d 'un tutto determinato, limitato, sia, per quanto piccola, una qua una grandezza positiva. Ma una particella dell'infinitamente grande, paragonata appunto a questo, è infinitamente piccola. Moltiplicate dei miliardi: il loro prodotto, in confronto dell'infinitamente grande, sarà infinitamente piccolo e l'infinitamente piccolo è uguale a zero. Dio è tutto, dunque l'uomo e tutto il mondo reale con lui, l'universo, sono nulla. Voi non uscirete di li.

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Dov'è la manifestazione di Dio?

La manifestazione di Dio è un oggetto che appare oggettivamente su cui discutere o è un oggetto frutto di fantasia che serve a giustificare delle azioni o delle scelte? Quali sono le qualità e la sostanza dell'oggetto Dio che Bakunin vede apparire?

Che forse Bakunin vede le azioni dei fulmini e dice: "Ecco l'azione di Zeus?".

Su cosa ragiona Bakunin? Bakunin ragiona in maniera astrusa cercando di contrastare il concetto di Dio dei cristiani separandolo dalla realtà, pseudo scientifica immaginaria, con cui alcuni cristiani tentano di giustificare la credenza nell'esistenza del loro Dio.

Se vedo il fulmine dico: "Ecco la manifestazione di Zeus!".

Quello che dico può essere vero o non vero, ma sta di fatto che il fulmine è un oggetto reale e che io, attribuendo il fulmine all'azione di Zeus, qualifico Zeus per tale azione. In quel momento Zeus è il fulmine. Io, presentando il fulmine, presento Zeus al mondo.

Cosa vede Bakunin del Dio dei cristiani?

Se guardasse attentamente vedrebbe la schiavitù che viene imposta, nella qualità per la quale viene imposta, dai testi sacri dei cristiani. Una schiavitù che si dispiega nelle azioni dei cristiani. Il Dio dei cristiani non è il fulmine che attraversa il cielo; il Dio dei cristiani è verbo che si fa norma morale e che diventa legge che si impone sugli uomini imponendo il loro comportamento. Quando il Dio dei cristiani rende beati chiunque sbatte le teste dei bambini di Babilonia sulle pietre, puoi fermare chi tenta di sbattere le teste dei bambini sulle pietre, ma nello stesso tempo devi condannare all'infamia anche il mandante: il Dio padrone dei cristiani.

Oltre a tutte le aberrazioni della bibbia che come parola del Dio padrone qualifica il Dio padrone, è da chiedere a Bakunin: perché nell'ordine del Dio della bibbia non cogli il principio sociale della pretesa di legittimità dello "sbattere la testa dei bambini contro le pietre"? Come fai a combattere per la "libertà dell'uomo" se non cogli i principi giuridici che costruiscono la schiavitù dell'uomo. Principi giuridici che sono la parola che riempie di significato il termine Dio di ebrei e cristiani.

Come puoi dire che tutte le religioni sono uguali, vogliono il potere, quando una religione guardando il fulmine dice che quella è la manifestazione di Zeus; mentre un'altra religione mentre guardi lo schiacciare delle teste dei bambini sulle pietre dici che quello è il Dio dei cristiani. E Bakunin non dica che non sapeva che i cristiani sbattevano le teste dei bambini aborigeni sulle pietre macellandoli o i bambini degli indiani d'America, degli indios o degli Africani. Forse il panslavismo gli aveva annebbiato il cervello e quei popoli erano solo bestiame davanti alla superiorità di razza che il panslavismo contemplava.

Il Dio dei cristiani non è la Natura che ci circonda. Il Dio di ebrei e cristiani non si incontra nel mondo. Il Dio dei cristiani è il creatore e padrone del mondo e questo essere padrone e creatore deriva dal "verbo", dalla parola scritta che si trasforma in legge ed in imposizione. Il Dio dei cristiani è la morale che il cristianesimo impone. E' la schiavitù dell'uomo sull'uomo che il cristianesimo impone. E' una società strutturata in funzione del Dio padrone: questa è la qualità del Dio dei cristiani.

Il Dio dei cristiani non è grandezze, particelle e infinità. Il Dio dei cristiani è il verbo che impone la schiavitù sociale mediante la violenza e lo stupro dell'uomo.

Se Bakunin discutesse attorno a idee neoplatoniche, come vigliaccamente facevano Gioberti e a volte Mazzini, le idee platoniche identificavano una realtà divina diversa dal cristianesimo. Quella di Gioberti e di Mazzini era una vigliaccata perché non condannavano il Dio del verbo e della schiavitù, ma giustificavano verbo e schiavitù del loro Dio nascondendole dietro a idee del Dio dei neoplatonici.

Bakunin rincorre questa vigliaccata. Discute della realtà fisica possibile del Dio creatore ma non lo censura per essere uno schiavista immorale e criminale dedito alla distruzione del divenire dell'uomo.

La sostanza del Dio dei cristiani è il verbo, la schiavitù, la pratica del genocidio, lo stupro di bambini, la distruzione della ricchezza sociale ecc. con queste azioni il Dio dei cristiani manifesta la sua sostanza reale nella quotidianità degli uomini.

Come Zeus lo identifichiamo nel fulmine, così il Dio dei cristiani lo identifichiamo nella schiavitù sociale, nel delirio di onnipotenza, nella monarchia assoluta, nella pratica del genocidio, nella violenza alle donne e ad ogni emarginato che diventa oggetto di sfruttamento socio-economico di ogni individuo che, identificandosi con quel dio, si appropria della società civile.

Questa è la sostanza reale del Dio dei cristiani. Bakunin vede la schiavitù, ma non vede il mandante.

Scrive Bakunin di "Dio e Stato":

Dio appare, l'uomo si annienta; più la Divinità si fa grande e più l'umanità diventa miserabile. Ecco la storia di tutte le religioni; ecco l'effetto di tutte le inspìrazìonì e di tutte le legislazioni divine. Nella storia, il nome di Dio è la terribile clava con la quale uomini diversamente inspirati, i così detti grandi geni hanno abbattuto la libertà, la dignità la ragione e la prosperità degli uomini Abbiamo avuto prima la caduta di Dio. Abbiamo ora una caduta che c'interessa assai più: quella dell'uomo causata dalla sola apparizione di Dio sulla terra. Vedete dunque in quale errore profondo si trovano i nostri cari ed illustri idealisti. Parlando di Dio essi credono e vogliono elevarci, emanciparci, nobilitarci, ed al contrario ci schiacciano e ci avviliscono. Col nome di Dio essi immaginano poter fondare la fratellanza fra gli uomini, ed invece creano l'orgoglio e il disprezzo; seminano la discordia, l'odio la guerra; fondano la schiavitù. Perché con Dio vengono i diversi gradi d'inspirazione divina; l'umanità si divide in uomini ìnspìratìssimi meno inspirati, non inspirati. Tutti sono egualmente nulla davanti a Dio, è vero, ma confrontati, gli uni agli altri, gli uni sono più grandi degli altri; non solamente di fatto, ciò che non avrebbe importanza perchè una in eguaglianza di fatto si perde da sè stessa nella collettività quando non può connetter si ad alcuna finzione o istituzione legale; ma la ineguaglianza consiste nel diritto divino della inspirazione: il che costituisce immediatamente una ineguaglianza, fissa, costante, pietrificata. I più inspirati devono essere ascoltati ed obbediti dai meno inspirati, dai non inspirati. Ecco il principio dell'autorità ben stabilito e con esso le due istituzioni fondamentali della schiavitù: la Chiesa e lo Stato.

Il Dio degli ebrei e dei cristiani si impone sull'uomo e l'uomo viene sottomesso al verbo, alla morale distruttiva e a tutte quelle condizioni che gli impediscono di cogliere dall'albero della vita.

Il Dio padrone di ebrei e cristiani ha bisogno di un uomo sottomesso e miserabile. Dove la miseria non è intesa soltanto dal punto di vista materiale, ma soprattutto dal punto di vista culturale in cui l'uomo eleva la sua miseria fisica e morale a modello da imporre ad altri uomini. In questo modo il miserabile non è più isolato dal consesso sociale, ma diventa l'artefice della volontà del Dio padrone all'interno del contesto sociale.

Il Dio padrone ordina di sbattere le teste dei bambini sulle pietre e il miserabile esegue; Hitler ordina di gasare zingari ed ebrei e il miserabile, adoratore del Dio ebreo e cristiano, esegue. Dove l'assassino dell'umanità che si vanta di averla macellata col diluvio universale, il macellaio dei bambini egiziani, il macellaio dei bambini che stavano giocando (II Re 2, 23-24), l'assassino che ordina agli ebrei di macellare tutti gli abitanti della città, donne e bambini, per il suo diletto. E' il Dio di ebrei e cristiani che ordina lo stupro delle donne come arma di guerra (quella che oggi l'ONU condanna):

"I loro bambini saranno sfracellati sotto i loro occhi, le loro case saccheggiate, le loro donne violate."

Isaia 13, 16

Ha mai visto o sentito Bakunin di "uomini diversamente ispirati" prima dell'avvento del cristianesimo? Ci fu Platone: ma Platone col suo demiurgo non ordina di ammazzare chi non si mette in ginocchio. Ci fu anche Cesare Augusto che volle proclamarsi imperatore divino, ma la divinità cui si ispirava non ha ordinato di macellare i cittadini di Roma.

Bakunin vede tutta la storia delle religioni come se fosse la storia del cristianesimo e, nel farlo, giustifica il Dio assassino dei cristiani in quanto è "un Dio come gli altri" salvo che gli è riuscito un po' meglio. Bakunin non ha riflettuto che la religione si è separata dal resto della vita degli uomini quando gli ebrei e i cristiani hanno imposto il Dio padrone.

Nell'imporre il Dio padrone hanno elevato a principio sociale il diritto di macellare chiunque non si sottomettesse a quel Dio. I sacerdoti di Baal vengono macellati dai seguaci del Dio padrone ebreo perché il Dio padrone ebreo non ha argomenti ai principi di libertà che Baal proponeva agli uomini. Bakunin conosce benissimo il principio giuridico imposto dalla morale del Dio degli ebrei e dei cristiani di macellare chi non si mette in ginocchio, ma non è in grado di individuare il nemico, o non lo vuol fare, nel Dio padrone dei cristiani. Per questo vuole estendere le responsabilità criminali del Dio dei cristiani a tutte le religioni precristiane.

Ed ecco Bakunin parlare della "caduta di dio" e della "caduta dell'uomo ad opera di dio" senza mai precisare la qualità del Dio di cui sta parlando.

L'idealista eleva l'uomo alla categoria di schiavo di Dio per il semplice fatto che l'idealista è il Dio stesso che parla dicendo cosa il Dio padrone dice: Rosmini, Gioberti, Mazzini, Cattaneo, parlavano

in nome di dio, come Leone XIII, per trasformare l'uomo in schiavo. Ognuno di loro aveva una relazione particolare col Dio padrone e a seconda di come oscillavano i loro interessi, così dalla loro bocca uscivano sentenze in nome del Dio padrone. Ogni inganno era ammesso purché fosse per la gloria del Dio padrone. Non c'è nessuna caduta del Dio padrone, c'è solo la schiavitù che ebrei e cristiani hanno teorizzato dandogli l'ipostazione teologica di "volontà del Dio padrone". Davanti alla volontà del Dio padrone, Bakunin vacilla.

Bakunin non ha avuto il coraggio di condannare all'infamia il Dio padrone per non creare disperazione fra i suoi schiavi, così ha consentito agli schiavi di sopravvivere nella schiavitù sacrificando i loro stessi figli al Dio padrone di ebrei e cristiani. Non è la miseria che spinge gli schiavi all'emancipazione. L'unica possibilità per l'emancipazione dell'uomo è che venga dissecata la fonte dalla quale si alimenta la sottomissione e la schiavitù: il Dio padrone di ebrei e cristiani. Riportare all'onore del culto i sacerdoti di Baal martiri dell'odio cristiano.

Dagli errori di Bakunin, che gli anarchici ripetono continuamente, nascerà il principio della libertà religiosa che solo a metà del XX secolo sarà fatto proprio dalle Costituzioni occidentali.

Nota:Le citazioni sono tratte da "Dio e lo Stato" di M. Bakunin Ed. la nuova sinistra di Samonà e Savelli 1971

 

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Marghera, 02 marzo 2014

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.